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Autore: Beckett66    02/03/2012    8 recensioni
Si tratta della mia prima Fan Fiction. È un finale modificato dell'epiosdio 4x14 The blue Butterfly
Personaggi: quasi tutti.
Genere: Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
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Castle e Beckett uscirono, chiusero l’uscio e si avviarono lungo il vialetto fino all’auto di servizio. Entrambi volevano assaporare ancora l’amore di Joe e Vera: avevano vissuto insieme 60 anni e ancora si amavano.
Camminavano assorti senza parlare; Rick le prese la mano e lei non si sottrasse. Sentì il suo tepore e fece come per accarezzargli la mano col pollice. Lui la guardò e lei gli strinse impercettibilmente la mano. Voleva fermarsi e guardarla intensamente sino a perdersi nel verde dei suoi occhi. Rallentò di poco il passo e lei non si oppose. Si fermò e ruotarono entrambi di novanta gradi sino a guardarsi negli occhi. Lei sentì un groppo alla gola. Colmarono i pochi centimetri che li separavano e lei posò la testa sulla sua spalla. Avrebbe voluto essere un pochino più bassa per poterla posare sul suo petto. Lui l’abbracciò con dolcezza. e lei posò la sua mano sinistra sul suo petto.
Non era ancora pronta ad andare oltre ma ora non voleva più tornare indietro. Niente sarebbe più stato come prima.
Lei lo guardò e una lacrima le segnò il viso. Gliel’asciugò col pollice, le portò la testa ancora sulla sua spalla e le carezzò i capelli ispirandone il profumo. Le diede un bacio sul capo e lei capì che lui non l’avrebbe forzata. “Grazie” mormorò. “Always” rispose.
Mano nella mano raggiunsero l’auto. Avrebbe voluto tanto che lui potesse guidarla per poterlo guardare.
 
Raggiunsero il dodicesimo e fecero il viaggio in ascensore tenendosi per mano. Quando la porta si aprì si erano staccati. Fisicamente...
Kate si diresse alla scrivania e Castle andò a prenderle un caffè.
“Caffè?” Domandò porgendole la tazza. “Si, grazie”. Prese la tazza con entrambe le mani posandone una sulla sua. Ryan ed Esposito fecero finta di non aver notato ma si sorrisero.
 
Il telefono squillò e la voce di Lanie dall’altro capo del filo la riportò al mondo reale. “Ciao Kate? Ho saputo che l’avete preso”. “Già”. “Avete poi scoperto qualcosa sull’assassinio di Vera e Joe?”. “Non proprio” rispose la detective “ma è finita bene”. “Già. Vuoi che ti mandi l’esito dell’autopsia per mail?”. “Anche, ma ti mando Esposito per il cartaceo. Sai che la Gates lo preferisce”. Lanie avrebbe voluto ucciderla ma sapeva che sarebbe stato inutile trovare scuse.”Se proprio devi”. “Devo.” rispose la detective con tono allegro e un po’ malizioso e riagganciò. Qualcuno doveva obbligare quei due testoni a guardarsi negli occhi e ad affrontare il fatto che si amassero.
 
“Esposito” “Si?” “Lanie ha pronto l’originale dell’autopsia; vacci quando finisci il turno”. Lui la guardò perplesso e poi guardò Ryan. “Mi sa che stasera farai tardi per cena”.
Ryan guardò Beckett e i due si intesero subito. “No dovrai andarci da solo. Io voglio finire di controllare le analisi balistiche così questa sera chiudiamo il caso e domattina diamo il rapporto alla Gates”. Lo sguardo di Esposito era un misto di rassegnazione e curiosità. Questa volta lo avevano davvero incastrato... o li avevano incastrati.
 
Esposito prese la giacca ed uscì. Quando l’ascensore partì Beckett si rivolse a Ryan:”Ottimo lavoro, puoi andare. Ah, tieni il cellulare acceso stanotte perché credo che qualcuno domattina farà tardi.” “Credo anch’io” Risero entrambi poi Kate guardò Castle.
 
Ryan era uscito da qualche minuto. Kate preparò il rapporto da consegnare a Victoria “Iron” Gates e lo lasciò in bella vista per potergli aggiungere il cartaceo. Si guardarono intensamente. Le loro mani si sfiorarono sulla scrivania poi si alzarono ed uscirono per mano.
 
“Prenderò un taxi” annunciò Castle. Lei lo guardò indecisa. Non era ancora pronta. Non gli aveva detto la cosa più importante e non poteva andare oltre senza dirgliela. “Ok; allora a domani”. Lui le baciò velocemente la mano mentre saliva sul taxi che lo avrebbe portato a casa. Si pentì subito pensando di averla forzata. Voleva solo dirle che l’avrebbe aspettata, anche tutta la vita se fosse servito.
 
Kate si diresse verso casa mentre nella sua testa due immagini combattevano tra loro per chi avrebbe avuto la meglio: Vera e Joe seduti sul divano di casa abbracciati e Castle che la implorava di non morire “Non lasciarmi Kate, ti prego non lasciarmi. Ti amo Kate!”.
 
Vera e Joe avevano vissuto tutta la vita amandosi. Erano emersi dall’inferno e si erano guadagnati la felicità giorno dopo giorno. Lo avevano fatto da soli. Avevano lottato per il loro amore e lei invece stava ancora aspettando. Si fermò improvvisamente si girò di scatto verso la strada e cercò un taxi con lo sguardo. “Taxi”. Salì e diede l’indirizzo di Castle all’autista. “Faccia presto” aggiunse. “Prima che cambi idea” disse tra sè e sè.
 
Il campanello suonò e Castle andò ad aprire.
Lei era lì e lo guardava silenziosa perdendosi nel blu dei suoi occhi. “Devo parlarti. Ora” annunciò decisa. Lui si scostò per farla entrare. “Prego, entra. È successo qualcosa? Stai bene Beckett?” “Kate” rispose lei dolcemente. Lui la guardò allibito mentre avanzava nella stanza con passo deciso ma lento. Aveva sentito distintamente il suo nome. Era una risposta. Teneva la testa alta, ed i suoi occhi brillavano. Lo sapeva anche se non poteva vederli. “Sei solo?” Chiese percependo solo in quel momento il silenzio che avvolgeva la stanza.
 
Esposito entrò nella stanza di Lanie e la trovò in piedi di spalle con la cartellina dell’autopsia in mano. “Ciao” “Ciao. Eccoti l’autopsia” disse lei voltandosi. Aveva sentito i suoi passi nel corridoio ed aveva trepidato sentendolo fermarsi qualche istante fuori.
Lui gliela sfilò dalle mani “Grazie” disse con dolcezza poggiandola lentamente su di un carrello. Uno dei due doveva cedere per primo e lui non voleva che questa gara di resistenza rovinasse tutto. Si guardarono per un lungo istante poi lui le sfiorò il viso accarezzandogli leggermente i capelli neri che lo incorniciavano. “Giuro che la prossima volta che vedo Beckett..” disse lei fingendosi arrabbiata. Lui le posò un dito sulle labbra “La ringrazieremo” rispose a voce bassa. Poi le sbottonò il camice e glielo sfilò posando un lungo sguardo sul suo decolleté. Le porse la borsa e la prese per mano. Con l’altra mano prese la cartellina ed uscirono insieme dalla stanza.
 
Si avviarono muti all’ascensore e scesero nel garage. Lui la fece salire al posto del passeggero e prese posto al sedile di guida. Si sporse per aprire il vano porta oggetti; fece per infilarvi la cartellina facendo inavvertitamente scivolare il CD con la copia elettronica del file. Cadde ai piedi di lei. La raccolse carezzandole le gambe e ripose tutto nel vano.
 
Erano soli, l’uno di fronte all’altro e si guardavano perdendosi. Javier le carezzò il viso, le prese la mano destra, la portò alla bocca e gliela baciò dolcemente sulle punte. “Non ce la faccio, non posso”. Disse quasi duro. Aveva deciso di cedere ma non poteva mollare completamente. I loro volti si avvicinarono e le loro labbra si unirono. Lui fece scivolare le sue mani sulla schiena di lei e poi sulle gambe sollevandole la gonna. Lei gli si strinse forte contro e fece scivolare una mano sotto la maglietta di lui. “Mai più!” dissero all’unisono. Si baciarono di nuovo con passione.
 
“Hai fame?” Chiese Javier “Non ancora” rispose lei con tono malizioso. “Allora penseremo alla cena dopo” sentenziò Esposito avviando il motore. Lei gli prese la mano e la portò sulla sua gamba facendola scivolare leggermente sotto la gonna, sulle collant. “Vuoi salire?” chiese lei mentre si avviavano fuori dal garage rispondendo a tutte le domande che assillavano il suo cuore. “Se lo vuoi anche tu”.”Lo voglio”.
 
“Si, Alexis è da una sua amica e mia madre ha organizzato un week end con i suoi allievi.” Rispose Castle a bassa voce come se non volesse rompere l’incantesimo di averla lì. Lei si girò verso di lui e lo fissò: “Mi ricordo” disse "Cosa?" "Ricordo tutto". “Lo so” rispose “l’ho sempre saputo”. “E non sei arrabbiato?” “Ti amo Kate. Non posso arrabbiarmi se non ti senti pronta”. Kate si girò, lo guardò implorante “Stringimi Rick”. Lui si avvicinò e la strinse forte a sè. Le carezzò e baciò i capelli, poi le sollevò il viso, lo avvicinò al suo e lei lo baciò. “Ti amo” disse “e non voglio più muri tra noi, mai più”. Lui le sfilò la borsa e la giacca e le posò delicatamente sul divano. La baciò di nuovo e poi scese con la bocca sul collo mentre lei lo lasciava fare con le braccia abbandonate lungo i fianchi. Lui percorse tutta la schiena di Kate con le sue mani e poi le slacciò i pantaloni lasciandoli cadere a terra. La prese in braccio e lei gli si abbandonò. La portò vicino alla scala e salirono per mano in camera.
 
Giunti a casa lei si spogliò velocemente. Voleva mettersi comoda ma... “Posso?” Chiese Javier dal corridoio. Perché aspettare pensò lei. Non sarebbe stata la prima volta che la vedeva svestita. “Vieni” rispose. Lui le si avvicinò da dietro, le sposto i capelli e la baciò sulla nuca con passione facendo scivolare la mano sino alle gambe. Poi ripercorse lentamente il suo corpo sino al ventre, accarezzandole la sottoveste azzurra. Lei si girò piano, guardandolo fisso e cominciò a spogliarlo con dolcezza. Si ritrovò nudo davanti a lei e cominciò a carezzarla dolcemente. Lei indietreggiò sino al letto, si sedette, reclinò la testa all’indietro facendo ondeggiare voluttuosamente i lunghi capelli neri e si lasciò cadere portandoselo dietro. Lui la carezzò ancora, molto lentamente. Non sapeva nemmeno lui come poteva resistere tanto. Si sedettero sul bordo del letto poi si portarono in centro. Lui cominciò a baciarla dalla fronte e scese sino al ventre. Lei gemeva. “Ti voglio” disse “Non ancora...” disse lui ansimando mentre continuava a baciarla sulle gambe mettendole le mani sotto la sottoveste. “Siediti”. Lei lo fece ansimando e lui fece scivolare una spallina: il suo seno fece capolino. Lui le mise una mano sulla schiena facendola inarcare e cominciò a baciarla sul seno carezzandoglielo. Fece scivolare l’altra spallina e fece lo stesso. Poi la spinse dolcemente sul letto e con mani sapienti le sfilò la sottoveste da sotto continuando a carezzarla e baciarla. Posò la sottoveste e risalì il suo corpo scivolandole sopra mentre lei gemeva ed ansimava quasi ad implorarlo di prenderla: ora. Infine la prese dolcemente, a lungo ed ancora e lei lo guardò con riconoscenza. Era ciò che aspettava da sempre: un uomo che sapesse farla sentire la sua dea.
 
Richard indossava un pigiama corto e lei passò le sue mani sulle gambe di lui. Erano muscolose e solide come due querce. Lui le slacciò molto lentamente la camicetta assaporando la morbidezza del tessuto mentre le carezzava i seni infilando le dita sotto il reggiseno tra un bottone e l’altro e inalando il profumo di lei la lasciò cadere a terra. Dio com’era bella... e quanto la desiderava. La guardò inebetito.
Kate prese la sua mano e la portò alla bocca baciandola con dolcezza; la fece poi scivolare sul collo guidandola sino al suo seno. Lui le sganciò il reggiseno da dietro e lo lasciò cadere accanto alla camicetta. Poi si girò e la fece avvicinare dolcemente al muro carezzandole il viso. Fece scivolare le mani sulle spalle e poi sui seni sino ai fianchi. Si tolse il pigiama e sotto era nudo. La stava aspettando da mesi, da sempre.... Rifece il percorso dal viso ai fianchi e questa volta la sollevò facendo aderire perfettamente i loro due corpi. Poi lasciò lentamente la stretta e lei tornò a terra leggera. La prese per mano e la guidò al letto. Si stese accanto a lei e percorse tutto il suo corpo lentamente, molto lentamente, più volte mentre lei cominciava visibilmente a lasciarsi andare. Lo fece per un tempo imprecisato “Ti voglio” sussurrò “Prendimi – pausa – ti voglio come non ho mai voluto nessuno”. Lui la guardò come se il mondo si fosse fermato e la baciò con più passione. La carezzò ancora una volta perché lei lo desiderasse di più e solo allora la prese e lei si perse in lui. La prese a lungo dolcemente come nessuno aveva mai saputo fare e come lui non aveva mai fatto con nessuna prima. Nessuna lo aveva mai guardato come lo guardava lei e nessuna lo aveva mai fatto sentire così.
 
Il cellulare suonò e Ryan sorrise vedendo il nome di Javier sul display. “Ciao Kevin, sono io. Arriverò con qualche minuto di ritardo” “Ok, avviso io Beckett” rispose e riagganciò. “Sempre se lei c’è” pensò sorridendo e rivide lo sguardo che Kate aveva rivolto la sera precedente a Rick.. Sperava che fossero in ritardo anche loro. Si girò verso Jenny “Chi era?” “Esposito... farà tardi” disse ridendo con gioia. “Anche tu” disse lei avvicinandoglisi con fare malizioso.
Kate stava ancora dormendo sul suo petto e lui la guardava come si guarda qualcosa che si è desiderato da sempre.
Lei aprì gli occhi e sollevò il viso per guardarlo. “Buongiorno detective” sorrise. “Buongiorno, che ore sono?”. I suoi occhi brillavano più del solito e la luce del giorno vi si rifletteva a meraviglia. Era ancora presto. Lei lo baciò prima dolcemente sul petto e poi salì lungo il collo con passione crescente. Le sue mani cominciarono di nuovo a percorrerla lentamente con una mano sotto il lenzuolo. Lei gli carezzò il petto mentre lo baciava e poi comincio ad ansimare ad un ritmo che cresceva molto lentamente come guidata dalla maestria di lui che era passato a carezzarle forte i seni sopra il lenzuolo morbido. Lo tolse piano facendogli percorrere il corpo di lei sino ai fianchi, baciandola. Lei ansimava sempre di più. Sapeva che lo voleva, lo sapeva ma la voleva persa completamente in lui, senza freni. Aveva sgretolato il suo muro ed ora si godeva quella morbidezza. “Ti voglio ancora...” ansimava “Ti voglio, ti amo Rick” “Davvero?” Chiese con passione. “Always” e fu persa. “Faremo tardi” sorrise e la fece ansimare ancora ripercorrendo il suo corpo a ritroso e soffiandole sul collo. “Mi sa che non saremo gli unici” aggiunse Lei riusciva solo ad ansimare e a perdersi in un piacere infinto e mai provato “Sa anche a me” e la prese di nuovo. Avrebbero fatto tardi.
 
Victoria Gates rispose al telefono. “Buongiorno capitano? Sono Beckett, sto arrivando” “C’è una cospirazione stamattina? Siete tutti in ritardo! Comunque non ci sono emergenze quindi faccia pure con calma”. Riagganciò sorridendo Probabilmente anche Victoria Gates aveva avuto una buona serata e... non era poi così distratta. Sapeva che quella squadra era la migliore per un motivo che non aveva nulla a che vedere con l’addestramento...
  
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