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Autore: EvgeniaPsyche Rox    04/03/2012    7 recensioni
Axel sapeva perfettamente di avere una lucidità di gran lunga maggiore di quella del biondo.
Certo, aveva fatto fuori qualche bicchiere di troppo anche lui, aveva iniziato a gridare per tutta la città, correndo e saltando come un pazzo, ma sicuramente era messo meglio di Roxas.
Non gli era mai interessato particolarmente bere.A Capodanno qualche eccezione, s'intende, ma aveva sempre avuto il terrore di ingrassare a causa dell'alcool.La sua linea perfetta sarebbe andata a farsi benedire, e questo, Axel, non se lo sarebbe mai permesso.E sottolineo mai.
Il fatto è che quella sera aveva assaggiato la birra ed era diventata la sua amante per un pò.Non raggiungeva i record di zio Xigbar -questo poco, ma sicuro-, ma ci aveva dato pesante.
La sua fortuna, di cui, purtroppo, non disponeva il biondo, era che reggeva l'alcool.
Il suo compagno -che in quel momento era intento a cercare un posto dove vomitare- invece si era follemente innamorato del liquore.E si sa che Roxas non capisce mai quando bisogna smettere.
E fu così che Axel scoprì che Roxas non reggeva l'alcool: nel senso che si ubriacava facilmente.Troppo facilmente.
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Axel, Roxas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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''Axel, ricordami di non bere mai più.''

Sapeva perfettamente di essere un bravo ragazzo.
Cioè, insomma, più o meno.
Aveva schiaffeggiato suo fratello Sora una decina di volte perchè gli rompeva le palle -metaforicamente, s'intende- , aveva rotto il vaso preferito di sua madre, dando alla fine la colpa a suo fratello, aveva preso qualche cinque in latino, ma, insomma..Tutto sommato era un bravo ragazzo.
Però in quel momento la figura del bravo ragazzo si allontanavo molto da come si presentava.
Cantare a squarciagola 'This Is The Life' di Amy Macdonald, a intervalli di risate da schizofrenico, buttandosi di tanto in tanto per strada, a mezzanotte passata, non era sicuramente qualcosa di normale o da bravo ragazzo.
Se in quel momento qualcuno avrebbe visto Roxas in quello stato, avrebbe chiamato direttamente uno psichiatra.Ma uno bravo.Molto bravo.

«Where you gonna sleep toniiiight?.. Oddio, credo che devo andare a vomitare..»
Dopo quell'affermazione, che fece venire ribrezzo al suo migliore amico, quest'ultimo non sapeva se allontanarsi di almeno una decina di metri, oppure sentirsi sollevato dal fatto che Roxas, dopo tutto, sapeva ancora costruire qualche frase sensata, dato che, fino a qualche minuto fa -A parte cantare come un rincoglionito- borbottava parole di una lingua del tutto sconosciuta all'intera umanità.
Axel sapeva perfettamente di avere una lucidità di gran lunga maggiore di quella del biondo.
Certo, aveva fatto fuori qualche bicchiere di troppo anche lui, aveva iniziato a gridare per tutta la città, correndo e saltando come un pazzo, ma sicuramente era messo meglio di Roxas.
Non gli era mai interessato particolarmente bere.A Capodanno qualche eccezione, s'intende, ma aveva sempre avuto il terrore di ingrassare a causa dell'alcool.La sua linea perfetta sarebbe andata a farsi benedire, e questo, Axel, non se lo sarebbe mai permesso.E sottolineo mai.
Il fatto è che quella sera aveva assaggiato la birra ed era diventata la sua amante per un pò.Non raggiungeva i record di zio Xigbar -questo poco, ma sicuro-, ma ci aveva dato pesante.
La sua fortuna, di cui, purtroppo, non disponeva il biondo, era che reggeva l'alcool.
Il suo compagno -che in quel momento era intento a cercare un posto dove vomitare- invece si era follemente innamorato del liquore.E si sa che Roxas non capisce mai quando bisogna smettere.
E fu così che Axel scoprì che Roxas non reggeva l'alcool: nel senso che si ubriacava facilmente.Troppo facilmente.

«Non puoi vomitare quando sei a casa?», aveva chiesto il rosso, soffocando una risatina isterica e un singhiozzo, traballando un pò.
«Eh?Casa?Vomitare?Ma che cazzo stai dicendo?», ed ecco di nuovo l'ennesimo effetto collaterale dell'alcool sul cervello del biondo; perdita di memoria a breve termine.Non che avesse mai avuto una grande memoria, dato che si dimenticava cos'aveva mangiato 30 minuti prima, ma, insomma, con l'alcool la situazione peggiorava di brutto.Si dimenticava del significato di parole semplici come ''Mamma'', o, nel migliore dei casi, si scordava semplicemente dell'argomento di cui stavano parlando.Altrimenti si dimenticava proprio il suo nome, e lì c'era seriamente da preoccuparsi.
Il rosso, stressato, si limitò a tirarsi una manata in faccia, non avendo la minima voglia di rimproverarlo per l'ennesima volta del fatto che aveva bevuto troppo, e che gliel'aveva detto di non venire a quella strafottutissima festa.

«And you’re singing the songs, thinking this is the lifeeee!», sicuramente per Axel era molto meglio quando cantava, quindi questa volta lo lasciò fare in tutta tranquillità.
Tranquillità che, purtroppo, durò ben poco.
Infatti Roxas si era improvvisamente fermato, osservando qualcosa di sconosciuto davanti a sè.Dopo qualche secondo i suoi occhi si erano illuminati, e aveva iniziato a correre, gridando:
«Axel, guarda!C'è Roxas!Ciao Roxas!Da quanto tempo!», andando infine a sbattere clamorosamente contro la vetrina di un negozio, finendo con il didietro per terra.
Axel spalancò la bocca, shockato: possibile che l'alcool aveva bruciato tutti i suoi neuroni presenti nel cervello?
La fortuna del biondo era che a quell'ora non c'era praticamente nessuno, se non qualche barbone o qualche altro ubriaco con il cervello completamente fuso.Quindi, in quel momento, nessuno aveva assistito alla dimostrazione del fatto che Roxas aveva praticamente perso il nome della ragione.
Certo, il rosso sarebbe scoppiato volentieri a ridere, ma in quel momento era troppo scandalizzato di fronte a tale follia, così si limitò ad aiutare il compagno ad alzarsi, il quale intanto si stava guardando attorno con aria un pò spaesata.

«Roxas..Io credo che sia meglio tornare a casa, adesso..Non credi?», si era sforzato di chiedere Axel, deglutendo, timoroso di conoscere un nuovo lato folle di Roxas, che non aveva ancora smesso di sorprenderlo.
Adesso capiva come ci si sentiva ad essere circondato da pagliacci:però quel momento non era sicuramente lui ad esserlo.Il lato positivo era proprio che, per una volta, poteva considerarsi il normale della situazione; ruolo che di solito veniva preso dall'amico.
Intanto il diretto interessato si stava massaggiando le tempie, prendendo a dondolare la testa a destra e a sinistra con aria ossessiva, per poi prestare attenzione alle parole dell'altro:
«Mi sa che hai ragione..Credo che sto impazzendo del tutto; tu che dici?»
Axel si lasciò sfuggire un lungo sospiro di sollievo: era già un passo avanti il fatto che se ne fosse accorto, eppure, nonostante ciò, cercò di rassicurarlo: «No, no, non preoccuparti Roxas; la situazione, in fondo, non è così grave. »  Moolto infondo.
Detto ciò il rosso, oltre a lodarsi mentalmente su quanto fosse un amico così disponibile e gentile, gli aveva afferrato il braccio, trascinandolo verso la sua fiammante automobile rossa, della quale ricordava, miracolosamente, dove aveva parcheggiato.
«Axel..Dove stiamo andando?», aveva chiesto dopo qualche secondo il biondo, sotto effetto dei suoi vuoti di memoria che stavano irritando sempre più l'altro.
«A casa, cazzo!», aveva così risposto a voce forse un pò troppo alta, con un'evidente nota di irritazione.
«Bastava dirlo, calmati!»
«Roxas, te la posso dire una cosa?Vaffanculo.Vaffanculo con tutto il cuore: hai rotto i coglioni.», disse con fermezza il rosso per poi affrettare il passo, zittendo immediatamente il compagno, sicuramente offeso dalle improvvise parole.
Dopo pochi minuti -nei quali Axel si stava già pentendo di essere stato così duro con il più piccolo, affliggendosi da fastidiosissimi sensi di colpa- erano finalmente giunti alla vettura.

«Forza, sali.», borbottò con aria sbrigativa il padrone dell'auto, sistemandosi intanto al volante e aspettando che il compagno.
«Non voglio.», aveva farfugliato in risposta Roxas, incrociando le braccia e gonfiando le guance con aria estremamente infantile.
«Si può sapere perchè non vuoi?!» E si sensi di colpa di Axel scomparvero del tutto, facendo posto all'esaurimento nervoso.
«Perchè mi stai sul culo.», la risposta schietta e diretta del biondo avevano fatto scattare ira e rabbia nel cervello in Tilt del rosso, il quale aveva spalancato la portiera, scendendo dalla vettura per buttare violentemente di peso il compagno nel posto dietro, sbuffando e mandandolo a quel paese più e più volte.
«Sei un maleducato, Alexis!».Bene.Adesso non solo rompeva le palle, ma si era anche dimenticato del nome del suo migliore amico.
«Mi chiamo Axel, non Alexis, brutto deficiente.L'hai memorizzato?.» Ma poi a che scopo cercare di avere una conversazione con lui?Ormai l'alcool gli aveva dato alla testa, quindi tanto valeva che si lasciasse chiamare Alexis.


Per un pò di tempo Roxas sembrava essersi tranquillizzato: incredibile, ma vero.
Durante il tragitto non aveva fiatato, limitandosi ad osservare con aria persa il paesaggio oltre al finestrino.
Axel così stava sorridendo, immaginandosi già a casa, sdraiato sul letto per farsi una bella dormita e dimenticarsi gli stress della serata.
Certo, l'unico problema stava nel fatto di come avrebbe spiegato il penoso stato di Roxas alla madre.Ma a quello ci avrebbe pensato dopo.

«Axel..» finita la magia.Ed ecco che ricominciava; il lato positivo e che aveva già smesso di chiamarlo Alexis.
«Mh?»
«
Perchè la luna ci segue?».Classica domanda da bambino della prima elementare.Insomma, Axel sperò che quella domanda fosse dovuta all'alcool, e non al fatto che Roxas ignorasse davvero il fatto che la luna era semplicemente grande.
Sospirò, non avendo alcuna voglia di dare spiegazioni scientifiche, soprattutto in quel momento:
«Perchè ci vuole bene.»
«
Anch'io le voglio bene!», aveva affermato in risposta il biondo, intenerendo un pò il compagno, il quale non aveva potuto nascondere un breve sorriso.Da cantante-rincoglionito era passato alla fase del bambino-tenero.Axel preferiva sicuramente la seconda fase.Senza alcun dubbio.
Almeno fino al momento in cui Roxas aveva spalancato la portiera della macchina in mezzo alla strada, lanciandosi, mentre l'auto era, ovviamente, ancora in moto ad una velocità di 40 km/h.
Il fatto è che tutto successe così velocemente che il cervello di Axel ci mise un pò a realizzare seriamente ciò che era accaduto; e, una volta raggiunto l'obiettivo, aveva lanciato un urlo, seguito da qualche parolaccia, per poi frenare di colpo l'auto, parcheggiandola nel primo posto a tiro.
Aveva aperto la porta alla velocità della luce, iniziando a correre come un matto, chiamando più e più volte il nome del suo migliore amico.
Era terrorizzato.
Nella sua mente iniziarono a crearsi i scenari più macabri: Roxas che si era sfracellato al suolo, Roxas che veniva investito, Roxas che si suicidava, buttandosi in mare, Roxas che si infilava un coltello -preso chissà dove- al cuore, il funerale di Roxas...
Insomma, avrebbe continuato all'infinito, se non fosse stato per il fatto che il diretto interessato delle sue tragedie mentali era seduto allegramente in mezzo alla spiaggia, intento a fissare il cielo, per l'esattezza, con molta probabilità, la luna.
Il sollievo che provò Axel in quel momento è certamente indescrivibile e, infatti, senza accorgersene, aveva iniziato a lacrimare.
Nell'attimo in cui gli era sembrato che Roxas fosse finito nell'altro mondo, si era visto passare davanti agli occhi tutta la sua vita, passata praticamente insieme al suo migliore amico.
Aveva rischiato di perdere il suo migliore amico in una serata in cui si erano scolati qualche bicchiere di troppo, ma, grazie al Cielo, era ancora tutto uguale.
E infatti lo vide.
La sua figura minuta, un pò troppo basso per i suoi sedici anni, gli occhi cobalto rivolti al cielo stellato, e i capelli biondi e perennemente spettinati al vento.
In quel momento il rosso avrebbe voluto sgridarlo, tirargli uno schiaffo, rimproverarlo dell'enorme cazzata che aveva fatto, ma non ci riuscì.
Lo raggiunse e semplicemente lo avvolse in un caldo abbraccio, sapendo perfettamente che Roxas lo stava lasciando fare perchè era ancora sotto effetto dell'alcool.
In quel beato silenzio notturno, Axel non riuscì a non sorridere, immaginandosi di quando, la mattina successiva, il biondo, dopo aver passato una nottataccia abbracciato al gabinetto, gli avrebbe detto:

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«Axel, ricordami di non bere mai più.»

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*Note dell'autrice*
I personaggi di questa storia non mi appartengono, è tutto frutto della mia immaginazione e bla, bla, bla..
Insomma, avete capito, spero.
In ogni caso, questa fan fiction si è praticamente scritta da sola.Dopo un lungo periodo passato in astinenza di scrittura -blocco psicologico, a quanto pare- dal mio cervello è uscita fuori questa cosa.
No, che poi all'inizio avevo pensato di infilarci un pò di yaoi, ma, alla fine, mi sono accorta che era finita così.
La fine è questa, basta.Se l'avessi continuata, si sarebbe rovinata e basta.
Lo ammetto, sono abbastanza fiera del mio lavoro -per una volta, mh.- e mi auguro che sia stata di vostro gradimento.
Le altre due fan fiction che ho pubblicato, penso che le cancellerò, ripubblicandole.
In ogni caso, vi prego di recensire, altrimenti.. *Tira fuori il coltello*
E.P.R.

 

   
 
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