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Autore: _Morrigan_    09/03/2012    1 recensioni
Un ragazzo, o meglio, bambino, che ha sempre desiderato come tanti altri un diario sul quale scrivere le sue felici giornate.
Ma questo non è un diario come tanti. Dire che sia magico sarebbe troppo banale. Forse 'fuori dal comune'. Infatti è da lì che ha inizio l'incubo, in cui i desideri diventano realtà, o quasi.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Salve, questa è la mia prima fanfiction e spero di non traumatizzarvi troppo. Dato che il protagonista è abbastanza piccolo, ho tentato di usare un linguaggio abbastanza semplice e scorrevole. Questa breve introduzione purtroppo non dice molto ma spero sia un buon inizio per una storia abbastanza ‘inquietante’. Per qualsiasi dettaglio o epilogo per farvi comprendere, che ovviamente non potrò aggiungere nel testo, lo aggiungerò direttamente qui, altrimenti proverò a scrivere delle introduzioni in terza persona, ma farò comunque il possibile per farvici arrivare da soli senza che scriva io. In questo caso non ho nulla da dire. Purtroppo, nonostante il genere non ho potuto mettere un po’ di suspance perché siamo solo all’inizio, ma prometto che entro i prossimi due capitoli - se avrò abbastanza recensioni – metterò tutto ciò che è necessario. Buona lettura.

 

30 Ottobre.

Cara Erzsébet,

sì, è così che ti chiamerò, mia cara e nuova accompagnatrice di avventure. In questi miei 13 anni non ho mai desiderato altro che un diario sul quale esprimermi, sfogarmi e versare lacrime, nonostante mi dimostri duro a occhi altrui.

Perché ti ho chiamata così?

Erzsébet Báthory, una leggendaria serial killer ungherese. Non ho la minima idea di quale sia il motivo il fatto che quella donna mi ispiri talmente tanto.

Perché ho voluto che fossi femmina?

Non ho mai avuto una vera amicA, con la A finale maiuscola. Ogni volta che ti scriverò, voglio immaginarmi la tua reazione; una femminile; una di quelle scettiche e piene di grinta. Ti parlerò normalmente, come se fossi una persona reale. E ogni volta che avrò qualcosa da raccontarti, mi rifugerò qui, sotto questa grande quercia, l’unico posto nascosto in cui riesco a sentirmi protetto.

Come farò a capire e immaginare i tuoi comportamenti?

Il tuo silenzio me lo farà intuire. Non credo ci sia cosa migliore dell’ascoltare della natura, piena di messaggi da comunicarti. E’ così che rifletterò sui miei sbagli. Solamente fissando i tuoi fogli bianchi e annusando l’aria d’erba fresca circostante.

Da quando ti ho vista il mese scorso in quel negozio di oggetti usati, non ho mai strappato occhio da te. Ho lavorato duramente per conquistarti con i miei soldi. Da questo potrai capire che mia madre non è in buone condizioni per mantenere me e i miei fratelli più grandi. Io sono l’unico che tenta di aiutarla quasi invano poiché loro non fanno mai nulla, anzi, spendono quel poco che lei porta in casa (se si può considerare così una catapecchia di metallo con soffitto gocciolante per quando piove) in sigarette e discoteche per ubriacarsi. Il tuo padrone sembrava felice di averti venduto a me. Aveva detto che chiunque sarà il tuo nuovo padrone dovrà tenerti nascosta e fare anche attenzione a quello che scriveva su di te. Probabilmente crede che tu sia magica o maledetta. Non so se crederci, ma tenterò di fare quel che mi ha ordinato l’uomo barbuto. E se fosse vero che sei magica, cosa mi faresti mai? Insomma, basta crederci e tutto si puo’ avverare, no? Era talmente sicuro di sé, e anche spaventato, ma forse è stato frutto della mia immaginazione.  Eppure, solo a fissare la tua copertina rossa con una macchia nera sull’angolo in basso a destra, sento pulsare qualcosa dentro di me. Un color sangue talmente acceso che fa salire brividi lungo la schiena. Ho sempre amato tutto ciò che sia agghiacciante, desiderando di essere io il cattivo. Sei tanto inquietante quanto invitante: ti racconterei questi miei anni di vita, fino all’ultimo dettaglio. Mi chiedo da dove venga tutta questa eccitazione e voglia di scriverti. Come se mi fossi sempre appartenuta.

 

Eri destinata a me?

Aproposito, mi chiamo Axel.

  
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