Salve, questa è la mia prima fanfiction e spero di non traumatizzarvi troppo. Dato che
il protagonista è abbastanza piccolo, ho tentato di usare un linguaggio
abbastanza semplice e scorrevole. Questa breve introduzione purtroppo non dice
molto ma spero sia un buon inizio per una storia abbastanza ‘inquietante’. Per
qualsiasi dettaglio o epilogo per farvi comprendere, che ovviamente non potrò
aggiungere nel testo, lo aggiungerò direttamente qui, altrimenti proverò a
scrivere delle introduzioni in terza persona, ma farò comunque il possibile per
farvici arrivare da soli senza che scriva io. In questo caso non ho nulla da
dire. Purtroppo, nonostante il genere non ho potuto mettere un po’ di suspance perché siamo solo all’inizio, ma prometto che
entro i prossimi due capitoli - se avrò abbastanza recensioni – metterò tutto
ciò che è necessario. Buona lettura.
30
Ottobre.
Cara Erzsébet,
sì, è così che ti
chiamerò, mia cara e nuova accompagnatrice di avventure. In questi miei 13 anni
non ho mai desiderato altro che un diario sul quale esprimermi, sfogarmi e
versare lacrime, nonostante mi dimostri duro a occhi altrui.
Perché ti ho chiamata così?
Erzsébet Báthory, una leggendaria serial killer
ungherese. Non ho la minima idea di quale sia il motivo il fatto che quella
donna mi ispiri talmente tanto.
Perché ho voluto che fossi femmina?
Non ho mai avuto
una vera amicA, con la A finale maiuscola. Ogni volta che ti scriverò, voglio
immaginarmi la tua reazione; una femminile; una di quelle scettiche e piene di
grinta. Ti parlerò normalmente, come se fossi una persona reale. E ogni volta
che avrò qualcosa da raccontarti, mi rifugerò qui, sotto questa grande quercia,
l’unico posto nascosto in cui riesco a sentirmi protetto.
Come farò a capire
e immaginare i tuoi comportamenti?
Il tuo silenzio me
lo farà intuire. Non credo ci sia cosa migliore dell’ascoltare della natura,
piena di messaggi da comunicarti. E’ così che rifletterò sui miei sbagli.
Solamente fissando i tuoi fogli bianchi e annusando l’aria d’erba fresca
circostante.
Da quando ti ho
vista il mese scorso in quel negozio di oggetti usati, non ho mai strappato
occhio da te. Ho lavorato duramente per conquistarti con i miei soldi. Da
questo potrai capire che mia madre non è in buone condizioni per mantenere me e
i miei fratelli più grandi. Io sono l’unico che tenta di aiutarla quasi invano
poiché loro non fanno mai nulla, anzi, spendono quel poco che lei porta in casa
(se si può considerare così una catapecchia di metallo con soffitto gocciolante
per quando piove) in sigarette e discoteche per ubriacarsi. Il tuo padrone
sembrava felice di averti venduto a me. Aveva detto che chiunque sarà il tuo
nuovo padrone dovrà tenerti nascosta e fare anche attenzione a quello che
scriveva su di te. Probabilmente crede che tu sia magica o maledetta. Non so se
crederci, ma tenterò di fare quel che mi ha ordinato l’uomo barbuto. E se fosse
vero che sei magica, cosa mi faresti mai? Insomma, basta crederci e tutto si puo’ avverare, no? Era talmente sicuro di sé, e anche
spaventato, ma forse è stato frutto della mia immaginazione. Eppure, solo a fissare la tua copertina rossa
con una macchia nera sull’angolo in basso a destra, sento pulsare qualcosa
dentro di me. Un color sangue talmente acceso che fa salire brividi lungo la
schiena. Ho sempre amato tutto ciò che sia agghiacciante, desiderando di essere
io il cattivo. Sei tanto inquietante quanto invitante: ti racconterei questi
miei anni di vita, fino all’ultimo dettaglio. Mi chiedo da dove venga tutta
questa eccitazione e voglia di scriverti. Come se mi fossi sempre appartenuta.
Eri destinata a
me?
Aproposito, mi chiamo Axel.