Roderich alle volte si era chiesto se servisse davvero applicare una sorta d'arte ad uno strumento per ricevere in cambio quella forma sublime d'espressione che in tanti chiamavano musica.
Il pianoforte era per lui un pezzo di anima, il violino la voce più angelica della natura, il flauto il divenire dell'aria nella sua migliore forma. Nessun stupore, allora, se proprio attraverso la musica anche i più abbietti lo potevano conoscere, perché la bellezza – espressa in ogni forma – ingentilisce l'animo nero e lo rende molle alla dolcezza. Musica come armonia, musica come espressività della gentilezza dell'animo tutto, musica come altissima e raffinata comunicazione. Ciò che rende il mortale così vicino alla perfezione.
Il dubbio gli era nato un giorno, per caso, lo stesso giorno in cui perse una scommessa con sé stesso.