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Autore: Rota    10/03/2012    0 recensioni
Roderich alle volte si era chiesto se servisse davvero applicare una sorta d'arte ad uno strumento per ricevere in cambio quella forma sublime d'espressione che in tanti chiamavano musica.
Il pianoforte era per lui un pezzo di anima, il violino la voce più angelica della natura, il flauto il divenire dell'aria nella sua migliore forma. Nessun stupore, allora, se proprio attraverso la musica anche i più abbietti lo potevano conoscere, perché la bellezza – espressa in ogni forma – ingentilisce l'animo nero e lo rende molle alla dolcezza. Musica come armonia, musica come espressività della gentilezza dell'animo tutto, musica come altissima e raffinata comunicazione. Ciò che rende il mortale così vicino alla perfezione.
Il dubbio gli era nato un giorno, per caso, lo stesso giorno in cui perse una scommessa con sé stesso.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Austria/Roderich Edelstein, Russia/Ivan Braginski
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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*Autore: Rota
*Titolo: Ti suonerò una melodia che non richiede strumenti
*Fandom: APH - Axis Powers Hetalia
*Personaggi: Russia/Ivan Braginski, Austria/Roderich Edelstein
*Generi: Fluff, Sentimentale, Introspettivo
*Avvertimenti: Shonen ai, What if...?, Flash fic
*Rating: Verde
*Credits: I personaggi che muovo nascono dalla fantasiosa mente geniale di Himaruya Hidekaz.
*Dedica: A Nemeryal (L) E anche a Sae, che una volta mi chiese una cosa simile XD
*Note: IvanRoddie. Nata dalla follia di me e quella puzzonaH che è la Neme (L)




Roderich alle volte si era chiesto se servisse davvero applicare una sorta d'arte ad uno strumento per ricevere in cambio quella forma sublime d'espressione che in tanti chiamavano musica.
Il pianoforte era per lui un pezzo di anima, il violino la voce più angelica della natura, il flauto il divenire dell'aria nella sua migliore forma. Nessun stupore, allora, se proprio attraverso la musica anche i più abbietti lo potevano conoscere, perché la bellezza – espressa in ogni forma – ingentilisce l'animo nero e lo rende molle alla dolcezza. Musica come armonia, musica come espressività della gentilezza dell'animo tutto, musica come altissima e raffinata comunicazione. Ciò che rende il mortale così vicino alla perfezione.
Il dubbio gli era nato un giorno, per caso, lo stesso giorno in cui perse una scommessa con sé stesso.

-Ti suonerò una melodia che non richiede strumenti, Roderich...-
L'austriaco si era molto irritato per la sfacciataggine con cui Ivan gli si era rivolto, quella volta. Lo aveva ripreso, imputandogli un'arroganza eccessiva e fuori luogo, perché nulla è migliore di uno strumento per fare musica – nulla.
Forse aveva solo bisogno di ricredersi e di qualcuno in grado di farlo. Perché nella sua cecità eccessivamente zelante aveva dimenticato quella parte fondamentale del tutto che rendeva persino la musica mezzo di comunicazione per eccellenza: l'uomo.
E come l'uomo, il suo corpo, perfetto e pieno di grazia.
Non c'era stato bisogno di alcuna pista e di alcuna preparazione, solo di Ivan che si toglieva il cappotto e le scarpe e lo guardava con quel sorriso gentile che rivolgeva alle persone soltanto quando era pronto a smentirle nel più umiliante dei modi.
Piedi tesi, braccia in alto, postura rigida, sguardo molle. Ivan aveva piegato il busto in avanti – e Roderich aveva sentito nella sua testa un sonoro “sol” d'apertura; aveva quindi allungato la gamba di lato – qualcosa di simile a un “la bemolle” risuonò chiaro come una campana. La melodia continuava ogni volta che un muscolo si tendeva, si allungava e si stirava, che si fletteva in avanti oppure di lato, compiendo un largo arco: Roderich ripercorse con la mente suoni nuovi e azzardatissimi ma che neanche con tutta la volgarità del mondo sarebbe riuscito a definire brutti. Una melodia senza sbavature o imperfezioni.
Era perfetto quando si separò dalla terra, anche solo per pochi istanti, e vi tornò per l'inchino finale.
Passarono alcuni istanti prima che Ivan si decidesse ad alzare gli occhi da terra, riprendendo fiato poco a poco. Il russo allora lo aveva guardato, trovando oltremodo divertente l'espressione rigida che lui aveva sul viso; glielo disse e Roderich si arrabbiò con lui ancora di più, sbottando forte che in realtà quella non era musica - era ben altro. Alla domanda di Ivan su cosa mai fosse ciò che aveva fatto, l'austriaco non rispose ma lo fissò di rimando, a lungo, senza più parlare.
Aveva deciso che a una cosa del genere non avrebbe giammai rinunciato, qualsiasi fosse stato il costo.

Roderich alle volte si era chiesto se servisse davvero applicare una sorta d'arte ad uno strumento per ricevere in cambio quella forma sublime d'espressione che in tanti chiamavano musica.
Il quesito stesso era frutto della mente e della bocca più sporche di sangue che lui avesse visto in Europa, di quella persona sotto le cui spoglie – ne era sicuro – si nascondeva un mostro capace di sbranare chiunque. Ne era stato alleato e avversario, complice e nemico.
Ma l'animo dell'uomo, quello no, non l'aveva mai sondato davvero, perché se la differenza tra il grande e il piccolo risiedeva tutta nella classe, allora non si era mai sentito in dovere di sapere più del necessario. Illuso.
La meraviglia l'aveva imparata solo da un mostro capace di suonare una sinfonia ancora più bella della sua e il processo di gratitudine che l'aveva portato al desiderio era stato più facile di quanto avesse mai programmato.
Diventato Ivan il maestro e lui l'allievo, ebbe la modestia di imparare ancora un pezzo di conoscenza di cui ignorava il tutto – il connubio tra uomo di carne ed espressione, che non erano altro che il passo precedente all'arte.

Ecco che nacque nuovo.
   
 
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