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Autore: yllel    10/03/2012    3 recensioni
Il seguito della mia storia "meglio di prima", ambientato dopo la seconda stagione. Sherlock deve imparare a gestire nuove situazioni in un campo a lui sconosciuto ma a quanto pare anche riparare il suo rapporto con John, che come al solito e' il suo punto di riferimento.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: John Watson , Molly Hooper, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il motivo per cui torno sempre indietro'
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Ciao! Ecco il seguito di “Meglio di prima”, quindi ambientato dopo la seconda stagione.
Grazie ancora a chi ha letto e recensito la mia storia.

Ok… ebbene si, Molly e Sherlock! Ma anche John… e come potrebbe essere altrimenti? La storia e’ una specie di intermezzo per poi ripartire con un po’ di azione… li ho messi  insieme, vorrei per lo meno spiegare come penso i vari personaggi gestiscano questa cosa. O imparino a farlo, senza diventare troppo melensi o cambiare eccessivamente.
DISCLAIMERS: ancora una volta, non mi appartengono. Mi ci diverto, pero’!
 

IMPARARE

CAPITOLO 1: QUALCOSA E’ CAMBIATO
 
“Ci siamo! John, il cappotto! Andiamo a far arrestare quel marito infedele e assassino!”
Sherlock appoggio’ il vetrino che aveva in mano e che fino a qualche secondo prima aveva analizzato al microscopio e usci’ di corsa dal laboratorio all’obitorio del Barts, seguito a ruota dal suo compagno.
“Sherlock…”
Faticava a stargli dietro e dovette correre per raggiungerlo “SHERLOCK!”
L’altro si fermo’ e spazientito si giro’ a guardarlo “Che c’e’?”
John si limito’ a guardarlo storto, cercando di comunicargli tutto il suo biasimo.
Finalmente una lampadina sembro’ accendersi nel brillante cervello del consulente investigativo.
“L’ho fatto di nuovo”
“Si”
Con un gesto stizzito,  Sherlock sembro’ considerare per un attimo due alternative e poi si diresse nuovamente di corsa verso il laboratorio da dove era appena uscito, e da sopra le spalle gli grido’
“comincia ad avvertire Lestrade!!!”
Piombo’ come un uragano nella stanza e Molly sobbalzo’ un poco. Lui le si avvicino’ in fretta e le mise le mani sulle spalle, gli occhi concentrati sui suoi.
“Grazie per l’aiuto. I capelli ti stanno bene oggi, anche se sai che questo maglione non e’ tra i miei preferiti. Ho risolto il caso quindi mi piacerebbe cenare insieme, piu’ tardi. Sei una donna meravigliosa e io non so davvero cosa ho fatto per meritarti.” Le diede un veloce bacio e si affretto’ alla porta.
“Sherlock?”
“Si?”
“te l’ha di nuovo ricordato John, vero?”
Lui si blocco’ e fece un mezzo giro su se’ stesso, scoprendo che Molly stava sorridendo.
“Questo non significa che non fossi sincero”
“Lo so. Adesso va e chiudi quel caso”
“Naturalmente”
***
John Watson era stupito.
E piu’ cercava di raccappezzarsi, piu’ le cose gli sembravano… strane.
E quei due ce la mettevano tutta per confonderlo ancora di piu’.
Tanto per cominciare, si sfioravano appena, senza mai veramente toccarsi se non in rare occasioni, come una mano posata sulla schiena o sul braccio. Al laboratorio, a casa o in giro non faceva differenza.
Dopo qualche settimana, poteva affermare con sicurezza di aver testimoniato un solo vero bacio oltre a quello all’aereoporto e l’aveva visto per caso, uscendo dalla sua stanza mentre lei se ne stava andando da Baker Street e si stavano salutando. A onor del vero era stato un bel bacio, per quello che aveva potuto osservare.
Si, era vero: lei passava alcuni momenti a casa loro oppure lui spariva per ore la sera o rientrava a notte fonda, ma nel primo caso era solo per qualche cena da asporto e una chiacchierata su un delitto  risolto (davvero… una chiacchierata!)  e nel secondo… beh, quello non lo poteva proprio sapere.
Il loro modo di interagire non era cambiato un granche’: lui arrivava in laboratorio irrompendo come un ciclone, lei smetteva di fare quello che stava facendo per ascoltarlo  e poi gli lasciava campo libero per tutto quello che voleva. Poi quando lui aveva i risultati che gli servivano, spariva in un lampo dando un veloce saluto.
Doveva quasi sempre ricordargli di fare quest’ultima cosa, tra l’altro.
Se proprio doveva essere puntiglioso, adesso dagli  occhi di lei era sparito quello sguardo impacciato, ma rimanevano quello timido e adorante… anche quando lui ritornava come se niente fosse dopo essere stato via per giorni, la mente immersa nell’analisi di informazioni e dettagli, senza nessun pensiero o accenno alla sua ragazza. Se a questo punto la si poteva definire cosi’.
Eppure Molly era felice, mostrava piu’ sicurezza e ogni tanto si permetteva di fargli qualche osservazione e Sherlock… beh, era sempre lui (rompiscatole, altamente irritante in TUTTO e inadeguato nella maggior parte dei rapporti sociali) ma aveva anche qualcosa di diverso.
Sorrideva di piu’. Veramente.
Si sforzava di moderare i suoi commenti taglienti e sarcastici,  qualche volta. Poteva capirlo da come stringeva le labbra e girava lo sguardo da un’altra parte.
Ma John sapeva che gli costava molto, che in alcuni momenti non capiva e si sentiva confuso, tirato da una parte da questa nuova avventura e dall’altra dalla sua vecchia vita, molto piu’ gestibile e prevedibile, almeno in alcune cose.
Si chiese per l’ennesima volta quando Sherlock avrebbe smesso di provarci pretendendo che tutto andasse avanti come prima, non riuscendo a capire che l’aggiunta di una nuova  variabile nell’equazione della sua vita, i sentimenti, doveva per forza essere un po’ rivoluzionaria.
Per ora si accontento’ di seguirlo fuori dal taxi.
***
Molly aveva aspettato. Fino alla fine del suo turno in obitorio. Fino al suo arrivo a casa. Fino ad un’ora ragionevolmente tarda per andare a dormire.
Ma Sherlock non era venuto, non aveva chiamato o mandato un messaggio… e lei sospirando si era preparata all’ennesima serata da sola. Era strano poter dire di avere un ragazzo ma allo stesso tempo affermare con sicurezza di fare la stessa vita da single di prima, per la  maggioranza.
Quando Sherlock era via, la sua unica preoccupazione erano la sua sicurezza e la sua incolumita’. Col pensiero tornava a quei momenti in cui il loro rapporto era cambiato, a partire da quella notte all’obitorio, ma si imponeva di non perdersi in sciocche romanticherie.
Non riusciva ad immaginarsi come sarebbe stato averlo di nuovo nella sua vita ma in un modo diverso… e per la verita’ non era neanche cosi sicura che lui avrebbe voluto continuare quello che avevano iniziato. E con un po’ di timore e vergogna lei si era resa conto che avrebbe potuto accettarlo, che avrebbe potuto ritornare ad essere solo la Molly del Barts timida e generosa che si era offerta senza riserve di aiutarlo.
Alla faccia dell’autostima.
Scosse la testa con decisione: lui era tornato e la voleva ancora, anche se a modo suo. E lei non voleva che cambiasse, si era innamorata di lui anche per tutte le sue irritanti caratteristiche, che Sherlock (doveva riconoscergli) stava provando a  smussare.
Capiva che lui stava cercando di imparare a gestire una situazione nuova e contemporaneamente di riabituarsi alla vecchia vita. Non doveva essere semplice e spero’ almeno che si fosse chiarito con John: sembrava che quei due avessero ripreso gli stessi ritmi di prima ma a volte aveva l’impressione che tutto fosse un po’ forzato.
Senza contare che era fortemente convinta che John si facesse un sacco di domande sul rapporto fra lei e Sherlock.
Si infilo’ a letto dopo aver controllato per l’ennesima volta il cellulare.
Nulla. Probabilmente trattenuto per qualche emergenza. Forse addirittura dietro a un nuovo caso.
Spero’ che almeno avesse mangiato qualcosa.
***
Alle 2 di notte, Sherlock entro’ silenziosamente nel suo appartamento (doveva davvero farle cambiare serratura, quella che aveva era troppo semplice) e rimase per un attimo ad osservarla dormire sulla soglia della sua stanza. Con movimenti veloci e silenziosi si tolse le scarpe e la giacca e poi si infilo’ a letto. Lei si mosse piano nel sonno e gli si accoccolo’ contro.
Venticinque secondi dopo, anche lui stava dormendo profondamente.
 
A presto con il prossimo capitolo… grazie! 
  
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