Serie TV > The Vampire Diaries
Segui la storia  |       
Autore: Doe    12/03/2012    5 recensioni
Avevo finito di scrivere questa storia "Delena" l'anno scorso, ma per errore l'ho cancellata da EFP. Convincendomi che "non tutto il male viene per nuocere" ho deciso di revisionarla, ho apportato alcune modifiche e corretto eventuali errori e oggi ho deciso di ripubblicarla. Spero tanto che qualcuno decida di (ri)seguirla e lasciare anche solo un piccolo commento. Aggiornerò rapidamente.
La storia riparte dall'episodio 11 della seconda stagione di The Vampire Diaries, con Elena segregata in casa, con Damon a farle da "balia", e Stefan imprigionato nella cripta insieme a Katherine.
CONCLUSA.
Genere: Science-fiction, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Bennett, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Katherine Pierce, Stefan Salvatore | Coppie: Damon/Elena, Katherine/Stefan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 4 - SPIEGAZIONI


Caro Diario,

se qualcuno mi avesse detto, fino a quattro giorni fa, che mi sarei ritrovata qui, nella mia camera dall'aria infantile, sdraiata sul letto, ad abbracciare un cuscino e piangere senza sosta, probabilmente gli avrei riso in faccia. Insomma, una reazione del genere è da tipica ragazzina melodrammatica che è stata mollata dal primo fidanzatino di turno. Non certo da Elena Gilbert. E allora che ci faccio in queste drammaticamente tragiche condizioni a chiedermi se almeno "drammaticamente tragiche" si può scrivere o se sono la prima a farlo?

 

Ma che sto scrivendo?, pensò Elena, asciugandosi l'ennesima lacrima che fuoriusciva dagli occhi scuri. Scosse la testa, poi riprese.

 

Mi sono seduta e ti ho aperto con l'intenzione di scrivere ciò che provo, ma mi sembra di non avere a disposizione i vocaboli giusti... O forse considero "limitati" quelli che ho a disposizione. O semplicemente non c'è nulla da dire.

Sono passati quattro giorni. Quattro schifosi giorni da quando mi sono risvegliata nuda, sul mio letto e tra le braccia del fratello sbagliato. Quattro schifosissimi giorni da quando, completamente sconvolta e in colpa nei confronti del mio ragazzo, sono andata alla cripta e ho scoperto di non essere stata la persona più orribile del mondo, quel giorno, visto che Stefan aveva "dormito" con quella specie di mio clone con le zanne.

E quattro giorni da quando ho ricevuto le tanto bramate spiegazioni, di ciò che era successo, dalla mia migliore amica.

 

Elena smise nuovamente di scrivere e tirò su col naso, mentre altre lacrime le rigavano le guance. Le tornò in mente l'immagine del viso di Bonnie, un misto di preoccupazione per le condizioni in cui l'aveva trovata, nervosismo perché sembrava non trovare le parole giuste per spiegarsi, ansia nell'attesa e timore della reazione che avrei avuto. E occhi gonfi di lacrime e scuse.

 

<< Elena, mi dispiace! >>, ed era sincera. Gettò le braccia al collo all'amica, mentre lo diceva, e lei pianse col capo posato sulla spalla di Bonnie.

<< Bonnie, ma come..? Come è potuto succedere? >>

Elena singhiozzava senza sosta, e di lì a poco l'amica l'avrebbe seguita a ruota. Era sempre stato così tra loro: se piangeva una, automaticamente scoppiava anche l'altra. Più forte di loro.

<< Posso spiegarti tutto... Almeno, quasi >>.

Si staccarono. Elena si sedette ai piedi del letto, non riuscendo più a reggersi in piedi. Aveva passato l'intera notte insonne a piangere.

Bonnie, invece, prese a passeggiare nervosamente avanti e indietro per la stanza. Di tanto in tanto, mentre parlava, cercava lo sguardo di Elena, timorosa. 

<< Ricordi quando ti ho detto che avrei trovato una soluzione al tuo problema? >>, chiese.

Elena annuì. << Mi hai detto che conoscevi un incantesimo in grado di rendere Katherine più docile >>, ricordò.

<< Ecco. E' proprio questo il punto... Mi sbagliavo. Ero convinta di averne letto uno che faceva al caso nostro, nel libro delle ombre che la nonna mi ha lasciato, ma quando sono arrivata a casa... >> Bonnie si bloccò per un momento. Stava per dire "a casa di Luka", ma non le sembrava il caso. L'amica non sapeva di lui e di suo padre, e per il momento c'era una questione più delicata da trattare. Non le sembrava il caso di allarmare Elena ulteriormente.

<< ... A casa mia, ho preso a sfogliarlo, ma niente. NADA. Di quell'incantesimo non c'era più alcuna traccia. Ho creduto e credo tutt'ora, di averlo sognato! >> 

Elena non aveva mai visto Bonnie così sconvolta in vita sua. E così agitata. Parlava a raffica, fissando di fronte a se e gesticolando come una matta, e Elena faceva quasi fatica a starle dietro.

 << Così ho cercato un'alternativa, qualcos'altro che potesse in qualche modo esserci d'aiuto, e ne ho trovato uno che consisteva nel cambiare la personalità di Katherine con quella di qualcun'altro. Ma occorreva un "qualcun'altro". Così ho pensato "Elena è perfetta!". E ho fatto in modo che Katherine diventasse te. >> Bonnie si fermò e tirò un lungo respiro.

Elena era confusa. Aveva compreso la storia che Bonnie le aveva appena raccontato, ma molti misteri rimanevano ancora irrisolti...

Bonnie vide lo sguardo spaesato dell'amica e decise di mettere fine alla sua confusione, dicendole chiaramente quale fosse la sua teoria. << Elena, penso che il legame tra te è Katherine sia... Reale. Penso che esista un qualcosa del genere tra dopplegangers e che qualsiasi male o incantesimo inflitto a lei ricade anche su di te >>.

Bonnie non stacco, neanche per un attimo, gli occhi da quelli dell'amica, nei secondi di silenzio che seguirono ciò che disse. Gli occhi di Elena erano ancora lucidi e gonfi di lacrime, il colorito del viso più pallido del solito anche se, un po' di colore, sembrò tornarle, quando comprese quale fosse la verità.

Finalmente tutto quadrava. Ogni tassello aveva trovato il suo posto, e ciò che ne veniva fuori era un complesso puzzle di Colpe, che Elena non riuscì a non far ricadere esclusivamente su di lei.

Perché la colpa di tutto non era di Stefan, che l'aveva tradita. Non era di Damon, che era venuto a letto con lei. Non era di Bonnie che, non riuscendo a trovare il giusto incantesimo, aveva tentato di aiutare l'amica in un modo alternativo.

 La colpa era solo sua, di Elena.

Era stata lei ad implorare l'amica di avverare quel suo ridicolo ed egoista desiderio. Lei aveva dato inizio a tutto e lei ne stava pagando le conseguenze.

Quella triste verità, le arrivò dolorosa come un pugno allo stomaco. Ma prima di ammettere le sue colpe a Bonnie, c'era un'altra domanda che doveva fare all'amica, pur conoscendo già, dentro di se, la risposta.

<< Quindi... Se Katherine è diventata me, quella sera... E io e lei abbiamo una qualche specie di... Legame... Io sono... >>, ma un violento singhiozzo le ruppe la voce e non riuscì a continuare.

Bonnie finì per lei: << ... diventata Katherine. Credo di sì, Elena. E ho letto solo dopo che l'incantesimo aveva la durata di dodici ore. Non hai idea di come mi sia sentita quando mi hai raccontato, per telefono, quello che era successo... >>

<>, esclamò Elena, alzando gli occhi imploranti al cielo, << E' tutta colpa mia! Perché va sempre a finire così...?! >>

Bonnie corse ad abbracciare l'amica, sussurrandole: << No, Elena! Smettila. Non è colpa tua. Tu non potevi sapere... Mi hai solo chiesto un banale incantesimo... Se avessimo saputo della reale esistenza di questo Legame... Dio, mi dispiace così tanto! >>

E, come previsto, le lacrime di Bonnie si unirono a quelle dell'amica. Piansero per minuti, forse addirittura ore, finché rimasero ad abbracciarsi in silenzio.

Silenzio che venne interrotto da Bonnie, che guardò l'amica con lo sguardo insicuro e timoroso di prima. << Ho... visto Stefan, prima di venire qui. Sono passata dalla cripta per informarlo che ho finalmente trovato un incantesimo che possa farlo uscire di lì... Sì, lo so. Che tempismo! >>, aggiunse Bonnie con sarcasmo, notando lo sguardo fulminante che Elena le aveva appena indirizzato. << ... E gli ho assicurato che, non appena avrò gli ingredienti necessari per metterlo in atto, lo libererò di lì .>>

Ma Elena aveva smesso di guardare Bonnie ormai da un pezzo. Pensare a Stefan faceva male, anche dopo aver scoperto la verità. Bastava, come giustificazione, sapere che Stefan era andato a letto con Katherine perché quest'ultima aveva la personalità di Elena? Stefan non si era certo scopato la sua personalità…

<< Elena, avresti dovuto vedere la faccia di Stefan! E' ridotto uno straccio, sembra avere la frase "senso di colpa" tatuata in fronte! Mi ha chiesto - o meglio, mi ha implorato! - di portarti un suo messaggio: dice che non voleva, che non si rendeva conto di ciò che faceva, che gli dispiace tantissimo e che ti ama da morire. E ti implora di andare da lui e dargli la possibilità di spiegarsi >>, continuò Bonnie.

Ma Elena era irremovibile. Non aveva alcuna intenzione di andare da lui, non per il momento, non in quelle condizioni. Era ferita, glielo si leggeva in faccia.


Il flashblack di Elena terminò così. Si ricordò di quanto a lungo l'amica aveva cercato di convincerla ad andare da lui, ad ascoltarlo e solo dopo prendere una decisione. E si ricordò, anche, di aver urlato che di lui non voleva più saperne niente, che l'aveva tradita e che era a pezzi.

Ripensando a quel pomeriggio, Elena si rese conto di quanto fosse stata eccessivamente drastica e crudele, forse, nei confronti di Stefan. In quei quattro giorni, la rabbia aveva preso a sbollentare, seppur lentamente, e adesso Elena stava valutando la proposta di Bonnie.

Era vero: Stefan l'aveva tradita, e lei non riusciva a pensare a cosa lui avrebbe potuto dire, per riuscire a giustificare un'atrocità del genere. Ma anche Elena era colpevole di tradimento. Anche se l'aveva fatto inconsciamente, anche se non ricordava assolutamente nulla di quella notte, se non di essersi svegliata, al mattino, avvinghiata a Damon, lei lo aveva tradito.

Prese una decisione lampo, sapendo che se si fosse fermata a ragionare di più, probabilmente avrebbe cambiato idea ancora e ancora. Infilò un paio di jeans, una maglietta elasticizzata e gli stivali e si fissò allo specchio. Rimase inorridita dal suo viso tremendamente pallido e dai capelli arruffati in un caos di nodi. Si diresse, quindi, in bagno, per cercare di rimediare e quando ne uscì sembrava essere tornata la bella Elena Gilbert di sempre, solo con uno sguardo decisamente più abbattuto.

Ritornò in camera per prendere la borsa e le chiavi e vi trovò Damon, seduto sul davanzale della finestra. Quella posizione, il posto in cui era seduto, le fecero tornare in mente ricordi che, sapeva, non avrebbe dovuto avere.

Guardare il volto di Damon le fece venire in mente quel giorno, fuori dalla cripta, quando l'aveva abbracciata, tenuta stretta e consolata con il suo silenzio. Elena non si era mai sentita più protetta, più al sicuro e più amata di quel momento. Aveva provato una sensazione davvero piacevole e familiare, e quella stretta aveva quasi reso il suo dolore più sopportabile.

Per questo, appena se ne era resa conto, era scappata via, approfittando del fatto che la stretta di Damon si era fatta più delicata. Lui non l'aveva inseguita. Sapeva che sarebbe stato inutile, perché lei voleva stare da sola.

Adesso, nel trovarselo di fronte dopo giorni, Elena non riuscì a frenare un batticuore che non avrebbe dovuto esserci.

Lui non la salutò. Lei nemmeno.

Lui non parlò. La fissò soltanto. Elena non riuscì a fare a meno di notare che aveva lo stesso sguardo spento e doloroso con cui l'aveva trovato fuori dalla cripta.

<< Che ci fai qui? >>, sussurrò Elena. Non avrebbe voluto sussurrare. Avrebbe voluto chiederglielo in tono autoritario ma, si rese conto, stava parlando per la prima volta a distanza di novantasei ore, se non si consideravano i monosillabi con cui rispondeva a zia Jenna e Jeremy quando le chiedevano se stava bene.

Damon non rispose. Elena si spazientì. Non aveva tempo da perdere. Se non fosse andata subito da Stefan, probabilmente avrebbe cambiato idea e sarebbe ricrollata in depressione.

<< Senti, non ho tempo da perdere, quindi vado... >>

Elena aveva già raggiunto e aperto la porta della stanza, quando Damon, a velocità disumana, arrivò alle sue spalle, richiudendola. Il gesto fulmineo spaventò Elena, che si voltò di scatto, ritrovandosi intrappolata tra Damon e la porta chiusa. Le braccia di lui le bloccavano anche le possibili via di fuga laterali.

<< Che cosa vuoi, Damon? >>, ringhiò Elena tra i denti, guardandolo con rabbia. Odiava la prepotenza e Damon l'aveva appena messa in gabbia contro la sua volontà.

<< Stavi andando da Lui? >> Damon le rispose con una domanda. E visto che lui non aveva risposto a quella di Elena, quest'ultima non volle rispondere alla sua.

<< Ti ho chiesto cosa vuoi da me >>, ribatté.

<< Ti ho chiesto se stavi andando da Lui >>. Entrambi troppo tenaci per cedere.

Ma se lo sguardo di Elena era rabbioso e infastidito, quello di Damon era semplicemente cupo. E dietro quegli occhi di ghiaccio stava, celata, la sua sofferenza.

Elena sbuffò, irritata, quando capì che arrendersi sarebbe toccato a lei.

<< Non ti riguarda >>, decise di tagliare corto. Non aveva il coraggio di guardarlo negli occhi. Aveva paura, doveva ammetterlo, di ciò che avrebbe potuto trovare nel suo sguardo. Nonostante fosse quasi certa che Damon non le avrebbe torto un capello, la sua espressione quand'era infuriato le metteva i brividi.

<< Non farlo, ti prego... >>, sussurrò lui.

Questo Elena non se lo sarebbe mai aspettato. Alzare lo sguardo, per incontrare quello di lui, le venne spontaneo, tanto l'aveva incuriosita e sorpresa il tono che aveva usato e ciò che aveva detto.

Lo sguardo di Damon era una maschera di dolore. Implorante, sofferente, agonizzante. Gli occhi azzurri erano lucidi. Elena ebbe un tuffo al cuore, vedendolo così, e si sentì invadere da una inspiegabile voglia di abbracciarlo, stringerlo a se, rassicurarlo come lui aveva fatto con lei. Ma si trattenne, cercando di scacciare via la sensazione.

<< Elena, non ce la faccio più. Elena, Io... Io ti... >> Ma Elena lo fermò, zittendolo con un dito. Adesso anche gli occhi di lei erano gonfi e imploranti.

<< Non dirlo... >>

<< ... No, devo dirtelo. Io ti... >>

<< No, Damon, non devi. Lo so già. >>

Damon la guardò spaesato ed Elena si affrettò a chiarire, prima che lui pronunciasse quelle parole per la seconda volta.

<< Damon, lo so già. Me l'hai già detto. Io me lo ricordo... >>

 

________________________________

L'Angolo dell'Autrice

Eccomi, perfettamente puntuale.

Eh sì, come dimenticare la fatidica scena della 2x08, in cui Damon apre interamente il suo cuore a Elena? *-* E a quanto pare non siamo le sole a non averla dimenticata ;)

Devo ammettere che sono un po' delusa perché il 3° capitolo ha avuto solo 2 recensioni... Non vi è piaciuto? Oppure aggiorno troppo rapidamente e avete bisogno di più tempo per leggere? 

Per me è davvero importante conoscere il parere dei lettori, per cui se anche questo capitolo avrà poche recensioni penso che aggiornerò meno rapidamente...

Lisa

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Vampire Diaries / Vai alla pagina dell'autore: Doe