This is War
È stretta, sudicia e insopportabilmente bollente la piccola tenda,
dove il team dieci riposa – o almeno finge di riposare – placidamente. L’aria
soffocante è mossa solo dal russare continuo di Choji, mentre Ino stringe forte
il cuscino soffocando qualche singhiozzo e Shikamaru si massaggia lentamente le
tempie. Un altro giorno di guerra è appena terminato, un altro giorno di
sangue, morti ed esplosioni. Quel silenzio è così irreale, così forzato, che
Shikamaru quasi non si stupisce quando la voce della sua compagna colma il poco
spazio presente fra i loro visi.
“Shika”
Dapprima è un lieve sussurro, riferito più al cuscino che al
ragazzo in carne ed ossa, poi la Yamanaka si volta, improvvisamente troppo
attiva e inchioda gli stanchi occhi cerulei in quelli appena schiusi del Nara.
“Shika”
Ripete questa volta con decisione, scuotendo con la mano il
braccio del giovane.
“Ino, è notte. Potresti, anzi dovresti dormire. Non hai
ancora recuperato tutte le forze che hai sprecato oggi curandoci.”
Al pronunciare la parola "sprecato", gli pare di
sentire uno sbuffo provenire dalla direzione della bionda, ma di litigare,
specialmente in quelle condizioni, non gli va proprio.
“Smettila Nara – e si gira totalmente verso di lui,
costringendolo ad aprire svogliatamente del tutto gli occhi – sei… una
seccatura.”
Ride stancamente Ino, portando la mano fasciata e
insanguinata alla bocca, come per nascondere al resto del mondo quella risata
che, lo sente, è totalmente fuori luogo, mentre fuori qualcuno piange le
ennesime vittime. Nemmeno notando il sorriso tirato di Shikamaru e i suoi occhi
socchiusi, Ino riesce a credere nella bontà di quell’insolito momento di
tranquillità.
“Allora parla, seccatura. Cosa vuoi?” E nel frattempo un
mugugno di Choji li avverte che, probabilmente, farebbero meglio ad abbassare
la voce, prima di risvegliare l’amico che – Shikamaru ne è ben consapevole –
reagirebbe pressappoco come se gli avessero dato del grasso.
“Beh – Ino gli si fa istintivamente più vicino,
allontanandosi dalla mole dell’Akimichi – Ho pensato, e sì, prima che tu faccia
battute idiote IO ho pensato… Se domani finisse tutto? Se domani… Morissimo?
Dico, ti pentiresti di qualcosa?”
Si volta Shikamaru, arrivando davvero a pochi centimetri dal
volto della giovane kunoichi, e leggendo in quello sguardo color del cielo un’inquietudine
che raramente vede negli occhi della ragazza. Che Ino stavolta non stia
scherzando?
“Ino – e la guarda con quell’aria apprensiva e un po’
burbera, che ha assunto dalla scomparsa del loro sensei – non dovresti nemmeno
prendere in considerazione quest’idea. Torna a dormire.”
Non sa dire precisamente se il cuore abbia cominciato a
martellargli nel petto per colpa della sciocca domanda di Ino o per l’estrema
vicinanza di quel fastidioso esponente del sesso femminile, ma decide comunque
che la cosa migliore sia voltarsi, lasciando che la scarsa ventilazione della
tenda gli rinfreschi le guance arrossate. Dev’essere il caldo, decisamente.
“Shikamaru – stavolta nessuna presa in giro, nessun cognome
o strano nomignolo – pensavo fossi più intelligente. Siamo – e la voce si fa
tutt'un tratto incrinata – siamo in guerra, non fingere di non essertene
accorto. Se pensi che dirmi che tutto va bene e che nessuno di noi morirà possa
togliermi di dosso questa assurda sensazione che domani qui qualcuno di noi
mancherà, tu – prende un respiro, e poi costringe il ragazzo a voltarsi, e a
fissare i suoi occhi di ghiaccio – non hai capito nulla di me.”
Silenzio, pesante e insopportabile, che fischia nelle
orecchie e infastidisce più di un rumore costante, è quello che cala
d’improvviso nella verde tenda del team dieci.
**
“Come sta?”
Tenten tortura mestamente un kunai procuratasi qualche
minuto prima, continuando a intagliare un piccolo bastoncino trovato chissà
dove in quella radura che da qualche tempo è casa loro. Sposta nervosamente lo
sguardo da Sakura, i capelli raccolti in una coda malfatta e sporca di sangue,
al braccio tumefatto del compagno di squadra, Neji, e nel frattempo spera che
Lee torni tutto intero dalla ricognizione.
“Andrà tutto bene Ten-chan.”
Il sorriso di Sakura è tirato e forzato, ma tanto basta
all’enigmatica Tenten per sollevare un angolo della bocca, cadendo stanca ai
piedi del giaciglio del compagno di team.
“E Lee-san tornerà sano e salvo, torturandoci con la sua
forza della giovinezza. Non c’è nulla da temere, andrà tutto bene.”.
Sakura non ricorda di aver detto altro negli ultimi giorni
se non qualche biascicato “è vivo” o “è morto”, limitandosi ad aggiornare
qualche maledetto registro per tenere il conto delle forze a disposizione
dell’alleanza. Eppure adesso, mentre in un’ora indefinita della notte il chakra
scorre faticosamente dal suo palmo al braccio del giovane jonin del clan Hyuuga,
si lascia andare a un sorriso quasi sincero nei confronti della compagna di
tante sventure. Infondo anche lei aveva un compagno ferito e uno disperso.
Pensa a Naruto, confinato in qualche tenda a recuperare chakra, e le sembra
eccessivo comparare le sue ferite con quelle di Neji. Poi nella sua mente si
figura l’immagine di Sasuke, e le sembra ingiusto paragonare il suo mukenin a
Lee-san. È il sospiro sollevato di Tenten a risvegliarla dal momentaneo
torpore, mentre una tuta verde saltellante si avvicina a loro, e Neji riprende
lentamente conoscenza.
**
“Hinata? Tutto ok?”
Kiba si trascina pigramente per il campo di battaglia ormai
deserto, mentre Akamru al suo fianco sorveglia vigile i dintorni. Shino dietro
di loro controlla il volo silenzioso di piccoli insetti vedetta, atti a
scongiurare nuovi attacchi nemici. Anche se è notte, la guerra non dorme.
“Tutto ok, grazie Kiba-kun. È solo stanchezza. – sospira,
avvicinando le mani – Byakugan! Nessuno in vista, possiamo tornare, se volete.
Shino-kun?”
E dopo anni Hinata si trova a domandarsi come mai, a
quell’ora della notte, Shino si ostini a indossare i suoi inseparabili occhiali
da sole. “Magari è anche lui un pazzoide Uchiha, e ci nasconde due Sharingan da
paura!” aveva insinuato Kiba in tempi non sospetti, scatenando l’approvazione
generale e il contenuto disgusto del vero Uchiha, Sasuke.
“Mh” Sempre enigmatico Shino.
“Hinata – e Kiba si blocca, perché Akamaru ha cominciato a
scavare in cerca di chissà cosa – Come sta Naruto?”
Rosso, viola e di nuovo rosso. Queste le tonalità principali
toccate dalle guance della Hyuuga che, dopo aver fatto sfoggio di tale
autocontrollo, incespica prima di rispondere al compagno.
“N-Naruto-kun – e cerca di riottenere una parvenza di
contenimento – è adesso a riposo, ha usato troppo chakra con le sue copie. Ne
avrà per qualche giorno secondo Sakura-chan.”
“Ah – Kiba richiama Akamaru – Speriamo di resistere.”
**
Sai tratteggia con lentezza i tratti di un volto
sconosciuto, nato dalla fusione delle espressioni di mille amici e nemici che
aveva affrontato nei giorni di guerra. Ogni tanto risponde a qualche grugnito
di Naruto, controlla che non si strappi le bende e, mostrando una sensibilità
quantomeno impensata, esce dalla tenda nel momento in cui Sakura entra,
salutandola con un sorriso e un caloroso “Buona sera Sakura-chan.”
“Sai-kun.” La ragazza china la testa, salutando il compagno
e dando una sbirciata al blocco da disegno, scorgendovi per un istante il rosso
cupo di un paio di occhi troppo conosciuto. Scuote i capelli rosa, sperando di
scacciare pensieri negativi dalla testa e accoccolandosi sulla sedia vicino al
letto di Naruto.
“Allora, eroe? – lo apostrofa, guardando lievemente
contrariata le bende che ricoprono il corpo dell’amico d’infanzia – Sembri una
mummia conciato così, baka.”
Naruto si rigira con un grugnito, aprendo gli occhi e
sbadigliando in faccia a Sakura, con davvero poca delicatezza.
“Sakura-chan! – esclama poi estasiato, come se si accorgesse
solo in quel momento della presenza della kunoichi vicino al suo letto – hai visto?”
E le indica il vassoio a lato dei macchinari medici, su cui sono accatastate
almeno una decina di porzioni di ramen.
“Oh, almeno la fame ti è tornata. Hinata, vero?” E un
sorriso spontaneo le illumina il volto scavato da notti d’insonnia, mentre con
un gesto naturale ed istintivo afferra la mano dell’amico.
“Già, Hinata. Ahi, Sakura-chan! La mano… - e guarda
disperato la fasciatura scostarsi e rivelare un taglio profondo e malamente cicatrizzato
– brucia.”
“Oh kami! Naruto, Naruto mi spiace, adesso sistemo tutto.”
Affranta Sakura si china sull’arto del compagno, mentre le sembra quasi di fare
violenza al suo corpo mentre cerca di richiamare altro chakra. Non ne ha quasi
più, ha raggiunto il limite.
“Sakura – e gli occhi di Naruto si fanno seri e pensierosi –
ci stiamo avvicinando.”
“Oh, alla fine della battaglia? Sicuro, adesso abbiamo te!” E la ragazza gli
sorride affabile, come se non avesse capito il reale significato dell’affermazione
del Jinchuriki.
“Sakura-chan! Siamo vicini a Sas’kè, lo sento! Possiamo,
possiamo riportarlo, possiamo farcela. Lo riporterò a casa, ricostruiremo
Konoha, ‘tebayo!”
Naruto non riesce a capire se negli occhi della ragazza vi
sia dipinta un’espressione di disillusione o piuttosto di infinita tristezza,
ma Sakura si limita a ribattere un secco
“Ovvio, ricostruiremo Konoha, sarà bellissima come prima,
vedrai. – Si volta, come se le lacrime che cominciano prepotenti a oscurarle
la vista non siano facilmente intuibili – Vedi di riposarti Naruto-kun,
abbiamo bisogno di te.”
A lunghi passi attraversa la tenda, accennando un saluto a
Sai che si appresta a tornare da Naruto e a Hinata che, rossa in viso, si
affaccenda intorno alla tenda della forza portante del nove code.
Sas’kè – e guarda la luna, piena, come quella notte – dove sei
Sas’kè?
**
“Quindi?”
Shikamaru continua a fissare la luna, ancora alla ricerca
disperata di qualche nuvola notturna, mentre Ino accanto a lui si accanisce
contro una malcapitata piantina.
“Penso che la guerra sia stupida. E dannosa.”
“Perspicace Yamanaka, davvero, Credevo ci stessimo tutti
divertendo.” Nulla, nemmeno una reazione minima alla sua provocazione.
Shikamaru ha sempre trovato fastidiose le frecciatine di Ino, ma i suoi silenzi
l’hanno sempre terrorizzato.
“Sputa il rospo, mendokuse.”
“Ancora con quel ridicolo nome? – e la ragazza gli rifila
una gomitata – Nulla, sto solo pensando. Non credi che alla fine in una guerra
non esistano né vincitori né vinti? Alla fine rimangono solo vittime e
sopravvissuti, e non so a chi vada peggio.” Getta lontano le radici della
pianta, lasciandosi cadere sull’erba fredda.
“Ino.” Non capita spesso che Shikamaru rimanga colpito dai
ragionamenti di qualcuno, men che meno se quel qualcuno è la frivola, allegra e
spensierata mendokuse. Eppure la guarda, vedendo chiaramente la matura e
disillusa Ino, non più la bambina pettegola.
È un momento, i dorsi delle loro mani si sfiorano, mentre
una scossa elettrica, che Ino spera di aver immaginato, li colpisce entrambi. “Sopravvivremo,
Ino.” E per quella notte va bene così, perché in guerra si vive giorno per
giorno, minuto per minuto. E non c’è tempo per pensare.
“Ino, Shikamaru! – la voce roca di Choji corre veloce per il campo, mentre freneticamente tutti i ninja si risvegliano – Stanno attaccando!”
N/A:
Buona serata a tutti, voi poveri che siete coraggiosamente giunti fino alle deliranti note d'autore di Filira! Che dire, era una drabble fluff ShikaIno, è diventata un manifesto personalissimo contro la guerra! Mi permetto di aderire perfettamente alle ultime parole espresse da Ino, in quanto le penso al 100% Che dire, mentre scrivevo questa storia ascoltavo una bellissima canzone, This is War (appunto) dei 30 second to Mars, che consiglio davvero di ascoltare, magari in questa versione AMV stupenda!
R&R, Filira