Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama
Ricorda la storia  |      
Autore: Karyon    12/03/2012    3 recensioni
«Oh, vedrai cosa ti farò niña… ora tocca a me giocare, altro che sveglie e docce ustionanti…» fece con tono suadente, prima di ritornare nella stanza delle torture, o bagno che dir si volesse.
Quarta classificata al "Alejandro e Heather Contest" di Piratessa.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Alejandro/Heather
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
-Nickname: Karyon.
-Titolo: E guerra sia.
-Genere: Commedia,pseudo-romantico, slice of life.
-Rating: Verde.
-Avvertimenti: Flash!Fiction, missing moment, sequel.
-Numero e oggetto scelto: Sveglia. 
-Personaggi: Heather,  Alejandro.
-Introduzione:«Oh, vedrai cosa ti farò niña… ora tocca a me giocare, altro che sveglie e docce ustionanti…» fece con tono suadente, prima di ritornare nella stanza delle torture, o bagno che dir si volesse.
Quarta classificata al contest di Piratessa: “Alejandro e Heather Contest”.
 
E guerra sia
 
Heather non era mai stata il genere di persona che si sentiva in colpa per qualcosa.
Per esempio, l’idea di manipolare o allearsi strategicamente con gli altri concorrenti per vincere il milione, era stata poco ortodossa e soprattutto faticosa: però non si era mai sentita in colpa per quello. Insomma, aveva vinto alla fine, no?
Persino da piccola riusciva a manipolare sua madre a tal punto che, quando combinava qualche guaio, fosse lei a sentirsi in colpa per le cose che le urlava dietro.
Però non avrebbe mai pensato che l’errore più fatale, il senso di colpa più grosso della sua vita, le sarebbe franato addosso in quel modo e in quel momento, quando teoricamente avrebbe dovuto godersi il suo sudato milione in santa pace.
Tutta colpa sua, il male assoluto per eccellenza – dopo Chris McLane, ovviamente.
Alejandro.
«Buongiorno mi Amor, dormito bene?»
Quella sorta di viscido serpente si avvicinò a lei, sfiorandole la fronte con un bacio veloce prima di fiondarsi ridacchiando nella doccia.
Dannato.
Heather digrignò i denti, poi si passò le mani sugli occhi cisposi e contornati da affascinanti occhiaie scure. Il senso di colpa cresceva di ora in ora, o sarebbe stato più corretto dire di mattina in mattina, dal momento in cui aveva avuto l’insana idea di provare a intrecciare una vera relazione con quel latinos da strapazzo.
Esatto, il senso di colpa era solo e unicamente verso se stessa.
Cominciava a pensare che, prima o poi, la “se stessa” ancora sana di mente avrebbe richiesto un’ordinanza restrittiva per idiozia, visto come quella cosa si trascinava da qualche mese, ormai.
Fortunatamente, poteva ancora contare sulla parte di sé che preferiva… quella deliziosamente malvagia.
Un urlo belluino piuttosto disumano fu seguito da una parolaccia spagnoleggiante da Guinness – Heather non aveva ancora imparato a padroneggiare la lingua, ma poteva azzardare a tirare a caso –, poi una minaccia davvero poco efficace, mugugnata tra una maledizione e l’altra «Te la farò pagare, chica! Stanne certa!»
Heather proruppe finalmente nel primo sorriso della giornata «Sbrigati invece di lamentarti!» Gridò, allungandosi sul letto e afferrando una rivista.
Tutto era iniziato una settimana prima.
 
«Hai vinto solo perché mi hai impietosito con tutte quelle lacrime».
Da quando “stavano insieme”, scherzavano molto spesso sul reality che li aveva visti protagonisti soprattutto nella finale.
Entrambi avevano detto un mucchio di malignità, compreso il fatto che “Heather fosse particolarmente affascinante rapata a zero” o che “Alejandro sembrasse più intelligente, rinchiuso in un cubetto di latta”. Eppure, quella sera, qualcuno di loro decise di esagerare.
Nella fattispecie, Alejandro – particolarmente arrabbiato per l’ennesima frecciata sulla sua presunta incapacità da latin lover – se ne uscì con la peggiore battuta nella storia delle battute peggiori.
«Hai vinto solo perché mi hai impietosito con tutte quelle lacrime».
Il silenzio che seguì l’esternazione fu talmente solido, che lo spagnolo pensò per un attimo di poterlo tagliare; osò girarsi verso di lei solo dopo qualche secondo di silenziosa preghiera al “dio dei reality”: Heather sembrava tuttavia piuttosto serena, nonostante fosse appena stata accusata di essere stata una donnicciola piangente.
Avrebbe dovuto capirlo che qualcosa non andava.
Alla fine Alejandro ci arrivò la mattina immediatamente successiva, quando la sua sveglia suonò come una fucilata nella notte alle tre del mattino, causandogli il consequenziale bernoccolo che si procurò cadendo dal letto.
Come quella strega fosse riuscita a sgattaiolare a casa sua – non dormivano sempre insieme, soprattutto nei week end –, restava ancora un fitto mistero.
Comunque da allora fu, ovviamente, guerra.
Le sveglie di ognuno segnarono orari sempre più improponibili, poi cominciarono a non dormire affatto.  L’apoteosi fu sfiorata quando la sveglia rossa di Heather segnò mezzanotte e un minuto, precisamente un minuto dopo che riuscì ad addormentarsi dopo due giorni infernali di special dedicati al reality. E Alejandro lo sapeva, ovviamente.
                                                             
Tornando a quell’infausta mattina, era per quel semplicissimo motivo che Heather sfoggiava occhiaie che nemmeno uno zombie e Alejandro si fiondava nella stanza con la pelle ricoperta di bolle da ustione.
«… loca» stava finendo di mugugnare lui, prima di piantarsi di fronte alla ragazza con le braccia sui fianchi. «Tu. Sei. Una. Pazza» esordì, scadendo ogni parola con tono furioso.
Heather abbassò la rivista che aveva cominciato a leggere e inarcò un sopracciglio «Scusa?»
«Guardami! Sono tutto… quemado!»
Quando s’innervosiva, la capacità di Alejandro nel separare la sua lingua dall’inglese scompariva o, molto semplicemente, perdeva il controllo di qualsiasi cosa. Ma a parte le incapacità linguistiche, Heather non vedeva nient’altro di strano; lo squadrò per un minuto buono, poi lo guardò con aria di sufficienza «E allora?»
Lo spagnolo serrò mascella e pugni, poi un lento ghignò gli illuminò il bel viso scuro – bello sì, ma sicuramente Heather non glielo avrebbe mai detto.
La ragazza tremò intimamente, ma riuscì a mantenere uno sguardo impassibile; un vero sguardo di sfida. Di certo non si faceva intimorire da lui: lo aveva già battuto e l’avrebbe rifatto.
E senza impietosirlo come una donnicciola.
«Oh, vedrai cosa ti farò niña… ora tocca a me giocare, altro che sveglie e docce ustionanti…» fece con tono suadente, prima di ritornare nella stanza delle torture, o bagno che dir si volesse.
 
Heather batté gli occhi un paio di volte, giusto per essere sicura che tutto quello stesse accadendo davvero. Solo dopo qualche minuto attonito, riuscì ad avere la forza per fermare un tizio a caso di quelli che uscivano da casa sua «Cosa sta succedendo?» Domandò con voce tremante e riuscendo per puro miracolo a reprimere un “maledizione”, giusto per essere un poco gentile.
L’uomo in tenuta gialla la fissò perplesso, poi tornò a guardare la casa attorniata da auto della polizia, pompieri e curiosi. «Cercano di disinnescare la bomba» replicò solo, scappando poi verso il mucchio di gente sconosciuta che calpestava il suo prato.
B-bomba?
Heather cercò tornare in sé, almeno per riuscire a mettere a fuoco un particolare che prima non aveva notato: non c’erano solo poliziotti, pompieri, vicini e curiosi sul suo prato, ma anche un gruppo di uomini vestiti di nero e inginocchiati in cerchio su un qualcosa di molto piccolo.
Fece qualche tremolante passo in avanti, cercando quasi di farli spostare con la forza della mente; finalmente uno di loro si spostò di lato e Heather riuscì a vedere, mozzandosi il poco fiato che le rimaneva nei polmoni.
Quella non è una bomba, brutti stupidi… provò a dire nella sua testa, mentre fissava la scena senza poter fare nulla. Solo allora riuscì a udire un ticchettio chiaro e costante che aveva allarmato il mondo.
Quella non è una bomba, brutti stupidi… quella è la mia sveglia!
Completò Heather nella sua testa, mentre guardava la sua povera sveglia rossa – leggermente modificata – che giaceva tra le mani indaffarate e titubanti degli artificieri.
«Qualcuno deve aver sentito il ticchettio e deve aver avvisato tutti… povera ragazza…» stava dicendo una sua vicina, quella che di solito sapeva tutto di tutti.
Heather sentì qualcosa smuoversi dentro di lei con un “click”, quasi nello stesso istante in cui il suo cellulare squillò nella notte fonda «Amor! Piaciuta la sorpresa?»
La voce di Alejandro arrivò tonante e divertita alle sue orecchie ancora attutite dallo shock.
Heather digrignò i denti «Come hai…?»
Alejandro rise «Non hai idea di quante cose si possano davvero imparare in un reality… Chris e Chef sarebbero orgogliosi di me!»
«Tu sei morto» replicò lei con voce atona, senza riuscire a staccare gli occhi dalla scena da film d’azione che si stava svolgendo di fronte a lei.
«E vedrai quando arriverà la stampa…» continuò lui, ignorandola, per poi attaccare con un’altra risata.
Heather chiuse la chiamata e fece scivolare il cellulare direttamente sul suo bel prato “una volta” curato di fresco.
E ora, come diceva al mondo intero che si trattava di uno scherzo?
 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama / Vai alla pagina dell'autore: Karyon