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Autore: chaska    13/03/2012    0 recensioni
Quel giorno si era presentato come un dei più funesti, lì al villaggio.
Nonostante la benedizione del ritorno dei cacciatori dal loro lungo e fruttuoso viaggio, gli stessi portarono aspre notizie agli abitanti.
Effettivamente, Chenoa non era al corrente di quale tipo di notizie si trattasse, ed era per questo che attraversava a grandi falcate l’insieme di tende che chiamava casa.
Arrivata alla piazzetta la donna si fermò, ed il silenzio calò improvvisamente fra i cherokee.
Con passo lento uno dei suddetti cacciatori si avvicinò a lei, ed infine le porse il corpo di un’aquila.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il canto del falco

 
Quel giorno si era presentato come un dei più funesti, lì al villaggio.

Nonostante la benedizione del ritorno dei cacciatori dal loro lungo e fruttuoso viaggio, gli stessi portarono aspre notizie agli abitanti.

Effettivamente, Chenoa non era al corrente di quale tipo di notizie si trattasse, ed era per questo che attraversava a grandi falcate l’insieme di tende che chiamava casa.

Arrivata alla piazzetta la donna si fermò, ed il silenzio calò improvvisamente fra i cherokee.

Con passo lento uno dei suddetti cacciatori si avvicinò a lei, ed infine le porse il corpo di un’aquila.

Chenoa l’accettò, e con estremo rispetto se lo rigirò fra le mani.

«Dove l’avete trovato? »

«Alle porte del villaggio. »

La donna crucciò lo sguardo,  ignorando volutamente i lamenti dei più anziani.

«Non avete causato voi la sua morte, vero? »

Il cacciatore sembrò risentire di quelle parole oltraggiose.

«Mai sogneremmo di sfiorare la sacra aquila. L’abbiamo solamente vista cadere dal cielo e non rialzarsi più in volo. »
Chenoa sospirò leggermente, fidandosi delle parole dell’uomo. Dopotutto quell’animale non presentava alcuna traccia di violenza. Pareva essere morto per puro volere divino.

«Fidatevi, Grande Saggia. Questo è un presagio di cattiva sorte per il villaggio. Forse dovremmo.. »

«Ferma la tua lingua, Eluem. Il compito di interpretare il volere del Grande Spirito è mio, e vi adempierò senza alcuna interferenza. »

 Le parole della donna risuonarono aspre alle orecchie del cacciatore, il quale indietreggiò di qualche passo, non riuscendo comunque a dissimulare l’asprezza dei suoi occhi.

Nel contempo, Chenoa passò in rassegna il viso di ogni abitante lì riunito. No, nonostante la sua arroganza, Eluem aveva ragione. Le aquile sceglievano il luogo dove morire attentamente, e da secoli ormai questo posto era la regione delle alte montagne ad ovest.

Perché allora un’aquila così vecchia avrebbe dovuto scegliere di morire ai piedi del loro villaggio? Eluem aveva ragione, era un presagio, un terribile presagio.

Stava dunque scegliendo le parole più adatte per comunicarlo agli altri cherokee, quando delle grida interruppero il profondo silenzio che si era venuto a creare.

«Grande Saggia! Grande Saggia! »

Tutti si girarono verso la fonte di tale distrazione, ovvero un bambino che correva trafilato verso di lei.
«Grande Saggia! C’è qualcosa, giù nella pianura! »

Non finì nemmeno la frase, che subito la madre prese immediatamente il bambino e lo rimproverò di starsene zitto.
Chenoa, sempre tenendo fra le mani il corpo dell’animale sacro, si avvicinò ai due.

«Per favore, donna, lo faccia parlare. »

«Ma è solo un bambino, non sarà nulla di importante Grande Saggia –e sta zitto tu! »

«Ma mamma –ahi!- ho visto davvero qualcosa! Giù, verso la pianura ai piedi del villaggio! »

Chenoa spalancò gli occhi. Era più o meno dove i cacciatori avevano ritrovato l’aquila.

«Nella pianura hai detto? E cosa hai visto? »

La madre, stupita dall’interesse della donna, lasciò il piccolo, ed egli poté finalmente parlare.

«Ehm, non era tanto una cosa. Era qualcuno, un bambino. »

«Un bambino? E perché lo hai chiamato in quel modo? »

«Ma Grande Saggia, dovevate vederlo! Aveva i capelli del colore del grano, e –e gli occhi come il cielo! Non ho mai visto qualcosa del genere! »

Chenoa si rilassò e sorrise dinanzi all’ingenuità del piccolo.

«Appartiene agli uomini bianchi, dici questo? »

«Sì! Molto bianchi! »

«Gli hai chiesto cosa ci facesse tutto solo giù nella pianura? »

A quel punto il piccolo arrossì e cominciò a balbettare imbarazzato.

«Veramente.. non mi ci sono avvicinato, ecco. »

E lì la donna non poté non ridere.

«Oh, piccolo Elki, se cresci in questo modo il tuo totem sarà il pavido coniglio. »

«No! Il mio totem sarà l’indomabile orso! No quel coniglio-qualcosa! »

Chenoa diede una pacca sulla testa ad Elki e si voltò verso Eluem, il quale era rimasto in disparte per tutto il tempo.

«So che ti chiedo troppo dopo il tuo ultimo viaggio, Eluem, ma potresti portarmi il piccolo uomo bianco di Elki? »

«Non crede di doverci prima dire qualcosa, Grande Saggia? »

«Tutto a suo tempo, Eluem. Ora và. »

E con un sospiro, Chenoa si ritirò nella sua tenda.

 
Con gesti lenti e calcolati, la Saggia Chenoa mescolò un’ultima volta l’infuso nella tazza e vi soffiò sopra, disperdendo il profumato e delicato aroma nella sua abitazione.

«Assaggialo, ti aiuterà a calmare il flusso dei tuoi pensieri. »

Con gentilezza lo porse al bambino dalla pelle rosea, e gli si sedette accanto quando lo prese fra le piccole mani.
Chenoa lo osservò mentre beveva con aria sorpresa il suo infuso.

Eluem l’aveva portato immediatamente come chiesto, e nonostante le domande rivoltegli, il piccolo non aveva ancora pronunciato una singola parola.

«Ora puoi dirmi il tuo nome? »

Il bambino allontanò il volto dalla tazza ancora fumante, e fissò i propri occhi incerti su quelli scuri della donna.

«Non lo so. »

Fu un sussurro, ma Chenoa seppe coglierlo.

«La tua storia, almeno. Perché eri solo nella pianura? È pericoloso. »

Gli occhi azzurri del piccolo s’incrinarono.

«Non lo so. Ho aperto gli occhi e ho visto quel posto e quel bambino, e poi è venuto quell’uomo spaventoso che mi ha portato qui… non lo so. »

La pellerossa crucciò lo sguardo mentre ascoltava le sue confuse parole, e con la mano destra andò a carezzargli i capelli dorati.

Il piccolo Elki aveva ragione, mentre scostava quelle ciocche sembrava veramente di sfiorare profumate spighe di grano. Se guardava nei suoi occhi, non importava quanto ci si impegnasse, non poteva scorgerne la fine.

La Saggia scosse la testa, facendo danzare le penne d’aquila che adornavano i suoi oltremodo lunghi capelli.

«Liluye. »

«Cosa? »

La donna sorrise, alzando il tono di voce dal precedente sussurro.

«È il tuo nome, Liluye. Significa il canto del falco. Ora vieni a conoscere la tua nuova casa. »

Gli posò un leggero bacio sulla fronte e lo portò fuori dalla tenda.

«Elki! Elki, vieni qui! »

La Saggia alzò la voce richiamando il bambino che aveva trovato Liluye, e in poco tempo Elki arrivò dinanzi alla tenda di Chenoa.

«Elki, se vuoi davvero ricevere il totem dell’orso devi dimostrare di non temere paura alcuna. Ora prendi Liluye e mostragli il villaggio. »

E con la mano destra spinse Liluye verso Elki, per poi vederli iniziare a camminare timidamente.

«Liluye, eh? »

Chenoa si girò immediatamente verso la sua sinistra, notando solo allora la presenza di un’anziana donna dal proverbiale sorriso sornione.

«Sì, gliel’ho dato io, Anziana Maka. »

«Un nome carico di significato e di responsabilità. Sei sicura della tua scelta? »

La donna ignorò l’ultima domanda, per abbandonarsi in un sospiro mentre si passava la mano destra sul volto stanco.

«A volte mi chiedo perché il Grande Spirito non mi abbia benedetta con il sangue e la mente di un uomo. Fare la scelta più giusta sarebbe stato immensamente più facile. »

Avrei potuto stroncare la minaccia che quel piccolo rappresenta, in questo modo.

«Invece il Grande Spirito ti ha fatto dono del cuore di una donna, così che tu possa vedere meglio, Chenoa. Liluye è come te, vero? »

«Un dono degli dei, come me. »

«O una maledizione. »

Chenoa sospirò ancora una volta.

Sarebbe potuta nascere nelle forme di un uomo, invece era una donna.

E allora non avrebbe esitato un secondo a riconoscere nei suoi occhi infiniti la promessa di una futura grandezza.

Allora non avrebbe mai esitato un istante a chiamarlo suo figlio.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Post-it

Uh, bene, devo scrivere un bel po’ di chiarimenti qui °-°
Ok, la storia tratta di chibi!Alfred e della mia OC Chenoa che rappresenta la tribù cherokee, una tribù per l’appunto nativa americana. Uhm, allora, l’aquila in generale era un animale sacro per i nativi, per questo la sua morte ha provocato tutto quella paura, mentre i totem erano animali sacri che venivano affidati a coloro che raggiungevano l’età adulta, e questi totem dovevano guidare la persona a cui venivano affidati.
Passando al significato dei nomi, Chenoa significa ‘cuore che vede’, mentre Liluye ‘canto del falco’. Il falco era un altro animale importante nella loro cultura, in quanto rappresenta il cambiamento. Per ultimo il Grande Spirito è l’equivalente del Dio cristiano.
Ugh, spero che vi sia piaciuta questa piccola one-shit [cit.] ^w^
Stay tuned people! chaska~
   
 
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