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Autore: Cosmopolita    13/03/2012    9 recensioni
"La fermata dell’autobus era il posto migliore per guardare il mondo che, sonnacchioso andava avanti senza che lui se ne accorgesse e senza che gli altri si accorgessero di lui."
Cinque piccole storie, cinque persone protagoniste e un silenzioso osservatore che li guarda in lontananza da una fermata dell'autobus.
Genere: Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Canada/Matthew Williams, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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A Giulia, perché aspetta ancora il suo “amore ballerino”

A Federica, perché non pensa da dietro un cappello
Alla fermata dell’autobus, perché mi da sempre tante idee

 

 

 

“Alice guarda i gatti e i gatti guardano nel sole

mentre il mondo sta girando senza fretta”
 

La fermata dell’autobus era il posto migliore per guardare il mondo, che sonnacchioso andava avanti senza che lui se ne accorgesse e senza che gli altri si accorgessero di lui.

 

“E Irene al quarto piano è lì tranquilla,
che si guarda nello specchio e si accende un’altra sigaretta”

 
La giornata iniziava con Arthur, sempre, come un preciso meccanismo di un orologio. Lo vedeva mentre si affacciava alla finestra per scostare le tende e guardare una nuova alba con aria malinconica. Sul suo sorriso tirato che rivolgeva al panorama, scorgeva sempre una lacrima che scendeva, forse in memoria del suo amore che era andato via.
Sembrava così superbo e orgoglioso quando lo vedeva passare per andare al lavoro, ma in realtà, nel silenzio della mattina, quell'inglese così composto si mostrava per chi davvero era.
Tuttavia, semmai qualcuno gli avesse chiesto per chi piangeva, probabilmente non l’avrebbe rivelato mai.
 
 

“E Lillì Marlen, bella più che mai

Sorride, non ti dice la sua età
Ma tutto questo Alice non lo sa”

 

Nessuno, nemmeno Arthur che era solo quanto lui, sembravano vederlo, indaffarati com’erano per correre ai loro impegni giornalieri. L’unico che gli rivolgeva la parola ogni mattina grigia e fredda era un francese di nome Francis che, con sorrisi e carezze aveva fatto breccia nel suo cuore.
Era molto affascinante e conversare con lui era facile perché ogni argomento sembrava prendere il volo e diramarsi sempre di più, fino a che nessuno dei due sapeva più da cosa era partito il discorso.
Quando però voleva sapere qualcosa di più approfondito su di lui, Francis non rispondeva; faceva un sorriso enigmatico, si avvicinava a lui e gli sussurrava piano all'orecchio –Solo se esci con me–
Avrebbe voluto rispondere che non desiderava altro che quello, ma non aveva mai avuto il coraggio di farlo.
 
 

“Ma io non ci sto più

Gridò lo sposo e poi
Tutti pensarono, dietro ai cappelli
Lo sposo è impazzito oppure ha bevuto”

 
Poteva ben dire di essere stato presente in tutti i momenti del loro amore, se fosse stato uno degli invitati al matrimonio di Elizabeta e Roderich. Lui c’era stato durante il loro primo bacio, durante tutte le loro promesse bisbigliate a bassa voce, nell’attesa che passasse l’autobus per andare al lavoro.
Per una buffa ironia della sorte, si sposavano proprio nella chiesa vicino a quella fermata, diventata ormai il simbolo di loro due insieme.
Eppure, sembrava esserci qualcosa di finto, innaturale, in quella cerimonia. Da lontano riusciva a scorgere nel volto dello sposo una certa malinconia e un’occhiata che volava dal testimone di nozze Gilbert fino al ventre un po’ gonfio di Elizabeta.
Ma poi, quella realtà veniva offuscata dai sorrisi tirati che rivolgeva agli invitati che si congratulavano per “l’ottimo matrimonio”.
 

“Ma la sposa aspetta un figlio

E lui lo sa, non è così
 

Che se ne andrà.”
 

 

Se gli invitati avessero avuto il suo stesso spirito di osservazione, e non fossero impegnati a contemplare la superficie di ogni avvenimento, avrebbero capito perché l’austriaco non aveva più voglia di sposarsi.
 

“Alice guarda i gatti e i gatti muoiono nel sole
Mentre il sole a poco a poco si avvicina
E Cesare, perduto nella pioggia

Sta aspettando da sei ore il suo amore

Ballerina”
 

Non si aspettava così tanta pazienza in Lovino. Era tutto il pomeriggio che passeggiava da un lato all’altro del marciapiede vicino all’Accademia di danza, in attesa che il suo amore tanto sospirato, Sophie, uscisse dalla scuola.
Sembrava non accorgersi della pioggia che lo stava bagnando tutto: gli interessava solo guardare l’orologio, mentre batteva ritmicamente un piede sul suolo, agitato per l'emozione.
Non vedeva l’ora che Sophie gli corresse incontro. Non vedeva l’ora di poter baciarla e dirle che la amava.
 

“E rimane lì

A bagnarsi ancora un po’
E il tram di mezzanotte se ne va
Ma tutto questo Alice, non lo sa”
 

Avrebbe voluto suggerirgli che aspettare invano non ne valeva la pena, ma l’italiano ci pensava da solo a capirlo.
Appena vedeva che si era fatto effettivamente troppo tardi, mormorava un “vaffanculo” a denti stretti e si sedeva ad aspettare l’autobus, alzando ogni tanto lo sguardo rabbioso verso l’Accademia, sperando di vederla uscire.
Speranza inutile.
 

“Alice guarda i gatti e i gatti girano nel sole

Mentre il sole fa l’amore con la luna.
E il mendicante arabo ha qualcosa nel cappello
Ma è convinto che sia un portafortuna”
 
Non aveva nulla in tasca, eppure Sadiq, venuto dalla lontana Turchia in cerca di una fievole fortuna, sembrava il più felice di tutti. Anche più felice di lui.
Non scompariva mai il sorriso dal suo volto, mentre gironzolava per il quartiere. Era un uomo orgoglioso, raccontava a tutti che in Turchia era stato un grande dottore, che all'epoca aveva tutte le donne ai suoi piedi. Anche se nessuno credeva davvero a quelle storie leggendarie, erano tutti d'accordo nel ritenere che fosse, tutto sommato, una brava persona.
E se qualche volta aveva l’ardore di avvicinarsi a lui e porgergli una banconota, replicava che non ne aveva bisogno, perchè era già fortunato così.
Non avrebbe mai compreso in cosa consisteva la sua fortuna, ma ogni volta che confrontava il suo viso allegro con quello triste e sconsolato degli altri, ne conveniva che era vero.
 

Non ti chiede mai

Pane o carità
E un posto per dormire non ce l’ ha
Ma tutto questo Alice non lo sa
 

 

La cosa che amava fare di più Matthew era sedersi alla fermata e aspettare.
Aspettare che il mondo gli passasse davanti agli occhi.
 
Ma tutto questo Alice non lo sa.
 
 
 
 
Salve a tutti voi che siete arrivati fin qui.
Questa storia mi è venuta in mente mentre ascoltavo la canzone “Alice” (da cui provengono i pezzi) di Francesco De Gregori . In effetti, non è che abbia molto senso, ma mi piaceva scrivere una storia di questo tipo, slegata ma al tempo stesso unito da un unico sentimento comune.
Ora, molti avranno notato che lascio in sospeso molti interrogativi:
1)      Chi è l’amore segreto di Arthur?
2)      Matthew e Francis usciranno mai insieme?
3)      Perché Sophie non esce dall’Accademia per incontrare Lovino?
4)      Roderich sposerà Elizabeta?
5)      Qual è la fortuna di Sadiq?
 
Voi siete liberi di immaginare tutto ciò che volete! Io ho voluto solo ricamare sopra ad una canzone che mi piace molto J
 
A presto
Cosmopolita.

   
 
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