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Autore: Subutai Khan    20/03/2012    3 recensioni
Xiaoyu, Hwoarang e Jin si ritrovano nell'ormai solito pub malfamatissimo. Chiacchierano, bevono, si deprimono. E si sganciano bombe atomiche sul grugno.
Genere: Angst, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hwoarang, Jin Kazama, Ling Xiaoyu
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Ehi tu, bel tomo. Quand'è che mi scopi?”.
Xiaoyu farfugliò queste parole reggendosi alle spalle di Jin, il quale non ebbe neanche il buon senso di imbarazzarsi e si limitò a ignorare l'audace invito. Aveva preferito non sedersi, al contrario di Hwoarang che stava a circa un metro alla sua sinistra, perché contava di levare presto le tende. Alla Zaibatsu c'era un sacco di lavoro in arretrato e lui poteva concedersi queste brevi pause solo perché era il boss e non aveva nessuno che fosse in grado di cazziarlo.
“Mocciosa, ma tutta questa voglia di ciulare? Non ti sembra di essere un po' diretta? Kazama è un uomo impegnato e non può perdere tempo con una ragazzina come te. E poi sei fottutamente ubriaca, non riusciresti neanche a mettergli su il preservativo” fu lo sfrontato rimarco del coreano che, neanche togliendo gli occhi dal proprio whisky, aveva aperto il bocchettone della stronzaggine.
Lei si voltò nella sua direzione, iraconda. Gli si avvicinò barcollando e, appena a distanza sufficiente, tentò di dargli un pugno sulla spalla. Lui non si scompose e la intercettò col braccio destro, deviando il colpo. Poi si girò, lento, e la fulminò con lo sguardo: “Non. Ci. Provare. Più”.
Xiaoyu alzò le braccia al cielo e cominciò a sciorinare una scarica di bestemmie in cinese. Per fortuna nessuno dei presenti, men che meno i suoi due compagni di bevuta, capì quanta volgarità era appena uscita da quelle labbra così carine e apparentemente incapaci di esplodere in un torrente simile. Jin la guardò, un po' sconvolto dalla scena perché non era proprio abituato a vederla tanto sfrontata. Poi tornò alla sua birra, torvo e preoccupato.
“Finito di dare spettacolo, nanetta? E non provare nemmeno a portarmi via il ruolo di buffone di corte, è mio di diritto”.
“Senti un po', thermos vuoto. Sono abbastanza marcia da consentirmi di usare alla perfezione lo stile dell'ubriaco. Vuoi che ti massaggi il culo a sberle?”.
“Kazama, non sapevo che la tua fidanzatina fosse così vulnerabile di fronte a un po' di malto fermentato. Perché non ne approfitti davvero? Un'occasione così ghiotta potrebbe non capitarti più. Chissà, magari avete un'affinità sessuale fuori parametro e scoprite che a entrambi piace qualche pratica sadomaso strana. Tipo il fisting, o la scopata acrobatica” disse allungando la testa in fuori, volendo rimuovere la piccola peste dal proprio campo visivo per avere di fronte solo colui verso il quale si stava rivolgendo. Che però non gli rispose.
“Per tua norma e regola, babbuino, saprei cavalcare questo stallone in lungo e in largo senza alcun timore reverenziale e senza il minimo segno di affaticamento, se non dopo otto o nove ore di sudore”. Suonava tremendamente seria, come se la questione avesse una reale importanza per lei. Per lei o per l'alcool che le circolava nelle arterie.
“Sì, certo. Come se davvero potessi reggere una simile maratona e non crollare esausta per terra invocando pietà perché sopraffatta dal vigore animalesco del rampino Mishima. Sei buona come cabarettista, lo sai?”
“... io, in stato alterato, mi rendo conto che sei un buzzurro ignorante. Si dice rampollo, rifiuto mal riciclato”.
“Non raccoglierò la provocazione, pisellina” fece lui, con aria da baronetto di 'Stocazzo “perché non scendo al livello di una che non riesce a sfoggiare neanche una terza. Anzi, hai mai pensato a come risolvere un così grave problema della tua femminilità? Palloncini dentro il reggiseno? Dicono che anche l'elio funzioni bene”.
E giù di nuovo improperi, intraducibili per il piccolo bar in cui si trovavano.
In questo delizioso teatrino del ridicolo il terzo incomodo, Jin Kazama, stonava come se a officiare un funerale ci fosse Patch Adams. Non aveva badato più di tanto alle escandescenze di quei due, anche se doveva ammettere che era esilarante sentire Xiao così spregiudicata e senza freni. Mentre, nel caso di Hwoarang, era la norma vederlo rendersi ridicolo in diecimila modi diversi.
Ma, nonostante il divertimento che in quel momento lo permeava superficialmente, erano ben altri i pensieri profondi che gli stavano trapanando il cervello.
Perché sto qui? Ho da fare... e...
Estrasse dalla tasca qualche banconota, le contò e gettò sul bancone un paio di migliaia di yen. Basta sprecare ore preziose.
Il saluto che rivolse ai due pagliacci gli uscì un po' rauco e pensò che, se gliene fosse importato qualcosa, l'avrebbe sicuramente dovuto ripetere. Si avviò verso l'uscita.
Per fortuna la sede della Zaibatsu non era lontana. Nonostante la fretta pensò che si sarebbe preso ancora un po' di tempo per sé, con una passeggiata al chiaro di luna.
Quando aprì la porta sul retro della bettola, però, venne cinto alla vita da due braccia. Che sentì esili. E ne riconobbe subito la proprietaria.
Sospirò.
“Dove scappi, bel manzo?”.
Benedetta ragazza. Sei sbronza da far schifo e riesci a intenerirmi in questo modo? Dove hai imparato queste arti ammaliatrici?
“E Hwoarang?”.
“Steso. Un po' ha bevuto troppo e un po' l'ho aiutato”.
“Mi stai dicendo che l'hai picchiato?”.
“Più o meno. In realtà sono messa molto meno male di quanto sembra. Ero solo in vena di fare la stupida, ma a parte un po' di intontimento sono a posto”.
“Capisco. Ora, però, potresti mollarmi?”.
Non l'avesse mai detto. Lei appoggiò la testa sulla sua schiena.
“No”.
“Non fare la bambina. Per favore, devo andare”.
“Non sto facendo la bambina. Sto seguendo il mio cuore”.
A Jin saltò un battito. O due. Anche tre.
“Non ti sei mai accorto di come ti guardo? Di come mi sciolgo come un gelato al sole ogni volta che mi sorridi? Certo, succede rarissimamente ed è per quello che conservo quei momenti come se fossero ripieni d'oro e diamanti. D'altronde sei sempre stato stitico nell'anima, ed è anche per questo che mi sento attratta dal tuo visino da emo”.
Si strinse ancora più forte. Lui sentì qualcosa di fastidioso sulla sua camicia, all'altezza delle guance di lei.
Ma non starai mica piangendo?
“Che cosa ti succede? Perché, negli ultimi giorni, sei ancora più glaciale del solito? Perché non mi riscaldi più con quel tuo sguardo corrucciato ma tanto, tanto dolce e che mi ispira i peggiori pensieri sconci? Sono preoccupata. Davvero preoccupata. C'è qualcosa che ti inquieta e io non so nemmeno se posso aiutarti”.
Kazama riuscì a svicolarsi dalla morsa d'acciaio della ragazza, risultando inevitabilmente un po' troppo ruvido. Si girò nella sua direzione, gli occhi infossati e la bocca contorta in una piccola smorfia.
“Xiaoyu, ora smettila. Ti stai rendendo ridicola. Non venire a fare la crocerossina con me, non mi serve e affossi solo la tua dignità. Devi lasciarmi solo, hai capito? Non voglio la tua compassione, né ho bisogno di una balia che mi coccoli amorevolmente. Sono un uomo adulto e me la posso sbrigare da solo, qualunque sia il problema. E non verrò di certo a dirti cosa mi cruccia, sono fatti miei e non sei tenuta a saperlo”. Fu solo lì che effettivamente vide le lacrime. Ebbe un moto di dolore in gola, ma lo ricacciò dov'era venuto cercando di convincersi che lui era più forte di tutto.
La ragazza cinese si passò le dita sotto agli occhi, scostandosi qualche stilla, e assunse uno sguardo inusualmente duro. Alzò l'indice della destra e lo puntò con fare accusatorio verso il naso del suo dirimpettaio, spiazzato da così tanta sicumera.
La sinistra passò sotto il suo naso prima che cominciasse a parlare: “Senti, non sopporto vederti mentre ti atteggi a eroe romantico che fa il figo solitario non mi serve l'aiuto di nessuno gnè gnè gnè. Hai un problema che non puoi risolvere da solo? Per questo esistono le spalle, diamine. Non caricarti la schiena di qualcosa che ti rende... così. Non reggo vederti in queste condizioni penose, mi spezzi le gambe e nel contempo mi viene una rabbia che non posso descrivere neanche volendo. Vuoi sapere cosa fanno le persone realmente adulte, in situazioni simili? Chiedono una mano, ecco cosa fanno. Non pretendo che tu scoppi a piangere fra le mie braccia implorando aiuto, mi basterebbe una normale richiesta”. E si fece molle, lasciando penzolare gli arti superiori. L'attacco l'aveva svuotata di parecchie energie, e non solo fisiche. Emotivamente si sentiva uno straccio dopo aver aggredito in questo modo il ragazzo per cui aveva un debole. E che debole.
Jin strinse le mani a pugno. Era furibondo. Xiaoyu non capiva. Apprezzava smisuratamente la sua devozione totale, ma era proprio quella a mandarlo in bestia. Perché era ciò che non gli permetteva di allontanarla a distanza di sicurezza. E questa, per quanto gli facesse male, era la soluzione migliore che potesse adottare per salvaguardare la sua vita.
Si ferì leggermente ai palmi a furia di spingere con le unghie. Piccole gocce di sangue cascarono per terra. Lei, con un'assurda vista da aquila, se ne accorse.
“Ehi, ma... cosa stai facendo? Ti fai del male? Emo fino in fondo, noto. Ih ih ih”. Il tono ironico strideva con la tensione che si era creata con gli ultimi discorsi. Gli occhi tristi, invece, erano perfettamente in sintonia con la situazione.
Calò il silenzio fra di loro. Entrambi erano spaventati e non volevano parlare, temendo di mettere piede in un territorio pieno di sabbie mobili. E se uno fosse caduto in fallo l'altro si sarebbe precipitato per tirarlo fuori, finendo affogato senza scampo. Perché, piuttosto che mollare la mano e salvarsi, era meglio andar giù insieme.
Jin le diede le spalle, deciso ad andarsene. Troppo imbarazzo, meglio prendere un po' d'aria e schiarirsi le idee.
Fece un passo.
“Fermo lì”.
Si arrestò come se avesse messo la caviglia dentro una tagliola.
“Scappi? La tua fama di senza macchia e senza paura si sta sgretolando di fronte ai miei occhi. Lo permetti con tanta facilità?”.
La tattica era infantile e palese, ma lui non fece resistenza.
“Proprio non te lo vuoi mettere in testa, vero?”.
“Cosa dovrei mettermi in testa?”.
“Il motivo per cui ti tratto in questo modo, anche se non mi fa per nulla piacere”.
“No, non lo so. Forse sono accecata dai miei sentimenti, ma non riesco a capirlo. Spiegamelo, signor Sono Troppo Furbo per Te”.
Continuò a essere cafone, non avrebbe sostenuto i suoi occhi per troppo. E se avesse ceduto ti saluto maschera di forza, avrebbe potuto persino scoppiare a piangere.
“Non capisci che lo sto facendo per te? Io ho ereditato il Devil Gene di mio padre, questo lo sai bene. E sai anche che la mia metà malvagia è ingestibile, violenta e non guarda in faccia nessuno. Neanche te. Ultimamente sto facendo sempre più fatica a contenerlo e si manifesta con sempre maggior frequenza. Non voglio permettere che possa succederti qualcosa di tragico. Se dovessi trovarti disgraziatamente sulla sua strada non esiterebbe a romperti il collo e gettarti a lato, non prima di averti sputato in faccia per disprezzo. Come puoi non vedere che sto cercando di proteggerti?”.
Xiaoyu raccolse il proprio coraggio. La rivelazione, per quanto sospettasse qualcosa del genere, le aveva fatto male.
“Jin, ascoltami bene. Io sono semplicemente terrorizzata dalla tua parte demoniaca. Quando ti trasformi in quell'essere mostruoso il groppo che mi si forma dentro al petto si espande come un cancro in me, intasandomi ogni singolo muscolo. Ma devi credermi quando ti dico che, se dovesse mai capitare qualcosa di spiacevole, io morirei senza rimpianti. Perché non rimpiango di averti amato. Non rimpiango di aver passato assieme a te alcuni dei più bei momenti della mia vita. Non rimpiango nulla di noi. Tutto quello che abbiamo condiviso era meraviglia allo stato puro, e lo sarebbe anche una morte del genere. Quindi permettimi di starti vicino pur con la consapevolezza che potrei non sopravvivere. Se mi cacciassi via so che non sopravviverei, e dovendo scegliere preferisco restarti accanto con tutti i rischi che ciò comporta. Non essere crudele e rispetta la mia volontà, se anche tu provi qualcosa nei miei confronti. E poi, vorresti davvero togliermi la possibilità di morire come Giulietta? Se potessi decidere il modo in cui me ne andrò non desidererei niente di diverso, sarebbe sublime”.
“Sei proprio la regina del melodramma, tu” commentò acido, chinando appena la testa. La spada infuocata che gli aveva squarciato lo stomaco nel sentirla parlare così penetrò ancora di qualche centimetro nelle sue carni.
Scosse la testa, voleva mandar via quel senso di malessere che gli aveva appena afferrato l'inguine. Fra spade e morse non stava messo granché bene, dovette ammettere. Però, d'altra parte, non poteva neanche negare che le parole di Xiaoyu gli davano una strana gioia perversa. Avere accanto qualcuno disposto a lasciarci le penne... pensiero non esattamente sano ma piacevole, tutto sommato.
“Va bene” concesse, cominciando a muoversi in maniera inconsulta “va bene. Cercherò di non allontanarti più da me. Ma...” si fermò per dare carica drammatica a quanto stava per aggiungere.
Lei gli si avvicinò tremando, ancora piangente seppur in tono ridotto.
“... ma devi promettermi una cosa”.
“C-Cosa?”.
“Che, se dovessi perdere il controllo, sarai tu ad abbattermi”.
“Eh? Perché?”.
“Perché non desidererei niente di diverso, per riprendere quel che hai detto. Io non posso essere sicuro che Devil, prima o poi, non abbia il sopravvento sulla mia coscienza e, se dovesse succedere, mi piacerebbe fossi tu a porre fine al pericolo che rappresenterei per il mondo. So che mi hai detto che il mio alter ego ti spaventa, me lo ricordo. Però reputo giusto sia questo il prezzo che devi pagare per voler stare al mio fianco”.
“Jin, questo è... perfido da parte tua. Ti rendi conto di cosa mi stai chiedendo?”.
“Sì, me ne rendo conto” rispose, girandosi finalmente nella sua direzione “ma tu ti rendi conto di cosa hai chiesto a me? Mi hai praticamente imposto di vedere il momento in cui ti ucciderò. Io sono cosciente quando è Devil ad avere il controllo e osserverei tutto con questi miei stessi occhi. Come pensi che potrei sentirmi? Sarebbe una tortura senza la minima possibilità di sollievo. Non sopporterei essere l'impotente testimone di una mano viola che ti solleva e ti stringe il collo fino a soffocarti. Se devo scegliere una brutta scena cui assistere, preferisco vedere il tuo pugno che perfora il mio petto. Kami, perché dobbiamo arrivare a fare discorsi del genere? Uccidere o restare uccisi. Non possiamo semplicemente stare assieme come due ragazzi comuni della nostra età? Lo trovo frustrante e ingiusto. Tu no?”.
“Non chiedermelo neanche per scherzo. Certo che lo trovo frustrante e ingiusto, cosa credi? Darei un rene per avere un futuro sereno assicurato insieme a quella tua brutta faccia e a quel tuo carattere tutto speciale, due delle cose che mi hanno fatta cascare ai tuoi piedi come una principessina da fiaba. Invece la nostra realtà è questa: uccidere o restare uccisi, per riprenderti. Inutile arrampicarsi sui castelli d'aria fritta, inutile e deleterio. Quando poi precipiti giù ci si fa solo più male. Preferisco stare coi piedi saldamente ancorati al terreno e tenere botta. Credo che imparerò ad accettarlo, prima o poi. Sarà doloroso e per nulla facile ma penso di potercela fare. E poi, per quanto sia una frase da dolcetto della fortuna, meglio aver amato e perso, o nel nostro particolare caso morire, che non aver amato mai. Sigh, sto diventando il prototipo della ragazzina mongoloide innamorata cotta del bel tenebroso. Non mi vedevo come quel tipo”.
“Non ti ci vedevi? Ma se, consultando il dizionario, alla voce Principessa Disney c'è un tuo ritratto?”.
“Jin, non sei spiritoso”.
Risero. Insieme. Dimentichi della pesantezza del dialogo appena sostenuto. Senza parole Xiaoyu accettò la condizione e si disse che, al momento opportuno, avrebbe cercato di mantenere la promessa al meglio delle proprie possibilità. Sarebbe stato il crepacuore definitivo ma davvero, loro non avevano altre alternative. Una storia normale non ci sarebbe mai e poi mai potuta essere, non fra la giovane amante dei panda e il figlio maledetto dei Mishima.
Ling Xiaoyu e Jin Kazama, per motivi diversi, non avrebbero mai potuto essere felici fino in fondo assieme. Si sarebbero dovuti accontentare di rarefatti momenti di poesia, complicità e forse amore fisico. Ma sapevano che il loro rapporto si sarebbe presto macchiato di sangue, da una parte o dall'altra che fosse.
E, pur con quest'immagine fissa in testa, lei non avrebbe ceduto di un solo millimetro. Avrebbe smesso di respirare se lui non fosse più stato una presenza costante nella sua pur movimentata vita.
Si diede un leggero colpo in testa a pensare a queste cose. Davvero Ling, non sei Ariel de La Sirenetta. Piantala.
Con gli occhi ormai asciutti prese l'iniziativa e si avvinghiò al braccetto del suo bel stallone, cominciando a camminare nella notte pallida fra le proteste di lui che voleva starsene un po' da solo. Ma fece orecchie da mercante, pensando a quanto poco tempo avevano e a come ogni occasione potesse essere l'ultima.
“Di' un po' Xiaoyu, e Hwoarang?” chiese Jin, in un maldestro tentativo di cambiare argomento.
“Non lo so. L'avranno già mandato via a calci, visto che gliele ho date piuttosto forte e gli ci vorrà un po' per riprendersi” disse lei con una risatina maliziosa.
“Non sarà il caso di tornare indietro?”.
“Ssssssh. Non disturbare questo momento pensando a quella testa ripiena di nulla. Goditi l'attimo”.
E procedettero, lei stretta più che poteva al muscoloso braccio di lui, che cercava di non mostrare il rossore sulle proprie guance.
   
 
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