Titolo:
Dominoes
Autrice:
botherd
Traduzione
di:
Lizzie_Siddal
Versione
originale:
http://archiveofourown.org/works/29898
Fandom:
Skins
Personaggi/Pairing(s):
Effy Stonem/Naomi Campbell; implied Naomi Campbell/Emily Fitch
Warnings:
oneshot, femslash, accenni di lime, linguaggio colorito, traduzione.
Note:
-
È la prima storia che traduco dall'inglese,
perciò mi scuso già da
ora per eventuali errori/mancanza di fluidità rispetto alla
versione
originale, che consiglio caldamente.
-
Qui
ho richiesto il permesso all'autrice, che è stata
gentilissima nel
darmi l'okay. Nel caso lasciaste qualche commento,
provvederò
affinché lei lo riceva in tempi brevi, tradotto ovviamente :)
-
Ringrazio Shellyng
che mi ha betata XD ♥
Dominoes
Implodono
silenziosamente, Naomi ed Emily.
Niente
urla, niente parole, solo sguardi mesti attraverso la voragine che si
apre, mentre un senso di inevitabilità si posa attorno a
loro come
polvere.
Più
tardi, quando Naomi è sola, distesa sul letto nella sua
camera buia,
non ci sono lacrime, ma solo un'infinita catena di sigarette e
ricordi di Emily che scorrono a ripetizione nella mente.
Rimane stesa lì per un periodo di tempo indefinibile.
---
Naomi
si ritrova da Effy. Non è sicura di come le sue gambe
l'abbiano
portata a casa Stonem, ma una volta che è là non
riesce a pensare
ad un posto migliore in cui essere.
Effy
non dice nulla quando la vede in piedi sulla soglia, disperata;
l'unico segno con cui tradisce di aver compreso in che stato si trovi
Naomi è un leggero sollevamento sopracciglia - una domanda
silenziosa che non ha davvero bisogno di una risposta.
Ma
che la ottiene comunque.
Naomi
sputa fuori un "Emily..." prima che la sua gola si chiuda
ed Effy le sia addosso, a stringerla in uno strano abbraccio ossuto.
Sa
di incertezza, come se Effy non fosse abituata ad essere una spalla
su cui piangere, ma allo stesso tempo è rassicurante e
più che
sufficiente a tenere a bada le lacrime. (Una
o due potrebbero sfuggirle. Naomi è umana.)
Effy
la porta fuori; questo è il modo in cui affrontano la cosa,
alla
fine. Ma la serata si rivela un fallimento; càpitano nello
stesso
locale scelto da Emily e Katie, e finiscono per andarsene prima
ancora di sballarsi come si deve.
Ma
Naomi non vuole andare a casa, non vuole stare sola dopo aver visto
le lacrime negli occhi di Emily, illuminate dalla luce dello strobo,
così rientra con Effy, a casa di lei.
C'è una bottiglia mezza vuota di vodka nella stanza di Effy.
Naomi ne prende un sorso senza chiedere.
---
Naomi
non è sicura di cosa Effy dica di così buffo; le
parole le entrano
in testa, colpiscono il pulsante del divertimento, e subito
svaniscono, lasciandola in preda alle risate, a strozzarsi e sputarsi
vodka addosso.
Quel
che fa Effy dopo, la sorprende: si sporge avanti con un unico
movimento fluido e un po' lecca e un po' bacia la vodka sul mento di
Naomi, poi indietreggia con un sorrisetto soddisfatto sul viso.
"Quello
per che cos'era?" chiede Naomi, e adesso la sua risata è
imbarazzata.
"Ho
bisogno di un motivo per farlo?"
"Per
leccarmi la faccia? Direi proprio di sì."
Un
attimo di silenzio, poi Effy dice, "Non volevo sprecare l'alcol."
"Certo,
perché sei proprio rimasta senza scorta."
Ubriache,
le parole diventano uno scioglilingua, e allora entrambe ridono,
Naomi così forte da non riuscire a respirare.
Ed
è quasi abbastanza per allentare la tensione; quasi
abbastanza,
prima che Effy la baci ancora.
"Sei
fottuta," dice Naomi non appena si allontanano e riprende fiato.
"In
ogni senso del termine."
"Sì," replica Effy.
"Ma
non lo siamo tutti?"
Qualcosa
dentro Naomi vorrebbe dire no,
ma non è più sicura che sia vero.
La volta successiva in cui si baciano, è lei a prendere l'iniziativa.
---
La
cosa migliore di scopare con Effy - Effy che è sempre stata
così
consapevole, onnisciente - è sorprenderla e insegnarle
qualcosa di
nuovo.
È una che impara in fretta.
---
Più tardi, quando il sole sta sorgendo, Effy dice, "La tua vita non deve finire insieme con lei"
---
Va avanti all'incirca una settimana.
Naomi
ed Effy esistono unicamente nella penombra dell'aurora, quando il
bagliore sporco della pioggia flitra appena tra le tende e gli
uccellini iniziano a cantare. Sembra irreale, stare stravaccata dal
verso sbagliato sul letto di Effy e scopare tranquillamente in mezzo
alla foschia di alcool e fumo, ma è proprio così
che deve essere -
irreale. Se non lo fosse, Naomi dovrebbe affrontare la cosa.
La
presenza di Emily indugia nella stanza come un fantasma, ma loro non
pronunciano mai il suo nome; una cosa del genere farebbe tornare il
dolore, ancorandole con violenza alla realtà, ed
è meglio non
sentire.
Naomi
è diventata un'esperta nel non provare nulla.
Rimane
stesa lì, nei piacevoli postumi del sesso, una risata
inspiegabile
che le scoppia in petto. È il fottuto spinello a far
sì che tutto
sembri più divertente di quanto non sia, come ad esempio il
modo in
cui Effy la guarda, consapevole di quanto impenetrabile sia il
proprio sguardo e compiacendosene.
Pensa
che Effy sia come un cubo di Rubik; sorprendentemente facile da
capire, se la si sa osservare nel modo giusto, ma comunque troppo
difficile per la maggior parte delle persone, che lasciano perdere
mentre Effy è ancora incasinata, da scomporre.
Naomi
non è una sciocca; sa che è stupido anche solo
provarci.
Eppure,
non può impedirsi di chiederglielo.
"Perché
lo fai?"
Non
si aspetta una risposta chiara.
Effy
sbuffa un anello di fumo e sorride.
"Mi
piace scopare con gente che non è innamorata di me.
È meno
complicato, così."
"Lo
è?"
Effy
scrolla le spalle, toglie il tappo alla bottiglia quasi vuota di
vodka e beve un goccio.
"Ma
a te nemmeno piacciono le ragazze."
"Alcuni
di noi non fanno certe distinzioni."
"Fottiti,"
dice Naomi. Trova sia una risposta appropriata alla maggior parte
delle cose che Effy dice.
"Cosa,
ancora?" Effy solleva un sopracciglio. "Sicuro."
---
Una
sera vanno a ballare. O meglio, il piano è quello, ma si
devastano
talmente in fretta che muoversi va quasi oltre le loro
capacità, e
finiscono aggrappate l'una all'altra sulla pista da ballo, dondolando
appena, mentre figure ubriache le urtano da ogni angolo.
Naomi
si stringe saldamente ad Effy, affondando il viso contro la sua
spalla così forte da vedere le stelle, i colori che
esplodono dietro
le palpebre - strisce di bianco, tagli di arancione e qualche
sciacquo di blu.
Effy
sembra sbagliata
sotto il suo tocco - troppo alta, troppo magra - ma non è
che sia
davvero così. È solo che Effy non è
Emily. È questo che Naomi ama
e odia di lei: è indefinita, una serie di segni negativi, il
suo
intero essere caratterizzato dalla qualità di non-Emily.
Quando
Effy la bacia, sa di dolce e aspro, come un frutto estivo che Naomi
non sa riconoscere. I baci la sopraffanno; il calore si diffonde sul
suo corpo come un incendio. Pensa
che si potrebbe abituare a farsi piacere la non-Emily.
Stanno
lì, abbracciate l'una all'altra, fino a quando il locale non
chiude
e crollano a casa di Naomi; è la più vicina, e
tutte e due sono
troppo al verde per un taxi.
Per una volta, non scopano.
Sono
entrambe troppo fuse di testa, e troppo accaldate; anche fuori dal
calore soffocante del locale, l'aria è troppo immobile, e
Naomi è
sicura che se toccasse Effy potrebbe prendere fuoco.
Così
rimangono sul letto di Naomi - Effy sul lato che non è
più di Emily
- e guardano il soffitto, stordite.
A
Naomi pare di sentire il mondo ruotare sotto di sé
– lentamente,
lì sulla superficie, ingannevole, come se in
realtà non stessero
tutti sfrecciando attraverso lo spazio.
Quel
pensiero la fa sentire frastornata, malata. O forse è colpa
della
droga.
Si
alzerebbe per vomitare, liberare l'organismo quasi davvero ne avesse
bisogno, ma non vuole interrompere il momento muovendosi (non
è
nemmeno un momento che valga la pena di preservare).
Se
si concentra a fondo sulla presenza di Effy al proprio fianco,
può
iniziare a districarla e renderla irreale, come se stesse fissando
una parola per così tanto tempo da smarrirne il significato,
renderla sconosciuta e strana.
Solo
che non può fissarla, perché Effy fissa lei, le
vede attraverso,
con questa vista a raggi-x che è tipo il grande talento
segreto di
Effy.
Allora
Naomi prova a concentrarsi sul soffitto, che da giallo sembra quasi
grigio nella scarsità di luce, e invece sente
Effy.
Nemmeno
si toccano, ma nel centimetro o due che le separa Naomi può
sentire
il suo calore, e quando per caso chiude gli occhi per un momento,
vede Effy, l'immagine residua degli occhi di Effy, marchiata a fuoco
sulla retina.
Apre
gli occhi e si muove - il momento ormai infranto, adesso.
Effy
la sta osservando, come se avesse aspettato che Naomi si alzasse, e
ora che lo ha fatto ha un paio di idee.
"Non
mi va,” dice Naomi, le parole che le graffiano sgradevolmente
la
gola.
Effy
la ignora e si siede a gambe incrociate, guadagnandosi una posizione
migliore per scrutarla - come a costruire un castello su una collina,
non fosse che Naomi difficilmente proverà ad attaccare.
"Perché ti faceva così paura essere gay?” chiede Effy, e la domanda è così inaspettata che Naomi scoppia a ridere.
"O
essere bi. Che ti piacessero le ragazze. Perché ti
spaventava
tanto?”
"Chi cazzo lo sa.”
Sembrano
passati anni, adesso, così distanti, lontani, come se il
tempo non
fosse mai esistito, relegato ad una storia antica che Naomi abbia
solo studiato e mai vissuto.
"Non
era il fatto di essere gay,
era... realizzare che non mi conoscevo bene tanto quanto pensavo. Non
spaventerebbe anche te?”
Effy
sorride, con quell'espressione selvaggia negli occhi.
"Io
non mi conosco per niente. È ciò che rende la
vita interessante.”
"E
questo è anche il motivo per cui nessuno ti conosce
davvero.”
Qualcosa
nell'espressione di Effy si spegne e lei si allontana.
"Nessuno conosce davvero nessuno, Naomi. È stupido pensare di poter entrare nella testa degli altri.”
---
Svegliarsi
e trovare Effy nel proprio letto è strano; la fa sentire
come se
Effy si fosse intrufolata, ma la colpa è stata
principalmente di
Naomi, che ce l'ha invitata. In
quel quadro tutto risulta sbagliato,
dalla lunga sagoma delle gambe di Effy, che si distendono troppo, in
fondo, sotto le coperte, al timbro diverso del respiro.
Lei
non appartiene a quel luogo.
Nel
bozzolo che è la camera di Effy, sono al sicuro;
là, in quello
strano limbo, possono esistere senza conseguenze.
È
un posto nel quale le cose non accadono veramente e possono essere
dimenticate una volta che te ne vai. La camera di Naomi è
diversa; è
solida, appartiene al mondo reale.
Effy
non dovrebbe essere lì.
Non
rimane per colazione. Svicola fuori non appena sveglia, in silenzio,
e Naomi crede che Effy abbia capito.
"Quella
non era Emily”, osserva la madre di Naomi quando la ragazza
si
azzarda a scendere le scale, e sebbene il suo tono sia casuale, suona
comunque come un'accusa.
"Fanculo,
mamma, è solo un'amica.”
"D'accordo, stavo solo chiedendo.”
Sua
madre fa un sorriso triste, come se le si spezzasse il cuore.
"Allora,
che è successo con Emily?”
È
più di quanto Naomi possa sopportare.
Percepisce
qualcosa di caldo bruciarle negli occhi prima di rendersi conto che
sono lacrime.
Lascia la cucina senza mangiare.
---
Quella
notte, Naomi torna di nuovo a casa di Effy.
Non
appena crolla sul suo letto ed Effy le porge una canna senza dire una
parola, si sente più rilassata, ancor prima di fare un tiro.
Si
passano il fumo ed ogni volta che aspira, Naomi percepisce la
tensione della giornata allentarlesi in petto, fin quando non
è così
fatta da lasciarsi andare alla deriva, senza niente ad trattenerla.
A
volte, quando Naomi è strafatta, comincia a filosofeggiare.
Senza
alcun motivo, all'improvviso diventa importante spiegare roba,
spiegare il mondo ad Effy, mostrarle che non è lei l'unica a
sapere
come vanno le cose.
Vuole
raccontarle del libero arbitrio, di come esso non esista davvero, ma
le parole compiono un lungo viaggio dal cervello alla bocca, e quelle
che non si perdono per strada vengono ingoiate dai baci di Effy.
Naomi pensa che Effy sia nata così, nata con questo dono naturale nel far sentire bene le persone quando loro odiano se stesse (ed è proprio uno scherzo crudele, a pensarci, perché sembra che l'unica persona su cui Effy non riesca ad estendere il proprio talento sia lei stessa, non importa quanto duramente ci provi).
Naomi
si concede il permesso di perdersi in Effy, nell'attimo, e poi fa del
suo meglio per restituire il favore.
Forse
Effy è il tipo di persona che non riesce mai ad essere
soddisfatta,
che non riesce mai a sentire abbastanza. O forse è che sente
fin
troppo.
"Quindi credi nel destino?” domanda Effy.
O
Naomi s'è lasciata sfuggire più di quanto
intendesse fare o Effy ha
intuito ciò a cui stava pensando. Nessuna delle due ipotesi
la
sorprenderebbe.
"Non
è questo. Solo perché non abbiamo alcuna
direzione, non significa
che ci sia niente a guidarci.”
Distende
le mani di fronte a lei, gesticolando inutilmente nell'aria.
"È
soltanto una catena inevitabile di eventi, una cosa che impatta
contro un'altra. Come far cadere le tessere del domino,
capisci?”
Effy
inclina la testa di lato.
"Ma
che succede se colpisco le tessere in una direzione
diversa?”
"Ah,
bè, il fatto è questo: tu sei
una delle tessere. Solo che non te ne rendi conto.”
"Mi
sembra una buona scusa per fregarsene.”
Naomi
sente un peso sopra di sé, una tristezza che non riesce a
scrollarsi
di dosso.
"È
una cosa che devi ignorare per fingere che qualsiasi altra cosa abbia
importanza.”
Effy
la studia per un istante, poi le sue labbra si piegano in un sorriso.
"Niente
più canne per te.”
---
Continua
per una settimana, poi, improvvisamente come è cominciato,
finisce.
Scopano ai piedi del letto di Effy, e sono solo un po' brille e un pochino fatte, che per loro è come essere sobrie.
Il
movimento della lingua di Effy è volutamente lento, non
importa
quanto forte le dita di Naomi si intreccino ai suoi capelli, e poi
c'è una cosa che Effy fa, un qualche gesto impercettibile
che Naomi
non saprebbe descrivere, ma che le riporta alla mente Emily.
L'immagine
di Emily le sboccia tra i pensieri proprio quando Naomi sta per
venire, ed è l'orgasmo più strano della sua vita,
così pieno di
dissonanza cognitiva da farle dimenticare dove si trovi.
Effy
se ne accorge. Naturalmente.
"Perché
lo stiamo facendo?” chiede Naomi, e non è la prima
volta. Comincia
a pensare che quello che fanno non avrà mai un senso.
"Non
tutto deve avere un significato, Naomi. Alcune cose semplicemente...
sono.”
Naomi
la guarda, guarda quell'espressione che non riesce mai a decifrare, e
la risposta è così semplice che si stupisce di
averci messo così
tanto a capirla.
"Intendevo
Emily ed io. Quello
ha un significato.”
Effy
non dice nulla, annuisce.
"Penso
che tornerò da lei”, afferma Naomi.
"Se
mi vorrà, cioè.”
Effy
suona stanca quando replica, “Lo farà.”
"Come
fai a-...”
"Lo
farà.”
---
La camminata verso casa ha come colonna sonora il canto di prima mattina degli uccelli.
Le
strade di Bristol sono grigie nella luce pallida dell'alba, ma
c'è
profumo d'estate, e l'odore stantio della pioggia recente si mescola
con una brezza sparsa che sa di caprifoglio.
Sotto
i piedi di Naomi, è bagnato; in una suola delle scarpe
leggere e
scollate che indossa c'è un buco, inspiegabilmente ottenuto
la notte
prima, e la ragazza sente il freddo dell'asfalto ad ogni passo.
Dovrebbe guardare a dove cammina, per assicurarsi di non calpestare
niente di affilato, invece si concentra sul cielo, ad osservare il
grigio che lentamente soccombe all'azzurro.
Il
sole ha ormai pulito l'orizzonte quando Naomi arriva a casa, e
l'ultima cosa che vuole fare è andare a dormire.
La
sua mente è troppo attiva, lo sballo del fumo si
è dileguato
durante il viaggio di ritorno, e lei continua a rigirarsi in testa
delle domande, la maggior parte delle quali comincia con “e
se...?”.
Si
siede sui gradini di fronte alla porta e fuma l'ultima sigaretta,
guardando le spirali di fumo dissolversi nell'aria, e una volta che
ha finito di fumare rimane lì seduta, aspettando che la
strada
lentamente si risvegli.
Sui
primi accenni di rumore, Naomi si alza, e dopo una doccia e un cambio
di vestiti si sente un po' più umana, un po' più
la vecchia se
stessa.
Si
rimette in cammino, su un percorso a lei familiare. Le strade
sembrano quasi irriconoscibili alla luce del sole, troppo splendente,
e Naomi si chiede come abbia fatto a diventare così poco
abituata
alla luce del sole in così breve tempo, come abbia fatto a
smarrirsi
così tanto.
Più
in fretta di quel che si aspettasse, Naomi svolta in Dibstall Road, e
quando si trova di fronte all'ingresso, si scopre ad esitare.
Una
parte di lei vuole darsela a gambe, cercare Effy ancora oppure
semplicemente ripartire da zero, da sola, ma c'è un motivo
se non
riesce a togliersi Emily dalla testa, e non ha senso fingere che sia
diversamente.
Suona
il campanello.
Quando apre la porta, Emily le sorride.