E'
il 21 marzo. E' primavera: Cà, non potevi che nascere il primo
giorno di primavera, perchè...
...bè tu sei un po' come la
Primavera: con la sua energia, le sue piogge improvvise, i suoi
fiori, il suo sole capriccioso e anche le sue allergie.
Sì, non
le so fare le dediche. E neanche le metafore. Lo sai.
E sai pure
che ti voglio bene :3.
E' il 21 marzo.
Anche Dio
invecchia.
Buon ShikaIno Cà!
Your
own special way.
ShikaIno
birthday edition!
Seventh
Birthday– Quando il piccolo principe dorme -
Dormiva supino
con le mani giunte dietro la nuca, un'espressione quieta e seria sul
volto, il respiro regolare ed appena percettibile.
«
Svegliati, cattivo »
Yamanaka Ino dall'alto del suo metro e venti
guardava con occhi socchiusi il bambino addormentato e se ne stava a
braccia conserte e con un piede a pochissimi centimetri dalla pancia
del suo compagno di Accademia.
« Non ti perdonerò mai » sibilò
abbassando lentamente il piede e sembrò proprio che stesse per
colpire il piccolo ninja, quando invece di colpo si girò facendo
sferzare, con un suono minaccioso nell'aria fresca, la coda di
cavallo.
Avanzò sul prato ad ampi passo di marcia verso i suoi
amici che giocavano poco più in là, ma al terzo passo già si fermò
e si girò, tradendo negli occhi azzurri severi una curiosità
pungente.
« Cattivo, cattivo, cattivo, cattivo » ripetè tra sé
e sè mentre osservava la piccola eppure così concreta figura di
Shikamaru Nara, con quei capelli ritti in mezzo alla testa a causa di
una buffa coda altissima. « Sasuke è centomila volte meglio di te,
stamattina sono sicura che se Sakura non lo avesse intercettato mi
avrebbe fatto gli... »
Yamanaka Ino lo vide schiudere appena le
labbra, ne era certa nonostante fosse a qualche metro di distanza e
ammutolì di colpo.
« Auguri
seccatura »
Era la
prima volta che qualcuno la appellava con quell'aggettivo.
Prima
ancora di mettersi a urlare per il nervoso, Ino Yamanaka sgranò gli
occhi e curvò le labbra in un gran sorriso.
Poi sì, con
gratitudine e dall'alto del suo metro e venti, diede un vigoroso
calcio al principe dormiente.
Eleventh
birthday – Siete bambini -
Dopo
l'allenamento il maestro aveva offerto ai suoi tre allievi il pranzo
in onore degli undici anni dell'unica ragazza della squadra. Avevano
tutti mangiato in abbondanza e anche riso molto, stavano ridendo
anche ora che erano usciti dal locale e si stavano per congedare
l'uno dall'altro.
A dire la verità quella era solo l'apparenza.
Il maestro aveva intuito che la piccola Yamanaka aveva una risata più
stridula del suo solito, che Akimichi cercava con tutto se stesso di
far divertire l'amica e che Nara in fin dei conti non aveva proprio
riso. Il bello era che l'unico che si stava seriamente divertendo era
proprio lui: quella situazione era troppo ovvia.
Perciò
non si preoccupò di indagare verbalmente in merito a cause o modi di
sentire e alzò la mano per salutare i tre allievi. Fece una sola
cosa per stimolare ulteriormente la situazione, ovvero passò accanto
a Nara Shikamaru e gli bisbigliò qualcosa all'orecchio, sotto gli
sguardi curiosi degli altri due.
Quando questi ebbe sentito, in
risposta si grattò la nuca e nient'altro, ma il maestro sorrise
sotto i baffi, si accese una sigaretta e se ne tornò a casa
orgoglioso e leggero come dopo una vincita agli shoji o una missione
andata a buon fine.
Choji Achimici seguì con lo sguardo la figura
dell'uomo che si allontanava e tirando fuori dalla tasca un pacchetto
di patatine si congedò dagli amici, mentre sgranocchiava una
patatina aveva tutta l'aria di chi la sapeva lunga.
Si accorsero
in ritardo, i due bambini rimasti, di essere rimasti soli.
Ino
guardò di sottecchi Shikamaru più e più volte, mentre Shikamaru
aveva le parole del maestro impresse nella mente e davanti agli occhi
il ricordo di Ino che stava per piangere, un'immagine che lo
infastidiva. Gli seccava.
«
Ogni anno la stessa storia » dissero all'unisono.
« Non rubarmi
le parole! » sbottò Ino puntando un dito contro al bambino con le
mani nelle tasche. Questi, dal canto suo, si limitò ad alzare le
spalle.
« Sei la bambina più permalosa sull'intera circonferenza
della terra » asserì calmo, atono. Dopo di che si avviò lungo la
stradina.
« COMINCIA A SCAPPARE! »
I due elementi rimasti del
team 10 sfrecciarono lungo la silenziosa Konoha del primo pomeriggio,
lei sbracciandosi e urlando, lui sbuffando e pregando che quella
giornata stancante finisse presto. Eppure, una volta dinnanzi al
cancello di casa Nara, Shikamaru si fermò e gli occhi stanchi
tradirono una luce improvvisa. La stessa che gli si accendeva
azzeccando una mossa nel gioco.
« E sei anche alquanto
prevedibile, Ino » disse. Poi scomparve dietro la porta per
ritornare qualche istante dopo. « Si
può sapere perchè sto facendo tutto questo?
» domandò a se stesso mentre protendeva una mano verso la
bambina.
« Si può sapere che succede? »
Ino Yamanaka prese
di scatto l'oggetto che Shikamaru aveva in mano e lo osservò a
lungo, il fiatone che non si accingeva a scomparire e le mani che
tremavano. Aveva ancora un'espressione arrabbiata sul volto, ma le
guance già rosse tradivano un rossore ancora maggiore.
« Ah, e
non hai neppure un briciolo di pazienza » concluse Shikamaru come se
avesse appena finito un lungo e importantissimo sermone. Poi fece
diede le spalle a Ino ed entrò in casa, scomparendo in un denso
silenzio.
L'elastico blu, con un piccolo fiore secco fissato in
una ipotetica metà del filo circolare elasticizzato, che lei aveva
tra le mani, era lo stesso che aveva perso una settimana prima
durante una lezione all'Accademia, mentre si avventava su Sakura
Haruno sotto agli occhi sprezzanti di Uchiha Sasuke. Lo aveva cercato
un po' sotto alla pioggia, ma poi suo padre – colui che aveva
costruito e le aveva dato in dono tale elastico - era venuto a
prenderla.
- Non
mi ha fatto gli auguri, stamattina. Eppure aveva pronto un regalo. Ma
se lo è dimenticato a casa. -
Un
biondo sopracciglio tremò qualche istante, le labbra rimasero
socchiuse senza pronunciare alcunchè: - si
può sapere che succede?
-
Prima ancora di cercare o trovare una risposta sciolse con voga
i capelli, mise in tasca il rovinato fermacapelli che indossava, e
legò la cascata di fili biondi con l'elastico blu.
« COMINCIA A
SCAPPARE! »
Esclamò finalmente e prendendo la ricorsa si
catapultò in casa Nara.
Sul secondo gradino della scalinata che
portava al piano di sopra, prese il bambino per un braccio e lo
costrinse a girarsi e ad abbassare la testa per osservarla dritta
negli occhi. Dal basso del primo gradino Ino alzò un pugno in aria,
sfiorò una guancia di Shikamaru, dopo di che alzò il dito indice.
«
Stupido Shika_kun »
soffiò e per qualche secondo rimase immobile a fissarlo, il dito
ammonitore a poca distanza dalle labbra del bambino. « Stupido,
stupido Shika_kun! » aggiunse. Dopo spinse il bambino a terra e
corse via.
- Auguri,
Ino – probabilmente
fu quello che Shikamaru pensò mentre la vedeva andare via, la coda
alta che ondeggiava sulle spalle minute, l'elastico in mezzo a tutto
quel biondo. Ino corse leggera verso il negozio e la prima cosa che
fece quando si imbatté in suo padre fu mostrargli con orgoglio il
regalo
tra i capelli.
Chissà cosa aveva detto, il maestro, all'orecchio
di Nara.
Fourtheen
birthday – Perchè devo sognare di te? -
Era
una giornata che non aveva niente a che fare con l'autunno appena
arrivato, era come se il sole stesse facendo un capriccio contro agli
Dei e avesse deciso di stendere sulla già sudata Konoha una spessa
coperta.
Shikamaru Nara non amava particolarmente il caldo, ma
nemmeno l'odiava. Semplicemente non poteva tollerarlo allorchè il
fisico era in movimento. I pisolini fatti all'ombra di un qualsiasi
albero dalle lunghe fronde, erano però i migliori che potesse
fare.
In quell'istante, quindi, Shikamaru Nara stava apprezzando
la giornata calda che gli Dei gli avevano offerto. Aveva la schiena
appoggiata al tronco di una quercia piuttosto imponente, le braccia
abbandonate lungo i fianchi e gli occhi chiusi. In sottofondo c'erano
il frinire delle cicale e il canto degli uccelli portato da una
lievissima brezza.
L'allenamento del team 10 era finito da un'ora
abbondante, e a lui non rimaneva altro che riposare in un luogo
appartato, in attesa del tramonto per ritornare a casa.
Sì,
decisamente stava amando quell'assolato pomeriggio.
Gli sembrò di
entrare in un sogno dove c'era un cielo terso e tinteggiato qua e là
da qualche nuvola senza particolare forma, lui, steso, fissava le
nuvole con molta attenzione per cercare di intravederci una qualsiasi
figura, ma l'operazione era più difficile di quanto pensasse:
nonostante questo lui nel sogno non provava fastidio, sapeva che
doveva solo aspettare la rivelazione.
Era un sogno molto vivido, il frinire delle cicale era lo stesso che
gli aveva conciliato il sonno poco prima, e persino il profumo
dell'erba appena tagliata era il medesimo.
- E'
questione di poco, questa pace non può durare a lungo –
si disse nel sogno, ma non si sentì particolarmente afflitto da una
tale supposizione, perchè gli bastava godere appieno di quei momenti
tranquilli mentre con cura fissava il cielo.
- Ecco
che una nuvola sta modificando la sua forma –
notò concentrando lo sguardo in una porzione di cielo per lui
specifica. - Un
volto -
Ci
mise poco a realizzare che la nuvola assunse le proporzioni di un
volto di ragazza, un viso conosciuto con zigomi piuttosto pronunciati
ed un ciuffo di frangia che copriva parte della fronte e dell'occhio
sinistro. Ben presto anche le altre nuvole assunsero quella forma, ma
sul volto di ognuna – notò Shikamaru con una punta di stupore –
aleggiava un'espressione diversa dalle altre.
Gioia,
rabbia, tristezza, felicità, paura, compassione.
Nel
sogno gli balenò improvvisa la parola « Rivelazione », ma a questo
punto chiuse gli occhi.
Shikamaru Nara aprì la visuale e si
ritrovò a fissare un cielo tinto con i primi colori del tramonto e
privo di nuvole. Mentre distaccava la schiena indolenzita dal tronco,
si rese conto di aver appena avuto uno strano sogno.
Si ritrovò
sudato e con una leggera vertigine che gli fece girare la testa. Si
premette gli indici sulle tempie e inspirò profondamente, espirando
poi altrettanto intensamente. - Che
razza di sogno era? E poi cosa mai c'entravano quelle nuvole con la
parola « Rivelazione?» E soprattutto, perchè ho sognato lei?
-
Guardò
ancora il cielo ma non c'erano proprio nuvole.
« Shikamaru
»
Sentendosi chiamare sobbalzò appena, protendendo di qua e di là
il collo alla ricerca della fonte di tale voce bassa. Era come se
provenisse dalle profondità della terra, eppure aveva un qualcosa di
dolce.
- Forse
sto ancora sognando -
Ma era sveglio.
Poi, come se avesse avuto un'intuizione
ispiratagli da chissà chi, abbassò la testa e i suoi occhi
trovarono quel viso che era apparso nelle nuvole.
« Shikamaru,
sei uno stupido »
Su quel volto femminile vi era dipinta felicità, sulle labbra
schiuse aleggiava un piccolo sorriso, lunghe ciglia erano come raggi
di sole, la pelle era ceramica. Se qualcuno l'avesse toccata –
pensò Shikamaru – probabilmente sarebbe andata in mille pezzi: non
avrebbe mai più potuto rivedere tale nuvola, non sarebbe stato
capace di ricostruirla neanche ricorrendo a tutti i ricordi che
possedeva, e non avrebbe potuto nemmeno più osservare le nuvole con
la stessa pace di prima, poiché ogni qualvolta che lo avesse fatto
si sarebbe ricordato della nuvola spezzata e lo sgomento si sarebbe
fatto strada dentro di lui. E si sarebbe sentito seccato, ma non
avrebbe avuto alcun rimedio alla sua seccatura.
Un alito di vento
più intenso lo accarezzò e fece ondeggiare al vento la frangia
della ragazza addormentata accanto a lui, stesa sul prato arido.
Shikamaru si ritrovò ad immaginare che una volta passato l'alito di
vento, quel volto si sarebbe disintegrato e fece una smorfia.
-
Devo smetterla di
fantasticare, il sole di oggi deve avermi dato alla testa. O forse è
proprio lei che mi sta indispettendo anche mentre dorme. -
Fissò
con attenzione il volto della ragazza, una volta che il vento se ne
fu andato, e non trovò alcuna anomalia. Era sparito il sorriso, ma
vi aleggiava una particolare soddisfazione. Chissà cosa stava
sognando. - Nuvole
con la forma del mio viso? -
A quel punto Shikamaru scosse la testa e tornò ad appoggiare la
schiena alla corteccia della quercia.
Che si trattasse del sole,
del sogno, dei dispetti di Ino o di tutte e tre le cose messe
assieme, era definitivamente successo qualcosa.
Aveva a che fare con delle nuvole e una rivelazione, con della
fragile ceramica e del vento, con il bene e con il male.
- Devo
forse proteggere qualcuno? -
Sì,
qualcosa nella sua testa non era a posto. Si stava scervellando
troppo e ciò rovinava la pace di una calda giornata di settembre
giunta al termine. - Lei
è qui. Le nuvole oggi non ci sono e io sono sveglio. -
si disse mentalmente e chiuse gli occhi.
Poteva percepire
distintamente il respiro della ragazza, era regolare e quieto e si
intonava in maniera straordinariamente giusta al canto di uccelli e
cicale. Quel respiro rendeva l'atmosfera ancor più pacifica –
pensò Shikamaru – e rendeva ancora più apprezzabile una calda
giornata di una estate che avrebbe dovuto essere finita da due
giorni. - Devo
proteggere la mia pace. Ma se la mia pace è data anche da lei, da
questo suo respirare, vuol dire che devo proteggere anche lei. Che
razza di pensiero è mai questo? -
si ritrovò a ragionare con un'assurda lucidità e poi sgomento,
focalizzando figure che si muovevano al ritmo di quel respiro dietro
alle palpebre. - Il
suo volto, il suo respiro devono rimanere intatti. Non è questo
egoismo? -
concluse infine quel ragionamento che non gli parve nemmeno suo, che
non era riuscito a bloccare sul nascere, come se fosse qualcosa che
gli fosse stato inculcato da chissà dove.
Come
fosse ancora in sogno. Ma istintivamente percepì una punta di
orgoglio invadergli le vene.
- Anche
Ino poteva essere così quieta? -
Si
accorse di aver inconsapevolmente regolato il respiro a quello della
ragazza, e di essere piombato in uno stato di quiete profondissima.
Così profonda da fargli provare piacere. Avrebbe davvero prolungato
quei momenti all'infinito, se solo avesse potuto. Ma quella era la
realtà e ben presto la pace si sarebbe spezzata, sarebbe andata in
mille pezzi, proprio come la nuvola in caso di forte vento. Ma la
cosa peggiore che poteva realmente succederli per prima era che Ino
si svegliasse e allora sì che la pace sarebbe stata interrotta.- Ma
è veramente così? -
Shikamaru
aprì un solo occhio come fanno i gatti e girando appena la testa
fissò la ragazza che dormiva di un sonno intenso. - Lei
è qui. Io sono qui. Oggi è il mio tredicesimo compleanno e questo è
un ottimo modo per finire gli anni. -
Non fece neanche il tempo a formulare un'altra frase che tornò
ad addormentarsi profondamente, sognando di dormire su uno sterminato
campo di trifogli cullato da un respiro conosciuto.
Quando si
svegliò era l'alba del giorno dopo e la prima cosa che vide fu un
cielo in un paio di occhi dentro una nuvola solida e sicura.
«
...NO. Non è possibile. Che razza di modo di cominciare il proprio
compleanno è mai questo?! »
La calda giornata di settembre era
finita. In compenso, ne cominciava un'altra ancora più rovente. E il
caldo, questo giro, sarebbe stato insopportabile.
- E'
il prezzo da pagare per la tranquillità, vero? -
«
Nemmeno il giorno del tuo compleanno riesci a svegliarti col piede
giusto, vedo. E poi pretendi che ti faccia gli auguri. »
- Una
nuvola da proteggere. -
«
Potevi svegliarmi »
« Potevi non seguirmi »
- Una rivelazione, uh? -
Shikamaru
si alzò e senza essere visto curvò le labbra in un piccolo luminoso
sorriso.
Fiftheen birthday –
Non un'attesa ordinaria -
Shikamaru Nara fece leva sulle mani
e con un piccolo saltello si sedette sopra al muretto di fronte a
casa Yamanaka. Quella di sedersi e aspettare era un'azione che
ripeteva quotidianamente, addirittura lo stesso tragitto che compiva
il suo sguardo durante il tempo dell'attesa era lo stesso sempre.
Prima fissava il portone in legno nocciola, il cancello aperto,
l'albero di ciliegio che faceva ombra sul corridoio di pietra in
mezzo al prato appena tagliato, la strada in pietra squadrata, poi si
concentrava sui propri piedi a penzoloni, le ginocchia ossute, le
proprie mani screpolate appoggiate su di esse ed infine fissava il
cielo.
Cambiavano il meteo, l'inclinazione dei raggi solari, le
cellule e tutto ciò che seguiva il corso del tempo, ma l'attesa era
sempre la stessa.
La casa ed il negozio degli Yamanaka sembravano
disabitati, a quell'ora del primo pomeriggio, visto che né qualcuno
si affacciava alla finestra né proveniva alcun suono dall'interno né
il portone dava segno di aprirsi. Ma Shikamaru Nara sapeva bene che
in realtà non era così, per questo motivo attendeva sbuffando ad
intervalli regolari. Per il resto, a parte i sospiri, lo sguardo ed i
piedi, se ne stava immobile come una statua da giardino.
« D'ora
in poi mi passi a prendere tutti i giorni, è deciso » gli aveva
detto Ino una mattina di primavera di diversi anni prima, era la
mattina del suo dodicesimo compleanno e lei aveva creduto che lui se
ne fosse dimenticato, cosa che accadeva spesso, solamente perchè
“Auguri” non era stata la prima parole che fosse uscita dalla
bocca appena un paio di limpidi occhi azzurri lo aveano individuato,
di passaggio verso il luogo dell'appuntamento. Quella mattina era
stato sancito un patto che non era mai stato tradito.
«
Altrimenti te ne pentirai » gli aveva detto sorridendo
diabolica.
In realtà non aveva neanche pensato a prestar fede
all'ordine, ma non perchè amasse andar contro alla ragazza,
semplicemente non aveva avuto modo né voglia di pensarci. Il giorno
dopo si era ritrovato a passar per casa Yamanaka prima che Ino
uscisse di casa e aveva deciso di aspettarla. Uno, cinque, dieci
minuti prima che Ino uscisse di casa. Si era seduto sul muretto e
aveva cominciato a guardarsi svogliatamente attorno, per ingannare il
tempo: di mettersi a bussare alla porta o a urlare come avrebbe fatto
un Naruto non era proprio il caso, troppa fatica. La ragazza si era
degnata di apparire quindici minuti dopo l'arrivo di Shikamaru. - Le
donne amano farsi attendere, eh? Ah che seccatura -
« Sei
proprio uno stupido, Shika_kun »
Lui l'aveva vista curvare le
labbra in un gran sorriso soddisfatto e con uno sbuffo aveva risposto
alzando le spalle. Certo, nella sua testa aveva una quantità non ben
definita di rimproveri, ma aveva alcuna voglia di rispondere
alcunchè: era così rilassante non ricevere un sorriso diabolico.
Era così luminoso quel sorriso sincero. - A quanto pare che tu
l'abbia fatta inspiegabilmente felice - . E, quanto al bilancio
dell'attesa, non c'erano chissà che effetti negativi nell'aspettare:
dopotutto avrebbe anche potuto appisolarsi.
- Chissà quante
volte riuscirai a renderla felice. -
« Di' un po', sei caduto
in trance? »
Shikamaru Nara si ritrovò a fissare un cielo
azzurro con due nuvole scure circondate da nuvole bianche, concentrò
meglio la visuale cercando di ricordare se quell'immagine
corrispondesse al cielo che stava osservando prima di perdersi nei
pensieri. No, non combaciava, era settembre e il cielo aveva perso di
intensità. - Ah. Ci risiamo. -
Qualcosa fece pressione
sulla sua fronte e il cielo divenne un paio di occhi, ora più
lontano, vide un naso leggermente all'insù, una bocca sottile e
rossa, un collo lungo, nudo come parte delle spalle, un seno ancora
un po' acerbo che si intravedeva dalla scollatura di una maglietta
viola. - Aspetta. Che stai osservando? - Shikamaru Nara chiuse
gli occhi e quando li riaprì la figura di Ino Yamanaka si stagliava
sospettosa e divertita dinnanzi a lui.
« E' raro vederti con uno
sguardo così interessato. Anzi, direi avido. » chiosò
lei lasciandosi sfuggire una piccola risata profonda. « E' successo
qualcosa? »
Quel primo pomeriggio di settembre le cose stavano
andando diversamente. Si era seduto sì sul muretto e aveva atteso,
ma l'attesa si era trasformata in un turbinio di ricordi che avevano
messo chissà perchè confusione nella sua mente solitamente lucida.
- Sbaglio o Ino oggi sembra diversa? -
La maglietta della
ragazza non era la solita, era più scollata e larga, si adagiava
dolcemente su quel corpo che stava sbocciando, ad uno sguardo
oggettivo, nel migliore dei modi. Ma non si trattava solo di quello –
pensò Shikamaru socchiudendo glj occhi – era proprio qualcosa
nell'aria ad essere diverso. Il profumo? La leggera brezza? Le
cellule? No. Quelle cose continuavano a seguire il corso del tempo.
Era lo sguardo di Shikamaru ad essere diverso, come se, riemerso
dal ricordo di come l'attesa era nata, si fosse aperto a qualcosa di
nuovo. In realtà, c'era un pensiero che gli ruotava nella mente da
diverso tempo. Un sogno che aveva fatto l'anno prima.
- La
nuvola è sempre la stessa, sono io ad essere cambiato. E poi perchè
la nuvola è così vivida oggi? -
Era lui ad essere diverso,
anche se non sapeva bene in che modo. Più energetico, fosse stato
possibile. La giornata, in effetti, era cominciata in modo bizzarro
per Shikamaru Nara: si era svegliato con nella mente il volto di Ino
scolpito in una nuvola, le labbra di lei schiuse, rossissime,
dovevano essere morbidissime. Nel sogno lei gli diceva che non voleva
perderlo, che lo voleva vicino a sé sempre, voleva sentirlo,
voleva sapere cosa lui pensasse, provasse, “percepisse una buona
volta”. Osservando quelle labbra rosse Shikamaru Nara aveva
provato una strana sensazione al basso ventre. Black out della
mente. Reazione del corpo. Intensa.
- Rivelazione -
La
giornata, in effetti, era proprio cominciata in modo bizzarro.
Alzatosi dal letto si era catapultato in bagno e aveva buttato i
pantaloni nella cesta della roba sporca. Aveva aperto il rubinetto e
fino a che non si era calmato, aveva continuato a lavare il viso con
l'acqua fredda. - Lo sapevi che le cose stavano così -
Shikamaru Nara aveva aperto gli occhi? - Che seccatura,
accidenti. Cosa mai sta accadendo? Lasciatemi dormire. E mai più una
mattina del genere – Ma era come fosse così. Che fosse quella
la seccante causa della stranezza dell'attesa di quel primo
pomeriggio?
Che fosse il giorno del compleanno di Ino, e il giorno
prima fosse stato il suo compleanno, era una bizzarra e forse poco
opportuna coincidenza. Come avrebbe fatto a guardarla negli occhi?
Che avrebbe detto? Ma alla fine riuscì a fissarla e a parlare senza
problemi. Addirittura le fece gli auguri prima che lei si mettesse a
strillare. Riuscì anche ad incamminarsi col solito passo vagamente
strisciante verso il luogo dell'allenamento del giorno. Riuscì anche
a vedere il gran sorriso sincero di Ino e ad essere invaso da una
sensazione di tranquillità.
« Mi auguro che per il maestro
finisca prima, almeno oggi » disse portando le mani in tasca ed
inspirando forte l'aria fresca.
« Per me lo farà »
asserì Ino avanzando col suo passo quasi saltellante. E rise un po'
ancora. Era particolarmente felice. Shikamaru Nara si ritrovò a
sorridere, suo malgrado.
- Pare proprio che tu la faccia
inspiegabilmente felice -
Non che improvvisamente peccasse di
megalomania, o fosse uscito pazzo, ma fu improvvisamente convinto di
essere lui la causa della felicità di Yamanaka Ino. Sempre.
«
Dovrei dire meno male che ci siete tu e la tua vena accattivante? »
domandò in tono canzonatorio. Poi calò il silenzio. Ma continuò a
percepire la felicità. Profumava l'aria, la felicità. Sapeva di un
giaciglio in penombra su cui riposare nelle giornate estive.
-
Sono un completo idiota anche io. Dopotutto, sono un uomo. E
lei...vediamo...lei è una donna felice, uh? -
« Inutile dire
che mi offri qualcosa al chiosco del ramen stasera! Perchè ieri ho
ovviamente offerto io. Eheheh. »
Sapeva di labbra rossissime.
-
No, aspettate un momento. Lei è una seccatura. -
Di
pensieri pericolosi.
Mentre stavano per arrivare nel luogo
dell'allenamento, Shikamaru Nara si rese conto di una cosa. Impallidì
appena e sbuffò più del necessario anche per uno come lui. Seconda
reazione anormale della giornata. Lei non avrebbe certo mancato di
notarla. Il fatto era che questa volta il colpo sarebbe stato più
arduo da incassare: si era appena reso conto di non aver comprato
regali per il quindicesimo compleanno di Yamanaka Ino.
Sixtheen
Birthday – Quanto sei fortunata -
Il negozio di fiori a
quell'ora del tardo pomeriggio non aveva clienti, sembrava
sonnecchiare sotto la luce del tramonto, coi suoi fiori che si
accingevano a chiudersi.
Ino Yamanaka stava recidendo qualche
gambo di un mazzo di semplici margherite grandi, le lunghe mani che
si muovevano velocemente, la fronte aggrottata per lo sforzo
dell'attenzione, la testa bassa ed un ciuffo di capelli biondi che,
scappato dalla coda, ondeggiava nell'aria appena spostata dalla
brezza che entrava dalla finestra.
Una scena già vista,
questa.
Sakura Haruno la stava osservando seduta su uno sgabello
vicino al bancone di legno, di fronte alla ragazza bionda, appoggiata
al bancone col gomito, le dita della mano sinistra che
giocherellavano con alcuni petali caduti sul legno.
« Sei
fortunata, lasciatelo dire » disse, dopo diversi minuti in cui si
era chiesta più volte, retoricamente, se Ino l'avesse sentita
entrare nel negozio.
« Di' un po', che cosa ti sei bevuta? » fu
la risposta immediata di Yamanaka Ino che alzò la testa di scatto e
fissò con un vago allarme misto a divertimento l'amica.
Sakura
sospirò e scosse la testa, lasciando ricadere le braccia lungo i
fianchi. « Avanti, sai a cosa mi riferisco, Ino-pig! » disse ad
alta voce puntando un dito contro la ragazza bionda. Dritto sulla
bianca fronte.
Ino alzò un sopracciglio e schiuse le labbra come
se dovesse parlare, ma dopo diversi secondi di silenzio non disse
niente. Col dito indice di Sakura sulla fronte, ritornò a
concentrarsi sul suo lavoro. Doveva finire di sistemare il mazzo di
fiori entro la chiusura del negozio. Era un'abitudine, per lei,
scegliere alcune grandi margherite di prato, curarle, metterle in un
vaso pieno d'acqua ed appoggiare il vaso sul bancone per ritrovarle
l'indomani all'apertura del negozio. Le margherite le davano il
buongiorno.
Nonostante le apparenze a Yamanaka Ino non dispiaceva
la routine. O piuttosto, ne aveva bisogno. Soprattutto da una
settimana a quella parte, era come se compiere quell'azione ogni sera
riuscisse a confortare un poco il senso di vuoto allo stomaco che
aveva.
« Alla fine, anche se è diverso, sono anche io fortunata
» disse Sakura annuendo, come se stesse proseguendo un discorso con
se stessa. « Certo, al momento le cose sono un po' complicate, ma
almeno ho l'amore » concluse piegando le labbra in un sorriso.
Ino
raggruppò le margherite e ne fece un mazzo stringendole attorno ad
un filo viola. Poi osservò quanto aveva prodotto e sembrandone
soddisfatta avvicinò il vaso e vi mise dentro i fiori. Ad
un'occhiata superficiale appariva come se non avesse ascoltato le
parole della ragazza dai capelli rosa, eppure non era così. Sakura
stessa ne era cosciente, per quello non si diede in urla di
rimprovero. Per quella sera non ce ne era bisogno. Potevano
abbandonare i comportamenti da bambine. Forse.
« Mi deconcentri,
tu » disse quando ebbe davvero terminato l'azione quotidiana, avendo
posto il vaso in un angolo del lungo bancone, e finalmente guardò
l'amica negli occhi.
Il negozio era immerso in una luce ovattata
che rendeva i contorni sfumati e le ombre regnanti, ma Ino riconobbe
senza problemi il verde dei pungenti occhi di Sakura.
- E'
sempre qui, ogni sera – pensò togliendosi il grembiule e
ponendolo in una cesta sotto al bancone. - da quando lui è
partito -
Sakura Haruno non mancò di notare la lieve smorfia
sul delicato viso di Ino. Le sue parole avevano fatto colpo, e pure
la sua presenza. Ne fu in qualche modo rincuorata.
Non erano
affatto molte le volte in cui poteva dimostrarsi amica per qualcuno.
Sapeva bene che un'amicizia aveva bisogno di continue prove per
andare avanti, dimostrazioni, comprensioni, e perciò Sakura
rincorreva quelle poche prove che le si presentavano davanti con una
tenacia che ai più poteva apparire folle.
Il fatto era che,
quantunque non lo desse a vedere, non sopportava la contrazione sul
viso di Ino. Da una settimana a quella parte era tornata, quella
contrazione dei muscoli facciali. Uno spasmo.
No. Sakura non
poteva sopportare tutto ciò.
« Ho sentito da Tsunade che la
missione a Suna è finita oggi stesso »
Ino Yamanaka sembrò
accendersi di colpo. Era colpa della parola “Suna”. Gli occhi
sfrecciarono di qua e di là intorno al locale, senza vedere
veramente, luminosissimi.
Sakura sorrise ancora una volta. Andava
tutto secondo i piani.
« ...lo fai apposta, allora sei proprio
stronza. Anzi no, sei stupida. Credi di aver capito tutto ma in
realtà sei stupida » asserì in un solo colpo la ragazza bionda
sgusciando via dal bancone e dirigendosi verso l'unica grande
finestra della stanza.
Era orario di chiusura, le margherite
erano state preparate, Sakura si era presentata anche quel tardo
pomeriggio, il tramonto era arrivato: sì, un'altra giornata era
finita.
Ino Yamanaka inspirò forte e si sentì in qualche modo
più lucida. Si osservò le mani alla luce che entrava dalla
finestra aperta, erano quelle dalle dita lunghe e dalle unghie curate
di sempre. Decisamente un'altra giornata era passata, e lei era
quella di sempre. - Sopravvivenza quotidiana – si ritrovò a
dire a se stessa mentre chiudeva la finestra e abbassava le persiane,
facendo piombare il negozio in una placida semi oscurità.
« Se
io sono stupida, allora per te non c'è speranza, questo lo sai vero?
»
Non si era forse detto che non ci sarebbero stati battibecchi
o manie da bambine? Sakura Haruno si portò una mano tra i capelli e
sorrise per la terza volta consecutiva.
« Ahahahahahaha che
simpatica sei »
Ino tirò fuori di tasca le chiavi ed uscì dalla
porta del negozio che per tutto il pomeriggio era stata mezza aperta,
essendo stata una giornata di settembre più tendente all'estate che
all'autunno appena cominciato.
« Ritornando al discorso di
prima, comunque... »
Sakura fece schioccare la lingua contro il
palato e si alzò dallo sgabello stiracchiandosi leggermente.
«
Ma non hai nient'altro da fare? Ah no, ovvio. Haruno ogni sera va
dritta a dormire alle otto e mezza, come i bambini »
« Almeno
io dormo. Scommetto che tu in questi ultime notti non hai chiuso
occhio, il tuo bel faccino parla chiaro, sai? »
Sakura rimase
qualche istante con la bocca schiusa, come se dovesse dire
dell'altro, incerta se quel che avesse detto fosse troppo, ma alla
fine la richiuse e uscì dal negozio sorpassando l'amica.
« Non
sai quanto mi ha sempre dato sui nervi questa tua aria da saccente.
Brrrr, ci credo che Sas'ke... » Ino non finì la frase, sentì uno
strattone al braccio sinistro.
Quando portò lo sguardo sul
braccio vi trovò la mano di Sakura che stringeva con parte della sua
immensa forza.
« Il discorso di prima, Ino, era che siamo
fortunate perchè abbiamo l'amore » disse e lasciò andare di
colpo la presa. Gli occhi verdi lanciavano bagliori.
Ino Yamanaka
li sfidò per un po', ma poi abbassò lo sguardo sui piedi.
-
Avevo capito senza che tu me lo dicessi, fronte spaziosa -
Era
ormai molto tempo che rifletteva sulla parola amore, e aveva imparato
a conoscere anche le parole solitudine, gelosia, incertezza e tante,
tante altre parole che da “Amore” dipendevano.
Aveva un amore.
Aveva qualcuno che amava. Non era in ciò molto diversa da
Haruno Sakura né da chiunque altro. - Sono solo un po' più
fortunata – si ritrovò a pensare mentre l'immagine di Sasuke
Uchiha aleggiava nella sua mente, così lontana.
« L'orario di
ritorno del gruppo che è andato a Suna è stato anticipato, lo
sapevi questo? »
Non udì subito le parole dell'amica, Ino.
Stava osservando i propri piedi e quelli di Sakura, erano
apparentemente così simili, fascianti nei sandali. Eppure sentì che
i propri piedi erano fortunati, presto avrebbero potuto calpestare lo
stesso suolo dell'oggetto dell'amore.
- Da quando in qua sei
diventata così romantica? -
Per la prima volta da quando il
pomeriggio al negozio era cominciato Ino sorrise. Un sorriso sincero,
un po' divertito.
Le passò nella mente il ricordo recente delle
margherite nel vaso e quello delle proprie belle mani. No, lei non
era sempre la stessa, il tempo passava, la routine la faceva
sopravvivere.
Era il 22 settembre. Un giorno importante.
«
Qualcosa mi dice che qualcuno ha appena messo piede a Konoha » disse
infine Sakura protendendo un braccio a mezz'aria ed indicando la fine
della via principale, laddove c'era l'entrata di Konoha.
Yamanaka
Ino fissò la via deserta, chiuse gli occhi e aguzzò l'udito. Rumore
di passi, di scarpe che strisciavano sul terreno.
« Va' a nanna,
fronte spaziosa. Per me la notte è ancora lunga »
Sì, le due
ragazze erano diverse seppur diversi punti in comune li avessero,
come donne.
Haruno amava qualcuno che era lontanissimo,
irraggiungibile, quasi. Ma aveva dichiarato il suo amore, semplice ma
indelebile atto che avrebbe tenuto lui legato a lei per sempre,
comunque fossero andate le cose.
Yamanaka Ino amava qualcuno che
era vicinissimo, anche se a volte si allontanava ritornava sempre. Ma
non aveva mai dichiarato il suo amore. Non ancora, perchè le cose le
andavano bene così. Perchè aveva la convinzione che niente le
avrebbe tolto Shikamaru Nara.
Avrebbe aspettato ancora.
Probabilmente tra le due ragazze Ino era la più vigliacca.
Eppure
aveva la cieca ed irrazionale convinzione che per Yamanaka e
Shikamaru si sarebbero presentate le occasioni per un'evoluzione,
come sempre era stato.
Il destino, tra l'altro, ci metteva lo
zampino ogni compleanno.
Certo, non avrebbe dovuto farvi troppo
affidamento. Il destino sapeva essere alquanro bastardo, lo sapeva
bene.
Quell'anno, il 22 settembre non era ancora finito.
Ino
chiuse a chiave il negozio e si diresse non lungo la via principale,
ma lungo quella secondaria, quella che portava a casa
Nara.
Seventheen birthday – Non ti importa nemmeno
di morire -
La guerra si stava portando via tutto: case,
strade, corpi, cuori, anime. Addirittura il sole non si vedeva più
nel cielo, oscurato da uno spesso strato di artificiose nubi. Nemmeno
la luna era presente.
Lo scorrere del tempo non era cambiato: tic
tac tic tac ed una vita se ne andava, tic tac tic tac e la fine della
guerra sarebbe arrivata. Mancava ancora molto, ma questo, i ninja,
non potevano saperlo.
Quella notte c'era stata una tregua. I due
schieramenti s'erano ritirati, una invisibile barriera di poche
decine di metri a separare i due fronti su un terreno distrutto, la
luce delle torce illuminava fuori e dentro gli accampamenti. Gli
shinobi medico correvano come formiche operaie a curare il curabile,
le barelle sembravano fluttuare nell'oscurità, decine e decine di
occhi spiritati cercavano di mettere a fuoco dei particolari
familiari.
In ciò che era stata Konoha si svendevano abbracci,
si cercava calore per una notte. La forza per ricominciare a
combattere.
Era il 23 settembre.
Ino Yamanaka si era alzata dal
suo futon e facendo attenzione a non calpestare i corpi stesi sul
pavimento freddo si era diretta in fondo all'accampamento, laddove
sapeva che un uomo non stava dormendo come tutti gli altri.
«
Non dire niente » sussurrò infilandosi sotto alle coperte a e
allungò un braccio attorno al corpo di Shikamaru Nara, la testa che
pigiava su una spalla di lui.
Ci vollero diversi istanti affinchè
il corpo di Ino smettesse di tremare e fosse invaso dal calore
trasmessogli dal ragazzo che non aveva detto alcunchè, limitandosi a
non fare alcun movimento, ad accoglierla semplicemente.
Stette a
lungo immobile, Ino. La mano che stringeva un pezzo di maglietta, il
respiro che si era fatto regolare, gli occhi chiusi da cui sgorgavano
delle lacrime.
Il suono dei loro respiri vicini, di tutti gli
altri respiri presenti nella stanza rendeva la guerra più lontana.
Erano momenti di pace.
Shikamaru Nara percepì la lieve pressione
che il corpo di Ino faceva su di lui, non gli era mai stata così
vicina in diciassette anni di vita. Nonostante fossero giorni
precari, il profumo dolce della ragazza rimaneva, era un'essenza che
lui conosceva bene. Gli riempì le narici. Lo riempì.
Poi, dal
nulla, qualcosa si mosse.
Ino Yamanaka venne travolta da un corpo
caldo e concreto. Si ritrovò supina, incapace di muoversi. Non disse
nulla, si limitò a cercare con gli occhi un altro paio d'occhi che
sapeva essere vicinissimi: ed eccoli infatti davanti a lei, sembrava
che brillassero al buio.
Shikamaru Nara non era mai stato così
vicino ad una donna in vita sua, mai il suo corpo era venuto così
esplicitamente a contatto con un altro individuo. Aveva diciassette
anni, aveva per natura bisogno di un contatto come quello che si
stava verificando.
Lo sfiorò una serie di pensieri imbarazzati,
stupidi, poi una serie di riflessioni tristi. Dopotutto erano in
guerra e Ino e lui avrebbero dovuto restarsene ognuno nel suo futon.
Non era tempo per romantici abbracci né per nuove scoperte. Ma tutto
ciò non lo convinceva, chissà per quale strana ragione.
Poi la
ragazza tolse da sotto le coperte le mani e le portò sul volto di
Shikamaru. Fu un tocco freddo. Il buio inglobò un sorriso bagnato.
« Non dire niente » sussurrò alzando leggermente la schiena,
dopo di che appoggiò le proprie labbra su quelle di lui.
Mentre
ogni senso percepiva il bacio Shikamaru si ricordò di un sogno che
aveva avuto diversi anni prima, di una nuvola che aveva il volto di
lei. Per la prima volta in vita sua dacchè il maestro Asuma era
morto, ebbe paura.
Non cambiò quasi nulla nella sua persona, al
di fuori, né un tremore né una pietrificazione. Semplicemente,
contro ad ogni aspettativa razionale, schiuse le labbra e ricambiò
al bacio.
Per tutta la notte non disse niente, come se stesse
davvero ubbidendo all'ordine della donna.
Fece ripiombare Ino
supina sul letto, le si adagiò sopra e vi rimase immobile fino a che
realizzò di non potersi più fermare.
Avrebbe dovuto fare finta
di dormire, annullare le percezioni, non accogliere Ino molto prima.
Ma c'erano cose che nemmeno Shikamaru Nara era capace di fare.
«
Lo sai che giorno è oggi? »
La guerra si stava portando via
tutto. Era un gioco a perdere. Nessuno poteva sapere quale sarebbe
stata la prossima vittima, chi il vincitore.
Erano le prime ore
del 23 settembre, mancava ancora diverso tempo all'alba. Tic Tac, Tic
Tac.
Yamanaka Ino compiva diciassette anni. Aveva ritrovato la se
stessa persa durante la guerra e aveva trovato lui in se stessa. Ecco
il suo regalo più grande. L'unica cosa che contava davvero.
Quella
notte non le importò nemmeno di morire.
Aveva capito di essere
stata amata, in qualche modo.
Davvero, era come se per
ora non ci fosse nient'altro da
scrivere in quella sua e loro storia.
-
Auguri, Ino. -
-
Auguri, stupido -
The
end. To be
contiuned.
Ebbene
sì. Le scene finiscono qui. Finiscono attorno al punto in cui il
manga è arrivato, circa, ma la loro vita continua. Certo
che continua!
Avevo pensato di scrivere qualche altra flash, ma poi mi sono detta
di finire qui questo ritratto di una “vita
assieme”.
Io, Shikamaru ed Ino me li vedo in questo modo, pieni di impliciti
eppure così espliciti nel fatto che si amano da sempre. Non hanno
bisogno di dirselo. Non so...è come se semplicemente agissero,
ci capiamo? Ho imparato ad amare tanto questo pairing, e per questo
devo ringraziare mia moglie Mimi che oggi compie gli anni. E
quanti anni! XD
Date la colpa a lei se mi son messa a piastricciare su questo
pairing: è proprio merito suo se anni orsono mi sono
definitivamente sbiancata! :3
Sempre a proposito della fic, come
avrete notato l'idea di base è il “compleanno”,
ma diciamo che questo è stato più che altro un pretesto!
Vi ho fatto ruotare attorno diverse cosucce che mi giravano per la
testa. Volevo presentare un'evoluzione dei personaggi attraverso
alcuni piccoli spunti, alcune azioni, alcuni indizi. Per questo anche
lo stile è molto narrativo, molto più del mio solito, forse anche
perchè era da molto che non scrivevo e in questi mesi ho letto
tantissimo. Fatto sta che il tutto può essere noioso, ma...mi ci
sono divertita a scriverlo! Mi è piaciuto scrivere ogni singolo
verbo, immaginarmi ogni singola scena. Tra tutte le flash quella che
personalmente ho scritto con più emozione è stata quella con
Sakura: Sakura può essere fondamentale per Ino. Per lo ShikaIno!
Così come Choji. Che sa.
Spero che un po' del mio entusiasmo possa esservi arrivato
attraverso la raccolta, spero di avervi regalato qualcosa.
Detto
ciò, direi che posso stritolarvi affettuosamente tutti – e in
particolare quella stronzetta di Cà :3
– e chiedervi che ne pensate di questa bizzarro assembramento di
momenti di vita. Oh, e ringraziarvi dell'attenzione.
P.S.
L'ultima
flashfic è una specie di rifacimento
a modo mio di una flashfic
che mi aveva dedicato proprio mimi18, una specie di tributo alla
festeggiata! E alle sue meraviglie di ShikaIno.
Un abbraccio
stritolatore!
terrastoria