Dunque, siccome questa settimana ho
già aggiornato Linette (ormai la chiamo
amichevolmente così XD), e vi avevo anticipato che avrei concluso la saga con
questo quarto capitolo, mi appresto a farlo.
Anche questa fic (come la
precedente) è stata scritta mesi fa, poi però è rimasta ferma per vari motivi e
mi ero quasi persuasa di aspettare l’inverno prossimo per postarla. E invece
no, ho cambiato idea. ^^
Note: il seguente scritto contiene lievi
riferimenti slash.
Vorrei dedicarla a chi aveva recensito la precedente ‘If on a winter’s morning...
(Blinding lights of dawn)’:
Lupus, Chelsea, Orchidea Rosa, Anthy,
miticabenny, Tao, mindyxx,
Little Fanny, Yuki Eiri Sensei, GiulyB,
chibimayu, angela90, bollicina,
_ichigo_85 e _Saruwatari_.
E a quanti commenteranno.
Ai vecchi e ai nuovi lettori.
Grazie.
If on a winter’s evening...
(Il crepuscolo della vita)
Cadeva la neve.
Ed era l’unica cosa
che gli ricordasse che era ancora vivo. Ogni fiocco che si posava sulla sua
pelle, sciogliendosi, lo faceva rabbrividire.
Merlino raccolse le
ultime forze che aveva in corpo e, facendo leva col bastone, si sollevò in
piedi.
La battaglia era
finita. La guerra era finita. Tutto era
finito.
Il silenzio ovattato
imbottiva le sue orecchie, mentre arrancava verso il suo signore.
Superò il cadavere
di Sir Leon, quello di Sir Percival e Sir Gawiss, la Guardia Reale
al completo.
Lancillotto era
morto. Ginevra era morta. Morgana lo era, e anche Mordred. Tutto era finito.
A mano a mano che incontrava
i corpi senza vita di amici e nemici, Merlino comprese.
E poi c’era lui.
Il re giaceva a
terra, con la fidata Excalibur ancora salda nel pugno.
Merlino si chinò al
suo fianco e gli diede l’estremo saluto, chiudendogli gli occhi – quegli occhi che un tempo aveva amato – in un gesto di pietà.
Poi pianse tutto il
suo dolore, straziante spasimo che gli stritolava il cuore e gli toglieva ogni
respiro.
Non un singulto uscì
dalle sue labbra. Una lacrima di neve gli rigò il viso frantumandosi a terra.
“Ad Avalon.”
Diceva la voce nella sua testa. “Conducilo
ad Avalon.”
Merlino accarezzò i
capelli dorati che tante volte aveva pettinato, spazzò via i fiocchi bianchi
che si addensavano su quel viso.
Sussurrò un
incantesimo e il corpo del suo sire fluttuò a mezz’aria – non aveva più forze
per sorreggerlo né per trasportarlo – e prendendolo per mano lo condusse con
sé.
Calpestando i
ciottoli viscidi, entrò nell’acqua fino al ginocchio. Poi attese. Cosa non
sapeva, ma era certo di dover aspettare.
La neve cadeva
ancora. La nebbia avvolta nella tormenta nascondeva il declino della sera.
Si stava facendo
buio, oppure era la morte a reclamarlo; a Merlino non importava.
Ma la coltre soffice
era chiazzata di vermiglio ovunque.
Il canto delle anime
erranti giunse a lui, rompendo il velo della sua quiete.
Il crepuscolo degli
dei s’appressava. Il crepuscolo degli idoli era già lì.
Dal mare di latte s’intravide
una piccola barca senza traghettatore.
Essa venne sino a
lui e poi si arrestò.
Il corpo di Artù
oscillò, sdraiandosi sul suo fondo.
Merlino accompagnò
quel gesto con mani gentili. Excalibur, ancora, non lo abbandonava.
Ma la piroga riprese
il suo corso, tornando da dov’era venuta.
Il mago più potente
del mondo invocò il suo ultimo, fatale incantesimo.
Pregò per l’anima
del suo signore, per quel sogno infranto e le speranze illuse.
Aveva già compiuto
una volta quel gesto, ma il dolore che aveva provato con Freya
non era neppure lontanamente paragonabile a quel momento.
“…Westiray.” Bisbigliò, con la fede – con la certezza – che Artù
avrebbe riposato in eterno sull’Isola dei Beati. “Wecce
on saebat baelfyra maest…”
Il legno
dell’imbarcazione prese fuoco, una pira ardente che sfidava la tormenta.
Un istante prima che
affondasse, il cielo si squarciò e un raggio di luce illuminò la chiatta
riverberando i sacri colori dei Pendragon.
Un dragone di fumo si
materializzò a mezz’aria, sfumando poi nella bufera.
Il Destino si era compiuto.
Merlino si tirò il
cappuccio del mantello sulla testa, sorrise al dragone e riprese a inoltrarsi
nell’acqua, finché anch’egli non scomparve dove il mare diventava nebbia.
E la neve cadeva…
- Fine -
Disclaimer: I
personaggi citati in questo racconto non sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma
di lucro, da parte mia.
Note: Anzitutto, sento
il bisogno di precisare un paio di cosette.
In queste quattro fic della saga,
Merlino prova sempre sentimenti diversi nei confronti della neve (fastidio, odio,
repulsione, gioia, meraviglia, disinteresse), perciò anche i generi stessi
delle storie sono differenti. Per questo sono quattro storie separate e non una
semplice raccolta.
Merlino ha fatto i conti con i sentimenti che la neve
scatena in lui. Qui è indifferenza.
La neve perde il suo ruolo di primadonna ottenuto nei tre
racconti precedenti e diventa spettatrice silenziosa degli eventi. L’unica che
rimane in sala, dopo che il sipario è calato.
Una menzione particolare va al libro “La neve se ne frega” di
L. Ligabue. Mentre scrivevo, mi è tornato in mente. (Non
chiedetemi di motivare le connessioni del mio cervello, sarebbe pretendere
troppo! XD) E purtroppo non ho qui comodo il testo, ma vi riporto alcune frasi:
“Grazie per la neve che sta scendendo. Mi è sempre
piaciuta, ma adesso mi sembra proprio puntuale. Tempestiva. Porta pulizia.
Porta bianco. Costringe all’attenzione. Ai tempi lunghi. Lima rumori e colori.
Lima le bave dei sensi. Ce n’è bisogno. Ancora per un po’ ”.
E’ semplicemente il sipario che volevo dopo la fine della
mia fic.
Venendo ad altro:
“Il crepuscolo degli
dei” è la quarta e ultima delle quattro opere che costituiscono la
tetralogia ‘L’anello del Nibelungo’
di Richard Wagner.
“Il crepuscolo degli
idoli” è un libro di Friedrich Nietzsche, scritto nel 1888.
L’incantesimo di
Merlino è preso dalla puntata del telefilm 2x09 ‘La Signora del Lago’. Per la
trascrizione mi sono affidata ai sottotitoli inglesi, quindi io l’ho stilato
nel modo in cui si scrive, non come si pronuncia.
Un appunto riguarda i nomi. Per mia scelta, nelle quattro
storie ho usato due nomi in italiano e due in inglese, posti in maniera
speculare: 1-4, 2-3.
Ne approfitto di questo spazio per rispondere a una cosa
dell’altra fic (il cap 3
della saga).
La risposta che
Arthur dà “Da mozzare il fiato.” Si può interpretarla in vari modi.
Ma visto che me
l’avete chiesto, io l’ho immaginata come un quadro
d’insieme. Arthur dice che è così bello perché c’è lui, stretto a Merlin e il
paesaggio da ammirare. La fusione di tre elementi.
Bene. Scusate la prolissità. Ç_ò alla fine sono più lunghe le note che
la fic! XD (ma avevo tante cose da dire…)
Invito, chi si fosse perso le prime tre one-shot
di questa breve saga, ad andare a leggerle. Per una sorta di continuum di
intenti con questa.
Un grazie di cuore a chi commenterà.
PS: Sabato dovrebbe arrivare il consueto
aggiornamento della long-fic: The He in the She (l’Essenza dentro l’Apparenza) (grazie
anche dei commenti di ieri ^^).
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