Cao. 117
Ciao
ragazze!
Finalmente è arrivato il capitolo che molte di voi
aspettavano
con gioia: la disfatta di Tanya. La nostra vipera uscirà di
scena una volta per tutte da questa storia. Speriamo che il tipo di
vendetta vi soddisfi così come l'abbiamo ideata,
perchè non potevamo far finire in galera per omicidio uno
dei nostri protagonisti, quindi dovrete accontentarvi!
Un grazie come sempre a tutte voi che ci seguite con affetto dopo tutti
questi capitoli.
Ringraziamo tutte le lettrici
che hanno votato la nostra OS "Ritrovarsi" al concorso estivo. Grazie a
tutte voi siamo arrivate seconde e ne siamo felicissime! Non ce lo
aspettavamo assolutamente! GRAZIE!
BUONA LETTURA DA MANU E SARA!
CAPITOLO 117
La resa dei conti
Pov
Jasper
Era
lunedì mattina e noi
ragazzi eravamo appena arrivati a scuola. Il parcheggio era ancora
vuoto, gli unici già in nostra attesa erano Ben e Angela.
Sabato
mattina avevo ricevuto il messaggio che tanto aspettavo: il mio piano
era filato liscio come l’olio e in quel momento ero preparato
ad
assistere alla definitiva umiliazione di Tanya di fronte a tutti; in
particolar modo dopo aver saputo da Bella il modo schifoso con cui
quella stronza aveva ricattato Dylan. I conti in sospeso con
quell’arpia erano parecchi e finalmente era giunto il momento
di
tirare le somme e di chiudere la partita. Personalmente avrei sistemato
la questione in un altro modo; ma, nonostante tutta la rabbia che
provavo per lei, non mi sarei mai abbassato a picchiare una
donna… ma comunque l’avrebbe pagata cara!
-Allora Jazz, ora
puoi
rivelarci qualcosina o no?- mi chiese Emmett più curioso che
mai. Era gongolante all’idea di vedere quella maledetta
finalmente sconfitta.
-E rovinarvi la
sorpresa?
Abbiate pazienza ancora dieci minuti: lo spettacolo sta per andare in
scena- li avvertii. Intanto ci incamminammo verso l’ingresso
e
varcammo la soglia.
-Ma dove stiamo
andando?- chiese Rose, accorgendosi che non ci stavamo dirigendo verso
l’ala dei nostri armadietti.
-Andiamo ad
aspettarla dal suo
stipetto. Voglio che sappia con precisione chi deve ringraziare per la
sua totale disfatta. Ancora non immagina chi ci sia dietro…-
spiegai loro in maniera misteriosa, incuriosendoli sempre
più.
Ero certo che poi ne sarebbero stati entusiasti.
-Buongiorno,
ragazzi! Già a scuola?- ci salutò il professor
Banner, facendomi l’occhiolino.
-Buongiorno,
professore- lo
salutammo tutti quanti educatamente. Si fermò un attimo e mi
diede una pacca sulla spalla, sorridendomi soddisfatto.
-Tutto a posto,
prof?- gli chiesi. Lui annuì e ammiccò in maniera
complice.
-Stanno arrivando.
Godetevi il momento, ragazzi…- ci avvisò, per poi
avviarsi verso la sala professori.
-Jazz, ma cosa
diavolo..?-
provò a chiedermi mia sorella, confusa come gli altri. La
attirai a me e le feci appoggiare la sua schiena al mio torace,
circondandole la vita con le braccia.
-Presto
capirai… e ti
voglio qui con me. Tanya deve vederci insieme e mi piacerebbe che
stessi qui anche tu, Rose… questa è anche la tua
rivincita!- affermai, invitando anche mia cugina a posizionarsi accanto
a noi.
Tutto a un tratto
udimmo una
serie di passi echeggiare per la scuola ancora deserta; ci voltammo e
potemmo scorgere, in fondo al corridoio, Tanya a testa bassa, seguita
dai genitori, dal preside e da nostro padre.
-Cosa ci fa qui
papà?! Non ci aveva detto niente!- si meravigliò
Bella, sempre più scioccata.
-Deve scortare
Tanya: è in arresto da venerdì sera!- rivelai,
mentre tutti rimasero a bocca aperta.
-Cosa?!-
esclamò Rose.
-Hai capito bene.
E’
stata beccata a spacciare ecstasy e amfetamine durante la festa di
Halloween in palestra. Il professor Banner ha avuto una soffiata da un
uccellino e l’ha colta in flagranza di reato mentre la stava
vendendo nei bagni. Lei è già maggiorenne,
così
è stata arrestata e ha passato il sabato e la domenica nella
prigione della caserma. Sapete, Forks è piccolina e il tasso
di
criminalità è quasi nullo… quindi il
giudice
Cunnings non è quasi mai reperibile durante il weekend; per
questa ragione non ha potuto fissare subito la cauzione per farla
uscire. E comunque papà mi ha rivelato che i genitori erano
sconvolti, non si aspettavano una indegnità del genere dalla
figlia; e per darle una lezione coi fiocchi, non hanno voluto
interpellare il giudice di Port Angeles, per accelerare le pratiche, e
hanno preferito lasciarla in cella a schiarirsi le idee per un paio di
giorni. Stamattina è stata scortata qui da papà e
loro
l’hanno raggiunta per sbrigare le formalità
dell’espulsione. Poi alle nove dovrà presentarsi
davanti
al giudice. Probabilmente, dato che non ha precedenti, non
resterà in prigione. La sua condanna si tramuterà
senz’altro in ore da scontare in lavori socialmente
utili…
ma non se la caverà con poco. Papà mi spiegava
ieri sera
che il giudice Cunnings è incazzato nero perché
sua
figlia è nel giro delle amicizie di Tanya e ora ha paura che
anche lei abbia fato uso di droga per colpa sua… non penso
proprio che sarà molto clemente con lei- spiegai loro il
più velocemente possibile perché ormai tutta la
compagnia
era a pochi passi da noi.
Mia sorella
strinse forte le nostre dita intrecciate e mi schioccò un
sonoro bacio sulla guancia.
-Grazie,
fratellino. Ti adoro!-
esclamò. Sorrisi, lasciandole un bacio delicato tra i
capelli.
Dio, quanto le volevo bene! E avrei fatto di tutto pur di preservarla
dal dolore, anche se ero consapevole che ora aveva Edward che pensava a
lei. Ma il mio istinto di protezione non si sarebbe sopito mai.
-Buongiorno
ragazzi! Siete
mattinieri…- esordì il preside. Tutti noi
rispondemmo,
per poi salutare nostro padre e infine i signori Denali, chiaramente in
imbarazzo. Mi dispiaceva per loro. Tanya non era una di quelle ragazze
che prendono una cattiva strada perché non ricevono dei
validi
valori dalla famiglia o perché i genitori, magari troppo
presi
dalla carriera o altro, trascurano i figli... No! Tanya era
un’erba grama e basta, senza motivi particolari. I signori
Denali
erano delle persone perbene; avevano altre due figlie più
grandi, Kate e Irina, ma entrambe erano sempre state delle bravissime
ragazze e ottime studentesse… insomma, non avevano mai dato
loro
nessun tipo di problema.
-In
realtà,
signore… ecco, siamo venuti apposta per salutare
Tanya…
possiamo solo due minuti?- azzardai, rivolgendomi al preside. Nostro
padre (a cui avevo raccontato, a grandi linee, l’intera
storia)
capì al volo e subito decise di darci una mano.
-Carmen, Eleazar,
avviatevi
pure. Ci vediamo dal giudice. Purtroppo sapete che Tanya
dovrà
venire in auto con me- tentò di congedarli. Loro annuirono e
dopo aver salutato noi e il preside, senza nemmeno rivolgere uno
sguardo alla figlia, lasciarono l’edificio.
Intanto Tanya,
dopo essere
rimasta sorpresa per la nostra presenza, alle mie parole probabilmente
collegò ogni dettaglio e ora mi stava fissando con odio.
-Signorina
Denali… le
consiglio di non perdere altro tempo e di svuotare subito
l’armadietto- le ordinò con tono duro il preside.
-Senti William,
perché
non lasciamo due minuti di tempo ai ragazzi per salutare la loro
compagna? Noi possiamo aspettarli davanti all’ingresso.
Vedrai
non accadrà nulla- propose papà al preside.
Grande! Non
avevo sperato tanto… e poi, dopo ciò che avevo
fatto, il
preside me lo doveva. Per incastrare Tanya mi ero rivolto al
vicepreside Banner: lo stimavo moltissimo e sapevo che era sempre
pronto ad aiutare i ragazzi… tutti lo ammiravano e lo
tenevano
in grande considerazione a scuola, sia i colleghi che noi studenti. Ero
certo che poi lui avesse avvertito il preside riferendogli ogni cosa,
quindi Greene era senza dubbio al corrente di chi dovesse ringraziare
per essersi tolto quella mela marcia dalla sua scuola.
-Ok, Charlie. Se
sei tranquillo
tu, per me va bene. In fondo la signorina Denali è sotto la
tua
diretta custodia- accettò; -Per favore, ragazzi, un saluto
veloce. La situazione è molto grave… quindi
vedete di non
fare salotto- ci ammonì, scoccandomi un’occhiata
di
avvertimento. Come avevo supposto, era a conoscenza di ogni dettaglio e
quello era il suo modo di comunicarmi di non fare scenate a scuola e di
non esagerare. Lui e mio padre si spostarono pochi metri più
in
là. Tanya, che fino a quel momento ci aveva dato le spalle,
si
voltò per fissare con astio me, Bella e Rose.
-Dovevo immaginare
che dietro a
tutto questo ci foste voi! Non vi fate schifo da soli a fare gli
infami?!- ci sputò addosso con una rabbia che le
trasfigurava il
viso.
-Bè,
hai un bel coraggio
a dire che noi facciamo schifo! Hai sempre messo zizzania ovunque ti
trovassi… ti sei sempre divertita a distruggere chiunque ti
capitasse a tiro… sei perfida e sputi veleno su qualsiasi
persona… godi nel provocare dolore e sofferenza negli altri!
Qui, se c’è qualcuno che fa schifo e che si
dovrebbe
sputare in faccia ogni volta che si guarda allo specchio, sei solo tu,
Tanya! Ma sai una cosa?!- le chiese Bella con tono brusco, dopo averla
insultata. Tanya la fissò, incrociando le braccia al petto.
-No, ma sono certa
che tra
pochi secondi mi illuminerai, santa Swan!- le rispose sprezzante. Bella
le si avvicinò pericolosamente con un’espressione
decisa e
minacciosa che mi colpì: non l’avevo mai vista
così
determinata. Quello che aveva saputo sul conto di Dylan era stato
davvero un bello choc per lei, anche se aveva cercato di far finta di
niente. Ma io sapevo quanto gli aveva voluto bene e nonostante il male
che le aveva inflitto, ero certo che avesse sofferto nel sapere come si
era ridotto proprio a causa di quell’arpia. Tanya, forse
senza
nemmeno rendersene conto, fece un passo indietro e sbattè la
schiena contro l’armadietto, sussultando. Per un attimo avevo
visto la paura nei suoi occhi.
-Non fare la
furba,
Tanya… Dio, se ripenso al male che hai fatto a Dylan e a me!
Ci
siamo visti l’altra sera e finalmente ha trovato il coraggio
di
raccontarmi le tue stronzate. Sei l’essere più
subdolo,
abietto, falso, infido, ipocrita e viscido che io abbia mai conosciuto.
Sei marcia dentro e ogni cosa che tocchi si trasforma in spazzatura.
Nella tua vita non sarai mai felice perché nessuno
potrà
mai amare una creatura vuota e ripugnante come te! Ti ritroverai sola
come un cane perché ti sarai fatta terra bruciata
intorno… nessuno vorrà una feccia come te
perché
con il tuo fetore insozzerai chiunque ti si avvicinerà! Hai
buttato la tua vita nel cesso e ora non dare la colpa a noi se ti sei
rovinata, perché hai fatto tutto con le tue mani e noi
abbiamo
solo tirato lo sciacquone!- la insultò. Per un attimo Tanya
impallidì e lei, per celare forse il suo sconvolgimento, si
voltò per chiudere con un colpo secco
l’armadietto. Quanto
tornò a guardarci la sua espressione beffarda la faceva da
padrona sul suo viso.
-Ora che hai
finito con la tua
arringa da avvocato delle cause perse ti dico solo un’ultima
cosa. Mi sono divertita un mondo con il tuo Dylan. Magari ti
avrà anche riferito che l’ho ricattato e che
è
stato costretto a fare sesso con me per non perderti, ma ti assicuro
che in quei momenti ce la siamo spassata alla grande! E
l’ultima
persona a cui pensava durante le nostre scopate eri proprio
tu…
era il mio nome che chiamava al momento dell’orgasmo e non il
tuo- sibilò, con aria soddisfatta. Fissai subito gli occhi
su
mia sorella, per paura di scorgere di nuovo quello sguardo ferito e
addolorato che le avevo visto tante volte, dopo la sua rottura con
Dylan; ma per fortuna notai che stava sorridendo serena e tranquilla.
-Davvero ci credi
a quello che
dici, Tanya? Urlava il tuo nome? Può anche darsi…
ma
anche quello di tutte le altre cheers quando era con loro… o
sbaglio? Non eri l’unica… non sei mai stata niente
per lui
ed è questo che ti ha fatta uscire fuori di testa, quella
volta!
Eri gelosa che Dylan si ripassasse anche tutte le altre e
così
sei venuta a spiattellarmi tutto. Ma alla fine non tutto il male vien
per nuocere perché non ne ero innamorata davvero e
l’ho
scoperto solo dopo aver conosciuto Edward. Hai presente il fantastico
ragazzo che mi ama alla follia e che non ha mai ceduto neppure una
volta alle tue avance spudorate?! E tu?! Avrai mai la
possibilità di essere amata allo stesso modo?! Scordatelo!
Nessuno ci riuscirà perché non
c’è niente da
amare in te! Sei un guscio vuoto! Non vorrei proprio essere nei tuoi
panni!- concluse soddisfatta mia sorella. Dio le avrei fatto un
monumento in quel momento e la faccia di Tanya era impagabile. Senza
più ribattere ci diede la schiena e si incamminò
verso
papà e il preside.
Noi la guardammo,
estremamente
compiaciuti, mentre raggiungeva l’uscita con mio padre che la
scortava fuori dall’edificio.
-Dio, sei stata
meravigliosa,
tesoro mio!- si complimentò Edward, abbracciandola di
slancio e
facendola volteggiare; -Hai avuto ragione su tutto quanto ma in
particolar modo su una cosa…- continuò. Bella lo
guardò curiosa.
-Sul tuo ragazzo
che ti ama
alla follia! Non potevano esserci parole più veritiere!-
esclamò per poi baciarla appassionatamente. Ok, era meglio
spostarci da lì… forse ci conveniva andare fuori
per
goderci la scena. Faticavo ancora un po’ ad assistere a certe
gesti così intimi tra mia sorella ed Edward… era
più forte di me! Però ero contentissimo che
avessero
aggiustato ogni cosa tra loro, per ritornare ad essere più
uniti
ed innamorati che mai.
Uscimmo tutti
quanti insieme.
Ormai il parcheggio si era popolato e tutti gli studenti erano riuniti
in gruppetti più o meno sparpagliati. Si notava chiaramente
la
sorpresa per la presenza dell’auto dello sceriffo. Quando poi
papà e Tanya fecero la loro comparsa in cima alle scale, il
brusio pian piano scemò e uno strano silenzio scese sul
grande
piazzale. Tutti fissavano la capo cheers e lei sfilò tra
quegli
studenti, a testa alta. Non pareva minimante scalfita dalla
situazione… dovevo ammettere che ne aveva di
fegato…
oppure era talmente stupida da non rendersi conto della
gravità
di ciò che aveva commesso: il suo futuro era rovinato e i
suoi
genitori erano delusi e feriti. Ma finalmente arrivò anche
il
momento del suo cedimento… la sua maschera di indifferenza
si
frantumò quando passò accanto alle sue amate
amiche
cheers. Nessuna di loro la degnò di un saluto o anche un
semplice sguardo amichevole o di comprensione. Anzi…
continuarono imperterrite a ridacchiare e spettegolare senza nemmeno
darsi pena di non farsi sentire dalla loro ex idolatrata leader. Forse
non si aspettava un voltafaccia del genere, visto che ciascuna di loro
era perfettamente a conoscenza dell’attività
secondaria di
Tanya. Tutte l’avevano sempre seguita e assecondata, come
fosse
stata una dea scesa in terra e ora si stava rendendo conto che non
l’avrebbero sostenuta nella sua discesa
all’inferno. Che
ipocrite! Ma d’altronde si era sempre e solo contornata di
conoscenze superficiali basate su interessi personali e quindi non
poteva certo aspettarsi che sarebbero andate nei casini per
lei…
dovevano mantenere l’apparenza di brave ragazze…
che
schifo! Erano tutte delle false! In particolar modo la sua
più
cara amica, Lauren, che continuava a sghignazzare e a indicarla neanche
fosse stata la peggiore delle criminali.
Dio che
soddisfazione,
però! Impagabile! Non avrei mai immaginato che il sapore
della
vendetta fosse così dolce e sublime… e a
giudicare dagli
sguardi della mia famiglia quell’enorme moto di compiacimento
non
lo provavo solo io.
Appena
l’auto
partì, il tran tran quotidiano nel parcheggio, riprese quasi
normalmente, anche se sapevo che quella notizia avrebbe tenuto banco
per molti, molti giorni…
-Jasper Swan! Ora
mi dici come
diavolo hai fatto!- mi investì mia sorella, saltandomi in
braccio ridendo. La strinsi forte e la feci volteggiare, mentre tutti
infine ci guardavano rilassati per essersi tolti dai piedi quella sorta
di strega cattiva. Feci scendere mia sorella, che corse a rifugiarsi
tra le braccia del suo fidanzato, felice di riaccoglierla.
-Forza…
tutto nei minimi dettagli!- mi ordinò Rose.
-Bells, ti ricordi
a fine
maggio quando eri preoccupata perché avevo iniziato a
frequentare Tanya? L’avevo fatto solo perché
volevo
fargliela pagare per averti umiliata con la storia di Dylan,
sputtanandoti con tutto l’istituto. Non sapevo ancora bene
come
fare, ma ero certo che qualcosa per ferirla l’avrei
trovata… doveva avere un punto debole!- le rivelai, mentre
tutti
erano attenti.
-Sì…
non sai
quanto sono stata felice quando è partita e non
l’abbiamo
più vista per tutta l’estate. Avevo il terrore che
ti
convincesse a provare quello schifo di cui faceva uso lei!- mi
ribadì. Con la coda dell’occhio notai la mia
folletta
innervosirsi… era stupenda così gelosa!
-Ricordo che
appena iniziata la
scuola, un giorno ci ha raggiunti in mensa e ha iniziato a baciarti il
collo sostenendo che avesse lasciato il vostro rapporto in sospeso per
poi riprenderlo!- puntualizzò con tono acido la mia piccola
Alice. Le sorrisi e la trascinai tra le mie braccia… non
aveva
proprio niente di cui preoccuparsi.
-Nessuna
potrà mai
competere con te o con il sentimento profondo che provo per te, quindi
non ti agitare, tesoro mio- le sussurrai all’orecchio,
facendole
comparire un sorriso compiaciuto sul suo splendido viso.
-Potete fare i
piccioncini dopo
e andare avanti con la storia prima che suoni la campanella?!- ci
rimproverò Emmett che non stava più nella pelle
per
sapere ogni singolo dettaglio.
-Hai ragione, Emm.
Vedete,
siamo usciti qualche volta e poi una sera mi ha trascinato a una festa
a Port Angeles. Bè… era una serata organizzata da
un
certo Kevin, che poi ho scoperto essere il suo pusher.
L’avevo
visto qualche volta fuori dalla nostra scuola e così ho
capito
che era lui che spacciava a Forks. Mi sono incazzato da morire con
Tanya e lei, per farmi stare buono, mi ha infilato una pasticca in un
bicchiere, proprio come è successo a Dylan…-
rivelai,
osservando la reazione terrorizzata di mia sorella. Non le avevo mai
confidato nulla perché sapevo che si sarebbe preoccupata da
morire.
-Quella
abominevole stronza!-
sputò fuori, stringendo forte i pugni. Edward la
abbracciò per tentare di calmarla e lei, per fortuna si
rilassò.
-Non preoccuparti,
Bells… non era niente di così pesante come quella
che
aveva dato a Dylan… mi sentivo solo rilassato… in
pratica
ero più leggero e poi avevo un gran sonno. Così
sono
uscito un po’ sulla grande terrazza di
quell’appartamento
per prendere un po’ d’aria e di
lucidità. Una volta
fuori, senza la musica a palla sparata nelle orecchie, senza quelle
luci psichedeliche che non mi aiutavano a pensare, e grazie anche
all’aria fresca della notte, mi sono sentito subito meglio.
Dopo
poco una ragazza ha iniziato a sghignazzare e incuriosito mi sono
avvicinato, proseguendo lungo la terrazza che faceva il giro di
metà appartamento. Appena ho svoltato l’angolo, mi
sono
impietrito di fronte alla scena: una ragazza era in piedi sulla
balaustra e rideva… era fuori di testa… mi sono
venuti i
brividi perché eravamo al quindicesimo piano e sarebbe
bastato
un minimo movimento per farla volare giù. Così mi
sono
avvicinato con cautela e poco dopo sono stato raggiunto anche da Kevin
che si è terrorizzato a morte: la ragazza era Camille, la
sua
sorellina di quindici anni! Ed era completamente fatta della roba che
lui spacciava. Abbiamo cercato di non spaventarla, ma lei si
è
accorta di noi e ha perso l’equilibrio. Per fortuna, con uno
scatto fulmineo, sono riuscito ad afferrarla e grazie a Dio siamo
ricaduti entrambi all’interno del terrazzo- raccontai. Mi
fermai
un secondo perché ero ancora scosso da quel terribile
ricordo.
Non avevo mai provato così tanta paura come in quel
momento…
Gli altri erano
sconvolti, ma mi fecero cenno di continuare.
-Neanche il tempo
di riprendere
fiato che la ragazza ha iniziato ad avere le convulsioni;
così
io e Kevin la abbiamo trasportata di corsa in ospedale. Lì
l’hanno salvata per il rotto della cuffia e hanno chiamato la
nonna, a cui erano stati affidati entrambi i nipoti. Sono arrivati poi
anche quelli della polizia e ho rilasciato loro una dichiarazione,
spiegando ciò che era avvenuto ma omettendo che lo
spacciatore
da cui Camille aveva preso la droga fosse proprio il fratello- rivelai.
Mia sorella si accigliò all’istante.
-Jazz, come hai
potuto?!- si
infervorò. Immaginavo i suoi pensieri al riguardo: lei aveva
uno
spiccato senso della giustizia e a volte diveniva davvero
intransigente…
-Lo so, Bells, hai
ragione… ma non ce l’ho proprio fatta... Prima che
arrivasse la polizia,Kevin ha confessato la verità a quella
povera donna… era completamente sconvolta e in lacrime. Era
molto anziana e ho avuto paura che venisse un malore anche
lei…
tremava ed era spaventata a morte per la nipotina… in
più
si sentiva tremendamente in colpa per non essersi mai accorta dei
loschi traffici del nipote. Non ne sapeva niente… Era
convinta
che Kevin avesse un lavoro onesto ed era disperata perché i
soldi che lui portava a casa le servivano, dato che con la sua misera
pensione non ce l’avrebbe mai fatta a far studiare la nipote
che
sognava di andare un giorno all’università. Tra la
preoccupazione per Camille e la delusione per Kevin non me la sono
sentita di infierire su quella povera signora, facendo arrestare il
nipote sotto il suo naso. C’era il pericolo che non la
considerassero un tutore adatto e che le togliessero
l’affidamento della nipote che amava sopra ogni cosa. Vi
assicuro
che quella donna ne sarebbe morta di crepacuore. Non sapete quante
volte mi abbia ringraziato, dopo che le ho assicurato che non avrei
denunciato il nipote- mi giustificai. Ero consapevole di aver fatto una
cosa del tutto sbagliata a lasciare a piede libero uno spacciatore; ma
la mia coscienza si era sentita più a posto in quel modo,
piuttosto che mandare al campo santo una vecchietta il cui unico errore
era stato quello di amare troppo i nipoti.
Rose mi
abbracciò, accarezzandomi i capelli e dandomi
così il suo totale sostegno.
-Continua ti
prego…- mormorò Alice, accarezzandomi un braccio
e intrecciando le dita con le mie.
-Prima di tornare
a Forks ho
parlato anche con quello schifoso e l’ho minacciato di
sparire
dalla nostra città. Se lo avessi rivisto spacciare a scuola
o in
qualsiasi altro angolo della città lo avrei denunciato a
papà senza indugio, facendolo pentire amaramente della
strada
che aveva intrapreso. Lui mi ha assicurato che ciò che era
successo alla sorella gli aveva fatto capire quanto stesse sbagliando e
che quindi avrebbe chiuso definitivamente con quella vita. Anche se in
quel momento sembrava del tutto pentito, non gli ho creduto neppure per
un attimo… quando sei dentro certi giri, è
difficile
uscirne… però mi ero accontentato che sparisse da
qui. Mi
ha ringraziato e poi mi ha dato il suo numero di cellulare, pregandomi
di chiamarlo in qualsiasi momento se mai avessi avuto bisogno di
qualcosa: era in debito con me. Quando siamo tornati a casa
dall’Italia, ho fatto qualche domanda in giro e ho saputo che
nessuno l’aveva più visto in giro. Poi
però con
l’inizio della scuola, ho scoperto che qualcun altro aveva
preso
il suo posto: Tanya!- rivelai.
Tutti mi fissavano
schifati da quanto era scesa in basso quella ragazza.
-Quando
l’ho beccata con
Emmett, l’ho avvertita di piantarla di dar fastidio alla
nostra
famiglia, avvertendola che rischiava di fare una brutta
fine… ma
evidentemente non pensava che mettessi in pratica le mie minacce.
Così, dopo la storia di Rose, ho capito che era arrivata
l’ora di togliercela definitivamente dalle palle. La scorsa
settimana ho chiamato quel verme e ho riscosso il favore che mi doveva;
è stato fortunato, volevo solo una semplice informazione,
niente
di trascendentale… avevo solo bisogno della conferma a quel
che
già immaginavo: Tanya, alla festa di Halloween, aveva
parecchia
roba da smerciare. Sono andato dal professor Banner e gli ho raccontato
tutto. Lui si è organizzato e l’ha beccata sul
fatto.
E’ stato poi chiamato il vice di papà e, con molta
discrezione, l’hanno scortata in caserma. Sabato mattina il
professor Banner mi ha avvertito con un messaggio che tutto era
sistemato. Il resto lo sapete- terminai il mio lungo e minuzioso
racconto.
Gli occhi di tutti
erano
sgranati per la sorpresa e sconvolti per tutto ciò che era
successo… ma l’unico paio che non riuscivo a
guardare e
che temevo erano quelli di mia sorella. Avevo paura che fosse delusa da
me, dal mio comportamento e dal mio silenzio. Quando alla fine trovai
il coraggio di sollevare il capo, l’unico sentimento che
traspariva dal suo sguardo era una colossale preoccupazione.
-Jazz…
papà
è al corrente di ogni cosa? Di ogni singolo dettaglio?- mi
chiese, agitata. Abbassai di colpo la testa in imbarazzo. Magari sarei
potuto sembrare un grande eroe ai loro occhi, colui che li aveva
liberati dal malvagio; ma in verità ero solo un codardo che
non
aveva avuto la fermezza di raccontare tutta la verità al
padre.
-Bè,
non proprio tutto
quanto. Gli ho celato la cosa più importante… che
io
sapevo chi aveva dato le pasticche a Camille e che proprio Kevin mi ha
fatto la soffiata di Tanya- le rivelai, vergognandomi come un cane per
quella mia mancanza di coraggio; -Bells… lo sai quanto
papà sia ligio al dovere… sarebbe stato
amareggiato e
avvilito nel sapere di avere un figlio che non ha denunciato uno
spacciatore che ha quasi ammazzato una ragazza… non ce
l’ho fatta… posso sopportare che si arrabbi con
me, che
sbraiti, che mi punisca! Ma il pensiero di deluderlo in un qualsiasi
modo… mi spiace… proprio non ce l’ho
fatta!- tentai
di giustificarmi. Mia sorella mi venne addosso stritolandomi in un
abbraccio da soffocamento.
-Jazz, io avrei
fatto la stessa
cosa con papà… e sai anche tu quanto mi faccia
intenerire
da certe scene, quindi mi sarei comportata come te anche con la nonna
di Kevin e Camille. Non hai proprio niente di cui
vergognarti…
non si può sempre dire tutto: esiste la
solidarietà
fraterna, no? Comunque non temere: sono straorgogliosa di te!-
dichiarò, mentre il mio cuore si alleggeriva di botto.
Sapere di
non essere una delusione per lei era la cosa che più
desideravo
e mi sentivo come se avessi superato una prova difficile. Ricambiai
l’abbraccio.
-Grazie, Bells!
Per me è
molto importante il tuo sostegno- le confessai. Notai che tutti gli
altri si erano già avviati all’ingresso,
lasciandoci
vivere quel momento fraterno così importante.
-Sarò
sempre dalla tua
parte, fratellone. Ti voglio bene e appoggerò sempre le
scelte
che farai… bè a meno che non siano cazzate enormi
come
quella sera della festa di Rose…- mi ricordò
d’un
tratto.
Sorrisi, al
ricordo di quanto
avesse bruciato la mia guancia per il suo schiaffo… ma anche
quanto avessi sofferto al pensiero di averla delusa così
tanto.
-Tu in
caso… tienimi sempre d’occhio, che è
meglio!- affermai, scoppiando a ridere seguito da lei.
-Grazie ancora per
Tanya, Jazz!
E’ il più bel regalo di compleanno che potessi
farmi… non mi serve altro, giuro!- mi sussurrò
all’orecchio.
-Ah ah ah! Non te
la caverai
così, sorellina cara. Diciamo che questo era un
extra… il
tuo prezioso regalo è già al sicuro in camera
mia, quindi
rassegnati!- la schernii, mentre lei sbuffava sonoramente, mettendo su
un tenerissimo broncio. Avevo sempre pensato che fosse
l’unica
donna che adorava fare regali, ma non riceverne: Edward era un ragazzo
fortunato! A ogni ricorrenza non avrebbe dovuto sbattersi per cercare
qualcosa che le piacesse… anche se, conoscendolo, avrebbe
sempre
fatto di tutto e di più per donarle ciò per cui
potesse
impazzire. C’era riuscito alla perfezione per il loro
mesiversario e ora, il regalo di compleanno che le aveva ordinato e che
sarebbe arrivato tra un paio di giorni, l’avrebbe fatta
uscire
fuori di testa. E pensare che quando mi aveva chiesto il mio parere al
riguardo era persino in dubbio perché non lo considerava
abbastanza romantico! E invece l’aveva azzeccato proprio alla
grande! Quel dono era un sogno che Bella aveva da tempo e non avrei mai
immaginato che Edward ne fosse a conoscenza e invece… quel
ragazzo era un portento! L’avevo subito rassicurato, certo
che,
per una volta, la mia sorellina non si sarebbe proprio lamentata! Il
suo regalo l’avrebbe fatta impazzire!
ANTEPRIMA
CAPITOLO 118
-Ciao, Edward. Scusami ma
i miei figlioli hanno assorbito tutta la mia attenzione- lo
salutò.
-Ciao,
Charlie. Non preoccuparti, hai tutta la mia comprensione…
sai,
è difficile concentrarsi su altro, soprattutto quando
c’è lei in una stanza- lo giustificò,
accarezzandomi con uno sguardo d’amore.
Mio padre sorrise
indulgente, ma poi d’improvviso divenne serio.
-Scusami
ragazzo mio… avrei bisogno di parlare in privato con i miei
figli. Ti dispiace concederci un attimo?- gli chiese, con un tono
grave. Edward annuì e poi baciandomi la fronte,
uscì
dalla stanza.
Io
e Jazz ci scambiammo un’occhiata perplessa: a giudicare dalla
sua
aria stupita, neppure lui aveva idea del perché
papà
desiderasse un colloquio in privato.
-Papà,
c’è qualcosa che non va?- si preoccupò
Jasper. Lui
ci fece cenno di sederci sul letto e poi prese la sedia della scrivania
e si accomodò di fronte a noi.
Vi
ricordiamo l'altra nostra fiction Segreti e Inganni
la nostra OS Ritrovarsi
Alcune fiction ancora in corso che meritano di essere seguite!
UNA SERA, PER CASO ... di endif
Il Guardiano del Faro
di Lele
Cullen
L'altra
metà del cuore di sara_g
Due anime legate ad un
destino di
loulou72
Day by
day... but? di _Betty_
From
Juliet, with love di cloe
cullen
Wish
upon a star di cloe
cullen
332
di barbara_f
Sun and
planets di
Stefys79
Il mio
Amore Fragile di OpunziaEspinosa
L'amore
ai tempi della guerra di annalisa69
Diamante
di
keska
Come
d'autunno sugli alberi le foglie di FunnyPink
By
Night di
Uvetta
Friday
at Noon di
troublefollows
Lividi di
AnImoR_7
Moonlight
di __Hilary__
Bambola
di tsukinoshippo
The
Swan lake di pallina90
Relazioni
nascoste di Aleuname
Scuola&Amore
di maryc
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