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Autore: IsaMarie    15/09/2011    18 recensioni
Bella e Jasper sono i gemelli Swan che vivono con il padre Charlie e la cugina Rosalie a Forks. Le loro vite si intrecceranno con i ragazzi Cullen: Edward, Alice e Emmett.
(Scritta con sara_cullen)
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Emmett/Rosalie, Jacob/Leah
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Cao. 117
Ciao ragazze!
Finalmente è arrivato il capitolo che molte di voi aspettavano con gioia: la disfatta di Tanya. La nostra vipera uscirà di scena una volta per tutte da questa storia. Speriamo che il tipo di vendetta vi soddisfi così come l'abbiamo ideata, perchè non potevamo far finire in galera per omicidio uno dei nostri protagonisti, quindi dovrete accontentarvi!
Un grazie come sempre a tutte voi che ci seguite con affetto dopo tutti questi capitoli. 


Ringraziamo tutte le lettrici che hanno votato la nostra OS "Ritrovarsi" al concorso estivo. Grazie a tutte voi siamo arrivate seconde e ne siamo felicissime! Non ce lo aspettavamo assolutamente! GRAZIE!
BUONA LETTURA DA MANU E SARA!


CAPITOLO 117

La resa dei conti


Pov Jasper

Era lunedì mattina e noi ragazzi eravamo appena arrivati a scuola. Il parcheggio era ancora vuoto, gli unici già in nostra attesa erano Ben e Angela. Sabato mattina avevo ricevuto il messaggio che tanto aspettavo: il mio piano era filato liscio come l’olio e in quel momento ero preparato ad assistere alla definitiva umiliazione di Tanya di fronte a tutti; in particolar modo dopo aver saputo da Bella il modo schifoso con cui quella stronza aveva ricattato Dylan. I conti in sospeso con quell’arpia erano parecchi e finalmente era giunto il momento di tirare le somme e di chiudere la partita. Personalmente avrei sistemato la questione in un altro modo; ma, nonostante tutta la rabbia che provavo per lei, non mi sarei mai abbassato a picchiare una donna… ma comunque l’avrebbe pagata cara!
-Allora Jazz, ora puoi rivelarci qualcosina o no?- mi chiese Emmett più curioso che mai. Era gongolante all’idea di vedere quella maledetta finalmente sconfitta.
-E rovinarvi la sorpresa? Abbiate pazienza ancora dieci minuti: lo spettacolo sta per andare in scena- li avvertii. Intanto ci incamminammo verso l’ingresso e varcammo la soglia.
-Ma dove stiamo andando?- chiese Rose, accorgendosi che non ci stavamo dirigendo verso l’ala dei nostri armadietti.
-Andiamo ad aspettarla dal suo stipetto. Voglio che sappia con precisione chi deve ringraziare per la sua totale disfatta. Ancora non immagina chi ci sia dietro…- spiegai loro in maniera misteriosa, incuriosendoli sempre più. Ero certo che poi ne sarebbero stati entusiasti.
-Buongiorno, ragazzi! Già a scuola?- ci salutò il professor Banner, facendomi l’occhiolino.
-Buongiorno, professore- lo salutammo tutti quanti educatamente. Si fermò un attimo e mi diede una pacca sulla spalla, sorridendomi soddisfatto.
-Tutto a posto, prof?- gli chiesi. Lui annuì e ammiccò in maniera complice.
-Stanno arrivando. Godetevi il momento, ragazzi…- ci avvisò, per poi avviarsi verso la sala professori.
-Jazz, ma cosa diavolo..?- provò a chiedermi mia sorella, confusa come gli altri. La attirai a me e le feci appoggiare la sua schiena al mio torace, circondandole la vita con le braccia.
-Presto capirai… e ti voglio qui con me. Tanya deve vederci insieme e mi piacerebbe che stessi qui anche tu, Rose… questa è anche la tua rivincita!- affermai, invitando anche mia cugina a posizionarsi accanto a noi.
Tutto a un tratto udimmo una serie di passi echeggiare per la scuola ancora deserta; ci voltammo e potemmo scorgere, in fondo al corridoio, Tanya a testa bassa, seguita dai genitori, dal preside e da nostro padre.
-Cosa ci fa qui papà?! Non ci aveva detto niente!- si meravigliò Bella, sempre più scioccata.
-Deve scortare Tanya: è in arresto da venerdì sera!- rivelai, mentre tutti rimasero a bocca aperta.
-Cosa?!- esclamò Rose.
-Hai capito bene. E’ stata beccata a spacciare ecstasy e amfetamine durante la festa di Halloween in palestra. Il professor Banner ha avuto una soffiata da un uccellino e l’ha colta in flagranza di reato mentre la stava vendendo nei bagni. Lei è già maggiorenne, così è stata arrestata e ha passato il sabato e la domenica nella prigione della caserma. Sapete, Forks è piccolina e il tasso di criminalità è quasi nullo… quindi il giudice Cunnings non è quasi mai reperibile durante il weekend; per questa ragione non ha potuto fissare subito la cauzione per farla uscire. E comunque papà mi ha rivelato che i genitori erano sconvolti, non si aspettavano una indegnità del genere dalla figlia; e per darle una lezione coi fiocchi, non hanno voluto interpellare il giudice di Port Angeles, per accelerare le pratiche, e hanno preferito lasciarla in cella a schiarirsi le idee per un paio di giorni. Stamattina è stata scortata qui da papà e loro l’hanno raggiunta per sbrigare le formalità dell’espulsione. Poi alle nove dovrà presentarsi davanti al giudice. Probabilmente, dato che non ha precedenti, non resterà in prigione. La sua condanna si tramuterà senz’altro in ore da scontare in lavori socialmente utili… ma non se la caverà con poco. Papà mi spiegava ieri sera che il giudice Cunnings è incazzato nero perché sua figlia è nel giro delle amicizie di Tanya e ora ha paura che anche lei abbia fato uso di droga per colpa sua… non penso proprio che sarà molto clemente con lei- spiegai loro il più velocemente possibile perché ormai tutta la compagnia era a pochi passi da noi.
Mia sorella strinse forte le nostre dita intrecciate e mi schioccò un sonoro bacio sulla guancia.
-Grazie, fratellino. Ti adoro!- esclamò. Sorrisi, lasciandole un bacio delicato tra i capelli. Dio, quanto le volevo bene! E avrei fatto di tutto pur di preservarla dal dolore, anche se ero consapevole che ora aveva Edward che pensava a lei. Ma il mio istinto di protezione non si sarebbe sopito mai.
-Buongiorno ragazzi! Siete mattinieri…- esordì il preside. Tutti noi rispondemmo, per poi salutare nostro padre e infine i signori Denali, chiaramente in imbarazzo. Mi dispiaceva per loro. Tanya non era una di quelle ragazze che prendono una cattiva strada perché non ricevono dei validi valori dalla famiglia o perché i genitori, magari troppo presi dalla carriera o altro, trascurano i figli... No! Tanya era un’erba grama e basta, senza motivi particolari. I signori Denali erano delle persone perbene; avevano altre due figlie più grandi, Kate e Irina, ma entrambe erano sempre state delle bravissime ragazze e ottime studentesse… insomma, non avevano mai dato loro nessun tipo di problema.
-In realtà, signore… ecco, siamo venuti apposta per salutare Tanya… possiamo solo due minuti?- azzardai, rivolgendomi al preside. Nostro padre (a cui avevo raccontato, a grandi linee, l’intera storia) capì al volo e subito decise di darci una mano.
-Carmen, Eleazar, avviatevi pure. Ci vediamo dal giudice. Purtroppo sapete che Tanya dovrà venire in auto con me- tentò di congedarli. Loro annuirono e dopo aver salutato noi e il preside, senza nemmeno rivolgere uno sguardo alla figlia, lasciarono l’edificio.
Intanto Tanya, dopo essere rimasta sorpresa per la nostra presenza, alle mie parole probabilmente collegò ogni dettaglio e ora mi stava fissando con odio.
-Signorina Denali… le consiglio di non perdere altro tempo e di svuotare subito l’armadietto- le ordinò con tono duro il preside.
-Senti William, perché non lasciamo due minuti di tempo ai ragazzi per salutare la loro compagna? Noi possiamo aspettarli davanti all’ingresso. Vedrai non accadrà nulla- propose papà al preside. Grande! Non avevo sperato tanto… e poi, dopo ciò che avevo fatto, il preside me lo doveva. Per incastrare Tanya mi ero rivolto al vicepreside Banner: lo stimavo moltissimo e sapevo che era sempre pronto ad aiutare i ragazzi… tutti lo ammiravano e lo tenevano in grande considerazione a scuola, sia i colleghi che noi studenti. Ero certo che poi lui avesse avvertito il preside riferendogli ogni cosa, quindi Greene era senza dubbio al corrente di chi dovesse ringraziare per essersi tolto quella mela marcia dalla sua scuola.
-Ok, Charlie. Se sei tranquillo tu, per me va bene. In fondo la signorina Denali è sotto la tua diretta custodia- accettò; -Per favore, ragazzi, un saluto veloce. La situazione è molto grave… quindi vedete di non fare salotto- ci ammonì, scoccandomi un’occhiata di avvertimento. Come avevo supposto, era a conoscenza di ogni dettaglio e quello era il suo modo di comunicarmi di non fare scenate a scuola e di non esagerare. Lui e mio padre si spostarono pochi metri più in là. Tanya, che fino a quel momento ci aveva dato le spalle, si voltò per fissare con astio me, Bella e Rose.
-Dovevo immaginare che dietro a tutto questo ci foste voi! Non vi fate schifo da soli a fare gli infami?!- ci sputò addosso con una rabbia che le trasfigurava il viso.
-Bè, hai un bel coraggio a dire che noi facciamo schifo! Hai sempre messo zizzania ovunque ti trovassi… ti sei sempre divertita a distruggere chiunque ti capitasse a tiro… sei perfida e sputi veleno su qualsiasi persona… godi nel provocare dolore e sofferenza negli altri! Qui, se c’è qualcuno che fa schifo e che si dovrebbe sputare in faccia ogni volta che si guarda allo specchio, sei solo tu, Tanya! Ma sai una cosa?!- le chiese Bella con tono brusco, dopo averla insultata. Tanya la fissò, incrociando le braccia al petto.
-No, ma sono certa che tra pochi secondi mi illuminerai, santa Swan!- le rispose sprezzante. Bella le si avvicinò pericolosamente con un’espressione decisa e minacciosa che mi colpì: non l’avevo mai vista così determinata. Quello che aveva saputo sul conto di Dylan era stato davvero un bello choc per lei, anche se aveva cercato di far finta di niente. Ma io sapevo quanto gli aveva voluto bene e nonostante il male che le aveva inflitto, ero certo che avesse sofferto nel sapere come si era ridotto proprio a causa di quell’arpia. Tanya, forse senza nemmeno rendersene conto, fece un passo indietro e sbattè la schiena contro l’armadietto, sussultando. Per un attimo avevo visto la paura nei suoi occhi.
-Non fare la furba, Tanya… Dio, se ripenso al male che hai fatto a Dylan e a me! Ci siamo visti l’altra sera e finalmente ha trovato il coraggio di raccontarmi le tue stronzate. Sei l’essere più subdolo, abietto, falso, infido, ipocrita e viscido che io abbia mai conosciuto. Sei marcia dentro e ogni cosa che tocchi si trasforma in spazzatura. Nella tua vita non sarai mai felice perché nessuno potrà mai amare una creatura vuota e ripugnante come te! Ti ritroverai sola come un cane perché ti sarai fatta terra bruciata intorno… nessuno vorrà una feccia come te perché con il tuo fetore insozzerai chiunque ti si avvicinerà! Hai buttato la tua vita nel cesso e ora non dare la colpa a noi se ti sei rovinata, perché hai fatto tutto con le tue mani e noi abbiamo solo tirato lo sciacquone!- la insultò. Per un attimo Tanya impallidì e lei, per celare forse il suo sconvolgimento, si voltò per chiudere con un colpo secco l’armadietto. Quanto tornò a guardarci la sua espressione beffarda la faceva da padrona sul suo viso.
-Ora che hai finito con la tua arringa da avvocato delle cause perse ti dico solo un’ultima cosa. Mi sono divertita un mondo con il tuo Dylan. Magari ti avrà anche riferito che l’ho ricattato e che è stato costretto a fare sesso con me per non perderti, ma ti assicuro che in quei momenti ce la siamo spassata alla grande! E l’ultima persona a cui pensava durante le nostre scopate eri proprio tu… era il mio nome che chiamava al momento dell’orgasmo e non il tuo- sibilò, con aria soddisfatta. Fissai subito gli occhi su mia sorella, per paura di scorgere di nuovo quello sguardo ferito e addolorato che le avevo visto tante volte, dopo la sua rottura con Dylan; ma per fortuna notai che stava sorridendo serena e tranquilla.
-Davvero ci credi a quello che dici, Tanya? Urlava il tuo nome? Può anche darsi… ma anche quello di tutte le altre cheers quando era con loro… o sbaglio? Non eri l’unica… non sei mai stata niente per lui ed è questo che ti ha fatta uscire fuori di testa, quella volta! Eri gelosa che Dylan si ripassasse anche tutte le altre e così sei venuta a spiattellarmi tutto. Ma alla fine non tutto il male vien per nuocere perché non ne ero innamorata davvero e l’ho scoperto solo dopo aver conosciuto Edward. Hai presente il fantastico ragazzo che mi ama alla follia e che non ha mai ceduto neppure una volta alle tue avance spudorate?! E tu?! Avrai mai la possibilità di essere amata allo stesso modo?! Scordatelo! Nessuno ci riuscirà perché non c’è niente da amare in te! Sei un guscio vuoto! Non vorrei proprio essere nei tuoi panni!- concluse soddisfatta mia sorella. Dio le avrei fatto un monumento in quel momento e la faccia di Tanya era impagabile. Senza più ribattere ci diede la schiena e si incamminò verso papà e il preside.
Noi la guardammo, estremamente compiaciuti, mentre raggiungeva l’uscita con mio padre che la scortava fuori dall’edificio.
-Dio, sei stata meravigliosa, tesoro mio!- si complimentò Edward, abbracciandola di slancio e facendola volteggiare; -Hai avuto ragione su tutto quanto ma in particolar modo su una cosa…- continuò. Bella lo guardò curiosa.
-Sul tuo ragazzo che ti ama alla follia! Non potevano esserci parole più veritiere!- esclamò per poi baciarla appassionatamente. Ok, era meglio spostarci da lì… forse ci conveniva andare fuori per goderci la scena. Faticavo ancora un po’ ad assistere a certe gesti così intimi tra mia sorella ed Edward… era più forte di me! Però ero contentissimo che avessero aggiustato ogni cosa tra loro, per ritornare ad essere più uniti ed innamorati che mai.
Uscimmo tutti quanti insieme. Ormai il parcheggio si era popolato e tutti gli studenti erano riuniti in gruppetti più o meno sparpagliati. Si notava chiaramente la sorpresa per la presenza dell’auto dello sceriffo. Quando poi papà e Tanya fecero la loro comparsa in cima alle scale, il brusio pian piano scemò e uno strano silenzio scese sul grande piazzale. Tutti fissavano la capo cheers e lei sfilò tra quegli studenti, a testa alta. Non pareva minimante scalfita dalla situazione… dovevo ammettere che ne aveva di fegato… oppure era talmente stupida da non rendersi conto della gravità di ciò che aveva commesso: il suo futuro era rovinato e i suoi genitori erano delusi e feriti. Ma finalmente arrivò anche il momento del suo cedimento… la sua maschera di indifferenza si frantumò quando passò accanto alle sue amate amiche cheers. Nessuna di loro la degnò di un saluto o anche un semplice sguardo amichevole o di comprensione. Anzi… continuarono imperterrite a ridacchiare e spettegolare senza nemmeno darsi pena di non farsi sentire dalla loro ex idolatrata leader. Forse non si aspettava un voltafaccia del genere, visto che ciascuna di loro era perfettamente a conoscenza dell’attività secondaria di Tanya. Tutte l’avevano sempre seguita e assecondata, come fosse stata una dea scesa in terra e ora si stava rendendo conto che non l’avrebbero sostenuta nella sua discesa all’inferno. Che ipocrite! Ma d’altronde si era sempre e solo contornata di conoscenze superficiali basate su interessi personali e quindi non poteva certo aspettarsi che sarebbero andate nei casini per lei… dovevano mantenere l’apparenza di brave ragazze… che schifo! Erano tutte delle false! In particolar modo la sua più cara amica, Lauren, che continuava a sghignazzare e a indicarla neanche fosse stata la peggiore delle criminali.
Dio che soddisfazione, però! Impagabile! Non avrei mai immaginato che il sapore della vendetta fosse così dolce e sublime… e a giudicare dagli sguardi della mia famiglia quell’enorme moto di compiacimento non lo provavo solo io.
Appena l’auto partì, il tran tran quotidiano nel parcheggio, riprese quasi normalmente, anche se sapevo che quella notizia avrebbe tenuto banco per molti, molti giorni…
-Jasper Swan! Ora mi dici come diavolo hai fatto!- mi investì mia sorella, saltandomi in braccio ridendo. La strinsi forte e la feci volteggiare, mentre tutti infine ci guardavano rilassati per essersi tolti dai piedi quella sorta di strega cattiva. Feci scendere mia sorella, che corse a rifugiarsi tra le braccia del suo fidanzato, felice di riaccoglierla.
-Forza… tutto nei minimi dettagli!- mi ordinò Rose.
-Bells, ti ricordi a fine maggio quando eri preoccupata perché avevo iniziato a frequentare Tanya? L’avevo fatto solo perché volevo fargliela pagare per averti umiliata con la storia di Dylan, sputtanandoti con tutto l’istituto. Non sapevo ancora bene come fare, ma ero certo che qualcosa per ferirla l’avrei trovata… doveva avere un punto debole!- le rivelai, mentre tutti erano attenti.
-Sì… non sai quanto sono stata felice quando è partita e non l’abbiamo più vista per tutta l’estate. Avevo il terrore che ti convincesse a provare quello schifo di cui faceva uso lei!- mi ribadì. Con la coda dell’occhio notai la mia folletta innervosirsi… era stupenda così gelosa!
-Ricordo che appena iniziata la scuola, un giorno ci ha raggiunti in mensa e ha iniziato a baciarti il collo sostenendo che avesse lasciato il vostro rapporto in sospeso per poi riprenderlo!- puntualizzò con tono acido la mia piccola Alice. Le sorrisi e la trascinai tra le mie braccia… non aveva proprio niente di cui preoccuparsi.
-Nessuna potrà mai competere con te o con il sentimento profondo che provo per te, quindi non ti agitare, tesoro mio- le sussurrai all’orecchio, facendole comparire un sorriso compiaciuto sul suo splendido viso.
-Potete fare i piccioncini dopo e andare avanti con la storia prima che suoni la campanella?!- ci rimproverò Emmett che non stava più nella pelle per sapere ogni singolo dettaglio.
-Hai ragione, Emm. Vedete, siamo usciti qualche volta e poi una sera mi ha trascinato a una festa a Port Angeles. Bè… era una serata organizzata da un certo Kevin, che poi ho scoperto essere il suo pusher. L’avevo visto qualche volta fuori dalla nostra scuola e così ho capito che era lui che spacciava a Forks. Mi sono incazzato da morire con Tanya e lei, per farmi stare buono, mi ha infilato una pasticca in un bicchiere, proprio come è successo a Dylan…- rivelai, osservando la reazione terrorizzata di mia sorella. Non le avevo mai confidato nulla perché sapevo che si sarebbe preoccupata da morire.
-Quella abominevole stronza!- sputò fuori, stringendo forte i pugni. Edward la abbracciò per tentare di calmarla e lei, per fortuna si rilassò.
-Non preoccuparti, Bells… non era niente di così pesante come quella che aveva dato a Dylan… mi sentivo solo rilassato… in pratica ero più leggero e poi avevo un gran sonno. Così sono uscito un po’ sulla grande terrazza di quell’appartamento per prendere un po’ d’aria e di lucidità. Una volta fuori, senza la musica a palla sparata nelle orecchie, senza quelle luci psichedeliche che non mi aiutavano a pensare, e grazie anche all’aria fresca della notte, mi sono sentito subito meglio. Dopo poco una ragazza ha iniziato a sghignazzare e incuriosito mi sono avvicinato, proseguendo lungo la terrazza che faceva il giro di metà appartamento. Appena ho svoltato l’angolo, mi sono impietrito di fronte alla scena: una ragazza era in piedi sulla balaustra e rideva… era fuori di testa… mi sono venuti i brividi perché eravamo al quindicesimo piano e sarebbe bastato un minimo movimento per farla volare giù. Così mi sono avvicinato con cautela e poco dopo sono stato raggiunto anche da Kevin che si è terrorizzato a morte: la ragazza era Camille, la sua sorellina di quindici anni! Ed era completamente fatta della roba che lui spacciava. Abbiamo cercato di non spaventarla, ma lei si è accorta di noi e ha perso l’equilibrio. Per fortuna, con uno scatto fulmineo, sono riuscito ad afferrarla e grazie a Dio siamo ricaduti entrambi all’interno del terrazzo- raccontai. Mi fermai un secondo perché ero ancora scosso da quel terribile ricordo. Non avevo mai provato così tanta paura come in quel momento…
Gli altri erano sconvolti, ma mi fecero cenno di continuare.
-Neanche il tempo di riprendere fiato che la ragazza ha iniziato ad avere le convulsioni; così io e Kevin la abbiamo trasportata di corsa in ospedale. Lì l’hanno salvata per il rotto della cuffia e hanno chiamato la nonna, a cui erano stati affidati entrambi i nipoti. Sono arrivati poi anche quelli della polizia e ho rilasciato loro una dichiarazione, spiegando ciò che era avvenuto ma omettendo che lo spacciatore da cui Camille aveva preso la droga fosse proprio il fratello- rivelai. Mia sorella si accigliò all’istante.
-Jazz, come hai potuto?!- si infervorò. Immaginavo i suoi pensieri al riguardo: lei aveva uno spiccato senso della giustizia e a volte diveniva davvero intransigente…
-Lo so, Bells, hai ragione… ma non ce l’ho proprio fatta... Prima che arrivasse la polizia,Kevin ha confessato la verità a quella povera donna… era completamente sconvolta e in lacrime. Era molto anziana e ho avuto paura che venisse un malore anche lei… tremava ed era spaventata a morte per la nipotina… in più si sentiva tremendamente in colpa per non essersi mai accorta dei loschi traffici del nipote. Non ne sapeva niente… Era convinta che Kevin avesse un lavoro onesto ed era disperata perché i soldi che lui portava a casa le servivano, dato che con la sua misera pensione non ce l’avrebbe mai fatta a far studiare la nipote che sognava di andare un giorno all’università. Tra la preoccupazione per Camille e la delusione per Kevin non me la sono sentita di infierire su quella povera signora, facendo arrestare il nipote sotto il suo naso. C’era il pericolo che non la considerassero un tutore adatto e che le togliessero l’affidamento della nipote che amava sopra ogni cosa. Vi assicuro che quella donna ne sarebbe morta di crepacuore. Non sapete quante volte mi abbia ringraziato, dopo che le ho assicurato che non avrei denunciato il nipote- mi giustificai. Ero consapevole di aver fatto una cosa del tutto sbagliata a lasciare a piede libero uno spacciatore; ma la mia coscienza si era sentita più a posto in quel modo, piuttosto che mandare al campo santo una vecchietta il cui unico errore era stato quello di amare troppo i nipoti.
Rose mi abbracciò, accarezzandomi i capelli e dandomi così il suo totale sostegno.
-Continua ti prego…- mormorò Alice, accarezzandomi un braccio e intrecciando le dita con le mie.
-Prima di tornare a Forks ho parlato anche con quello schifoso e l’ho minacciato di sparire dalla nostra città. Se lo avessi rivisto spacciare a scuola o in qualsiasi altro angolo della città lo avrei denunciato a papà senza indugio, facendolo pentire amaramente della strada che aveva intrapreso. Lui mi ha assicurato che ciò che era successo alla sorella gli aveva fatto capire quanto stesse sbagliando e che quindi avrebbe chiuso definitivamente con quella vita. Anche se in quel momento sembrava del tutto pentito, non gli ho creduto neppure per un attimo… quando sei dentro certi giri, è difficile uscirne… però mi ero accontentato che sparisse da qui. Mi ha ringraziato e poi mi ha dato il suo numero di cellulare, pregandomi di chiamarlo in qualsiasi momento se mai avessi avuto bisogno di qualcosa: era in debito con me. Quando siamo tornati a casa dall’Italia, ho fatto qualche domanda in giro e ho saputo che nessuno l’aveva più visto in giro. Poi però con l’inizio della scuola, ho scoperto che qualcun altro aveva preso il suo posto: Tanya!- rivelai.
Tutti mi fissavano schifati da quanto era scesa in basso quella ragazza.
-Quando l’ho beccata con Emmett, l’ho avvertita di piantarla di dar fastidio alla nostra famiglia, avvertendola che rischiava di fare una brutta fine… ma evidentemente non pensava che mettessi in pratica le mie minacce. Così, dopo la storia di Rose, ho capito che era arrivata l’ora di togliercela definitivamente dalle palle. La scorsa settimana ho chiamato quel verme e ho riscosso il favore che mi doveva; è stato fortunato, volevo solo una semplice informazione, niente di trascendentale… avevo solo bisogno della conferma a quel che già immaginavo: Tanya, alla festa di Halloween, aveva parecchia roba da smerciare. Sono andato dal professor Banner e gli ho raccontato tutto. Lui si è organizzato e l’ha beccata sul fatto. E’ stato poi chiamato il vice di papà e, con molta discrezione, l’hanno scortata in caserma. Sabato mattina il professor Banner mi ha avvertito con un messaggio che tutto era sistemato. Il resto lo sapete- terminai il mio lungo e minuzioso racconto.
Gli occhi di tutti erano sgranati per la sorpresa e sconvolti per tutto ciò che era successo… ma l’unico paio che non riuscivo a guardare e che temevo erano quelli di mia sorella. Avevo paura che fosse delusa da me, dal mio comportamento e dal mio silenzio. Quando alla fine trovai il coraggio di sollevare il capo, l’unico sentimento che traspariva dal suo sguardo era una colossale preoccupazione.
-Jazz… papà è al corrente di ogni cosa? Di ogni singolo dettaglio?- mi chiese, agitata. Abbassai di colpo la testa in imbarazzo. Magari sarei potuto sembrare un grande eroe ai loro occhi, colui che li aveva liberati dal malvagio; ma in verità ero solo un codardo che non aveva avuto la fermezza di raccontare tutta la verità al padre.
-Bè, non proprio tutto quanto. Gli ho celato la cosa più importante… che io sapevo chi aveva dato le pasticche a Camille e che proprio Kevin mi ha fatto la soffiata di Tanya- le rivelai, vergognandomi come un cane per quella mia mancanza di coraggio; -Bells… lo sai quanto papà sia ligio al dovere… sarebbe stato amareggiato e avvilito nel sapere di avere un figlio che non ha denunciato uno spacciatore che ha quasi ammazzato una ragazza… non ce l’ho fatta… posso sopportare che si arrabbi con me, che sbraiti, che mi punisca! Ma il pensiero di deluderlo in un qualsiasi modo… mi spiace… proprio non ce l’ho fatta!- tentai di giustificarmi. Mia sorella mi venne addosso stritolandomi in un abbraccio da soffocamento.
-Jazz, io avrei fatto la stessa cosa con papà… e sai anche tu quanto mi faccia intenerire da certe scene, quindi mi sarei comportata come te anche con la nonna di Kevin e Camille. Non hai proprio niente di cui vergognarti… non si può sempre dire tutto: esiste la solidarietà fraterna, no? Comunque non temere: sono straorgogliosa di te!- dichiarò, mentre il mio cuore si alleggeriva di botto. Sapere di non essere una delusione per lei era la cosa che più desideravo e mi sentivo come se avessi superato una prova difficile. Ricambiai l’abbraccio.
-Grazie, Bells! Per me è molto importante il tuo sostegno- le confessai. Notai che tutti gli altri si erano già avviati all’ingresso, lasciandoci vivere quel momento fraterno così importante.
-Sarò sempre dalla tua parte, fratellone. Ti voglio bene e appoggerò sempre le scelte che farai… bè a meno che non siano cazzate enormi come quella sera della festa di Rose…- mi ricordò d’un tratto.
Sorrisi, al ricordo di quanto avesse bruciato la mia guancia per il suo schiaffo… ma anche quanto avessi sofferto al pensiero di averla delusa così tanto.
-Tu in caso… tienimi sempre d’occhio, che è meglio!- affermai, scoppiando a ridere seguito da lei.
-Grazie ancora per Tanya, Jazz! E’ il più bel regalo di compleanno che potessi farmi… non mi serve altro, giuro!- mi sussurrò all’orecchio.
-Ah ah ah! Non te la caverai così, sorellina cara. Diciamo che questo era un extra… il tuo prezioso regalo è già al sicuro in camera mia, quindi rassegnati!- la schernii, mentre lei sbuffava sonoramente, mettendo su un tenerissimo broncio. Avevo sempre pensato che fosse l’unica donna che adorava fare regali, ma non riceverne: Edward era un ragazzo fortunato! A ogni ricorrenza non avrebbe dovuto sbattersi per cercare qualcosa che le piacesse… anche se, conoscendolo, avrebbe sempre fatto di tutto e di più per donarle ciò per cui potesse impazzire. C’era riuscito alla perfezione per il loro mesiversario e ora, il regalo di compleanno che le aveva ordinato e che sarebbe arrivato tra un paio di giorni, l’avrebbe fatta uscire fuori di testa. E pensare che quando mi aveva chiesto il mio parere al riguardo era persino in dubbio perché non lo considerava abbastanza romantico! E invece l’aveva azzeccato proprio alla grande! Quel dono era un sogno che Bella aveva da tempo e non avrei mai immaginato che Edward ne fosse a conoscenza e invece… quel ragazzo era un portento! L’avevo subito rassicurato, certo che, per una volta, la mia sorellina non si sarebbe proprio lamentata! Il suo regalo l’avrebbe fatta impazzire!



ANTEPRIMA CAPITOLO 118

-Ciao, Edward. Scusami ma i miei figlioli hanno assorbito tutta la mia attenzione- lo salutò.
-Ciao, Charlie. Non preoccuparti, hai tutta la mia comprensione… sai, è difficile concentrarsi su altro, soprattutto quando c’è lei in una stanza- lo giustificò, accarezzandomi con uno sguardo d’amore.
Mio padre sorrise indulgente, ma poi d’improvviso divenne serio.
-Scusami ragazzo mio… avrei bisogno di parlare in privato con i miei figli. Ti dispiace concederci un attimo?- gli chiese, con un tono grave. Edward annuì e poi baciandomi la fronte, uscì dalla stanza.
Io e Jazz ci scambiammo un’occhiata perplessa: a giudicare dalla sua aria stupita, neppure lui aveva idea del perché papà desiderasse un colloquio in privato.
-Papà, c’è qualcosa che non va?- si preoccupò Jasper. Lui ci fece cenno di sederci sul letto e poi prese la sedia della scrivania e si accomodò di fronte a noi.


V
i ricordiamo l'altra nostra fiction Segreti e Inganni
la nostra OS  Ritrovarsi


Alcune fiction ancora in corso che meritano di essere seguite!


UNA SERA, PER CASO ... di endif
Il Guardiano del Faro di  Lele Cullen
L'altra metà del cuore di sara_g
Due anime legate ad un destino di loulou72
Day by day... but? di _Betty_
From Juliet, with love di cloe cullen
Wish upon a star di
cloe cullen
332 di barbara_f

Sun and planets di Stefys79
Il mio Amore Fragile di OpunziaEspinosa
L'amore ai tempi della guerra di  
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Diamante di keska
Come d'autunno sugli alberi le foglie di FunnyPink
By Night di Uvetta

Friday at Noon di    troublefollows
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The Swan lake di pallina90
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