Cap. 118
Ciao
ragazze!
In questo capitolo scoprirete di cosa deve
parlare Charlie con i gemelli. Molte di voi si sono preoccupate, ma non
è niente di brutto. Sarà qualcosa di emozionante
(o almento lo speriamo).
Preparate i fazzoletti! Poi basta capitoli
tristi. Promesso!
Grazie mille a chi ci segue sempre, a chi ci ha
inserite tra le seguite, le ricordate e le preferite. I numeri ci fanno
girare la testa!
BUONA LETTURA DA MANU E SARA!
CAPITOLO 118
Una lettera dal passato
Pov
Bella
Dopo il
week end di
Halloween, la settimana era trascorsa rapidamente: ognuno di noi era
stato occupato con studio, impegni e passatempi vari. Io ed Edward
avevamo iniziato le nostre lezioni a cavallo al ranch di Robert e
dovevo ammettere che, a parte il timore del primo impatto, nei giorni
seguenti il mio allievo non se l’era cavata niente male.
Eravamo
riusciti ad andarci un paio di volte anche grazie al fatto che in quel
periodo i professori ci avevano concesso un po’ di respiro.
Per
fortuna!
Era
già
venerdì pomeriggio; e appena rientrati da scuola, noi tre
festeggiati eravamo stati praticamente segregati nella stanza di mio
fratello da Rose ed Esme, che si erano impegnate ad addobbare e
preparare il piano inferiore per il party in famiglia che si sarebbe
svolto quella sera per i nostri compleanni. Eh già! Proprio
quel
giorno era la ricorrenza di noi gemelli mentre l'indomani sarebbe
caduta quella di Alice. Quella sera avevamo deciso di organizzare una
piccola festicciola solo per la nostra famiglia, proprio come avevamo
fatto per Rose, mentre la sera successiva avremmo festeggiato con i
nostri amici nella casa al mare. Anche Alice era stata d'accordo nel
non esagerare con gli inviti e con gli eccessi; di questo avevo
ringraziato mio fratello, certa che, dietro quel suo apparentemente
inspiegabile contenimento, ci fosse proprio lui, con le sue
ragguardevoli abilità persuasorie.
Appena
terminate le
lezioni, cioè ormai da due ore, Edward ed Emmett si erano
dileguati e, anche se erano rimasti sul vago riguardo il loro
fantomatico impegno, ero quasi sicura che la loro sparizione avesse a
che fare con il mio regalo. Sospirai al pensiero… Edward si
era
mostrato dispiaciuto perché avrebbe potuto consegnarmelo
solo
l’indomani e così lo avevo avvertito di non
azzardarsi ad
arrivare nemmeno con un fiore per sopperire a quella che lui reputava
una grave mancanza proprio il giorno del mio compleanno. Per me non
costituiva affatto un problema, anzi… ma avevo lo sgradevole
presentimento, conoscendolo, che stavolta avrebbe proprio esagerato!
Avevo già notato che quando si trattava di regali per la
sottoscritta faticava a contenersi; ma dopo il casino di Halloween
prevedevo un ulteriore peggioramento.
Da
quando eravamo tornati a
casa, la scorsa domenica, non mi aveva lasciato da sola neppure mezzo
minuto e aveva cercato di compiacermi in tutti i modi
possibili…
in più avevamo rischiato un paio di volte di farci beccare
dal
baffuto sceriffo di casa perché il mio ragazzo si era
intestardito a voler dormire con me a tutti i costi, nonostante i
stringenti divieti degli adulti. Anche a me sarebbe piaciuto stare
accanto a lui per tutta la notte, ma non osavo neanche immaginare le
conseguenze se mio padre ci avesse sgamati! Fino a quel momento noi
ragazzi avevamo sempre goduto di notevoli libertà, proprio
perché non gli avevamo mai dato motivo di non potersi fidare
di
noi e avevamo sempre rispettato le sue regole (bè, almeno
era
quello che credeva lui!) e quindi non mi andava di esagerare. Iniziavo
a temere che l’atteggiamento un po’ incosciente di
Edward
avesse potuto creare una ripercussione di dimensioni stratosferiche!
Rinchiusa
nella stanza di
Jaz, stavo cercando di concentrarmi su qualcos'altro, agitandomi sulla
sedia, ma i miei pensieri finirono su ciò che mi aveva
tormentato per tutta la giornata: la mancanza di mia madre in un
momento così speciale della mia vita…
In
generale la sua assenza
mi pesava ancora da morire; ma in determinate occasioni mi trafiggeva
il cuore come una lama affilata, e quella ricorrenza importante era una
di quelle.
Edward,
sin da quando era
sgattaiolato quella mattina in camera mia per il suo personale
buongiorno trovandomi già sveglia all’alba, si era
subito
accorto del mio disagio; e, senza palesarlo, aveva cercato di alleviare
il mio malessere, facendomi concentrare su altro… tentativo,
tra
l’altro, riuscito alla perfezione: la sua bocca sulla mia era
capace di creare autentiche magie! Anche a scuola poi mi aveva
circondato di mille attenzioni: mi aveva aspettata a ogni cambio
d’ora, regalandomi baci mozzafiato e rischiando di arrivare
in
ritardo alle sue lezioni; in mensa si era addirittura messo
d’accordo con una delle cuoche (che, manco a dirlo, lo aveva
preso in simpatia!), e dopo avermi fatta accomodare al nostro tavolo,
era sparito per poi tornare con un delizioso pasticcino con una
candelina al centro. Mi ero emozionata tantissimo ma allo stesso tempo
mi ero trovata parecchio in imbarazzo perché quel suo ultimo
exploit aveva attirato l’attenzione di tutti i presenti sulla
sottoscritta. Era stato comunque tanto dolce e carino e mi reputavo
più che fortunata perché un angelo come lui
rappresentava
una meravigliosa rarità. Tutte queste galanterie avevano
permesso di tenermi la mente piuttosto occupata ed ero riuscita a
trattenere l’ondata di dolore per quasi tutta la giornata.
Ma in
quel momento, in
camera di Jazz... essere lì in compagnia di due piccioncini
che
non facevano altro che sbaciucchiarsi da quando avevamo messo piede
nella stanza, e avere come diversivo unicamente un tristissimo libro di
biologia che non attirava per niente la mia attenzione, non mi aiutava
di certo a distrarmi dai pensieri cupi… inoltre mi provocava
una
gran rabbia il fatto che la persona che aveva amato me e Jazz
più di ogni altra cosa non fosse lì con noi ad
assistere
a una delle tappe più importanti della nostra vita! Quel
giorno
continuavano a vorticarmi in testa i ricordi della mamma durante gli
ultimi giorni che aveva trascorso con noi: era del tutto debilitata,
senza forze… il suo splendido viso sorridente si era
trasformato
in una costante maschera di dolore e non osavo neppure immaginare
quanto potesse avere sofferto, quando ormai si era resa conto che non
l'avrebbe spuntata contro quel male orribile e subdolo. Per lei doveva
essere stato atroce rendersi conto che non avrebbe potuto seguire con
amore le varie fasi della nostra vita, che non avrebbe più
potuto vederci crescere, maturare, innamorarci, diplomarci, lavorare,
costruirci una famiglia… Fanculo! Non era giusto! La vita
era
tutta una fottuta ingiustizia! Forse ero egoista a pensarla
così, dato che c’erano tante persone nel mondo che
stavano
decisamente peggio della sottoscritta, ma in quel momento non riuscivo
a pensare a loro… notavo solo la soffocante mancanza della
mia
dolce mamma!
-Ehi,
sorellina!- mio
fratello mi richiamò alla realtà,
inginocchiandosi
davanti a me e accarezzandomi la guancia con l’indice. Fissai
il
suo dito bagnato, quasi in trance… non mi ero neppure
accorta di
piangere…
Cercai
di asciugare il mio
viso e di abbozzare un mezzo sorriso verso l’altra persona
che
poteva comprendere in pieno il mio dolore in quel giorno particolare.
-Ricordi
il nostro patto?-
mi chiese, in modo dolce, accarezzandomi i capelli. Annuii, incapace
ancora di pronunciare una sola parola… avevo un enorme
groppo in
gola ed ero certa che al minimo suono sarei scoppiata in singhiozzi
disperati. La mamma, prima di lasciarci, ci aveva fatto promettere che
in ogni occasione speciale per noi avremmo dovuto ricordarla unicamente
con dei sorrisi… senza piangere. Così io e mio
fratello,
anni prima, avevamo stretto una sorta di accordo… una
cretinata… sarebbe stato bello se fosse risultato
così
semplice, però in quel modo ci davamo forza uno con
l’altro e ci sostenevamo a vicenda per non lasciarci
sconfortare
dalla tristezza. Per rispettare le volontà della mamma,
avevamo
deciso che, in qualsiasi ricorrenza, avremmo lasciato spazio alle
lacrime e al dolore solamente il giorno precedente a quello della
festa. Infatti, anche per questo compleanno speciale, ci eravamo recati
al cimitero e le avevamo lasciato un mazzo di rose bianche, le sue
preferite, fermandoci a chiacchierare un po’ con lei. In
teoria
quindi non avremmo dovuto piangere, ma io stavo infrangendo il
patto…
Un
attimo dopo mi ritrovai un bicchiere d’acqua davanti agli
occhi.
-Tieni,
Bella… bevi
un po’, vedrai che andrà meglio- mi
incoraggiò
Alice. Che dolce! Ne bevvi qualche sorso e in effetti mi
sembrò
quasi che il nodo in gola scivolasse giù, insieme
all’acqua fresca.
-Grazie…-
mormorai;
-Scusami, Jazz… è che… questa volta mi
sembra
più difficile…- mi giustificai, ben sapendo di
non averne
bisogno con lui.
-Non
devi scusarti,
Bells… anche per me stavolta è
complicato…
è tutto il giorno che rimugino…- mi comprese. Non
conoscevo il motivo preciso; ma il fatto che anche lui percepisse il
suo dolore in modo più intenso mi fece sentire un
po’
meglio… come se fosse riuscito ad alleviare un po’
il mio
peso, condividendolo.
-Bella,
dovresti cercare di
distrarti… devi tenerti occupata e tentare di non pensarci
troppo… io sto facendo così in questi giorni- mi
spiegò Alice, un po’ in imbarazzo per
quell’intima
confidenza. Anche per lei doveva essere ardua e forse mi stavo
comportando da bambina viziata a rattristare anche loro; ma era
più forte di me: la nostalgia e la malinconia si erano fatte
strada nel mio cuore e la voglia di festeggiare mi aveva abbandonato
del tutto…
-Grazie,
Alice… ma
oggi è più facile a dirsi che a farsi…
poi da
quando ci hanno rinchiusi qui dentro…- sbuffai; -E con tuo
fratello che è sparito da ore e non ho idea di dove sia,
è diventato ancora più complicato…- mi
lamentai.
-Ci
penso io a distrarti!-
esordì mio fratello, alzandosi e andando verso
l’armadio;
-Avrei voluto consegnarti il mio regalo domani, al mare; ma penso che
ora sia meglio- mi confidò, mentre infilava la testa tra i
ripiani del mobile. Funzionò, perché subito la
mia
curiosità si accese, facendo gravitare la mia attenzione su
ciò che poteva avermi comprato. I regali di Jasper erano i
pochi
che apprezzavo e che non vedevo l’ora di ricevere
perché
mi faceva sentire amata. Non c’era mai stata una singola
volta in
cui non mi avevano fatto piacere; e poi azzeccava sempre qualunque cosa
io desiderassi, era un mago!
-Perché
non volevi
darmelo stasera?- gli chiesi, assottigliando lo sguardo. Lui si
voltò un attimo e un sorriso sornione gli spuntò
sul viso.
-Diciamo
che è
meglio che papà non lo veda!- mi confidò, in
maniera
complice, schiacciandomi l’occhiolino e porgendomi una
scatola
abbastanza voluminosa. A quelle parole capii subito che il mio regalo
aveva a che fare con la mia Roxy e, ancora prima di spacchettarlo,
balzai dalla sedia, attaccandogli le braccia al collo, urlando
elettrizzata. Jazz scoppiò a ridere di cuore.
-Wow,
Bells! E ancora non sai nemmeno cos’è!-
sghignazzò.
-Qualsiasi
cosa che abbia a
che fare con la mia piccolina, è sempre apprezzata. E tu lo
sai!- mi entusiasmai. Dio, la mia moto mi mancava così tanto
in
quella maledetta stagione! Sfrecciare per le strade di La Push e
dintorni mi inebriava ogni volta… e anche quando ero triste,
un
giro sul mio gioiellino riusciva a liberarmi sempre di ogni traccia di
malumore… era una sorta di medicina per me. Eppure, ogni
anno,
dovevo per forza rinunciare fino alla primavera: era troppo rischioso
correre con il ghiaccio sulle strade. E poi, anche volendo, non avrei
potuto per via dell’accordo tra me e Jake: lui si occupava e
custodiva la mia moto, all’insaputa di mio padre, a patto che
la
usassi solo quando il tempo non fosse stato pericoloso per la mia
incolumità. Tante volte in passato avevo cercato di spuntare
qualche giretto anche se il tempo non era dei migliori, ma non ero mai
riuscita a convincerlo in nessun modo.
-Dai,
Bella! Aprilo!- Alice
mi incitò, raggiante. Appena slacciai il fiocco e aprii la
scatola, mi ritrovai davanti la più splendida tuta da moto
che
avessi mai visto: era in pelle nera e fucsia! Era davvero magnifica e
la pelle, al tatto, era morbidissima. Ero a bocca aperta e non riuscivo
a emettere un suono. Mio fratello riusciva sempre a sorprendermi!
-Jazz…-
mormorai con
le lacrime agli occhi; -Grazie… sei sempre il migliore!-
esclamai, con voce emozionata. Lui mi abbracciò stretta.
-Eh, no!
Io ti ho dato il
regalo adesso per distrarti e non per farti di nuovo scoppiare a
piangere! Non ti azzardare proprio sorellina!- mi ammonì,
facendomi sorridere; -E’ già da un po’
che ti
lamenti che vuoi far riverniciare la moto e quello scimmione di Jake
non ha mai tempo. Sapevo che la desideravi nera e fucsia,
così
ho pensato di comprarti la tuta abbinata… per la moto ci
sarà tempo in primavera- mi spiegò.
-Non
c’è mai
il pericolo di rimanere delusi con te. Ora, se il mio fratellone avesse
l’accortezza di voltarsi un attimo, io me la proverei subito-
lo
pregai. Lui fece come richiesto ed io in un istante mi spogliai e me la
infilai: perfetta! Mi stava a pennello!
-Bellissima
e ti sta d’incanto- mi elogiò Alice.
-Concordo!-
aggiunse Jazz.
La porta
della camera si spalancò in quel secondo e il mio angelo si
palesò, più stupendo che mai.
-Ehi
raga…-
l’esclamazione gli morì in gola quando i suoi
occhi si
posarono su di me; -Oh cazzo, Bella! Sei una bomba!- mormorò
in
trance, facendomi arrossire per l’erotica
intensità del
suo sguardo: i suoi smeraldi stavano lanciando fiamme! Si
avvicinò con passo felino e mi prese tra le braccia.
-Ragazzi,
di sotto hanno
dato il via libera. Potete scendere e a tal proposito, voi
due…
dileguatevi all’istante!- ordinò loro, facendomi
scoppiare
a ridere per il tono urgente e perentorio.
-Ehi! Ti
ricordo, Romeo dei
miei stivali, che siete in camera mia. E su quel letto ci vorrei
dormire serenamente!- brontolò mio fratello con un cipiglio
degno di un bambino dispettoso.
-Ti
pregoooo!- mi lamentai con un tono da bambina cucciolosa.
-Tanto
papà
sarà qui tra poco…- sbuffò e
trascinandosi dietro
il suo folletto, sparì richiudendosi alle spalle la porta.
Finalmente soli! Edward appoggiò la fronte alla mia e mi
sorrise, stringendo le mani sulla mia schiena e attirandomi a
sé.
-Cristo
santo, amore! Mi
vuoi fare morire giovane? Sei sexy ed eccitante da paura… ed
io
avrei voglia di farti mia qui, in questo istante- mormorò
con il
respiro accelerato, mentre spingeva il bacino sul mio, facendomi
comprendere la portata del suo desiderio. Oddio santo!
-Mmm…
amore
mio… ti voglio anch’io…- sussurrai,
ormai
completamente in balia delle sue mani che dopo avermi accarezzato le
natiche in modo un po’ rude, si stavano avventurando sui
fianchi
e sul seno, facendo scivolare pian piano verso il basso la mia
cerniera. Annullai la distanza tra le nostre bocche, fiondandomi come
un’affamata su quelle labbra tentatrici. Le nostre lingue si
scontrarono irruente, in una lotta senza sosta, mentre i nostri cuori
battevano impazziti. Edward continuava a baciarmi, mordicchiarmi ed io
non potevo fare altro che gemere, del tutto eccitata. La voglia di lui,
di sentirlo dentro di me si era risvegliata in modo violento e non mi
sarei fermata per niente al mondo… avevo bisogno di Edward e
di
sentirmi amata in tutti i modi possibili. La sua mano si
intrufolò sotto il mio reggiseno e mi pizzicò il
capezzolo che, turgido, svettò all’istante in
fuori.
Proprio nel momento in cui la bocca di Edward stava scendendo dal mio
collo, lasciando una scia di baci verso il mio seno, per fortuna ancora
coperto, la porta si spalancò facendoci sobbalzare.
-Bella,
muoviti a far
sparire quella tuta! E’ appena rientrato papà e ti
sta
cercando per fare gli auguri alla sua bambina, dopo averli fatti a
noi!- mi ordinò mio fratello. Oh porca…
In un
lampo mi spogliai e
mi rivestii; nel frattempo stavo ascoltando Jasper in corridoio tentare
di intrattenere mio padre per concedermi il tempo di nascondere il
tutto. La porta si spalancò un millisecondo dopo che Edward
era
riuscito a eclissare il mio regalo sotto il letto.
-Auguri,
tesoro mio!-
esclamò papà, mentre mi rifugiavo tra le sue
braccia;
-Sai, piccola mia… sono stato tentato di svegliarti
stamattina
all’alba per augurarti buon compleanno, ma poi Esme mi ha
minacciato e così ho desistito- mi confidò
ridacchiando,
ben sapendo quanto detestassi essere svegliata presto e soprattutto per
ricevere degli auguri. Bè, in realtà non era del
tutto
esatto… dipendeva naturalmente da chi… e da come
avveniva
il risveglio!
-E’
stata bravissima! Ricordami di ringraziarla!- lo schernii, lasciandomi
però coccolare da lui.
-Ehi! E
io chi sono?! A me
mica le hai fatte, tutte queste moine- intervenne Jasper, fintamente
offeso. Gli feci una linguaccia e papà lo prese per le
spalle
scuotendolo un po’.
-Che
bambino permaloso!-
ghignò. Poi rivolse la sua attenzione al mio ragazzo. -Ciao,
Edward. Scusami ma i miei figlioli hanno assorbito tutta la mia
attenzione- lo salutò.
-Ciao,
Charlie. Non
preoccuparti, hai tutta la mia comprensione… sai,
è
difficile concentrarsi su altro, soprattutto quando
c’è
lei in una stanza- lo giustificò, accarezzandomi con uno
sguardo
d’amore.
Mio
padre sorrise indulgente, ma poi d’improvviso divenne serio.
-Scusami
ragazzo
mio… avrei bisogno di parlare in privato con i miei figli.
Ti
dispiace concederci un attimo?- gli chiese, con un tono grave. Edward
annuì e poi baciandomi la fronte, uscì dalla
stanza.
Io e
Jazz ci scambiammo
un’occhiata perplessa: a giudicare dalla sua aria stupita,
neppure lui aveva idea del perché papà
desiderasse un
colloquio in privato.
-Papà,
c’è qualcosa che non va?- si preoccupò
Jasper. Lui
ci fece cenno di sederci sul letto e poi prese la sedia della scrivania
e si accomodò di fronte a noi.
-Non
è niente di
grave, tranquilli; anzi, sono sicuro che ciò che sto per
dirvi
vi farà piacere, ma non so come la prenderete. Non vorrei
rattristarvi in un giorno così eccezionale, ma era un
desiderio
di vostra madre… ed io devo e voglio rispettare le sue
volontà- ci rivelò, sorprendendoci. Afferrai la
mano di
mio fratello e la strinsi forte; lui mi abbracciò stretta e
un
nodo mi chiuse di nuovo la gola.
-Allora
ragazzi…
vedete non è facile… quando vostra madre si era
resa
conto che… che non avrebbe potuto vedervi
crescere…- si
fermò un momento e si schiarì la voce; uno spasmo
di
dolore mi fece contrarre lo stomaco ed ero convinta che
l’avesse
sentito anche mio fratello perché si era irrigidito
all’improvviso, portandosi una mano a massaggiare la stessa
zona.
-Lei
aveva deciso che
comunque avrebbe voluto essere in qualche modo presente proprio nel
giorno in cui entrambi entrate nella maggiore età.
Così
ha impacchettato lei stessa i vostri regali e… vi ha scritto
una
lettera- mormorò con gli occhi lucidi e la voce tremante.
Una
lacrima mi
rotolò sul viso e per asciugarmela in fretta approfittai
della
distrazione di mio padre, impegnato a porgerci due scatolette e un
biglietto. Con mani tremanti afferrammo i pacchettini che mio padre ci
porse e Jazz prese anche la busta ingiallita dal tempo.
-L’ha
scritta la mamma? Di suo pugno?- domandò. Papà
annuì, sorridendoci emozionato.
-Ragazzi,
vi lascio
soli… è giusto che questo momento voi due lo
viviate
insieme… quando ve la sentirete, noi saremo tutti
giù ad
aspettarvi per festeggiarvi- ci spiegò, alzandosi e
baciandoci
entrambi sulla testa. Dopo qualche secondo sentimmo la porta chiudersi.
Fissavo
il pacchetto come
in trance, accarezzandolo dolcemente. Le mani di mia mamma
l’avevano fasciato con amore pensando a questo giorno
così
particolare…
-Non mi
sarei mai aspettato
un regalo così speciale…- sussurrò
Jazz. Mi voltai
e notai che anche lui era incantato a guardare il pacchetto e la
lettera. Fece un respiro profondo e poi cercò di sorridermi
per
rassicurarmi: si stava sforzando di non crollare per sostenere
me… era sempre stato così…
-Prima
tu- mi
invitò. Slacciai il fiocco e allentai la carta nel modo
più delicato possibile, stando attenta a non strapparla e a
non
rovinarla: desideravo conservare tutto di quel pacchetto.
Appena
aprii la scatolina,
delle lacrime proruppero copiose e non riuscii più a
trattenermi: le mie mani reggevano la preziosissima parure di perle
della mamma che da bambina avevo tanto ammirato. Le era stata
tramandata dalla bisnonna e la mamma mi aveva sempre promesso che ai
miei diciott’anni sarebbe diventata mia… ma erano
anni che
non ci pensavo più!
Mio
fratello mi strinse con
veemenza e asciugò le mie lacrime, ma non mi sfuggirono i
suoi
occhi lucidi e il suo continuo deglutire: era sull’orlo del
pianto anche lui.
Cercai
di
riprendermi… desideravo, ora più che mai,
mantenere la
promessa che avevamo fatto alla mamma, anche se l’emozione
era
talmente intensa che non piangere come una fontana era diventato
praticamente impossibile…
-Dai…
tocca a te-
riuscii a dire, tirando fuori a forza le parole. Le mani di Jazz
tremavano quanto le mie e anche lui ebbe la stessa cura
nell’aprire il pacchetto. Dopo poco si ritrovò
nelle mani
l’orologio Rolex di nonno Swan che spesso aveva contemplato.
-Oddio!-
esclamò in
un flebile sussurro; -Non ricordo neanche quante volte avevo pregato la
mamma perché mi permettesse di indossarlo in casa almeno un
pochino… mi sentivo già grande con questo al
polso-
mormorò sorridendo, perso nelle sue reminiscenze.
-Già…
rammenti quella volta che abbiamo giocato a marito e moglie e che
avevamo inscenato il nostro matrimonio? La mamma aveva finto di essere
il pastore che ci sposava e aveva permesso, a me, di indossare le sue
perle e, a te, quell’orologio- raccontai, per poi abbracciare
Jazz. Lui mi strinse a sé e poi mi accarezzò i
capelli,
mentre le lacrime inondavano i nostri visi.
Rimanemmo
così per un periodo indefinito, finché riuscimmo
a calmarci, sostenendoci a vicenda.
-Mi
arrabbiavo sempre con
la mamma perché quando le dicevo che da grande ti avrei
sposata,
lei mi prendeva in giro sostenendo che Jacob, prima o poi, ti avrebbe
portata via da me. E tutte le volte di fronte ai miei bronci scoppiava
a ridere e poi mi coccolava, raccontandomi che presto o tardi avrei
trovato la mia principessa… Com’era bella quando
rideva
spensierata…- mi rispose, sorridendo.
-E’
vero… come
mi sarebbe piaciuto che avesse potuto conoscere Edward, Alice ed
Emmett… le sarebbero piaciuti tutti, senz’altro!-
dichiarai. Mio fratello scoppiò a ridere.
-Sì,
certamente… magari un po’ meno Esme… se
avesse
saputo che papà si sarebbe sposato con lei…
ricordi
quanto era gelosa?- mi chiese ridendo, cercando di stemperare un
po’ la tristezza. Scoppiai a ridere al ricordo di un episodio
in
particolare. Jazz mi guardò curioso.
-Mamma
mia! Mi è
venuto in mente quella volta che aveva fatto una scenata pazzesca a
papà perché la segretaria della centrale, la
signora
Robbins, sapendo che lui era a casa malato, gli aveva portato una
crostata… la sua preferita. Ricordi cosa aveva fatto?- gli
domandai, certa che al solo evocarla, rammentasse la scena.
-Eccome!
Non potrei mai
dimenticare lo sconvolgimento di papà: la crostata e la
marmellata di more che gli colavano sulla faccia e sui baffoni!- rise
come un matto; -E nemmeno il pianto ininterrotto che ti eri fatta per
tutto il giorno e la sera, convinta che papà e mamma si
volessero separare- riprese, calmandosi un po’.
-E tu,
mi hai consolata,
cercando di farmi sorridere e di rassicurarmi- puntualizzai; -Grazie,
Jazz... tu ci sei sempre stato per me… anche quando la mamma
era
ancora con noi- mi commossi.
-E ci
sarò
sempre… per qualsiasi cosa, sorellina. Ti voglio bene
più
di chiunque altro… ma non ti azzardare a dirlo a Alice,
altrimenti mi castra!- affermò, con un’espressione
terrorizzata.
Ci
lasciammo andare per un
po’ ad altri meravigliosi ricordi; non lo avevamo mai fatto e
scoprimmo con piacere che non provocavano solo dolore, ma anche un
sottile benessere… e in modo inaspettato ci trovammo a
ridere di
cuore, lasciandoci trasportare da quel fiume di emozioni.
Alla
fine sospirai e
indicai la lettera che giaceva già da un po’ sul
letto tra
noi… ero curiosa, ma allo stesso tempo impaurita di sapere
quanto immensa fosse stata la sofferenza della mamma, certa di doverci
lasciare così presto. Ma non ero più una bambina,
non
potevo crogiolarmi nell’inconsapevolezza…
Jazz si
alzò,
afferrò il tagliacarte dalla scrivania e poi, come se
reggesse
in mano il più fragile e prezioso dei cristalli, la
aprì
con sconfinata delicatezza. Ci sedemmo ancora più vicini per
poter ammirare insieme la scrittura della mamma… la
riconobbi
all’istante…
La bocca
dello stomaco si
chiuse e una morsa di dolore si propagò di nuovo in ogni mia
cellula, come mi succedeva ogni volta che aprivo il suo ricettario.
Jasper si schiarì la voce e iniziò a leggere ad
alta voce.
Miei
adorati ragazzi,
oggi
è un giorno importantissimo! Entrate ufficialmente a far
parte
del mondo degli adulti e anche se non potrò essere con voi,
ho
voluto essere presente in qualche modo.
Forse
il mio gesto vi sembrerà egoistico perché questa
lettera
vi recherà senza dubbio molto dolore e lacrime; ma nel mio
cuore
so anche che vi farà comunque piacere e spero che
l’apprezzerete.
Avrei
tante cose da dirvi, ma non so da dove cominciare…
Volevo
che sapeste, senza ombra di dubbio, che vi ho amati più di
ogni
cosa al mondo e spero con tutta me stessa che prima o poi vedrete
realizzati tutti i vostri sogni.
E’
dura lasciarvi… avrei voluto esserci per guidarvi e
consigliarvi… per raccogliere le vostre lacrime…
ascoltare le vostre risate… mitigare i vostri
litigi…
bearmi delle vostre riappacificazioni… ricevere le vostre
confidenze…
Ma
so di essere stata fortunata perché vi affido nelle mani
dell’unica persona che vi ama quanto vi amo io e che, non ho
dubbi, si sia presa cura di voi nel modo migliore possibile: sono
convinta che vostro padre vi abbia reso delle ottime persone.
Jasper…
tu sei sempre stato l’ometto di casa e so per certo che in
questi
anni hai accudito e vegliato su tua sorella in modo incredibile, e sei
diventato un uomo straordinario. L’hai sempre protetta da
tutto e
da tutti e senz’altro hai continuato a farlo, aiutando anche
tuo
padre nelle questioni pratiche. Sono talmente orgogliosa di come sei
cresciuto finora! Nel tuo animo sai che ti sono sempre accanto e sai
che ora sono fiera di te!
Conoscendo
il tuo carattere sono convinta che sulla tua strada avrai
già
provato le sofferenze e le pene del cuore… ma
l’enorme
capacità di amare che ti caratterizza ti
permetterà, il
giorno che incontrerai la persona giusta, di amarla e rispettarla come
meglio merita.
Bella,
piccola mia… tu sei sempre stata quella più
insicura e
bisognosa di affetto… e il pensiero che quando dovrai
affrontare
il primo batticuore io non sarò lì con te mi
provoca un
dolore immenso. Purtroppo so che non sarai immune dalle delusioni della
vita a causa del tuo carattere fiducioso e disponibile…
però la tua famosa testardaggine ti aiuterà a non
arrenderti mai, nemmeno di fronte agli eventi negativi della vita. Sei
una creatura stupenda, figlia mia, colma di generosa bontà e
affabile dolcezza… non permettere a nessuno di farti
dubitare di
te stessa!
Senza
dubbio ti sarai presa cura dei nostri uomini, occupandoti della casa e
delle incombenze quotidiane. Se penso che ti sarai sobbarcata certe
responsabilità che non ti competono, quando invece avrei
dovuto
essere io a prendermi cura di te, mi si stringe il cuore… ma
so
anche che l’avrai fatto senza mai far pesare niente a nessuno
perché tu sei sempre stata la mia donnina perfetta!
Di
questo vi ringrazio con tutta l’anima e ve ne prego: in
futuro
continuate a prendervi cura con affetto l’uno
dell’altro,
come avete fatto finora.
Vi
chiederete come mai non mi soffermi a parlarvi di quanto sia
fondamentale studiare o trovarsi un buon lavoro… non lo
faccio
perché sono sicura al cento per cento che a questo aspetto
ci
avrà pensato abbondantemente vostro padre,
responsabilizzandovi
in modo più che adeguato riguardo le questioni pratiche
della
vita.
Voi
mi conoscete, e sapete quale inguaribile romantica io sia…
lavoro e studio sono di certo molto importanti… ma
l’aspetto della vita che guida l’essere umano e la
sua
esistenza è e sarà sempre l’amore!
Ragazzi
miei… non abbiate mai paura di amare e fatelo sempre con
ogni
fibra del vostro essere perché senza amore nulla
è
abbastanza!
Sappiate
che veglierò sempre su di voi… qualunque passo
compiate,
qualunque ostacolo incontriate e qualunque decisione importante
prendiate, sappiate che io sarò sempre con voi.
Cercate
di trovare il vostro posto nel mondo accanto ad un cuore che vi ami e
che batta per voi… e sarete felici nella vita.
La
vostra mamma, che vi ama immensamente!
Jasper
terminò di
leggere con la voce completamente spezzata, mentre io ormai
singhiozzavo, incapace perfino di prendere respiro. Lui se ne accorse.
-Bells,
calmati…
cerca di fare dei respiri profondi… segui me…- mi
disse,
prendendo a inspirare ed espirare in modo lento e profondo. Quando
riuscii finalmente a seguire il suo ritmo, i miei polmoni incameravano
di nuovo l’aria correttamente.
-Vado a
prenderti ancora un
po’ d’acqua- mi rassicurò, asciugandosi
il volto e
porgendo un fazzoletto anche a me. Appena aprì la porta ci
ritrovammo Alice e Edward, seduti per terra in corridoio, che ci
attendevano con aria preoccupata. Evidentemente mio padre aveva messo
al corrente tutti quanti di cosa stessimo facendo io e mio fratello
nella sua stanza. Nel momento in cui i miei occhi si posarono su
Edward, mi alzai e mi fiondai tra le sue braccia amorevoli che mi
strinsero forti, donandomi tepore e sicurezza.
-Ehi,
piccola mia…
la vostra mamma vi ha fatto un regalo stupendo… sono felice
per
voi- mormorò, accarezzandomi e baciandomi ogni centimetro
del
viso. Annuii, incapace ancora di parlare.
Mio
fratello mi costrinse a
bere un pochino e venimmo raggiunti nel frattempo da tutta la famiglia,
che aveva sentito il trambusto in corridoio.
Ci
abbracciammo tutti e con
orgoglio mostrammo loro i nostri regali. Rose ed Alice mi convinsero
subito a indossare le perle e Jazz si agganciò
l’orologio
al polso.
-Forza,
scendiamo! Ho una
fame da lupi e la mamma ha preparato un sacco di prelibatezze! Ora
inizia la festa, mica vorremmo stare qui a piagnucolare tutta la sera?!
Ai compleanni si ride, si mangia e si fa casino!- esclamò
Emmett, per spazzare via ogni residuo di tristezza. Gli altri
iniziarono a scendere ed io mi risciacquai un po’ il viso;
poi
Edward mi prese per mano e dopo aver unito le sue labbra alle mie in un
bacio colmo d’amore, raggiungemmo il piano inferiore, pronti
a
festeggiare tutti uniti.
La mia
mamma ci aveva fatto
un regalo meraviglioso e non potevo essere più felice;
ripensare
a lei era sempre molto doloroso, ma dopo aver letto la sua lettera mi
ero sentita un po’ più serena.
Era da
tanti anni che non
passavo un compleanno così bello e non volevo più
rattristarmi per la sua mancanza, ma cercare di apprezzare il fatto che
in qualche modo, in quel giorno speciale, lei aveva trovato
l’incredibile modalità per essere con noi.
ANTEPRIMA CAPITOLO 119
Ah,
sì?! Mai provocare Edward Anthony Cullen! Ora mi sarei
occupato
del gemellino malefico e poi della gemellina perfida…
-Ok,
Swan! E’ guerra aperta! Preparati!- lo minacciai sottovoce.
Lui sogghignò.
-Non
vedo l’ora, Cullen! Renderemo il weekend decisamente
più interessante- rispose, ammiccando.
Alice
alzò gli
occhi al cielo esasperata, mentre mio fratello ci osservò
con
malcelata attenzione, intuendo che avessimo appena combinato qualcosa.
Non aveva creduto nemmeno per un attimo alla storia della pesca, ma
trovandosi dall’altra parte del tavolo non aveva sentito una
parola. Gli feci cenno che gli avrei spiegato tutto dopo cena. Ero
certo che sarebbe stato un ottimo e prezioso alleato!
Dopo
pochi attimi tornò a sedersi anche la mia dolce
metà; bene ora era il suo turno.
-Sai,
amore
mio… non avresti dovuto prendere le parti di tuo
fratello… pessima, pessima scelta!- le mormorai, stampandomi
un
sorriso sadico in viso che le fece sgranare gli occhi.
-C-cosa
vorresti dire?- balbettò.
-Lo
vedrai presto!- ghignai vendicativo...
Vi
ricordiamo l'altra nostra fiction Segreti e Inganni
la nostra OS Ritrovarsi
Alcune fiction ancora in corso che meritano di essere seguite!
UNA SERA, PER CASO ... di endif
Il Guardiano del Faro
di Lele
Cullen
L'altra
metà del cuore di sara_g
From
Juliet, with love di cloe
cullen
Wish
upon a star di cloe
cullen
332
di barbara_f
Sun and
planets di
Stefys79
Il mio
Amore Fragile di OpunziaEspinosa
L'amore
ai tempi della guerra di annalisa69
Diamante
di
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Come
d'autunno sugli alberi le foglie di FunnyPink
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Night di
Uvetta
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at Noon di
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Swan lake di pallina90
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nascoste di Aleuname
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sorprende tutti di nik81
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