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Autore: IsaMarie    22/09/2011    22 recensioni
Bella e Jasper sono i gemelli Swan che vivono con il padre Charlie e la cugina Rosalie a Forks. Le loro vite si intrecceranno con i ragazzi Cullen: Edward, Alice e Emmett.
(Scritta con sara_cullen)
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Emmett/Rosalie, Jacob/Leah
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Cap. 118
Ciao ragazze!
In questo capitolo scoprirete di cosa deve parlare Charlie con i gemelli. Molte di voi si sono preoccupate, ma non è niente di brutto. Sarà qualcosa di emozionante (o almento lo speriamo).
Preparate i fazzoletti! Poi basta capitoli tristi. Promesso!
Grazie mille a chi ci segue sempre, a chi ci ha inserite tra le seguite, le ricordate e le preferite. I numeri ci fanno girare la testa!
BUONA LETTURA DA MANU E SARA!


CAPITOLO 118 


Una lettera dal passato

Pov Bella

Dopo il week end di Halloween, la settimana era trascorsa rapidamente: ognuno di noi era stato occupato con studio, impegni e passatempi vari. Io ed Edward avevamo iniziato le nostre lezioni a cavallo al ranch di Robert e dovevo ammettere che, a parte il timore del primo impatto, nei giorni seguenti il mio allievo non se l’era cavata niente male. Eravamo riusciti ad andarci un paio di volte anche grazie al fatto che in quel periodo i professori ci avevano concesso un po’ di respiro. Per fortuna!
Era già venerdì pomeriggio; e appena rientrati da scuola, noi tre festeggiati eravamo stati praticamente segregati nella stanza di mio fratello da Rose ed Esme, che si erano impegnate ad addobbare e preparare il piano inferiore per il party in famiglia che si sarebbe svolto quella sera per i nostri compleanni. Eh già! Proprio quel giorno era la ricorrenza di noi gemelli mentre l'indomani sarebbe caduta quella di Alice. Quella sera avevamo deciso di organizzare una piccola festicciola solo per la nostra famiglia, proprio come avevamo fatto per Rose, mentre la sera successiva avremmo festeggiato con i nostri amici nella casa al mare. Anche Alice era stata d'accordo nel non esagerare con gli inviti e con gli eccessi; di questo avevo ringraziato mio fratello, certa che, dietro quel suo apparentemente inspiegabile contenimento, ci fosse proprio lui, con le sue ragguardevoli abilità persuasorie.
Appena terminate le lezioni, cioè ormai da due ore, Edward ed Emmett si erano dileguati e, anche se erano rimasti sul vago riguardo il loro fantomatico impegno, ero quasi sicura che la loro sparizione avesse a che fare con il mio regalo. Sospirai al pensiero… Edward si era mostrato dispiaciuto perché avrebbe potuto consegnarmelo solo l’indomani e così lo avevo avvertito di non azzardarsi ad arrivare nemmeno con un fiore per sopperire a quella che lui reputava una grave mancanza proprio il giorno del mio compleanno. Per me non costituiva affatto un problema, anzi… ma avevo lo sgradevole presentimento, conoscendolo, che stavolta avrebbe proprio esagerato! Avevo già notato che quando si trattava di regali per la sottoscritta faticava a contenersi; ma dopo il casino di Halloween prevedevo un ulteriore peggioramento.
Da quando eravamo tornati a casa, la scorsa domenica, non mi aveva lasciato da sola neppure mezzo minuto e aveva cercato di compiacermi in tutti i modi possibili… in più avevamo rischiato un paio di volte di farci beccare dal baffuto sceriffo di casa perché il mio ragazzo si era intestardito a voler dormire con me a tutti i costi, nonostante i stringenti divieti degli adulti. Anche a me sarebbe piaciuto stare accanto a lui per tutta la notte, ma non osavo neanche immaginare le conseguenze se mio padre ci avesse sgamati! Fino a quel momento noi ragazzi avevamo sempre goduto di notevoli libertà, proprio perché non gli avevamo mai dato motivo di non potersi fidare di noi e avevamo sempre rispettato le sue regole (bè, almeno era quello che credeva lui!) e quindi non mi andava di esagerare. Iniziavo a temere che l’atteggiamento un po’ incosciente di Edward avesse potuto creare una ripercussione di dimensioni stratosferiche!
Rinchiusa nella stanza di Jaz, stavo cercando di concentrarmi su qualcos'altro, agitandomi sulla sedia, ma i miei pensieri finirono su ciò che mi aveva tormentato per tutta la giornata: la mancanza di mia madre in un momento così speciale della mia vita…
In generale la sua assenza mi pesava ancora da morire; ma in determinate occasioni mi trafiggeva il cuore come una lama affilata, e quella ricorrenza importante era una di quelle.
Edward, sin da quando era sgattaiolato quella mattina in camera mia per il suo personale buongiorno trovandomi già sveglia all’alba, si era subito accorto del mio disagio; e, senza palesarlo, aveva cercato di alleviare il mio malessere, facendomi concentrare su altro… tentativo, tra l’altro, riuscito alla perfezione: la sua bocca sulla mia era capace di creare autentiche magie! Anche a scuola poi mi aveva circondato di mille attenzioni: mi aveva aspettata a ogni cambio d’ora, regalandomi baci mozzafiato e rischiando di arrivare in ritardo alle sue lezioni; in mensa si era addirittura messo d’accordo con una delle cuoche (che, manco a dirlo, lo aveva preso in simpatia!), e dopo avermi fatta accomodare al nostro tavolo, era sparito per poi tornare con un delizioso pasticcino con una candelina al centro. Mi ero emozionata tantissimo ma allo stesso tempo mi ero trovata parecchio in imbarazzo perché quel suo ultimo exploit aveva attirato l’attenzione di tutti i presenti sulla sottoscritta. Era stato comunque tanto dolce e carino e mi reputavo più che fortunata perché un angelo come lui rappresentava una meravigliosa rarità. Tutte queste galanterie avevano permesso di tenermi la mente piuttosto occupata ed ero riuscita a trattenere l’ondata di dolore per quasi tutta la giornata.
Ma in quel momento, in camera di Jazz... essere lì in compagnia di due piccioncini che non facevano altro che sbaciucchiarsi da quando avevamo messo piede nella stanza, e avere come diversivo unicamente un tristissimo libro di biologia che non attirava per niente la mia attenzione, non mi aiutava di certo a distrarmi dai pensieri cupi… inoltre mi provocava una gran rabbia il fatto che la persona che aveva amato me e Jazz più di ogni altra cosa non fosse lì con noi ad assistere a una delle tappe più importanti della nostra vita! Quel giorno continuavano a vorticarmi in testa i ricordi della mamma durante gli ultimi giorni che aveva trascorso con noi: era del tutto debilitata, senza forze… il suo splendido viso sorridente si era trasformato in una costante maschera di dolore e non osavo neppure immaginare quanto potesse avere sofferto, quando ormai si era resa conto che non l'avrebbe spuntata contro quel male orribile e subdolo. Per lei doveva essere stato atroce rendersi conto che non avrebbe potuto seguire con amore le varie fasi della nostra vita, che non avrebbe più potuto vederci crescere, maturare, innamorarci, diplomarci, lavorare, costruirci una famiglia… Fanculo! Non era giusto! La vita era tutta una fottuta ingiustizia! Forse ero egoista a pensarla così, dato che c’erano tante persone nel mondo che stavano decisamente peggio della sottoscritta, ma in quel momento non riuscivo a pensare a loro… notavo solo la soffocante mancanza della mia dolce mamma!
-Ehi, sorellina!- mio fratello mi richiamò alla realtà, inginocchiandosi davanti a me e accarezzandomi la guancia con l’indice. Fissai il suo dito bagnato, quasi in trance… non mi ero neppure accorta di piangere…
Cercai di asciugare il mio viso e di abbozzare un mezzo sorriso verso l’altra persona che poteva comprendere in pieno il mio dolore in quel giorno particolare.
-Ricordi il nostro patto?- mi chiese, in modo dolce, accarezzandomi i capelli. Annuii, incapace ancora di pronunciare una sola parola… avevo un enorme groppo in gola ed ero certa che al minimo suono sarei scoppiata in singhiozzi disperati. La mamma, prima di lasciarci, ci aveva fatto promettere che in ogni occasione speciale per noi avremmo dovuto ricordarla unicamente con dei sorrisi… senza piangere. Così io e mio fratello, anni prima, avevamo stretto una sorta di accordo… una cretinata… sarebbe stato bello se fosse risultato così semplice, però in quel modo ci davamo forza uno con l’altro e ci sostenevamo a vicenda per non lasciarci sconfortare dalla tristezza. Per rispettare le volontà della mamma, avevamo deciso che, in qualsiasi ricorrenza, avremmo lasciato spazio alle lacrime e al dolore solamente il giorno precedente a quello della festa. Infatti, anche per questo compleanno speciale, ci eravamo recati al cimitero e le avevamo lasciato un mazzo di rose bianche, le sue preferite, fermandoci a chiacchierare un po’ con lei. In teoria quindi non avremmo dovuto piangere, ma io stavo infrangendo il patto…
Un attimo dopo mi ritrovai un bicchiere d’acqua davanti agli occhi.
-Tieni, Bella… bevi un po’, vedrai che andrà meglio- mi incoraggiò Alice. Che dolce! Ne bevvi qualche sorso e in effetti mi sembrò quasi che il nodo in gola scivolasse giù, insieme all’acqua fresca.
-Grazie…- mormorai; -Scusami, Jazz… è che… questa volta mi sembra più difficile…- mi giustificai, ben sapendo di non averne bisogno con lui.
-Non devi scusarti, Bells… anche per me stavolta è complicato… è tutto il giorno che rimugino…- mi comprese. Non conoscevo il motivo preciso; ma il fatto che anche lui percepisse il suo dolore in modo più intenso mi fece sentire un po’ meglio… come se fosse riuscito ad alleviare un po’ il mio peso, condividendolo.
-Bella, dovresti cercare di distrarti… devi tenerti occupata e tentare di non pensarci troppo… io sto facendo così in questi giorni- mi spiegò Alice, un po’ in imbarazzo per quell’intima confidenza. Anche per lei doveva essere ardua e forse mi stavo comportando da bambina viziata a rattristare anche loro; ma era più forte di me: la nostalgia e la malinconia si erano fatte strada nel mio cuore e la voglia di festeggiare mi aveva abbandonato del tutto…
-Grazie, Alice… ma oggi è più facile a dirsi che a farsi… poi da quando ci hanno rinchiusi qui dentro…- sbuffai; -E con tuo fratello che è sparito da ore e non ho idea di dove sia, è diventato ancora più complicato…- mi lamentai.
-Ci penso io a distrarti!- esordì mio fratello, alzandosi e andando verso l’armadio; -Avrei voluto consegnarti il mio regalo domani, al mare; ma penso che ora sia meglio- mi confidò, mentre infilava la testa tra i ripiani del mobile. Funzionò, perché subito la mia curiosità si accese, facendo gravitare la mia attenzione su ciò che poteva avermi comprato. I regali di Jasper erano i pochi che apprezzavo e che non vedevo l’ora di ricevere perché mi faceva sentire amata. Non c’era mai stata una singola volta in cui non mi avevano fatto piacere; e poi azzeccava sempre qualunque cosa io desiderassi, era un mago!
-Perché non volevi darmelo stasera?- gli chiesi, assottigliando lo sguardo. Lui si voltò un attimo e un sorriso sornione gli spuntò sul viso.
-Diciamo che è meglio che papà non lo veda!- mi confidò, in maniera complice, schiacciandomi l’occhiolino e porgendomi una scatola abbastanza voluminosa. A quelle parole capii subito che il mio regalo aveva a che fare con la mia Roxy e, ancora prima di spacchettarlo, balzai dalla sedia, attaccandogli le braccia al collo, urlando elettrizzata. Jazz scoppiò a ridere di cuore.
-Wow, Bells! E ancora non sai nemmeno cos’è!- sghignazzò.
-Qualsiasi cosa che abbia a che fare con la mia piccolina, è sempre apprezzata. E tu lo sai!- mi entusiasmai. Dio, la mia moto mi mancava così tanto in quella maledetta stagione! Sfrecciare per le strade di La Push e dintorni mi inebriava ogni volta… e anche quando ero triste, un giro sul mio gioiellino riusciva a liberarmi sempre di ogni traccia di malumore… era una sorta di medicina per me. Eppure, ogni anno, dovevo per forza rinunciare fino alla primavera: era troppo rischioso correre con il ghiaccio sulle strade. E poi, anche volendo, non avrei potuto per via dell’accordo tra me e Jake: lui si occupava e custodiva la mia moto, all’insaputa di mio padre, a patto che la usassi solo quando il tempo non fosse stato pericoloso per la mia incolumità. Tante volte in passato avevo cercato di spuntare qualche giretto anche se il tempo non era dei migliori, ma non ero mai riuscita a convincerlo in nessun modo.
-Dai, Bella! Aprilo!- Alice mi incitò, raggiante. Appena slacciai il fiocco e aprii la scatola, mi ritrovai davanti la più splendida tuta da moto che avessi mai visto: era in pelle nera e fucsia! Era davvero magnifica e la pelle, al tatto, era morbidissima. Ero a bocca aperta e non riuscivo a emettere un suono. Mio fratello riusciva sempre a sorprendermi!
-Jazz…- mormorai con le lacrime agli occhi; -Grazie… sei sempre il migliore!- esclamai, con voce emozionata. Lui mi abbracciò stretta.
-Eh, no! Io ti ho dato il regalo adesso per distrarti e non per farti di nuovo scoppiare a piangere! Non ti azzardare proprio sorellina!- mi ammonì, facendomi sorridere; -E’ già da un po’ che ti lamenti che vuoi far riverniciare la moto e quello scimmione di Jake non ha mai tempo. Sapevo che la desideravi nera e fucsia, così ho pensato di comprarti la tuta abbinata… per la moto ci sarà tempo in primavera- mi spiegò.
-Non c’è mai il pericolo di rimanere delusi con te. Ora, se il mio fratellone avesse l’accortezza di voltarsi un attimo, io me la proverei subito- lo pregai. Lui fece come richiesto ed io in un istante mi spogliai e me la infilai: perfetta! Mi stava a pennello!
-Bellissima e ti sta d’incanto- mi elogiò Alice.
-Concordo!- aggiunse Jazz.
La porta della camera si spalancò in quel secondo e il mio angelo si palesò, più stupendo che mai.
-Ehi raga…- l’esclamazione gli morì in gola quando i suoi occhi si posarono su di me; -Oh cazzo, Bella! Sei una bomba!- mormorò in trance, facendomi arrossire per l’erotica intensità del suo sguardo: i suoi smeraldi stavano lanciando fiamme! Si avvicinò con passo felino e mi prese tra le braccia.
-Ragazzi, di sotto hanno dato il via libera. Potete scendere e a tal proposito, voi due… dileguatevi all’istante!- ordinò loro, facendomi scoppiare a ridere per il tono urgente e perentorio.
-Ehi! Ti ricordo, Romeo dei miei stivali, che siete in camera mia. E su quel letto ci vorrei dormire serenamente!- brontolò mio fratello con un cipiglio degno di un bambino dispettoso.
-Ti pregoooo!- mi lamentai con un tono da bambina cucciolosa.
-Tanto papà sarà qui tra poco…- sbuffò e trascinandosi dietro il suo folletto, sparì richiudendosi alle spalle la porta. Finalmente soli! Edward appoggiò la fronte alla mia e mi sorrise, stringendo le mani sulla mia schiena e attirandomi a sé.
-Cristo santo, amore! Mi vuoi fare morire giovane? Sei sexy ed eccitante da paura… ed io avrei voglia di farti mia qui, in questo istante- mormorò con il respiro accelerato, mentre spingeva il bacino sul mio, facendomi comprendere la portata del suo desiderio. Oddio santo!
-Mmm… amore mio… ti voglio anch’io…- sussurrai, ormai completamente in balia delle sue mani che dopo avermi accarezzato le natiche in modo un po’ rude, si stavano avventurando sui fianchi e sul seno, facendo scivolare pian piano verso il basso la mia cerniera. Annullai la distanza tra le nostre bocche, fiondandomi come un’affamata su quelle labbra tentatrici. Le nostre lingue si scontrarono irruente, in una lotta senza sosta, mentre i nostri cuori battevano impazziti. Edward continuava a baciarmi, mordicchiarmi ed io non potevo fare altro che gemere, del tutto eccitata. La voglia di lui, di sentirlo dentro di me si era risvegliata in modo violento e non mi sarei fermata per niente al mondo… avevo bisogno di Edward e di sentirmi amata in tutti i modi possibili. La sua mano si intrufolò sotto il mio reggiseno e mi pizzicò il capezzolo che, turgido, svettò all’istante in fuori. Proprio nel momento in cui la bocca di Edward stava scendendo dal mio collo, lasciando una scia di baci verso il mio seno, per fortuna ancora coperto, la porta si spalancò facendoci sobbalzare.
-Bella, muoviti a far sparire quella tuta! E’ appena rientrato papà e ti sta cercando per fare gli auguri alla sua bambina, dopo averli fatti a noi!- mi ordinò mio fratello. Oh porca…
In un lampo mi spogliai e mi rivestii; nel frattempo stavo ascoltando Jasper in corridoio tentare di intrattenere mio padre per concedermi il tempo di nascondere il tutto. La porta si spalancò un millisecondo dopo che Edward era riuscito a eclissare il mio regalo sotto il letto.
-Auguri, tesoro mio!- esclamò papà, mentre mi rifugiavo tra le sue braccia; -Sai, piccola mia… sono stato tentato di svegliarti stamattina all’alba per augurarti buon compleanno, ma poi Esme mi ha minacciato e così ho desistito- mi confidò ridacchiando, ben sapendo quanto detestassi essere svegliata presto e soprattutto per ricevere degli auguri. Bè, in realtà non era del tutto esatto… dipendeva naturalmente da chi… e da come avveniva il risveglio!
-E’ stata bravissima! Ricordami di ringraziarla!- lo schernii, lasciandomi però coccolare da lui.
-Ehi! E io chi sono?! A me mica le hai fatte, tutte queste moine- intervenne Jasper, fintamente offeso. Gli feci una linguaccia e papà lo prese per le spalle scuotendolo un po’.
-Che bambino permaloso!- ghignò. Poi rivolse la sua attenzione al mio ragazzo. -Ciao, Edward. Scusami ma i miei figlioli hanno assorbito tutta la mia attenzione- lo salutò.
-Ciao, Charlie. Non preoccuparti, hai tutta la mia comprensione… sai, è difficile concentrarsi su altro, soprattutto quando c’è lei in una stanza- lo giustificò, accarezzandomi con uno sguardo d’amore.
Mio padre sorrise indulgente, ma poi d’improvviso divenne serio.
-Scusami ragazzo mio… avrei bisogno di parlare in privato con i miei figli. Ti dispiace concederci un attimo?- gli chiese, con un tono grave. Edward annuì e poi baciandomi la fronte, uscì dalla stanza.
Io e Jazz ci scambiammo un’occhiata perplessa: a giudicare dalla sua aria stupita, neppure lui aveva idea del perché papà desiderasse un colloquio in privato.
-Papà, c’è qualcosa che non va?- si preoccupò Jasper. Lui ci fece cenno di sederci sul letto e poi prese la sedia della scrivania e si accomodò di fronte a noi.
-Non è niente di grave, tranquilli; anzi, sono sicuro che ciò che sto per dirvi vi farà piacere, ma non so come la prenderete. Non vorrei rattristarvi in un giorno così eccezionale, ma era un desiderio di vostra madre… ed io devo e voglio rispettare le sue volontà- ci rivelò, sorprendendoci. Afferrai la mano di mio fratello e la strinsi forte; lui mi abbracciò stretta e un nodo mi chiuse di nuovo la gola.
-Allora ragazzi… vedete non è facile… quando vostra madre si era resa conto che… che non avrebbe potuto vedervi crescere…- si fermò un momento e si schiarì la voce; uno spasmo di dolore mi fece contrarre lo stomaco ed ero convinta che l’avesse sentito anche mio fratello perché si era irrigidito all’improvviso, portandosi una mano a massaggiare la stessa zona.
-Lei aveva deciso che comunque avrebbe voluto essere in qualche modo presente proprio nel giorno in cui entrambi entrate nella maggiore età. Così ha impacchettato lei stessa i vostri regali e… vi ha scritto una lettera- mormorò con gli occhi lucidi e la voce tremante.
Una lacrima mi rotolò sul viso e per asciugarmela in fretta approfittai della distrazione di mio padre, impegnato a porgerci due scatolette e un biglietto. Con mani tremanti afferrammo i pacchettini che mio padre ci porse e Jazz prese anche la busta ingiallita dal tempo.
-L’ha scritta la mamma? Di suo pugno?- domandò. Papà annuì, sorridendoci emozionato.
-Ragazzi, vi lascio soli… è giusto che questo momento voi due lo viviate insieme… quando ve la sentirete, noi saremo tutti giù ad aspettarvi per festeggiarvi- ci spiegò, alzandosi e baciandoci entrambi sulla testa. Dopo qualche secondo sentimmo la porta chiudersi.
Fissavo il pacchetto come in trance, accarezzandolo dolcemente. Le mani di mia mamma l’avevano fasciato con amore pensando a questo giorno così particolare…
-Non mi sarei mai aspettato un regalo così speciale…- sussurrò Jazz. Mi voltai e notai che anche lui era incantato a guardare il pacchetto e la lettera. Fece un respiro profondo e poi cercò di sorridermi per rassicurarmi: si stava sforzando di non crollare per sostenere me… era sempre stato così…
-Prima tu- mi invitò. Slacciai il fiocco e allentai la carta nel modo più delicato possibile, stando attenta a non strapparla e a non rovinarla: desideravo conservare tutto di quel pacchetto.
Appena aprii la scatolina, delle lacrime proruppero copiose e non riuscii più a trattenermi: le mie mani reggevano la preziosissima parure di perle della mamma che da bambina avevo tanto ammirato. Le era stata tramandata dalla bisnonna e la mamma mi aveva sempre promesso che ai miei diciott’anni sarebbe diventata mia… ma erano anni che non ci pensavo più!
Mio fratello mi strinse con veemenza e asciugò le mie lacrime, ma non mi sfuggirono i suoi occhi lucidi e il suo continuo deglutire: era sull’orlo del pianto anche lui.
Cercai di riprendermi… desideravo, ora più che mai, mantenere la promessa che avevamo fatto alla mamma, anche se l’emozione era talmente intensa che non piangere come una fontana era diventato praticamente impossibile…
-Dai… tocca a te- riuscii a dire, tirando fuori a forza le parole. Le mani di Jazz tremavano quanto le mie e anche lui ebbe la stessa cura nell’aprire il pacchetto. Dopo poco si ritrovò nelle mani l’orologio Rolex di nonno Swan che spesso aveva contemplato.
-Oddio!- esclamò in un flebile sussurro; -Non ricordo neanche quante volte avevo pregato la mamma perché mi permettesse di indossarlo in casa almeno un pochino… mi sentivo già grande con questo al polso- mormorò sorridendo, perso nelle sue reminiscenze.
-Già… rammenti quella volta che abbiamo giocato a marito e moglie e che avevamo inscenato il nostro matrimonio? La mamma aveva finto di essere il pastore che ci sposava e aveva permesso, a me, di indossare le sue perle e, a te, quell’orologio- raccontai, per poi abbracciare Jazz. Lui mi strinse a sé e poi mi accarezzò i capelli, mentre le lacrime inondavano i nostri visi.
Rimanemmo così per un periodo indefinito, finché riuscimmo a calmarci, sostenendoci a vicenda.
-Mi arrabbiavo sempre con la mamma perché quando le dicevo che da grande ti avrei sposata, lei mi prendeva in giro sostenendo che Jacob, prima o poi, ti avrebbe portata via da me. E tutte le volte di fronte ai miei bronci scoppiava a ridere e poi mi coccolava, raccontandomi che presto o tardi avrei trovato la mia principessa… Com’era bella quando rideva spensierata…- mi rispose, sorridendo.
-E’ vero… come mi sarebbe piaciuto che avesse potuto conoscere Edward, Alice ed Emmett… le sarebbero piaciuti tutti, senz’altro!- dichiarai. Mio fratello scoppiò a ridere.
-Sì, certamente… magari un po’ meno Esme… se avesse saputo che papà si sarebbe sposato con lei… ricordi quanto era gelosa?- mi chiese ridendo, cercando di stemperare un po’ la tristezza. Scoppiai a ridere al ricordo di un episodio in particolare. Jazz mi guardò curioso.
-Mamma mia! Mi è venuto in mente quella volta che aveva fatto una scenata pazzesca a papà perché la segretaria della centrale, la signora Robbins, sapendo che lui era a casa malato, gli aveva portato una crostata… la sua preferita. Ricordi cosa aveva fatto?- gli domandai, certa che al solo evocarla, rammentasse la scena.
-Eccome! Non potrei mai dimenticare lo sconvolgimento di papà: la crostata e la marmellata di more che gli colavano sulla faccia e sui baffoni!- rise come un matto; -E nemmeno il pianto ininterrotto che ti eri fatta per tutto il giorno e la sera, convinta che papà e mamma si volessero separare- riprese, calmandosi un po’.
-E tu, mi hai consolata, cercando di farmi sorridere e di rassicurarmi- puntualizzai; -Grazie, Jazz... tu ci sei sempre stato per me… anche quando la mamma era ancora con noi- mi commossi.
-E ci sarò sempre… per qualsiasi cosa, sorellina. Ti voglio bene più di chiunque altro… ma non ti azzardare a dirlo a Alice, altrimenti mi castra!- affermò, con un’espressione terrorizzata.
Ci lasciammo andare per un po’ ad altri meravigliosi ricordi; non lo avevamo mai fatto e scoprimmo con piacere che non provocavano solo dolore, ma anche un sottile benessere… e in modo inaspettato ci trovammo a ridere di cuore, lasciandoci trasportare da quel fiume di emozioni.
Alla fine sospirai e indicai la lettera che giaceva già da un po’ sul letto tra noi… ero curiosa, ma allo stesso tempo impaurita di sapere quanto immensa fosse stata la sofferenza della mamma, certa di doverci lasciare così presto. Ma non ero più una bambina, non potevo crogiolarmi nell’inconsapevolezza…
Jazz si alzò, afferrò il tagliacarte dalla scrivania e poi, come se reggesse in mano il più fragile e prezioso dei cristalli, la aprì con sconfinata delicatezza. Ci sedemmo ancora più vicini per poter ammirare insieme la scrittura della mamma… la riconobbi all’istante…
La bocca dello stomaco si chiuse e una morsa di dolore si propagò di nuovo in ogni mia cellula, come mi succedeva ogni volta che aprivo il suo ricettario. Jasper si schiarì la voce e iniziò a leggere ad alta voce.

Miei adorati ragazzi,
oggi è un giorno importantissimo! Entrate ufficialmente a far parte del mondo degli adulti e anche se non potrò essere con voi, ho voluto essere presente in qualche modo.
Forse il mio gesto vi sembrerà egoistico perché questa lettera vi recherà senza dubbio molto dolore e lacrime; ma nel mio cuore so anche che vi farà comunque piacere e spero che l’apprezzerete.
Avrei tante cose da dirvi, ma non so da dove cominciare…
Volevo che sapeste, senza ombra di dubbio, che vi ho amati più di ogni cosa al mondo e spero con tutta me stessa che prima o poi vedrete realizzati tutti i vostri sogni.
E’ dura lasciarvi… avrei voluto esserci per guidarvi e consigliarvi… per raccogliere le vostre lacrime… ascoltare le vostre risate… mitigare i vostri litigi… bearmi delle vostre riappacificazioni… ricevere le vostre confidenze…
Ma so di essere stata fortunata perché vi affido nelle mani dell’unica persona che vi ama quanto vi amo io e che, non ho dubbi, si sia presa cura di voi nel modo migliore possibile: sono convinta che vostro padre vi abbia reso delle ottime persone.
Jasper… tu sei sempre stato l’ometto di casa e so per certo che in questi anni hai accudito e vegliato su tua sorella in modo incredibile, e sei diventato un uomo straordinario. L’hai sempre protetta da tutto e da tutti e senz’altro hai continuato a farlo, aiutando anche tuo padre nelle questioni pratiche. Sono talmente orgogliosa di come sei cresciuto finora! Nel tuo animo sai che ti sono sempre accanto e sai che ora sono fiera di te!
Conoscendo il tuo carattere sono convinta che sulla tua strada avrai già provato le sofferenze e le pene del cuore… ma l’enorme capacità di amare che ti caratterizza ti permetterà, il giorno che incontrerai la persona giusta, di amarla e rispettarla come meglio merita.
Bella, piccola mia… tu sei sempre stata quella più insicura e bisognosa di affetto… e il pensiero che quando dovrai affrontare il primo batticuore io non sarò lì con te mi provoca un dolore immenso. Purtroppo so che non sarai immune dalle delusioni della vita a causa del tuo carattere fiducioso e disponibile… però la tua famosa testardaggine ti aiuterà a non arrenderti mai, nemmeno di fronte agli eventi negativi della vita. Sei una creatura stupenda, figlia mia, colma di generosa bontà e affabile dolcezza… non permettere a nessuno di farti dubitare di te stessa!
Senza dubbio ti sarai presa cura dei nostri uomini, occupandoti della casa e delle incombenze quotidiane. Se penso che ti sarai sobbarcata certe responsabilità che non ti competono, quando invece avrei dovuto essere io a prendermi cura di te, mi si stringe il cuore… ma so anche che l’avrai fatto senza mai far pesare niente a nessuno perché tu sei sempre stata la mia donnina perfetta!
Di questo vi ringrazio con tutta l’anima e ve ne prego: in futuro continuate a prendervi cura con affetto l’uno dell’altro, come avete fatto finora.
Vi chiederete come mai non mi soffermi a parlarvi di quanto sia fondamentale studiare o trovarsi un buon lavoro… non lo faccio perché sono sicura al cento per cento che a questo aspetto ci avrà pensato abbondantemente vostro padre, responsabilizzandovi in modo più che adeguato riguardo le questioni pratiche della vita.
Voi mi conoscete, e sapete quale inguaribile romantica io sia… lavoro e studio sono di certo molto importanti… ma l’aspetto della vita che guida l’essere umano e la sua esistenza è e sarà sempre l’amore!
Ragazzi miei… non abbiate mai paura di amare e fatelo sempre con ogni fibra del vostro essere perché senza amore nulla è abbastanza!
Sappiate che veglierò sempre su di voi… qualunque passo compiate, qualunque ostacolo incontriate e qualunque decisione importante prendiate, sappiate che io sarò sempre con voi.
Cercate di trovare il vostro posto nel mondo accanto ad un cuore che vi ami e che batta per voi… e sarete felici nella vita.
La vostra mamma, che vi ama immensamente!


Jasper terminò di leggere con la voce completamente spezzata, mentre io ormai singhiozzavo, incapace perfino di prendere respiro. Lui se ne accorse.
-Bells, calmati… cerca di fare dei respiri profondi… segui me…- mi disse, prendendo a inspirare ed espirare in modo lento e profondo. Quando riuscii finalmente a seguire il suo ritmo, i miei polmoni incameravano di nuovo l’aria correttamente.
-Vado a prenderti ancora un po’ d’acqua- mi rassicurò, asciugandosi il volto e porgendo un fazzoletto anche a me. Appena aprì la porta ci ritrovammo Alice e Edward, seduti per terra in corridoio, che ci attendevano con aria preoccupata. Evidentemente mio padre aveva messo al corrente tutti quanti di cosa stessimo facendo io e mio fratello nella sua stanza. Nel momento in cui i miei occhi si posarono su Edward, mi alzai e mi fiondai tra le sue braccia amorevoli che mi strinsero forti, donandomi tepore e sicurezza.
-Ehi, piccola mia… la vostra mamma vi ha fatto un regalo stupendo… sono felice per voi- mormorò, accarezzandomi e baciandomi ogni centimetro del viso. Annuii, incapace ancora di parlare.
Mio fratello mi costrinse a bere un pochino e venimmo raggiunti nel frattempo da tutta la famiglia, che aveva sentito il trambusto in corridoio.
Ci abbracciammo tutti e con orgoglio mostrammo loro i nostri regali. Rose ed Alice mi convinsero subito a indossare le perle e Jazz si agganciò l’orologio al polso.
-Forza, scendiamo! Ho una fame da lupi e la mamma ha preparato un sacco di prelibatezze! Ora inizia la festa, mica vorremmo stare qui a piagnucolare tutta la sera?! Ai compleanni si ride, si mangia e si fa casino!- esclamò Emmett, per spazzare via ogni residuo di tristezza. Gli altri iniziarono a scendere ed io mi risciacquai un po’ il viso; poi Edward mi prese per mano e dopo aver unito le sue labbra alle mie in un bacio colmo d’amore, raggiungemmo il piano inferiore, pronti a festeggiare tutti uniti.
La mia mamma ci aveva fatto un regalo meraviglioso e non potevo essere più felice; ripensare a lei era sempre molto doloroso, ma dopo aver letto la sua lettera mi ero sentita un po’ più serena.
Era da tanti anni che non passavo un compleanno così bello e non volevo più rattristarmi per la sua mancanza, ma cercare di apprezzare il fatto che in qualche modo, in quel giorno speciale, lei aveva trovato l’incredibile modalità per essere con noi.




ANTEPRIMA CAPITOLO 119


Ah, sì?! Mai provocare Edward Anthony Cullen! Ora mi sarei occupato del gemellino malefico e poi della gemellina perfida…
-Ok, Swan! E’ guerra aperta! Preparati!- lo minacciai sottovoce. Lui sogghignò.
-Non vedo l’ora, Cullen! Renderemo il weekend decisamente più interessante- rispose, ammiccando.
Alice alzò gli occhi al cielo esasperata, mentre mio fratello ci osservò con malcelata attenzione, intuendo che avessimo appena combinato qualcosa. Non aveva creduto nemmeno per un attimo alla storia della pesca, ma trovandosi dall’altra parte del tavolo non aveva sentito una parola. Gli feci cenno che gli avrei spiegato tutto dopo cena. Ero certo che sarebbe stato un ottimo e prezioso alleato!
Dopo pochi attimi tornò a sedersi anche la mia dolce metà; bene ora era il suo turno.
-Sai, amore mio… non avresti dovuto prendere le parti di tuo fratello… pessima, pessima scelta!- le mormorai, stampandomi un sorriso sadico in viso che le fece sgranare gli occhi.
-C-cosa vorresti dire?- balbettò.
-Lo vedrai presto!- ghignai vendicativo...


Vi ricordiamo l'altra nostra fiction Segreti e Inganni
la nostra OS  Ritrovarsi


Alcune fiction ancora in corso che meritano di essere seguite!


UNA SERA, PER CASO ... di endif
Il Guardiano del Faro di  Lele Cullen
L'altra metà del cuore di sara_g
From Juliet, with love di cloe cullen
Wish upon a star di
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332 di barbara_f

Sun and planets di Stefys79
Il mio Amore Fragile di OpunziaEspinosa
L'amore ai tempi della guerra di  
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Diamante di keska
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Friday at Noon di    troublefollows
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