Forbidden Fruit

di BellatrixWolf
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Torta di mele ***
Capitolo 2: *** Doccia ***
Capitolo 3: *** Perfetto ***
Capitolo 4: *** Serata ***



Capitolo 1
*** Torta di mele ***


Ogni tanto l'ispirazione e la voglia di fare bussano alla mia porta. E io non sono in casa. O sto dormendo.

A parte questo... Ebbene sì, ne ho iniziata un'altra. Un'altra long. Senza aver finito nulla. Né continuato nulla. La Tempesta è lì che  aspetta il suo epilogo ed io non so come fare. Dal Warlord rischio di prendere le legnate perché non aggiorno. Friends Forever va avanti a rilento. Quasi Per Caso va avanti.
Ma sono qui per parlare di questa nuova, entusiasmante (?) fic. Una Swan Queen, gente! E' ambientata nella prima serie, tutti sono ancora vivi e vegeti tranne il nostro povero piccolo Graham che, si sa, fa una brutta fine dopo pochi episodi. La tentazione di scrivere qualcosa sulla seconda serie e sul magic touch (non mi dilungherò in spiegazioni perché son sull'orlo dello spoiler) era forte, ma sono riuscita a resistere la verità è che non avrei saputo farlo.
Devo ringraziare
syriana94, mia socia, oltre che figlio adottivo e bisnipote adottivo, nonché possibile nipote (che casino.) per avermi suggerito per scherzo un finale togliendomi dai casini.
E dopo questa lunghiiiiiissima presentazione, here we go.
Enjoy c:



Il rapporto tra Emma Swan e Regina Mills non era dei più chiari. La maggior parte della gente credeva, anzi, era certa, che le due si odiassero a morte. Anche loro ne erano certe.

Solo da poco, Regina si era accorta di qualcosa di strano. Conosceva l'odio, lo conosceva fin troppo bene, ed iniziava a dubitare che ciò che provava per lo sceriffo Swan fosse effettivamente odio.

Era qualcosa di complicato. Era un desiderio di starle attorno, e al tempo stesso di farle male, e di farsi odiare, ma non tanto da chiudere ogni contatto. Era qualcosa di strano. Il loro era un continuo stuzzicarsi, un gioco di sguardi senza fine, una partita a scacchi senza regole.

Quando Regina si trovava in una stanza con Emma, l'elettricità era palpabile. Ancor di più se Emma e Regina erano le uniche, nella stanza.

Regina sapeva di dover odiare Emma, come ogni regina cattiva odia l'eroe. Era certa di dover provare solo odio, fastidio, astio nei suoi confronti, eppure sentiva qualcosa di più. Qualcosa che non riusciva, tuttavia, a definire.

Quel loro continuo stuzzicarsi, gli sguardi, le frecciatine, le ostilità erano diventati una costante nel loro rapporto quotidiano, tanto che nessuna delle due perdeva occasione per punzecchiare l'altra.

 

"Sceriffo."

"Madam Mayor."

Sotto a quel saluto, apparentemente gelido, c'era una tempesta di fuoco. Nessuno ci faceva caso, perché era scontata l'insofferenza tra le due, ma i loro occhi si allacciavano ogni volta che si incontravano, senza riuscire a staccarsi.

Regina odiava i meeting mensili. Ascoltare i problemi dei vari rappresentanti di Storybrooke era un supplizio, specialmente se accanto a lei era seduta Emma. Talvolta succedeva per puro caso che prendendo appunti o spostando fogli, le loro braccia si sfiorassero o, peggio, che cambiando posizione le loro cosce si toccassero, e Regina poteva sentire un brivido bollente lungo la schiena.

Uno alla volta, tutti esposero i propri punti all'ordine del giorno, iniziando da Gold. In ordine sparso, si arrivò a Mary Margaret, che velocemente parlò dell'andamento della scuola, poi ad Emma. Quando si alzò per prendere la parola afferrò alcuni fogli sul tavolo, e così facendo urtò una penna, che cadde. Si piegò per raccoglierla, così come Regina, e le loro mani si incontrarono sulla plastica nera. Al contatto, entrambe alzarono lo sguardo e, per qualche istante, si fissarono negli occhi.

Regina ritirò la mano e si rialzò, distogliendo la propria attenzione dalla pelle pulsante dei polpastrelli; Emma raccolse la penna e la posò sul tavolo, poi iniziò a parlare.

La sua voce era calata di qualche tono, quindi dovette schiarirsi la gola prima di tornare alla sua normale estensione vocale.

Quando terminò il discorso si risedette e lanciò un'occhiata a Regina, cercando i suoi occhi. Quel breve contatto era stato come una scossa per Emma, e lei non poteva non averlo sentito a sua volta. Ma Regina la ignorò.

La bionda provò il desiderio di toccare di nuovo quella pelle, così liscia e piacevole al tatto, ma si trattenne, mentre era il turno di Regina di prendere la parola.

La velocità delle sue parole era come minimo raddoppiata, mentre cercava di ignorare un senso di fastidio che le tormentava il ventre. Disse quanto c'era da dire e si risedette.

L'ultimo fu Whale, poi finalmente il meeting terminò.

Il sindaco si alzò nuovamente e, portandosi la borsa dalla coscia alla spalla, si avviò rapidamente all'uscita. Voleva lasciare quella stanza il prima possibile.

"Regina!" La chiamò Emma, raccogliendo un mazzetto di chiavi da sotto la sedia. "Regina, aspetta!" ma lei non l'ascoltava, procedeva spedita battendo il tempo con i suoi tacchi.

Lo sceriffo la rincorse e le afferrò il polso, costringendola a voltarsi. Lei, allibita, guardò prima le dita che le stringevano la manica della camicetta, poi alzò lo sguardo e lo fissò in quello di Emma.

La scena si svolse quasi a rallentatore, loro ferme in mezzo alla folla che le oltrepassava, ignorandole.

"Hai... dimenticato le chiavi." gliele porse, allungando il braccio ed aprendo la mano, incapace di lasciare lo sguardo del sindaco, come il suo polso; poteva sentire la pulsazione del sangue nelle vene attraverso la leggera stoffa della giacca.

Regina allungò la mano libera e prese il mazzo di chiavi, senza guardare, sfiorando il palmo aperto di Emma, facendole il solletico.

"Grazie." cercò di mantenere il suo tono gelido da Evil Bitch, ma la voce le si spezzò in gola. Doveva voltarsi, doveva spezzare quel contatto. Girò i tacchi e fece un passo, ma la morsa di Emma non si allentò.

Regina si guardò intorno, realizzando con un brivido che lei e lo sceriffo erano sole. Sentì il cuore pulsare nelle orecchie, mentre tornava ad affrontare quello sguardo cristallino.

"Caffè?" chiese lei, quasi speranzosa, abbozzando un sorriso. Ora che aveva trovato quel calore non voleva perderlo. Quella donna era circondata da un alone di mistero e fascino, ed Emma ne era inevitabilmente attratta. Poco alla volta, voleva rimuovere uno ad uno i veli di nebbia attorno a Regina, scoprirne ogni segreto. Era ormai assuefatta a quella donna, così apparentemente gelida, così rovente.

Dopo un attimo di pausa, di tensione, Regina rispose con finta sufficienza "Va bene.", come se la sua compagnia fosse un privilegio, una concessione, quando in realtà ardeva dello stesso desiderio: quello di non perdere quel contatto che la spaventava ed affascinava assieme.

Per qualche ulteriore secondo rimasero ferme, poi lentamente Emma lasciò la presa, e Regina si voltò verso la porta.

In silenzio, una accanto all'altra, camminarono verso il Granny's. Il sindaco di strinse nella leggera giacca grigia, rabbrividendo per il freddo, e sentì il braccio di Emma cingerle le spalle, coprendola con un cappotto. Si voltò verso la bionda, ora vestita solo di una felpa, che si limitò a dire "Non ho freddo." con indifferenza.

Regina si strinse nel cappotto e con discrezione ne inalò il profumo, così piacevole. Non commentò, e presto le parole di Emma si persero nell'aria del tardo pomeriggio, così che il silenzio potesse tornare ad aleggiare sovrano.

Quando arrivarono al locale ed aprirono la porta furono investite da un inebriante dolce profumo ed un invitante calore. Regina si sfilò il cappotto e lo restituì alla legittima proprietaria, ringraziandola. Nel piacevole torpore della locanda, Regina si stava riavendo, iniziando finalmente ad elaborare gli ultimi minuti della giornata. Riassumendo un tono, con un sorriso di sufficienza, disse "Prendiamo in tavolo, dear?"

Emma annuì e le due si sedettero al primo posto vuoto che trovarono. Pochi istanti dopo Ruby apparve, solare e poco vestita come suo solito. Sorrise ad Emma e lanciò un sorriso molto finto a Regina, che rispose allo stesso modo.

"Ordinate?" tirò fuori dalla tasca del grembiulino un taccuino ed una penna e le guardò in attesa.

"Una cioccolata con panna e cannella per Ms Swan ed una fetta di dolce per me." Regina scelse per entrambe con nonchalance ed Emma rimase interdetta nel notare che Regina conosceva i suoi gusti.

Ruby annotò velocemente. "Di mele?"

"Come sempre, dear."

La ragazza annuì, mise via penna e blocchetto e tornò verso la cucina, evitando per un pelo la signora Lucas ed i piatti che teneva in mano.

Emma rimase a guardarla andare via, sovra pensiero, avvertendo lo sguardo di Regina sul volto. Cominciava a sentirsi a disagio e a chiedersi quale strano fenomeno l'avesse spinta ad invitare quella donna a bere qualcosa. L'aria tra loro era gelida. Forse sperava in un miracolo.

E più Emma si sentiva male, più Regina si sentiva di nuovo se stessa. La sua innata stronzaggine stava velocemente tornando in tutta la sua potenza.

La bionda sperava solo che gli ordini arrivassero in fretta, a distrarre entrambe dall'atmosfera polare. E mentre lei non sapeva come né se iniziare una conversazione, Regina lasciava vagare lo sguarso sul suo viso, soffermandosi di tanto in tanto sulle labbra o sul collo.

Emma si voltò ad incontrare lo sguardo di Regina e si perse in quei profondi occhi scuri. In quei pozzi castani vedeva un misto di emozioni, in cui riconosceva la sua tipica insofferenza nei suoi confronti, ma c'era qualcosa in più. Non sapeva bene come descriverla, però. Notò un piccolo movmento delle labbra scure, come un arricciarsi quasi impercettibile, un moto di... soddisfazione? Felicità? Allegria? Cos'era? Fece per aprire le labbra, ma Ruby si materializzò con una tazza di cioccolato fumante e un piattino.

L'arrivo della ragazza spezzò il contatto visivo ed entrambe ringraziarono ed abbassarono gli occhi sui propri piatti.

Regina prese con calma la posata ed iniziò a mangiare, mentre Emma prese la tazza tra le mani e se la portò alle labbra, bevendo un sorso, continuando a guardare davanti a sé. Non riusciva a distogliere lo sguardo da Regina.

La osservò rapita portarsi il pezzetto di torta alla bocca e farlo sparire tra le labbra scure. Lei alzò lo sguardo e notò quello di Emma. "Vuoi assaggiare, dear? Le mele sono quelle del mio albero." disse pogendole un boccone.

La bionda appoggiò la tazza e rimase ferma un attimo a guardare la forchetta -leggermente macchiata di rossetto-, provando un terribile imbarazzo per l'insistenza con cui aveva fissato Regina. Le venne in mente un pensiero dimenticato, che qualche settimana prima l'aveva fatta ridere, sentito da qualche parte. "Assaggiare il frutto proibito di Regina potrebbe essere pericoloso: potrebbe piacerti."

"Uh... grazie." Cercando di riprendere il controllo di sé, si sporse sul tavolo e prese l'offerta, lasciando strisciare le labbra dove prima erano quelle di Regina.

Sentì un'esplosione di gusto, assieme al profumo invitante del dolce ancora tiepido. Si lasciò sfuggire un mugolio deliziato e Regina sorrise soddisfatta.

"E' fantastica!" mugugnò inghiottendo. "La prepara la signora Lucas?"

"Sì." rispose Regina inarcando un sopracciglio. "Ma la mia ricetta è migliore."

Emma prese un sorso di cioccolata, guardandola. Avrebbe voluto chiederle di assaggiarla, ma non riuscendo a trovare un modo di porre la domanda, lasciò perdere.

Rimasero in silenzio a consumare le proprie ordinazioni, scambiandosi occhiate ogni tanto. Nuovamente, calò il gelo, ma meno teso di poco prima. Emma continuava a passarsi la lingua sulle labbra e Regina sembrava particolarmente soddisfatta di sé. Quando finì di mangiare, osservò la bionda terminare con un sorso la propria bevanda, leccandosi poi il contorno della bocca con aria assente.

"Vorresti provare la mia torta?"

Emma tossì. "Prego?" Tornò a focalizzare l'attenzione sugli occhi di Regina.

"La mia torta di mele. La preparo stasera. Potresti unirti a me ed Henry." disse la donna, sforzandosi di farlo sembrare un invito casuale, un'idea del momento, quando invece era un pensiero che da un po' aleggiava nella sua mente.

Lo sceriffo rimase in silenzio per qualche istante. Per lei sarebbe stata un'occasione per stare un po' con Henry, dopotutto, ma si sorprese da sola nello scoprire che più di tutto era affascinata dall'idea di cenare a casa di Regina, con Regina, ed attratta dalla prospettiva.

"Volentieri." Posò la tazza.

 

"Hai visto? Emma e il sindaco che chiacchierano." Ruby, appoggiata con i gomiti sul bancone, sussurrò a Mary Margaret senza smettere di fissare le due.

"Non lo definirei 'chiacchierare'. Sembrano in imbarazzo." Lei continuava a lanciare occhiate occasionali.

"Già, hai ragione, non chiacchierano: si mangiano con gli occhi." La ragazza ridacchiò.

"Ruby!" Fece un gesto di silenzio con la mano. "E comunque, è risaputo che tra loro non scorre buon sangue."

"Penso sia già tanto che non scorra effettivamente del sangue, tra loro."

"Intendi dire che ti sembra strano che non si siano ancora scannate?" fu il suo turno di ridacchiare.

"O quello, o..."

"Ruby, finiscila. Piuttosto, vorrei una fetta di torta..."

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Capitolo 2
*** Doccia ***


Terminate cioccolata e torta, e non avendo una conversazione da mandare avanti, Emma e Regina decisero di uscire. Pagarono in silenzio e salutarono.

Ad Emma non sfuggirono lo sguardo divertito ed il sorriso sornione di Ruby, né lo strano atteggiamento di Mary Margaret -intenta a mangiare il proprio dolce lanciando occhiate alle due donne quando pensava che nessuno guardasse- e si ripromise di chiedere delucidazioni a riguardo.

Uscendo, entrambe rabbrividirono allo sbalzo di temperatura tra il caldo interno del Granny's ed il gelido parcheggio. Stringendosi nelle spalle, Emma guardò Regina in attesa di indicazioni.

"A casa mia alle otto." disse lei in risposta allo sguardo ansioso. Non era certa del motivo per cui l'avesse invitata a cena. Per Henry. si disse Lui tiene molto alla biondina, sarà felice di averla a cena. E sembrava convinta di questo.

Lo sceriffo annuì e si infilò le mani in tasca. "Ok. A... dopo quindi." Era strano congedarsi con tanta calma e rilassatezza da Regina. Solitamente la palpabile tensione tra loro le portava a separarsi con foga e spesso malamente, ma in quel momento quasi le dispiaceva andarsene.

Le dinamiche tra loro erano come quelle tra due calamite: da una parte si respingevano furiosamente, dall'altra si attraevano inevitabilmente.

"A dopo." ripeté il sindaco, girandosi sui tacchi e procedendo a passo spedito verso la macchina. Emma rimase a guardarla per qualche istante, poi si girò a sua volta e raggiunse il maggiolino.

 

Il tempo di arrivare a casa di Mary Margaret ed Emma era già piena di domande. Cosa diamine l'aveva spinta ad invitare Regina da Granny's? E perché lei aveva accettato? Insomma, non si sopportavano. E poi tutta quella storia della torta di mele... perché Emma aveva indugiato tanto? E perché quella sciocca frase sul "frutto proibito" le aveva fatto un simile effetto? Scosse la testa ed optò per una doccia, utile per schiarirsi le idee, o quantomeno per evitare domande inutili.

Con un sospiro si scrollò e si diresse in bagno, chiuse la porta, aprì l'acqua e si spogliò. Si lanciò un'occhiata dubbiosa allo specchio entrando nella cabina. Venne investita da una pioggia bollente e chiuse gli occhi, rilassandosi, lasciandosi scivolare addosso le gocce. Entro breve il vapore appannò il vetro, salendo lentamente.

Dopo essersi lavata, Emma si concesse qualche minuto di pigro calore ed appoggiandosi con la spalla al muro prese a disegnare vaghe forme con le unghie. Stava finendo di delineare le piccole venature di una foglia, gli occhi socchiusi ed i muscoli rilassati, quando un rumore la fece sobbalzare. Il brusco chiudersi della porta d'ingresso la fece tornare di colpo vigile ma, nella fretta di rimettersi in piedi, sbatté la testa contro il telefono della doccia.

"Merda!"

"Emma?" chiuse l'acqua massaggiandosi la tempia e si sentì chiamare.

"Mary Margaret?" rispose, uscendo dalla cabina e cercando l'accappatoio con la mano.

"Pensavo fossi con il sindaco." la voce, ora più vicina, tradiva un ghigno.

"Uh...no. Cioè, dopo. Insomma, vado là a cena." Mentre parlava si attorcigliò in testa un asciugamano ed aprì la porta. "Alle ott..oh!" Si ritrovò davanti Mary Margaret, appoggiata al muro.

"Mhm." Sorrise.

Emma aggrottò le sopracciglia. "Sì. Comunque, mi spieghi perché tu e Ruby vi comportavate in modo così strano, prima?"

La donna la guardò con finta perplessità. "Strano?"

La bionda inarcò un sopracciglio e piegò la testa di lato, lanciandole uno sguardo eloquente.

"Oh, scusa! E' che è raro vedervi in buoni rapporti e..." ridacchiò "Ruby si chiedeva se alla fine vi sareste scannate o baciate." il pensiero di quelle battutine la divertiva.

Emma invece si sentì avvampare. "C...cosa?"

"Sì, beh, scherzava. Insomma, ok che non vi sopportate, ma dubito che arrivereste a picchiarvi. ... Di nuovo." Aveva dato per scontato che la perplessità sul volto di Emma fosse dovuto al ricordo del pugno dato a Regina -l'altra possibilità, quella del bacio, era assurda-. Ma la bionda era invece scossa dall'idea che qualcosa di non totalmente chiaro a lei fosse così palese per altri; dopo quel breve tempo passato in sua compagnia, baciare Regina non era più nemmeno un'idea tanto assurda.

Emma si sforzò di sorridere. "Già... non sembra, ma tira dei bei pugni. Ora scusa, devo andare a vestirmi." E partì spedita per la propria camera, chiudendovisi dentro.

 

Mary Margaret rimase a guardarla mentre se ne andava lasciando una scia di goccioline, poi inarcò le sopracciglia e scosse la testa. "Che ragazza insolita." Commentò, poi si strinse nelle spalle e si diresse nella stanza principale, sedendosi al tavolo e mettendosi a correggere dei temi.

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Capitolo 3
*** Perfetto ***


E' passato un po' dall'ultimo aggiornamento, ma dovrei stare zitta, che ci sono fic che non aggiorno da mesi *coffcoff*WarlordFriendsForeverQuasiPerCaso*coffcoff*. Questo capitolo era quasi pronto da un sacco di tempo, ad essere sincera, ma non trovavo mai il tempo/la voglia/le idee per terminarlo. Dev'essere una costante, la mia, quella di terminare il capitolo proprio prima che le protagoniste si incontrino davanti alla porta :3 chi legge Friends Forever capirà ciò che c'è da capire.
E' stato un periodo un po' così, non sapevo che scrivere, o come, o... boh. Ma forse, se tutto va bene, quel periodaccio è finito. Vabbè, non vi tedierò ulteriormente con questo commento, sono ancora qui che fremo per la puntata The Cricket Game, sono le cinque del mattino di lunedì e mi aspetta una giornata a dir poco piena. ...Enjoy! And pray for me...



Arrivata a casa, la prima cosa che Regina fece fu avvisare Henry.
"Sono tornata!" Urlò alla tromba delle scale, più allegra di quanto non volesse.
"Ciao." Fu la piatta risposta che venne da dietro la porta della camera del bimbo.
Regina sospirò e roteò gli occhi. "Se vieni giù ho una sorpresa per te."
Allora la porta si aprì. Mentre la donna appendeva la giacca, Henry scese e rimase a guardarla in attesa.
"Avremo ospiti a cena."
Il ragazzino non fu particolarmente entusiasta. Insomma, non che gli dispiacesse essere con qualcuno oltre che con sua madre, ma aveva seriamente sperato in qualcosa di più... materiale. Era comunque insolito, quello era innegabile. "Chi?"
"Miss Swan." rispose lei, secca, come se fosse la cosa più naturale del mondo, nonostante sapesse bene quanto strano dovesse suonare.
Henry sgranò gli occhi. "Emma???" Chiese incredulo. Forse aveva capito male. Regina si limitò ad annuire, poi sorrise. "Felice?"
Henry annuì a sua volta, vigorosamente, un grosso sorriso stampato in faccia. Certo, era stupito dal fatto che sua madre avesse invitato Emma a cena, visti i rapporti tra le due, ma decise di non fare domande -lei avrebbe potuto ripensarci- e suppose semplicemente che fosse opera di Emma. Operation Cobra.
"Prepari le lasagne?" chiese il ragazzino, dondolandosi sui piedi.
"No, stasera no. Però faccio la torta."
Henry si strinse nelle spalle e con un "ok" tornò in camera.
Regina guardò l'orologio segnare le cinque e si diresse in cucina. Aveva in mente il menù perfetto: risotto allo zafferano, pollo al curry e torta di mele e cannella. Tema della serata: spezie.
Aprì il suo armadietto delle spezie, prendendo zafferano, curry in polvere e cannella, poi posò tutto sul tavolo. Armeggiò con i ricettari che aveva nella libreria della cucina, cercando le ricette migliori. Tutto doveva essere perfetto.
Un'ora e mezza dopo, la cena era quasi pronta -tranne i piccoli dettagli da aggiungere prima di servire. Chiamò Henry e gli ordinò di apparecchiare, poi salì le scale e si diresse verso la sua stanza. Scelse i vestiti che avrebbe indossato e li mise ordinatamente sul letto, poi entrò nel piccolo bagno adiacente alla camera, aprì l'acqua e si spogliò.
Entro breve la stanza fu piena di vapore. Regina inspirò a fondo e fece un passo sotto l'acqua tiepida, restando a bagnarsi per qualche secondo, poi si voltò e prese olio per la pelle, shampoo e balsamo per lavarsi. Pochi minuti dopo uscì dalla doccia seguita da profumi esotici; si avvolse nell'accappatoio e si pettinò ed asciugò velocemente, per poi tornare in camera.
Biancheria nera, camicia di seta blu, pantaloni aderenti di pelle -rigorosamente neri-, giacca, stivali ginocchio con 15 cm di tacco a spillo, trucco. Perché doveva essere impeccabile.
Dopo essersi sistemata scese, trovando Henry intento a guardare la televisione.
"Mamma, ci hai messo un'ora!" commentò senza alzare lo sguardo dallo schermo. Effettivamente, come Regina potè constatare guardando l'orologio, erano ormai le sette e mezza.
La donna andò nella sala da pranzo per controllare il lavoro di Henry. Il ragazzo si era sistemato a capotavola, ponendo le due donne l'una di fronte all'altra. Sul tavolo c'erano pane, acqua, piatti, posate ed un succo di frutta. Con un sospiro, la mora andò a prendere i tovaglioli, tre bicchieri, due calici da vino, vino rosso e sistemò tutto. Infine, apportò le ultime modifiche ai piatti.
Alle otto in punto, tutto era pronto e perfetto. Regina guardò l'orologio e roteò gli occhi: non sopportava i ritardi, ed era ancora meno propensa a chiudere un occhio con quella ritardataria patologica di Emma Swan. Ma contro ogni sua previsione, alle otto esatte il campanello suonò.

Dopo essersi asciugata velocemente, Emma si infilò la biancheria -per non girare nuda- ed iniziò a cercare nell'armadio. Aveva i suoi soliti vestiti, vestiti vecchi, vestiti eleganti... ma cosa scegliere?
Dopo qualche minuto sentì bussare alla porta della camera, e Mary Margaret cinguettò.
"Em, ho fatto il tè!"
"E' aperto." mugugnò la bionda, ancora immersa nel proprio armadio. Si sentì un leggero rumore di stoviglie e la mora entrò con un vassoio in mano, sorridente.
"Oh! Scusa, non pensavo ti stessi vestendo.." disse imbarazzata subito dopo, distogliendo lo sguardo; non era la prima volta che vedeva la compagna di stanza mezza nuda, ma ogni volta si sentiva in imbarazzo.
"Uh..? Ah, sì, no, scusa... uh..." rispose lei, comprendosi con l'accappatoio.
Si sedettero sul letto prendendo ognuna la propria tazza. Senza pensarci, Emma se la portò alle labbra.
"Em! No! Scot-" provò ad avvertitla Mary Margaret. Ma non fece in tempo.
"Ah!" Cercando di lenire il bruciore, la bionda si strofinò la lingua sul palato.
"Appunto." La mora si sforzò di non ridere. "Dove hai la testa?" Le lanciò uno sguardo quasi materno.
La bionda scosse la testa ed abbozzò un sorriso. "Sono un po' nervosa." ammise.
"Ti capisco. Regina mette i brividi." Mary Margaret si strinse nelle spalle. Emma avrebbe voluto rispondere che no, il problema non era affatto quello, ma che, anzi, semplicemente non sapeva come comportarsi con quella donna, perché non riusciva minimamente a capire che rapporti ci fossero tra loro; che talvolta avrebbe voluto tirare un pugno a Regina -uno non le era bastato-, mentre a volte restava semplicemente ammaliata da quella donna. Ma si limitò ad annuire.
"Già. Senti, tu la conosci meglio di me, no? Cosa potrei mettermi?"
"Ma... io..." cercò di protestare ma lo sguardo supplicante di Emma distrusse le sue difese. Sospirò. "Ok. Perché non il tuo solito outfit?"
Emma si strinse nelle spalle e soffiò sul tè. "Non so... Mi pare poco appropriato... Sai, per una cena a casa del /sindaco/."
"Capisco.." la maestra si alzò e si diresse verso l'armadio. Cercò per un po' e trovò un abito elegante, rosso, mostrandolo ad Emma. Lei fece una smorfia.
"E questo cos'ha che non va?"
La bionda bevve un sorso di tè senza staccare lo sguardo da Mary Margaret. "Mi sa di appuntamento..." mugugnò. Allo sguardo scettico di Mary Margaret alzò la testa. "Beh, ecco... è un vestito da cena fuori... da appuntamento..."
Mary Margaret scosse la testa, divertita, poi ripose il vestito. Frugò per un po', poi si voltò verso Emma, che intanto aveva finito di bere. Lei abbozzò un sorriso imbarazzato. Si alzò, superando Mary Margaret, e prese un paio di pantaloni neri ed una maglietta larga e morbida, decorata di catenine lungo la scollatura e con i polsi bordati d'argento. Si mise davanti allo specchio e sovrappose i vestiti al proprio corpo.
"Pensavo a questo, ma non..."
"Che meraviglia di maglia! Direi che è perfetta." La mora la guardò sorridendo. Lei le indirizzò uno sguardo dubbioso e lanciò tutto sul letto, mancando di un soffio le tazze. Si tolse l'accappatoio -e nuovamente Mary Margaret si voltò- ed iniziò a vestirsi, saltellando per infilarsi i pantaloni.
Quando ebbe indossato l'outfit prescelto si lasciò cadere a sedere sul letto -Mary Margaret fece appena in tempo a spostare il vassoio- e prese a guardarsi intorno in cerca degli stivali. Li trovò sotto al letto e se li infilò velocemente.
"Che ore sono?" Chiese rialzando di scatto la testa.
"Le..." Mary Margaret abbassò lo sguardo e guardò l'orologio "sette e mezza."
Emma balzò in piedi. "Di già? Devo andare!"
"Ma... manca mezz'ora..."
"Meglio così. Non voglio arrivare tardi." Uscì di corsa dalla stanza, lasciando la mora leggermente allibita. Lei la seguì dopo pochi secondi. Emma prese a cercare cellulare e chiavi e a mettersi tutto in tasca, poi afferrò la giacca, la indossò e si voltò verso Mary Margaret, rimasta ferma in mezzo alla stanza con il vassoio in mano.
"Beh... A dopo." Sorrise la maestra.
"A dopo! E grazie per il tè, era buonissimo." La bionda le lanciò un ultimo sorriso ed uscì.
Prese il maggiolino, dirigendosi a casa di Regina con calma -incredibile, solitamente doveva sempre superare i limiti per arrivare solo in leggero ritardo. Arrivata davanti alla grande casa parcheggiò e guardò l'orologio. Le otto meno cinque. Avrebbe aspettato qualche minuto, si disse, solo perché le pareva brutto arrivare in anticipo a casa di qualcuno. Lanciò un'occhiata alla finestra della camera di Henry, in cui le luci erano accese, e nuovamente si ritrovò a chiedersi cosa l'avesse spinta ad accettare quell'invito. Non ebbe tempo di pensarci a lungo, però, perché l'orologio segnò presto le otto.
La donna scese dalla macchina prendendo un profondo respiro, sentendosi come se dovesse andare al patibolo, ed a grandi passi percorse il vialetto, suonando finalmente alla casa del Sindaco.

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Capitolo 4
*** Serata ***


Avviso subito, il capitolo è abbastanza breve. Ho in programma un capitolo più lungo che contenga la cena, quindi questo l'ho tagliato abbastanza presto a dire il vero. Non è una meraviglia, e forse non compensa l'attesa, ma... here we are. Non so ancora quanto ci metterò per il prossimo capitolo, spero comunque di poter andare avanti a breve. Intanto, enjoy!

"Salve." Emma accennò un sorriso impacciato, sentendosi come un anno prima, di fronte a quella porta, incantata davanti a Regina, un timido sorriso sulle labbra e la voce che non ne voleva sapere di funzionare.
"Miss Swan." Regina le lanciò un breve sorriso, studiandola brevemente, soffermandosi per un attimo sui vestiti che le coprivano il corpo risaltandone le forme, i pantaloni neri che accentuavano le gambe, la maglia che lasciava intravedere la scollatura, ed un tipico tocco alla Emma: gli stivali. "I miei complimenti, allora le è possibile arrivare in orario." Nei suoi occhi scuri si leggeva la sfida. Emma fece per controbattere, ma appena schiuse la bocca, Henry si infiò tra la porta ed il braccio della madre, sorridendo solare. "Ciao Emma! Wow stai benissimo!"
"Hey ragazzino! Grazie." Rispose, rilassandosi, la bionda. Non aveva considerato la presenza di Henry: per qualche motivo aveva pensato che sarebbe rimasta sola con il sindaco, e l'idea la rendeva nervosa, ma fortunatamente la presenza del ragazzino avrebbe mitigato la situazione.
La mora posò la mano sulla testa del figlio, carezzandogli per un attimo i capelli prima di fare un passo indietro ed aprire ulteriormente la porta invitando Emma ad entrare. Quando la bionda notò il suo outfit, rimase per qualche istante in contemplazione; conosceva quella camicia blu, fin troppo bene, e quei pantaloni neri -aderenti ed... in pelle?- erano oltremodo affascinanti sul corpo di Regina. Sforzandosi di non restare a bocca spalancata sull'uscio, Emma entrò, mentre Henry correva a sedersi a capotavola.
"Maaaamma, posso prendere la coca cola?" Chiese tutto d'un fiato; solitamente non gli era permesso berne a cena, ma forse con un ospite avrebbe avuto qualche possibilità. Specialmente se l'ospite in questione era Emma Swan.
"Henry, no. Sai che la caffeina fa male, specialmente la sera."
"Ma tu bevi sempre caffè!"
"Io sono un'adulta." Regina era inflessibile.
"Suvvia, Regina... un bicchiere di Coca non ha mai ucciso nessuno." Emma s'intromise, stringensodi nelle spalle, realizzando di averlo fatto solo quando Regina le lanciò uno sguardo assassino per l'insolenza.
"Ecco, dai, siamo in due contro una, dai, dai! Daaai!" Henry ormai saltellava sulla sedia. La donna prese un profondo respiro, spostando lo sguardo da Henry, che le sorrideva speranzoso, ad Emma, che si stringeva ancora nelle spalle, e vedendosi con la schiena al muro roteò gli occhi.
"Un bicchiere. Non di più."
Henry balzò in piedi e corse in cucina "Grazie mamme!" gridò dall'altra stanza, cercando il bicchiere più grande della casa.
Emma, intanto, pareva un cervo che fissa i fari del tir. "Mamma", l'aveva chiamata così. Senza riflettere, istintivamente, l'aveva chiamata "mamma". Lanciò un'occhiata a Regina, l'ombra di quello che poteva benissimo essere definito un sorriso ebete sul volto. Anche lei era allibita. Certo, non lo dava a vedere, ma lo era. Henry le aveva chiamate "mamme", come fosse stata la cosa più naturale del mondo. Le dispiaceva anche, a dirla tutta: essere messa sullo stesso piano di quella donna, che l'aveva abbandonato... lei, che per dieci anni lo aveva accudito ed amato... Si sentiva quasi ferita.
Le due rimasero a guardarsi per qualche istante, poi Regina si riscosse, ed il suo sguardo si indurì. "La prego, Miss Swan, di non contraddirmi di fronte a mio figlio."
"Sei troppo rigida, Regina." Rispose Emma semplicemente. Normalmente Regina non gliel'avrebbe fatta passare liscia, ma c'era Henry e nessuna delle due voleva iniziare un litigio. La mora non riuscì comunque ad evitare di roteare gli occhi infastidita. Invitò Emma a sedersi, prima di dirigersi verso il proprio posto. Lo sceriffo, con totale naturalezza, la seguì e le scansò la sedia per farla sedere. La mora la guardò confusa, ma accettò la gentilezza. Solo allora Emma di mise nel posto di fronte a lei.
Henry tornò pochi secondi dopo con un enorme bicchiere di Coca-Cola tra le mani, pieno fino all'orlo; il ragazzino lo teneva con reverenziale attenzione, cercando di non far cadere nemmeno una goccia del prezioso liquido ambrato. Posò il bicchiere sul tavolo e si sedette soddisfatto.
"Henry..." Iniziò minacciosa Regina. "Avevo detto un bicchiere!"
"*E'* un bicchiere." rispose lui, il tono terribilmente simile a quello della madre naturale.
"Un bicchiere normale!"
"Non hai specificato." Il ragazzino sorrise allegro e bevve un sorso.
Emma non poté trattenere una risata, guadagnandosi un'altra occhiata assassina. Subito tentò di darsi un contegno, schiarendosi la gola.
Sarebbe stata una lunga serata, Regina pensò tra sé. Perché l'avesse invitata a cena, le rimaneva un mistero.

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