Sei il mio tsunami

di Imbranata09
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mi presento ***
Capitolo 2: *** Ciao New York ***
Capitolo 3: *** Vita universitaria ***
Capitolo 4: *** Serate universitarie ***
Capitolo 5: *** Tsunami ***
Capitolo 6: *** Tsunami 2 ***
Capitolo 7: *** Nuove Amicizie ***
Capitolo 8: *** Coppie ***
Capitolo 9: *** Scoperta ***
Capitolo 10: *** Arcano ***
Capitolo 11: *** Mal di testa ***
Capitolo 12: *** ... Il tempo di organizzarmi e arrivo ... ***
Capitolo 13: *** Scomode verità ***
Capitolo 14: *** Il giorno del giudizio ***
Capitolo 15: *** Nuova casa ***
Capitolo 16: *** Un perfetto compagno ***
Capitolo 17: *** Divertiti! ***
Capitolo 18: *** Non mi dire bugie. Perchè ci rimango male ***
Capitolo 19: *** Panico ***
Capitolo 20: *** Striptease ***
Capitolo 21: *** Aroon ***
Capitolo 22: *** Fine dell'incubo ***
Capitolo 23: *** Aprire gli occhi ***
Capitolo 24: *** Resa totale ***
Capitolo 25: *** Tranquillità ***
Capitolo 26: *** Fallire ***
Capitolo 27: *** Mantenere un profilo basso ***
Capitolo 28: *** Buon compleanno, Edward ***
Capitolo 29: *** Ciao ***
Capitolo 30: *** Rimini ***
Capitolo 31: *** Amore ***
Capitolo 32: *** Fiducia ***
Capitolo 33: *** Londra ***
Capitolo 34: *** Rientro ***
Capitolo 35: *** Così doveva andare nove mesi fa ***
Capitolo 36: *** Gala ***
Capitolo 37: *** Costruire il nido ***
Capitolo 38: *** Buon Compleanno ***
Capitolo 39: *** Lavoro ***
Capitolo 40: *** Dallas ***
Capitolo 41: *** Los Angeles ***
Capitolo 42: *** Rachel ***
Capitolo 43: *** Accettare la realtà ***
Capitolo 44: *** Rachel e Justin ***
Capitolo 45: *** Famiglia ***
Capitolo 46: *** Presentazioni ***
Capitolo 47: *** A Villa Cullen è tornata la vita ***
Capitolo 48: *** Novità ***
Capitolo 49: *** Il primo Natale insieme ***
Capitolo 50: *** Fidanzamento ***
Capitolo 51: *** Intervista ***
Capitolo 52: *** Black Out ***
Capitolo 53: *** Sollievo ***
Capitolo 54: *** La laurea finalmente ***
Capitolo 55: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Mi presento ***




Pov Bella

La sveglia suona inesorabile come ogni mattina. E, come ogni mattina, faccio fatica a carburare.
Sono appena le 7.00 ma oggi ho lezione all’università presto, molto presto … bé dipende dai punti di vista: ho lezione
alle 10.00 ma per me che sono una dormigliona è come dire alle 6.00!!!

Mi chiamo Isabella Marie Swan ed ho appena 18 anni! Compiuti il 13 settembre scorso.

Frequento il primo anno alla prestigiosa università di Parma, facoltà di  Internation Business, corsi completamente in inglese! Ma sono in parte americana, per cui l’inglese per me è come se fosse italiano. Anzi, mi esprimo meglio nella lingua di mio padre che il quella del paese in cui vivo.

Ho ripreso il senso per gli affari di mio padre, Charlie Swan. Lui, laureato alla NYU con il massimo dei voti e a soli 22 anni era considerato un piccolo genio dei mercati finanziari.

Poi, durante una vacanza passata in Italia con gli amici per festeggiare la laurea si è innamorato di mia madre, Renee.

Si sono conosciuti nell’albergo dove mio padre soggiornava e di proprietà della famiglia di mia madre. È stato amore a prima vista. E lui non ha più fatto ritorno a New York. Sconvolgendo gli amici con cui era partito. E mandando al diavolo il lavoro che l’attendeva a New York. Tre mesi dopo si sono sposati e mio padre ha messo a frutto i suoi studi nell’attività di famiglia: la gestione di un hotel!

Certo non era il sogno della sua vita, ma lui era ed è felice. Non si è mai pentito della scelta fatta ed ogni volta che ne parla, non c’è ombra di rammarico nella sua voce o nei suoi occhi.

La nostra casa è una dependance dell’hotel e non ricordo molti momenti che abbiamo passato lontano dalla nostra attività. Sia io che mio fratello, Matteo più grande di me di 5 anni, abbiamo sempre lavorato in hotel e, soprattutto, nel periodo estivo quando la riviera romagnola si riempie di turisti.

Dimenticato di dirvi che abito a Rimini, per cui il divertimento, la goliardia e il senso del dovere l’ho nel sangue.

La mia famiglia è quanto di meglio potessi aver mai potuto desiderare. Mia madre è una …. Pazza! Non ci sono altre parole per descriverla. È sempre in movimento. Controlla cucine, sala pranzo, cura il giardino. Scherza con i clienti, intrattiene bambini e anziani. Si comporta come una ragazzina e nell’animo non è mai cresciuta. È capace di svegliarci alle 5 del mattino perché magari ha deciso che tutta la famiglia deve vedere l’alba insieme! Eppure mi capisce al volo. Si accorge subito se qualcosa non va. Ma non è di quei genitori insistenti. Si limita a starmi vicino senza soffocare i miei spazi, sicura che quando sono pronta sono io a cercarla ed esporle le mie preoccupazioni.

Il suo esatto opposto è mio padre: tranquillo, pacato, silenzioso, timido. Come possano essersi innamorati è ancora un mistero per noi figli e per chiunque li conosca. Eppure capita spesso di sorprenderli mano nella mano, innamorati come pochi, malgrado siano passati trent’anni dal loro primo incontro.
Lui gestisce tutta la parte amministrativa e finanziaria della nostra struttura.

Quindi i ruoli siano ben definiti per i miei, i jolly della situazione siamo io e mio fratello; dove serve aiuto, andiamo: camerieri in sala pranzo, aiuti in cucina, pulizia delle camere, front office, guide il lingua. Insomma, dove serve, corriamo! Ma non ci lamentiamo, siamo ben ripagati ed, in ogni caso, rendiamo servizio alla nostra famiglia.

Matteo, mio fratello e migliore amico. È il mio punto di riferimento. Quello che c’è sempre quando ho bisogno di aiuto o semplicemente di parlare. È colui con cui ho condiviso uno dei momenti più brutti della mia breve vita; a volte penso che se non ci fosse stato lui a spingermi ad andare avanti, a spingermi a guardare al futuro, forse, oggi non sarei qui ….

E mentre io sono la contabile della famiglia, lui è il filosofo! Ed, infatti, insegna storia della filosofia nella mia stessa facoltà. Certo ha un contratto a termine, ma lui è un professore! Con orgoglio di tutta la famiglia. Sono stata ad assistere alla prima sessione di esami che ha gestito come professore. Ed è stato abbastanza esilarante. Nei giorni precedenti aveva fatto le prove con me e con Pierre, ma non era la stessa cosa. Voleva essere severo ma giusto, ma i buoni propositi sono andati via quando dall’altra parte della scrivania si sono seduti i suoi stessi compagni di corso, quelli che ancora si laureavano. Ed anche a lui veniva da ridere!

A volte andiamo a pranzo insieme, nella caffetteria dell’università e mi piace vedere con quanta deferenza lo salutano i suoi studenti. Chissà se anche io vista in questo modo quando saluto i miei professori!

È fidanzato con Pierre, uno psicologo.

E sì! Mio fratello è omosessuale. Lo ha detto ai nostri genitori dopo l’esame di maturità. Come hanno reagito i miei? Bè non è facile dirlo, perché inizialmente non avevo capito il loro atteggiamento. Pensavo si vergognassero, …
Mia madre ha reagito al suo solito modo, senza farsi troppi problemi. Ma aveva una strana luce negli occhi. L’ho fraintesa in delusione.

Mio padre non ha parlato. Ha preferito, però, che il primo anno di università lo passasse lontano da casa. E lui l’ha presa male. Entrambi abbiamo pensato che non lo volesse in casa. E, per tutto il periodo che Matteo è stato via di casa, anche io ho avuto rapporti molto tesi con i nostri genitori. Così si è inizialmente iscritto alla Sorbonne di Parigi. Lavorava giorno e notte per potersi permettere quella università perché non voleva alcun aiuto economico dai nostri genitori. Anche se ero piccola lavoravo già nell’hotel ed un paio di volte gli ho inviato i miei pochi risparmi. Poche decide di euro. Ma lo facevo con tutto il cuore. Li incontrò Pierre e da allora non si sono più separati. È stata l’unica cosa positiva del periodo parigino di Matteo.

In quel periodo, malgrado fossi “piccola”, avevo solo 14 anni, ero l’unica componente della famiglia ad avere rapporti con lui. Mi mancava mio fratello e tutte le sere lo contattavo. E lui mi ascoltava: ascoltava le mie lamentele sulla scuola, sulle pazzie fatte con le ragazze, i miei primi amori. Gli parlavo anche dei nostri genitori per evitare che perdesse del tutto i contatti con loro. E con i miei genitori facevo lo stesso. Gli spedivo pacchi di leccornie e abbigliamento e mai gli dicevo che li aveva preparati la mamma.

Poi, durante le vacanze di Natale, decise di non tornare a casa. E una mattina mio padre disse a me e mia madre di fare i bagagli che ci portava in vacanza. Ero scettica: mio fratello via di casa ed io in vacanza. Non lo capivo e, probabilmente, neanche la mamma lo capiva. Ci mettemmo 10 ore ad arrivare a Parigi ed un paio a cercare il pensionato in cui viveva Matteo. Lo trovammo a cena con Pierre.

Come ci vide sbiancò. Mio padre lo abbracciò e fece lo stesso mia madre. Piangevano entrambi, i miei genitori. Ma anche mio fratello era emozionato. Ci accomodammo e sentii le parole più belle del mondo.

I miei genitori non si vergognavano di mio fratello. Erano solo preoccupati per lui, perché non avrebbe avuto vita facile. La società in cui viviamo è ancora omofoba. L’omosessualità, per alcuni, è una malattia. Senza contare che, soprattutto nelle piccole realtà, si tende ancora a discriminare tutto ciò che non condividiamo. E l’allontanarlo da casa non voleva essere una punizione, ma dargli la possibilità di vivere in una società più internazionale dove la sua sessualità non era l’argomento del giorno del panettiere o del lattaio. Insomma, i miei genitori volevano una vita tranquilla per Matteo, indipendentemente dalle sue scelte sessuali. Ci spiegarono che avevano anche pensato di mandarlo a studiare in America, una società sicuramente più aperta della nostra.

Però sentivano la sua mancanza. Siamo una famiglia che non si è mai separata. Mio padre gli chiese scusa per non avergli parlato prima e ci mise parecchio a convincerlo a riprendere gli studi vicino casa, al rientro dalle vacanze. Promettendogli che lo avrebbe sempre appoggiato in tutte le sue scelte.

Ed in quella vacanza conoscemmo anche Pierre che, da allora, è il mio fratello acquisito. Quello che mi da lezioni sul sesso! È un francese di Parigi, di quelli veraci! È il classico francese con la puzza sotto il naso. Quello con cui avrei voluto vedere la famosa finale mondiale Italia – Francia solo per potergli urlare CAMPIONI DEL MONDO e  cantare sotto il suo naso pooo po po po  poo!!! Ma gli voglio un mondo di bene.

A differenza nostra, la sua famiglia dopo il suo outing non lo ha più voluto vedere. Ma ci siamo noi che lo sosteniamo come nostro fratello o figlio. E siamo stati orgogliosi di lui quando si è laureato e si è avviato alla professione di psicologo.

- Bella alzati che sono le 7.15 – è la mamma che viene fino in mansarda per chiamarmi. Mi ha anche salito il caffè con i croissant e aperto le finestre. La mia mamma!
- Che tempo oggi! Muoviti che in macchina non voglio che corri! – eccola la mamma che si preoccupa per la sua bimba.  Il mese di gennaio è appena cominciato ed ancora non rientro nel pensionato studentesco  dopo la pausa natalizia, avendo poche lezioni per questo mese. Raggiungendo la facoltà solo per le lezioni. In fondo a casa si studia meglio: poche feste, poche distrazioni!
- Ok, ma prima devo vedere le mail. Il telefonino si è acceso un paio di volte stanotte. Sicuramente Martina mi avrà inviato gli appunti di finanza bancaria che le ho chiesto ieri! – e mi alzo per accendere il note book. La mamma comincia a far prendere aria al letto, forse vuole evitare che mi rimetta a dormire. La osservo e rido.
- Se ti manca rifare le camere, guarda che di fronte ne hai parecchie! – e rido.
- Va la! Voglio solo che ti sbrighi e non uscirò di qui senza di te! – mi siedo alla mia scrivania e comincio a sfogliare le mail. Come previsto Martina mi ha inviato gli appunti. Ma quello che mi lascia senza parole è ….
- Mamma? – la chiamo con voce tremante.
- Che c’è? Hanno anticipato le date degli esami? – mi prende sempre in giro!
- Mamma vieni a leggere qui – adesso è curiosa.
- Chi ti ha scritto? Tuo fratello ti ha inviato qualcosa di sconcio? – e legge rimanendo senza parole!
- Hai fatto domanda alla NYU? – mi fissa sbalordita.
- Era per scherzo! Chi pensava che mi prendessero! – sono senza parole.
- Bella ti hanno assegnato la borsa di studio finanza internazionale. Il tuo sogno e lo stesso corso di tuo padre! – mi guarda con un luccichio negli occhi.

Poi la sento urlare mentre comincia a saltare sul letto:
- Charlieeeeeeeee! Vieni subitooooooooooo – e mio padre arriva di corsa trovando in camere me seduta alla scrivania che osservo con bocca spalancata il notebook e mia madre che salta sul letto.
- Leggi la mail! – sono le uniche cose che gli dice. E mio padre lo fa. Sa benissimo che è più semplice che cercare di capirla!
Vedo che anche mio padre spalanca gli occhi.
- Addirittura anche lo stage! Bella hai sbancato! Assegnano una sola borsa di studio completa ogni anno e sono quasi sicuro che nessuno studente straniero l’abbia mai ottenuto! Eppoi lo stage. Wow!! Questa potrebbe diventare una tradizione di famiglia!-  è bello vedere mio padre con gli occhi da fuori!
- Qual è la data di partenza? – mia madre torna con i piedi per terra e si avvicina.
- Il 18 gennaio! Cavoli 10 giorni solamente! – mi viene quasi la depressione. Non ce la farò mai.
- Ok, ma adesso torniamo alla realtà. Bella vestiti e vai all’università. In fondo alla mail c’è l’elenco dei documenti che ti deve rilasciare la tua facoltà. Vai subito a richiederli. E tu Renee comincia a preparare valige e tutto quello che potrebbe servirle. Io vedo di prenotare il volo! – la classica organizzazione di Charlie è partita e ci mettiamo in moto.

- Charlie potremmo chiamare Elizabeth e Thomas? Le darebbero un primo appoggio quando arriverà -   osservo mio padre pensieroso e dubbioso.
- Ci ho pensato subito. Ma è da parecchio che non sento Thomas e l’ultima volta mi ha detto che Elizabeth è abbastanza depressa. Sarà il caso che Bella vada da loro? – li guardo.

Sono anni che non torno in America. Quando ero piccola, passavo le mie estati tra New York e Rimini. Con la mia amica Rachel,  figlia di Elizabeth e Thomas Cullen. La nostra routine prevedeva che lei venisse a giugno da noi e rimaneva fino a metà luglio, di seguito fino a fine agosto eravamo a casa sua a New York. Poi lei morì ed io non andai più a trovarli. Avevamo 12 anni. Thomas e Elizabeth sono i più cari amici di mio padre. Con loro è cresciuto, hanno frequentato insieme tutte le scuole dalla primaria alla laurea e si sono separati solo quando lui si trasferì in Italia. Ma la loro amicizia si trasmise a noi figlie. Era la mia più cara amica. Passavamo l’intero anno ad aspettare l’arrivo dell’estate per poter stare insieme. Ci scrivevamo di continuo, ci telefonavamo.  Malgrado la distanza sapeva tutto di me ed io di lei. La sua morte fu un trauma anche per la mia famiglia e me, in particolare. I miei genitori passarono molto tempo in America con i loro amici fraterni. Dopo di lei non ho più avuto un rapporto stretto con altre ragazze. Ho sempre avuto paura del distacco.

 
E, se non ricordo male, anche mio fratello, quando eravamo piccoli andava spesso a New York, sempre loro ospite e passava il tempo con il figlio più grande dei Cullen. Mi sembra di non averlo mai visto o, perlomeno, non lo ricordo. Dopo il loro lutto anche Matteo smise di andare a trovarli.
- Hai ragione. Per loro potrebbe come riaprirsi una ferita. A breve avrebbe compiuto 19 anni. Povera ragazza – mi rattristo a pensare alla mia amica.
- Mamma non ti preoccupare. Mi hanno assegnato anche un alloggio. Non dovrebbe servirmi aiuto. E la lingua la parlo! – sorrido loro per tranquillizzarli.
-Ed ora fuori che mi vesto e me ne vado. Anche oggi mi avete fatto fare tardi! E devo ancora avvisare Matti e Pierre!-  e mentre loro escono avvio la telefonata in vivavoce per diffondere la notizia.

- Cosa ti ha buttato giù dal letto alle 7.30? – la voce ancora insonnolita di mio fratello arriva ben forte.
- Matti ma non hai lezione oggi? – lo prendo in giro. So che è ancora in ferie.
- No streghetta! –
- Bijou cosa volevi dirci? Non per metterti fretta, ma forse riesco ancora a dormire un’altra ora! Quale trauma stai vivendo: meglio i pantaloni Jeckerson oppure i classici Levi’s? … –  lo interrompo nel suo sproloquio:
-Ho avuto la borsa di studio per la NYU! Parto il 18 di questo mese!! – la mia voce è sempre più in salita mentre do loro la notizia. Alla fine urlo!!
- Wow! Ci liberiamo di te per quanto tempo? Un mese? sei mesi? –
- Matti sei stronzo! È per l’intera durata del corso di laurea! Ben tre anni! – adesso sento solo silenzio dall’altra parte della linea.
- Ah!  - non mi sembra più contento.
- Stronza! Vuoi diventare americain? Io vengo in Italia per stare con il mio bijou e tu te ne vai? –
- Pierre sei venuto in Italia per quel bel pezzo di manzo che ti ritrovi nel letto, non per me! -
- Touché mon amour! –  e ridiamo della mia battuta.
- Stronzi, state parlando di me come se non ci fossi! Bella hai lezione oggi, vero? – mio fratello ci riporta all’attenzione.
- Si! E devo richiedere i documenti in facoltà –
- Ok, ci vediamo a pranzo alla caffetteria. Vedi di non fare tardi! – e chiudono la conversazione.

Che classe i miei fratelli: sbattermi il telefono in faccia!

La mattinata passa veloce. Seguo poco le lezioni, sono troppo emozionata per le novità. E diffondo velocemente la notizia tra le mie amiche. Che non ci mettono molto ad organizzare una festa in disco per la serata.

Il pranzo in caffetteria fu abbastanza vivace. Matteo volle tutte le spiegazioni del caso. Poi rimase in silenzio:
- Sei sicura di voler passare tre anni in America? – la scrutò attentamente.
- Sai che mi è sempre piaciuta. Eppoi studierò in una delle università più importanti al mondo per il mio corso di laurea. Pensi che stia sbagliando? –
- Bijou lascia perdere Matti. Si sta accorgendo solo ora che la sua sorellina è cresciuta e può andare sola per il mondo-
- Grazie per l’analisi dott. Freud – e lo guardiamo entrambi sornioni.
- Matti tornerò a casa per le vacanze e magari verrete anche voi a trovarmi – e finalmente anche il mio fratellino tirò fuori un sorriso felice.
- Ok, ma il pranzo lo paghi tu! -  mi ha fregato!
 
La sera a casa, comincio a guardarmi intorno e mi rendo conto che tra pochi giorni lascerò la mia camera, quella in cui sono cresciuta e conserva tanti ricordi di me dell’infanzia e dell’adolescenza. In ogni angolo ci sono cose che parlano di me. E una domanda mi sorge spontanea: sarò in grado di  volare dall’altra parte del mondo e camminare con le mie sole forze? Ma io sono come mio padre, che è stato capace di lasciarsi alle spalle la famiglia, le sue amicizie, la sua città e tutte le sue sicurezze per vivere con la donna che aveva conosciuto solo pochi giorni prima e di cui, era sicuro, si era già follemente innamorato.
Mi  addormento, in ogni caso, con il sorriso sulle labbra e cominciando a pensare a tutto ciò che avrei dovuto portare con me.
 
Sono tornata! E con una storia completamente diversa dalle altre! 
Spero che vi piaccia e attendo le vostre recensioni!!! 

 

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Capitolo 2
*** Ciao New York ***



Pov Bella

È finalmente è arrivato il 18 gennaio. Sono pronta per la mia nuova avventura. È la mia famiglia è pronta con me. 
Guardo la mia camera, non ho lasciato nulla in disordine. Fisso il portafoto sul mio comodino, è grande e al suo interno ci sono tre foto: una in cui sono con Matti e Pierre, una in cui sono con Rachel e l’ultima è dei  miei genitori. Mi rendo conto che in quel collage di foto è racchiuso tutto il mio essere e, al volo, la infilo in borsa. Mi aiuterà a sentirmi meno sola.

In cucina trovo tutta la famiglia ad aspettarmi.
Mia madre ha preparato un banchetto da nababbi. Sicuramente ha saccheggiato la cucina dell’hotel, lei non è capace di preparare neanche un uovo al tegamino!

Mio padre è il primo ad accorgersi di me. Si alza e mi trascina fuori in cortile. Mi abbraccia e, per un uomo di poche parole, è tutto dire.
- Qualsiasi problema chiamami subito. – poi mi passa una carta di credito.
- Non posso darti molto. Ma per ogni evenienza, se ti serve un biglietto aereo al volo sei coperta – lo so che non possono darmi molto. Con la crisi che c’è! E se non avessi avuto la borsa di studio che copre ogni spesa non sarei potuto andare da nessuna parte. E sorrido al suo gesto.
- Papà non serve. La borsa di studio copre tutte le spese e sai che anche con lo stage percepirò un piccolo compenso e lo utilizzerò per le mie piccole spese. Per cui non la utilizzerò mai – e faccio per restituirgliela.
- No Bella. Portala in ogni caso. Per ogni evenienza. Inoltre, ho parlato con il mio amico Carlisle Cullen e i suoi figli  verranno ad accoglierti in aeroporto. Ti ricordi Alice, vero? – sorrido al ricordo di quel piccolo terremoto. Era la cugina di Rachel ed era spesso con noi. Un anno venne anche lei in Italia.
- La ricordo con affetto, papà. –  ed è vero.
- Anche loro ricordano bene te. E sono contenti di poterti essere di aiuto. Inoltre,  ti ho segnalato per lo stage nelle imprese Cullen,  quelle di Thomas. Con il punteggio della tua borsa di studio sarai la prima del tuo corso a scegliere. È tutto nella cartellina che ti infilato nella borsa con il notebook.  Sono felice di sapere che sarai sotto la guida di Thomas. È il migliore. Anche se è il figlio che si occupa delle attività di famiglia oramai. Ma ha la stessa grinta e le stesse capacità del padre – mi abbraccia di nuovo.
- Papà grazie di tutto – e rientriamo dentro.

Facciamo colazione tutti insieme.  E arriva il momento del commiato dai miei genitori. Mamma, quella forte e sorridente, le vedo una lacrima scendere dal viso! Papà non dice nulla, si limita a stringermi.

Sono Matteo e Pierre ad accompagnarmi all’aeroporto di Bologna. E depositate le valige siamo mogi.
- Guardate che non sto partendo per il fronte. Teoricamente vado nella città più cosmopolita e alla moda che ci sia, in una delle facoltà più prestigiose e papà mi ha anche una carta di credito! – e ridiamo tutti. Poi li abbraccio entrambi.
- Ciao piccola rompipalle – sorrido al mio fratello acquisito
- Sento che l’italiano lo stai imparando alla grande! –
- Isabella, adesso il discorso serio – ed entrambi mi guardano.
- Qualsiasi difficoltà, di ogni tipo, anche economica, chiamaci. Anche se non vuoi farlo sapere a mamma e papà, lo sai che siamo tenuti al segreto fraterno! Se hai voglia di tornare a casa, non ti vergognare, non ti giudicheremo pensando che sia una sconfitta. Vogliamo solo che tu sia felice – e adesso una lacrima scende anche a me. Stritolo mio fratello.
- Ed, infine,  so che papà ti ha iscritto allo stage di Cullen. Anche se sono anni che non lo sento, ricordo che Edward Cullen è un bravo ragazzo. Se hai problemi rivolgiti a lui. Ci sarebbe anche Emmet  Cullen, ma lo ricordo poco. Invece, con Edward ho vissuto molte esperienze! -  
-Devo essere geloso di questo Edward? – sentiamo Pierre che ci riporta alla realt.
- Guarda, era veramente bello. Ma completamente etero. Non c’era ragazza a Rimini che gli cadeva ai piedi! –
- Ci sarebbe anche un altro ragazzo, Alec Volturi. Anche con lui eravamo molto amici, ma l’ho completamente perso di vista dall’oggi al domani. Magari è ancora amico di Edward. Nel caso fammi sapere, mi piacerebbe risentirlo. –
-Ok. Grazie di tutto ad entrambi. Vi farò sapere appena mi sarò sistemata. Pierre, controllalo. – e gli indico mio fratello. – e sta attento che non mi cada in depressione senza me! –
- Ok, bijou. E tieni questa tabella – la guardo senza capire.
- È la differenza di fuso orario tra noi e te.  Hai l’abitudine di chiamare a tutte le ore della giornata anche per sapere come abbinare pantalone e maglia. Adesso prima di chiamare controlla la tabella e vedi che ore sono in Italia. La zona che ti ho colorato di rosso, cioè dalla mezzanotte alle 8 di mattina, è quella in cui è assolutamente vietato telefonare! – e lo guardo scettica.
- Vuoi dire che se ho mal di pancia quando qui è mezzanotte non vi devo chiamare? –
- Hai capito perfettamente! Non è che ti posso portare una tazza di te per farti stare meglio! – e li vedo sorridere.
- Ti voglio bene Pierre! – e gli lascio un bacio sulla guancia. Saluto nuovamente mio fratello, prendo le mie cose e mi imbarco.

Il volo scorre tranquillo. Ho il mio kindle con il quale passo il tempo. Vicino ho una simpatica signora anziana che si sta recando in America per andare a trovare il figlio che ha sposato una ragazza del luogo. È la prima volta che prende l’aereo. Si agita di continuo e si reca tre volte in bagno. L’hostess si offre di portarle anche una tisana rilassante, ma la fa agitare ancora di più.
Malgrado ciò sembra che il tempo scorra velocemente.

L’aeroporto di New York è qualcosa di immenso.  Ricordo solo in quel momento che ci sono delle persone in mia attesa. Ma non ho proprio idea di come trovarle. Ci sono persone di ogni nazionalità. Ad un certo punto ho quasi il terrore che abbiano smarrito le mie valige, ma è solo un ritardo nella gestione dei bagagli.

E trascinando appresso i miei trolley mi avvio all’uscita. Sono quasi giunta al punto di partenza dei taxi quando mi imbatto in una bambina. Mi abbraccia stretta. E mi sento quasi obbligata a contraccambiare. Quando mi allontano mi accorgo che non è una bambina! È Alice, la mia vecchia amica d’infanzia che non è cambiata di un pelo!!
- Isabella, che piacere rivederti. Quanto ti ho pensato in questi anni! – sono ben sei anni che non la vedo e non la sento. Ed effettivamente fa piacere anche a me.
- Sono contenta anche io, Alice. È una gioia per me poter riprendere la nostra amicizia – il nostro scambio di battute viene interrotto dall’avvicinarsi di tre ragazzi.
- Allora l’hai trovata! – è una ragazza molto bella a parlare.
- Vi avevo detto che ce l’avrei fatta. Nessuna impresa è impossibile per Alice Cullen. Bella lui è mio fratello Emmet. Forse, voi non vi siete  mai visti – e osservo il ragazzone che mi fissa sorridente. Dovrei avere paura di lui, come l’ho di tutti i ragazzi. E il suo aspetto incute ancora più timore. È un ragazzo altissimo, forse più di un metro e novanta, muscoloso, imponente. Eppure la sua faccia bonacciona mi trasmette amicizia. Gli porgo la mano per stringerla ma anche lui mi abbraccia. Mi irrigidisco. Non è facile per me avvicinarmi così tanto ad un rappresentante dell’altro sesso. Deve accorgersene perché si allontana immediatamente e arrossisce. Biascica anche delle scuse ma gli sorrido per fargli capire che è tutto a posto
Invece loro sono Jasper e Rosalie Hale. I nostri fidanzati – Rosalie mi sorride fredda, non si disturba neanche a darmi la mano. Jasper che ha osservato il comportamento che ho avuto con Emmet  si limita ad alzare la mano in segno di saluto. E mi sento in imbarazzo.

Ci mettiamo in viaggio per raggiungere la loro casa. mi aspettano i loro genitori, Carlisle e Esme. Li ricordo poco. Quando venivo a New York ero sempre ospite dell’altra famiglia Cullen. Se ricordo bene i rapporti di famiglia, Thomas e Carlisle sono fratelli. Dovevo chiedere a mio padre di farmi un breve riassunto sui legami familiari dei suoi amici, così da non rischiare di fare brutte figure.

Osservo dal finestrino New York, è proprio come la ricordavo. Ascolto anche i discorsi di Alice e Rosalie. Anche loro frequentano la mia stessa università. Rosalie, Jasper e Emmet la facoltà di legge. Alice quella di medicina. Parlano di una festa che ci sarà in una delle confraternite dell’università e a cui aspirano ad entrare.  Alice si accorge che ho inteso i loro discorsi.
- Isabella verrai con noi stasera? – ci penso. Ma credo che con il jet lag arriverò in serata distrutta.
- Per oggi passo. Non so come arriverò in serata –
- Però devi assolutamente fare domanda per entrare in una delle confraternite dell’università. È importante creare questo tipo di legami. Ti potranno sempre essere utili in futuro – Alice sembra sicura di quello che dice. Effettivamente l’ho letto anche su alcuni blog su internet.
- E voi in quale siete iscritti? – mi guardano tesi.
- Jasper e Emmet non sono interessati. Noi, invece, abbiamo fatto richiesta alla Alpha Epsilon Pi e siamo in attesa di decisione. Le selezioni per quest’anno accademico sono ancora aperte. Ti iscrivi anche tu? – la guarda e sono perplessa. Non credo molto a queste associazioni. Non ho fatto neanche gli scout!
- Dammi il tempo di organizzarmi al meglio e poi vi farò sapere – noto che Rosalie mi osserva scettica. Forse si aspettava che mi buttassi subito con loro in questa avventura? Non penso di esserle molto simpatica.
Con il traffico ci mettiamo molto ad arrivare a casa loro.

- Tesoro ben arrivata. – è Esme che mi accoglie sulla porta. È una donna molto bella, vestita elegantemente.
- Signora Cullen è un piacere rivederla. E grazie per l’accoglienza. Non doveva assolutamente disturbarsi! –
- Oh, Isabella! Ma che disturbo. È una volta mi chiamavi zia Esme. Cos’è adesso tutta questa formalità? -  entro e trovo dentro anche il marito.
- Buongiorno signor Cullen – e mi avvicino per separarlo.
- Isabella, ciao. Chiamami Carlisle, per favore. Ci conosciamo da così tanto tempo. E  ben arrivata a New York – mi mettono subito a mio agio.
Ci accomodiamo a tavola. Hanno organizzato un brunch con tante prelibatezze in tavola.
- Non conosco i tuoi gusti. – si giustifica quasi Esme. E mi imbarazzo.
Provo di tutto, finquanto …
- Cavoli Bellina quanto mangi? Ma come ti mantieni in forma: fai molta ginnastica notturna? – mi viene quasi da rimettere il sorso di acqua che sto bevendo.
- Emmet Cullen, in che modo ti esprimi? È questa l’educazione che hai ricevuto? – la voce severa proviene dalle mie spalle. Noto i ragazzi mettersi tutti in posizione composta.
- Papà ben arrivato. Non pensavamo sareste venuti e non vi abbiamo aspettato per metterci a tavola – Carlisle e Esme si alzano per andare incontro agli anziani signori. Mi alzo per andare a presentarmi. È Esme a presentarmi i nuovi arrivati.
- Lei è Isabella Swan. Cara loro sono Edward e Marie, i genitori di Carlisle – i due anziani signori mi osservano attentamente.
- Sei cresciuta Isabella. Ricordo quando eri piccola e giocavi sempre a casa nostra con Rachel – e un’ombra di malinconia scende sul viso dell’anziana donna. Quasi automaticamente mi avvicino per abbracciarla. Questa donna mi ispira tenerezza.
- Ricordo bene quel periodo signora. E ricordo bene sua nipote, ancora oggi la più cara amica che abbia mai avuto – glielo sussurro quasi e lei mi sorride gentile.
- La figlia di Charlie. Racconta che combina tuo padre? – mi fa sorridere la richiesta dell’anziano uomo. Noto che mi sorride anche lui. Lo aggiorno e lo vedo pensare.
- Una carriera sprecata. E tu, a quanto dicono, hai lo stesso cervello di Charlie. E come mai Thomas non è qui? La figlia del suo più caro amico torna dopo anni e non è andato personalmente in aeroporto a prenderla? – sembra ironico l’uomo. Ma è Carlisle a chiarire.
- Thomas non sa che Isabella sia a New York. Glielo diremo nei prossimi giorni – i due uomini si guardano in faccia e sembra avvenire una strana e muta conversazione fra di loro e sono quasi sicura che io sia l’oggetto della discussione. Mi sento quasi in imbarazzo e Marie deve accorgersene perché mi distrae chiedendomi informazioni sulla mia vita.
 
È tardo pomeriggio quando Alice e Jasper mi accompagnano al mio pensionato. Marie e Anthony mi forniscono il loro recapito per ogni evenienza e mi invitano a cena già per la sera successiva. Non accettano risposta negativa.
Anche Carlisle e Esme mi ribadiscono fino all’infinito di rivolgermi a loro per ogni necessità. Non li conosco bene ma mi sono piaciuti.

Capisco di essere nella mia nuova vita quando Jasper e Alice mi lasciano con i miei trolley davanti al pensionato. Non è facile trovare la segreteria e concludere le pratiche di iscrizione. Sono diversi i ragazzi come me in attesa. E alla fine mi viene consegnato il badge.  Con quello sono finalmente identificata come una studentessa della prestigiosa NYU! Mi viene spiegato che mi servirà in ogni momento della mia vita universitaria: per l’accesso nelle aule e alla biblioteca, per utilizzare il  collegamento wifi, per l’ingresso in mensa, anche per l’utilizzo della lavanderia! Prima di andare via vengo affiancata da una ragazza del terzo anno che si occupa di orientamento alle matricole.

- Ciao sono Beverly e ti accompagnerò al tuo alloggio – Beverly, tipico nome americano! Parla lentamente, forse pensa che non conosca l’inglese.
- Ciao sono Isabella! – le stringo la mano e subito mi sorride.
- Perfetta la tua pronuncia! – rido e le spiego l’arcano.
- Sono italoamericana e in casa abbiamo sempre parlato in inglese. – nel tragitto mi da le informazioni generiche sugli edifici, come sono disposti e come orientarmi. Mi comunica che la mattina successiva verrà a prelevarmi nel mio alloggio alle 9.00 per guidarmi nelle prime uscite! Arriviamo al pianerottolo dove si trova la mia camera.
- E questo è il tuo alloggio. 7b. Gli altri sul pianerottolo sono tutti occupati. – sulla porta osservo il mio nome scritto. Bevarly mi esorta ad infilare il badge nella fessura e ad entrare.

Osservo la stanza. Non è grande, ma carina. Una bella finestra sul giardino universitario. Provo il letto e lo trovo comodo. Mi fornisce tutte le prime informazioni:
- La mensa è aperta per la colazione fino alle 10.00. Ma, in base al tuo piano di studi, hai lezione tutte le mattine dalle 9.00 per cui sveglia presto! Il bagno hai la fortuna di averlo in camera. E sotto la tv c’è un piccolo frigorifero. Qui c’è il microonde. Accendi il notebook e ti faccio vedere come collegarti con il wifi dell’università. Nessun estraneo nel dormitorio dopo le 22.00 e nessun animale è ammesso. Se hai un fidanzato o uno scopamico, assicurati che arrivi prima del coprifuoco e vada via  dopo le 7.00. In caso ti beccano: la prima volta hai una ammonizione scritta, la seconda ti cacciano! – poco dopo va via augurandomi la buona notte.
 
Rimango finalmente sola e ne approfitto per chiamare i miei genitori e i miei fratelli. Ai primi racconto anche della famiglia Cullen e di come si sono mostrati gentili nei miei riguardi. Dimentico di chiedere spiegazione su Thomas Cullen e sulla strana conversazione avvenuta durante il brunch, ma me ne dimentico.

E finalmente apro i trolley e comincio a sistemare le mie cose. Fintanto che non bussano alla porta. Inizialmente penso si siano sbagliati, ma insistono … apro e mi trovo di fronte due ragazze.
- Ciao! Tu devi essere Isabella, io sono Victoria – parla lentamente e in  uno stentato italiano!
- Ed io sono Kate – lei parla in inglese, lentamente e gesticolando. Scoppio a ridere.
- Ed io sono Isabella e capisco benissimo l’inglese! – e mi guardano, forse, vergognandosi.
- Pensavamo che fossi italiana. Sul foglio appeso alla tua porta diceva così! – si giustifica la ragazza che dice di chiamarsi Victoria.
- Sono americana da parte di padre e italiana da parte di madre! Per …–
- E sei vissuta a Parigi! – Kate mi guarda euforica.
- No, non ho vissuto a Parigi. Ma ci sono stata diverse volte. – intanto si accomodano. Mi raccontano di essere le mie vicine di stanza e facciamo subito amicizia. Osservano subito il mio vestiario.
- Cavoli, si vede che sei italiana. Questo giubbino è fantastico. – ho sempre avuto gusto nel vestire ed, anche se non ho mia avuto grosse disponibilità economiche, ho sempre cercato di acquistare capi unici.
 
Rimaniamo a parlare fino a tardi. Mi spiegano come funziona il dormitorio, i corsi. Mi offrono biscotti e the e appunto mentalmente che domani devo andare a comprare qualcosa da tenere in camera e poter sgranocchiare quando ho fame.

Vanno via quando si accorgono che sto per addormentarmi. Ma per l’indomani sera sono invitata ad una festa! Spiego loro che ho una cena con degli amici dei miei genitori, ma loro non si preoccupano: la festa è dopo le 23.00 e sicuramente sarò già rientrata! Mi spiegano che sarà la tipica festa universitaria con tanto alcool in giro e bei ragazzi. Per cui non posso proprio mancare.
Il tempo di fare una doccia e crollo.
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 3
*** Vita universitaria ***



Pov Bella

Alle 9.00 in punto questa mattina Beverly ha bussato alla mia porta e, come una macchinetta, ha cominciato a parlare.
Mi ha fatto girare l’intero campus, aule comprese.
Innanzitutto la mensa dove abbiamo fatto colazione e mi ha presentato alcuni suoi amici, di cui diversi del primo anno.
Poi: biblioteca, caffetterie, lavanderia, negozi per le emergenze.
Abbiamo ripetuto i giri più volte e, già ad ora di pranzo, il campus per me era un luogo familiare.

Alle 14.00 mi ha lasciato davanti l’ufficio della professoressa Green, mia referente per l’intera durata dei corsi. Mi dovrò rivolgere a lei per qualsiasi cambio di corsi o problemi con lo stage.
- Buonasera professoressa Green, mi chiamo Isabella Marie Swan e ho un appuntamento con lei per le 14.00 – la diretta interessata alza la testa e osservo che, pur essendo una bella donna, avrà almeno 60 anni. È una dei docenti più rinomati del mio corso di laurea, di chiara fama internazionale. Ha ricoperto ruoli importanti per la Banca centrale europea e i suoi pareri vengono sempre ascoltati dai maggiori economisti. Stare al suo cospetto mi fa sentire molto, molto piccola!
- Si accomodi Miss Swan e mi parli di lei. Interessi ed esperienze scolastiche – e come mi dice, faccio.
- Ho 18 anni e sono iscritta al primo anno di Internation Business presso la facoltà di Parma, Italia .. –
- Facoltà in inglese e noto che la sua pronuncia è perfetta. È stata molte volte nel nostro paese? – scopro che la professoressa mi interromperà spesso.
- Sono americana per parte di padre. Mia madre è italiana e viviamo nel suo paese, ma sono tornata spesso nel paese di mio padre. – osservo che prende appunti.
- Ho cominciato a frequentare la facoltà nello scorso mese di settembre e nel mese di dicembre ho dato due esami intermedi nelle materie di risk management e matematica finanziaria. In segreteria mi hanno spiegato che sono i primi due corsi che devo necessariamente seguire per poter dare gli esami a giugno –
- Si, le ho messo in calendario quattro corsi da seguire in questo semestre con esami a luglio. – e mi indica il mio calendario. Noto che le materie sono abbastanza serie.
- Dal suo piano di studio italiano penso che sia nelle sue possibilità superarli tutti e quattro brillantemente – mi scruta e mi sento in imbarazzo.
- La ringrazio per la fiducia che ha in me –
- Miss Swan sarò onesta con lei. Più che fiducia in lei, l’ho in suo padre. – la guardo senza capire. Mi sembra strano che papà l’abbia chiamata per raccomandarmi. Sa che non amo questi sotterfugi e, quantomeno, avrebbe dovuto dirmelo. Per evitare di fare la figura della deficiente! Lei deve aver capito i miei dubbi e sorridendo mi spiega:
- Non mi sono messa in contatto con suo padre. Ma è stato un mio studente che non ho mai dimenticato. Una mente brillante. Uno studente eccezionale. Mi è rimasto particolarmente impresso perché appena laureato ebbe un contratto per lavorare con una delle maggiori banche americane. Lo rifiutò per sposarsi in Italia! Converrà con me che sono eventi che non si possono dimenticare facilmente – mi sorride sorniona.
- Se le può far piacere sapere è ancora sposato con mia madre …. – sono rossa per l’imbarazzo.
- Quando ho letto il suo cognome e la provenienza mi sono chiesta se potesse essere sua figlia. E ho aperto  dati sulla concessione della borsa di studio. È un brillante elemento anche lei! –
- La ringrazio professoressa e spero di non deludere le sue aspettative –
- Io, invece, spero che non si laurei e butti all’aria la sua carriera, come fece suo padre. È fidanzata? –
- No professoressa. È ho intenzione serie per il mio futuro –
- Va bene. per lo stage ho visto che ha scelto le industrie T & E Cullen. Non poteva fare scelta migliore. Edward Cullen è stato un mio studente. Brillante anche lui e gli chiederò di tenerla d’occhio. –
- Veramente è stato mio padre ad aver individuato la sede per il mio stage. Non posso prendermi meriti che non ho!– mi guardo e sorride.
- Brava, l’onestà la prima cosa. D'altronde Charlie Swan ha sempre visto bene. La T&E Cullen è la prima società al mondo per le analisi di mercato,  valutazione dei titoli e mercati finanziari e rating. È presente da diversi anni sul mercato nazionale, ma è stato Edward Cullen a portarla sul mercato mondiale. La sua nomina a ceo è stata una diretta conseguenza. Ha fatto scelte mirate ed oggi certifica i bilanci delle società più importanti al mondo. Una sua valutazione negativa o un solo accenno può portare un titolo a picchiate pazzesche in borsa – rimango senza parole per la descrizione che mi è stata appena fatta.
- Sono orgogliosa allora di fare lo stage nella T&E Cullen e spero di esserne all’altezza –
- Bene Miss Swan. Domattina cominciano i corsi. Il primo incontro è con me. Non faccia tardi perché alle 9.00 in punto la mia lezione ha inizio. Il primo ritardo è ammesso. Al secondo è fuori dal corso e sarà costretta a ripeterlo il prossimo anno. Invece, la settimana prossima, lunedì prossimo alle 09.00 deve presentarsi alla T&E Cullen per l’inizio del corso. Appuntamento diretto con Edward Cullen. Le ripeto: per qualsiasi problema non esiti a contattarmi. La mail l’ha nella sua cartellina. Dubbi sulle lezioni, problemi con lo stage o con la borsa di studio, sono sempre io la sua referente –
 
Mi accomiato da lei con la testa che scoppia per la quantità di informazioni che ho avuto. Farò lo stage con un genio della finanza. Se ho ben capito questo Edward è il fratello di Rachel. Sono contenta. Quando passavamo del tempo insieme, lei mi parlava sempre del suo fratellone. Come, d'altronde, io le parlavo di Matteo. Si volevano molto bene ed erano molto legati. Mi raccontava che era gelosa delle sue fidanzate che chiamava oche starnazzanti. Non ricordo, però, di averlo mai visto e neanche in foto. O, forse, sono solo io che ricordo male. Anche Matteo ha un buon ricordo di questo Edward e mi fa stare tranquilla per lo svolgimento dello stage.

Senza accorgermene sono arrivata al mio alloggio. Dovrei sistemare ancora le mie cose e togliere dal centro della stanza le valige. E mi metto buona all’opera finchè non vengono le mie vicine di stanza a chiamarmi.
- Tea time Isabella! – entro nella camera di Kate e noto la confusione che vi regna.
- Non farci caso. È un’artista. Per lei è la norma vivere nel caos! – è una ragazza che si chiama Jenna a spiegarmi.
Ci sono tutte le ragazze del mio pianerottolo al tea time. Mi presento e si presentano. Non mi trovo male in loro compagnia. Nessuna frequenterà il mio stesso corso di laurea. In verità, ognuno frequenta corsi diversi: c’è un futuro medico, avvocato, ingegnere, design d’interni, … mi spiegano che l’università è così grande che è possibile trovare studenti di ogni facoltà e provenienza.
Passo un bel pomeriggio con loro e ci ripromettiamo di vederci tutte la sera per andare insieme alla festa.

Nel frattempo per me è arrivato il momento di prepararmi alla cena in casa Cullen.

Marie  mi accoglie veramente con gran calore. Le dico che non è mia abitudine presentarmi in casa d’altri a mani vuote, ma non conosco ancora nulla in città, né le loro abitudini. Ma mi mette immediatamente a mio agio dicendo che non occorre assolutamente niente. Le piacerebbe solo se ogni tanto andassi a farle un saluto. E mi offro disponibile non trovandoci nulla di male.
Visto che siamo sole ne approfitto per chiederle di Elizabeth e Thomas. Vedo rattristarsi.
- Piccola, le cose sono molto cambiate da quando venivi a passare le estati da noi. Elizabeth e Thomas non sono più le stesse persone. Nell’attentato in cui Rachel perse la vita, Thomas ha perso l'uso delle gambe e Elizabeth non si è più ripresa – rimango senza parole. In casa nessuno mi aveva detto niente. Sono così sconvolta che non mi sono neanche resa conto dell’arrivo di Anthony. Mi scuso con lui.
- Nessuno mi aveva detto niente. – sono quasi delusa.
- Charlie ci ha detto che anche tu hai avuto bisogno di molto tempo per riprenderti dalla notizia. Che hai avuto bisogno dell’aiuto di uno psicologo –
- Si, per oltre un anno mi ha seguito uno specialista. Mi ha aiutato ad elaborare il lutto. –
- Il periodo dopo l’attentato e che i tuoi genitori passarono qui per noi è stato molto importante. Eravamo tutti sconvolti. Thomas lottava tra la vita e la morte. È rimasto due mesi in coma ed i dottori non ci davano speranze. Elizabeth era distrutta: una figlia morta e il marito in un letto d’ospedale. Il figlio maggiore appena diciassettenne. Nessuno della famiglia riusciva ad aiutarli. Fu Renee a stare vicina a Elizabeth e farla uscire dall’isolamento in cui si era chiusa. E Charlie aiutò Edward ad esprimere il suo dolore. Senza di loro non ce l’avrebbero fatta. Poi, quando Thomas uscì dal coma e fu chiaro che non avrebbe più camminato, fu un altro colpo per la famiglia. E, anche in quel caso, fu tuo padre a rimetterci tutti in sesto. E fu Charlie ad introdurre Edward nel lavoro perché Thomas non ne era in grado. Ancora oggi Edward è molto legato a tuo padre, anche se forse non si sentono spesso.  – li osservo e adesso mi spiego la lontananza per mesi dei miei genitori in uno dei momenti più brutti di tutta la mia vita. Mia mamma che faceva avanti e indietro dall’America … addirittura è stato il periodo che rischiammo di fallire ma sembrava che a loro non interessava più niente dell’hotel.
- Avrei voluto che me ne parlassero. –
- So per certo che Charlie lo stava per fare. Ma poi ci fu la tua aggressione … - rimango sconvolta dal sapere che sono a conoscenza della mia aggressione.
- Charlie è stato un figlio per noi e un fratello per Thomas. Si confidò con Thomas su quello che era accaduto e con noi per avere conforto. Era distrutto. E abbiamo cercato di aiutarlo come potevamo –
- Va bene, ora basta rivangare il passato. È doloroso e questa sera vorrei solo tranquillità alla nostra tavola – Marie si alza e mi accompagna in sala da pranzo dove una cameriera è pronta a servire la cena.

Passiamo una serata piacevole, tutto sommato. Mi chiedono dei corsi, di quello che farò. Sono contenti che farò lo stage con il loro nipote. Da come brillano gli occhi  a Anthony capisco che deve amarlo molto. Ed è Marie a confermarmelo.
- Thomas e Anthony hanno sempre avuto un rapporto contorto. Litigano di continuo, eppure Anthony ammira il figlio più piccolo. Volevamo che entrasse nelle imprese di famiglia, ma lui voleva farsi le ossa da solo. E così fece. Creando il suo impero. Edward lo ha reso grande. Ha lo stesso carisma del padre, se non di più. Ed anche con lui, litiga spesso! – adesso sono proprio curiosa di conoscere questo Edward di cui tutti mi tessono le lodi. Se è bello la metà di quanto dicono sia intelligente, sono proprio fortunata.

Vado via presto da casa loro e insistono affinché il taxi sia pagato da loro. Mi imbarazza ma capisco che non c’è via di uscita.

E, appena il tempo di cambiarmi, che mi bussano le mie amiche.
La festa si svolge all’interno del campus, in una delle confraternite. Siamo invitate perché una mia vicina di stanza ne fa parte.
E mi ritrovo catapultata nella realtà delle università americane. Vengo presentata a molte persone. Rimango rigida quando un ragazzo, evidentemente ubriaco, mi abbraccia scambiandomi per qualcun’altra. Devo uscire immediatamente all’aperto a prendere un po’ d’aria.

Riesco a rilassarmi facendo gli esercizi mentali che mi ha insegnato Pierre. E dopo qualche minuto riesco a riprendere la situazione in mano.
Rientro e mi scontro con Beverly. Mi spiega che fa parte del direttivo dell’associazione.
- Ho parlato di te nella riunione di oggi e vorremmo che ti iscrivessi alla nostra confraternita -  rimango senza parole.
- Come? Perché io? –
- Sei brillante, bella, socievole. Non passi inosservata. Sei il nostro tipo insomma! –
- Beverly ho molto da studiare per mettervi al vostro pari –
- Tutte noi studiamo molto. Avere una media alta è una delle condizioni per mantenere l’iscrizione alla confraternita. Pensaci. L’ingresso delle nuove adepte ci sarà la settimana prossima. Se non ti piace puoi sempre andare via. Non siamo una setta segreta, sei libera di fare ciò che vuoi. – e quasi mi convince.
- Va bene. ma preferisco darti la risposta domani! –

Cerco le mie amiche e mi imbatto in Rosalie e Alice. Indossano entrambe una tuta rossa e non ne capisco il motivo.
- Bella che ci fai qui? – sembrano quasi meravigliate dalla mia presenza. Rosalie quasi scandalizzata.
- Sono stata invitata!  E voi? –
- Facciamo servizio. È una delle prove da superare per avere la possibilità di iscriverci. Ci tocca stare attente alle vivande e pulire dopo che la festa sarà finita – e malgrado tutto, entrambe sembrano contente!
- E tu da chi saresti stata invitata, se è lecito saperlo? – oramai ho capito che a Rosalie proprio non scendo giù.
- La mia vicina di stanza e un’adepta … - ed ora decido di farla crepare di invidia.
- Poi la conoscete Beverly? – ed entrambe annuiscono in attesa di capire dove voglio arrivare.
- Si, è la nostra supervisore -
- Mi ha appena chiesto di iscrivermi! – ora sono proprio collassate.
- Cioè. Io mi sto facendo il mazzo per servire e riverire sua maestà Beverly Smith e lei invita ad iscrivere la prima che passa! Inaudito – come previsto Rosalie è scoppiata.
- Cosa è inaudito, Rosalie? – è Beverly a chiederlo. Evidentemente ha ascoltato la nostra conversazione.
- Forse Bella ha frainteso. Pensa che le hai chiesto di iscriversi alla confraternita – Beverly le rivolge un sorriso che più falso non è possibile.
- Oh cara Rosalie! Ma è proprio quello che ho fatto! Ne ho parlato con il direttivo e poco fa l’ho anche presentata loro. ed è piaciuta a tutte –
- Rosalie forse è meglio se andiamo, lì sono finiti i tramezzini – Alice cerca di allontanare Rosalie per evitare guai.
- Rosalie, li un paio di ragazzi hanno vomitato. Potresti andare a pulire gentilmente? – e Beverly le sorride ancora. Mi viene da ridere mentre lei inorridisce. Alice è sbiancata.
- Alice vai a sistemare i tramezzini – e Beverly mi prende sottobraccio e ci allontaniamo. Ce ne andiamo fuori e scoppiamo a ridere.
- Posso sapere come le conosci? –
- I miei genitori conoscono i genitori di Alice. E noi da piccole ci frequentavamo –
- Alice è simpatica. Ma Rosalie è troppo snob. Non ha alcuna possibilità di entrare se non abbassa un po’ la cresta – sinceramente la penso come lei.
- Voglio entrare! – mi guarda e sorride.
- Sei il nostro tipo e non ti troverai male con noi! – mi abbraccia e ricambio con affetto.
- E se posso dire la mia, anche se non dovrei. Alice è una tipa a posto. È simpatica ed è sempre disponibile. Potrebbe essere una ricchezza per la confraternita. Rosalie non la conosco, ma se Alice è sua amica ci sarà un motivo. Perché non metti una buona parola anche per loro? – in fondo ho capito che Beverly ha molto potere nella confraternita. Mi guarda e sorride.
- Ti ho capito bene a te! Farai strada Isabella. E per Alice ok. Rosalie non mi convince per niente. Ma ti prometto che la valuterò con obiettività – e si allontana lasciandomi sola. Controllo l’ora e vedo che si è fatto abbastanza tardi. Sto quasi per rientrare dentro quando sento qualcosa abbracciarmi. Inizialmente mi spavento, poi la sento parlare e mi rilasso
- Grazie per aver intercesso per me. Ed anche per Rosalie. Sei una vera amica – sorrido
- Alice se mi salti addosso al buio un’altra volta, mi farai morire! – si allontana e sorride.
- Nessuna delle mie amiche che è già dentro ha fatto tanto per me. Tu, ci siamo riviste dopo anni solo ieri, non hai perso tempo a spendere una parola per noi. Malgrado Rosalie non ti abbia trattato come meriti. Grazie Bella – e stavolta l’abbraccio io.
- Dai che ci divertiremo –
- Alice devi venire ad aiutarmi a pulire la cucina – Rosalie ci richiama all’ordine. Non mi saluta e rientra immediatamente dentro.
- Ok. Io, invece, vado a nanna. Domani ho lezione alle 9.00 – la saluto.
- Anche io. Incontriamoci a pranzo in mensa. Così mi racconti le prime impressioni! –

E saluto le mie amiche che rimangono ancora alla festa e me ne vado. Ho un po’ paura a passeggiare da sola nei viali dell’università. Ma c’è una buona illuminazione e vedo passare diversi vigilanti. Inoltre, ho il telefono in mano per ogni evenienza.
In camera chiamo mio fratello.  Prima di farlo guardo la mappa che mi ha fornito Pierre. Effettivamente è comoda: qui sono le 2 del mattino, da loro le 8. Posso chiamare.
- Bijou che fai sveglia a quest’ora? –
- Rientro da una festa e volevo salutarmi! –
- Tuo fratello è in doccia. ed io sto preparando la colazione. Allora che mi racconti? –
- Ho conosciuto un sacco di persone e le mie compagni di stanza sono ok. Ah! Sono stata ammessa ad una confraternita. Ma ora non ricordo quale!!! – e ridiamo.
- Insomma va bene –
- Aspetto domani per dirlo: alle 9 ho il primo corso –

Finiamo di parlare e mi metto a nanna. Tra poche ore comincia la mia vera vita universitaria.
 
 
 
 
 

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Capitolo 4
*** Serate universitarie ***


pov Bella

La prima settimana di lezione è passata. I ritmi sono molto più frenetici rispetto alla mia facoltà di Parma.

Ma mi trovo abbastanza bene. E mi piace: seguo le lezioni, mi è permesso anche interagire con colleghi e docente durante la lezione. È questa la principale differenza con la mia precedente università. Lì mi limitato ad essere un semplice uditore della lezione. Qui ne sono parte integrante. Si inizia con l’argomento della lezione e il docente ci da una infarinatura generale e poi ci fornisce spunti di riflessione da condividere in aula.  E si aprono le discussioni, sempre pertinenti alla materia e mai sopra le righe.

Ci può essere chi si esalta maggiormente ma a fine lezione il docente trae le conclusioni e ci dire il parere più corretto se esiste o quale opinione condivide.

È facile, poi, studiare sui libri la lezione in quanto leggendo sui libri l’argomento viene subito in mento ciò che è stato dibattuto in aula.

Mio padre mi chiama spesso per sapere come mi trovo. Lo sento che per lui è come rivivere i suoi anni universitari e mi da tanti consigli su come gestirmi. Ricorda perfettamente la professoressa Green. Inoltre, in una conversazione su skype è stato abbastanza chiacchierone rispetto al solito Charlie:  mi ha, infatti, raccontato che all’epoca la professoressa Green era solo un’assistente. Un paio d’anni più di lui, al massimo. E mi ha chiaramente detto che fra loro c’era una bella intesa … sono arrossita per lui immaginando mio padre in certe situazioni … gli ho anche chiesto maggiori informazioni e l’ho visto vagare nei ricordi. Poi, deve essersi ricordato che stava chattando con sua figlia appena maggiorenne e non con un suo “compagno di merende” e ha chiuso quasi subito il contatto skype inventando un impegno improrogabile!!!

Sto costruendo una buona rete di amicizie.

Innanzitutto le mie vicine di stanza con le quali spesso e volentieri passo le serate. Perlomeno quelle in cui non esco.  Victoria e Kate, in particolare, sono le migliori che potessi trovare. Mi stanno aiutando anche nelle piccole necessità e nell’adattamento.  E la sera c’è l’usanza di ospitare, a turno, le altre ragazze del pianerottolo per vedere insieme un film o chiacchierare, mangiando dolci e bevendo cioccolata calda. Alcune hanno un ragazzo per cui non vengono sempre. In compenso le sentiamo divertirsi nelle loro camere …

C’è poi Beverly e la confraternita. Mi stanno aiutando seriamente!  Soprattutto il primo giorno in cui sono arrivata sconvolta a mensa dopo le prime quattro ore di lezione.
Con la loro esperienza, considerato che quasi nessuna è del primo anno, mi hanno insegnato come organizzarmi con lo studio. Tramite loro ho conosciuto anche un paio di ragazzi. Sono simpatici, carini. Ma ho subito fatto capire che non sono interessata ad altro se non una semplice amicizia.

Ed ora mi trovo nella casa della confraternita ad addobbare il salone per la festa che si terrà fra poche ore, per l’ingresso delle nuove ragazze. Per quanto riguarda me, sono già stata ammessa.  Scelta direttamente dal direttivo; sinceramente non ho capito cosa voglia dire. Ma sono felice perché non avevo proprio voglia di andarmene in giro per il campus in pigiama o fare commissioni per le senior. 

So per certo che Alice è stata accettata, ma non so nulla di Rosalie.  Non che nei miei riguardi abbia cambiato atteggiamento.  Ci incontriamo spesso nei corridoi e nella mensa universitaria ma se non la saluto io, lei proprio non ci pensa.

Come tutte le ragazze che vorrebbero entrare, hanno dovuto fare tutto quello che veniva detto loro: dal vagare per i campus in pigiama al lavare le macchine per beneficenza! Dal portare i capelli per una settimana del colore verde prato a dormire accampate nel prato del campus per un intero fine settimana.
- Complimenti Isabella. Bellissima la sistemazione dei tavoli e gli addobbi. – è la nostra presidentessa che si guarda intorno soddisfatta. Si chiama Marley ed è all’ultima anno. Pochi mesi è sarà laureata. Beata lei!
- Grazie. Sai in Italia la mia famiglia gestisce un hotel e spesso ho aiutato ad organizzare i saloni per le feste a tema –
- Me ne ricorderò! Da oggi sei ufficialmente la nostra organizzatrice di eventi! –  gentilmente mi ha portato una tazza di te. Non ne ho mai bevuto tanto come in questa settimana.
Mi trovo bene con tutte loro.

Ho appena finito di addobbare e mi rendo conto che è veramente tardi. Tra un paio d’ore la festa comincerà ed io ancora mi cambio ed ho bisogno anche di una doccia, dopo tutto il lavoro svolto.
Corro nel mio alloggio e fuori la porta trovo ad aspettarmi Alice. Ci siamo viste tutti i giorni a mensa, l’unico momento in cui era libera dalle prove della confraternita.
- Ciao. Che ci fai qui? – mi viene incontro appena mi sente. E, come sempre, mi saluta calorosamente con un abbraccio.
- Ancora vedevo il tuo alloggio ed ero curiosa – vedo che è agitata. Sicuramente è sulle spine per l’ammissione alla confraternita. La vedo saltellare da un piede all’altro e ripenso che questa abitudine l’aveva fin da bambina.  Sorrido al ricordo.
- Mi ricordo di quando saltavi da una gamba all’altra. Dicevi che bruciavi calorie anche quando eri ferma. E volevo anche io fare come te, ma mi stancavo subito! – ride anche lei a quel ricordo mentre entriamo nella stanza.
- È vero. Tu e Rachel mangiavate di tutto e non ingrassavate di un grammo. Io dovevo controllare anche l’acqua altrimenti mi usciva subito la pancia. Allora avevo inventato questo metodo. Non che funzionasse, ma mi illudeva. – la vedo pensierosa.
- Era tanto che non pensavo o nominavo Rachel. In famiglia siamo sempre tutti molto controllati, soprattutto in presenza dei nonni o degli zii. Diciamo che cerchiamo di non parlarne mai. E non c’è nessun altro con cui ne ho mai potuto parlare. – la guardo e mi rattristo.
- So che era la tua migliore amica e dopo la sua morte anche tu sei stata male. Una volta sentii parlarne i miei genitori: dicevano che hai messo più di un anno a riprenderti.  – la guardo e ripenso a quel periodo. In realtà credo di non essermi mai ripresa dalla morte di Rachel, anche perché subito dopo ci fu …. Sicuramente non ho più voluto un’amica del cuore. Non ho più voluto stringere amicizie così forti. E mi sono chiusa nella mia famiglia.
- Era una sorella per me. E ancora oggi mi manca. Può sembrare strano. In fondo ci frequentavamo solo d’estate. Però per tutto il resto dell’anno ci telefonavamo, ci scrivevamo. Almeno un paio di mail al giorno. Era diventata un’abitudine: la mattina appena sveglia e la sera prima di addormentarmi chiedevo ai miei genitori o fratello di accendermi il pc perché dovevo vedere se mi aveva risposto.  C’era un continuo scambio di foto per condividere ogni opinione: quale vestito ci stesse meglio o in quale tonalità. Penso che Rachel sia una parte di me che non dimenticherò mai. – rimango in silenzio. È la prima volta che parlo con qualcuno che non sia un familiare o uno psicologo. E decido di andare fino in fondo.
- E adesso non so proprio come comportarmi. Alice dammi un consiglio – e la guardo sedendomi sul letto e invitando lei a fare altrettanto.
- È già una settimana che sono qui a New York e mi sento in colpa perché non sono andata a trovare i tuoi zii, Thomas e Elizabeth. Gli voglio veramente bene anche se non li vedo da molto. Ma i miei genitori mi hanno detto di aspettare perché in questo periodo tua zia non sta particolarmente bene. Ed anche i tuoi nonni mi hanno consigliato di non affrettare i tempi. Loro sono sempre stati molto buoni con me. Mi trattavano al pari della loro figlia quando ero in casa loro e non vorrei offenderli. Che devo fare? – la guardo sospirare.
- Sai, in questo periodo la zia è particolarmente depressa. Tra pochi giorni sarebbe stato il suo compleanno. Eppoi ho sentito parlare papà proprio ieri: lo zio sta facendo dei controlli medici. Non so se per routine o ci sia qualcosa che non va. Ne stava parlando in via riservata con il nonno e non era il momento opportuno per chiedere. Penso anche io che sia il caso di attendere ancora qualche settimana prima di contattarli.  A volte li ho sentiti parlare di te e so che anche loro ti volevano molto bene e ancora oggi ti ricordano con affetto. Ma, indubbiamente, rivederti porterà alla luce ricordi di Rachel. – sospiro.
- Ok. Farò come mi consigli. Ma domani, in ogni caso, dovrei incontrare tuo cugino. Non lo conosco. Ma sicuramente assocerà il mio cognome a mio padre … - Alice mi abbraccia.
- Edward è molto legato a tuo padre. Ha molta stima di lui. Ed in famiglia dicono che se non ci fosse stato tuo padre, la loro famiglia sarebbe andata alla deriva. Magari chiedi consiglio a lui, dopo che avrete preso confidenza. Ti vorrà sicuramente bene. – e mi sorride.
- Ma ora è meglio che vada in doccia o faremo tardi! Rosalie non viene? – noto che si guarda intorno. Chissà se le piacerà il mio alloggio. Ho avuto modo di vedere la sua camera e solo il suo guardaroba è più grande della mia camera.
- Ci aspetta direttamente in confraternita. Bella che dici sarò ammessa? Sono così in ansia! – la sento parlare mentre sono in doccia.
- Rilassati! – glielo urlo dal bagno. Poi non sento più niente. Quando esco rimango a bocca aperta. In pochi istanti mi ha  messo in ordine la camera.
- Sono una maniaca dell’ordine! – quasi si giustifica. Penso che gliene sarò eternamente grata. Era un lavoro che rimandavo dal mio arrivo, ma c’è così poco spazio che non sapevo come sistemare tutte le mie cose.
- Anche io e non sai quando stavo male nel disordine. Ma non sapevo come organizzarmi. Ha casa ho 3 armadi, 2 librerie e una cassettiera enorme. Qui non sapevo dove far entrare tutte le mie cose. Spiegami come ci sei riuscita! – sorride e mi racconta.
- Eh! Stringendo un po’ qui e un po’ la! Alcuni libri li ho lasciati in valigia che ho posto sotto il letto. Sai i classici che non leggi in ogni istante. Come le lenzuola e i cambi di biancheria per il bagno. E dietro la porta ho appeso i giacconi. Scarpe sotto la scrivania. Certo che sono proprio piccoli gli alloggi del campus. – e si guarda intorno felice di non doverci passare molto tempo.
- Piacerebbe anche a me andare a vivere da sola. Ma con Jasper abbiamo deciso di aspettare la sua laurea e, poi, ce ne andremo a vivere insieme. –
- Wow! Una convivenza. Ma allora è una cosa seria! – la guardo mentre mi vesto. Osserva il mio abbigliamento della serata.
- Quei pantaloni sono divini. Certo che la moda italiana è fantastica! Adoro sia Armani che D&G–
- Me li hanno regalati i miei fratelli insieme alla camicia blu e al bolerino. –  e glielo indico appeso in armadio.
- Ma tu non avevi un solo fratello? – mi guarda senza capire e rispondo quello che dico sempre.
- Uno si è aggiunto in itinere. Non siamo fratelli di sangue ma gli voglio bene come a Matteo. Comunque stavamo parlando della tua convivenza!  Non cambiare discorso. – sembra non aver bisogno di altre informazioni.
- Non è proprio una convivenza tipo matrimonio. Con noi verranno anche Emmet e Rosalie. I signori Hale hanno da poco acquistato un appartamento a Manhattan per i figli e lo stanno ristrutturando. Dovrebbe essere pronto per giugno, quando  i ragazzi si staranno per laureare. E faremo il trasloco a luglio, quando anche i nostri esami saranno terminati. – sorrido.
- E tu, niente fidanzato? –  mi fissa per vedere la mia reazione.
- Nada! Per adesso solo studio e, sinceramente, sto talmente bene con me stessa che non sono proprio alla ricerca di un fidanzato. Magari ci penserò più avanti quando avrò terminato gli studi e mi sarò affermata sul lavoro, Adesso sarebbe solo una distrazione – è la verità. Non sono alla ricerca di nessuno e sto così bene con me stessa, senza dipendere da nessuno. Libera di fare le mie scelte senza dover rendere conto ad altri.
- Wow! Sembri Edward al femminile. Sai che ora che ci penso avete molte cose in comune: passione per la finanza, siete due cervelloni a detta di tutti, siete belli e non siete alla ricerca del partner. Anzi non lo volete proprio! Direi che …. – la guardo inorridita. Ma decido di fermarla subito.
- Alice ricordo la tua mania di fare cupido. E non ti mettere in mente niente. Edward sarà il mio capo e sul lavoro niente relazioni sentimentali – la vedo sbuffare e poi sorridere.
- Vedremo! Ma adesso andiamo che è tardi –

Pochi minuti dopo siamo nuovamente in confraternita. Abitare nel campus vuol dire avere tutto a portata di mano.
- Ti piace come ho addobbato? – adesso che la festa è iniziata con tutte le luci accese è proprio un bel vedere il salone.
- Hai collaborato anche tu? – si guarda intorno e sembra apprezzare il mio lavoro.
- In realtà ho fatto tutto io. Alcune ragazze mi hanno aiutato con gli addobbi alti e i ragazzi hanno portato dentro tavoli e spostato il mobilio. Ma l’organizzazione è stata mia –
- Sei stata fantastica. Ed è solo la tua prima festa! Figuriamoci che farai quando ti sarai ambientata – mi abbraccia emozionata.
- Ragazze ben arrivate. Isabella sei splendida e congratulazioni per il lavoro che hai fatto. Non penso che la sala della confraternita sia mai stata così bella come stasera – Beverly mi riempie di complimenti e mi imbarazza. Fortunatamente volge presto le sue attenzioni a Alice.
- Emozionata, Alice?  – la guarda dolce.
- Non puoi immaginare quanto. Spero solo di essere accettata – le fa l’occhiolino e la incoraggia a sperare. Proprio quando arriva Rosalie. Come sua abitudine, si sbraccia per salutare Alice e Beverly ma con me è proprio fredda.
- Ok ragazze, voi dovete andarvi a preparare con le altre per la cerimonia. – e le fa allontanare.
- Ma si può sapere che hai fatto a Rosalie? Ci hai provato con il suo ragazzo? – Beverly mi guarda ridendo, io scandalizzata.
- Ma che dici. L’ho conosciuta il giorno in cui ho conosciuto te. Non l’ho mai vista prima né ne ho mai sentito parlare. Ma le sto antipatica! Che vuoi, me ne farò una ragione – e ridiamo entrambi finchè non veniamo richiamate all’ordine dalla nostra presidentessa. La cerimonia sta per iniziare.
Ed è proprio come l’ho sempre immaginato. Vengono ringraziate tutte le aspiranti ad essersi messe in gioco, di aver sottostato alle regole. Ma sono poche quelle che potranno essere ammesse.
Spero tanto che Alice ce l’abbia fatta. Mi piace frequentarla e stando nella stessa confraternita avremo anche attività in comune.
- Ci siamo ragazze. Allora la prima ad essere ammessa è stata votata da tutte le consorelle. Anche dalla nostra ultima consorella arrivata da poco e che si è subito adattata al nostro spirito. E, anzi, vorrei che tutti quanti sapeste che l’organizzazione della serata è tutto merito suo. Propongo un applauso di ringraziamento per Isabella Swan – e di punto in bianco mi ritrovo al centro dell’attenzione.
- Devi andare a ringraziare - è Beverly a suggerirmi quello che devo fare.
 
Lentamente mi avvicino e ringrazio tutte per avermi ammesso nella loro confraternita e prometto di impegnarmi sempre per l’associazione ed essere disponibile per le consorelle.
- Ok. Dicevo la prima ad essere stata ammessa e votata all’unanimità è Alice Cullen. Benvenuta  tra noi! – e corro ad abbracciare Alice.
- Hai visto che ce l’hai fatta? – piange. Ok anche io sono contenta di essere nella confraternita. Per me sarà un ottimo luogo per socializzare ed esporre, nel caso, i miei problemi. Ma addirittura piangere! Non la capisco proprio.
- Corro a chiamare Jasper e  la mamma. Aspettavano la mia telefonata – sorrido. A mia madre non ho detto nulla della confraternita. Chissà se le interessa! Certamente mio padre si metterebbe a ridere.

Intanto continuano ad essere chiamate le ragazze ammesse. Vedo Rosalie sempre più in ansia.
È l’ultima ad essere chiamata. Ce l’ha fatta. Ci dovremo sopportare. Come Alice, anche lei corre ad avvisare i suoi familiari.

Noto  Victoria e Kate e mi avvicino a loro. Passiamo una bella serata.
Sto per andare via quando Alice mi avvicina e mi chiede se può accompagnarmi al mio appuntamento con Edward. Sinceramente mi fa solo piacere la sua richiesta e acconsento.

L’appuntamento è per domani mattina alle 7.30 nel mio alloggio. Ha deciso che sceglierà lei il mio abbigliamento!
 
 
 
 

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Capitolo 5
*** Tsunami ***


 
Salve Ragazze finalmente entra in scena Edward!
Spero che ..... 
Vabbé attendo i Vostri commenti!!!
Pov Edward
- Signor Cullen siamo arrivati – Nick, come ogni mattina, mi apre la portiera della macchina per permettermi di scendere direttamente davanti l’ingresso delle T&E Cullen, la società che ha creato mio padre, ma che ho portato io sullo scenario mondiale.
- Nick, per l’ennesima volta: signor Cullen è mio padre. Io sono Edward! – sbuffo e mi appresto ad entrare in ufficio. Conosco quest'uomo da quando ero un moccioso e si ostina a darmi del lei!
 
Un’altra dura e lunga giornata ha inizio. Da 5 anni, da quando appena diciottenne ho preso il posto di mio padre è un susseguirsi di appuntamenti e incontri con clienti, analisi dei mercati, videoconferenze con partner che si trovano dall’altra parte del mondo.

Purtroppo non ho avuto l’adolescenza di un normale ragazzo americano.  Pur essendo destinato al vertice dell’azienda di famiglia, avrei potuto fare le cose con calma e rispettando i tempi. Finire il liceo, l’università, fare magari un corso di specializzazione o master all’estero e, poi, affiancare mio padre nei primi passi nel mondo del lavoro.
Purtroppo così non è stato.

Dopo il terribile attentato che ha cambiato il destino della mia famiglia quando avevo appena diciassette anni, mi sono dovuto rimboccare le maniche e darmi da fare.
Erano troppe le persone interessate all’impresa che mio padre aveva creato e dovevo difenderla. In primis mio nonno e mio zio.

Hanno sempre criticato la scelta fatta da mio padre di mettersi in proprio e avviare una sua attività di analisi dei mercati finanziari. Mio nonno Anthony, di cui porto il nome, avrebbe preferito che appena laureato entrasse nelle attività che finora erano state della famiglia Cullen, la gestione di attività commerciali in tutto il paese.  Come ha fatto lui appena laureato e come ha fatto mio zio Carlisle. Ma mio padre voleva volare in alto ed è andato diritto per la sua strada con il solo appoggio di mia madre. E ce l’ha fatta. È riuscito a costruire una società solida.

Ed è abbastanza curioso che proprio in questo periodo la loro società stia barcollando nel mercato e noi stiamo proliferando!
Ho analizzato personalmente i loro bilanci ed entro poco potrebbero essere costretti a chiudere. Ne ho parlato con mio padre e vorrebbe proporre loro un accordo con il quale noi rileviamo la maggioranza delle azioni ed immettiamo capitale nuovo e loro continuano a lavorare come hanno sempre fatto. Ma non è facile fare affari in famiglia e, di fatto, ancora non si sono rivolti a noi per un aiuto.

Purtroppo la crescita professionale di mio padre è coinciso con il declino di un’altra società, la Volturi.

Il proprietario, Aro, ex amico di mio padre era ed è un tipo losco. Era arrivato in alto facendo affari anche con la mafia e con i trafficanti
russi; smerciavano di tutto: armi, droga, prostituzione. Ma a lui stava bene perchè portavano soldi.
Inizialmente le nostre famiglie si frequentavano. Alec, figlio di Aro, era forse il mio più caro amico.

Poi, l’equilibrio tra mio padre e Aro si spezzò. Mio padre acquisì un cliente molto importante che precedentemente si rivolgeva alla Volturi. E, dopo di lui, furono diversi i clienti che passarono da loro a noi.

Una sera Aro venne personalmente a casa nostra per minacciare nostro padre. Tra le righe minacciò noi figli e mia madre. E fu in quel periodo che le guardie del corpo fecero la comparsa nella nostra vita. Nick in primis. Ci seguivano dappertutto. Adesso non sono più libero di andare neanche in bagno da solo!

Il periodo più felice per me, in quegli anni, era quando in estate andavamo in Italia a casa di Matteo Swan, l’altro mio carissimo amico.
Ed era abbastanza curioso che con me partiva sempre anche Alec! I nostri padri si facevano la guerra, ma noi eravamo amici quasi di sangue!

Che belle vacanze passavamo tutti e tre insieme. La riviera romagnola è fantastica in estate. Italiane, tedesche, francesi, olandesi,… quante me ne sono fatte! Non c’era ragazza che  resisteva ad un mio sorriso. Un estate ho fatto anche il bagnino. Quando andai via, il proprietario del bagno mi prenotò anche per l’anno successivo: con la mia presenza gli avevo garantito tutti i giorni il tutto esaurito!

Poi, ci fu il rapimento e la vita della mia famiglia cambiò.
Fu una mattina. Non avevo scuola quel giorno o ne sarei stato coinvolto anche io. La mia sorellina Rachel uscì di casa per recarsi a scuola con mio padre. Era così legata a lui che ogni qual volta poteva, si faceva accompagnare a scuola da lui. Quel giorno lo aveva pretese perché nell’atrio della scuola era stato appeso un dipinto fatto da lei sulla primavera. Aveva già trascinato mia madre e me a vederlo. Mancava il suo papà!  E all’uscita dal cancello di casa un corteo di tre macchine scure bloccarono la loro vettura e cominciarono a sparare. Una guardia rimase uccisa. Mio padre venne ferito gravemente e da allora non cammina più e mia sorella venne prelevata. Tutto si svolse nell’arco di pochi secondi. Un minuto al massimo nel quale le altre guardie della nostra sicurezza non hanno fatto in tempo ad intervenire.

Nelle ore immediatamente successive al rapimento mia madre crollò. Smise di parlare e rimase in quello stato per parecchi giorni. Mio padre venne operato immediatamente. Io non sapevo cosa fare. Mi sentivo perso. Mio nonno e mio zio mi chiedevano informazioni ma non sapevo cosa rispondere. La polizia non mi prendeva in considerazione perché minorenne e mia madre non era in grado di fare niente. Non passarono molte ore  quando vidi entrare in ospedale Renee e Charlie Swan e fu la mia salvezza.

Li abbracciai e finalmente piansi. Poi si separarono:  Renee si prese cura di mia madre. La portò a casa e si occupò della casa e dei giornalisti assiepati. Fece in modo che nessuno la potesse avvicinare per curiosare sul suo stato. Charlie prese in mano la situazione e mi tenne con se. Capì il mio smarrimento.

Organizzò la sicurezza per me, mio padre e mia madre e coordinò gli uomini per ritrovare mia sorella; fece l’impossibile per lei. Chiese di trasferire mio padre in una struttura specializzata. Rimise più volte  a posto mio nonno  e mio zio che volevano mettere le mani sull’azienda. A distanza di anni so che tutta la mia famiglia, compresi i miei nonni e gli zii, gli sono grati per quello che hanno fatto.  Non lo dimenticheremo mai.

E fu il mio sostegno quando ritrovarono il corpo carbonizzato di mia sorella. Crollai e piansi finché non ebbi più lacrime. Non fu possibile neanche fare l’autopsia per accertare l’identità. Il riconoscimento avvenne grazie a degli oggetti che portava sempre con se: un braccialetto che le aveva regalato la sua amica italiana. Un peluche abbandonato vicino a lei. Conservo ancora quel peluche. È l’ultimo ricordo che ho di lei.

La mia sorellina. L’adoravo.  E lei mi adorava! Quante volte la notte, quando aveva incubi, veniva ad infilarsi nel mio letto. Oppure mi attendeva il sabato sera perché sapeva che le portavo il croissant caldo. Da lei ho imparato a mangiare la Nutella. L’aveva scoperta in Italia e Renee gliela spediva spesso. Me la fece provare con il cucchiaino perchè, mi spiegò, la Nutella si mangia così!

Da allora quando ho qualche problema o devo prendere una decisione importante mi chiudo nella sua cameretta che la mamma ha lasciato intatta, con un barattolo di Nutella ed un cucchiaino.

Charlie su la mia salvezza. Mio padre rimase in coma due mesi e per lo stesso periodo mia madre fu “assente”. E furono Renee e Charlie ad occuparsi di me. Renee aveva preso l’abitudine di venire più volte a notte a controllare che dormissi. Io non dormivo, ma fingevo. Perché mi piaceva quando mi accarezzava la fronte e mi lasciava un dolce bacio sulla guancia. Quando lei ripartì, mia madre conservò quell’abitudine.

Charlie mi avviò anche alla mia professione. Facendomela amare, come l’amava lui e mio padre.
Andò via quando mio padre fu in grado di riprendere in mano la situazione. Anche se cominciò a delegare me sul lavoro. Lui doveva occuparsi della mamma. Da allora, infatti, la mia mamma soffre spesso di depressione e difficilmente, oramai, escono di casa. In questo periodo, infatti, la mamma non sta bene e mio padre, in questi giorni, sta facendo nuovi accertamenti perché ha sempre dolore alla schiena.

Sono spesso a cena a casa loro. Mio padre si interessa tramite me dell’azienda. E spesso gli chiedo consigli su situazioni che non riesco a gestire da solo.

Per molto tempo ho continuato a sentire anche Charlie. Ma poi gli impegni ci hanno un po’ allontanato. Forse è un paio d’anni che non lo sento. Ma la mia stima e il mio affetto per lui è immutato e sono sicuro che lo sa perfettamente.

In quel periodo scomparve dalla mia vita anche Alec.  Sparì da New York e, malgrado le ricerche che fece fare Charlie, nessuno sa che fine abbia fatto. Nel corso degli anni ho provato a cercarlo: fra le nostre amicizie, in base ai suoi hobby ed ho provato anche tramite facebook e altri social network a vedere se era iscritto. Ma sembra essere scomparso nel nulla. Per un periodo mia madre ebbe anche paura che il padre potesse avergli fatto del male. Ma Aro sembrava abbastanza tranquillo.
La polizia e il nostro centro di sicurezza ha sempre saputo che dietro l’attentato c’era Aro Volturi. Purtroppo, non ci furono prove. Per anni abbiamo continuato le ricerche privatamente. Ma poi mio padre disse basta. Era una sofferenza continua per tutti e tre ogni volta che leggevamo i rapporti e ci rendevamo conto che non c’erano novità.

Aro Volturi continuò a gestire la sua società come nulla fosse. L’unica cosa che sono riuscito a fare è togliergli tutti i clienti e rovinare il suo nome sul mercato. Tanto che adesso si occupa di intermediazione immobiliare. Con lui adesso lavora il suo secondo figlio, Dimitri. Lo conosco ed è tale e quale al padre. Arrogante e imbroglione. E, da fonti certe, abbiamo saputo che ha messo le mani sulle commesse per la costruzione di edifici pubblici.

Il plin dell’ascensore mi fa capire che sono arrivato al mio piano. Ultimo piano del mio grattacielo. Solo il mio ufficio è a questo piano. Tutti gli altri sono sotto.

La mia assistente Venice mi viene immediatamente incontro. È una bella ragazza. Chissà quanti pensano che me la faccia. Ma la prima regola nella mia società è niente rapporti tra dipendenti ed io devo dare l’esempio. Inoltre è molto brava nel suo lavoro. Laureata con il massimo dei voti ad Harvard in giornalismo, le ho proposto anche il passaggio al mio settore di public relation. Ma ha rifiutato. Le piace gestire il mio ufficio. E lo stipendio è ottimo. Effettivamente guadagna quasi quanto i miei direttori di reparto. Malgrado gli orari assurdi rimane al suo posto! È un mastino. Se non voglio parlare con un cliente non c’è verso di bypassarla. E non vorrei perderla per una scopata!

- Signor Cullen buongiorno. – mi porge il mio caffè come d’abitudine.
- Signor Cullen in mattinata deve incontrare il nuovo gruppo di stagisti della NYU. Vuole l’elenco che ci ha comunicato l’università? – ha già il foglio in mano. Sempre efficiente.
- No, dopo che li avrò salutati ci penserai tu a smistarli nei vari settori. Regolati in base ai curriculum. Falli accomodare in sala riunioni. Dieci minuti e sono lì. –
- Si, signor Cullen. Solo che ce n’è una che è stata personalmente accompagnata da Miss Alice Cullen, la quale insiste per presentargliela personalmente – e mi fermo sull’istante. 
Mi innervosisco.

Tutte le volte che Alice mi porta qualcuna è perché è talmente oca che non è possibile collocarla senza spintarella.  In genere sono sue amiche troiette che passano tutto il periodo dello stage a provarci con me. E lei le incoraggia pure. L’ultima me la sono trovata in lingerie sulla scrivania ed ho dovuto chiamare la sicurezza per sbatterla fuori.
Un’altra si era insidiata anche nella mia famiglia andando a disturbare mia madre.
Mia cugina è cosciente che non valgono niente perché le poche che valevano adesso lavorano con il padre!
- Bene, sai il nome di questa ragazza? –  sono duro mentre mi rivolgo a Venice. Fortuna che è abituata ai miei modi.
- Certo signor Cullen, si chi … - la blocco all’istante.
- Non mi interessa, Venice e fai in modo che non entri nel mio ufficio. Chiama l’università e degli che la tizia in questione non è adatta per uno stage alla T&E Cullen. Di loro che ho valutato personalmente il suo curriculum e non trovo il profilo adatto alle attività che svolgiamo – ed entro nel mio ufficio.
Sono più che sicuro che porterà a termine brillantemente la missione che le ho assegnato.  
- Sarà fatto signore – e mi lascia solo.
Sembra quasi contenta di mandare via la ragazzina.
Evidentemente neanche lei sopporta mia cugina.

Purtroppo la mia solitudine dura pochi minuti. Alice entra come un tornado e sbatte la porta.
- Non ti hanno insegnato che si bussa prima di entrare? – non la guardo neanche in faccia.
- Come sarebbe che non hai intenzione di far fare lo stage a Isabella? – va diritto al punto.
Ed urla. Facendomi innervosire ancora di più.
- Ho valutato il suo curriculum e le sue professionalità qui non sarebbero sviluppate. All’università le troveranno qualcosa di più adatto a lei. Tipo lavorare in una profumeria! – la guardo diritto in faccia. Ed urlo anche io come lei!
- Tu non hai letto il suo curriculum perché altrimenti sapresti che qui è il posto giusto per lei –
- È tua amica quindi non è un posto per lei! Inoltre vorrei ricordarti che il capo sono io e potrebbe avermela raccomandata Obama in persona, ma se dico che non la voglio non entrerà mai qui! –
- Edward perché ce l’hai con lei? Che ti ha fatto? –
- Niente. Ma parte svantaggiata: è una tua amica. Non ho intenzione di avere tra i miei stagisti una professionista della moda  anziché dei mercati finanziari. –
- Mi stai dicendo che se fosse venuta da sola non avresti fatto tutte queste storie? –
- Quali storie? L’azienda è mia decido io! Fine della discussione. Ed ora andate via o faccio chiamare la sicurezza. Sicuramente avrete dello shopping da fare – e sono già con il telefono in mano.
Mi guarda e vedo che sta per piangere. Poi si volta e va via. È sulla porta quando mi dice quello che mi fa proprio incazzare.
- Ricordati che questo lo stai facendo contro Rachel – ed a quel punto non ci vedo più. Comincio ad urlare che deve andare via. Esco fuori dal mio ufficio e nell’atrio c’è anche James, mio amico e capo del mio ufficio legale, che mi guarda sconvolto. Si avvicina subito per vedere quello che è successo.
La ragazza, quella che si chiama Isabella, mi guarda con gli occhi sgranati. Forse ha capito la situazione.
- Alice andiamo via – è lei a dirlo. Una delle due ragiona almeno.
Prende Alice per un braccio e la tira via. Pochi istanti dopo l’ascensore si chiude con loro dentro. Per un istante, mentre l’ascensore si chiudeva, ci siamo fissati negli occhi. E vi leggo dentro tanta delusione. Penso che questi occhi mi rimarranno impressi. Ci metto un po’ a calmarmi.

Entro nel mio ufficio e mi siedo alla mia poltrona. Chiudo gli occhi e ripenso a mia sorella. in genere è un ottimo calmante. Bussano alla porta e so per certo che è James. Ed infatti!
- Amico che è successo? Perché hai cacciato quella ragazza? –
- È amica di Alice e non voglio più troiette che girano per il mio ufficio – rimane a guardarmi.
- Edward ho letto il curriculum di quella ragazza. Parla quattro lingue, diplomata con il massimo dei voti ed ha preso la borsa di studio completa. Si è classificata prima. – adesso guardo anche James.
- James se ci tieni ad avere ancora un lavoro qui dentro cambiamo discorso. E non mi parlare mai più di quella ragazzina. O te ne puoi andare anche tu – vedo la meraviglia nei suoi occhi.

Non l’ho mai trattato in questo modo. Siamo amici prima che subalterni. È stato forse il mio unico amico all’università. Con i ritmi che avevo non potevo socializzare. E lui mi prendeva gli appunti quando non potevo frequentare e mi trascinava alle feste per farmi svagare. Con lui ho ricominciato a vivere o, forse, sarebbe meglio dire sopravvivere.
- Va bene. ma spiegami che è successo per farti scattare in questo modo. Neanche con quella che si è fatta trovare mezza nuda sulla scrivania hai urlato tanto – chiudo gli occhi e respiro.
Mi fanno ancora male le parole di Alice.
-Ha nominato mia sorella, dicendo che lo stavo facendo contro di lei – apro gli occhi e lo guardo.
- E perché lo avrebbe detto? Alice non ha mai avuto di queste uscite infelici. Rosalie è quella stupida-
-Non lo so, forse perché ho detto no alla sua amica – sospira anche lui. Sta per uscire quando …
-Va bene. Torno al lavoro. Però Edward … - si avvicina e mi lascia dei fogli sulla scrivania.
- Leggilo il curriculum e pensaci. È veramente qualificata. Magari è un caso che conosce tua cugina – e faccio l’ennesima stronzata della giornata. Prendo il curriculum e lo butto nel cestino.

Quanto me ne pentirò! E da questo istante avrà inizio il mio nuovo incubo.
- E con questo il discorso è chiuso. Vado a conoscere gli stagisti e tu torna al lavoro –

Faccio il mio dovere ma non riesco a concentrarmi. Chiamo mia madre che sta passando la sua giornata in ospedale con papà. So che per lei non è il massimo passare del tempo in quell’ambiente e, allora, decido di prendermi una giornata di ferie e li raggiunto. È quasi ora di pranzo e ordino del cibo da asporto nel loro ristorante preferito.
Quando arrivo effettivamente mi sorridono. Non mi aspettavano e ne sono rallegrati. Papà si preoccupa. Ma lo tranquillizzo. Gli spiego che la giornata era abbastanza piatta e che per ogni evenienza mi potranno rintracciare al telefono.
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 6
*** Tsunami 2 ***




Pov Bella

Alle 7.30 in punto Alice bussa alla porta della mia camera. Quando apro la trovo già vestita di tutto punto e con in mano la mia colazione: caffè espresso italiano e brioche.
- Buongiorno Bella! – entra e, dopo aver poggiato la mia colazione sulla scrivania, apre le imposte e finestre.
- È una bella giornata, fredda ma c’è un piccolo raggio di sole che tenta di uscire. .. – mi volto a guardarla.
- Sono agitata, Alice. Spero che oggi vada tutto bene – le sento ridere.
- Tu preoccupata?  Sei quella che a scuola veniva chiamata secchiona. Solo che oltre che studiosa sei anche bella e sensuale. Chi sarebbe quel pazzo che si lascerebbe sfuggire te? – la guardo e arrossisco.
- Che centra la bellezza? Vado li per imparare non per cercare relazioni amorose - e adesso ride di cuore.
- Andrete d’accordo tu e mio cugino. Siete simili, molto simili! – e nel frattempo mi zucchera il caffè e me lo porge.
- Muoviti a fare colazione e poi doccia. Intanto sistemo la tua camera – faccio quanto mi chiede e poco dopo si mette all’opera.
- Nel pomeriggio hai lezione? –
- Non proprio. Ho un incontro con la professoressa Green alle 14.00 a cui devo riferire dello stage e consegnare un paio di relazioni che ci ha assegnato a lezione. Perché? –
- Ti volevo proporre un pò di shopping. Giusto qualcosina per la prima festa in confraternita. Mi sa che devo un attimino rivedere i miei modi se voglio che mi apprezzino. A volte tendo ad essere un pochino esuberante. – la guardo, effettivamente Alice tende ad essere un pò invadente.
- Alice non puoi stravolgere il tuo carattere per una associazione. Ti hanno accettata. Evidentemente gli vai bene così come sei. Ed ora vado in doccia che stiamo facendo tardi! – e le lascio un bacio sulla guancia.
- E sentiti libera di portarmi la colazione ogni volta che vuoi. Il caffè era proprio uguale a quello italiano! – ride mentre mi sistema letto e scrivania.

Dieci minuti dopo sono in accappatoio e osservo sul letto i vestiti che mi ha preparato. Completo nero giacca e pantalone. Con camicetta abbinata. Mi piace proprio.
- Edward in ufficio, passa da un abbigliamento formale a jeans e camicia. E apprezza una donna ben vestita. – e mi fa l’occhiolino.
- Alice che intenzione hai? Ti ricordo che incontrerò tuo cugino solo per lo stage. Mi accoglierà, qualche frase di circostanza e mi dirà in quale ufficio dovrò recarmi. Finito. Non penso che lo incontrerò altre volte! –

Nel frattempo mi sono vestita e siamo pronte per uscire.  Nella sua macchina parliamo tanto. Mi racconta di Jasper. Del loro amore e, forse, sono un po’ invidiosa del suo amore giovanile.

Quando arriviamo rimango senza parole davanti al grattacielo.
- L’ufficio del capo è al 48° piano. Tutto lo stabile è della T&E Cullen.  Ha oltre duecento dipendenti. E sia Edward che lo zio, li conoscono tutti personalmente. Lo zio, addirittura, conosce anche le loro situazioni familiari e si vocifera che se qualcuno ha problemi si rivolge a lui o alla zia. Forza, entriamo perché a quest’ora arriva Edward e non voglio che ti trovi ancora alla reception o penserà che sei in ritardo – e alla reception forniamo le nostre generalità.
- Nessuno entra se non è stato identificato. È una delle misure di sicurezza che ha voluto lo zio. E, ti avviso, il palazzo è pieno di videocamere di sicurezza. Anche nei bagni. L’unico luogo che ne sono privi sono i gabinetti. Regolati per il futuro – Alice è molto informata sull’attività del cugino. E quando glielo faccio notare sorride.
- Non ci frequentiamo molto. Solo nelle occasioni di famiglia. Sai pranzi, cene. Oppure feste. Però quando ho avuto qualche crisi adolescenziale mi è stato vicino. Ci siamo trovati per caso e ne ho approfittato per confidarmi. E ci siamo presi. Non ho mai avuto amiche con cui parlare. Ma lui non si è mai confidato con me. – oramai siamo arrivate al piano.

Un intero piano adibito ad un solo ufficio. Ed è bellissimo. Come stupenda è la ragazza che si avvicina a noi.
- Miss Cullen è un piacere vederla. Ha, per caso un appuntamento con Mister Cullen? – la guarda sorpresa.
- Buongiorno Venice. Non ho appuntamento con Edward. Lei è Isabella Marie Swan. È nell’elenco degli stagisti della NYU. È una mia amica e vorrei presentarla personalmente ad Edward –
- Certo Miss Cullen. Si accomodi in salotto. Mister Cullen sta arrivando e la annuncerò –

Facciamo come richiesto e continuo a guardarmi intorno. Alice ride nel vedermi scioccata.
- E ancora vedi l’ufficio di Edward – adesso ridiamo entrambi.
- Ok. Fammi riprendere il controllo di me. Altrimenti sembrerò una deficiente! –

Rimaniamo a scherzare per alcuni minuti finchè non sentiamo le voci di alcune persone nell’atrio. Alcune sembrano maschili. Probabilmente Edward Cullen è arrivato. È puntuale. Sono le 9.00.

Ad un certo punto Venice, la sua segretaria, viene verso di noi. Ha lo sguardo freddo e mi fissa negli occhi.
Penso che voglia invitarmi ad entrare nell’ufficio del capo e, invece …
- Miss Swan, mister Cullen ha esaminato il suo curriculum e non trova il suo profilo adatto per la nostra società. Abbiamo già provveduto ad avvisare l’università e, sicuramente, le troveranno una situazione più consona al suo profilo – poche parole e mi ha gelato. Non riesco a dire o fare nulla.
- Cosa hai detto, Venice? – Alice è saltata sul posto.
-Miss Cullen. Suo cugino è stato molto chiaro – non ci lascia possibilità di trattativa.
- Ok. Adesso andremo a parlarci noi e chiariremo l’arcano –
- Mister Cullen non ha intenzione di incontrare Miss Swan. Ha una mattinata molto fitta e piena di appuntamenti. Se vuole può fissare un appuntamento ma non prima del mese prossimo. – adesso mi viene da piangere. Che avrò fatto per meritare questo trattamento.
- Ah si! Allora incontrerà me. Bella dammi solo un minuto – rimango seduta sulla poltroncina senza capire effettivamente quello che è successo.

Il ragazzo di cui tutti mi parlano come di un genio ed un santo, non vuole neanche vedermi. Voglio piangere, ma non voglio farlo qui dentro. Sarebbe la definitiva sconfitta.
Un ragazzo, ben vestito, mi nota e si avvicina.
- Sta bene? – le sue parole mi risvegliano dal mio torpore. Ho solo la forza di annuire. Vedendo che non dico altro si allontana. Parlotta con la segretaria, Venice. E mi fissa. Lo osservo che legge il mio curriculum e lo sento sbraitare:
- Ma se è il profilo perfetto per la T&E Cullen … -

Poi, sento le urla provenire dall’atrio. Edward sta, nel vero senso della parola, cacciando Alice. Lei è rimasta imbambolata. Ho solo voglia di scappare. Quell’uomo mi fa paura e mi fa sentire addosso brutte sensazioni che pensavo di aver dimenticato. Mi alzo dalla mia poltroncina e li raggiungo.
- Alice, andiamo via – mi avvicino e la trascino letteralmente via.

In ascensore non parliamo. Quando le porte si stanno per chiudere mi trovo a fissare Edward Cullen negli occhi. Certamente non lo dimenticherò mai più. Alice è in trance quanto me. Appena fuori dal palazzo noto un giardinetto. Attraverso e mi siedo sulla prima panchina libera. Ho voglia di piangere, ma c’è Alice e non posso. Dovrò aspettare di rientrare nel mio alloggio. Dopo almeno una mezz’ora che siamo in silenzio, è lei a romperlo.
- Parleremo con lo zio e sistemerà la situazione – la guardo e penso che se dicessi quanto successo a mio padre anche lui farebbe lo stesso.  Ma non voglio. Ho guadagnato la borsa di studio con le mie sole forze, ed ora qualcuno dovrebbe intercedere per me?
- No Alice. Non metterò più piede la dentro. E non voglio più incontrare tuo cugino. Mai più. – mi guarda sbigottita.
- Lo zio ci metterebbe il tempo di una telefonata a sistemare tutto –
- Lo so. Ma non ho permesso a mio padre di intervenire. Non lo permetterò a voi. E riferisci il messaggio anche ai tuoi familiari, per cortesia. Non voglio più sentir parlare di Edward Cullen. Oggi parlerò con la professoressa Green e troveremo un’altra soluzione –

Fortuna le squilla il telefono e veniamo interrotte dal continuare questa conversazione. È sua madre. E le racconta per filo e per segno quello che è successo. La sento urlare e chiedo a Alice di passarmi il telefono.
- Esme, per favore, non intervenite. Mi avete detto che Thomas e Elizabeth hanno problemi in questi giorni. Lasciateli in pace. Anche perché non ho più intenzione di entrare alla T&E Cullen. Mai più. Tra un po’ andrò dalla professoressa Green e troverò una soluzione alternativa – ci metto un po’ ma pare convincersi.
- Grazie Esme e per favore riferisci il messaggio a tutti. -

Pochi minuti dopo Alice va via. Deve incontrarsi con Jasper.
E rimango sola sulla panchina a pensare. Cosa posso aver combinato, senza neppure conoscerlo, per avermi rifiutato in questa maniera?

Telefono ai miei fratelli. Per loro sono ancora le 6.00 del mattino. È Pierre a rispondere.
- Che succede Bijou? Hai perso lo schema che ti ho fatto? – ha la voce assonnata. È chiaro che stanno ancora dormendo.
- Scusa se chiamo a quest’ora. Ma avevo bisogno di parlare con qualcuno – ho la voce tremante e  ora, sicuramente, si sarà messo seduto preoccupato.
- Bella che è successo? –
- Pierre che succede? – sento anche Matteo preoccupato. Devono aver messo il vivavoce.
- Vale ancora l’offerta di potervi dire delle cose senza che papà e mamma lo vengano a sapere?–
- Bella mi sto preoccupando. E sai che quello che mi hai sempre raccontato non l’ho mai riferito a nessuno – sento l’ansia nella voce di mio fratello e gli racconto tutto. Ogni tanto interviene Pierre ma solo con commenti poco gratificanti verso Edward Cullen.
Alla fine:
- Che pezzo di merda! Figlio di puttana. Stronzo … - è il primo sorriso dopo ore.
- Bella comprometterà la tua borsa di studio? – è Pierre a chiederglielo. In genere, è quello che riesce ad essere più lucido quando ci sono problemi.
- Non lo so, nel pomeriggio mi devo incontrare con la mia referente all’università. Sicuramente saprà già tutto. – e sospiro dispiaciuta.
- Bella procurami il numero di Edward e gli parlerò io. Vedrai che si sistemerà tutto – è Matteo a proporlo.
- No, non lo voglio più vedere … - e sto per cominciare a piangere.
- Bella ti ha ricordato brutti momenti vederlo urlare? – è Pierre a chiederlo. Evidentemente ha già capito i miei sentimenti.
- Si. –
- In particolare quando urlava contro la cugina? –
- Si – il mio è a stento un soffio.
- Tesoro, sai che non ti avrebbe mai fatto male fisicamente – e rimane almeno mezz’ora a parlare.
- Va bene. Per me è quasi ora di andare. L’università non è molto vicina e con la metro ancora mi ambiento bene –
- Bijou ci sentiamo stasera. E, in qualsiasi momento, se hai necessità chiama –

Rimango un altro po’ a pensare. Effettivamente non avevo preso in considerazione l’idea che potessero rimettere in discussione la mia borsa di studio. E devo trovare la maniera di raccontare ai miei genitori quello che è successo senza che intervengano in mio favore.

- Posso accomodarmi? – mi volto. Non mi ero accorta che qualcuno si fosse avvicinato.
- Isabella Marie Swan. Ed io sono James Hunter. Mi dispiace per quello che è successo dentro – gli sorrido debolmente. Non sono capace di attaccare bottone con le persone subito. Ma lui sembra così pacifico …
- Come mai sei qui? –
- Sono uscito per pranzo e in genere prendo un hot dog a quel chioschetto. Ti ho vista. Considerato che sei uscita dall’ufficio alle 9.10 e che sono le 13.00 è da molte ore che sei ferma qui. Hai bisogno di aiuto ? – sembra veramente preoccupato.
- Avevo bisogno di riflettere. Ed un posto vale l’altro – mi osserva guardingo.
- Hai pranzato? Ti posso offrire un hot dog? -  ho lo stomaco così contratto che non riuscirei a mandare giù neanche un sorso di acqua.
- No grazie. E si è fatta ora per me di andare – faccio per alzarmi quando mi blocca per un polso.

Mi irrigidisco e mi libero immediatamente. Deve essersi reso conto della mia reazione e si appresta a scusarsi.
- Scusami. Volevo solo darti il mio numero di telefono. Ho visto che sei italiana e probabilmente non conosci molte persone a New York. Se hai bisogno di aiuto o semplicemente di parlare, chiamami. – e mi porge il suo biglietto da visita. Sembra sincero.
- Puoi chiedere a Alice. Sono una brava persona! E sono capace di ascoltare.– sorride e faccio una cosa che  se avessi riflettuto non avrei mai fatto. Compongo sul mio telefonino il suo numero e lo lascio squillare.
- È il mio numero. Ora devo proprio andare in università. Ciao. – e mi allontano.

All’università, come avevo previsto, la professoressa Green è già al corrente della situazione e la trovo abbastanza adirata. Mi attacca subito.
- Posso sapere cosa hai combinato? Hai per caso offeso Edward Cullen? – la guardo sbigottita.
- Non ho fatto nulla professoressa, né è mia abitudine andare in giro ad offendere le persone, tantomeno quelle che potrebbero essermi dei superiori – le rispondo a tono, ma oggi non è proprio aria.
- E allora cosa hai combinato? Ti sei vestita in maniera sconcia? – mi alzo in piedi.
- Vede cosa indosso adesso? È quello che indossavo questa mattina al colloquio. Che, tra parentese, non ha avuto luogo. Perché appena arrivato Cullen mi ha fatto riferire dalla segretaria che il mio profilo non era adatto alla loro società. -  adesso la vedo pensierosa.
- Il suo profilo non è adatto? Ma stiamo scherzando? –
- Senta non ho proprio l’aria di una che ha voglia di scherzare – adesso mi sto proprio innervosendo e ho voglia di piangere. La professoressa deve accorgersene perché il suo atteggiamento nei miei confronti cambia. Diviene più disponibile.
- Quindi non ha voluto incontrarla e, mi pare di capire, non ha letto neanche il suo curriculum perché altrimenti avrebbe trovato una scusa diversa per mandarla via. – la vedo trafficare al computer e poi prendere il telefono.

Chiama direttamente lei alla Cullen. Ma anche lei fa un buco nell’acqua. Riesce solo a parlare con la sua segretaria che le conferma che il signor Cullen non mi ha interpellato.

Rimane pensierosa. Si allontana per qualche minuto dal suo ufficio chiedendomi di attendere. Rientra dopo circa mezz’ora.
- Mi dispiace che una studentessa brillante come lei non abbia la possibilità di fare quello stage. Ne avrebbe tratto grande vantaggio e sul suo curriculum sarebbe stato un vanto. – si alza per prendere un caffè. E mi scappa qualche lacrima. Se ne accorge e mi passa qualche fazzoletto di carta e una tazza di caffè.
- Avrà riflessi sulla mia borsa di studio quello che è successo oggi? –
- Purtroppo si, Isabella. Prima che tu arrivassi sono riuscita a sistemare il reparabile.  Continuerai ad avere la tassa di iscrizione e i libri di testo pagati, se mantieni la media che già hai. Ma dovrai pagare l’alloggio e tutti i servizi aggiuntivi, come la mensa e l’accesso alla biblioteca. – perfetto.
- Dovrò trovarmi un lavoro. Perché non voglio gravare sui miei genitori. Già spenderanno tanto per i biglietti aerei. –
- Penso proprio di si. Il problema rimane lo stage che è obbligatorio per tutti e tre gli anni. Purtroppo, ad oggi, non ci sono più posti liberi nelle società con cui la NYU ha stretto convenzioni. C’è rimasta una sola società convenzionata con la facoltà di economia e se inserisci tra i tuoi esami economia aziendale facoltativo il professor Landus accetterà la tua richiesta di stage –
- Ma economia aziendale l’ho già sostenuto in Italia –
- Lo so Isabella. Con il professor Landus abbiamo valutato ogni opzione. E questa è l’unica possibile. Dovrai sostenerlo di nuovo. Inoltre ti anticipo che lo stage non ti servirà a niente. È solo perché ti servono le ore obbligatoriamente. La società che abbiamo trovato si occupa di intermediazione immobiliare. – e il mondo sembra cadermi addosso.
- Riepilogando: grazie ad Edward Cullen ho perso parte della mia borsa di studio, dovrò ripetere un esame già dato, dovrò fare uno stage che non mi servirà a nulla. Manca qualcosa? – proprio in quel momento bussano alla porta ed un uomo entra.
- Isabella, lui è il professor Landus –
- Buonasera Miss Swan, mi dispiace per quello che è successo. Le è stata spiegata l’alternativa?- 
- Si, la società di intermediazione immobiliare. Il mio sogno! – sono abbastanza sarcastica. Me ne pento quasi subito perché loro non centrano niente e stanno solo cercando di aiutarmi.
- Isabella devi resistere fino a luglio. Poi, a settembre ti inseriremo in un’altra società finanziaria. Risolveremo vedrai  - li ringrazio e mi passano i documenti che devo firmare.
- Bene, da domani seguirai le mie lezioni. So che questo esame l’hai già dato in Italia. Quindi non ti metto l’obbligo di frequenza per tutte le lezioni. Mi basta che ne segui il 50%. E nel pomeriggio ti presenterai alla Volturi e comincerai immediatamente il tuo stage. Ho comunicato poco fa il tuo nominativo e devi presentarti ad Aro Volturi. – lo guardo e, in fondo, sono loro grata.
- Vi ringrazio. Perché anche se non mi conoscete oggi avete fatto tanto per me. In fondo non eravate obbligati. E non ve ne pentirete. Supererò il suo esame, prof. Landus e continuerò gli esami come programmato – e li saluto calorosamente prima di andarmene.

E finalmente sono nel mio alloggio. E piango. Probabilmente mi addormento perché all’improvviso vengo destata dallo squillo del telefono. È mio fratello.
- Piccola, come va? – sento l’ansia nelle parole di Matteo.
- Uno schifo Matti. La mia professoressa ha risolto in parte. Mi ha trovato un altro luogo per lo stage, ma non risponde al mio corso di laurea perché si occupa di intermediazione immobiliare; per cui dovrò sostenere di nuovo l’esame di economia aziendale. Inoltre mi taglieranno in parte la borsa di studio e dovrò pagare l’alloggio e tutti i servizi. -
- Bella non preoccuparti di questo. Ti aiuteremo noi economicamente – sapevo che me lo avrebbe detto, ma non posso permetterglielo. Si stanno comprando casa e Pierre sta ampliando lo studio.
- No, mi troverò un lavoro. Il mio problema è dirlo a papà. Come mi comporto? –
- Come abbiamo sempre fatto in famiglia. Senza nasconderci niente –  ha ragione.
- Non è facile. Lo sai che ci rimarrà male –
- Non è colpa nostra piccola. –

Rimaniamo a parlare finchè non rientra in casa anche Pierre e parlo anche con lui. Mi tranquillizzano e quando chiudo con loro ho il coraggio di chiamare mio padre. Altrimenti non lo farei mai.
- Papi! –
- Tesoro come va? Ti stavo pensando proprio adesso – non ho tempo per i convenevoli. Devo dirglielo subito.
- Papà devo dirvi una cosa. C’è la mamma, lì con te? –
- Si, ma cosa è successo? – adesso è ansioso anche lui.

Quando mi garantiscono che nessuno dei due interverrà dico loro quello che è successo. Rimangono senza parole. L’Edward che conoscono loro non si sarebbe mai comportato così.
- Papà per favore non intervenire. Per me Edward Cullen è un capitolo chiuso. –
- Bella facci almeno chiedere cosa è successo –
- Mamma non mi ha voluta. Cosa c’è da dire. Non mi ha voluto neanche incontrare. – riesco a convincerli a non intervenire.
- Grazie. Per me è importante la vostra fiducia. Saprò cavarmela. -
- Va bene e dove dovresti fare lo stage? –
- Una società di Manhattan. Ma non ricordo come si chiama. Ed inoltre mi troverò un lavoro –
- Non essere sciocca. In serata ti faccio subito un bonifico per le spese universitarie e per te –
- Papà non serve. –
- Bella mi stai chiedendo troppo adesso. Se non poso farti il bonifico adesso chiamo Edward Cullen e me la prendo con lui – adesso lo sento proprio incazzato.
- Va bene papà. Ma un lavoro me lo trovo comunque –
- Testarda! –
La chiacchierata con i miei mi ha calmato almeno in parte.
Vado a dormire distrutta dalla giornata e metto poco a prendere sonno.

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Capitolo 7
*** Nuove Amicizie ***



Pov Bella

Un’altra giornata ha inizio. Spero che sia migliore di ieri. Anche perché peggiore penso che sia quasi impossibile.
Osservo allo specchio le mio occhiaie dovute al pianto di ieri sera. Non faccio in tempo ad entrare in doccia che bussano alla porta.

Victoria e Kate sono in attesa con la colazione in mano. È Kata  la prima a parlare.
- Sono andata in mensa ed ho preso la colazione per tutte. Ieri non ti abbiamo sentito rientrare e vogliamo sapere com’è andata. Allora Edward Cullen com’è dal vivo? Bello come si vedo nei giornali e sul web? – mi viene da ridere. Loro per giorni hanno sperato di poterlo incontrare. Avevano anche programmato come fare ad incontrarlo: sarebbero venute a trovarmi in ufficio e, con quella scusa, lo avrebbero conosciute. È il sogno di Kate. Sposare Edward Cullen! Mi ha confessato di essere una maniaca dei vip e di sapere vita morte e miracoli di Edward Cullen in particolare.
- Non saprei dirvi. L’ho visto un solo istante. E, sinceramente, spero di non vederlo mai più in vita mia-  mi guardano perplesse mentre mi godo il mio caffè. Non è un espresso, ma avevo bisogno di caffeina.
-Bella perché hai quelle occhiaie? Dimmi che hai fatto l’alba ed ora sei stanca. Ma non dirmi che hai pianto! – racconto loro quello che è successo e rimangono senza parole. Sono sollevate in parte che abbia trovato un altro stage.
- Ma adesso devo trovarmi un lavoro. Qualcosa che mi permetta di studiare e fare lo stage –
- Posso chiedere nel pub dove lavoro io dal venerdì alla domenica – è Kate a propormelo.
- Che fai? cameriera? – la vedo sorridere.
- Non proprio. Ballo la lap dance … -  rimango senza parole. Non lo immaginavo proprio. Cerco di immaginare me stessa in quell'ambito ma arrossisco alla sola idea e comincio a scuotere la testa in maniera frenetica.
- Kate non è il mio genere. –  loro ridono di cuore.
- Lo so, ti ho già inquadrata!  Sei troppo pudica per spogliarti su di un palco, anche se hai la certezza che non si vedrà quasi niente. Ma pagano molto bene per tre ore di balletti a serata. E ci sto pagando l’università!  Ho sentito che cercano cameriere dal lunedì al giovedì. In quelle serate non ci sono spettacoli, solo per feste private e neanche tutte le sere. Dovresti indossare divise striminzite, ma pagano bene e sono precisi. Non ti fregano con lo straordinario e se si accorgono che qualche cliente ci prova, lo allontanano immediatamente -  ci penso.
In fondo ho fatto la cameriera per anni nell’hotel e da come ne parla sembra un posto serio.
- Potresti informarti? Ho lavorato per anni nell’hotel di famiglia e dalla cucina al bar so fare di tutto –
 - va bene, mando un sms. Appena so qualcosa ti avviso –
- Wow! Forse la giornata va meglio di ieri – ridiamo e mi sento un po’ meglio.

La mattinata passa veloce fra i vari corsi. Il professor Landus mi avvicina a fine lezione e mi ricorda l’appuntamento per lo stage di oggi. Durante la lezione l’ho osservato a lungo. È un bell’uomo. Avrà circa quarant’anni e veste molto giovanile. Sembra anche competente nella sua materia. Certo, l’ho già studiata ed, infatti, i concetti illustrati oggi li conoscevo già.

A pranzo è un continuo di telefonate. I primi a farsi vivi sono i miei fratelli e genitori. Loro si sono appena svegliati e cominciano adesso la nuova giornata. Sono felice che il loro primo pensiero sia stata io. Li tranquillizzo. In particolare mio padre. Gli raccolto della lezione e che sono in mensa con le ragazze.

Pranzo con Alice che mi aggiorna sulla situazione in famiglia. Noto Rosalie molto contenta oggi. Forse avrà riso delle mie disgrazie!
- Ci sono rimasti tutti male – la sua affermazione stridula con la risata di Rosalie. La fissiamo entrambe, ma Alice mi lancia una alzata di spalle.
- Anche i miei, ma non interferiranno – almeno lo spero, perché mio padre lo conosco. E so che freme dal desiderio di alzare il telefono e dirne quattro a Edward Cullen!
- È stata dura convincere il nonno a mettersi da parte. Ci sono rimasti veramente male. E mi sembra strano che non ti abbiano già chiamata. Per quanto riguarda i miei genitori, condividono la tua voglia di autonomia. Ma papà mi ha detto di riferirti che di qualsiasi cosa tu abbia bisogno, sai che puoi rivolgerti a noi –
- Grazie di tutto -  rimaniamo a chiacchierare un altro po’.
Racconto loro che sono stata contattata da Beverly per l’organizzazione della festa di venerdì, dove parteciperemo tutte.
- Hanno scelto il tema? – è Rosalie che interviene. Finalmente è interessata.
- Ci stiamo ancora riflettendo. Siamo indecise fra un paio di idee. Stasera ci incontreremo e definiremo tutta la serata. Poi saprete  – Rosalie non è proprio d’accordo.
- Non capisco perché tu debba far parte di coloro che decidono. Sei del primo anno come noi –
- Perchè non chiedi spiegazioni a loro! Guarda Beverly sta arrivando – ora Rosalie mi ha proprio rotto. Faccio segno a Beverly di avvicinarsi.
- Ciao ragazze. Come state? – mi saluta, come sempre, con un bacio.
- Benissimo Beverly. Rosalie ha da chiederti un’informazione – e la guardo in senso di sfida.
Lei diviene rossa e comincia a tossire. Non se lo aspettava. Alice sghignazza.
- No, era una sciocchezza – ma non ci sto a questa presa in giro.
- In verità vorrebbe sapere perché posso partecipare alle vostre decisioni e lei no – Beverly la guarda in cagnesco.
- Perchè da quando l’abbiamo conosciuta, Bella si è sempre data da fare. Ha proposto idee e condiviso decisioni di altre consorelle. Dimostrando di essere parte effettiva della confraternita. Non ha passato le giornate a cercare il vestito adatto per la festa ma ha organizzato attivamente la festa. Capito Rosalie? – e se ne va abbastanza incavolata. Se fosse stato per lei, Rosalie non sarebbe entrata.  Rosalie, visibilmente nera,  va via anche lei.
- Bella sei stata grande! Nessuno l’ha mai trattata in quel modo – ride di gusto.
- Diciamo che sono stufa di prenderle da tutte le parti – rimaniamo a chiacchierare ancora per qualche minuto.
Mi racconta dei suoi studi e della specializzazione che vuole prendere, pediatria. Mi racconta anche del volontariato che presta nell’ospedale,  per portare allegria fra i bambini costretti a lunghe degenze. Mi invita ad andare con lei ma, in questo periodo della mia vita, sono abbastanza confusa senza mettere di mezzo altri impegni.

E pian piano anche l’ora del pasto è  passata e mi avvio alla Volturi. Quando arrivo noto curiosa che è a pochi passi dalla T&E Cullen. Un solo palazzo li separa. Ironia della sorte: rischio di incontrare Edward Cullen anche tutti i giorni.

Sono così sovrappensiero che non mi rendo conto di venire chiamata fintanto che qualcuno non bussa alla mia spalla spaventandomi. È James.
- Ciao piccola che fai da queste parti? – sorride gentile e conferma la prima impressione che ho avuto di lui.
Gli indico il palazzo davanti al quale siamo fermi.
- Farò qui il mio stage. – cambia viso quando vede il nome della società. Ho quasi l’impressione che sia sbiancato.
- Bella perché non provi a chiedere un appuntamento ad Edward? Senza università e senza nessun altro intermediario. Sono sicuro che ti ascolterebbe e valuterebbe il tuo curriculum in maniera positiva. – lo guardo senza capire.
- No, James. Ho avuto quest’altra possibilità e mi sta bene così –
- Non è un cattivo ragazzo. Alice gli ha fatto saltare i nervi ricordandogli una persona e lui non ci ha visto più .. –  sembra volerlo giustificare. Probabilmente oltre che il suo capo è un amico.
- Non mi interessa. Oramai è andata. Ed io non avevo niente a che fare tra lui e la cugina – rimaniamo a parlare ancora per qualche minuto.
- James devo andare o farò tardi il primo giorno – mi sorride dolcemente.
- Ok, ma qualsiasi problema promettimi che mi chiamerai. E stasera ti faccio uno squillo per sapere come è andata – lo ringrazio e mi avvio all’interno del palazzo.

L’ufficio di Aro Volturi non è da meno di quello di Edward Cullen. Ma l’ambiente è completamente diverso. Lì c’era luce, qui è scuro. Non mi fa una buona impressione la segretaria personale di Aro Volturi. Sembra più una escort, visto l’abbigliamento. È Aro mi da l’idea di una persona viscida.  Ho quasi l’impressione che nel sentire il mio nome sia rimasto sorpreso. Mi chiede cosa faccio in America e perché abbia scelto la sua società per lo stage. Questa domanda me l’aspettavo e, naturalmente,  avevo preparato la risposta.

Alla fine chiama un ragazzo e mi spiega che starò a contatto con lui fino ad altra decisione.
Passo il pomeriggio a girare fra i vari piani e mi viene spiegato di cosa si occupano e come si svolge il lavoro.

Sono le 18 quando vado via. Sto per entrare in ascensore quando  un ragazzo si avvicina.
- Ciao sono Alec Volturi. Sono il figlio di Aro. Ed è mia abitudine invitare i nuovi stagisti a prendere qualcosa al bar qui vicino, il primo giorno. Per conoscerci meglio.  - lo guardo e sto per rifiutare quando …
- Anche perché penso che io e te abbiamo qualcosa in comune, Isabella – lo guardo curiosa.
Nel frattempo siamo arrivati all’ingresso e mi lascio trascinare in un bar la vicino.

Ordiniamo due drink e sono io la prima a parlare. Anche perché prima mi conosce, prima me ne posso andare.
​- Allora, cosa abbiamo in comune? – lo vedo sorridere.
- Tu sei la figlia di Charlie e Renee Swan, vero? – lo osservo e non capisco come faccia a saperlo. Quando annuisco con la testa lui scoppia a ridere.
- Quanto è piccolo il mondo. Ho passato molte estati a casa tua, a Rimini.. Tuo fratello Matteo era uno dei miei più cari amici. – e adesso ricordo che poche ore prima di partire Matteo me ne ha parlato.
- Si, Matteo mi ha detto qualcosa. Mi ha anche detto che non vi siete più visti – ed ora si rabbuia.
- Diciamo che dopo determinati avvenimenti ho avuto bisogno di stare da solo, per ritrovare me stesso – lo osservo e non capisco a cosa si riferisca. Rimaniamo un attimo in silenzio. Poi, riprende a parlare:
- Raccontami che fa. Molte volte sono stato tentato di chiamarlo. Ma non sapevo se si ricordava ancora di me – sorrido.
- È un professore universitario! – e mi guarda sbigottito.
- Matteo professore! Ma se ogni estate aveva delle materie da recuperare! Tuo padre lo faceva studiare tutte le mattine, mentre Edward ed io eravamo sulla spiaggia. Ma appena Charlie entrava in hotel lui ci raggiungeva in spiaggia!– e ridiamo di cuore.

Sorrido quando squilla il mio telefono.
- Matti ciao –
- Ciao piccola, com’è andata oggi? –
- Meglio di ieri. Ora sto prendendo un aperitivo con un tuo amico – Alec capisce al volo che sto parlando con mio fratello e mi sfila il telefono di mano.
E li sento scherzare ricordando i bei tempi. Capisco che tra loro c’era veramente una bella amicizia e probabilmente adesso avranno modo di ricominciare. Mi perdo nei miei pensieri finché non li sento salutarsi.
- … non ti preoccupare. Veglierò su di lei come fosse mia sorella! Mi faccio dare il numero da Isabella e ti mando un sms. Ciao. – e chiude la conversazione.
- Ed i tuoi genitori cosa fanno? – riprendiamo a chiacchierare.
- Per loro tutto procede come al solito. Gestiscono il loro hotel e si amano incondizionatamente! –
- Bella posso farti una domanda? - Adesso è serio. Annuisco.
- La tua famiglia ricordo che era molto legata ai Cullen. Come mai non sei a fare lo stage alla T&E Cullen? – domanda diretta e decido di essere sincera.
- Edward Cullen non mi ha voluta. Ha espressamente dichiarato all’università che per loro non andavo bene. E la Volturi era l’unica società rimasta – mi osserva sconvolto.
- Wow! Edward Cullen che rifiuta la figlia di Charlie Swan. E chi se lo immaginava! – purtroppo si è fatto tardi è devo scappare.
- Mi attendono alla confraternita di cui faccio parte – mi preparo per uscire mentre lui paga la nostra consumazione.
- Sei in metro? –
- Si, devo ancora prendere la patente – usciamo all’aria fresca della sera.
- Ho appena promesso a tuo fratello di vegliare su di te. Ti posso accompagnare in macchina? – lo guardo meravigliata.
- Non voglio disturbarti –
- Abito nei pressi dell’università. Non sei molto distante da casa mia. Forza, accetta! –
- Solo se non disturbo – e mi prende per mano portandomi verso la sua auto. Il viaggio è abbastanza breve e piacevole. Ho come l’impressione che di lui mi posso proprio fidare.
- Ci vediamo domani – mi fornisce il suo biglietto da visita.
- Chiamami per ogni necessità. Anche solo per prendere un caffè! E mandami subito il numero di tuo fratello – ci salutiamo sorridendo.

Pov Alec

Isabella Marie Swan! Come cazzo ci sarà finita alla Volturi è un mistero.

La sorellina del mio primo amore. Matteo, quello con il quale ho scoperto la mia omosessualità ed ho avuto le mie prime esperienze. A 16 anni,  in Italia. Se mio padre lo sapesse, sarei morto! Chissà che cosa avrà fatto lui. Se avrà dichiarato la sua omosessualità o continua a vivere nascosto la sua sessualità. Charlie e Renee sono sempre state persone molto intelligenti che incoraggiavano il figlio su ogni esperienza. Spero che possa vivere liberamente le sue scelte.

Sono appena uscito dall’incontro con mio padre e mio fratello. So perfettamente che mi considerano un deficiente, perché non condivido le loro scelte. Quelle di far parte della criminalità, invece di lavorare alla luce del sole.

Ho capito ben presto cosa facesse mio padre. Ho capito subito che c’era mio padre dietro l’attentato a Carlisle e Rachel Cullen. Ma non potevo dimostrarlo. E sono scappato di casa. Mi facevo schifo a condividere lo stesso sangue dell’uomo che aveva ucciso una bambina. Sono andato da mia madre, a Londra. Lei che, a sua volta, era  stata cacciata da mio padre molti anni prima. Mi ha accolto ed ha pianto quando mi ha visto davanti la porta. E con lei ci sono rimasto tre anni. E mi vergognavo a guardare in faccia Edward, il mio migliore amico, il mio vero fratello.  

Ed è in quel periodo che ho capito cosa volevo fare nella vita. Volevo vivere nella lealtà e non nella menzogna. Volevo che la giustizia trionfasse e allora ho scelto di studiare legge. E poi ho chiesto di entrare nella FBI. Ed ho seguito l’addestramento per un anno. Ho avuto diversi incarichi, sempre più importanti, tutti sotto copertura e portati avanti brillantemente. Ed ora sotto copertura sto cercando di dimostrare che mio padre e mio fratello sono dei criminali. Non è stato facile rientrare nelle grazie di mio padre, ma ci sono riuscito. E adesso lavoro con loro. Sono il figliol prodigo.

Mentre rifletto sulla mia vita mi rendo conto che Isabella sta andando via e la raggiungo. Con una scusa la invito a bere un drink. E le racconto che, in effetti, conosco la sua famiglia. Ridiamo ricordando i bei tempi. Ed ho anche la fortuna di parlare con suo fratello. Gli prometto che veglierò sulla sorella ed è mia intenzione mantenere la promessa. Non permetterò che anche a lei succeda qualcosa.

Vorrei avere la possibilità di salutare anche Charlie. Ma, forse, non è ancora il momento.

Dopo averla riaccompagnata a casa, contatto mio padre. Voglio tranquillizzarlo così non darà fastidio a Isabella.
- Ha avuto un litigio con Edward Cullen e lui non l’ha voluta nella sua azienda. Thomas Cullen non ne sa niente. Pare che stia facendo accertamenti medici in questo periodo e lei non lo ha voluto disturbare. Ha bisogno che qualcuno le certifichi le ore di stage.  – ho imparato a conoscere mio padre anche dai sospiri e so che sta credendo a quello che gli ho raccontato. E, d'altronde, è la verità.
- Però vorrei che lavorasse al nostro piano. Così da poterla controllare – ci penso alla richiesta di mio padre. Forse, è un bene. Potrei controllare loro meglio.
- Hai ragione papà – e chiudo.
 
Pov Aro

La figlia di Charlie Swan tra i miei stagisti! E chi se lo sarebbe mai aspettato. Pensavo che per i figli di quell’uomo l’intera famiglia Cullen si sarebbe messa a disposizione. Eppoi una aspirante analista finanziaria che non fa domanda alla T&E Cullen? C’è qualcosa che non mi convince.

- Margot fammi venire subito i miei figli. Immediatamente – devo capire cosa sta succedendo. Mi viene pure il sospetto che quella ragazza non sia chi dice di essere. Magari è una spia.
- Papà che succede? – il primo ad arrivare è Dimitri. Il più piccolo dei miei figli, ma quello che più mi assomiglia e, probabilmente, sarà il mio successore. Alec, il maggiore, è troppo debole e spesso contesta le mie misure. Dimitri sa tutto delle azioni di famiglia. Alec sa solo delle operazioni di facciata.
- Tuo fratello? – lo guardo e penso che anche fisicamente mi assomiglia.
- Eccomi papà, che succede? –
- Isabella Marie Swan è una nostra stagista – il primo a reagire è il mio delfino. Alec non ha ancora capito. Eppure dovrebbe conoscere il cognome Swan!
- È la figlia di Charlie Swan. Legato in maniera indissolubile con la famiglia Cullen. E non mi spiego che ci faccia la figlia qui da noi. – Dimitri aggrotta subito la fronte. So che sta avendo i miei stessi dubbi. Per anni Edward Cullen ha provato a cercare prove che mi leghi all’attentato alla sua famiglia. Ma mai è riuscito nel suo intento.
- L’hai mandata via? –
- No, sta facendo il giro degli uffici con Smith. –
- E adesso che facciamo? –
- Dimitri è una ragazzina. Che vuoi che possa fare qui dentro! – eccolo Alec che non riesce mai ad andare oltre il suo naso. Ma adesso potrebbe farmi comodo.
- Tu frequentavi suo figlio. Vedi di indagare. Portala a prendere un drink dopo il lavoro e spillale più notizie possibili – annuisce.
- Papà la metto sotto controllo? – è Dimitri a chiedere spiegazioni.
- Aspettiamo di vedere cosa succede con Alec. Tu, intanto, vai all’università e parla con il professor Landus.  È un mio amico e mi deve diversi favori. Ricordagli il progetto che gli ho assegnato per il rifacimento del porto – ed entrambi i miei figli si mettono al lavoro.

Poche ore dopo vengo tranquillizzato. Sia Alec che il professor Landus mi danno le stesse informazioni. È solo una ragazzina che deve fare il maggior numero di ore per poter proseguire il suo corso di studi. E mi chiedo se Charlie Swan è a conoscenza che sua figlia sia a stretto contatto con me!
 

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Capitolo 8
*** Coppie ***




Pov Bella

Lavoro da una settimana alla Volturi e non mi piace per niente.  Aro e Dimitri Volturi mi incutono timore. Passo le mie ore a stretto contatto con loro. Ho trovato spesso Aro che mi fissava e il suo sguardo non prometteva nulla di buono. E Dimitri ci prova di continuo con me.  Se avessi una alternativa sarei già andata via.

Ho cercato di parlare con la professoressa Green, ma lei è stata inflessibile: o questo  o torno in Italia. E non voglio.

Ho dalla mia parte Alec Volturi che si sta dimostrando più di un amico. Un paio di volte ha rimesso a posto suo fratello e, ho notato, fa in modo che quando lui non è presente in ufficio io venga assegnata ai piani inferiori. Non è una mia impressione. E tutte le sere mi riaccompagna al dormitorio.

Per il resto la mia vita procede tranquilla: lezioni, studio, confraternita. Ho cominciato anche il mio lavoro al pub che mi ha segnalato Kate e dove lavora anche lei. Al capo ho fatto una buona impressione. Ha subito capito e me lo ha detto ridendo,  che non era il caso per me di provare “oltre la tenda” come indica il lato hot del locale. Ma ha apprezzato le mie qualità di barman e mi ha assunto per questo lavoro.

Dal giorno del mio “personale
tsunami ” non ho più sentito nessuno della famiglia Cullen e, sinceramente, ci sono rimasta un po’ male. Non che mi aspettassi qualcosa, ma almeno una frase di incoraggiamento. O, semplicemente, sapere se avevo risolto la mia situazione in altro modo.
Ho rivisto Alice  e Rosalie, con i loro fidanzati, la sera della festa in confraternita. Ma ci siamo limitate a salutarci e rivolgerci le solite frasi di circostanza.
Avevamo programmato una giornata di shopping con Alice per sabato scorso, ma lei l’ha annullata per altri impegni.

Ne ho parlato con i miei genitori e mi hanno consigliato di lasciar perdere. Mi chiamano spesso perché sono preoccupati per me e racconto loro tutto ciò che faccio. Non so perché ma il mio istinto mi ha consigliato di non dire a mio padre per quale società sto facendo il mio stage. Non che ci sia qualcosa di male. Ho controllato anche su internet, la società è a posto. Ma ho avuto l’impressione, durante il mio colloquio, che il mio cognome non fosse sconosciuto a Aro.

- Bella, andiamo? – ecco come non detto. Alec mi chiama per segnalarmi che anche per oggi è finito il mio stage. 
-Guarda che posso tornare anche da sola. – siamo in ascensore già.
O, meglio, mi ci ha trascinato.
- Sei mia vicina. Anzi perché non vieni a cena a casa mia? Così ti rendi conto che non è una bugia – mi irrigidisco. Non sono mai stata sola con un uomo.
- Ho un impegno – lui nota il mio comportamento e, senza ombra di dubbio, ci rimane male.
- Guarda che non è una scusa. Stasera lavoro – e adesso si ferma e mi osserva.
- Dove? E perché? – rido della sua curiosità.
- In un pub. È qui a Manhannat e mi ci reco con la mia vicina di stanza Kate. Si chiama Twilight. Lo conosci? – mi guarda e non è proprio d’accordo.
- Certo che lo conosco e non è posto per te. – mi viene da ridere.

Ci sono stata per un paio di serate di prova ed effettivamente non è un posto frequentato da universitari, ragazzi alle prime uscite o miei coetanei. È esclusivo, questo si! Ci sono parecchi
trentenni e tutta gente con la puzza sotto il naso. Una parte del locale è dedicato ai soci che cercano qualcosa di più movimentato, come spettacoli di strip tease o donne per facile compagnia. Ma la parte dove lavoro io è tranquilla: devo solo limitarmi ad indossare una divisa abbastanza inesistente e girare tra i tavoli.
- Tranquillo. Sono stata assunta per il bar. E nella parte soft del locale. Ma se lo conosci e perché lo frequenti! – diviene rosso. E riprendiamo a dirigerci verso la macchina.
- Qualche volta ci ho portato dei clienti. Sai si stringono accordi facilmente li dentro! E perché lo fai? i tuoi lo sanno? – adesso sono io ad abbassare gli occhi.
- Lo faccio perché il mitico Edward Cullen è riuscito a farmi ridurre l’importo della borsa di studio. I miei fratelli lo sanno e non approvano. Oddio mi hanno chiesto il nome del locale e hanno controllato su internet che genere fosse. Alcune cose non le ho dette … tipo la mia divisa. Mio padre e mia madre non sanno proprio niente e preferirei continuare così. Diciamo che siete veramente in pochi a saperlo. Cinque in tutto: tu, i miei fratelli e le mie due vicine di stanza: Kate e Victoria. Ma loro non fanno testo perché ci lavorano li dentro. Sai, loro nella parte “più spinta” … - sorride e capisco che ha inteso quello che fanno!
- Bella se ti serve aiuto anche economico, rivolgiti a me. E al lavoro ti accompagno e ti vengo anche a riprendere! – Alec parla serio. Adesso sono io a fermarlo mentre cammina.
- Non posso permettertelo. Ti ringrazio per tutto quello che fai per me. Al lavoro soprattutto. So che sei il mio angelo custode. Ma non posso divenire il tuo impegno fisso. Hai una vita anche tu!-  ho quasi paura che si sia innamorato di me!
- Non si discute o lo riferisco a tuo padre – sgrano gli occhi. E lo vedo sorridere. Ok, mi sta prendendo in giro.
- Senti facciamo così: stasera non ho impegni e vengo. Domani vedremo. E vieni a cena a casa mia e poi ti porto al lavoro. Mangiamo prima del solito così non farai tardi! – e acconsento pur avendo un po’ di paura a rimanere sola con lui.
 
Devo ammettere che casa sua è molto carina. Piccola ma ben arredata. Dal suo terrazzo c’è una bella visuale di Manhattan.
Lo osservo che cerca nel frigo qualcosa da cucinare e mi viene da ridere. Mi avvicino e fisso anche io il frigo.
- Ti spiace se cucino io? – mi guarda quasi sollevato.
- Grazie. Ci sono diverse cose ma non so metterle insieme per realizzare un piatto decente! – e si accomoda ad uno sgabello mentre prendo degli alimenti dal frigo.
- Ti va un po’ di pasta? – sorride.
- Cavoli!  È una vita che non la mangio perché a me non riesce proprio bene.–
- Ok pasta con zucchine e gamberetti. Che dici? – e mentre cucino parliamo.

Riesco a parlare di tutto con lui. Gli confido la mia delusione nella famiglia Cullen. Dello stordimento per il cambio di abitudini. Ma gli racconto anche che sono felice di averlo incontrato. Mi irrigidisco solo quando mi fa una domanda diretta e senza girarci intorno:
- Chi ti ha fatto del male? – lo guardo e i suoi occhi li trovo incatenati su di me.
- Come scusa? –
- Ti ho osservata. Ti irrigidisci quando qualcuno ti compare alle spalle. Non sopporti il contatto fisico. Hai paura a rimanere da sola con gli uomini. Sono chiari sintomi di una violenza subita – abbasso la testa e continuo a cucinare. È lui a rompere il silenzio.
- Bella perdonami. Non dovevo farti nessuna domanda. Ma ci tengo a te. Non nel modo in cui si possa pensare, ma ti considero una sorellina – e comincio a parlare.

- Due anni fa, d’estate. Devi sapere che mio fratello Matteo è omosessuale. Lo ha dichiarato ai miei genitori dopo la maturità. E da diversi anni convive con il suo compagno. Pierre. Ma a Rimini ha avuto diversi problemi. In particolare con un gruppo di ragazzi , suoi ex amici, che non hanno accettato il suo outing. Li insultavano per strada. A Rimini non erano più liberi neanche di andare a fare la spesa perché venivano seguiti ed insultati. Allora mio padre, pur andando contro le sue convinzioni,  li convinse a trasferirsi. Voleva solo essere sicuro che non accadesse nulla a loro. Pochi chilometri da Rimini ma fu la loro salvezza. Ricominciarono a vivere. Purtroppo il gruppo di stronzi se la prese con me. E una sera, al rientro dalla palestra, mi fermarono per strada e mi trascinarono in un parco vicino casa. In una zona buia dove venni violentata dal loro capo. Probabilmente era loro intenzione di violentarmi a turno. Ma passò un uomo che portava a passeggio il cane in quei paraggi e lui cominciò ad abbaiare. Fu la mia salvezza. Chiamò la polizia e li arrestarono. – mi guarda scioccato. Mentre piango.
- Bella perdonami. Se sapevo cosa era successo non ti avrei chiesto niente – si avvicina e mi chiede se può abbracciarmi. Non gli rispondo. Ma mi butto nelle sue braccia.
- La cosa più brutta è stato che la giustizia italiana ha permesso loro di uscire di carcere meno di un anno dopo ed il capo me lo sono trovato di fronte all’uscita di scuola. – adesso piango tanto.
- Poi, intervenne Charlie per risolvere la situazione. Ma non so cosa fece. So che da quel giorno quei ragazzi sono spariti dalla città e dalla mia vita. Nessuno ne parla più e nessuno ha più dato fastidio a Matteo e Pierre – rimaniamo abbracciati e mi coccola finchè la pasta non è pronta.

Poi ci mettiamo a tavola e continuano le nostre confessioni.
- Sapevo che Matteo era omosessuale – lo guardo senza capire e si mette a ridere.
- Lo sono anche io! – lo guardo scioccata.
- Cavoli! Potevi essere il mio perfetto principe azzurro! – scoppiamo a ridere.
- Veramente ho sempre avuto un debole per tuo fratello … - sorrido e gli parlo di Pierre.
- È felicemente accasato con Pierre, un francese con la puzza sotto il naso. Ma è la simpatia fatta persona! -
- Un’altra domanda: prima mi hai detto che i tuoi fratelli sanno del tuo lavoro. So per certo che hai un solo fratello, Matteo. L’altro a cui ti riferivi chi è? – adesso sorrido.
- È sempre lui! È Pierre. Vive con noi dal loro primo anno di università. La sua famiglia lo ha cacciato di casa quando ha fatto outing. È uno psicologo ed è lui che mi ha aiutato nel mio periodo nero. Ma lo considero un fratello al pari di Matteo –
- Cavoli, addirittura Charlie e Renee hanno accolto in caso il compagno del figlio? – mi guarda quasi commosso.
- Bé Renee la conosci. Da lei non ci si poteva aspettare nulla di diverso. Charlie è stata la vera sorpresa. Inizialmente avevamo tutti frainteso il suo comportamento. Aveva preteso che Matteo andasse lontano a fare l’università e lui se ne è andato a Parigi. Pensavamo si vergognasse di suo figlio. È li che ha incontrato Pierre. Solo in seguito abbiamo capito. Quando ci ha portato sia a me che alla mamma a riprendere Matteo: aveva paura della gente e di quello che avrebbe pensato. E ci aveva preso. D'altronde Rimini è una piccola realtà di paese – mi osserva con gli occhi che gli brillano.
- Charlie è sempre stato un grande. L’ho sempre ammirato come uomo e come padre. Ero presente quando i tuoi genitori arrivarono a New York, dopo l’attentato a Rachel Cullen. Fu lui a prendere in mano la situazione e guidare Edward Cullen ad uscire dal baratro  –  non voglio sentire parlare della famiglia Cullen e faccio finta di non aver sentito.
- Già e quando ci siamo riportati a casa Matteo, ha portato anche Pierre. Lo tratta come un figlio:se c’è da urlare non si tira dietro. Ma quando c’è stato da essere orgogliosi di lui glielo ha tranquillamente detto –
- Hai una famiglia bellissima. Non dimenticartelo mai. – adesso è pensieroso.
- Immagino che tuo padre non sappia della tua omosessualità – la mia è una affermazione più che una domanda.
- Sono vivo, per cui non ne sa niente – è ride. Ma è una risata amara.
- Hai un compagno? –
- Attualmente nessuno, diciamo che non ho mai avuto una storia seria -
 
Siamo interrotti dallo squillo del mio telefono. Un numero che non conosco.
- Rispondi. Magari è importante! – Alec mi invita a rispondere.
- Pronto? –
- Ciao Isabella. Sono James, ti ricordi di me? – sorrido.
- Certo che mi ricordo ti te! Come stai? –
- Io bene. sono dalle parti del tuo dormitorio e volevo invitarti a bere qualcosa in un pub qui vicino! È carino e c’è buona musica – rimango colpita da tutti questi inviti!
- Mi spiace. Sono a casa di un amico e stiamo cenando. Ma, in ogni caso, non avrei potuto. Stasera lavoro – rimane spiazzato dalla mia risposta. Mi chiede informazioni e gliele fornisco. Poi ci diamo appuntamento per un’altra volta. Quando chiudo chiedo informazioni ad Alec.
- Conosci un certo James Hunter? – mi guarda e lo vedo riflettere mentre sparecchia.
- No. Dovrei? –
- È il tizio che mi ha appena chiamato. Lavora alla T&E Cullen e, non so perché, ha tenuto a parlarmi dopo il casino che era successo con il suo capo. Mi ha dato anche il suo numero personale ed ha voluto il mio – mi guarda pensieroso.
- Staremo attenti e vedremo cosa vuole. Ma vedi di non fornire i tuoi dati a destra e manca, signorina!  -  quasi mi strilla!

Al pub effettivamente mi accompagna Alec. Che si siede buono ad un tavolino e si mette al telefono a leggere alcune mail mentre mi aspetta. Non gli cala la mia divisa. D'altronde è composta da un pantaloncino succino e un reggiseno! E, anzi, mi scatta una foto che invia a mio fratello. Il quale mi manda decide di sms contrariati dalla mia decisione di lavorare al Twilight!

Sono le dieci e manca solo un’ora alla fine del mio turno quando arriva James.
- Una birra! – riconosco la voce e alzo la testa verso il mio amico.
- Ciao James! Come mai da queste parti? –
- Volevo incontrarti e sapere come va lo stage. E visto che eri impegnata e volevo una birra… eccomi qui! – mi sorride in maniera spontanea. Oltre lui, Alec mi osserva. Forse pensa che James sia un cliente che mi sta importunando. Gli faccio segno di avvicinarsi e gli offro un’altra birra.
- Alec, lui è James Hunter. Ha telefonato mentre stavamo cenando! – glielo dico per fargli capire chi è. E osservo che si mette subito all’opera per avere informazioni su di lui. Ad un certo punto ritornano al tavolino di Alec e cominciano a scherzare.
Probabilmente James ha passato l’esame di Alec!

Alle undici in punto stacco dal lavoro. Sono nello spogliatoio a cambiarmi o, meglio, a vestirmi quando arriva il capo. Il signor Devenport.
- Brava Bella. Per me sei confermata. Dal lunedì al giovedì dalle 19.00 alle 23.00. Le altre sere sono troppo spinte per te! – e sorrido divenendo rossa come un peperone. Mi va anche bene l’organizzazione oraria perché mi permette di studiare durante i week end senza rimanere indietro con i programmi.
- Grazie signor Devenport. Non sa quanto è importante per me questo lavoro. –
- Continua così ed è il miglior modo in cui potresti ringraziarmi. Effettivamente si vede che sei italiana. Te la cavi alla grande sia in cucina che al bar. E i drink che stai proponendo alla clientela sono ottimi. A fine settimana faremo il resoconto di quelli più venduti ed ho intenzione di metterli sul menù. Eppoi la tua pronuncia francese è così elegante! Stasera penso che alcuni clienti siano tornati qui solo per te. Continua così! – e vedo i suoi occhi brillare al pensiero di quanto potrebbe guadagnare! Eppoi la pronuncia francese: chissà dove l'ha sentita!!!

Torno nel locale e trovo Alec e James tranquillamente seduti a ridere e scherzare. Mi avvicino e, dopo aver preso tre birre al bancone, mi accomodo anche io.
- Guarda che non hai l’età per bere – è Alec a dirmelo. Lo guardo meravigliata.
- Stai scherzando spero! – e in tutta risposta mi ordina un mojito analcolico.
- Un mojito senza rum non è mojito! – ma è intransigente.
- Amore in America puoi bere alcolici dopo i ventuno anni. – anche James gli da man forte e rimango con un mojito analcolico in mano.

Passiamo un’ora piacevole in compagnia. James e Alec si prendono alla grande. Si raccontano le loro reciproche esperienze di vita. Sento anche  che si stanno organizzando per una partita a tennis. La nostra serata viene interrotta da Pierre che mi urla al telefono. Mimo a Alec un è TUTTA COLPA TUA e lui se la ride mentre spiega a James quello che è successo. E ridono delle mie disgrazie.

Mentre siamo fuori osservo Alec e James interagire.
Alec, forse senza rendersene conto, sta flirtando. Si accarezza spesso i capelli e sorride spesso. Ma quello che mi colpisce è che anche James sta … flirtando!
Oddio, saranno entrambi gay?
Sorrido all’idea mentre, a piedi, mi riaccompagnano entrambi al dormitorio.
E mi faccio mille film mentali. Li vedo già all’altare, pronti a sposarsi. Io che faccio da testimone del loro amore perché sono stata io a farli conoscere.

Devo avere un sorriso idiota sul viso perché ad un certo punto mi accorgo che entrambi mi fissano e si stanno chiedendo che mi è successo.
Divengo rossa come un peperone. Che gli posso dire. Fortuna che siamo arrivati fuori dalla porta del dormitorio e ci sono Vic e Kate in attesa di rientrare. Mi hanno vista arrivare e mi stanno aspettando. Così saluto i miei amici, lascio ad entrambi un bacio sulla guancia e corro verso loro.

Entrano nella mia camera e si buttano sul letto.
- Ci spieghi come fai a rimorchiare ragazzi così belli? Possibile che tutti sono ai tuoi piedi? – ah! Se sapessero la realtà.
- Uno è il mio capo. L’altro un suo amico – in fondo è la verità.
- Devo cambiare facoltà. Sei passata da Edward Cullen che è uno stragifo pazzesco a quel pezzo di ragazzone che farebbe invidia a mister mondo. E quello che è un amico: addirittura biondo e che muscoli! E in confraternita ci sono Ian e Dean che arrivano alle mani per te. – Kate fa l’elenco dei miei possibili spasimanti.
- E non ti dimenticare il professor Landon. Corre voce che si sia fatto in quattro per sistemarti lo stage – Victoria da man forte all’amica.
- Lo ha fatto per la professoressa Green. Dice che gli doveva un favore. E Ian e Dean non sono i miei tipi. .. –
- E già tu puoi anche scegliere! Capito la ragazzina: sarà l’effetto Italia. –
Rimaniamo a scherzare fino a notte fonda. Finché, distrutte, non andiamo a nanna.

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Capitolo 9
*** Scoperta ***



Pov Bella

La primavera è finalmente giunta a New York. Le temperature stanno cominciando a risalire dopo quello che per me è stato un rigido inverno, d'altronde io non sono abituata alla neve così spesso quanta ne ho vista in un paio di mesi.
Ho preso l’abitudine, il sabato e la domenica, di andare a correre a Central Park. È uno spettacolo vedere la natura rifiorire. Sono Kate e Victoria che mi hanno contagiata con lo jogging. Loro lo fanno per tenersi in forma senza dover pagare una palestra e lo fanno tutte le sere. Io ancora non reggo i loro ritmi.
I nostri rapporti si sono rinsaldati e usciamo spesso insieme, anche al di fuori della confraternita. Quando siamo libere dal lavoro, mi stanno facendo girare tutti i locali più in di New York e, a volte si sono uniti a noi anche altre persone.

Alec e James sono venuti un paio di volte in giro per locali con noi.  Li vedo molto presi l’uno dall’altro e, considerato quanto tempo perdono per stare dietro me, quando è possibile li lascio liberi!

Mi piace frequentare l’università a New York e, forse, in parte lo devo alle amicizie che sono riuscita a crearmi.
L’università, passati i primi momenti di panico dovuti alla diversità del metodi studio e alla mole di lavoro che mi attendeva, va a gonfie vele. Ho sostenuto il primo esame parziale ed è andato benissimo.
Ho un bel gruppo di amiche e amici.

Le mie vicine di stanza ed, in particolare, Kate e Victoria sono fantastiche.  Sono innamorate di Alec e James! E i due cretini ci scherzano prendendole in giro e illudendole!
Malgrado questo non frequento nessuno, in particolare. Con una scusa o l’altra mi defilo sempre.  Non che gli inviti non ci siano stati. Anzi.  Ne ho due fissi. E le mie amiche mi prendono in giro. Perché dicono che non si può frequentare Ian o Dean, i ragazzi più ambiti dell’università,  solo per  farsi portare i libri a lezione o il caffè la mattina!

Anche il lavoro va bene.

Non è quello che mi sarei mai immaginata di fare, ma pagano bene e mi permette di essere abbastanza libera per l’università. Certo, se mio padre venisse a sapere che sua figlia lavora in un bar non ci troverebbe nulla di male; se venisse a sapere che genere di locale sia, penso che mi porterebbe via a suon di calci nel sedere!

Il target del pub è particolare. Sono prevalentemente uomini che passano la prima parte della serata a chiacchierare tranquillamente con amici o con le cameriere, in attesa di passare dall’altra parte della tenda per un fine serata più hot.

E sono in diversi a provarci con me.  Ed è in questi casi che ancora mi irrigidisco anche se riesco a gestire al meglio queste situazioni. Fortuna che quasi tutte le sere ho i miei angeli custodi.

Sento poco la famiglia Cullen. Rosalie e Alice le incontro in confraternita. E mentre Alice ha una parvenza di gentilezza nei miei riguardi, Rosalie se può mi evita. Vorrei tanto sapere che le ho fatto.
Marie e Anthony mi hanno assolutamente voluta in casa loro per il pranzo di domenica scorsa. Erano settimane che nessuno di loro si faceva sentire e la loro telefonata mi ha quasi dato fastidio.
Ne ho parlato con mio padre e mi ha consigliato di soprassedere. Di prendere solo il buono da loro.  Non abbiamo  più parlato di Edward Cullen. So che anche lui ne è rimasto deluso e non lo ha contattato per avere informazioni sul perché del suo comportamento. Con papà ne ho tranquillamente discusso e si è tranquillizzato perché dice che mi sente serena e felice.

In realtà non sono proprio serena. E non poterne parlare con lui, per me, è come tradirlo.

Lo stage per me è divenuto problematico.
Tutto è successo dopo un paio di settimane dal mio arrivo alla Volturi. Quando sono lì non ho mai molto da fare. In parte perché lo stage non mi interessa, in parte perché non vogliono che tocchi niente. Così un giorno, mi sono offerta di andare in archivio al posto dell’assistente di Dimitri che era parecchio indaffarata e agitata. Dimitri, infatti, le aveva appena urlato contro accusandola di essere poco professionale perché non gli aveva subito portato dei fascicoli che le aveva chiesto. In realtà, lei era stata occupata nel rifare delle lettere che lui aveva perso e mi sono offerta di andare al suo posto in archivio. 

Mentre gironzolavo nell’archivio ho avuto come il sentore che qualcuno fosse li dentro e, impaurita, mi sono data da fare per cercare il fascicolo e andarmene il prima possibile. È stato allora che ho sentito un telefonino squillare e la suoneria era quella di Alec. Inconfondibile perché è una suoneria di The Boss. È stato solo per un paio di secondi ma l’ho udita bene. Solo che aveva chiamato al mattino dicendo di stare male e di non poter venire in ufficio.

Ho fatto finta di nulla e sono andata via. Però, dopo aver consegnato il fascicolo, ho preso un permesso e sono andata via. Sono andata di filato a casa di Alec e lui non c’era.

Non ne ho parlato con lui. Ho fatto finta di nulla anche la sera che è venuto al pub a riprendermi dopo il lavoro insieme a James. Gli ho chiesto come si sentisse senza insistere più di tanto e lui mi ha risposto che non era altro che una forte emicrania. Ed ho finto di credergli.

Nei giorni e nelle settimane successive altre cose sono successe.

Innanzitutto per un paio di giorni tutto il personale fu invitato ad andare via con un paio d’ore di anticipo e, in quei giorni, ho notato che rimanevano solo Aro con i suoi figli. Come se attendessero qualcuno che noi altri non potevamo o dovevamo incontrare.
Ma quello che era il più strano in assoluto era Alec. A volte spariva per ore per poi ritrovarmelo alle spalle come se nulla fosse.

Il suo telefono squillava di continuo ma lui non rispondeva. Passava ore davanti al pc e flirtava con Abigail, la segretaria di Aro. Oddio, era una ragazza “stupidina” ma con tante curve al posto giusto. E se non sapevo che lui era omosessuale al 100%, avrei anche potuto credere che se la volesse scopare.

Avevo pensato che lo facesse per farsi notare da suo padre. Magari aveva avuto sentore delle sua omosessualità.
Insomma non sapevo più che pensare.

Poi, un venerdì pomeriggio in cui il personale aveva il permesso di uscire alle ore 15.00, con ben tre ore di anticipo, ho scoperto quello che Alec stava combinando. E il segreto delle famiglie Volturi, Cullen ed anche la mia. 

Ero andata via come tutti i dipendenti e gli altri stagisti. E, stranamente, Alec non aveva insistito per accompagnarmi al dormitorio.  E' andato via prima di me e di corsa. 
Purtroppo  avevo lasciato sulla scrivania di Alec gli appunti che avevo stampato per preparare un esame a cui avrei lavorato nel fine settimana. Non potevo proprio farne a meno. E, malgrado ero quasi già arrivata al dormitorio, sono dovuta tornare dietro per riprenderli. Sperando che il custode o le signore delle pulizie mi avessero fatto entrare.

Arrivata davanti l’ingresso del palazzo Volturi avevo quasi avuto paura ad entrare. Non c’era più nessuno dei dipendenti e avevo paura di trovarmi sola con Aro o Dimitri. Sapevo benissimo che alla prima occasione non mi avrebbero risparmiato le avances. E, dentro di me, speravo che si fermassero lì.

Comunque facendomi coraggio decido di salire. L’ascensore ci mette parecchio ad arrivare. Ma non posso farmi tutti quei piani a piedi. Noto che è bloccato al piano che mi interessa e, probabilmente, c’è qualcuno sopra. Allora, non so per quale motivo, decido di avviarmi verso le scale di servizio dove c’è anche un ascensore riservato al personale delle pulizie e la sicurezza.

Arrivo al piano e sento parlare. Le voci provengono dall’ufficio di Aro e ne sento un paio che non riconosco. L’accento è fortemente straniero. Ho quasi la certezza che sia russo. Mi avvicino senza farmi notare, nascondendomi dietro una colonna. Nell’atrio, dove c’è la postazione di Abigail, c’è una forte presenza di guardie del corpo.  Tutti sull’attenti, tesi ad ogni minimo rumore. Mi colpisce il loro aspetto. Non sembrano persone rispettabili, tutt'altro. Hanno tutti in evidenza le loro armi e mi intimorisce la situazione.

Mi viene da pensare  che se mi scoprono potrei passare un brutto guaio. Se resto buona e ferma forse non  mi scopriranno.  Ricordo di togliere la suoneria al telefonino e al tempo stesso digito il numero di James. Se mi scoprono mi basterà avviare la chiamata.

Mi guardo intorno e cerco di capire cosa stia succedendo. Intravedo Dimitri accanto al padre. Non parla, è il padre a farlo al posto suo. Si limita ad annuire a quello che sente.  E osserva con orgoglio il padre.
Aro sembra guardingo. Osserva seriamente i suoi ospiti e si volta a destra e sinistra per non farsi scappare nulla. Da ordini alle sue guardie del corpo.
Noto l’assenza di Alec. Chissà dove sarà.

Di tutte le persone presenti, tre sole sono importanti. E sono Aro e i due uomini seduti alla sua scrivania. Ragiono che gli altri sono semplici spettatori o pedine, come Dimitri. Ci solo oltre dieci guardie del corpo e due uomini che sembrano dei contabili. Ed, infatti, sono in piedi vicino la scrivania con i loro tablet davanti e stanno fornendo dati.
Purtroppo non riesco a capire di cosa parlino.

Ad un certo punto un rumore cattura l’attenzione delle guardie del corpo. Si muovono tutte in direzione opposta alla mia e tutte afferrano le loro armi. Non capisco cosa sia stato. Dalla mia postazione ho una buona visuale ma sembra che non ci sia nessuno.

Le guardie setacciano a fondo la zona antistante la mia, senza trovare nulla o notare me. Finchè non vedo la porta del bagno aprirsi leggermente. È Alec. Ma sembra si stia nascondendo. E la cosa mi incuriosisce. Finchè non mi rendo conto che una guardia sta andando verso la sua direzione. Osservo meglio la scena e vedo che Alec mi ha intravisto. Vorrei dirgli che stanno andando verso di lui ma non posso. Lui, nell’istante in cui si rende conto di me, spalanca gli occhi e mi sembra che sbianchi. Non ho tempo di fare o cercare di dire nulla che la guardia si dirige verso il bagno. Cerco di pensare al volo a quello che potrei fare. Devo distrarre quella guardia e non mi viene in mente niente. Quando …. Quando faccio squillare il telefono dell’ufficio.  E le guardie, così tese per l’incontro, quasi si spaventano a quel suono improvviso. Scoppiano a ridere mentre Alec ha il tempo di sgattaiolare fuori dal bagno e mi raggiunge nel mio nascondiglio. Non parliamo. Mi abbraccia e mi poggia una mano sulla bocca per evitare che parli. Insieme rimaniamo ad osservare. Lo vedo assorto.  Ma la sua non è semplice curiosità. Si protrae avanti quando arriva una nuova persona con una valigetta legata al polso da delle manette. Mi libera la bocca e mi fa segno di non muovermi e non parlare. E lui prende a fotografare quello che sta succedendo.

Pochi istanti e l’uomo va via. Dopo altri minuti i tre uomini al tavolo si stringono la mano. I due ospiti con le loro guardie del corpo lasciano subito l’ufficio. Aro manda via le sue guardie del corpo e rimane a parlare con il figlio.

Alec mi fa segno che è arrivata l’ora per noi di andarcene. E utilizziamo le scale di servizio, così come sono arrivata. Mi fa segno di non prendere l’ascensore, ma piano scendiamo per le scale.

Così mi tolgo le scarpe e cominciamo la nostra discesa, veloci. Fuori dal portone, dopo essermi rimessa le scarpe, mi prende la mano e cominciamo a correre. Corriamo fino a casa sua. E finalmente entrambi respiriamo.

- Mi devi qualche spiegazione – lo osservo. Sono seria e mi deve spiegare cosa stava facendo li.
- Prima spiegami perché sei rientrata – prende due birre e me ne porge una mentre si accomoda sul divano. Penso che sia qualcosa di importante se mi offre birra, visto quanto è restio a farmi bere alcool.
- Avevo dimenticato gli appunti che ho stampato oggi nel tuo ufficio e sono tornata dietro per prenderli. Ma quando sono arrivata c’era tutta quella gente e ho avuto paura –
- Ti è andata bene, piccola. Stasera potevi rimetterci le penne  - e lo guardo senza capire.
- Alec, l’ho visto che sei strano al lavoro. Vuoi spiegarmi che sta succedendo? – sono seria e lui comincia a parlarmi.
- Bella quello che ti dirò deve rimanere fra di noi o potremmo finire entrambi molto male –
- Alec non mi conosci, ma di me puoi fidarti – e mi fissa serio.
- Bella che sai della morte di Rachel Cullen? – lo guardo meravigliata, non mi aspettavo quella domanda.
- Fu un tentativo di sequestro finito male. Ma non so molto altro. Nessuno mi ha mai detto niente visto quanto ne avevo sofferto –
- Dietro il sequestro c’era mio padre – adesso sono scioccata.

Penso ad Aro e sono sicura che ne sia capace di fare quello che dice. Adesso mi comincia a spiegare:
- Aro Volturi ha sempre trafficato in droga e armi. Le sue società sono sempre state di facciata. Durante la sua ascesa,  Carlisle Cullen  riuscì a portargli via molti clienti. Aziende molto importanti e da li nacque l’odio. Sfociato prima in minacce e, poi, nel sequestro. – rimango in silenzio a pensare. Ci sono tante cose che vorrei chiedergli.
- Perché lavori con lui? Se ha fatto tutte queste cose perché gli rimani vicino?-
- Non sono lì per lavorare con lui, sono sotto copertura FBI. Sono un infiltrato, Bella. – rimaniamo in silenzio.
- Dopo quello che successo ai Cullen sono scappato a Londra. Li viveva mia madre che era stata cacciata da mio padre dopo la nascita di Dimitri. Gli raccontai quello che era successo e lei mi fece rimanere a vivere li cambiando le mie generalità. Così nessuno mi avrebbe trovato. Evidentemente conosceva mio padre perchè la prima cosa a cui pensò fu la mia sicurezza. Poi, quando sono cresciuto, dopo l’università, sono entrato in FBI. E loro, che stavano indagando su mio padre,  mi proposero di infiltrarmi. L’ho fatto ad una sola condizione: dobbiamo dimostrare che è coinvolto anche nella morte di Rachel – lo abbraccio.

Chissà quante ne ha passate in questi anni. Ha solo 24 anni ma sembra dimostrarne 40.
- Che stavano facendo stasera e chi erano quelle altre persone? Erano russe vero? –
- Erano ucraini filorussi. Stavano acquistando da mio padre armi molto sofisticate. Articoli che non sono neanche sul mercato ufficialmente. Il tizio che è arrivato con la valigetta è un emissario di mio padre. Portava con se un nuovo tipo di caricatore che permette di sparare con un tempo di attesa fra un colpo e l’altro inferiore al secondo – rimaniamo in silenzio.
- Bella dovresti andare via dalla Volturi. Sono preoccupato per te. Aro ti conosce bene ed odia Charlie. Se ne avrà l’occasione non ci penserà due volte a farti del male – adesso mi osserva serio.
- Senti, fammi contattare Edward Cullen. Sono più che certo che c'è stato un terribile malinteso fra di voi. Edward non è il tipo di persona che mi hai descritto - 
- Alec non solo rimango ma voglio aiutarti. Da solo non puoi farcela e voglio essere sicura che non faranno del male a te  - lo guardo seria e lui chiude gli occhi, forse per riflettere.
- Non ci pensare, piccola. Anzi, penso di dover parlare con Charlie e farti rientrare in Italia.  -  lo guardo senza capire.
- Alec! Hai bisogno di aiuto. Stasera ti avevano quasi scoperto. E non puoi decidere per me. Non lo permetto ai miei genitori, non lo permetterò a te – sono stata chiara e di poche parole.
- Certo che sei proprio una rompipalle. Ha ragione Pierre – e sorrido.
- Mi permetterai di starti vicino e aiutarti? Alec mi sentirei male se sapessi che ti è accaduto qualcosa –  lo sento sospirare. Forse, c'è una speranza per me.
- Domattina cerco di mettermi in contatto con il mio superiore e gli dirò di te. Vedremo cosa ne pensa –
 
Intanto mi alzo per andare a cucinare qualcosa. Mentre Alec sparisce in camera sua. Non mi da molti indizi, mi dice solo che deve sistemare il materiale che ha raccolto nel pomeriggio. Mangiamo una pasta al volo ognuno perso nei suoi pensieri. Ma ho una domanda a cui non ha risposto completamente.
- Alec perché stai facendo questo? Rischi la tua vita per che cosa? – mi guarda e beve un sorso di vino.
- Edward Cullen era il mio migliore amico. Lo consideravo un fratello. Eravamo un trio: lui, Matteo ed io. E ti posso assicurare che non è uno stronzo. Non so cosa sia successo il giorno in cui hai avuto il colloquio, ma quello che mi hai descritto non era Edward Cullen. La sua famiglia la consideravo la mia. Adoravo Rachel e sua madre. E quando è successo il fatto, solo in quel momento, ho visto Aro per quello che era. Aveva già cacciato mia madre di casa perché aveva cominciato a capire qualcosa. E non mi permetteva di vederla. Se volevo vedere una madre andavo da Elizabeth. Fu come fare del male alla mia famiglia – ora avevo capito quanto deve aver sofferto Alec in tutta la sua vita. Comincio a ripulire la cucina.
- Penso dopo a lavare i piatti. Adesso ti riaccompagno che si sta facendo tardi – ma non ho proprio voglia di tornare al dormitorio, mi sentirei sola.
- Posso rimanere qui per stasera? – mi vergogno della richiesta e divengo rossa. Alec mi abbraccia.
- Certo, tesoro. Fa piacere anche a me – e dormiamo insieme.

Come promesso, il giorno dopo Alec, riesce a mettersi in contatto con il suo superiore e gli spiega la mia presenza. Gli fornisce tutti i miei dati ed insiste per conoscermi. Solo dopo un colloquio privato con me, da il suo ok alla mia partecipazioni all’operazione sotto copertura.
- Bella fa in modo che non ti succeda nulla oppure Charlie ucciderà me! – ridiamo insieme.

Effettivamente penso che se mio padre sapesse che sto combinando verrebbe personalmente a riprendermi per portarmi a casa, anche facendolo di peso. Ma, se lo conosco bene, sarebbe  anche orgoglioso di me.
 
 

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Capitolo 10
*** Arcano ***




Pov Bella

Le settimane si susseguono veloci e siamo già arrivati a fine maggio.
Mi sono completamente ambientata a New York. Anche se mi manca la mia città. In questo periodo sulla costa romagnola gli stabilimenti balneare ricominciano a riaprire dopo la stagione invernale, con i primi turisti che arrivano e le discoteche sul mare che cominciano ad attrezzarsi. Mi manca l’aria che si respira in questo periodo nella mia città.

James e Alec! Sono divenuti amici, molto amici. Ma tra loro c’è oltre. Entrambi mi hanno confermato che si stanno frequentando. Ho parlato separatamente con entrambi. E tutti è due mi hanno detto la stessa cosa: è una cosa seria e vogliono andarci con i piedi di piombo.

Hanno confessato la loro omosessualità alle mie amiche Vic e Kate perché loro stavano cominciando ad immaginare delle storie con loro. E sono rimaste male per la situazione! Ma Vic è stata categorica con James: dovrà impegnarsi a trovarle un fidanzato che sia come lui: bello, intelligente, colto, simpatico e ricco! Un sogno, insomma!

È nata anche una bellissima amicizia tra i miei fratelli e James e Alec. Per adesso solo virtuale. Ma stanno organizzando una bella vacanza per l’estate che sta arrivando. È strano pensare a loro in vacanza, quando in ufficio non faccio altro che lavorare per l’FBI. Solo questa settimana sono riuscita a spuntare dei nomi tra i clienti di Aro.

Matteo e Alec hanno ripreso la loro amicizia rimasta in sospeso per anni. Non ci hanno messo molto. Evidentemente erano proprio legati. Hanno discusso anche di Edward Cullen perché, una volta erano un trio molto affiatato. E James passa molto del suo tempo a dirmi che è un bravo ragazzo. Ma io non voglio sentir parlare di lui.
I primi tempi Pierre, ma anche James, erano un po’ gelosi di questo legame ritrovato.  E Pierre mi chiamava a tutte le ore del giorno e della notte.

Flashback

Sono le 4 del mattino quando squilla il telefono. Guardo il nome che compare sul display e mi accingo a rispondere abbastanza incavolata.

- La mappa! Più tardi te la invio per mail! –
- Bijou, tuo fratello è ancora in chat con il suo amichetto d’infanzia – ecco le crisi di gelosia.
- Pierre, sono solo amici! Ma cosa vuoi che facciano: sesso on line?  - certo, ora che ci penso Alec quando mi ha accompagnato al dormitorio mi ha detto di essere molto stanco ed invece è ancora in chat con mio fratello. E se Pierre avesse ragione? Prima mi pongo il dubbio e poi scuoto la testa!
- O mia piccola Bijou. È stato così bello essere tuo fratello!  Sei stata la mia piccola stella. La mia bambolina vivente … - e lo sento frignare,
- O santa pace Pierre. Smettila di essere sempre melodrammatico e pensa al tuo fidanzato. Ma non conosci nessun metodo per distrarlo dal computer? Ti devo suggerire io qualcosa?  Prova a spogliarti e passargli davanti. Accarezzalo distrattamente nei suoi  punti strategici, metti una musica romantica, …–
- Bijou e tu come fai a sapere certe cose?  - me lo chiede quasi scandalizzato.
- Pierre datti da fare. E te lo ripeto per un’altra volta. Sono solo amici. E quando verrete a trovarmi a New York te ne accorgerai. Tra l’altro lui è perso per James.  – lo sento sospirare.
- Va bene. Voglio crederti. Toglimi solo una curiosità: questi tuoi amici come sono? – non capisco dove voglia arrivare e cosa voglia sapere esattamente.
- In che senso? –
- Sono bassi e ciccioni, vero? – e adesso capisco quello che mi vuole dire.
- Aspetta un secondo – e gli invio una foto che ho scattato con il telefonino un sabato che mi hanno portato a vedere una partita di basket. Ci siamo tutti e tre in un selfie che ci siamo fatti. Siamo sorridenti e felici.
- Ti ho appena inviato una selfie che ci siamo fatti – lo sento armeggiare con il telefono.
- Aahhhhhhh!!!! –  adesso ha preso ad urlare. E allontano il telefono dall'orecchio o rischierò la sordità.
- Che succede? –  mi viene da ridere perché immaginavo la sua reazione.
- Dimmelo tu che succede! Sei felice con loro. Una volta lo eri con me! – lo sento piangere e non ce la faccio più: scoppio a ridere.
- Ridi, ridi! Ridi sulle mie disgrazie –
- Si può sapere perché hai svegliato mia sorella a quest’ora della notte per lei? – sento Matteo intervenire.
- Tua sorella! Una volta era nostra sorella!  -  ed ora ascolto la loro discussione come una vera pettegola.
- Mettete il vivavoce che non sento bene! – fortunatamente mi accontentano.
- Pierre che sta succedendo? –
- Con chi eri in chat? –
- Ero con Alec. Ma non puoi farti di queste seghe mentali. Lo stavo aiutando ad organizzare una serata per  James stasera! Sai che non possono uscire liberamente. E, a proposito: Bella la cena la prepari tu. In mattinata ti spiegherà tutto Alec. –
- E come faccio se ho lo stage e poi diritta al pub –
- O, se lasciassi quel pub non dispiacerebbe a nessuno. Comunque ti ha concesso il giorno libero dallo stage. – adesso sono proprio contenta.
- Ah! Per andare a fare shopping non mi ha dato la giornata e per cucinare per lui si! Molto magnanimo da parte sua!-
- Bella torna a dormire sennò ti vengono le rughe! – li sento sghignazzare e, come loro abitudine, mi sbattono il telefono in faccia.
Oramai il sonno è passato. Oggi la giornata sarà moooolto lunga. Così passo diverse ore a studiare.
Fine slashback


Sono parte integrante del lavoro di Alec, sotto copertura nell’azienda di suo padre. Siamo riusciti a scoprire tante cose, ma ci manca ancora in nesso fra Aro e i trafficanti. Non riusciamo a dimostrare che è lui il burattinaio che muove le fila della criminalità organizzata di Manhattan.

Per correttezza Alec si è confidato anche con James sulla vera natura del suo incarico. Lui inizialmente si è incavolato, poi si è preoccupato per me, soprattutto. E per Alec. Oramai mi controllano  vista.

Ed anche oggi sono a casa di James a cucinare per loro. Hanno una seratina tutta pepe.

Lo faccio spesso e con piacere perché considerato che sono quasi sempre al pub dove lavoro, insieme o separati, le occasioni per incontrarsi da soli sono veramente poche. Solo il fine settimana. E cercano anche di non farsi vedere tanto in giro perché potrebbero arrivare voci ad Aro Volturi e non penso la prenderebbe bene.

Cavoli che profumino – James è rientrato ora dal lavoro. Lo osservo in giacca e cravatta. È proprio bello. E si completano a vicenda. Mentre lui è più il tipo che ama vestire elegante e ricercato, Alec è il suo esatto opposto.

Jeans e tshirt è la sua divisa d’ordine. Spesso ho sentito il padre lamentarsi. Ed un pomeriggio ha fatto venire un sarto in ufficio per fargli confezionare degli abiti su misura! Inutile dire che quei vestiti non li ha mai indossati! Anzi, li ha passati a James!

 
- A base di pesce questa volta! – entra in cucina e gli passo un bicchiere di vino.
- Può andare questo? Mi piace l’idea del frizzantino bianco con il pesce.  – lo degusta e ne apprezza il sapore.
- Perfetto. Cosa mangeremo? – curioso apre il forno e alza i coperchi delle pentole.
- Allora mi sono sbizzarrita: antipasto freddo con scambi in salsa rosa, l’ho già sistemato nei bicchieri perché fa più scena. Insalatina fredda di totani e, per te, niente cipolla.  Cozze con mollica di pane gratinate. Seppioline ripiene al forno. Polpettine di merluzzo. – lo vedo strabuzzare gli occhi.
- Per questi porterai a tavola il vino che ti ho appena fatto provare –  si siede e lo vedo ridere.
- Poi. Ho preparato due primi.  Gnocchetti con scampi al sugo. Guarda li ho già messi sgusciati in modo che non ti sporchi le manine. E chitarrina fatta dalla sottoscritta in bianco con frutti di mare – si avvicina a provare il sugo e gli do uno schiaffetto sulle mani.
- Solo lo chef può provare –  gli sorrido mentre continuo a parlare.
- Secondo: branzino al forno con contorno di verdurine grigliate . Allora per i primi e il secondo passi ad un vino più corposo ma non troppo. Un pinot. Sta già in frigo –
- Sorbetto fatto dalla sottoscritta con panna e spumante rigorosamente italiano  e passiamo al dolce-  
- Bella ti ho detto che la cena era solo per due? No, perchè qui c’è da mangiare per una decina di persone. Domani sera vieni con Kate e Victoria e mangiamo gli avanzi. –
- Sciocchezze. Sarete talmente occupati a chiacchierare e …. Fare altro … che mangerete senza rendervene conto! – scoppiamo a ridere.

Proprio in quel momento suonano alla porta e rimane sorpreso.
- Non pensavo venisse così presto. Meglio! – e va ad aprire. Continuo a cucinare e sento un bisbiglio provenire dal soggiorno. Ma non sono abituata a farmi gli affari degli altri e me ne rimango a completare il mio lavoro. Finchè non decido che è ora di apparecchiare la tavola.
- James, di qui è pronto. Sistemo in tavola e vado via – ed entro in soggiorno e mi ritrovo … Edward Cullen!

Meravigliato quanto me di trovarmi in quella casa. Per un attimo rimaniamo tutti in silenzio.
-Bé le presentazioni sono inutili. Già vi conoscete! – affilo gli occhi. Neanche James sa cosa dire.
Scuoto la testa. Sapevo che prima o poi ci saremmo incontrati. Ma sono ancora abbastanza incazzata per incontrarlo di già!
- Ok, apparecchio dopo. – e me ne torno in cucina.
Non ho nessuna intenzione di scambiare neanche i convenevoli con quell’uomo, figuriamoci rimanere nella stessa stanza con lui.
- Piccola non ti preoccupare. Ci penso io – e prendo l’occasione al volo per andare via.

Ritorno pochi istanti dopo in soggiorno e, indossando il mio giubbino lo saluto:
- Ok. È tutto pronto in cucina. Segui l’ordine che ti ho dato e andrà tutto bene. I vini sono già nel porta ghiaccio. Il dolce lo scoprirai da solo. Ed ho tirato fuori tovaglia e stoviglie che devi utilizzare. Divertiti! – mi avvicino e gli lascio un bacio sulla guancia e lui contraccambia, come è divenuta nostra abitudine.
- Grazie. Ci sentiamo più tardi. – e mi accompagna alla porta.
. Non penso che avrai il tempo di chiamarmi. Ciao – ed entro in ascensore.

E mentre vado verso il dormitorio penso. Quell’uomo che quel giorno mi fece tanta paura è solo un ragazzo. Come tanti altri che avrei potuto incontrare.  Era  meravigliato di avermi trovato li, almeno quanto me. Certamente non si aspettava che James ed io ci salutassimo con un bacio. Chissà se adesso gli farà domande sul nostro rapporto. Più volte James in queste settimane mi ha parlato di lui, come di un bravo ragazzo! Io lo vedo solo come il diavolo vestito bene! Chissà …
 
Pov Edward

James è strano ultimamente. Non usciamo più insieme. È sempre super impegnato ed anche durante le pause pranzo, a volte, sparisce.  Non mi vergogno a confessare che l’ho fatto seguire. Perché avevo paura che si fosse cacciato nei guai. Invece ho scoperto che frequenta assiduamente un pub, il Twilight. Certo ha buoni gusti! A volte ci sono stato e le ragazze sono veramente carine.
Il problema è che a lui interessano i ragazzi!

Ed è per questo che ora sto bussando alla porta di casa sua per sapere cosa sta succedendo e perché sta rifiutando la mia amicizia. Sono arrivato anche alla conclusione che si sia innamorato di me! E se così fosse dovrei licenziarlo. O trasferirlo nella filiale londinese. Lontano da me.

- Ehi Edward che succede! – apre la porta e quasi sbianca quando mi vede. Cazzo che accoglienza. Sembra quasi che gli dia fastidio la mia visita.
- Posso entrare o devo rimanere sul pianerottolo per parlare con te? – sospira e mi fa entrare. Ma non è felice della situazione.

C’è un’aria strana qui dentro. E che odorino!
- Per chi stai cucinando? – mi guardo intorno e sembra che la casa sia appena stata sistemata.
- Per nessuno. Una mia amica mi sta preparando la cena! -  noto che volge spesso la testa verso la cucina. Finchè la sua amica non si palesa e rimango completamente sconvolto.
- James, in cucina  è tutto pronto. Sistemo la tavola e vado via – la ragazza dello stage.

Non ho mai dimenticato i suoi occhi e spesso me li sono anche sognati. Penso di aver esagerato quel giorno e se mi fossi calmato, probabilmente una possibilità gliela avrei data. Che ci fa a casa di James?  Forse è la sua colf?

Lei rimane impalata a fissarmi, poi scuote la testa e se ne torna in cucina. James le fa capire di andarsene e lei prende al volo l’occasione. Lui ha un tono gentile con lei. Si scambiano un bacio quando va via. E a me riserva solo un’occhiataccia! Quando chiude la porta si rivolge verso me.

- Che ti serviva Edward ? – adesso mi deve delle spiegazioni.
- Educata la tua amica, neanche saluta! –
- Tu invece ti sei sbracciato per salutarla! – mi accomodo sul divano e capisce che non andrò via molto presto.
- Che ci fa a casa tua? – si accomoda accanto a me.
- È una mia cara amica Edward. Ed è venuta a cucinare per me –
- Gentile. E come l’hai conosciuta ? –
- Quando l’hai cacciata ci siamo rincontrati nel parco vicino l’ufficio. E da li abbiamo preso a frequentarci –  mi da fastidio che James pensi che l’abbia cacciata. In fondo non ero obbligato a farle fare lo stage da me.

- Non l’ho cacciata –
- Già. Le hai dato una possibilità. Valutata obiettivamente e poi le hai detto che non era adatta per la tua società. Edward, non te l’ho mai detto, ma hai sbagliato alla grande! – lo guardo e lo vedo preoccupato. E dopo mesi mi chiede spiegazioni.
- Perché l’hai fatto? – e decido di essere sincero.
- Perché sono stufo di avere tra i piedi le troiette amiche dei miei cugini. Che non fanno altro che provarci con me. E volevo fargli capire che non possono permettersi di decidere nella mia azienda. E lei è capitata a fagiolo: il giorno prima avevo dovuto respingere pesantemente le avances, durante una riunione, di quella tizia, Abby. Ed è per lei che stai mandando a fanculo la nostra amicizia? –

- Quella mattina è venuta accompagnata da Alice perché lei ha insistito. Ma la loro amicizia è superficiale e ti farà piacere sapere che dopo quel giorno tutta la famiglia Cullen la evita. Non che li conoscesse in maniera approfondita. Però ha aiutato Alice e Rose ad entrare nella confraternita e adesso a stento la salutano. Ma si era guadagnato lo stage con una borsa di studio. È una eccellente studentessa. E non sto rompendo la nostra amicizia. Ho avuto diverse cose per la testa in questo periodo – lo guardo.
- E che sarebbero? –
- Sai dove sta facendo lo stage? – lo guardo in attesa della risposta.
- Alla Volturi. Inoltre, dopo la bellissima telefonata della tua assistente, la facoltà le hanno anche ridotto l’importo della borsa di studio e si è dovuta trovare un lavoro. Diciamo che passo il tempo libero a seguirla affinché non si trovi nei guai – adesso sospiro pesante.

Mi viene un solo dubbio:
- Dove lavora?  -
- Al Twilight! – perfetto.

Adesso mi sento proprio male. Ho inviato una ragazzina a passare il suo tempo con dei delinquenti e costretto a lavorare in un locale ambiguo.
- Cercherò di rimediare –
- Edward, lascia perdere. Oramai è tardo. Ti ripeto: è una brava ragazza e si sta impegnando in quello che fa. Ci sono delle persone che la controllano al lavoro ed evitano che Aro o il figlio le mettano le mani ad dosso. Ma restane fuori. Hai già fatto abbastanza danni. E lasciatelo dire: tutto mi sarei aspettato da te tranne che trattassi in questa maniera la figlia di Charlie Swan.  – rimango in silenzio a pensare a quella ragazza.

Ha un viso così familiare … poi comincio a registrare le parole di James. Che c’entra Charlie Swan?
- Chi è la figlia di Charlie? –  lo guardo ed un tremendo sospetto comincia a farsi largo dentro di me.
- Isabella. Chi sennò! – lo guardo scioccato. Mi sento mancare l’aria.

- Cazzo! Cazzo! Cazzo! La figlia di Charlie! Come cazzo ho fatto a cacciarmi in questo guaio. – poi rifletto e sbianco:
- Lavora alla Volturi? No, no, no …. – comincio a sudare e mi allento la cravatta. James si preoccupa.

Mi guarda meravigliato.
- Edward ma non sapevi che era la figlia di Charlie? – scuoto la testa. Non ce la faccio neanche a parlare.
Adesso comincia ad urlarmi contro.
- Stronzo, hai detto di aver letto il suo curriculum. Il nome è in alto a destra nella prima pagina –
- James non l’ho letto. Quando Venice mi ha nominato Alice, non ci ho visto più! Non le volevo dentro la mia azienda.–  
Rifletto alle parole di Alice di quel giorno. Quando mi nominò Rachel. Lei e Isabella erano molto legate. Passavano le estati insieme. Come io le passavo con suo fratello Matteo e Alec.  Mi sto sentendo male e proprio in quel momento adocchio il vino nel cestello portaghiaccio. Ho bisogno di bere non ci sto capendo più nulla, solo che ho fatto un danno enorme.  Sono di casa da James e mi alzo per aprire una bottiglia. E tracanno direttamente da li.  Noto James guardarsi intorno. E guardare con ansia l’orologio. Lo fa diverse volte questo gesto.

- Edward scusa se ti caccio. Ma sta arrivando un mio amico per cena – sorrido amaramente.

Lui ha un appuntamento ed io penso al casino che ho combinato.
- Dov’è andata adesso? Perché aveva fretta? –
- Probabilmente non voleva stare in tua compagnia. Ed è tornata al dormitorio. Tra un po’ deve essere al lavoro. Anzi, ora che ci penso ancora mi invia l’sms che è arrivata.  – sto bevendo un altro sorso di vino e rischia di andarmi di traverso quando penso a quella ragazzina che improvvisa una lap dance.

James deve capirmi al volo e scoppia a ridere.
- Sei uno spasso amico. Lavora al bar e non va mai oltre il tendone. Il capo glielo ha vietato. È così dolce e ingenua che farebbe tenerezza anche al cacciatore che uccide la mamma di bambi. Solo tu potevi trattarla in maniera ignobile–   James ha la capacità di farmi sentire un verme.

- Charlie mi ucciderà! Vorrà le mie palle su un piatto da portata – e mi fermo a riflettere.
- Come mai non mi ha mai chiamato Charlie? Oppure mio padre? È da parecchio che è in America –
- I tuoi non sanno che sia qui. I tuoi zii gli hanno consigliato di non farsi vedere perché per i tuoi genitori potrebbe riaprirsi una ferita. E Bella ha chiesto al padre di non intervenire. Vuole cavarsela da sola. Solo che la testona non gli ha mai detto dove lavora o dove fa lo stage! – rimango in silenzio e capisco di essere in un mare di guai.

Innanzitutto devo recuperare Isabella e toglierla da quel lavoro e dalla Volturi. Tremo al solo pensiero che sia stata a contatto con Aro Volturi. Poi la devo togliere dal Twilight. Farle riavere la borsa di studio. Parlare con i suoi e poi con i miei. Che gran mal di testa.
- I miei sarebbero felici di vederla. E per quanto riguarda Alice non è cambiata per niente in questi anni: prima fa danno e poi si dilegua! – rimaniamo in silenzio a parlare.
- Sono venuto qui stasera perché pensavo ti fossi innamorato di me! – adesso scoppia a ridere.
- Una volta ci ho pensato a te. Ma è troppo strano. Siamo troppo amici. E adesso c’è questa persona che mi piace. Pensa che l’ho conosciuto grazie a Bella.  – il mio amico arrossisce.
- Va bene. Ne parleremo domani in ufficio. E vedremo di rimediare a quello che ho combinato –

Proprio in quel momento suonano alla porta e James va ad aprire mentre ripongo in cucina la bottiglia di vino che ho aperto. E dal frigo ne prendo un’altra chiusa e la sistemo nel cestello portaghiaccio. Osservo quante cose ha cucinato la ragazzina. E dal soggiorno sento arrivare una voce molto familiare. Mi affaccio sulla porta. 
 
- Alec! – lo guardo e penso che negli anni non è proprio cambiato.
- Edward? – anche lui è meravigliato di conoscermi. Poi penso che è lui la persona che James attendeva. Quindi è la persona di cui è innamorato!!!!
- Cazzo James! Devo venire a trovarti più spesso per sapere cosa combini – e riapro un’altra bottiglia di vino e mi siedo sul divano.

James mi guarda curioso del mio gesto. Pensava che lo lasciassi solo con il suo amico a spassarsela senza che chiedessi niente?
- Senza che mi guardi. Tu mi spieghi che stai combinando negli ultimi mesi e tu, Alec, mi spieghi che cazzo di fine hai fatto! – e si accomodano al divano per una lunga, lunga serata. il primo a parlare è James.

Si sono innamorati. Semplice e diretto. Poche parole. Si sono conosciuti tramite Bella. La controllano praticamente sempre ed, in particolare, quando è in ufficio. Non devo chiedere il perché. Lo immagino. E mi viene da vomitare a pensarla accanto ad Aro.
Stanno provando ad avere una storia seria. Sono felice per James.

Ma Alec mi deve chiarire parecchie cose.
- Sei scomparso! – sono incazzato. Mi guardo diritto negli occhi mentre mi risponde e mi pare di ritrovare il mio amico.
- Dovevo Edward. Non potevo starti accanto sapendo chi era il responsabile di tutto e non poterlo dimostrare – e lo guardo. Anche lui sa. Mentre parliamo James compone dei piatti e ce li passa. Cucina proprio bene Isabella. Mi ricorda i sapori che mangiavo quando andavo in Italia.
- Sono scappato da mia madre. –
- Ma non siamo riusciti a ritrovarti. Abbiamo pensato il peggio anche di te –
- Sono stato sotto protezione. Ho cambiato nome per tutto il periodo in cui ho vissuto a Londra. Ho ripreso le mie generalità quando sono rientrato in America, due anni fa –
- E perché non sei venuto a cercarmi? –
- Perché mi vergognavo. E non penso che vorresti stare accanto ad un Volturi –
- Ci siamo preoccupati, Alec. Mia madre, oltre che per la figlia e il marito, piangeva anche per te. E per noi non sei mai stato un Volturi.  Eri un fratello per me ed un figlio acquisito per i miei genitori-
- Edward quello che è successo non ha cambiato solo te e la tua famiglia, ma anche me. In quel momento volevo andare il più lontano possibile da mio padre. Mi faceva schifo avere il suo sangue nelle mie vene e pensavo che standogli vicino sarei divenuto come lui – e capisco il mio amico.

Mi alzo e gli do una mano invitandolo ad alzarsi e poi lo abbraccio. Perché anche lui ha sofferto tanto come me.
- chi vuole il dolce? Ci sono dei fantastici bicchierini farciti – James, come suo solito, spezza l’aria intima che si è creata. E mentre lui è in cucina a prendere il dolce, aiuto Alec a sparecchiare.

- Perché sei tornato in America a lavorare con tuo padre? – è la domanda che mi sto ponendo da qualche minuto.
- È difficile da spiegare e, sinceramente, adesso non posso. Giuro che a breve ti dirò tutto, ma non stasera. Ti chiedo solo di fidarti di me – e nei suoi occhi ritrovo il mio amico. E decido da dargli fiducia.
- Ok. Però adesso spiegatemi la situazione di Isabella. Com’è la situazione in ufficio? – mi guarda e comincia a parlare.
- Quello che potresti immaginarti. Mio padre ha subito capito chi era e non si fidava di lei. Ha fatto indagini. Pensava che potesse essere legata alla famiglia Cullen e che fosse li per spiarlo. Ma tutti i controlli che ha fatto hanno dato esito negativo. Dimitri ci prova con lei ogni volta che ne ha l’occasione ma faccio in modo di non lasciarla mai da sola. La sera, quando lavora al pub, siamo quasi sempre presenti. E la andiamo sempre a riprendere. Suo padre non sa dove lavora ne dove fa lo stage. Matteo sa tutto. Ma non immagina che Aro Volturi sia implicato nell’attentato alla tua famiglia. Penso che se lo sapesse l’avrebbe già riportata a casa  -
- Domani vedrò di sistemare con l’università – sospiro mentre mangio il mio dolce. James mi fissa strano. Gli chiedo cosa abbia.
- Edward lascia le cose come stanno. Inoltre  Bella è una ragazza un po’ …. Testona! Non penso che vorrà mai più vederti nella sua vita. Alcune volte ho provato a spiegargli che in fondo, molto in fondo, sei un bravo ragazzo e quelle sere ho sempre pagato la consumazione al Twilight! – Alec scoppia a ridere! Io non so se ridere o piangere. Certamente quando Thomas e Elizabeth Cullen verranno a sapere quello che ho fatto piangerò … e molto!

- Quello che James vuole dire è di andarci piano con Isabella perché attualmente sei al top della sua personale lista di persone più stronze al mondo – e sorridendo penso che me lo merito.
- E, a tale proposito, la vado a prendere che sono quasi le undici – e James esce di casa.

Rimango solo con Alec e con i miei pensieri. Proprio in quel momento gli squilla il telefono. Lo sento parlare allegramente, si allontana in modo che non senta. Mi viene il dubbio che stia tradendo James: stasera tutto può accadere! Ritorna dopo una mezz’ora abbondante e mi passa il cellulare.

- È per te! – e sorride mentre mi passa il telefono.
- Stronzo! Hai fatto piangere mia sorella! – è mi sembra di essere tornato alla mia adolescenza felice.
- Non sapevo chi fosse e farò di tutto per rimediare –
- Si, si le conosco le tue promesse! –
- Matti giuro che mi farò perdonare da tua sorella. Dovessi metterci una vita ma mi perdonerà! – Lo sento ridere.

Noto che Alec mi mima che lui non sa niente della Volturi.
- Non sarà facile Edward. Lei è un po’ … testona. E tu non le stai particolarmente simpatico. – adesso sorrido.
- Mi è già giunta voce …-

Rimaniamo a chiacchierare per un po’ finché non rientra James e decido per me che è ora di togliere le tende.
Gli ho praticamente rovinato la serata, ma ho ritrovato una parte della mia adolescenza.
È domani ci sarà da sistemare un bel po’ di cose.

Torno a casa con la testa che mi scoppia ma …. Felice. Per gli amici ritrovati, per James che mi ha  spiegato perché si sta allontanando. Per la mia vita che, anche se poco, riprende ad avere un senso.
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 11
*** Mal di testa ***



Pov Edward

Isabella Maria Swan è la persona più testarda, irritante, snervante che abbia mai conosciuto. E ne conosco tante di persone.
Grazie a lei ho passato una mattinata d’inferno. Ed anche in questo caso ne ho vissute parecchie in vita mia.



Ieri sera ho chiesto a Nick di reperire informazioni su di lei. E stamane, con il caffè, sul mio tavolo c’era il suo fascicolo.

Diciotto anni, italo americana, genitori, familiari, … parla correttamente quattro lingue, ha preso la maturità con un anno di anticipo. È stata la prima classificata per la borsa di studio. Un curriculum niente male.  Specializzazione in analisi dei mercati finanziari. Insomma il tipo di persona che appena laureata avrei assunto immediatamente. E ho sbattuto diverse volte la fronte sul tavolo della cucina, perché se quel giorno avessi solo dato uno sguardo al suo curriculum oggi la situazione sarebbe diversa.
Così, visto che era ancora presto, mi sono recato al suo dormitorio e per strada mi sono anche fermato a prenderle la colazione!

Flashback

Busso alla porta e nessuno mi viene ad aprire. Possibile che sia già uscita? Sono appena le 07.30.
- Deve bussare con più energia e non la butterà giù con niente. Le ragazze fanno tardi la notte e la mattina ci vogliono le maniere forti per svegliarle.  – è la signora delle pulizie ad avvisarmi e così faccio.
Busso con energia e ripetutamente. E finalmente sento la serratura scattare.
- C’è un terremoto? – apre e mi ritrovo davanti una Isabella con ancora gli occhi chiusi. Noto che dorme in calzoncini corti e reggiseno. Non ha indossato nient’altro. È  proprio una bella ragazza.
- Nessun terremoto. Volevo solo parlarti – al sentire la mia voce spalanca gli occhi.
- Tu! Cosa ci fai qui? – mi guarda con odio, direi … e  non mi permette di entrare. Allora mi faccio coraggio e glielo chiedo io.
- Posso entrare o dobbiamo parlare sul pianerottolo? – mi viene da ridere perché continua a rimanere davanti a me praticamente svestita.
- Non abbiamo niente da dirci. Per cui puoi andare! – adesso sbuffo. Comincio a capire quando mi hanno detto che è un po’ testarda.
- Bella, ti chiedo solo 5 minuti del tuo tempo. Poi ti lascio in pace – mi fissa e mi richiama.
- Isabella – aggrotto le sopracciglia perché non capisco. E mi spiega:
- Bella per gli amici. Per te, Isabella – sarà molto dura con la ragazza. Mi passo nervosamente la mano tra i capelli e penso quale sia il modo migliore per interagire con lei.
- Va bene Isabella. Se mi fai  entrare, ti dico quello che devo e vado via. Promesso – sono accondiscendente e dopo avermi studiato e notato il vassoio che ho in mano si mette di lato e mi permette di entrare.
Mi viene da ridere e mi viene voglia di provocarla … mi volto verso di lei dopo aver poggiato la colazione sulla sua scrivania e ...
- Ti chiedo solo una cortesia: potresti vestirti prima di parlare, altrimenti mi distraggo …. – e come recepisce le mie parole il suo colorito cambia. 
Diviene rossa più di un peperone. Se potesse caccerebbe fumo dalle orecchie! È difficile trattenermi dal ridere.
- Stronzo! Esci immediatamente di qui. – e mentre parla si mette alla ricerca di qualcosa di indossare. Ma è così agitata che non riesce ad indossare neanche la felpa. I suoi capelli si intrecciano  nella zip e rimane incastrata nella maglia con la testa dentro.  Mi avvicino per aiutarla. Ma la voglia di ridere è tanta.
- Se prometti di non mordermi ti aiuto – e come promesso lei sta buona e io dissipo il caos dei suoi capelli.
Con calma indossa anche un paio di pantaloni e la osservo. È proprio incazzata!
- Ok adesso va meglio. Fai colazione altrimenti si fredda – lo sguardo che mi lancia è tutto un programma.
Si siede sul letto e mi lascia in piedi. Mi avvicino e mi accomodo anche io sul suo letto. Mi guardo intorno e la prima cosa che mi colpisce sono le foto sul comodino. Una dei suoi genitori. Un’altra ritrae lei e suo fratello con un amico. La terza la ritrae con mia sorella. E’, per un attimo, il cuore si ferma. Forse se ne accorge perché i suoi modi si addolciscono, giusto un pochino e si allunga per prendere la colazione.  Stranamente mi passa un caffè con un croissant. Finiamo di mangiare in silenzio. Ma non c’è imbarazzo. Entrambi siamo persi nei nostri pensieri. Non c’è giorno in cui non penso a mia sorella. Ma oggi i ricordi sono un po’ diversi. Il pensiero va a quando trovavo Rachel che metteva mano al mio pc perché doveva parlare con la sua amica italiana. Oppure quando mi costringeva anche con la neve ad andare ad imbucare le lettere per la sua amica. Quando poi si avvicinava il periodo della partenza in casa era il caos più totale.
- Parla e vai via – ok. Adesso non è più il momento di scherzare.
- Non sapevo chi fossi quel giorno e ammetto di non aver mai letto il tuo curriculum. Non ce l’avevo con te ma con mia cugina Alice che ha l’abitudine di portare cani e porci nella mia azienda. L’ultima amica che mi ha portato in ufficio l’ho trovata un pomeriggio in lingerie sulla mia scrivania con i clienti che attendevano fuori! Se avessi solo immaginato che davanti a me avevo la figlia di Charlie Swan probabilmente avrei steso un tappeto rosso in terra. Comunque sono venuto qui per dirti che in giornata rimedierò e da domani verrai  a fare lo stage da me – finisco la mia spiegazione e mi sento fiero del mio discorso e contento di poter mettere la situazione a posto.  Ma lei mi gela.
- No – la guardo senza capire. E lei continua.
- Non metterai a posto un bel niente. E non dovevi trattarmi bene perché sono la figlia di Charlie. Dovevi farlo per il ruolo che rivesti e che, evidentemente, non meriti proprio. Non devi rimediare a niente e, soprattutto, non verrò mai a fare lo stage da te. – la ragazzina ha carattere.
- Bella per favore. Non insistere. Già mi sento abbastanza in colpa da solo e … - ma la ragazzina è testarda.
- I SA BE LLA – me lo urla in modo che possa capire.
- Ok. I SA BE LLA . Ho capito non siamo amici. Ma voglio in ogni caso rimediare a quello che ho combinato. Mi assumo tutta la colpa anche se tu avresti potuto … - non mi fa finire di parlare.
- Avrei potuto fare cosa? – assottiglia lo sguardo e mi fa quasi paura.
- Bè avresti potuto venire a parlarmi appena arrivata a New York. Si, penso che sarebbe stato l’atteggiamento giusto. Ti avrei fatto conoscere la città … - le spiego il mio punto di vista ma ha la terribile abitudine di non lasciarmi parlare. È così stressante.
- Tu sei un idiota colossale. Sarei dovuta venire da te?  Ma ci siamo mai conosciuti, noi due? Ci siamo mai parlati? – rifletto e penso di no.
- No, ma abbiamo tanto in comune. Non pensi? – e le indico le foto sul suo comodino.
- Edward penso che sia il caso che tu vada. Mi hai fatto venire un gran mal di testa e la giornata ancora inizia. Hai preso più dei cinque minuti che ti avevo concesso e non penso che abbiamo molto altro da dirci – mi alzo e faccio per andarmene. Da lei non avrò alcun aiuto.
- Ok. Ma ci sentiremo ancora ISABELLA – e scandisco bene il suo nome.

Esco dal dormitorio e noto che è ancora presto. Vado a prendere un caffè li vicino per attendere l’arrivo dei docenti. Devo parlare con la professoressa Green. Chiamo Venice e mi faccio mandare tutte le informazioni che abbiamo sulla pratica di Isabella. E alle 9.00 in punto busso al suo ufficio.
- Avanti –
- Buongiorno professoressa Green – alza la testa dal suo pc e mi osserva.
- Mister Cullen cosa la porta nel mio ufficio questa mattina? – sorrido per ammorbidirla un po’. Sono stato un suo studente e so benissimo quanto possa essere ostica questa donna.
- Ho commesso un terribile errore, professoressa Green e vorrei rimediare, con il suo aiuto – mi accomodo senza che lei mi abbia indicato di farlo. E le faccio il mio famoso sorriso a cui nessuno può resistere.
- Mi dica – noto che si mette in posizione di difesa. Braccia tese sulla scrivania, toglie gli occhiali e mi fissa.
- Isabella Marie Swan. Ho fatto un terribile errore di valutazione. Effettivamente non avevo letto bene il suo curriculum – sorrido per celare la mia bugia.
- Forse voleva dire che non ha letto proprio il suo curriculum – eccola. La temibile professoressa Green che attacca!
- Può vederla come preferisce! In ogni caso sono qui per rimediare. Per cui se cortesemente mi indica quale modulo debba compilare, già oggi pomeriggio lo Swan sarà una mia stagista. E le garantisco che la accoglierò personalmente con le migliori maniere – adesso non sorrido più.
Già mi ha fatto incazzare la diretta interessata con il suo no. La professoressa Green non può negarmi quello che le richiedo.
- Lei ha pesantemente influito su una delle più brillanti studentesse che abbia mai avuto. E adesso viene qui e mi dice che ha semplicemente fatto un errore di valutazione! Ha una bella faccia tosta – mi osserva e mi sento ancora uno studentello alle prime armi.
- Pensa che non sappia che la Swan sta facendo salti mortali per seguire quello stage e uscirne indenne, senza che nessuno le metta le mani addosso? E che mi farebbe piacere liberarla da quella situazione? Ma non penso che lei possa essere migliore di Volturi. Ho visto quella ragazza distrutta dopo il suo rifiuto e non le consentirò di ridurla ancora in quello stato. No. Non intendo permetterle di cambiare lo stage, a meno che non sia la Swan a chiedermelo– e adesso sono nei guai perché Isabella non lo farà mai.
E provo a intaccare l’integrità della professoressa Green...
- E se facessi una cospicua donazione alla NYU? Magari proprio al suo dipartimento? – e per la seconda volta oggi vengo cacciato da una donna.
- Fuori di qui immediatamente! – penso non sia il caso rimanere.

Fine flashback

E adesso sono nel mio ufficio con un gran mal di testa al solo pensiero di Isabella a pochi metri di distanza da Volturi.  Sono talmente incazzato con me stesso, con mia cugina, con il mondo intero che non riesco a concludere niente. Un dubbio mi assilla: perché Charlie, dopo che ha saputo del mio comportamento nei riguardi della figlia, non mi ha chiamato? Deve essere proprio deluso dal mio comportamento. Il ronzio dell’interfono mi riporta alla realtà.
- Signor Cullen,  c’è in linea l’ingegner … - la interrompo. In questo momento non ho voglia di sentire nessuno.
- Passalo a James. Non ho voglia di sentire nessuno.  Portami subito un’aspirina – e chiudo senza darle il tempo di ribadire niente. Pochi minuti dopo e nel mio ufficio con un bicchiere d’acqua e l’aspirina che le ho chiesto.
- Posso fare altro per lei? –
- Si, lasciami solo e non far passare nessuno – ma non finisco a parlare che James piomba nel mio uffico.
- Edward ho preso accordi con la Mechowe per domani mattina. I documenti sono pronti, devi solo visionarli – lo osservo. È un mio caro amico ma anche uno dei migliori avvocati in circolazione.
- Venice puoi andare – e la liquido. James mi osserva perché non continua a  spiegarmi del contratto.
- Che hai fatto? hai una faccia … -
- La tua amica mi sta facendo impazzire. – lo vedo sorridere.
- Edward è incazzata con te e ne ha tutte le ragioni. Ma dalle il tempo di conoscerti. È una brava ragazza ed è simpatica. È molto bella e sinceramente ti assomiglia anche tanto. – lo vedo sorridere, gli racconto la mia mattinata.
- Stamane sono stato al dormitorio a trovarla. Volevo parlarle e le ho anche portato la colazione. Le ho detto che mi dispiaceva. Che avrei rimediato. Ma ha rifiutato il mio aiuto. Poi sono stato a parlare con la professoressa Green. Le ho semplicemente detto che rivolevo la sua studentessa nei miei uffici e lei mi ha sbattuto fuori. Non puoi capire che giornata del cazzo oggi! – e bevo la mia aspirina. Lo sento ridere.
- Dalle il tempo di conoscerti. E con la professoressa Green come ti sei atteggiato? Come al tuo solito: voglio, comando e posso? Oppure sei stato gentile e disponibile? –
- Mi sono offerto anche di fare una cospicua donazione al suo dipartimento. Cosa dovevo fare di più: darle un assegno in bianco ? – e adesso lo vedo ridere.
- Bravo James. Grazie del sostegno. E intanto Isabella è nelle grinfie di Volturi – adesso è serio finalmente.
- C’è Alec con lei e non la lascia un attimo sola. Ma effettivamente se riusciamo a farla venire via di la mi sentirei meglio anche io –
- James tu sai il motivo per cui Charlie non ha cercato di mettersi in contatto con me in questi mesi?–
- Si, sa che tuo padre non è stato bene. Isabella è arrivata a New York il periodo che Thomas ha fatto tutti quegli accertamenti e tua madre non stava bene. Non voleva causare loro altri problemi. Ma se venisse a sapere che la figlia sta alla Volturi penso che prenderebbe il primo aereo per trascinarla a casa. E tu passeresti un brutto quarto d’ora! – sorrido al pensiero. Rimaniamo in silenzio.
- E mi spieghi il comportamento di Alice e del resto della mia famiglia? –
- Non l’ho capito molto e Bella c’è rimasta male. Si sono dileguati invece di darle supporto. Alice e Rosalie sono entrate in confraternita grazie a Bella. È vero che gli affari per loro non vanno granché ma, detto tra noi,  potevano darle un’opportunità. Un paio di volte Anthony e Marie l’hanno invitata a pranzo la domenica, ma nulla di più.  –
- A breve  dovremo parlare dei loro affari. Voglio consigliarmi con mio padre, ma penso che se non vogliono fallire, dovranno accettare l’idea dell’acquisizione da parte nostra – rimango a pensare ma nel mio cervello c’è solo lei.
- Pensi che sia il caso che  metta la sicurezza a vigilare su di lei? – adesso mi guarda serio. È come se volesse dirmi qualcosa ma si trattiene. Ed io ho l’impressione che mi manchi un tassello di tutta la storia.
- Edward non starai esagerando? Lascia perdere. –
- James tu non sai di che potrebbe essere capace Aro. E mi avete detto voi stessi che Dimitri ci prova di continuo. Vorrei fare infiltrare qualcuno dei miei uomini alla Volturi per controllarla quando è dentro. E un paio di uomini che la seguono in ogni spostamento –
- Edward potresti anche metterla in pericolo –
- Ci ho pensato anche io. Ma, forse, se lei non lo viene venire a sapere … - ed in fondo è la verità. Non voglio che le accada nulla di male.
- Parlane anche con Alec e poi decidiamo. Stasera vieni con noi a bere qualcosa al Twilight e ne approfittiamo per parlare –

E faccio quanto mi chiede. Passo il pomeriggio ad organizzare la vigilanza per Bella. Spiego a Nick che dovranno infiltrasi nella Volturi e lui rimane perplesso.
- Signor Cullen è una missione suicida. Sia per la persona che infiltreremo e sia per lei. Scateneremo una guerra contro Volturi e sa benissimo che lui non si tirerà dietro – lui è serio ma io lo sono altrettanto.
- Nick, finché Isabella Swan sarà lì dentro deve essere al sicuro. Questa è la nostra mission. Organizza e domani mattina si parte con la vigilanza – sa bene che il discorso è chiuso.
- Va bene signor Cullen – e mi lascia solo nel mio ufficio.

La serata arriva presto. E mi ritrovo ansioso di arrivare al pub. So benissimo che incontrerò di nuovo Isabella e, forse, è proprio per lei che sono ansioso di arrivare lì.
- Ciao Edward! Alla buon ora. Com’è i mercati finanziari non ti lasciavano uscire? – eccolo il mio amico di sempre che mi prende in giro.
- E tu sempre in giro perché non hai nulla da fare? –  si avvicina una cameriera per ordinare.
- Bellezza porta un altro giro di birra per tutti – James non mi da il tempo di scegliere.

Da lontano osservo Isabella lavorare. È così impegnata che probabilmente non si è accorta di me. Noto che scherza con tutti ma da poca confidenza. Passo la serata ad osservarla cercando di non farmi notare dai miei amici con i quali chiacchiero del più e del meno. Ricordiamo i bei tempi e cerco di sapere da Alec cosa ha fatto in questi anni. Ma è abbastanza restio a sbottonarsi.

Ogni tanto arrivano dal bar dei piatti con cibo tipicamente italiano. Ma non capisco chi li ha ordinati.
–  E’ Bella che ci pensa! – me lo spiega James quando guarda il mio dubbio.
- Wow! Le piadine. Ti ricordi Eddy quante ne mangiavamo! Guarda ne ha preparata una anche per te-  sorrido a quel ricordo e mangio la squisitezza che ci ha fatto preparare.

Non mi rendo conto che il tempo passa fin quanto non si avvicina a noi Isabella finalmente cambiata. Con un jeans e una camicetta. Ed in mano altre piadine ma con la Nutella.

Pov Bella

Come rovinarsi la giornata ancora prima di svegliarsi: semplice, basta che alla tua porta bussi Edward Cullen! Che nervi quel ragazzo. È la persona più arrogante che conosca.

Mi ha posto le sue scuse dicendomi di non conoscermi e di essersi irritato per la presenza della cugina. Bé, forse questo posso anche capirlo.

L’ho osservato mentre guardava la foto della sorella. Ha cambiato espressione. Ho visto i suoi occhi velarsi di malinconia. E mi ha proposto di mettere riparo alla situazione che lui stesso ha creato. Mi piacerebbe tanto, ma sto aiutando Alec e non lo lascio solo lì dentro. Avrei paura per lui.

Anche oggi è riuscito ad entrare nel pc di Aro mentre distraevo Abigail. Ma non riusciamo a trovare quello che serve ad incastrarlo. Ci sono diversi files criptati e Dimitri è rientrato nel momento meno opportuno.

E adesso è qui al pub che scherza e ride con Alec e James. A vederlo così rilassato sembra un ragazzo come tanti altri. Beve una birra e si fa quattro chiacchiere con gli amici. Passo ad una cameriera un piatto con delle sfiziose piadine con  prosciutto crudo e squacquerone e le dico di portarlo ai ragazzi. Ne ho fatta una anche per lo stronzo!

Ho oramai finito il mio turno e mi avvicino al loro tavolo prendendomi un cocktail. E portando un piatto con piadine alla Nutella.
- Ehi finito per oggi? – è Alec a scorgermi per primo. Mentre mi siedo accanto al nemico.
- Vedo che siete in compagnia stasera! Addirittura con Mister donazione!  – è chiaro il riferimento al colloquio che ha avuto con la professoressa Green. La quale mi ha chiamata, abbastanza agitata, per urlarmi contro. Pensando che avessi un qualche ruolo nel suo comportamento. Edward si mette a ridere di gusto!
- Te lo ha raccontato? – sorrido anche io.
- No, mi ha urlato contro. E mi ha minacciato per la seconda volta di farmi ritornare in Italia. Dice che al terzo avvertimento la minaccia si avvera. Per cui vedi di stare lontano da me! – cerca di non ridermi in faccia. E penso che sia bellissimo.
- Ma che è successo? – solo Alec è all’oscuro di quello che ha combinato Edward stamane e lo aggiorniamo.
- Va bene signorina, mister donazione avrà sbagliato ma perché non gli permetti di farsi perdonare e accetti la sua offerta di fare lo stage con lui. Ti  assicuro che è un bravo ragazzo e impareresti dal migliore – rimango perplessa a sentire le parole di Alec e anche James lo guarda meravigliato. Sappiamo entrambi perché le ha pronunciate: vuole che stia lontano dalla Volturi e lasci perdere l’idea di aiutarlo. Rispondo scherzando, poi ne parleremo in privato:
- E non avere più il piacere di romperti tutti i giorni? Alec sei proprio un illuso -  Edward ci osserva tutti e tre.

Sicuramente avrà notato il mio sguardo serio e James che guarda il fidanzato in maniera strana.
- Va bene,  per me si è fatto tardi. Per una volta posso tornare al dormitorio da sola? Prometto di arrivare sana e salva! – mi sto già sistemando il giubbino ma anche loro si alzano.
- Non volevo interrompere la vostra rimpatriata – quasi mi giustifico.
- Nessun problema. È venerdì per tutti domani. E ricordati che sabato facciamo scuola guida  –  è James a ricordarmelo. Si stanno alternando per insegnarmi a guidare.
- Devi prendere la patente? – Edward è curioso di quello che faccio. Al mio posto risponde Alec.
- Si, ha l’esame a fine settimana prossima. Quante macchine hai Cullen? – lo chiede curioso.
- Sei! Perché? –
- Perché sabato puoi farle fare tu scuola guida. Tanto se ti sfascia una macchina ne hai altre cinque – guardo allibita i miei amici. E il nemico che accetta l’offerta.
- Con piacere -  siamo all’aria aperta quando sento …
- Edward puoi riportare tu a casa Isabella stasera? Grazie! – e i miei amici scompaiono. Pochi istanti e non li vedo più, li sento solo ridere. Lasciandomi davanti il pub come un’idiota. Sento Edward che mi chiama indicandomi la sua macchina proprio davanti a noi. Il suo autista ha già aperto la portiera.
- Non ti preoccupare, posso tornare da sola – ma mi prende al volo la mano e mi accompagna verso la macchina.
- Non è un problema. Mi permetti di stare in tua compagnia? –

Non parliamo in macchina. Però ho una cosa di chiedergli.
- Hai detto diverse volte che vuoi rimediare – la mia è una affermazione.
- Si, lo voglio veramente. Accetta la mia proposta. Sarò personalmente il tuo tutor se me lo permetterai – mi guarda speranzoso, ma è altro che mi interessa.
- No, per quello lascia le cose come stanno. Avrei un’altra cosa da chiederti. Ma sentiti libero di rifiutare se non sei d’accordo  - mi fissa assottigliando gli occhi.
Non sono mai stata sulla tomba di Rachel e mi manca. Ma non saprei a chi chiedere di indicarmi dove sia. I tuoi familiari sono stati molto vaghi in proposito. Potresti accompagnarmi tu? – rimane sbigottito dalla mia richiesta e lo vedo fissare il vuoto.

- Era più di una amica per me. Lo so che il mio dolore non si può paragonare al tuo. Ma ci terrei ad andare a salutarla – ho gli occhi velati dalle lacrime e mi volto verso il finestrino.
- Va bene. Sabato mattina sei libera? – annuisco solamente. Siamo arrivati al mio dormitorio. Faccio per scendere ma lui mi precede. Mi accompagna fino alla porta.
- Grazie del passaggio – apro la porta e mi volto verso di lui.
- Grazie della tua compagnia – e si volta per andare via.

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Capitolo 12
*** ... Il tempo di organizzarmi e arrivo ... ***



Pov Bella

Che bello il sabato mattina poter dormire qualche minuto più del solito! Senza l’ansia dei corsi, dello stage, del lavoro. Potermi dedicare a me stessa e riflettere sulla settimana che si sta concludendo.

Oggi ho meno tempo del solito per rimuginare. Non perché devo andare a correre con le mie amiche ma perché a momenti verrà a prendermi Edward. E ho deciso di cercare di essere meno ostile. Se è vero che non si è comportato in quella maniera per colpa mia, non ho motivo di fargli la guerra. E sta cercando di rimediare in ogni modo. Se non stessi aiutando Alec, avrei accettato la sua proposta di continuare lo stage con lui.

Oggi, dopo anni, andrò a trovare la mia amichetta. E sono diverse le cose che le devo portare. Mi rompe un po’ andare con lui, ma non so dove sia sepolta e sono senza mezzi di locomozione. Da qualcuno avrei dovuto farmi accompagnare.

Sono le 9.00 in punto quando bussa alla mia porta.
- Ehi, puntuale come un orologio svizzero! – lo vedo sorridere. E’ in versione casual: jeans e felpa leggera. L’aria sta riscaldando in questi giorni. In fondo siamo già a fine maggio.
- La colazione! Non ho mai mangiato alla mensa ma ricordo i miei compagni di corso dire che era impossibile – mi parla mentre mi porge un sacchetto con un croissant e il caffè. Lo ringrazio.
- Grazie. Non sai che fame ho. Ieri sera ho fatto tardi con Alec e la mensa era già chiusa al mio rientro in dormitorio– mi guardo e capisco che non approva.
- Mi è giunta voce che a pranzo mangi poco, la cena la salti. Non va proprio bene - mentre parliamo ci dirigiamo verso la sua macchina.
È uno splendido SUV della BMW e appena ci vede il suo autista ci apre le portiere. Oggi c’è un altro uomo accanto al suo autista.
- Cavoli che bella macchina. – la guardo e noto che sembra proprio soddisfatto della mia affermazione.
- Allora è vero quando dicono che sei proprio ricco! – e adesso, mentre saliamo in macchina, scoppia a ridere.
- Non hai peli sulla lingua vedo! -
- E tu non mi hai risposto – mi guarda mentre dice all’autista che possiamo partire.
- Sono ricco? Non lo so, davanti a me ce ne sono 4 ancora più ricchi! – che sbruffone.
- Cioè sei la quinta persona più ricca in America? – adesso sono io che sono sbalordita. Ma mi gela.
- No, non in America. Nel mondo. Non mi guardare con quella faccia! Non è colpa mia! Penso a lavorare e ho i miei risultati!  - me lo dice quasi imbarazzato.
- Raccontami qualcosa di te. Tu puoi accedere ad internet e avere tutte le informazioni che vuoi su di me. Ma io no!– lo guardo e mi viene da ridere.
- Che posso dirti? Quello famoso sei tu, non io! – mi guarda e sorride. E decide di parlare lui:
- Allora studi finanza aziendale e hai avuto una borsa di studio. Sei in parte italiana e sei molto testarda. Irritante, a volte. Non vuoi lavorare con me e preferisci fare le fotocopie alla Volturi! questo è tutto quello che so di te – lo guardo e mi viene da ridere.
- Il mio colore preferito è il verde. Mi piace la musica e sono una fan degli U2. Ho visto diversi loro concerti. Mi piace leggere. La mia autrice preferita? Clara Sanchez ma anche  Margaret Mazzantini. E Ken Follet … e non faccio solo fotocopie alla Volturi. – mi guarda mentre sprofonda comodamente sul sedile della macchina
- Ma non vuoi lavorare con me. Ti insegnerei personalmente quello che so dei mercati finanziari. Non sei tentata di dirmi si? – adesso lo guardo e sono tentata. Molto tentata! Ma Alec …
- Era destino che andasse così, lascia le cose come stanno. È più semplice – lo guardo sperando che chiuda l’argomento.
- Più semplice per chi? – non rispondo alla sua domanda. E lui prosegue:
- Vorrei chiamare Charlie. Ma devo capire cosa posso dirgli. Non vorrei metterti nei guai. – so che si riferisce al lavoro e alla Volturi.
- E vorrei anche che tu andassi a trovare i miei genitori. Ne sarebbero felici, molto felici – adesso lo guardo perplessa.
- Ma mi hanno detto il contrario .. – lo vedo sbuffare e incavolarti.
- Chi te lo ha detto? Alice e Rosalie? Senti, se vuoi sapere qualcosa sulla mia famiglia, la prossima volta, vieni da me– è abbastanza incavolato.

E rimaniamo in silenzio finchè non arriviamo. Appena la macchina si ferma i due uomini davanti al volo scendono e ci aprono le portiere. E piano entriamo nel piccolo cimitero. Mi sento agitata. Sono anni che penso a questo momento.

Al giorno in cui sarei tornata in America e avrei rivisto la mia amica solo attraverso una foto poggiata sulla sua tomba. Non mi accorgo di star lacrimando finché Edward mi prende la mano ed io la stringo volentieri. Quel semplice contatto riesce a tranquillizzarmi.

Arriviamo vicino ad una piccola cappella e Edward, con una combinazione, apre la porta. È tutto bianco lì dentro. Gentilmente lui si è fatto da parte per farmi entrare. E vedo la grande foto appesa sulla parete sopra la sua tomba. È bellissima e una lacrima cade sulle mie guance. Comincio a parlare.
- Era la mia migliore amica. Forse una sorella. Quella a cui raccontavo tutto malgrado la distanza.-  sento Edward ridere e mi volto verso di lui.
- Lo so bene che vi raccontavate tutto. Per non farsi trovare da mia madre al telefono di notte si nascondeva nella mia camera. E mi chiedevo sempre che avevano da dirsi due ragazzine per ore al telefono! Cioè all’epoca la vostra vita contemplava la scuola, l’amore platonico e le festicciole tra amici!–
- Gentile stamane! Comunque ci raccontavamo tutto, anche la giornata a scuola! E mi parlava spesso di te. Di quanto le portavi il croissant il sabato sera e ti aspettava sveglia. O di come odiasse le tue fidanzate. – lo vedo sorridere a quel ricordo.
- Ne ha fatte scappare diverse! -

Mi siedo in terra e dalla mia borsa comincio a prendere alcuni oggetti.
- Ciao Rachel! Alla fine ho avuto il coraggio di tornare qui. E ti ho anche portato le ultime cose che ci eravamo promesse. – prendo una bandana e la poggio sulla sua tomba. La sistemo vicino la sua foto.
- L’ho comprata al concerto degli U2. Sono riuscita a convincere Pierre e Matteo ad accompagnarmi. E ne ho comprate due. La tua è blu, la mia verde. È stato fantastico. E c’era così tanta gente. Era come ci immaginavamo: c’era un sacco di gente fatta. Ma Matteo non mi ha permesso di provare niente … -
- Scusa che volevi provare? – Edward mi guarda sconvolto.
Si è seduto accanto a me, sul pavimento. Anche lui con le gambe incrociate. E comincio a parlare con  lui.
- Allora una delle cose che dovevo fare con Rachel appena compiuti i diciotto anni era quello di provare del fumo. E dovevamo farlo durante un concerto degli U2. Ma Matteo e Pierre non me lo hanno permesso.  – mi guarda meravigliato.
- Cioè la mia sorellina pensava queste cose?! – e mi guarda sorridendo. Nel frattempo ho preso il diario che avevamo compilato l’ultima estate passata insieme.
- Ok. Questo adesso lo devi tenere tu. Ma la chiave la conservo io! – mi giro verso Edward e gli spiego.
- Ogni estate compilavamo il diario delle vacanze. Era un po’ il nostro ricordo di quello che avevamo fatto e ogni sei mesi ce li scambiavamo. Adesso penso che sia il suo turno –
- Ed infine ti ho comprato il bracciale come il mio, quello che ti piaceva tanto! Io non lo porto più con Pio è finita quasi subito. Ma l'ho conservato con cura. – è un piccolo filo di caucciù ma a lei piaceva tanto. E mi volto verso Edward per spiegargli anche quel regalo:
- A me lo aveva regalato Pio, il mio primo fidanzatino. E quando lo feci vedere a Rachel tramite chat le era piaciuto tanto. Allora lo comprai uguale per lei –

Siamo rimasti parecchio a ricordare Rachel. Seduti in terra a parlare tranquillamente. Ma siamo finiti a parlare di noi. Mi ha raccontato di lui. Di come si sia trovato a diciotto anni a dirigere una società e quante volte abbia chiamato Charlie per chiedergli consigli. Mi ha raccontato gli anni dell’università e mi ha dato consigli su quali esami sostenere e quali, invece, reputa inutili.
- Credo che sia ora di andare – mi rendo conto solo adesso che è ora di pranzo.
- Scusami non era mia intenzione farti perdere tempo. Non mi sono proprio resa conto dell’ora – lo vedo porgermi la mano per aiutarmi a passare.
- Non mi hai fatto perdere tempo. Mi sono preso l’intera giornata libera. Ma devi fare scuola guida, oggi -

Ritorniamo verso la macchina. Ora ne sono due e non capisco.
- Noi andiamo con il suv. Loro – ed indica le sue guardie del corpo – prendono l’Audi. Forza Bella – e guardo la macchina.
- Non posso. – mi guarda e non capisce.
- Se faccio danno …. , questa macchina vale un sacco….  Non posso – invece di rispondere, mi apre lo sportello da lato guidatore e mi fa salire.
- Se fai danno si ripara. Se ti fai male tu mi preoccuperei. – e lo vedo sbiancare di colpo.
- Che succede? –
- Per favore non farti male. Oppure Charlie mi farà a fettine piccole piccole … - e scoppio a ridere.
Forza, metti in moto – e faccio come mi ha detto.
In realtà so guidare. In Italia i miei fratelli mi avevano già insegnato. Devo solo prendere la mano con il cambio automatico e ai grandi spazi che ci sono sulle strade americane.
- Sei brava – finalmente si rilassa con la mia guida.
- Mi ha fatto bene stare in tua compagnia. Ti posso offrire il pranzo? – mi guarda speranzoso.
- Ma ti ho già rubato parecchio tempo –
- Forza, andiamo a pranzo insieme. C’è una steak house qui vicino proprio buona. – e mi indica la strada da seguire.

Mangiamo e chiacchieriamo divertendoci. Mi racconta alcuni aspetti della sua vita, che non è poi così rose e fiori.
- Chi sono quegli uomini che sono con te? – mi guarda e sorride.
- Uno è Nick,  il capo del mio staff di sicurezza. È quello con il giubbino nero. Gli altri fanno parte dello staff  – lo guardo meravigliata.
- Non è facile essere così popolari Isabella! –
- Bella – sorride
- Ho l’onore di chiamarti Bella? Wow! Qui ci vuole un brindisi, peccato che tu non possa bere del vino e con l’acqua non si può brindare! –
- Non mi prendere in giro o ritorni a Isabella –
- Va bene, ma ora ho una domanda io per te. Sono diverse volte che nomini un certo Pierre. Chi è? Il tuo ragazzo? – scoppio quasi a ridere!
- No, è il ragazzo di Matteo – adesso è proprio scioccato.
- Cavoli  e chi se lo immaginava! –
- Bé il tuo amico Alec se l’era immaginato. Infatti, pare, da racconti che ho sentito, che hanno avuto le prime esperienze insieme. Ma non so e non voglio sapere che tipo di esperienze! – lo faccio ridere.
- Quindi, mentre io ero in spiaggia a darmi da fare con le ragazze, loro si davano da fare in camera! –
- Ah! Fermo! È di mio fratello che stai parlando e non voglio immaginarlo in certe situazioni –
- E tuo padre come ha reagito all’omosessualità di tuo fratello? – è curioso.
Ma gli racconto tutto mentre mangiamo il dolce. Del suo outing, di Parigi, della sofferenza nel periodo di distacco, del nostro viaggio e di quando lo abbiamo riportato a casa. E di Pierre.
- Wow! Che i tuoi fossero dei grandi l’ho sempre saputo -

Sono le 18.00 quando mi riporta al dormitorio.
- Grazie per la giornata Edward –
- Grazie a te per la compagnia, Bella –

Ci fissiamo a lungo. Poi, gli lascio un bacio sulla guancia e rientro.
 
Pov Edward

Oggi  l’intera famiglia Cullen sarà ospite a pranzo dai miei genitori.
Ho parlato con mio padre della loro situazione finanziaria e si è detto disponibile ad aiutarli.
Acquisiremo il 51% delle loro quote societarie e gli lasceremo il management. Per loro è un affare. Per noi una operazione rischiosa.

Arrivo presto a casa dei miei genitori. Mio padre è nel suo studio. Dietro la sua scrivania sta leggendo la relazione che gli ho fatto pervenire sulle imprese di famiglia.

- Hai aumentato il fatturato nel primo semestre dell’anno – si è accorto della mia presenza senza alzare gli occhi dai fogli.
- Potevo fare meglio ma l’economia  è in forte recessione e, per adesso, non se ne esce –
- Se lo dici tu che sei l’esperto, mi fido! Comunque nessuno ha realizzato il tuo fatturato, malgrado la crisi …. Grande!- sorrido.
- Ho imparato dal migliore – mi avvicino a lui e solo in quel momento arriva mia madre.
- Edward sei arrivato. – viene e mi lascia un dolce bacio sulla guancia
- Ciao Mamma. Quanto sei bella oggi! –  malgrado la avversità della vita che le hanno tolto il sorriso dal volto è sempre una bella donna.
- E tu sei un adulatore nato. Come stai tesoro? –
- Ho avuto una bella settimana  e mi sento bene – è la verità.

Da sabato scorso che sono stato al cimitero con Bella mi sento proprio bene. Ho passato diverse sere con i miei amici in attesa che  Bella finisse di lavorare. Stiamo diventando amici. Anche se qualcosa nel suo atteggiamento non mi convince. È come se mi nascondesse qualcosa e che faticasse a non dirmela.
- Sono contenta. E questo benessere da cosa deriva? – voglio essere sincero con loro anche se non posso in tutto.
- Ho conosciuto una persona che mi fa stare bene -
- Una donna? – mi guarda circospetta.
- Non è quello che immagini tu. Solo un’amica. – chiarisco subito con mia madre per evitare fraintendimenti.
- Di letto? – è mio padre a chiedermelo. Con un sorriso da saputo sul volto.
- No papà. Assolutamente no. Una cara amica – non possiamo andare avanti nel discorso perché i nostri parenti arrivano e comincia lo show!

Il tempo di accomodarci in soggiorno per gli aperitivi e arrivano i miei cugini. Emmet è il solito allegro ragazzone. A giorni anche lui si laureerà. Mentre la sorella è ancora al primo anno. Sono accompagnati dai loro fidanzati. Jasper che è un tipo estremamente riservato e Rosalie che è l’arroganza fatta persona.

Ci mettiamo a tavola. La discussione è leggera e verte su argomenti  che variano dal tempo al campionato di basket. Finchè mio padre, abilmente, non la incanala sull’economia. E ben presto si arriva a parlare del vero motivo dell’invito.
- Carlisle è sempre stato il mio lavoro quello di valutare le aziende e i mercati finanziari. La Cullen non attraversa un bel periodo. Magari potremmo intervenire. Edward si è detto disponibile – e mi guarda invitandomi a parlare.

Come sono abituato a fare comincio ad indicare i vantaggi di una cessione di azioni in favore dell’introduzione di capitali freschi.
- Insomma siamo disposti ad aiutarvi. In famiglia si usa così in fondo – papà ha fatto la sua offerta.
- Inoltre manterreste le aziende per Emmet e Alice. In fondo, soprattutto per Emmet, è il suo futuro zio. – mi guarda e mi sembra rassegnato. Chi manda tutto all’aria è mio nonno.
- Edward, grazie ma non ci serve il tuo aiuto – mi guardo in faccia con mio padre e non ne capisco il motivo.
- Papà, sai benissimo che Edward è in grado di aiutarvi a farvi uscire da questo periodo nero. Senza il suo aiuto entro l’anno chiuderete per bancarotta – noto sia mia nonna che mia zia allarmarsi.
- È dimmi Thomas, come ci aiuterebbe Edward? Se non si è fatto scrupoli a rovinare la figlia di Charlie Swan perché dovrebbe farsene con noi? – ecco! La mia fine è iniziata.
- Non ho fatto nulla a Isabella –  cerco immediatamente di difendermi, ma nessuno mi ascolta.
- Cosa c’entra Bella? – è mia madre a chiedermelo. I miei si guardano in faccia perché non capiscono la piega che ha preso il discorso. E, poi, guardano me in attesa di chiarimenti.
- Isabella è a New York per aver avuto una borsa di studio alla NYU. Ma tuo figlio è riuscito a rovinare i suoi studi – è mia nonna a chiarire l'arcano ai miei!
- E perché Charlie non ci ha detto niente? – mia madre è sempre più perplessa.
- Non ho fatto nulla del genere e lei ha capito benissimo – mi incavolo alzandomi da tavola.
- Non volete il mio aiuto. Perfetto. In fondo per me era una operazione a perdere e lo facevo solo per mio padre – adesso sono loro ad alzarsi e andarsene.

- Edward andiamo nello studio. – è mio padre a dirlo e mia madre ci segue. Sono abbastanza adirati.
- Cosa c’entra Isabella Swan? – e decido di raccontare loro tutta la verità.
- È arrivata a New York a metà gennaio. Frequenta la NYU. È una eccellente studentessa e si è classificata prima per la borsa di studio. Ha scelto di fare lo stage da me. Ma quella mattina, quando è arrivata in ufficio e l’ho vista con Alice, bé non ci ho visto più. Sapete cosa penso di Alice e delle sue troiette amiche – osservo mia madre che mi rimprovera con lo sguardo per il termine utilizzato.
- Inoltre Alice mi ha fatto incavolare nominandomi Rachel e io non ci ho più visto. E le ho cacciate – rimangono entrambi senza parole.
- Cosa hai fatto? – mia madre alza la voce. E non è da lei.
- La piccola Isabella. Suo padre ha quasi mandato in rovina i suoi affari per noi e tu la cacci! – è proprio incazzata!
- Mamma non l’ho cacciata – comincio ad agitarmi.
- Adesso capisco perché è diverso tempo che Charlie non risponde alle mie telefonate. – osservo mio padre sospirare pesantemente.
- Ma perché non ci ha avvisato dell’arrivo di Bella? L’avremmo accolta noi – anche mio padre è delusa dal mio comportamento.
- È arrivata durante il periodo del tuo ricovero e non voleva disturbare. I nonni le hanno sconsigliato di venirvi a trovare. Perché per voi sarebbe stato un dolore. – mio padre batte un pugno sulla scrivania.
- Ed io li volevo anche aiutare! Va bene chiamo subito Charlie. Ma tu devi rimediare a quello che hai combinato. Capito? E perché non ci hai detto niente? –
- Da quel giorno non l’ho più rivista. Poi, due settimane fa sono andato a casa di James. Ero preoccupato perché negli ultimi mesi era strano. E li ho trovato Bella. Mi odiava ma pian piano sto riuscendo a farmi accettare. E volevo mettere la situazione a posto. Per colpa mia ha anche perso parte della borsa di studio e si è dovuta trovare un lavoro. Mi sono offerto di rimediare ed ho parlato anche con la sua professoressa ma non ne ha volute sentire. Se è Bella a farne richiesta allora sistemeranno la situazione, altrimenti no. – osservo mio padre fare il numero di Charlie. Mette il vivavoce.

Pronto? – riconosco la voce dell’uomo che per me è stato un secondo padre.
- Isabella è qui in America e non mi dici niente. – papà è proprio incavolato.
- Hai già abbastanza grattacapi per la testa per correre anche dietro a Isabella – ridono.
- O ci avrei messo Edward a correre appresso a lei. Mi sarei limitato ad accoglierla – papà scherza.
- Tuo figlio è meglio che stia lontano da mia figlia. Ha già fatto abbastanza guai – sorridono entrambi.
- Ciao Charlie. Sto cercando di rimediare ai miei danni, ma tua figlia è testarda –
- È figlia di sua madre. Ciao Edward! Mi aspettavo una tua chiamata molto tempo fa –
- Non sapevo che era tua figlia. E gliel’ho anche detto. L’ho conosciuta da poco e volevo chiamarti. Ma non sapevo proprio come scusarmi con te.  – rimaniamo a parlare per molto.

Sentiamo anche Renee. Sono contenti che la figlia possa fare affidamento su di noi. Lei, come al solito, è sempre piena di attenzioni nei miei riguardi e mi tratta come se nulla fosse successo con la figlia. Mi chiede come sto, come procede la mia vita. Come la figlia, riesce a farmi stare bene. E’ proprio questo suo comportamento amorevole a farmi sentire ancora più in colpa.

- Io devo dirvi un’ultima cosa. Poi, potrete urlarmi contro quanto vorrete –  e adesso devo confessare la parte più orribile della situazione.
- Che hai combinato ancora Edward? – è mia madre a chiedermelo.
- Lo stage. Bella lo sta facendo alla Volturi – ho gelato tutti.
- Non mi ha detto niente – Charlie è il primo a riprendersi.
- So che non te lo ha detto. A volte ho l’impressione che Bella sappia cosa sia successo a Rachel –
- Edward da quando lo sai? –papà è intuitivo.
- Da due settimane. E dalla mattina successiva Bella è sotto scorta dei miei uomini. Lei non ne sa niente. – sento la loro preoccupazione crescere.
- Con lei ci sta sempre anche Alec. La segue in tutto perché Aro ha capito subito che Bella era la figlia di Charlie. E Alec fa in modo che non rimanga mai sola. La accompagna e la va a prendere al lavoro tutti i giorni. E negli ultimi tempi la controllo anche io – sento sospirare Charlie mentre i miei genitori sono sbiancati.
- E Alec adesso da dove è uscito? – è mia madre sempre più sconvolta a chiederlo.
- La storia  è lunga mamma –
- Edward abbiamo tempo. Mettiti seduto e parla – e così faccio.

Quando finisco:
- Thomas il tempo di organizzarmi e sono a New York. Al massimo entro domani –
- Ok. Considera i voli già prenotati. Ci vediamo presto amico mio – e chiude.

Rimaniamo in silenzio.
- Mi dispiace. Non volevo causare tutti questi problemi. Ma quella mattina ero proprio incavolato –
- Edward non l’hai fatto a posta. E se Bella ti ha perdonato, chi siamo noi per darti addosso? – mia madre mi abbraccia e la sento piangere. So che sta ripensando a mia sorella.
- Era Bella la ragazza a cui ti riferivi prima? –
- Si, mi fa stare bene e mi tranquillizza la sua presenza –
- Valla a prendere. La voglio rivedere. Intanto parlo con Nick per capire se Aro ha intenzioni su di lei – ed eseguo  i loro ordini. Mio padre è nel suo ufficio con Nick.
- E vedi se riesci a far venire anche Alec che mi deve dare alcune spiegazioni! – osservo mio padre e mi sembra di rivederlo da giovane, con il mondo in mano.
- Papà è sempre lo stesso. Abbiamo ripreso a vederci, ma non vuole dirmi che è successo in questi anni –
- Ci penserò io a scoprirlo se il ragazzo non vuole parlare – e si mette al lavoro con Nick

- Ok. Visto che non abbiamo pranzato, organizzo qualcosa per cena – e anche mia madre sparisce.

Chiamo James e lo convinco a portare Alec a casa dei miei per cena. Mi è sembrato un po’ scettico, ma sono riuscito a convincerlo.

Mezz’ora dopo sono al dormitorio di Bella. Dalla sua stanza si sente venire un gran vociare. Busso perché sono incuriosito e quando mi apre osservo che si sono diverse ragazze nella sua camera.
- Non volevo disturbare – mi giustifico subito.
- Ciao, entra. Ci sono le mie vicine di stanza – ci sono quattro ragazze dentro.

Si bloccano quando mi vedono. Effettivamente provoco questo effetto sulla gente che mi riconosce, in particolare sulle ragazze.
- Edward loro sono Victoria e Kate. – le ragazze rimangono ferme nelle loro posizioni.
- Ehm … Vic? Sveglia? – Bella la prende in giro finché non si scuotono.
- Mentre loro sono Samantha e Jessica. – stessa scena precedente.
- Oddio Edward Cullen, quello sulle riviste ?– Jessica è la prima a riprendersi. E si avvicina ancheggiando vistosamente. Mi viene da ridere mentre porgendomi la mano mette in mostra il seno.
- Salve ragazze. Non volevo disturbare il vostro pomeriggio –
- O nessun disturbo. Vuoi unirti a noi? – questa volta è la ragazza che si è presentata come Samantha a  parlare.
- No. – poi mi rivolgo verso Bella – sono venuto per invitarti a cena. Veramente i miei ti invitano a cena. Hanno saputo che sei a New York – mi guarda confusa e le dico che le spiegherò in macchina.
- Ragazze,  vi spiace se rimandiamo il pomeriggio programmato? – poco dopo lasciano la stanza non credendo ancora ai loro occhi e rimaniamo soli.

- Spiegami –  sospiro mentre mi allungo sul suo letto.
- Prego, fa come se fossi a casa tua! – mi viene da ridere, ma si viene a sedere accanto a me.
- C’era tutta la famiglia dai miei oggi  e tra una litigata e l’altra mio nonno ha spiattellato come ti ho trattato. I miei si sono incavolati e hanno chiamato ai tuoi. A proposito: stanno arrivando – la vedo sbiancare.

E sono certo che mi nasconde qualcosa, perché altrimenti sarebbe felice di vederli dopo cinque mesi.
- Bella sicura che non vuoi dirmi nulla? Magari perché ti ostini a rimanere alla Volturi? - 

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Capitolo 13
*** Scomode verità ***



Pov Bella
- Bella sicura che non vuoi dirmi nulla? Magari perché ti ostini a rimanere alla Volturi? – Edward mi fissa con un’aria decisa, quella che gli ho visto solo una volta nel suo ufficio. Non riesco a sostenere il suo sguardo e allora mi alzo per riordinare il caos che hanno lasciato le mie amiche. Mi ha appena detto che i miei genitori stanno arrivando. Sicuramente avranno saputo dello stage.
- No, che dovrei dirti? – raccolgo un paio di cartoni di pizza. Ma evito accuratamente di guardarlo.
- Perché ti ostini a voler rimanere alla Volturi, innanzitutto – adesso si alza anche lui. E mi viene vicino obbligandomi a guardarlo negli occhi.
- Non c’è nessun perché. Siamo a giugno, mancano due mesi al termine del primo anno di stage e non voglio cambiare adesso. Tra poco avrò anche gli esami e voglio essere concentrata sullo stage. Mio padre lo ha saputo, vero? Per questo sta arrivando? – spero che la mia spiegazione gli piaccia.
- Si. E dovresti venire da me perché impareresti più da me in due mesi che non in sei mesi alla Volturi. E sai benissimo che continueresti a settembre – mi guarda e non so cosa ribattere.
- Bella cosa sai della morte di Rachel? – sospiro e lascio cadere i cartoni che ho in mano. Mi allontano per sedermi sul letto.
- Alec mi ha detto alcune cose. Ma non so se è la sua versione o la realtà dei fatti – si siede accanto a me. Sono agitata.
- Parlamene e ti dirò se è la verità – lo guardo e so che posso fidarmi.
- Mi ha detto che è stato un attentato. Che dietro c’era suo padre. Che l’obiettivo era Rachel e che da parecchio tempo eravate tutti sotto scorta – lo guardo e lo vedo paradossalmente tranquillo.
- È vero Bella. Ma non siamo mai riusciti a dimostrarlo. Ed è per questo che non ti voglio li. Non posso permettermi che anche a te succeda qualcosa. – sto piangendo e gentilmente mi asciuga le lacrime.
- Perché non sei venuta da me a chiedermi spiegazioni? – adesso lo fisso.
- E quando dovevo venire a dirtelo? quando mi hai cacciata dal tuo ufficio oppure quando ti ho visto a casa di James?– alzo la voce senza rendermene conto.
- Non ti ho cacciato. Mi sono incazzato. E se tu mi avessi chiesto un appuntamento ne avremmo parlato con calma e adesso non sarei preoccupato che tu passi le ore in mezzo a dei criminali –
- Ah! Dovevo prendere un appuntamento. Sii onesto: prenderesti mai un appuntamento con uno psicopatico? –
- No, non sono uno psicopatico e non lavorerei neanche con dei criminali – e mi mette a tacere. Entrambi abbiamo voglia di ridere!
- Non hai risposto alla mia domanda, Testona! Perché vuoi rimanere lì? – lo guardo e adesso non so cosa rispondergli. Non posso dirgli la verità: sai Edward sto aiutando l’FBI ad incastrare Aro Volturi per la morte di tua sorella. Ma non ti preoccupare: non mi succederà niente. E gli dico una mezza verità.
- Non voglio lasciare Alec solo lì dentro. Non mi piace ed ho paura per lui. So che per stare attento a me evita di mettersi nei guai –
- E pensi di farlo a vita? Se è questo il problema aiutami a far venire fuori anche Alec invece di rimanere tu lì dentro con lui! – ed effettivamente ha ragione, ma non possiamo.
- Edward per adesso lasciamo le cose come sono. Più in la ne riparleremo- sospira rassegnato.
- Tu mi farai invecchiare prima del tempo –
- Ah! Chissà  le tue fan come reagirebbero. Anche se l’uomo maturo è sempre piaciuto – ridiamo.
- Preparati che è quasi ora di cena. Ci saranno anche James e Alec. – mi alzo e prendo i vestiti dall’armadio.
Un pantalone nero che fa sempre elegante è una camicetta color argento.
- Mica ci saranno anche i tuoi zii e cugini? – mi guarda curioso.
- Dopo oggi penso che per un po’ non li vedrò -  lo guardo ridere.
- Ed i miei quando arriveranno? – non faccio in tempo a parlare che squilla il mio telefono. Leggo sul display chi mi chiama e metto il vivavoce mentre cambio la borsa da portare con me questa sera.

- Matti ciao. –
- Ciao piccola rompipalle. Che hai combinato che i vecchi stanno partendo per venire da te? – sento Edward ridere. Ho dimenticato che lui capisce l’italiano.
- C’è Edward qui con me e sei in vivavoce – avviso Matteo. Vedo Edward che ha capito il motivo e alza gli occhi al cielo.
- Bijou il risultato non cambia. Che hai combinato? – sento Pierre abbastanza agitato.
- Nulla di che. Volevano venire a trovarmi e hanno preso l’occasione al volo dopo aver parlato con i genitori di Edward – sono sempre stata maldestra quando c’era da mentire ed anche questa volta non sfuggo alla regola.
- Me lo vuoi dire tu o devo indagare? – Matteo, infatti, non mi ha creduto.
- enso che non gli sia andato bene dove faccio lo stage! –
- Cos’ha che non va? – e adesso che gli rispondo? Mi mordo le labbra mentre penso ma Edward mi anticipa:
- Non è un posto raccomandabile e ci sono rimasti male che non glielo ha detto. Poi è vero che si sono accordati con i miei –
- E ancora sa del pub! – questo è Pierre che butta benzina sul fuoco.
- Cos’ha che non va il pub? – sono quasi incavolata: ce l'hanno sempre con il mio lavoro!
- Il pub in sé niente. È l’abbigliamento che non ci piace –  che fratello geloso Matti!
- Guarda che sta proprio bene – Edward lo massacrerei certe volte.
- Edward tu dovevi stare attento a mia sorella non aiutarla e incentivarla nelle stronzate! –
- Stare attento a tua sorella è un lavoro a tempo pieno. Questa una ne pensa e cento ne fa! Non riesco a stare al suo passo – ridono tutti!
- Va bene ci sentiamo più tardi. Ti faccio sapere quando partono mamma e papà. Tanto penso che non li chiamerai, giusto? –
- No, preferisco rimandare la ramanzina! – ridiamo mentre chiudo il telefono e usciamo.

Fuori la porta ci sono Kate e Victoria che si stanno preparando per andare al pub. Rimangono senza parole quando ci vedono uscire. Kate mi fa segno che vogliono spiegazioni. Rido mentre esco.
Ma in macchina comincia a salirmi l’ansia. Oltre noi in macchina ci sono il suo autista ed un ragazzo che non conosco. Presumo sia una sua guardia. Chiamo Edward e glielo indico. E mi conferma la mia idea.
- È Marcus una delle mie guardie – l’uomo come richiamata si gira.
- Signore? –
- Niente Marcus, miss Swan è curiosa – mi mette in imbarazzo. E gli caccio la lingua.
- Non ti imbarazza stare sempre circondato da estranei? – glielo chiedo a bassa voce.
- Abbastanza, ma non ho altra scelta. Alla fine, però, ci fai l’abitudine. – lo vedo fissare fuori dal finestrino e penso che sia un ragazzo cresciuto troppo in fretta grazie alle avversità della vita. Materialmente ha tutto ciò che vuole, ma si vedo lontano che non è felice. Non è tranquillo.

Riprendo a guardare fuori dal finestrino. New York di sabato sera è veramente caotica. C’è tanta gente in giro. Questa sera c’è anche la festa d’inizio estate in confraternita.
- Per che ora pensi di riaccompagnarmi al dormitorio? – mi risponde senza guardarmi.
- Per le dieci penso – mi affretto a mandare il messaggio a Beverly dicendo che farò un po’ tardi.
- Hai impegni stasera? – mi osserva curioso.
- Una festa –
- Ah! E dove, se posso sapere –
- In confraternita c’è la festa di inizio estate. Ci saranno anche delle confraternite amiche –  lo vedo pensieroso.
- Mi fai tornare indietro nel tempo. A quale sei iscritta? –
- Alla Alpha Epsilon Pi. La conosci? –
- Sono stato presidente della  Delta Phi e conosco la Alpha Epsilon Pi. Era una nostra consorella. Mitiche le feste che si svolgevano! – lo vedo sorridere al ricordo.
- Ma va: il presidente! Non faccio fatica ad immaginarti! – stiamo scherzando quando squilla il suo telefono. È lavoro e lo sento parlare di cifre e di mercati. Lo sento dire che a breve sarà a Londra. Ed effettivamente mi piacerebbe lavorare con lui. È già fantastico così. Immagino al lavoro. Mi osserva mentre parla al  telefono e lo vedo sorridere. Quando chiude sembra mi abbia letto nel pensiero.
- Se fossi una mia stagista verresti con me a Londra a fine mese. – mi guarda di soppiatto.
- Sono stata a Londra diverse volte! – cerco di metterla sullo scherzo ma sa benissimo che mi sta tentando alla grande.
- Ne sono sicuro, ma quante volte sei stata accolta dal primo ministro inglese? Sai, vuole parlare del rating che la mia società gli sta per assegnare! – lo guardo sconvolta. È troppo giovane per andare a parlare con persone così importanti. Adesso ride di cuore.
- Pensaci bene Bella. Non te ne pentiresti – e siamo arrivati.

Come già accaduto le sue guardie scendono immediatamente per aprirci le portiere. Sospiro pesantemente prima di scendere e Edward mi attende per darmi la mano ed infondermi coraggio. Il cuore comincia a battermi forte ed ho quasi paura di inciampare nei miei stessi piedi. Mi fermo sugli scalini sul portico e mi guardo intorno. Osservo il dondolo sul portico. Ha ancora i cuscini con i cuori rossi. Il roseto è fiorito come sempre. Il viale ha sempre i ciottoli bianchi. E le luci illuminano sempre il percorso obbligato da seguire.

- Non è cambiato niente – è doloroso per me entrare in quella casa. Edward mi concede i miei tempi non lasciandomi la mano.
- Da piccola mi sembrava così grande questa casa. Ora mi rendo conto che lo è veramente, grande intendo –
- Ti va di andare a fare un giro verso la piscina prima di entrare? – lo guardo. Ha capito benissimo le mie emozioni del momento.
- I tuoi genitori ci rimarranno male se non li vado a salutare subito. Si saranno accorti che siamo arrivati –
- Penso che capiscano il tuo stato d’animo in questo momento – e mi trascina verso la zona della piscina. Illuminata come sempre.
- C’è ancora il piccolo cactus. Sai che una volta per riprendere una palla ci sono caduta sopra? – ridiamo.
- Io ci sono finito su mentre stavo cercando di fare un tuffo ad effetto. Volevo abbagliare una ragazza –
- Ed anche i fiori di loto sono al loro posto – lo dico osservando i fiori galleggiare nell’acqua.
- Tutto sembra normale ma nulla lo è – e comincio a piangere. Come se fosse la cosa più normale del mondo, Edward mi abbraccia e mi culla dolcemente. Mi scuso con lui ma mi tranquillizza.  Mi accarezza i capelli e questo gesto ha il potere di farmi calmare.
- Prenditi tutto il tempo che vuoi. Non abbiamo fretta – e faccio quello che mi ha detto. Ci metto un po’ per riprendermi. Ma mi rendo conto che in questa maniera ho scaricato l’ansia. Mi allontano da lui e rido.
- Ti ho sporcato la camicia -
- Tranquilla. Nello spogliatoio della piscina ho diversi cambi. Andiamo  a prendere qualcosa – e mano nella mano mi trascina verso l’area più appartata del giardino.

Quando si è cambiamo mi guarda seriamente.
- Sei pronta? – annuisco.
- Però non mi lasciare – non lo so perché l’ho detto. Ma in questo momento è la persona che più sento vicina, quella con cui ho più affinità.
- Dai testona che a momenti arrivano anche Alec e James. – e andiamo verso l’ingresso. Stiamo per salire sull’ultimo scalino quando la porta viene aperta da una cameriera.
- Signor Cullen buonasera. I suoi  genitori l’attendono nel salotto privato – so benissimo qual è il salotto privato: quello di famiglia, per pochi intimi. Mi rivolgo ad Edward mentre mi aiuta a togliere la giacca.
- Sempre in fondo a destra? –
- Sempre. L’hai detto tu: non è cambiato niente –
- Adelaide lei è Miss Isabella Swan. Penso che la vedrai spesso da queste parti –
- Buonasera Miss Swan. Se vuole darmi la giacca? – e sparisce sotto i nostri occhi.
- Non le sto particolarmente simpatica. –
- No, sono io che le faccio questo effetto! – mi guarda e sembra voglia nascondermi qualcosa.
- Perché ? –  si avvicina e mi sussurra il motivo all’orecchio. Ma questa vicinanza non mi fa capire molto … mi da altre sensazioni!!!
- Sua figlia è innamorata di me. E una volta l’ho baciata. Per me la cosa è finita lì. Ma lei si è illusa di essere l’amore della mia vita! Allora la madre ogni volta che può mi tratta male – decido di prenderlo in giro.
- Povero piccolo. Qualcuno tratta male il piccolo principino. L’hai raccontato a mamma e papà? Io al posto tuo la farei licenziare! – sto per scoppiargli a ridere in faccia ma mi trattengo.
- Sei una vipera e questa me la pagherai. Racconterò a tuo padre della tua divisa al pub. Anzi no. Lo inviterò lunedì sera a prendere una birra nel locale dove lavora la figlia – lo guardo smarrita.
- Edward non lo farai veramente, vero? – se mio padre mi vedesse li dentro penso gli verrebbe un infarto all’istante.
- Io sono il piccolo principino?- mi guarda con le braccia conserte.
- Nooooooo, scherzavo! – e lo guardo con occhi di cucciola smarrita!
- Non lo so Bella. Devo vedere come ti comporti in questi giorni. Se sarai abbastanza carina e gentile con me, forse non dirò nulla! – che stronzo.
- Sei uno stronzo Cullen! –
- Questo non è il miglior modo per incentivarmi a stare zitto! –

Le nostre chiacchiere vengono interrotte da Elizabeth Cullen. Sul suo viso si notano gli anni passati. Sono sei ma sembrano molti di più. Eppure è sempre una donna bellissima, con una classe innata e un sorriso come pochi. Solo adesso ci faccio caso: Edward ha lo stesso sorriso solare della madre. Pur somigliando in maniera impressionante al padre.

- Signora Cullen è un piacere rivederla – la abbraccio delicatamente e lei mi allontana sorridendomi.
- Da quando sono la signora Cullen per te? Vieni qui piccola – e mi abbraccia con forza questa volta.
- Mi sei mancata tanto tesoro – e mi stringe ancora più forte. Quando ci separiamo la vedo sorridere affettuosa.
- Anche tu mi sei mancata Elisabeth – e ritorno ad abbracciarla.
- Ed a me non spetta neanche un ciao? – eccolo Thomas, seduto sulla sua sedia a rotelle. Mi fa male vederlo in quello stato. Era un bell’uomo alto e magro. Adesso continua ad essere un bell’uomo ma il suo fisico si è appesantito. Vado da lui con passo spedito e mi abbasso per abbracciarlo.
- Sono così felice di vedervi – ed è la verità. Solo ora mi rendo conto di quanto mi siano mancati in questi anni.
- Tesoro vieni ad accomodarti qui sul divano. Edward prepara degli aperitivi – e faccio come mi viene richiesto. Mi guardo intorno. Anche qui nulla è cambiato. Tutto è rimasto come sempre. Ho quasi l’impressione che in questa casa il tempo si sia fermato. Quasi non si voglia andare avanti.
- Allora Bella che ci racconti? – e gli racconto la mia vita degli ultimi mesi. Tralascio appositamente il disguido con Edward perché ho capito che non ce l’ha mai avuta con me.
- E all’università come ti trovi? –
- Molto bene, i corsi mi piacciono. Ho difficoltà in alcune materie ma me la cavo. Ho stretto numerose amicizie e sono iscritta a diversi gruppi – parlo mentre Edward mi passa il mio aperitivo. Lo assaggio, è completamente analcolico. Lo guardo con fare incavolata e lui capisce al volo.
- Quando avrai ventuno anni ti offrirò qualcosa di alcolico. Non prima – e si mette a ridere.
- E con mio figlio come va? – mi viene da ridere.
- Guarda è un tipo un po’ pressante, arrogante, presuntuoso ma se sai prenderlo è docile come un cucciolo bisognoso di coccole – e ridiamo tutti alle spalle di Edward. Ma il grande genio medita vendetta ...

- Papà lunedì sera stavo pensando di organizzare una serata solo uomini con te e Charlie. Conosco un locale proprio carino dove si può bere una birra senza essere disturbati di continuo – sbianco all’affermazione di Edward.
- Va bene, a lunedì sera allora – lo vedo sorridermi vittorioso.
- Signori Cullen sono arrivati gli altri ospiti – Adelaide ci avvisa dell’arrivo di Alec e James. Rimango indietro con Edward mentre i suoi genitori si spostano nel salone ufficiale.
- Non puoi farlo veramente! – lo guardo con occhi supplicanti.
- Com’è la storia del cucciolo bisognoso di coccole? – mi guarda con superiorità.
- Stavamo scherzando! –
- Bella sai perché sono il numero uno nel lavoro? –
- Perché sei un genio? – provo
- Non adularmi. E non solo perché sono un genio ma perché mi piace avere l’ultima parola. Comportati bene e lunedì li porterò nel mio club. Altrimenti verremo al Twilight! –
- Hai un club? – ride.
- Bella ho un sacco di cose. Non meravigliarti ogni volta –

Raggiungiamo gli altri e saluto con affetto i nuovi arrivati. Elizabeth e Thomas sono veramente felici di rivedere Alec ed anche lui è emozionato. Ci mettiamo a tavola, ma Thomas vuole le sue spiegazioni.

- Signor Cullen ho saputo da subito che dietro a quello che era successo c’era mio padre. Ma non avevo prove e se lo avessi raccontato nessuno mi avrebbe creduto. Sono andato via, da mia madre.-
- Alec basta con le formalità e chiamami Thomas come hai sempre fatto! Tornando ai fatti: non siamo riusciti a trovarti neanche a Londra, come fai a dirmi che stavi li? – Thomas sembra rimproverarlo.
- Mi hanno messo sotto protezione e hanno cambiato le generalità mie e di mia madre. Ho ripreso il mio nome quando sono rientrato in America. Un paio di anni fa –
- E perché non sei venuto a trovarci, Alec? Siamo stati preoccupati per te. Abbiamo pensato al peggio- adesso è Elizabeth a rimproverarlo.
- Non pensavo voleste sapere di me. Sono sempre il figlio di Aro –  Thomas lo guarda seriamente. Poi alza la voce:
- Alec voglio la verità: che stai combinando alla Volturi? Dici che sai che ha fatto tuo padre, dici di aver cambiato generalità per non farti rintracciare e poi torni tra le sue braccia? Non prenderci per stupidi – Thomas è diretto, non le manda a dire.
- Ed ho come l’impressione che sia James che Bella sanno esattamente quello che sta succedendo. O magari ne sono coinvolti. Vero Bella? – nessuno di noi parla.

Abbasso lo sguardo nel mio piatto e sento gli occhi di Edward addosso.
- Alec ho messo i miei uomini ad investigare. Sai benissimo che poche ore e saprò tutto – è Edward a parlare ora. Vedo Alec sospirare e guardare James. Lui lo invita a dire la verità.
- Quello che vi dirò non deve uscire di qui o salta tutto – Edward si alza e chiude la porta della sala.
- Tre anni fa, sono entrato in FBI. Ho svolto diverse missioni sotto copertura per loro. Al termine dell’ultima missione mi hanno parlato delle indagini che stavano svolgendo su Aro Volturi per il traffico di armi e droghe. E mi hanno proposto di infiltrarmi. Ho accettato a patto che venga dimostrata la sua colpevolezza nella morte di Rachel – rimaniamo tutti in silenzio.

Elizabeth si alza piangendo e va ad abbracciare Alec. Edward è sconvolto. Lo vedo che si versa un bicchiere di vino e lo butta giù tutto d’un fiato. Elizabeth torna al suo posto e mi avvicino a lei stringendole la mano.

- E Bella che c’entra in tutto questo? – Thomas mi osserva e adesso ho l’attenzione anche del figlio e della moglie.
- Bella ha scoperto tutto una sera di fine gennaio. È tornata in ufficio nel momento meno appropriato perché aveva dimenticato degli appunti per l’università. L’ufficio doveva essere vuoto invece c’erano Aro e Dimitri che trattavano con dei compratori ucraini il prezzo di alcune armi. Io ero nascosto e stavo riprendendo la conversazione. Quando l’ho vista sono sbiancato. Mi ha tolto almeno dieci anni di vita – ci guardiamo in faccia e ridiamo entrambi.
- E per questo che non vuoi che intervenga per farti spostare nello stage? – è Edward a chiedermelo. Annuisco semplicemente.
- C’è dell’altro vero? Isabella che stai combinando? – Thomas mi guarda e forse ha già intuito.
- Non ce l’ha può fare da sola e da febbraio collaboro con l’FBI –  Elizabeth mi guarda sconvolta e adesso mi abbraccia. Thomas è pensieroso e scuote più volte la testa.

- Cosa? – Edward è saltato in piedi.
- Tu sei pazza! Una testarda pazza! E no! Così non mi sta bene, lunedì mattina la prima cosa che farò è cambiarti lo stage. Dovessi donare una intera nuova palazzina all’università, ma tu cambi - lo lascio urlare perché vedo la paura nel suo sguardo. Lo lascio parlare. Anzi, urlare. Ma poi gli vado vicino. E ci sediamo entrambi sul divano.
- Stammi prima a sentire. Ascolta le mie ragioni – mi guarda incazzato nero.
- Non sono una incosciente. So che quello che sto facendo è più grande di me. Ma Alec non ce la può fare da solo. La sera che ho visto quello che succedeva, a momenti lo scoprivano. E sto in ufficio solo quando c’è anche Alec. Non mi lascia sola mai. Siamo ad un punto cruciale delle indagini. Aro sta contattando diverse persone. Pensano che lo scambio armi denaro stia per avvenire. E anche per Rachel, da quando ci sono io in ufficio Aro ha fatto delle affermazioni pesanti che l’FBI sta mettendo insieme.  –
- Bella non mi interessa e penso che anche Alec debba rinunciare –
- Edward non ci saranno altre possibilità di dimostrare che Aro è colpevole della morte di Rachel. So che poterlo incolpare non ce la riporterà.  Ma almeno avrà una giustizia terrena. Perché per quella divina non tocca a noi provvedere – lo guardo e lo vedo sospirare. Poi mi abbraccia.

- Bella stai sottovalutando Aro. Alec ha ricevuto una preparazione per quello che sta facendo, tu no. – è Thomas ad intervenire.
- Thomas, Aro è così sicuro che non sappia niente che spesso in mia presenza lascia il pc acceso. E risponde al telefono anche ai compratori pensando che non capisca nulla –
- Bella non posso permetterti di rischiare tanto. -
- Posso sapere invece che c’entra James in tutto questo? – Elizabeth sta cercando di smorzare un attimo gli animi.
- Noi ci frequentiamo – e adesso sono tutti sconvolti.

Thomas scoppia a ridere.
- Passo giornate in questa casa e non succede niente. Ed in una serata mi avete sconvolto l’esistenza!- ridiamo finché Edward non ci riporta alla realtà.
- Bella posso accettare tutto questo ad una sola condizione: voglio che tu sia sempre al sicuro. Ti metterò una scorta e lasci il dormitorio finchè tutto questo non sarà risolto –
- Edward dove vuoi che vada? –
- Puoi venire qui o a casa mia che è vicina all’università –
- Questa non è una cattiva idea. – è Alec a dirlo e lo guardo senza capire.
- Al dormitorio può introdursi chi vuole. Le finestre si aprono facilmente. Da Edward staresti al sicuro. Ed anche per la scorta. Mi sentire più tranquillo nei miei spostamenti. Saprei che sei sempre controllata e nessuno ti può avvicinare. – sento Edward sbuffare.
- Allora è deciso. Da stasera sei da me – mi guardo e nel suo sguardo vedo ancora la paura.

- Edward si è già fatto tardi e domani per le 10.00 Charlie e Renee saranno qui. Rimanete a dormire alla Villa. Ed anche voi due. Penso che Charlie voglia qualche spiegazione anche da te, Alec! – Thomas ci guarda tutti.

Poco dopo Elizabeth comincia a preparare le camere per tutti noi e decido di aiutarla. Sistemo quella di Alec e James. Elizabeth mi autorizza anche ad entrare in camera di Edward per prendere loro dei cambi di biancheria per la notte. Ed è nella sua cabina armadio che mi trova.

- Che ci fai nel mio armadio? –
- Armadio? Io la chiamerei stanza armadio e sto prendendo dei cambi per Alec e James. Mi ha autorizzata tua madre– e faccio per uscire con dei cambi per loro.
- Senza che scappi, miss perfettina. Io e te dobbiamo parlare – lo guardo mentre si allunga sul letto.
- Posso prima portare queste cose di la? Mi staranno aspettando – annuisce e faccio quanto detto. Rientro dopo qualche minuto e lo trovo come l’ho lasciato. Mi siedo accanto a lui.
- Perché non me lo hai detto? –
- Non è una cosa facile da dire. Soprattutto visti i nostri trascorsi –
- Ho fatto tante stronzate nella mia vita, ma solo di una mi pento amaramente. E non sai quanto vorrei tornare a quel giorno di gennaio. Sei il mio più grande rimpianto. –
- Edward forse era destino che andasse così. Ci credi al destino? –
- Non lo so. Credo ai numeri e a quello che hanno da raccontarmi –
- Solo ai numeri? Che vita piatta! – mi guarda di sbieco e ride. Cerco di cambiare argomento.
- Forza raccontami di questo tuo club? Cos’è una cosa per soli uomini? –
- No, è un ristorante dove i soci hanno la precedenza nella prenotazione. Nulla di strano. Non è una sorta di Twilight. Anzi è tra i migliori ristoranti di New York–
- Ma cos’hai contro il Twilight? –
- Personalmente niente. L’ho frequentato anche prima di conoscerti e anche la zona rossa. Ma non è il posto per te. E sono curioso di sapere cosa racconterai a tuo padre domani. Magari vorrà controllare il luogo dove lavori. – forse ha ragione. e comincio a preoccuparmi.
- Tu mi aiuterai, vero? –
- Il mio aiuto non lo vuoi. Sai che potevo sistemare la questione borsa di studio da tempo ma non me lo hai permesso –
- Non mi sembra corretto. Mi sembrerebbe di essere raccomandata. – sospiro e non so come cavarmela con mio padre. Perché, conoscendolo, sono sicura che vorrà controllare dove lavoro. Mi alzo e mi avvio verso la porta  scoraggiata.
- Non saresti stata una raccomandata. Te la sei guadagnata quella borsa di studio e ti giuro che anche contro il tuo parere metterò le cose a posto. E posso sapere dove vai? –
- A cercare una soluzione per mio padre –
- Io una l’avrei. Ma devi permettermi di fare a modo mio – lo guardo speranzosa.
- Vieni a lavorare nel mio club. Stesso orario di adesso. Tanto tuo padre non conosce il nome del locale. E appena va via sistemiamo la questione all’università. Ci dovrai stare un paio di settimane al massimo. –
- Magari potrei prendere delle ferie al Twilight. Mica sai quanto si tratterranno i miei? –
- Bella non vuoi il mio aiuto per lo stage, non lo vuoi per la borsa di studio. Almeno per il lavoro non mi puoi dare retta? Quanto guadagni al Twilight? Te lo raddoppio. – mi guarda e sento che si sta nuovamente incavolando.
- Io vorrei venire a fare lo stage da te. Mi piacerebbe tanto e in questo periodo ho fatto delle ricerche su di te. Sei un genio nel tuo campo. Ma tu lasceresti un amico in difficoltà? – e la prima volta in serata che mi sorride.
- No, ma per il lavoro si fa come dico io! E come ripartono i tuoi lo lasci e sistemiamo la questione borsa di studio. E a settembre sei mia anche in ufficio!-  lo vedo alzarsi.
- Ok, vado in doccia, se non ti trovo quando esco dal bagno buonanotte. – e mi lascia un bacio sulla guancia.
Me ne vado anche io a letto. Domani sarà una giornata pesante!
 
 

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Capitolo 14
*** Il giorno del giudizio ***



Pov Bella

Oggi è il mio personale giorno del giudizio. I miei genitori stanno arrivando. Chi mi preoccupa veramente è mio padre, perché mia madre sono sicura che, pur non approvando la ma scelta, mi appoggerà.
Sono le 8.30 e decido di alzarmi. Non voglio fare la figura della pigrona. Anche se ieri sera abbiamo fatto veramente tardi.
Sul letto trovo della biancheria intima pulita ed un felpa. Sicuramente ci avrà pensato Esme.
Una rapida doccia e sono pronta. Tiro un sospiro di pensiero e scendo al piano giorno. Le abitudini di famiglia, quando venivo qui in estate, prevedevano la colazione in cucina e dalle chiacchiere che sento, capisco che chi è sveglio stia già li.

- Buongiorno – c’è la famiglia Cullen al completo. Di Alec e James non c’è ombra.
- Ben svegliata tesoro – Elizabeth, dolcissima, mi viene incontro e mi lascia un bacio sulla guancia. Mi viene istintivo contraccambiare e salutare allo stesso modo anche Thomas.
- Niente bacio al capo? – è Edward a chiedermelo. E mi avvicino per lasciarlo anche sulla sua guancia.
- Va meglio adesso? – sorridiamo. E mi accomodo a tavola. C’è di tutto da mangiare.
- Perché capo? Hai cambiato idea per lo stage? – guardo Thomas ma è Edward che si affretta a rispondere.
- Lavora in uno dei miei ristoranti. Tutto qua –
- Ah! Dimenticavo che le hai fatto ridurre la borsa di studio – osservo i genitori che strillano ben bene Edward.
- Piccola non ridere. Fra un paio d’ore sarò io a ridere – l’allusione ai miei genitori è abbastanza chiara.

Il nostro battibecco è interrotto da Alec e James che si accomodano per fare colazione. È piacevole assistere allo scambio di battute tra Alec ed Edward che ricordano i vecchi tempi. E mi fa ridere la faccia incavolata di James. Senza farmi notare mi avvicino.
- Sei proprio come Pierre! – mi guarda e capisce al volo.
- Non sono geloso. Però ci siamo anche noi a tavola potrebbero non escluderci dalla conversazione! -
 
Ancora pochi minuti e tutti si spostano per altre stanze: Thomas si chiude in ufficio con Nick e chiede ad Alec di seguirlo. James distrae Elizabeth. Le chiede del giardino. Vuole che per almeno pochi minuti pensi ad altro. Così rimango sola con Edward.

- Ho telefonato al club. Stasera  alle 18.00 ti devi presentare al capo del personale. Quattro sere a settimana con al Twilight. Il lavoro sarà un po’ diverso, ma più tranquillo rispetto al pub. Anche se penso che più di una settimana non ci starai. Appena partono i tuoi sistemiamo la situazione. – mi guarda.
- Grazie. Effettivamente mi imbarazzava lavorare li – sorride malizioso mentre finisce il suo ennesimo caffè.
- Eppure mi sembravi molto a tuo agio. Ed ero dispiaciuto che non uscivi molto da dietro il bancone – gli sorrido. Lo so che mi sta prendendo in giro. E allora decido di non dar conto alla sua provocazione e gli lascio un bacio sulla guancia. Un semplice ringraziamento.
- Grazie. – lo vedo allontanarsi e chiudersi nell’ufficio del padre.

Sistemo in cucina anche se la colf non mi permette di fare nulla.

Un’ora dopo sento una macchina fermarsi davanti alla porta di ingresso e la voce squillante di mia madre che saluta Elizabeth. Le vedo avvinghiate l’una all’altra piangenti. Vado immediatamente sul patio, perché malgrado la paura, non vedo l’ora di abbracciarli.

Fuori ci sono già tutti e come vedo mio padre volo nelle sue braccia. Che mi stringono e mi riempie di baci.
- Piccola, quanto mi sei mancata! Si sta troppo tranquilli a casa senza di te! – fa sorridere tutti l’affermazione di mio padre.
- E a tua madre neanche un abbraccio? Chi sono io: solo la donna che ti ha partorito con 16 ore di travaglio! – lascio quasi riluttante mio padre per buttarmi nelle braccia altrettanto amorevoli della mamma. Quando mi stacco noto poggiati sulla fiancata della macchina i miei fratelli.
- Ci siete anche voi! Non mi avete detto niente ieri – e ripenso alla telefonata di ieri sera.
- E perderci la tua faccia sorpresa oggi? mai! – sorrido e li abbraccio. Entrambi e contemporaneamente.

Quando finalmente ho finito di salutare i miei, osservo papà e Thomas abbracciarsi come due fratelli e capisco il rapporto che esiste tra loro. Poi, papà osserva Edward e lui è abbastanza nervoso. Si tocca spesso i capelli e sbuffa sonoramente, si vede che l’attesa del giudizio lo sta logorando.

- Edward Cullen! Allora non hai niente da dirmi? – so che papà lo sta provocando. Mi viene da ridere e vedo che anche Thomas si trattiene dal ridere. Ma Edward non se ne accorge e comincia a parlare a vanvera:
- Non sapevo fosse tua figlia! E sono tre settimane che cerco di rimediare. Da quando l’ho scoperto. Faccio di tutto per farmi perdonare. Te lo giuro! Ma lei è un pochino … come dire … testarda! E non ne vuole sapere di me – papà scoppia a ridere.
- Edward conosco mia figlia e non trovo difficoltà a crederti. E conosco anche te e ti credo quando mi dici che è stato un malinteso – e vedo Edward finalmente respirare.
- Stai quasi per riprendere un colorito normale – lo prendo in giro.
- Bella non sai quanto mi vendicherò di tutti questi complimenti che mi fai! –  e mi abbraccia.

Poi lo vedo salutare mio fratello e rimanere a chiacchierare con lui e Alec ricordando i bei tempi. Si aggiungono anche James e Pierre. Cercano di integrarsi perché entrambi sono gelosi! Rientriamo dentro e Elizabeth fa servire subito una colazione per gli ospiti.

Osservo tutti a tavola che scherzano, proprio come vecchi amici che si ritrovano. Osservo Pierre e mi avvicino a lui:
- Ti dicevo che non dovevi essere geloso! – mi abbraccia mentre gli parlo sottovoce.
- Hai ragione, sono amici. – rimango abbracciata a lui.
- E tu perché sei agitata. Che succede? –
- Devo confessare qualcosa ai miei e non so come la prenderanno – mi fissa e mi sorride.
- Ricorda la regola: via il dente via il dolore. Prima ti apri e prima starai meglio – sospiro pesantemente e proprio in quel momento incontro lo sguardo di mio padre.

È giunto il momento cruciale. Mi fissa intensamente e non da segno di voler abbassare lo sguardo.
- Bella che succede? Da quando hai paura di parlare con noi? – lo fisso e vado vicino a lui. Mi siedo sulle sue gambe come quando ero piccola. E poggio la testa sulle sue spalle.
- Non ho paura papà. Ho solo la certezza che non ti piacerà –
- Vuoi parlarne in privato? Preferisci parlarne solo con papà?– è la mamma a chiederlo.
- No e loro già lo sanno – indico il resto della tavolata.

Papà fissa il suo amico in faccia che gli fa un cenno che non capisco.
- Ok, allora con calma comincia a dirmi perché in tanti mesi non mi hai mai detto dove stavi facendo lo stage –  mi lascia un bacio sulla fronte e so che adesso devo dire la verità.
- Papà inizialmente non l’ho fatto di proposito. Non è che non volevo dirtelo ma ho avuto uno strano presentimento e non sapevo ancora niente – mi guarda e sembra che mi stia scrutando l’anima.
- E questo presentimento da dove veniva? – alzo le spalle.
- Quando ho fatto il colloquio con Aro Volturi ho avuto il sospetto che il cognome non gli fosse nuovo. E non mi piaceva il tipo. –
- Quindi quando hai cominciato lo stage non sapevi chi fosse Aro Volturi. Va bene. ma, Bella, cosa sai di lui? – tutti sono in silenzio e nessuno osa muovere neanche un cucchiaino.
Guardo Edward che mi sorride dolcemente. E mi fa rilassare.
- So che è un criminale. Traffica armi e droga e probabilmente ha organizzato l’omicidio di Rachel –
- Ok. Quando lo hai scoperto? – apprezzo mio padre che sta mantenendo la calma.
- Dopo un paio di settimane dall’inizio dello stage. Una sera mi sono ritrovata ad assistere ad una trattativa di armi. – la mia famiglia adesso hanno gli occhi sgranati ed è Alec che interviene:
- Bella non sapeva quello che stava succedendo. E appena ne ho avuto l’occasione l’ho portata via –
- Alec tu cosa c’entri in tutto questo? – papà adesso si rivolge al mio amico e lui gli spiega tutto. Dei suoi anni passati a Londra dell’operazione di infiltrato.
- Sei cosciente che è pericoloso? Aro non si fermerà neanche davanti a suo figlio se capirà di essere in pericolo. –
- Lo so Charlie ma è una cosa che dovevo fare. Ed è quello che ho scelto di fare nella vita  – sorride per far capire che non gli pesa il pericolo che vive quotidianamente.
- E non ne potevi parlare con Thomas? Ti avrebbe aiutato! Sai bene che lui ed Elisabeth ti hanno sempre considerato un figlio. Perchè non ti sei confidato con loro? – papà è veramente preoccupato per Alec e ancora sa di me.
- Papà lo sto aiutando anche io! – ok la bomba è sganciata.

Sul viso di mio padre vedo passare diverse emozioni: incredulità, paura, sgomento, rabbia, …
- Bella cosa vuol dire? Forse non ho capito bene – è la mamma la prima a parlare. Sempre cauta, sempre pronta a credere al lato positivo delle cose.
- Dopo che ho scoperto quello che era successo ho deciso di aiutarlo ed ho preso contatti con l’FBI – continuano a rimanere tutti in silenzio.

Papà è il primo a riprendersi.
- Thomas ti spiace se parlo in privato con Isabella Marie nel tuo ufficio? – quando mi chiama in questo modo vuol dire che sono proprio nei guai. Non attende neanche la risposta e si alza. Presumo che debba seguirlo.

Nello studio di Thomas, appena chiudo la porta, cominciano le urla:
- Tu sei una pazza! Non solo sei cosciente di stare a contatto con dei criminali, ma ti metti anche a fare la piccola detective. Cosa pensi di poter realizzare?  Magari sei solo d’intralcio per Alec  e per pensare a te non può condurre al meglio il suo lavoro –
- Papà se devi urlare potevamo anche rimanere di la. Tanto ci sentono benissimo. E prima di giudicare ascolta quello che ho da dire. Non saltare alle conclusioni. – mi guarda e il suo sguardo potrebbe incenerirmi.
- No, non ho nessuna intenzione di ascoltarti. Sai cosa farò, invece? Prenoto immediatamente il volo di ritorno anche per te. –  lo vedo che si siede su una poltrona e chiude gli occhi, mi sembra invecchiato di venti anni. Mi vado a sedere sulle sue ginocchia. Lo abbraccio e calde lacrime cominciano a scendere sulle mie guance.
- Papà ti amo. E quello che sto facendo sei tu che me lo hai insegnato. Ti ricordi cosa mi hai detto dopo l’aggressione? Oppure dopo la morte di Rachel?  Bella, piangi tutte le tue lacrime  ma poi rialzati. Nella vita bisogna andare sempre a testa alta, senza vergognarsi di niente. E non farti condizionare il futuro: continua a credere nel prossimo. Papà sta facendo esattamente questo. Non sono una kamikaze che vuole suicidarsi. –
- Bella ma questo non è un gioco. Qui la posta in gioco è la tua vita –
- Papà, dopo la morte di Rachel hai mandato a puttane la tua vita per Thomas e la sua famiglia. Gli sei stato vicino finchè non si è ripreso. Che pensi che non sappia che in quel periodo l’albergo stava fallendo. E, anche in quel caso, era pericoloso stare qui. – osservo il mio papà. Vedo i suoi occhi velarsi di lacrime.

Poi mi fa scendere e si alza. Apre la porta e chiama Thomas e Alec. Quando sono dentro è lui a parlare. Edward si intrufola.
- Edward non sentirti in colpa. Quando mia figlia decide una cosa non torna dietro. E questo lato del suo carattere l’ha ripreso da me. Doveva andare così. Alec devi garantirmi che ad Isabella non succederà nulla – lo guarda seriamente negli occhi.
- Te lo giuro Charlie. – e gli porge la mano. Ma lui non la prende. Lo abbraccia come farebbe con i figli.
- Charlie da qualche giorno ho messo Bella sotto scorta – adesso guardo Edward. Non ne sapevo niente.
- Da quando scusa? – lo guardo in cagnesco e lo vorrei picchiare. Ma vedo che tutti sono tranquilli.
- Da quando ho saputo di Volturi – non m da altre spiegazioni. Ma il suo sguardo è serio e capisco che non c’è modo di dissuaderlo da questa scelta. Si rivolge a mio padre spiegandogli il piano per la mia sicurezza e fa entrare anche Nick che spiega anche i dettagli. Rimango in silenzio.

È ora di pranzo quando torniamo in soggiorno. Decido di parlare privatamente anche con mia madre e, come da programma, mi appoggia.

La conversazione più difficile avviene con i miei fratelli. Li vedo preoccupati. In particolare Pierre. Stranamente Edward rimane presente durante la nostra conversazione e mi fa stare più tranquilla.
- Bella hai ancora problemi a metabolizzare l’aggressione. Non pensi che sia troppo quello che stai vivendo? –
- Pierre, so quello che sto facendo. Mi conosci abbastanza da sapere che se non sono sicura di una cosa non la faccio–

Riesco a convincerli dopo molto tempo. E dopo pranzo rimango a parlare con loro in privato. Pierre vuole sapere tutto: come mi trovo, le mie emozioni, se gli impegni sono troppi, se mi sento sopraffatta. Alla fine lo vedo sorridere e guarda Matteo per tranquillizzarlo.

E se ne vanno a scherzare con Alec e James. Tra loro penso che nascerà una bella amicizia. Solo Edward rimane a parte ancora scottato dalle notizie che ha ricevuto. E mi avvicino per tirarlo su di morale.
- Vuoi venire con me in un luogo? – lo guardo senza capire ma annuisco con la testa. Si alza e si avvia verso il piano superiore. E ci fermiamo davanti la camera di Rachel.
- Quando ho qualche decisione importante da prendere o quando mi sento particolarmente sotto pressione vengo qui e mi sdraio sul letto. Riesco a vedere le cose sotto un’altra prospettiva – lo guardo mentre si allunga sul letto.
Poi volgo lo sguardo nella camera.
- Non avete spostato niente. Anche i poster solo al loro posto – mi allungo accanto ad Edward.
- Mia madre non ha voluto. Anche se entra raramente qui dentro. Non so se sarà mai in grado di superare il lutto –
Rimaniamo in silenzio fino ad addormentarci. E, devo ammettere, che riposo tranquilla per la prima volta da quando sono a New York.
Ci svegliamo entrambi da soli quando è  quasi ora di andare al lavoro.

Scendiamo in soggiorno e troviamo le nostre famiglie tranquille a conversare. Alec e James si offrono di accompagnare i miei fratelli in giro per New York. I miei rimangono a chiacchierare con i loro amici ed Edward mi porta via.
- Prima andiamo a prendere le tue cose al dormitorio – di poche parole. Lo vedo che è preoccupato.
- Posso sapere che succede? – mi guarda come se l’avessi riportato alla realtà.
- A quale aggressione si riferiva prima Pierre – stringo gli occhi.
- Quasi tre anni fa sono stata violentata – mi guarda sconvolto. Non mi dice nulla, non mi chiede nient’altro. Mi abbraccia solamente.
- Era un gruppo che ce l’aveva con Matteo e Pierre che avevano dichiarato la loro omosessualità. Se la prendevano con loro in ogni circostanza. Poi mio padre li convinse a cambiare città. Pochi chilometri che per loro fece la differenza. E tornarono a vivere. Gli stronzi cominciarono a prendersela con me. E una sera mi fermarono all’uscita della palestra. Fortuna che passava un tizio che portava il cane a spasso e diede l’allarme!  –  

Per tutto il racconto Edward mi ha tenuto abbracciata e mi ha baciato dolcemente la fronte.

Al dormitorio mi accompagna fin dentro e si accomoda sul letto. Mi guardo intorno e non so cosa prendere. È lui a chiarirmi.
- Porta via le cose più importanti. Facciamo in modo che credano che vivi ancora qui. Puoi venire tutti i giorni a prendere quello che ti serve. – ha ragione.
- Ed in questo modo non rischio neanche di perdere l’alloggio –

Sto sistemando le mie cose quando entrano Kate e Victoria.
- Ehi, sei sparita. E ti sei persa una bella festa – entrano e si bloccano quando vedono Edward. Sorrido guardandolo e lui fa altrettanto.
- Edward ti ricordi le mie vicine di stanza? –
- Certo, Victoria e Kate, se ricordo bene. –
- Ehm, si signor Cullen. – Kate rimane imbambolata entra Vic gli porge la mano. E se pensavo che avessero altre tendenze sessuali questa scena mi toglie ogni dubbio.
- Solo Edward per favore - e gli fa il suo sorriso sghembo con il quale ogni ragazza crolla ai suoi piedi. E, forse, pure io ...
- Ragazze sono arrivati i miei genitori e passerò qualche giorno con loro –
- Ok tesoro. Divertiti. Ci vediamo a mensa nei prossimi giorni – e vanno via continuando a fissare il mio ospite.
- Kate è pazza di te. Segue ogni notizia che trova sul web! - e ride come un matto.

In macchina, recandoci verso il suo ristorante mi parla:
- Al club ho regole abbastanza rigide. Come per tutti i miei dipendenti. Ma questo ha reso il mio ristorante uno dei migliori della città – lo guardo sbigottita.
- Cioè sei un tiranno sul lavoro? – sorride.
- Più o meno – siamo arrivati nel frattempo.

Entro e rimango meravigliata. È un locale bellissimo. Mi porta dal capo del personale e con poche parole gli dice che lavorerò li per qualche tempo. L’uomo mi guarda con superiorità. Edward mi lascia con un bacio sulle guance:
- Ci vediamo dopo. Ho una cena con una amica. Tyler voglio Bella come cameriera stasera – e dopo aver ordinato, il capo va via.
- Bene Isabella. Essere amica del capo non ti esenterà dalle tue mansioni. È la qualità del servizio, oltre che del cibo, ad averci dato tanta fama. Qui i clienti, anche se sono nostri amici non li chiamiamo per nome. Sono sempre signore e signora. Il servizio è discreto ma costante. Se cade loro una forchetta chiedi scusa per non averla posizionata a dovere. –
- Va bene Tyler. Ho già lavorato in … - non mi fa finire di parlare che mi interrompe.
- Non va bene affatto. Ti deve rivolgere a me dandomi del lei. Nello spogliatoio c’è la tua divisa pronta. Mettila e faremo pratica subito. I camerieri stanno cenando. Farai pratica con loro –
- Si signore – esco abbastanza abbattuta. Il Twilight sarà meno elegante ma l’ambiente è più familiare.

Ritorno in sala e Tyler mi sta aspettando. Mi passa il taccuino e mi indica i piatti del giorno.
- Ragazzi lei è Isabella. Lavorerà qui in alcuni giorni. Farà pratica con voi adesso. È stata assunta direttamente dal Signor Cullen  – la precisazione se la poteva risparmiare. Comincio il mio lavoro. Tyler mi riprende su tutto. Non dare confidenza al cliente, non dare del tu, sorridi sempre, …
La serata sarà molto lunga.

Pov Edward

Questo week end è stato particolarmente pensante. Ho scoperto il segreto di Alec e Bella e sono preoccupato per loro.
Sono contento di essermi chiarito con Charlie e Renee e il loro abbraccio mi ha fatto capire che non serbano rancore verso me.

Ho appena lasciato Bella al mio club. Almeno sono riuscita a toglierla dal pub dove lavorava e dove tutti la osservavano in abbigliamento succinto.
Certo che quello scricciolo ne ha già vissute tante nella sua vita. E, d’istinto, mi viene solo  voglia di difenderla e proteggerla dal mondo intero.
L’ho appena lasciata li dentro e adesso sono a casa.
- Darla? –
- Si, signor Cullen? – Darla è la mia cameriera. È una mia fan e so che se le dessi l’occasione si infilerebbe volentieri nel mio letto. Mia madre ci tiene a che lavori qui perché sa che la sua famiglia ha difficoltà economiche.
- Prepara la stanza di fronte alla mia.  Da questa sera ci sarà una mia ospita. Riservale lo stesso trattamento che hai per me. Cerchiamo di farla sentire come se fosse a casa sua –
- Si, signor Cullen – e si dilegua in fretta.

Osservo che sistema anche le sue valige. Perfetto, quando Bella sarà a casa avrà un pensiero in meno. Nel frattempo mi chiudo nel mio studio e chiamo Nick. Gli chiedo come si è organizzato per la vigilanza su Bella.
- Ho predisposto tre uomini che si alterneranno. Una macchina sarà sempre a sua disposizione. E un nostro uomo si è infiltrato in ufficio. Penso sia il caso che Miss Swan non venga a conoscere questa parte. Ci sarebbe il rischio che anche con uno sguardo lo faccia scoprire. –
- Va bene, chi hai messo sulla sua vigilanza? – e mi nomina gli uomini che ha scelto.
- Sono i migliori sul campo, signore –
- Ok – e lo liquido. Ho bisogno di rimanere da solo per qualche minuto. Di pensare a quello che è successo. Accendo il pc ed entro nella cartella che contiene le foto. Apro quelle di Rachel e la nostalgia mi assale.

Sono le 20.00 quando entro nuovamente nel club. Come da accordi con Tyler, Bella mi viene subito incontro. La mia ospite ancora arriva. E' una cena prevista da parecchio tempo con una amica che viene raramente a New York. Se me ne fossi ricordato per tempo, avrei disdetto. 

- Buonasera Signor Cullen, le indico il suo tavolo – la seguo e la osservo. Anche con questa gonna al ginocchio e la camicetta bianca è tremendamente sexy. Come al solito il mio tavolo è il più riservato. Mi sposta la sedia per permettermi di accomodarmi.
- Il suo ospite ancora arriva. Le porto un aperitivo nel frattempo? – mi osserva con aria seria.
- Cos’è tutta questa formalità? Da quando sono il signor Cullen per te? –
- Da quando lavoro per lei signore – proprio in quel momento si avvicina Tyler e capisco che il mio capo dipendenti le avrà spiegato le regole.
- Bella chiamami Edward come hai sempre fatto e dammi del tu – faccio in modo che Tyler mi ascolti ed infatti cambia faccia! Ma si allontana educatamente.
- Signor Cullen, già i miei nuovi colleghi sanno che mi ha raccomandata personalmente lei, non vorrei peggiorare la mia situazione lavorativa – la guardo e mi viene da ridere
- Va bene Isabella. Portami un martini con ghiaccio mentre aspetto – la osservo divertito mentre va via. Faccio segno a Tyler di avvicinarsi.
- Voglio Isabella a mia completa disposizione stasera –
- Si signore. Avevo già predisposto in tal senso – e si allontana.

Isabella torna poco dopo con il mio martini e ricordo quando mi ha preso in giro oggi, decido di attuare una piccola vendetta.
- Isabella? –
- Si signore? –
- Ci volevo anche tre olive nel martini – la osservo mentre mi guarda sbuffando.
- Provvedo subito – e riporta via il mio martini. Torna poco dopo.
- Molto meglio. Il ghiaccio è sciolto ma per questa volta passi – e la guardo in senso di sfida.
- Stai scherzando, vero? –
- Come dici scusa? Mi dai del tu? E per stasera ti ho richiesta per l’intero servizio. Per cui posizionati al mio fianco ad assicurati che la mia cena sia confortevole – non mi risponde e decido di provocarla.
- Isabella, come si risponde? –
- Lo stai facendo a posta? –
- Com’è che sono? Un cucciolo bisognoso di coccole? – adesso capisce e ridendo si posiziona al mio fianco.
- Come si dice, Isabella? –
- Si, signore –
- Brava. Schiena dritta e guarda diritto a te –

La mia ospite arriva poco dopo e faccio segno a Isabella di spostarle la sedia. È una cena che potevo anche evitarmi, ma è capitata al momento giusto per vendicarmi su Isabella. So che Cher le farà passare qualche guaio.
- Cher, prendi un aperitivo mentre attendiamo la cena? –
- Si, ragazza porta anche a me un martini con ghiaccio –
- Subito signorina – e rimango a parlare con Cher. Anche se solo di frivolezze perché non è in grado di andare oltre.
Bella torna qualche istante dopo.
- Ci voglio meno ghiaccio. È annacquato così –
- Provvedo subito signorina – sono già diverse volte che Bella fa avanti e indietro e mi viene da ridere. Torna poco dopo con l’aperitivo perfetto. E si riposiziona al mio fianco. Ma Cher non è soddisfatta.
- Edward hai calato i tuoi standard nella selezione del personale? – mi viene da ridere e Bella la guarda sconvolta.
- Isabella, allora cosa ci proponi per cena? – e sciorina tutte le specialità della serata. Cher gliele fa ripetere due volte.
- Va bene prendiamo una selezione dello chef – e le indico anche il vino.

Poco dopo comincia a servire la nostra cena, le faccio fare avanti e indietro e mi diverto a metterla in imbarazzo. Il mio tovagliolo e le posate cadono e lei mi guarda torva.
- Ecco signore. Ne prendo uno pulito –
- Scusi signore, non l’avevo posizionata bene – ad un certo punto sento chiaramente un ti odio e mi viene da ridere.

Quando Cher va via rimango ancora seduto al tavolo e chiedo a Bella di portarmi un cognac. Quando me lo porta e si riposiziona al mio fianco.
- Hai imparato la lezione miss perfettina? – la prendo in giro guardandola di sottecchi.
- Quale, che il capo è uno stronzo? –
- Isabella potrei venire a cena qui tutte le sere finchè ci lavori e pretendere di averti sempre al mio fianco. Oppure potrei far vedere a Charlie le tuo foto al pub –
- Ti sei divertito stasera? –
- Abbastanza! Vederti fare avanti e indietro e chiedere scusa per qualcosa che non hai fatto è uno spasso. Pensa che domani sera ci saranno pure i tuoi. Ti voglio perfetta domani.  – e la guardo con ghigno soddisfatto.
- Sono contenta di averti divertito! Se ti viene in mente qualcos’altro per farti divertire fai pure, piccolo principino! – e continua a provocarmi.
- O Bella come ti farò correre domani sera! -
- Sono le 11.00 vatti a cambiare che andiamo via –
- Si signor Cullen - e allontanandosi mi scompone i capelli:  che ribelle che è!!!
 
 

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Capitolo 15
*** Nuova casa ***



Pov Bella

La giornata finalmente volge al termine. Il tempo di cambiarmi e potrò andare nella mia nuova casa.

Mi sento meglio a sapere di poter stare da Edward. Non lo avevo confessato ad Alec, ma avevo paura a rimanere al dormitorio da sola. Soprattutto in quelle sere in cui Vic e Kate lavorano fino a notte fonda.
Certo mister Cullen stasera mi ha fatto trottare parecchio.
E spero che l’esperienza non si ripeta altrimenti torno al Twilight. Mentre penso lo raggiungo al suo tavolo con già il giubbino indosso.

- Sono pronta – sembra pensieroso. Per lui queste giornate devono essere state pesanti. Chissà quanti ricordi sono tornati a galla.
- Hai cenato? – ci penso solo ora che effettivamente sono al digiuno. Scuoto la testa.
- Bene siediti e cena, poi andiamo – lo guardo e mi viene da ridere. Se Tyler scopre che ceno al club mi fa nera. Gli faccio segno di andare.
- Non so quale regola sia, ma mi è vietato cenare qui dentro. E i colleghi già mi odiano. Non farmi infrangere un’altra regola – ride anche lui mentre andiamo via. Mi prende per mano e questo contatto mi piace proprio.
- Per te alcune regole non valgono. – mi guarda serio quando me lo dice.
- Arrivederci signor Cullen – di passaggio Tyler ossequia il suo capo. Ma non gli salta in mente di salutare me!
- Educato il tuo tirapiedi! -  mi abbraccia e mi tiene stretta.
- Ti sei divertito stasera? – ride soddisfatto.
- E tu ti sei divertita oggi, davanti alle nostre famiglie? –
- Non si risponde ad una domanda con un’altra domanda! Comunque hai intenzione di venire spesso qui? No, sai giusto per regolarmi – lo guardo mentre entriamo in macchina.
- Non più di quattro sere a settimana. E solo quando sarai presente! Ho dato disposizione a Tyler che ogni volta che verrò sarai la mia cameriera personale –
- In pratica mi hai assunta per il tuo servizio personale –
- Bè devi ammettere che averti al mio servizio con tutta la deferenza di oggi è il massimo. Sono quasi riuscito a dimenticare tutti i no che mi hai detto in questi giorni. Poi, per un uomo del mio status è normale avere una cameriera personale in ogni ristorante. -
- Sono contenta di far parte del tuo status.  – il mio tono ironico lo fa ridere.

Siamo finalmente giunti al suo appartamento.

- Il codice per l’ascensore è 2718. Cambia ogni settimana. Ad ogni modifica Nick ti darà comunicazione. – e quando usciamo dall’ascensore mi trovo in un atrio bellissimo. Ci sono tre porte.
- Allora questa centrale è casa nostra. A destra vivono gli uomini della sicurezza. A sinistra la colf –

Non mi sfugge che ha definito la casa “nostra”. Quando entriamo mi sembra di entrare nelle pagine di una rivista patinata. È tutto bello, luminoso malgrado l’ora. Immenso.
- Ma vivi solo? – si diverte a vedere il mio smarrimento.
- Adesso non più –
- Darla, la colf, ha già sistemato le tue cose in camera. Vieni, ti faccio fare un giro – e mi prende per mano conducendomi alla scoperta dell’immenso attico.
Solo il suo ufficio occupa tre stanze. Scopro che occuperò la stanza di fronte la sua,  ma ci sono anche altre camere libere.
La mia camera è bellissima. Arredata con cura.

- Non c’è bisogno che ti dai tanto pena per me. Anche qualcosa di più piccolo andrà bene – lo penso seriamente.
- Non mi sono dato pena. Mi fa piacere averti in casa. – ha un sorriso che mi fa sciogliere dentro.
- Grazie – e mi sposto perché mi sento andare a fuoco in sua presenza. Mi volgo verso la sua camera. Sono curiosa di sapere com’è. Poggio la mano sulla maniglia ma mi blocco.
- Posso? – con la testa acconsente. Mentre rimane poggiato con la schiena sullo stipide.
Ed anche la sua stanza è bellissima. 
- Ti rappresenta – mi guarda senza capire.
- Le anime che ci sono in te. Il nero mi ricorda l’Edward che ho conosciuto il primo giorno. Quello incazzato con il mondo intero. Il bianco quello che sto imparando a conoscere. E che non è male! Sulla scrivania c’è tutto il tuo mondo: le foto, ma anche il pc e la stampante! Hai sempre tutto sotto controllo –
- Wow! Sicura che non studi psicologia? –
- No, ho imparato da Pierre l’arte dell’osservazione -  continuo a girare la sua stanza.
- Ed io che pensavo fosse immenso il tuo guardaroba a casa dei tuoi! Ma il bagno è sensazionale. – c’è di tutto in quella stanza: dalla doccia alla vasca hydro. Ad una piccola sauna. 
 
- Potrei passare ore intere qui dentro – lo guardo per vedere la sua reazione.
- Bella fa come se fossi a casa tua. E non mi dispiacerebbe l’idea di trovarti nella vasca da bagno. Già mi immagino la scena di te coperta da una soffice schiuma – lo vedo sorridere malizioso. Mentre arrossisco fino alla punta dei capelli e se ne accorge.
- Va bene. usciamo di qui. Vado a nanna. – ma mi trattiene per un braccio. Poi  mi conduce in cucina.
- Riepilogando, non hai cenato. Che ti preparo?  - lo vedo mentre apre il frigorifero e cerca dentro. Tira fuori diversi piatti.
- Darla lascia sempre qualcosa di pronto – e mi passa un’insalata di pollo con avocado eccezionale. Nel frattempo mi prepara la macedonia.
- Mangi spesso in casa? –
- Colazione e cena. Pranzo mai. – e mi osserva mentre mangio.
- Avevi proprio fame – sorride soddisfatto per avermi sfamato.
- A pranzo ero troppo agitata per mangiare –
- Ero agitato anche io. Tuo padre è stato il solito Charlie a non farmi pesare la situazione, ma so benissimo che se non fosse stato per me ora tu non staresti a giocare al piccolo detective – lo guardo e mi viene da ridere.
- Non sto giocando. Però se non fosse stato per te non avrei neanche conosciuto Alec. Diciamo che doveva andare in questo modo – nel frattempo comincio a ripulire ma Edward mi toglie il piatto di mano.
- Per oggi hai lavorato abbastanza – mi viene da ridere della sua gentilezza.
- Wow che capo amorevole che ho –
- Bella ricorda che domani sera sarai di nuovo al mio servizio –
- E chi porterai questa volta? no, perché la tizia di stasera dove l’hai trovata? Perché non è normale una tizia che passa la serata a parlare degli smalti per unghie! Addirittura quello che indossava stasera se l’è fatto arrivare direttamente dall’India? Edward, se vai in un qualsiasi discount italiano ti posso assicurare che lo trovi identico!!! – e lo vedo ridere di cuore.
- Cher è la figlia di un mio cliente. E domani sera vorrei invitare la tua famiglia. Ti spiace? –
- E i tuoi genitori? –
- Non escono molto. Ma posso provarci. Magari la presenza dei tuoi li incoraggia –

Poco dopo andiamo a nanna. Mi addormento appena poggio la testa sul cuscino e apro gli occhi direttamente al trillare della sveglia.

Appena sveglia chiamo la mamma per organizzarmi con loro. voglio stare il più a lungo possibile con loro. Ed, infatti, ci organizziamo per il pranzo.

Quando sono pronta prendo tutte le mie cose e  raggiungo Edward in cucina.
- Buongiorno – è impegnato in una conversazione telefonica e mi fa segno di accomodarmi. Darla, la colf, mi pone subito davanti un piatto con dei pancake e mi avvicina le guarnizioni per farmi scegliere. Dal modo in cui parla, capisco che quella di Edward è una telefonata di lavoro. Chiude che ho quasi finito colazione.
-
Scusa piccola, ma era importante che chiarissi i dubbi al mio cliente – sorrido al suo modo di fare e non mi sfugge l’occhiata assassina che mi rivolge Darla. Poco dopo arrivano diversi ragazzoni, tutti bellissimi e muscolosi. Edward gli dice di aspettarli nel suo ufficio.

- Chi sono? – sono proprio curiosa.
- Alcuni faranno parte della tua scorta. Altri della mia – lo guardo e mi viene da ridere.
- Edward? – lo chiamo in maniera gentile. Mi guarda in attesa che parli.
- Se prometto che stasera ti servirò come un … principino … mi permetti di scegliermi le guardie? Perchè il biondo non mi dispiacerebbe affatto … - mi guarda sconvolto.
- Sei una impertinente! Una piccola strega e capisco perché tuo fratello ti chiami rompipalle –
- Edward, credimi. Ancora capisci il perché del mio soprannome. Allora? Me lo dai il biondo? – lo guardo provocatoria.
- Ma parli sul serio? –
- Certo! E anche quello moro, il più alto. Hai visto che gambe con quei jeans? Dovrebbero essere vietati su di lui. È da cardiopalma. Aspetta che lo vedano Victoria o Kate!– mi guarda sconvolto.
- Parlerò con tuo fratello di questa cosa. Vedrai quante te ne dirà! –
- Edward, penso che mio fratello sarà d’accordo con me! – e scoppio a ridere.
- Basta ridere e sii seria. Andiamo in ufficio che Nick ci attende – e mentre ci avviamo in ufficio:
- Ecco, Nick te lo lascio volentieri –

In ufficio Edward cambia completamente comportamento. Diviene l’uomo d’affari serio e intransigente e cerco di comportarmi al meglio. Mi affascina sentirlo parlare. Ha tutto sotto controllo. Almeno questa è l’impressione che riesce a dare. Spiega loro che devono seguirmi in tutto e non perdermi di vista mai. Nick consegna i pass per l’università e tutti i luoghi soggetti a restrizione.

Solo  quando mi assegna le mie personali guardie mi viene da ridere, perché Edward ha fatto in modo che il biondo e il moro più alto stiano con lui! E fissandolo negli occhi gli vedo uno strano luccichio. Lo ha fatto di proposito!

La giornata scorre veloce. A pranzo ho modo di passare un paio d’ore con i miei genitori. Li porto nel dormitorio e faccio conoscere loro le mie amiche. Mamma e papà vogliono sapere come mi sento, ma è Pierre a tranquillizzarli.
- Sta bene, è pericoloso quello che sta facendo. Ma quella luce negli occhi era da anni che non c’era più! –
- Diciamo che mi ha fatto bene cambiare aria. Non  è quello che sto facendo a farmi stare bene. Ma è l’intera situazione. Mi trovo bene qui. Ho nuove amicizie che non conoscono il mio passato. Riesco ad essere più me stessa –
- E quello che stai combinando come si collega con il tuo miglioramento? – è Pierre che mi fa parlare.
- Sto facendo qualcosa per una amica che non dimenticherò mai. Sono riuscita ad andare nella sua casa ed ho pianto tanto. Ma ho ritrovato delle persone a cui ho voluto e voglio molto bene. E’ come se una parte della mia vita tornasse a posto – guardo mio padre pensieroso e lo vado ad abbracciare.

- Papi verresti a fare un giro solo con me? – e così facciamo. Mano nella mano, seguita dai miei angeli, me ne vado a spasso per l’università. Ad ogni angolo mi racconta un ricordo. Tutte le avventure e le esperienze vissute con il suo amico Thomas.
- Con Edward hai instaurato un buon rapporto – la sua affermazione mi fa riflettere.
- All’inizio ne avevo paura. Poi ho scoperto che è vero  quello che mi dicevate di lui. È un bravo ragazzo. E ti è molto legato. Aveva paura del tuo giudizio su tutta questa storia. Ma, papà, se ce l’hai con lui, perdonalo. Era il destino che mi imbattessi in Alec – sorride.
- Alec e tuo fratello hanno avuto una storia – lo guardo e rido.
- Come fai a saperlo ? –
- Non erano molto silenziosi – rimango sconvolta mentre  ride di me.
- Lui non sa che io ho sempre saputo. Per cui acqua in bocca miss perfettina – sorrido del modo in cui mi ha chiamata.
- Edward ha proprio ragione a chiamarti così! sei la mia piccola precisina coraggiosa –
- Cosa c’è fra voi? Sembrate molto uniti. Scherzate, ti prende per mano e tu lasci correre. Da quando ti fidi di qualcuno al di fuori della famiglia? -
- Non è stato facile papà. Ho passato giorni interi a mandarlo a quel paese. Ma lui non si è perso d’animo. Mi è stato vicino anche quando lo mandavo via. Con discrezione ma non mi lasciava sola. Mi sta aiutando anche a prendere la patente.  Poi, una decina di giorni fa siamo stati insieme sulla tomba di Rachel. E abbiamo cominciato a parlare come due ragazzi qualsiasi. È un ottimo amico, papà – mi scruta per capire la verità.

Camminando per il campus ci imbattiamo nella professoressa Green che è molto contenta di rivedere mio padre.
- Emily è un piacere rivederti! Quanti anni sono passati! –
- Troppi, mascalzone latino! Allora che combini in Italia? Da tua figlia ho saputo che sei ancora sposato –
- Sposato e fedele! E tu, volpe rossa? –
- Ho appena divorziato dal quarto marito! Se hai voglia di un ripasso di economia abito sempre al solito appartamento – divengo immediatamente rossa a sentire i loro dialoghi e loro se ne accorgono e ridono di me.
- Isabella non c’è mai stato niente fra di noi. E sono felicemente sposata con lo stesso uomo da trent’anni. Ma con tuo padre abbiamo sempre scherzato! – adesso mi sento meglio.
- Non sarà facile guardarla negli occhi durante l’esame prof! – e ridono ancora.
- Isabella, timida come tuo padre! Charlie nei prossimi giorni passa in ufficio che sistemiamo la borsa di studio di tua figlia. Edward Cullen, solo oggi, avrà chiamato il mio ufficio una quindicina di volte.– sorrido al pensiero di Edward che si è preoccupato per me. E ha fatto quello che mi aveva promesso.
- Grazie professoressa – e lo penso veramente.
- Emily è stato un malinteso fra Isabella e Cullen. Lui non voleva negarle lo stage e lei non si è chiarita subito. Ma sono ragazzi e dopo qualche tempo hanno messo da parte le ostilità! –
- Diciamo che ti credo Charlie. Ma lo faccio solo per te! D'altronde il figlio di Cullen e la figlia di Swan…. Non si sa mai!!! –  e lascia la frase in sospeso!

Mando un sms ad Edward per ringraziarlo di quello che ha fatto e mi risponde al volo:
Per il mio angelo avrei smosso il mondo 
 
Anche il resto della giornata passa tranquilla. Alla Volturi sto con gli occhi aperti. Tira una strana aria e osservo che anche Alec deve essersene accorto.
Aro si chiude nel suo ufficio con un suo uomo di fiducia e Dimitri passeggia davanti la porta come un cane bastonato. Un paio di volte mi strilla contro, approfittando della momentanea assenza di Alec e mi spaventa veramente.
Quando Aro esce dal suo ufficio non degna il figlio di uno sguardo. Chissà cosa avrà combinato!
Osserva in maniera ambigua anche me. Avrà scoperto che mio padre è in America? Ma Alec mi ha garantito che non ha più preso informazioni su di me.
Mi chiama nel suo ufficio e mi invita a chiudere la porta.
- Allora Isabella, come ti trovi da noi? – lo guardo senza capire dove voglia arrivare.
- Molto bene Signor Volturi. sono tutti gentili con me e sto imparando tanto –
- Bé visto il tuo corso di studi non è che qui impari molto – rimango spiazzata
- Sto pensando di cambiare corso a settembre. Magari scegliere qualcosa di meno specializzato. Lavorare qui mi ha aperto la mente su nuove opportunità – lo osservo che mi studia attentamente.
- Questo mese ci sarà molto da lavorare qui dentro, Isabella. Ci sono diversi impegni importanti e vorrei poter contare su di te. Per cui pensavo che potresti affiancare Abigail invece di rimanere sempre con Alec – sorrido fingendo felicità.
- Mi sembra un’ottima opportunità per me, signor Volturi. ne sono lusingata – rimane in silenzio e poi mi liquida.

Quando esco dal suo ufficio sono già le 18.00. Alec mi osserva preoccupato e gli faccio segno che dobbiamo parlare. Mi accompagna a prendere un caffè e gli dico quello che è successo. Mi spiega anche che Dimitri ha abusato di una dipendente che adesso vuole fargli causa ed è per questo che il padre lo ha messo a parte.

Arrivo in ritardo al lavoro e Tyler è pronto a richiamarmi.
- Isabella, anche le amiche del capo devono arrivare in orario. Subito a cambiarti – che giornata!

Sistemo il tavolo di Edward, noto che è apparecchiato per cinque e spero che ci siano anche i suoi genitori.

Edward è il primo ad arrivare. E lo vado ad accogliere.
- Buonasera Signor Cullen se vuole seguirmi il suo tavolo è pronto – e mi segue ridendo.
- Chiamami Edward, per cortesia –
- No, già mi ha strillato due volte il tuo tirapiedi! E non ho intenzione di farmi richiamare altre volte, per cui signor Cullen, prego si accomodi! – ride di cuore.
- Che hai combinato ? –
- Si è fatto tardi in ufficio e mi sono dovuta fermare a parlare con Alec. Sono arrivata qui dieci minuti fa – adesso si preoccupa.
- Che è successo? –
- Dopo ti dico. Nulla di preoccupante, però. E cerca di non far trapelare il tuo nervosismo o mio padre si mangia la foglia! – nel frattempo Tyler si è avvicinato.
- Tutto a posto signor Cullen? Isabella non è all’altezza del servizio? –
- Tutto bene Tyler. E stavo proprio dicendo a Bella che fra noi non servono molti convenevoli. Non ha senso che si rivolga a me dandomi del lei, quando viviamo insieme – la faccia di Tyler è unica. Passa da un rosso acceso a un bianco cadaverico.
- Bene signore. Riferirò alla Signorina la sua eccezione – ridiamo quando va via.
- Penso che la signorina abbia sentito. – Edward è unico nel mettere a tacere la gente.
- Ok, sei riuscito a rimettere al suo posto anche l’intransigente Tyler! Ti porto un aperitivo mentre aspetti? –
- Grazie e penso che solo te non riesco a rimettere in riga – è molto più dolce di ieri sera. E speriamo che continui così.

La serata passa velocemente. I miei genitori arrivano con Elisabeth e Thomas. E vedo lo sguardo felice di Edward in questo. Che stranamente sembra un’altra persona rispetto a ieri sera. Li sento ridere e scherzare e più volte Edward mi trattiene per chiedere la mia opinione. Alle undici, quando finisco il mio turno, la loro cena ancora finisce ed è lo stesso Edward a raggiungermi negli spogliatoi. Dentro ci sono un paio di colleghi che ci danno dentro e rimango fuori in attesa che finiscano.
- Che ci fai qui fuori? Muoviti a cambiarti che ti ho ordinato la cena – e adesso che faccio? L’articolo non so quale del regolamento di Edward Cullen prevede nessun rapporto tra colleghi.  Se se ne accorge li licenzia, ma non posso certo entrare dove due stanno facendo sesso. Rimango ferma, in attesa di vedere se Edward va via. Ma non si decide a muoversi. Anzi, mi fissa curioso.
- Per quale motivo rimani qui fuori immobile? –
- Mi sto riposando un attimo – che scusa patetica!
Purtroppo i due amanti non sono per niente silenziosi e il capo capisce al volo. Spalanca la porta degli spogliatoi e becca i due nel momento clou.
- Subito nel mio ufficio. – poi si rivolge verso me. Che sono rimasta fuori.
- Prendi le tue cose e vai a cambiarti nel mio bagno. Da oggi non voglio che tu metta più piedi qui dentro. – a volte mi tratta come una bambina.
- Non ti preoccupare, aspetto che si rivestano e poi entro – dal suo sguardo capisco che non ho diritto di replica. E faccio quanto mi ha ordinato, ma appunto mentalmente che dobbiamo riparlarne.

Lo seguo nel suo ufficio. E mi siedo di fronte a lui che si è accomodato sulla sua mega poltrona mentre aspetta Tyler.
- Che intenzione hai con quei due? –
- Li licenzio – e penso che sono persone che hanno bisogno di lavorare.
- Perché? Tutti possono sbagliare una volta. Concedi loro una seconda possibilità – mi guarda e pensa.
- Bella, se lascio correre oggi, domani rischio di trovare qualcun altro a fare sesso nei bagni. Non pensare che la mia posizione sia facile –
- Lo so che non è facile! Ma hai la loro età. Sai cosa vuol dire sbagliare. Solo questa volta. E se vuoi sapere la mia, anche se so benissimo che non ti interessa, la colpa è di Tyler che pensa solo alle cazzate! - non posso perorare la loro causa oltre perché i diretti interessati arrivano. Lei piange e lui è sconvolto. Tyler è dietro di loro.
- Signor Cullen ci dispiace per quello che ha dovuto assistere. Però le vorremmo far presente che siamo una coppia, viviamo insieme – è lui a parlare. Tyler cerca di intervenire ma Edward non lo consente.
- Non mi interessa. Se siete una coppia dovevate aspettare il rientro a casa e poi potevate scopare dove meglio credevate  -
- Signor Cullen lei ha perfettamente ragione. .. – Edward non la fa finire di parlare. Alza la mano per zittirla e so che ha deciso di licenziarli. Poi mi fissa e parla.
- Non avrete una seconda possibilità e da oggi turni separati. Vi tratterrò la giornata di lavoro quale indennizzo per quello che sono stato costretto a vedere – gli sorrido dolcemente.
So che lo ha fatto per me e gli sono infinitamente grata. Li fa uscire senza altra parola. Poi, fa una ramanzina senza eguali a Tyler. Il quale comincia a sudare in maniera preoccupante. Poco dopo rimaniamo soli.

- Grazie. – gli vado vicino e lo abbraccio. Ha un profumo meraviglioso e mi stringe forte facendomi sentire sicura.
- Non mi ringraziare. Se becco qualcun altro ti ritengo direttamente responsabile! – mi allontano e lo guardo torvo.
- Stai scherzando? –
- No e muoviti a cambiarti che aspettiamo te per il dolce –

E velocemente mi sistemo per la serata con i miei genitori. Senza rendermene conto avevo in borsa un cambio che dovevo mettere sabato sera per andare alla festa in confraternita, poi saltata per rimanere a casa Cullen. Mi guardo allo specchio del bagno e penso di stare proprio bene.
- Edward, posso lasciare qui la borsa? Dentro ho tutto, anche i libri e il pc – sta per rispondermi quando mi guarda. Lo vedo deglutire con difficoltà.
- Come? –
- La borsa, dentro ho tutto. Posso lasciarla qui? – e annuisce. Mentre usciamo mi passa un braccio intorno alla vita.
- Per evitare che cadi. Con quei tacchi! – mi viene da ridere, ma vedo anche lui sorridere.

Arriviamo al tavolo dove i nostri genitori non si sono resi ancora conto dell’assenza di Edward.
- Bella sei divenuta una ragazza bellissima – mi imbarazza il complimento di Elizabeth.

Edward mi fa portare subito la mia cena e mangio tranquilla mentre parlano.
- Fino a quando hai intenzione di lavorare qui dentro? – osservo Thomas curiosa. Perché questa domanda?
- Finisce la settimana e poi basta – è Edward a rispondere al mio posto. Ma mio padre mi guarda e so che ha in mente qualcosa.
- Da quando ci lavori Bella? Quattro mesi? – mi giro verso Edward e deglutisco a fatica.
- Si , era gennaio vero Edward? –
- E tu Edward non controlli i tuoi dipendenti? Non li assumi tu personalmente? –
- Certo papà perché mi fai …. – e poi capiamo.
- Quindi ci state facendo credere che Bella lavora qui da gennaio. Tu, Edward, l’hai assunta senza leggere il suo nome. E solo adesso riesci a sistemare la questione della borsa di studio! – è Thomas a parlare.
- Sai che Matteo, su facebook ha tra le pagine seguite quella di un pub qui vicino. Si chiama Twilight e questo pub pubblica spesso foto del proprio personale – Charlie adesso mi guarda ridendo ironico.
- Bella mi vuoi dire qualcosa? E tu Edward? –
- Ok, lavorava li dentro. Ma adesso non più. E da quando l’ho saputo ho sempre vegliato su di lei! –
- Edward ma non conosci la regola: negare fino all’evidenza? – vedo i nostri genitori ridere. Poi è Charlie a parlare.
- Bella sono orgoglioso di te e di quello che stai facendo. Ho contattato con Thomas la Green, mi ha parlato molto bene di te. E già domani sistemerà la questione borsa di studio. Senza che mister donazione faccia niente! Però voglio che tu sia sincera perché adesso non sei più a casa che ti posso controllare ogni istante – mi alzo per abbracciarlo.
- Edward, ti do un consiglio: non farti trascinare da Bella nelle sue pazzie. Se te l’affido è per metterle un freno, non per seguirla a ruota – è Renee a parlare.
- sono capace di badare a me stessa! –
- Bella domani ripartiamo e voglio stare tranquillo –
- Charlie penserò io ad entrambi. – è Thomas a dirglielo.
- Lo so amico mio –
- Amico! Compagno di merende vorrai dire. Oggi ne ho sapute delle belle su di voi …. – parlo a bassa voce ma mi sentono tutti. E scoppiano a ridere.

Poco dopo andiamo via. Edward in macchina mi riporta alla realtà.
- Adesso puoi dirmi cosa è successo alla Volturi – è serio e mi fissa preoccupato. Avanti c’è Nick e lo vedo in allerta. Sta seguendo la nostra conversazione.
- Dimitri oggi era strano. Suo padre ha ricevuto delle persone e lui è rimasto solo. Non è mai successo. Alec ha scoperto che il fratello ha abusato di una dipendente. Ma non so chi sia. E il padre è incazzato nero. Inoltre, Aro mi ha chiamato per un colloquio a porte chiuse. Mi ha fatto un sacco di domande. Alla fine mi ha detto che questo mese ci sarà molto da lavorare ed è meglio se affianco la sua assistente anziché Alec – mi guarda pensieroso.
- Domattina alle 8.00 ho appuntamento con Alec e il suo superiore dell’FBI –
- Verrò pure io Bella. Non ti lascio sola – so che non dovrei consentirlo. Ma mi sento più sicura con lui.

A casa ognuno va diritto nella propria camera. Prima di lasciarci gli do un bacio sulla guancia e gli auguro la buona notte.
 
 

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Capitolo 16
*** Un perfetto compagno ***




Pov Edward


Alle 8.00 in punto mi ritrovo con Bella, Nick e Alec all’incontro con i responsabili dell’operazione Aro Volturi.  L’incontro non dura più di 10 minuti e mi lascia abbastanza preoccupato.
Alec dovrà staccarsi dall’azienda per qualche giorno. Ufficialmente sarà in vacanza con una amica. In pratica, con una sua collega, sarà in Ucraina a spiare i clienti di Aro. Partenza immediata. Un aereo già li attende. È una operazione altamente rischiosa e scuoto la testa più volte. Alec sorride.

- Edward non  è la mia prima missione! Prenota al tuo club per domenica sera che mi offri la cena! – lui scherza ma io non sto per niente tranquillo.-
E Bella nel frattempo rimane da sola? – osservo tutte quelle persone e ognuna mi sembra che non abbia il coraggio di dirmi in faccia la realtà.
- Edward c’è troppa gente per farmi del male –
- Signor Cullen, sappiamo che uno dei suoi uomini si è infiltrato. Siamo quasi sicuri di chi sia ma me ne deve dare conferma – e mi passa un bigliettino con il nome. Lo passo, a mia volta, a Nick che si limita ad annuire.
- Sia ben inteso che nel caso di sparatorie li dentro, la nostra priorità sarà Isabella e non il suo uomo–
- Lo so molto bene e non chiedo di meglio – Bella mi guarda preoccupata.
- Isabella, questa settimana è atteso a New York un iracheno affiliato all’ISIS. Siamo quasi sicuri che venga in America per incontrare Aro. Occhi aperti ma cerca di non rimanere mai da sola con quella gente. –
- Sul suo telefono ho fatto attivare un sensore che indica sempre dove sia. Le permette anche di registrare e trasmettere in diretta quello che registra –
- Perfetto Edward. Mandami qualcuno dei tuoi uomini per spiegare come funziona. Sarebbe utili spiegare anche a Bella come attivare il sistema  - e annuisco.

Osservo Bella e mi sembra così piccola. Senza rendermene conto mi avvicino a lei e la abbraccio. Non le da fastidio perché mi sorride. Le passo un braccio intorno alla vita e l’attiro a me. Mi sento sicuro in questo momento che posso proteggerla personalmente e vorrei che fosse sempre così.

Autorizzo l’FBI ad utilizzare i miei sistemi informatici e di spionaggio molto più all’avanguardia dei loro. E quando andiamo via non mi sento per niente tranquillo.

- guida tu, che la settimana prossima hai l'esame per la patente - e le lancio le chiavi mentre osservo i miei uomini che si preparano a seguirci con un'altra macchina.
- Vai all’università? – mi guarda. È pensierosa anche lei.
- Bella sei sempre in tempo per tirarti dietro – sospira mentre parla e mette in moto la macchina. Noto subito la sua sicurezza. Guida molto bene.
- Stavo solo riflettendo. Tu che lo conosci qual è il modo migliore per interagire con Aro? – e mi fermo a riflettere.
- È molto scaltro. Non si fida di nessuno. Probabilmente non si fida di Dimitri e sicuramente non di Alec. Non ti fidare mai di lui anche se ti sorride. È proprio in quel momento che ti pugnala alle spalle. –
- Già è l’impressione che ho avuto anche io. Ma se volessi spingerlo a parlare di Rachel, come dovrei comportarmi? –
- Vuoi sapere come fargli confessare di essere il responsabile della morte di Rachel? – e ci rifletto.
- Probabilmente l’unico modo è spingerlo a parlare delle sue grandi gesta. Lui è affetto da manie di grandezza. Non sopporta che qualcuno sia più grande di lui –
- Quindi lo devo portare a vantarsi? –
- Più o meno. Ma non giocare con il fuoco, Bella!  Non mi piace questa situazione – la fisso in attesa di una sua risposta che non  arriva. Parcheggia di lato ad un marciapiede
- Dovrei andare a Villa Cullen. Così saluto i miei. Cambio macchina e mi fai accompagnare? – è triste. Sicuramente dipende dalla partenza dei suoi.
- Vengo pure io a salutare i tuoi.  Vedi che qualcosa di buono l’ho fatto? Se non era per me, i tuoi non sarebbero corsi a New York preoccupati! – mi sorride. E abbassa la testa. Mentre riparte.
- È vero quello che tutti dicono di te – adesso non la capisco e non perché parla a bassa voce.
- Chi ti avrebbe parlato di me e cosa ti avrebbe detto? – sono curioso.
- I miei familiari, i tuoi amici, anche tua cugina. E tutti dicono che sei una persona splendida con un cuore immenso – quasi arrossisco.
- Si, tra le mie buone azioni ricordati che ti ho spedita a studiare per un criminale e a lavorare in un locale equivoco –
- Però ieri sera quei due non li hai licenziati. – mi fissa diretto negli occhi. Ha un sorriso così genuino.
- L’ho fatto per te. E se li ribecco, loro o qualcun altro, faccio nera te! – ridiamo e mi racconta gli ultimi pettegolezzi di cui è a conoscenza.
- Sai che anche Matteo e Pierre partono oggi? Pierre è stato richiamato in studio con urgenza. Mi dispiace non essere riuscito ad organizzare qualcosa con loro. Neanche una cena! E si stanno organizzando per una vacanza tutti insieme quest’estate. Con Alec e James. Sono stata invitata anche io! –
- E dove ve ne andrete? – e lei a confidarmelo e mi dispiace che non sia stato contemplato.
- Ah! Io con loro da nessuna parte. Mi sentirei il terzo incomodo! – e ridiamo.
- Mi fa ancora strano a pensare alle preferenze sessuali di Matteo e Alec. E che entrambi siano felicemente fidanzati. Non che abbia qualcosa contro di loro. Ma ricordo quando andavamo sulla spiaggia a rimorchiare! – e chiudo gli occhi ripensando ai vecchi tempi.

Nel frattempo siamo arrivati a casa dei miei genitori. In soggiorno ci sono già tutti. Charlie e Renee sono già pronti per la partenza. Mi fa piacere vedere papà ridere e scherzare. È da molto che non lo vedo rilassato. E anche la mamma. Le fa bene darsi da fare, la fa rimanere attiva. Questi due giorni per loro sono stati molto importanti, è come se fossero tornati a vivere.

- Ciao a tutti – e mi fa tenerezza vedere Bella volare nelle braccia del padre.
- Signorina, ho solo mezz’ora per le raccomandazioni. Vediamo di farcele bastare – sbuffa sonoramente ma non risponde. Mentre tutti gli altri ridono dell’affermazione di Charlie. Si allontanano verso il  giardino e, di passaggio, Charlie tira per un braccio anche me.
- Papà mi ha fatto tanto piacere rivederti dopo tanti mesi – e Bella si ributta tra le sue braccia.
- Anche a me, Piccola. Mi hai fatto invecchiare di dieci anni, ma ricordati sempre che sono orgoglioso di te. – la stringe forte e la sento piangere. Poi fissa me:
- Edward sono orgoglioso anche di te. Ti ho seguito in questi anni e so quello che hai realizzato. Sii fiero di te stesso e tieni sotto controllo Bella. – mi rendono orgoglioso le sue parole.
- Fidati questa volta, Charlie. E appena finirà questa storia, seguirò personalmente Bella fino alla laurea.  -  mi guarda e capisce che di me, questa volta, si potrà fidare.
- Edward stai vicino anche ai tuoi. Se non si riuscirà a dimostrare la colpevolezza di Aro, non so come la prenderà Thomas. È troppo agitato. Cerca di coinvolgerlo in società. Ha bisogno di essere distratto. Per qualsiasi cosa chiamami senza esitazioni. – e lo abbraccio.
- Grazie di tutto quello che hai sempre fatto per la mia famiglia -

Quando rientriamo Renee è già pronta per andare via. Vedo gli occhi di  Bella velarsi nuovamente di lacrime. E le vado vicino per abbracciarla. Mi accorgo tardi dello sguardo dei nostri genitori. E mi colpiscono le parole di Charlie quando mi avvicino per un abbraccio:
- Non si è mai fidata di nessuno al di fuori della famiglia. Ti sto affidando la parte più importante di me. – e mi abbraccia.
- Ciao tesoro. Sai che ti attendiamo sempre in Italia? – è Renee a dirmelo.
- Certo e prometto che presto verrò – mi sorride affettuosa come una madre.

Così mentre la famiglia Swan va via rimaniamo in giardino ognuno perso nei suoi pensieri. È mia madre la prima a riscuotersi.
- Avete fame, ragazzi? – effettivamente stamane siamo usciti presto ed abbiamo preso solo un caffè.
- Non abbiamo fatto colazione oggi. – poi mi rivolgo a mio padre – avevamo un incontro con l’FBI –
- Allora faccio preparare il pranzo in anticipo –
- Elizabeth, posso aiutarti? – vedendo la necessità di Bella di fare qualcosa acconsente. Mentre con mio padre mi chiudo in ufficio. Gli racconto l’esito dell’incontro della mattina.
- Papà sono preoccupato. Alec dice che non è la prima volta che va in missione. Ma Bella sarà per giorni da sola con i Volturi –
- Lo sono anche io.  Ma siamo le ultime persone che possono fare qualcosa. Se Aro, solo lontanamente, scopre il legame di Bella con la famiglia Cullen, non ne uscirà viva. E non voglio dover piangere anche lei. – so perfettamente che papà ha ragione.
- Ed io dovrei solo rimanere a guardare? –
- Purtroppo, figlio mio, dovrai avere il sangue freddo e dimostrare che la tua vita va avanti come sempre. E, se conosco Aro, è capace anche di avvicinarti. Quasi in senso di sfida – rimango a pensare alle sue parole.
- Edward, se lo farà dovrai far finta di niente. Ne va dell’incolumità di Bella. È questo che dovrai pensare in quel momento: a Bella –

La nostra conversazione viene  interrotta da un lieve bussare alla porta. È Bella.
- Scusate, non volevo disturbare –
- Bella, entra. Non disturbi affatto– mio padre le vuole veramente bene.
- Volevo solo avvisare che ha chiamato il signor Cullen e sta arrivando qui. Elizabeth mi ha chiesto di avvertirvi – guardo in faccia papà.
- Che vorrà? Sarà qui per la loro situazione? –
- Penso di si. Altri motivi per venire non ne ha. Chiama in ufficio e chiedi se ti ha cercato. – e faccio quando mi chiede. Effettivamente Venice mi conferma che mio nonno si è presentato in ufficio.
- Si, è stato in ufficio –
- Cavoli che genio che sei! – è Bella a dirlo a mio padre e riesce a farlo arrossire.
- Papà, Bella è così. Non le manda a dire – e rido nella sua direzione mentre la diretta interessata mi caccia la lingua.

Poco dopo sentiamo suonare alla porta e mia madre che accoglie gli ospiti. Sono meravigliati di trovare Bella in casa e lei stessa si eclissa per lasciarci parlare di affari.

Come previsto, Carlisle è nei guai. Ma non vuole cedere il controllo. Chiede solo un prestito per provare a sistemare la situazione. Fisso mio padre, il prestito che ci chiedono è ingente. Sa perfettamente che non saranno in grado di restituircelo e che non servirà loro per sistemare la situazione. Occorre una ristrutturazione completa.

- Edward, sei tu a capo delle imprese. – papà chiede a me. Il messaggio è chiaro. Che fare? In fondo non rischiamo niente. La nostra società è ben solida. Ma non vorrei essere associato a loro nel caso di fallimento.
- Ci devo pensare. Non posso rispondere su due piedi. E parliamo di una cifra considerevole –
- Hai ragione Edward. Ma venerdì ho la prima scadenza – è Carlisle a parlare.
- Lo so, per questo vi ho proposto un piano di risanamento industriale. Ma quello che mi state chiedendo è solo un prestito e dubito che possa servire a molto senza una seria ristrutturazione –
- Edward non siamo degli sprovveduti. Non parlarci come gli ultimi arrivati – mio nonno comincia ad incavolarsi.
È il suo più grande difetto, salta subito alle conclusioni. Proprio in quel momento entra Bella. Ha gli aperitivi. Spiega che Elizabeth le ha chiesto di portarli. Sta per uscire quando la fermo.

- Bella, rimani – mi fissa senza capire. Ed anche gli altri mi fissano. Si accomoda sulla sedia che le indico e rimane in silenzio ad ascoltare.
- Va bene nonno, non vi tratto come gli ultimi arrivati. Allora spiegatemi il piano di rientro che intendete attuare. Quando sarete in grado di restituire la somma? Sei mesi? Un anno? –
- Edward è un lasso di tempo impossibile quello che ci stai proponendo. Almeno cinque anni –
- Zio, perché non accettate il piano di risanamento che ho sottoposto alla vostra attenzione? Avreste capitale fresco in azienda, senza doverlo restituire. Avreste la consulenza dei nostri esperti. Ed interverrei personalmente con alcuni fornitori più ostici per far accettare una riduzione delle somme dovute –
- E avresti il 51% della Cullen Enterprise. Comanderesti tu e addio eredità dei miei figli – fisso Bella.  Le passo il mio tablet, aperto alla pagina dei dati della Cullen Enterprise. Le lascio il tempo di leggerli.
- Che faresti? – mi fissa e abbassa lo sguardo.
- Il mio parere non conta nulla e non ho ancora la preparazione per poter dire la mia – è diplomatica.
- Eppure ieri sera ti sei esposta. Perché sapevi che ne valeva la pena. Che conclusione devo trarre? –
- Ieri sera si parlava del semplice stipendio di due camerieri. La somma di cui si parla adesso è diversa- 
- No, Bella. Anche ieri sera si parlava di qualcosa di più grande. Dell’immagine della mia società. Allora che faresti? – la guardo ma non mi risponde. Mio padre mi sorride. Anche lui quando ha istruito me, non lo ha fatto con i libri ma con i casi concreti.

- Edward la soluzione potrebbe essere un prestito personale mio – e guardo mio padre. Parla forse più per togliere Bella dall’imbarazzo di dover rispondere.
- E a garanzia cosa vorresti? – è mio nonno a chiederlo.
- La Cullen Enterprise. E diciotto mesi il termine di rientro – si guardano in faccia. Sanno che non hanno altra scelta. Nessuno parla.
- Nel pomeriggio faccio preparare i documenti. – prendo per mano Bella ed esco. Mi avvio in giardino perché sicuramente vorrà chiarimenti.
- Perché mi hai fatto rimanere? –
- Perché a settembre, quando comincerai lo stage da me, ti occuperai dell’acquisizione della Cullen Enterprise – mi guarda senza capire.
- Non ce la potranno mai fare anche con la liquidità che sta per dargli mio padre. –
- Come fai a saperlo? – ci sediamo sull’erba e le passo il tablet.
- Controlla quanti sono i debiti esigibili da qui a fine giugno – e lo fa dicendomi l’importo.
- Perfetto. È oltre la metà della somma che hanno richiesto in prestito. Adesso controlla le scadenze fino a fine settembre – e legge l’importo.
- Adesso incrocia quest’ultimo risultato con le fatture emesse e le somme da incassare. Riescono a coprire? – scuote la testa.
- Questo mese hanno consegnato la dichiarazione fiscale annuale. Come hanno chiuso? – e la va a cercare.
- Perdita fiscale di …. O cazzo! Quanti zeri! – sorrido.
- Poco professionale miss perfettina. Comunque con una perdita fiscale così importante chi farà mai loro credito?  Quale banca o operatore finanziario accorderà loro fiducia? - adesso comincia a capire.
- Sei un genio Edward! – sorrido, sto per ribatterle qualcosa ma mia madre ci richiama a pranzo. E li scopro che i nostri ospiti si sono trattenuti e osservo anche la presenza di Alice e Rosalie. Mi salutano educatamente.
- Ah! Siete amici adesso – è Rosalie ad affermarlo. Ma non la degno di una risposta. Alice fa di tutto per attirare la mia attenzione, ma non ho proprio voglia di ascoltare le sue scuse.
- Bella stasera vieni alla festa in confraternita? –
- Si, farò un salto sul tardi. Prima lavoro  – rimangono sconvolte dal sapere che lavora. E ricordo le parole di James quando mi disse che Alice, dopo quello che era successo, la evitava. Mentre Rosalie non la sopporta proprio.
- E dove? – Bella semplicemente mi indica.
- Al suo club. – e Rosalie con aria sconvolta.
- Cioè fai la cameriera? – sono io a rispondere.
- Fa un lavoro come un altro per non pesare sulla famiglia. Come decine di universitari. Molto maturo da parte sua – è Bella a darmi un calcio sotto al tavolo. La guardo senza capire e mi fa segno di stare zitto. Sbuffo ma faccio quanto mi chiede.
- Quindi per lo stage non l’hai voluta ma la sfrutti per il tuo locale? – è mio nonno a chiederlo.
- Signor Cullen, Edward non mi sfrutta. Anzi è stato più che generoso lasciandomi scegliere orari e turni. E per lo stage ho preferito fare un’altra esperienza, sapendo che a settembre comunque mi avrebbe accolta nella sua società – con educazione lo ha messo a tacere. E i miei genitori a momenti scoppiano a ridere, perché sanno i trascorsi tra me e Bella.
- E a tale proposito devo andare. La mia altra esperienza mi sta aspettando – mi fissa e mi viene da ridere.
- Dai, ti accompagno. – vado via anche io.

Mi fa piacere vedere che Bella saluta i miei genitori con un bacio ma non capisco quello che mia madre le dice:
- Allora domani per le 13.00 direttamente al ristorante – e andiamo via.

Pov Bella

I miei genitori sono ripartiti ed io mi appresto ad andare alla Volturi.
- Che devi fare domani con mia madre? – gli sorrido.
- Mi ha invitato a pranzo con tua cugina e Rosalie. Al tuo club. Vorrebbe che diventassi amica di tua cugina, dice che ha bisogno di persone nuove intorno a se. Ti spiace?  -
- Ok.  – rimango perplesso da quell’idea di mia madre ma almeno anche lei uscirà un po’ di casa.
- Stasera vieni a cena al club? –
- Si, ma devo andare via presto. Alle 22.00 ho una video conferenza. – mi guarda e lo vedo preoccupato.
- Stasera alla festa stai attenta. – ma gli sorrido birichina.
- Che vuoi che mi succeda li dentro. È all’interno del campus e ci saranno solo persone che conosco. -

Intanto siamo arrivati in centro. Per evitare di farci vedere insieme mi faccio lasciare a Central park.
- Stai attenta. E non fare nulla che possa metterti nei guai. Ricordati che hai due guardie che seguono ogni tuo movimento. Qualsiasi problema lancia l’allarme – sorrido alla sua preoccupazione.
- Ok, papino! Buon lavoro, Edward – stavolta è lui a lasciarmi un bacio sulla guancia.

E mentre cammino per le strade di New York rifletto sulla mia situazione ed, in particolare, su Edward.

Mi trovo bene con lui. È un ragazzo fantastico. È colto, simpatico. Si sta bene in sua compagnia. Trasuda sicurezza in ogni gesto. E, poi, è bello, molto bello. E stare in sua presenza mi fa stare sempre con lo stomaco in agitazione. Come se avessi le farfalle, … quando mi abbraccia e mi avvicina a lui, mi piace sentire il suo odore di maschio. Ne inspiro e sembra che non riesca a farne a meno.
Ed è così dolce nei miei riguardi. È intervenuto in mio favore verso Rosalie. Si è preoccupato per me sapendomi sola in ufficio con Aro.

È il ragazzo di cui potrei innamorarmi ed ho paura. Paura che mi faccia male. Per lui sono solo una ragazzina, figlia di amici di famiglia. Ho scovato immagini di lui sul web. E compare spesso con modelle bellissime. Alla sua altezza.
Probabilmente non ho nessuna speranza con lui e se si accorge dei miei sentimenti rischio anche di perdere una bella amicizia.

Con questi pensieri arrivo alla Volturi. Ad attendermi Abigail abbastanza nervosa. Sembra quasi abbia pianto. La saluto facendo finta di non aver notato il suo stato.-
- Ciao. Non sai oggi che noia all’università. Lezioni per ore e ore. Qui c’è qualcosa di più movimentato? - parlo mentre appoggio la mia borsa sulla scrivania e osservo Dimitri che ascolta quello che dico.
- Ed ero talmente stanca che ho saltato l’ultima lezione del prof. Landon. Speriamo non si offenda! –
- Bella se hai bisogno di movimento vieni di qua. Ho un bel lavoro per te – Dimitri mi guarda con un sorriso strano ma faccio finta di non aver notato.
- Va bene. Prendo il tablet? Devo prendere appunti? –
- No, non serve – e quando entro trovo il caos sulla sua scrivania.
- Sono dei contratti che serviranno stasera a mio padre. Scansionali e sistemali su questo hard disk – noto che sono in tedesco. E loro ufficialmente non hanno clienti tedeschi. Ed evidentemente non ha letto neanche il mio curriculum perché altrimenti saprebbe che capisco il tedesco.
- Va bene – faccio per prenderli ma mi blocca.
- No, il lavoro lo farai dalla mia postazione – perfetto. Devo trovare il modo di capire cosa dicono i documenti ma non so come fare. Sicuramente non posso mandarmi una mail con i documenti scansionati dal suo pc.  Non posso fotografarli con il telefonino. Come fare? Penso e ripenso finchè non decido di leggerli e registrare la mia voce con il telefonino. E così faccio. Posiziono con naturalezza il telefonino sulla scrivania, vicino la tastiera e comincio a leggere i documenti. Molto velocemente. Speriamo che poi si capisca qualcosa. Alcuni sono solo dei documenti di riconoscimento. Altri planimetrie e mi limito ad indicare la zona. Dimitri è fuori dall’ufficio che sta lavorando con Abigail. Mi osserva ma non può capire quello che sto facendo. Lo sento il suo sguardo su di me. Sembra voglia trafiggermi. Un paio di volte simulo che la stampante non funzioni. Per prendere tempo. E lui si avvicina subito. Ci metto tutto il pomeriggio. E quando lo vado ad avvisare che il lavoro è finito mi liquida con poche parole. Mi liquida prima del termine del mio orario.  E’  in riunione con il padre e non presta attenzione a me.
- puoi andare per oggi – Noto l’aria tesa nell’ufficio, ma per oggi ho sfidato la sorte già a lungo e capisco che è ora che vada.

Fuori dal palazzo, come giro l’angolo, trovo in attesa le mie guardie del corpo. Quello che mi hanno presentato come Tom si affretta ad aprirmi la porta della macchina ed entro veloce.
- Dobbiamo accompagnarla al club, miss Swan? – lo fisso e gli chiedo un attimo di pazienza. Chiamo il mio referente all’FBI che vuole subito conoscere i dati che sono riuscita a carpire. Mentre parlo con lui sento Tom avvisare Edward di quello che sto raccontando al telefono e mi fa segno di dare appuntamento in ufficio di Edward.

È la prima volta che entro nel suo ufficio dopo quel famoso giorno. Ed ho timore  perché i ricordi vengono a mente. Mi sento piccola in ascensore con i miei angeli custodi ai miei lati. Quando le porte si aprono i primi occhi che incontro sono quelli preoccupati di Edward. Mi viene incontro e mi prende la mano per trascinarmi nel suo ufficio. Di passaggio urla alla sua assistente di raggiungerlo.
- Cosa non ti è chiaro della frase: stai attenta e non fare nulla che possa metterti nei guai? – è la prima cosa che mi urla appena chiude la porta dell’ufficio.
- Non ho fatto nulla se non il lavoro che mi è stato richiesto –
- Se scoprono che parli tedesco è la fine – la nostra discussione viene interrotta dalla sua assistente.
- Portaci due caffè espresso – né un per favore, né un grazie. Vabbé!

Gli passo il telefono e comincia a scaricare la registrazione sul suo portatile in attesa che arrivino gli altri. Che non tardano. Nick predispone subito la traduzione e il responsabile FBI si presenta con altri tre colleghi. Sono tutti intorno al tavolo da riunione di Edward. Capisco che la mia presenza, in quel momento è di troppo. Man mano che individuano i nominativi scandagliano il data base di FBI per vedere se sono già noti o schedati. Individuano luoghi e merce di scambio. Nel frattempo mi guardo intorno.

L’ufficio di Edward è bellissimo. Ampie vetrate, colori caldi, bei quadri alle pareti. Mi accomodo sulla sua poltrona che è immensa. Mi nota e ride. Poi, dolcemente mi fa alzare, si accomoda  mi prende in braccio.
- Hai paura che ti rubi la poltrona? –
- In futuro ne potresti essere capace. Sei sveglia, intelligente, bella, hai del potenziale miss perfettina. –
- Perché mi chiami così? – e mi sorride mentre mi sposta una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
- Perché ti vedo così, ma non è una cosa brutta. Sei semplicemente perfetta – arrossisco al suo complimento. Non me lo aspettavo e forse anche lui si rende conto di aver parlato troppo.
- Devo andare al lavoro –
- Basta con la storia del lavoro. Non ne hai bisogno e non voglio che continui a farlo. Oramai la questione della borsa di studio è stata risolta. Andiamo avanti, Bella.  Andremo al club perché ti invito a cena stasera – e vista la sua accorata richiesta non posso non accoglierla.

Intanto la ricostruzione di quello che ho registrato va avanti fino alle 20.00.
- Bel lavoro Isabella. Ci mettiamo subito al lavoro per mettere sotto controllo queste persone.  – e l’FBI va via.

E così passo una piacevole serata in compagnia di Edward che si dimostra un perfetto compagno.
 
 
 

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Capitolo 17
*** Divertiti! ***



Pov Bella

È finita un’altra settimana e alla Volturi stiamo facendo notevoli progressi.
L’FBI è riuscita ad individuare i trafficanti che comparivano nei documenti che ho tradotto dal tedesco e durante questi giorni altri avvenimenti mi hanno portato ad acquisire ulteriori informazioni.

Forse la lontananza di Alec sta smuovendo le acque. È come se Aro avesse fretta di agire per approfittare dell’assenza del figlio maggiore. E ciò ci porta a pensare che, forse, non si fida di lui come vuol far credere.
Mentre, stranamente, ha accantonato  Dimitri. Due giorni fa c’è stata una pesante lite tra loro in ufficio.
In realtà era Aro che urlava contro il figlio. Lui si limitava ad incassare.

E mi viene il sospetto che la rabbia di Aro non dipenda unicamente dal tentativo di violenza di Dimitri su una dipendente. Aro è il tipo per cui queste cose non hanno importanza.
Non sono riuscita a capire il succo della lite. Aro accusava il figlio di non essere affidabile, di non potergli assegnare incarichi complessi.
E lui si difendeva dicendo che non poteva prevedere quello che era successo.

Cosa sarà successo? Abbiamo pensato a tutto. Anche che avessero scoperto il mio doppio gioco, ma continuano a non considerarmi. Quindi il problema non sono io.

Ci sono state delle riunioni rimandate. E, cosa strana, anche il professor Landon è stato convocato un giorno con urgenza da Aro. E non è stato un incontro di piacere. Mi sono offerta di servire loro il caffè perché Abigail era impegnata con la stampa di alcuni documenti e quando sono entrata nell’ufficio, sul tavolo erano sparse diverse foto. Erano panoramiche dall’alto di zone montuose, ma non saprei dire quale zona fosse stata ripresa.

Ed Aro ha subito precisato che dovevo lasciarli soli e, anzi, mi ha dato il resto della giornata libera.

Approfittando della presenza del professor Landon ho chiesto l’autorizzazione del capo per utilizzare i computer degli uffici per stampare delle dispense. Quale scusa migliore per rimanere in ufficio! Aro non ha fatto in tempo a rispondermi perché il professore aveva già sorriso ed elogiato le mie qualità universitarie.
A quel punto Aro non ha potuto negarmi il “favore” ed uscendo dall’ufficio ho lasciato la porta socchiusa.

Sono riuscita solo a sentire alcuni passaggi della discussione, solo quelli in cui ha alzato la voce e non sono riuscita a sentire le risposte di Landon. Sentivo il suo tono di voce basso, capivo che si scusava, ma non che cosa diceva.
Quando è andavo via Aro è uscito con lui. Era così arrabbiato che non si è accorto di me che stavo ancora alla scrivania. E non è mai successo che lui andasse via prima di me.

E così, approfittando della simultanea assenza di Aro e Dimitri e attenta al personale ancora in servizio mi sono avventurata nell’ufficio del capo e ho cominciato a guardarmi in giro. Sul tavolo non c’era più nulla, il mio occhio è andato al cestino dei rifiuti, ma anche li niente.

Stavo uscendo quando ho notato che una spia della stampante lampeggiava. Era quella della carta inceppata. Mi sono avvicinata per controllare e ho aperto i vari scomparti per verificare dove si fosse inceppata. Sono stata fortunata. Il foglio si era inceppato dopo la stampa. Così l’ho tirato via e l’ho messo in borsa.

Sono corsa immediatamente via con il mio foglio e, come d’abitudine, svoltato l’angolo del palazzo ho trovato le mie guardie della sicurezza. Senza chiedermi niente mi hanno portata negli uffici di Edward. Il piccolo principino, infatti, sta utilizzando la tecnologia in suo possesso per tenermi sotto controllo. Sono costantemente monitorata dal suo staff della sicurezza: ho microfoni indosso e localizzatori. Sa sempre dove sono, con chi sono, con chi parlo e cosa dico. Abbiamo litigato per questa cosa e siamo arrivati alla conclusione che sono monitorata solo quando sono alla Volturi. In compenso, in quelle ore mi rifiuto anche di utilizzare i bagni. Mi vergogno! Quando gliel’ho detto mi ha tranquillizzata dicendomi che sono dei professionisti, ma l’ho visto che aveva voglia di ridermi in faccia.

Anche oggi mi stanno accompagnando negli uffici di Edward. Ed oggi è stata una giornata tranquilla.

- Buonasera Venice, Edward è libero? – mi guarda con aria gentile. Malgrado l’apparenza rigida, è una donna molto intelligente e simpatica. Molto bella. Gestisce alla perfezione gli impegni di Edward e riesce a tenergli testa. Malgrado lui urli spesso!
- Ciao Bella, è in riunione con il suo staff dirigenziale. Ma mi ha detto di farti entrare appena arrivavi-  così faccio.

Busso delicatamente ed entro. Edward effettivamente è in riunione con diverse persone. Sono tutti seduti intorno al tavolo delle riunioni ed Edward sta illustrando loro qualcosa. Come mi vede, senza interrompere il suo discorso, si alza e mi viene incontro. Mi sorride e riesce con quel piccolo gesto a scaldarmi il cuore. Mi prende per mano e mi avvicina al tavolo. Noto la presenza di James che mi saluta calorosamente.

- Bella ti presento i miei dirigenti – e me li presenta uno ad uno. Mi sento così in imbarazzo. Chissà chi penseranno che sia.
- Dammi dieci minuti ed ho finito – e riprende la sua riunione. Mentre me ne sto al suo pc lo sento parlare. Ha un carisma unico. Riesce a conquistare l’attenzione dei suoi uditori con poco.
 
- E con questo è tutto. Buon week end signori – finalmente è libero. Si sta avvicinando verso me quando una tipetta lo richiama.
Edward vieni con me e Megan a bere qualcosa stasera? –
No, sono già impegnato – e si volge verso di me facendo capire a tutti che sono il suo impegno.
 
James si avvicina per dirmi che Alec in serata sarà a New York. Già lo sapevo. Mi avevano avvisato dall’FBI. Ma faccio finta di esserne sorpresa, per ringraziarlo della premura per avermelo detto.
Quando finalmente rimaniamo soli, per la prima volta sono in imbarazzo. Come sua abitudine mi fa alzare dalla sua poltrona, si accomoda e mi prende in braccio. Faccio per scendere ma mi trattiene.
- Non te ne andare. Ho bisogno di due minuti di assoluta pace. E quando mi sei vicina tutto sembra perdere di importanza – lo guardo e gli accarezzo i capelli.
- Che hai? – ha gli occhi chiusi e la testa poggiata sullo schienale della poltrona. È rilassato. Ed è bellissimo. E ho voglia di baciarlo. Faccio fatica a resistere. Perché il suo collo in vista, la mascella perfetta, le labbra sensuali mi fanno venir voglia di tuffarmi su di lui.
- A parte il fatto che sono preoccupato per te, oggi sono venuti mio nonno e mio zio e mi sono dovuto sentire la paternale sull’importanza della famiglia. E stasera ho una cena con dei clienti a cui non vorrei proprio andare – mi viene da ridere.
- Eppure tuo nonno è orgoglioso di te. Sono stata un paio di volte a pranzo a casa loro e i suoi occhi brillavano quando ti nominava – mi prende la mano che passo tra i capelli e me la accarezza tra le sue. Arrossisco ma pare non farci caso.
- Stento a crederci, visto che oggi mi ha accusato di voler sottrarre a Emmet la sua eredità –
- Che posso fare per farti stare meglio? – mi guarda e noto il suo sguardo malizioso.
- Vieni a cena con me stasera – lo guardo e mi chiedo se parla seriamente. Ma il suo sguardo mi fa capire che non è uno scherzo.
- Va bene. –
- Ore 20.00 a Le Bernardin – mi entusiasmo a sentire il nome del locale.
- Wow. Ti faccio un favore e mi trovo ad andare in uno dei locali più famosi di New York – sorride della mia affermazione.
- Ci sei mai stata? –
- Assolutamente no. Vic a volte ci lavora. E mi ha detto che non ce lo potremo mai permettere! – ride da matti adesso.
- Sei pazza! Vic chi è, la rossa? –
- Wow! L’hai inquadrata subito. Devo pensare qualcosa? –
- No, è lei chi mi ha inquadrato subito. Invece la bionda è Kate, che faceva la timidina. Chi non è proprio timida è Jessica. Ma sinceramente mi ha quasi fatto paura –
- Scemo. – la nostra discussione è interrotta da Venice.
- Signor Cullen c’è il signor Smith che la desidera sulla linea 1 – e lo sento rispondere al suo interlocutore.

Faccio per allontanarmi, ma non me lo permette.
- Edward se qualcuno entrasse e mi trovasse sulle tue gambe, non ci faresti una bella figura – ha appena chiuso la conversazione e ho nuovamente tutta la sua attenzione.
- Bé, non sono tanto d’accordo. Ho una bellissima e sensuale ragazza in braccio e tu dici che non farei bella figura? Sciocca – Edward forse non ha fatto caso alle parole. Ma io si. Mi ha definito bellissima e sensuale.
- Va bene. Ma penso che sia ora di andare, se vuoi che sia pronta per le 20.00. Abbigliamento elegante, immagino? –
- Abbastanza. Vengo via pure io.  –

A casa ci separiamo subito. Io vado a sistemare i libri dell’università e comincio a prepararmi. Lui aveva da finire alcune cose in ufficio e, poi, lo sento chiudersi nel suo studio.

Non so cosa indossare. Accompagnerò Edward ad un incontro ufficiale e non so come comportarmi. Certo andare in minigonna e toppino farei la figura della bambina. Ma non voglio neanche indossare un abito lungo. Magari è esagerato. Che faccio? Prendo il telefono e chiamo al mio salvatore.
- Pierre? –
- Dimmi tesoro. Tutto a posto? Stai bene? vuoi tornare a casa? – interrompo al volo il suo cialtrare.
- Ho bisogno di un consiglio. Non so cosa mettere stasera? – e gli racconto tutto. Rimane in silenzio. So che sta visualizzando il mio armadio. Ogni acquisto che faccio, gli invio una foto.
- Allora. Il lungo è fuori questione. Non è un gala o una festa. Ci vuole il corto ma che non ti faccia troppo ragazzina. Ci vuole qualcosa di raffinato. – e torna a pensare.
- Ci sono. Il tubino bianco e nero con inserti in oro. È perfetto. Arriva poco sopra il ginocchio  e mette in evidenza tutto: le gambe e il fisico perfetto. Ma soprattutto quello splendido culetto che ti ritrovi! – inorridisco alle sue parole.
- Pierre! – lo richiamo.
- Che c’è? Ho detto solo la verità. È un marchio di Charlie Swan che entrambi avete ereditato da vostro padre –
- Santo cielo Pierre, smettila! Adesso ogni volta che vedrò mio padre sai a cosa penserò? – lo sento ridere.
- Ciao Bijou e divertiti! –

E mi preparo come mi ha consigliato il mio fratellino. Rimango parecchio davanti lo specchio. Sento diverse volte Edward chiamarmi. E quando esco lo trovo in soggiorno che parla al telefono. È bellissimo nel suo completo scuro. Senza cravatta. Capelli sistemati con il gel. Aria imponente. Sta ancora parlando al telefono quando intravede il mio rifletto nei vetri del salotto e si gira di scatto. Lo noto il suo sguardo famelico fare su e giù sul mio corpo. Un paio di volte. E lo vedo deglutire a fatica. Chiude abbastanza sbrigativamente la telefonata. E mi si avvicina. 
- Ne è valsa proprio la pena aspettare – mi colpisce la sua affermazione mentre mi prende per mano ed usciamo. Darla mi lancia uno sguardo assassino. Mentre saluta con estrema gentilezza Edward. E, forse, ho capito: tra loro c’è stato qualcosa. Non dovrebbe interessarmi, ma mi sento abbastanza gelosa e decido di indagare. Non riesco bene ad identificare il sentimento che provo in questi casi. È successo anche oggi quando in ufficio la sua collega lo ha invitato a bere qualcosa. Probabilmente lo so ma non voglio ammetterlo neanche a me stessa. E quando saliamo in macchina …
- Posso chiederti una cosa? Però sei liberissimo di non rispondere e se esagero dimmelo – sono sulle spine e lui si gira verso me curioso. Mi fa cenno di parlare.
- C’è stato qualcosa tra te e Darla? – mi osserva e poi scoppia a ridere. Lo faccio ridere tanto. Quando si calma …
- Se ne avesse la possibilità si intrufolerebbe nel mio letto. Lo so che le piaccio. –
- E tu? –
- Non è il mio tipo. Ed ho una regola fondamentale: nessun rapporto personale con i dipendenti – poi si volge verso di me.
- E tu, invece? Hai i due belli dell’università che sbavano per te. Chi preferisci il palestrato Ian o il tenero Dean? – e mentre penso a chi mi piace, un’idea si fa largo nella mia testa …. Vediamo se un pochino tiene a me.
- Come fai a saperlo? –
- Bella hai due bodyguard che mi fanno rapporto quotidianamente. E ti ho vista un paio di volte con entrambi. Diciamo che ho preso informazioni. Allora chi ti piace? –
- Sono due ottimi amici, ma non sono loro che fanno battere il mio cuore. C’è un terzo di cui evidentemente non ti hanno parlato – mi guarda con un cipiglio incuriosito.
- E chi sarebbe? –
- Perché vuoi saperlo? –
- Perché devo farlo schedare. Potrebbe essere un delinquente. Cioè hai la tendenza a metterti nei guai. E devo proteggerti. L’ho promesso a tuo padre – Edward che parla a vanvera è una cosa eccezionale.
- Non te lo dirò perché questo tizio mi piace proprio. Se la situazione evolverà magari te lo farò conoscere! – e i guarda in un modo strano. Se è rabbuiato.

Quando arriviamo al ristorante mi prende per mano e, al tavolo, mi presenta immediatamente i suoi ospiti. Non solo l’unica donna. C’è una tizia che appena ne ha l’occasione si butta tra le braccia di Edward.
- Edward, è voluta venire anche mia figlia Enriquette. Voleva rivederti – osservo la tizia. Vestita con un abito veramente scollato. Che non lascia molto all’immaginazione. E mi compiaccio che Edward non le presti la minima attenzione.
- Ha fatto benissimo a portarla. Vi presento la mia accompagnatrice, miss Isabella Swan. Mia carissima amica – noto che mi frappone tra lui e Enriquette. E mi fa accomodare al suo fianco. Malgrado la presenza di altre persone, Edward è un vero cavaliere nei miei confronti. Mi suggerisce cosa ordinare. Mi chiede diverse volte come mi trovo. Mi eclisso dalla tavolata quando cominciano a parlare di affari. C’è un ulteriore ospite che interviene poco nelle discussioni. Quando parla mi rendo conto che non è americano, ma tedesco. È un bell’uomo. Avrà l’età di Edward. Non più di 24 anni. E lo trovo spesso a guardarmi. Paleso la mia conoscenza del tedesco e iniziamo una discussione tutta nostra, sulle differenze tra il vecchio e il nuovo continente. Scherziamo per qualche minuto, ma il broncio sul viso di Edward mi mette in agitazione e rivolgo a lui le mie attenzioni. Ritrova il suo sorriso quando arriva il dolce. Lui non lo ha voluto. Ma il mio cuore al cioccolato caldo è qualcosa di sublime. Lo chiamo a bassa voce.
- Edward? – mi guarda.
- Devi assolutamente provarlo. È qualcosa di eccezionale – rimane interdetto dalla mia richiesta. Ma quando gli avvicino il cucchiaino con il dolce, lo prende tranquillamente e se lo gusta.
- Hai ragione. è eccezionale – e vedo che il volto si rilassa. Il broncio è andato via.
- Dividiamo? – la sua richiesta mi fa ridere. Ma acconsento lasciandogliene ben oltre la metà.

Il rientro a casa è tranquillo. In macchina ognuno è perso nei suoi pensieri. E in silenzio saliamo in ascensore.
La prima cosa che faccio quando entro in casa è togliermi le scarpe. Lo vedo sorridere a questo gesto. Ma non mi dice nulla. E me ne vado in cucina. Ho voglio di una tisana.
- Bella devo sistemare dei documenti per domattina. Se ti serve qualcosa sono nello studio – e mi lascia in cucina da sola. Rimango a riflettere. Sulla serata. Su come mi sono sentita quando Enriquette ha abbracciato Edward. Mi sto rendendo oramai conto di provare qualcosa per Edward. Finito di prendere la mia tisana. Preparo un caffè  per lui e glielo porto in ufficio, lo sento al telefono, ma sulla porta ….
Forse è meglio non disturbare.
 
Pov Edward

Sono certo che morirò giovane e per colpa di Isabella Marie Swan!
Sono perennemente in agitazione per la sua voglia di aiutare Alec. E ultimamente sta collaborando più che attivamente alle indagini. Ha portato a casa più risultati lei in dieci giorni che l’FBI in due anni! La faccio controllare anche quando va in bagno. Le ho fatto indossare un braccialetto che serve per localizzarla sempre ed in più ha un microfono incorporato per sentire quello che succede. Ho due uomini fissi che ascoltano le sue conversazioni e una intera squadra pronta ad intervenire alla prima difficoltà.

Ma Isabella ha altri modi per uccidermi.

È bellissima, è sensuale. Sto divenendo dipendente da lei. Mi piace la sua compagnia. Ho bisogno del contatto fisico con lei. Appena posso le prendo la mano. Ma la mia è una necessità come respirare. Mi fa sentire immediatamente più tranquillo.

Oggi in ufficio avevo l’esigenza di averla vicino. E gliel’ho anche detto. L’ho definita bellissima e sensuale. Ed è arrossita. Continuava a passare le sue piccole dita tra i miei capelli. E avevo voglia di baciarla. Ha quelle cazzo di labbra rosse, perfette. Succose. Ho voglia di sapere che sapore abbiano.

E quando l’ho vista in soggiorno con il vestito per la serata. Nessuna donna poteva competere con lei stasera. Mi ha fatto stare con il mio amichetto in tiro per tutta la serata! Come si dice: meno male che i pantaloni erano larghi! Mi da fastidio vederla interagire con altri. Pensare che ci siano altri per cui possa provare attrazione. Perché la voglio solo per me.

Ma poi torniamo a casa e la prima cosa che fa è togliersi i tacchi. Mi fa sorridere, mi fa tenerezza e mi rendo conto che è piccola. Che potrei farle male mostrandole i miei sentimenti. Lei ha già sofferto abbastanza ed io non sono il tipo da relazione fissa. E potrebbe essere mia sorella. E questo mi fa capire che è sbagliato desiderarla.

Così mi chiudo nello studio ed ho bisogno di qualcuna con cui sfogarmi. Per togliermi dalla testa il pensiero di lei.  Faccio scorrere la rubrica del telefono e parte la chiamata …
- Ehi! Ann – una vecchia amica, di letto.
- Ehi Cullen! Chi si risente. Che fai di bello?  -
- Pensavo a te. Avrei voglia di vederti per … diciamo una chiacchierata … - la sento ridere maliziosa.
- Perché no? Per me anche subito. Chiacchierare con te mi è sempre piaciuto –
- Va bene.  Venti minuti e sono da te. –
- Che fretta Cullen! –
- Già che fretta! Fammi una cortesia, non perdere tempo a vestirti! – e chiudo.

Vado in cucina per avvisare Bella che sto uscendo. Sta sistemando le stoviglie che ha usato. C’è odore di caffè.
- Avevo capito che prendevi una tisana. Non il caffè. Ti farà dormire adesso? –
- Devo studiare. Era quello che ci serviva – alza lo sguardo su di me e vedo i suoi occhi tristi. Ma non ho il tempo di chiederle che è successo. Anche se … mi fa male vederla triste. Ma adesso non posso: c’è una tizia disposta ad allietare la mia sofferenza per lei.
- Bella devo andare in ufficio a prendere dei documenti urgenti.  Se ti serve qualcosa c’è Sam fuori la porta – ed esco senza vederla in faccia. Sento solo la sua voce triste.
- Divertiti – e il cuore subisce un crack.

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Capitolo 18
*** Non mi dire bugie. Perchè ci rimango male ***



Pov Bella

Sono due giorni che non vedo Edward.  Esattamente da venerdì sera, quando ci siamo salutati prima che lui uscisse.

Ieri, sabato, ne ho approfittato per dormire e recuperare le ore perse durante la settimana. Nel pomeriggio sono andata al dormitorio, mi sono chiusa nella mia stanza fino a cena per studiare. Il primo esame che devo togliermi è storia economica. Lo sosterrò già in settimana entrante. Tolto quello,  potrò passare a quelli più specifici del mio piano di studio.

Sabato sera, invece, sono stata ad una festa in confraternita. C’erano i miei amici.  Ne ho approfittato per scherzare con Ian e con Dean.  

Stranamente, Alice mi è venuta incontro per parlare. Sta organizzando una giornata di shopping con alcune sue amiche e vuole assolutamente che anche io partecipi. Non so cosa abbia fatto la differenza in una settimana. Il pranzo con Elizabeth?  Forse. O, magari, la mia amicizia con Edward. Perché noi siamo amici …

Amici! Ma siamo veramente questo? Certo sono amica di Edward. Ma ho l’impressione che per me ci sia altro.
Nella mia vita non mi sono mai innamorata. Certo ho preso delle “cotte” per il bello della scuola o l’attore o il cantante.  Magari il calciatore del momento.
Ma mai il mio cuore ha palpitato tanto come in presenza di Edward. Mai ho sentito le farfalle nello stomaco. Mai il desiderio di guardare una bocca e volerla baciare. E con Edward, sono questi i sentimenti e le emozioni che provo.

In amore, però, per non farsi male bisogna essere in due. Ed Edward non è preso da me quanto io lo sono di lui.
L’ho sentito al telefono venerdì sera. Si accordava per incontrarsi con una ragazza e scherzava dicendole di non farsi trovare vestita. Ho fatto finta di studiare e verso le 2.00 l’ho sentito rientrare.

Ed ho pensato che mi stavo facendo male. La cosa che più mi ha dato fastidio è stata la sua bugia. Non mi ha detto che doveva incontrarsi con una amica. Mi ha detto di dover andare in ufficio.

Oggi è domenica. È quasi ora di pranzo ma sono ancora a letto. Ho sentito la porta della sua camera aprirsi e chiudere poco fa. Sicuramente è nel suo ufficio.

Non ho voglia di stare a pranzo con lui oggi. Non riuscirei a far finta di nulla. E l’imbarazzo mi dilanierebbe.

Osservo dalla finestra che è una bella giornata di metà giugno.
Così mi alzo ed infilo una tuta. Meglio andare a Central Park a correre.

Giro per casa alla ricerca di Edward. Almeno lo saluto per non essere maleducata. Lo trovo in cucina davanti al frigo.
- Ehi dormigliona, ti sei alzata. Sto preparando il pranzo. Hai preferenze? – mi guarda con il suo splendido sorriso. È rilassato. Quindi, ne deduco, che la sua serata sia andata bene.
- Ero stanca e salto il pranzo. Ieri sera ho mangiato tante schifezze. Vado a Central Park a correre – lo vedo chiudere il frigo e rimanerci male. Mi dispiace. Ma ne va della mia salute mentale.
- Ah! Va bene. Mi farò un panino – sto per uscire quando mi ricorda di portare con me la  scorta.

E così faccio. Fortunatamente mi lasciano i miei spazi. Mi lasciano correre. Mi lasciano riposare. E alla fine mi prendo un hot dog e mi siedo sotto un albero a sentire la musica con il mio ipod.

E proprio mentre sono assorta nei miei pensieri, con gli occhi chiusi, un’ombra si ferma davanti me.
- Anche tu curiosa di vedere Central Park in primavera? – un inglese con forte accento tedesco.
- Ciao Mark. Cosa ci fai qui? – ripongo le cuffiette dell’i-pod in tasca e mi siedo in maniera più educata.
- Volevo fare un po’ di movimento all’aria aperta. Ed ero curioso di vedere il famoso Central Park. Ma ora che l’ho vista ti posso assicurare che in Germania abbiamo parchi molto più belli.  -  sorrido della sua affermazione. E finisco il mio hot dog.

Rimaniamo a parlare e scherzare. È piacevole e mi fa ridere tanto. Mi racconta della sua esperienza americana ed io gli racconto la mia, limitandomi alla parte che posso rendere pubblica.

Poi mi fa l’inevitabile domanda.
- Tu ed Edward state insieme?  - sorrido. Chissà quante persone che ci hanno viste insieme lo avranno pensato.
- No, solo amici. – e il rammarico torna a farmi compagnia.
- Sembravate molto intimi l’altra sera – Mark mi osserva ed insiste.
- Le nostre famiglie si conoscono da sempre, forse per quello –  mi sorride.
- Ok. Allora sono libero di invitarti a prendere un caffè. C’è un bar carino qui vicino, molto europeo  – mi fa sorridere la voglia di ritrovare le sue usanze in ogni angolo e mi alzo per andare con lui.  Mi volto verso i miei bodyguard e gli faccio segno che mi allontano con Mark. Lui, fortunatamente, non si accorge del mio gesto e loro mi seguono con discrezione. Chissà se hanno già comunicato ad Edward che sono in compagnia!

Ridendo e scherzando passiamo un paio d’ore in una pasticceria molto confortevole e buona. Abbiamo tanto in comune. Gusti musicali, entrambi seguiamo basket e calcio. Ci ripromettiamo di andare a vedere insieme, un giorno, una sfida calcistica Italia – Germania. 

È pomeriggio inoltrato quando mi rendo conto dell’orario e di dover tornare a casa.
- Bella, questa notte torno in Germania. – sinceramente mi dispiace. Si è dimostrato una piacevole compagnia.
- Mi dispiace. Veramente. Mi sarebbe piaciuto conoscerti –
- Anche a me. Non ti nascondo che mi aspetta un periodo abbastanza movimentato. La banca per cui lavoro mi ha già comunicato che in settimana partirò per Dubai e, poi, mi attende Pechino. –
- Wow! Sono felice per te! – ed è la verità.
- Però sto per ottenere il trasferimento a New York. Dovrei essere qui per  settembre. Che dici: posso contattarti quando mi trasferirò qui? – la sua domanda mi colpisce e, forse, il mio silenzio lo spaventa.
- Solo come amici,  Bella. – sorrido.
- Mark, mi farebbe piacere rivederti. Sono stata bene in tua compagnia e il tempo è volato. Per cui, sì. Quando ti sarai trasferito, chiamami. – mi alzo per andare via e ci salutiamo scambiandoci i numeri di telefono.
- Buon viaggio, allora –
- In bocca al lupo per gli esami. Ciao Bella – e ognuno va per la sua strada.

Rientro in casa che è veramente tardi.  Edward è nel suo studio. Ha la porta aperta e passo a salutarlo.
- Ciao – mi fermo sulla soglia della stanza. Non voglio invadere i suoi spazi
- Ehi, sei rientrata! – sembra contento di rivedermi. Chissà se i boyguard gli hanno riferito del mio incontro.  Mi siedo di fronte a lui che continua a lavorare al computer. Certo potrebbe anche dedicarmi qualche istante del suo prezioso tempo.
- Hai lavorato per tutta la giornata? – mi guarda sorridendo.
- Si. Ho una serie di appuntamenti importanti in settimana e voglio essere preparato. Ma adesso sono stanco. Ti va di uscire stasera? -  mi guarda quasi … speranzoso.
- Mi hanno invitato i tuoi a cena per questa sera. Anzi, fra un’ora devo essere da loro –
- Ah! Ti spiace se vengo anche io? Non ho voglia di rimanere in casa da solo. Finirei per lavorare ancora – gli sorrido.  Ed esco per andare a prepararmi.

Tre quarti d’ora dopo siamo entrambi in soggiorno, pronti. Per entrambi abbigliamento casual elegante. Neanche ci fossimo messi d’accordo! E come il mio sguardo passa in rassegna il suo magnifico corpo, fasciato da dei pantaloni stretti che mettono in risalto la tonicità dei suoi muscoli, mi accorgo che anche lui fissa insistentemente me.
In macchina chiacchieriamo del più e del meno.
- Avrai fame! Oggi hai saltato il pranzo e hai corso parecchio –
- Veramente ho mangiato da far schifo oggi pomeriggio. E non ho corso poi tanto. Un’ora al massimo- lo dico con noncuranza. Senza pensare alle parole.
- Ah! E dove sei stata, scusa? –
- A Central park, ho incontrato quel tuo amico tedesco. Mark. Siamo stati in una pasticceria che conosceva. Si è ricordato della mia passione per il cioccolato e mi ha fatto assaggiare il profiteroles migliore che abbia mai provato – rimaniamo in silenzio.

In macchina l’aria è cambiata. È  tesa. Edward è nero. Fissa fuori dal finestrino e non mi degna più di attenzione. Si è offeso, ma per quale motivo?

Fortunatamente arriviamo presto a villa Cullen e mentre lui si chiude in ufficio con il padre, io rimango  a chiacchierare con Elizabeth.

Mi parla del figlio e mi dice che da quando abbiamo preso a parlarci lo vede tranquillo. Non più l’uomo sempre rigido ma, al di fuori del lavoro, un normale ragazzo ventenne. Mi chiede di farlo uscire e non solo per cene di lavoro, ma anche per prendere una birra con amici o fare quattro salti in discoteca.
- Posso parlarne con James. E con Alec. Magari possiamo organizzare qualcosa senza troppa gente per riabituarlo a uscire! – Elizabeth si entusiasma a questa idea. 
E mi annuncia che a fine giugno sarà il compleanno di Edward. Tra le righe mi dice che dalla morte di Rachel non ha più festeggiato. 

 
Ma cambiamo subito discorso perché gli uomini torno in  soggiorno. Edward è più rilassato e discorre tranquillamente con i genitori.
- Bella,  mi accompagni domani al pranzo con Esme e Alice? – mi viene da sorridere. Elizabeth ha così bisogno di avere gente intorno che non posso proprio negarmi.
- Con piacere. Fammi sapere dove e quando – sorride contenta.
- Come mai ti vedi con la zia ? – Edward è proprio curioso.
- Vuole ricucire i rapporti di famiglia, dopo il pranzo disastroso di due settimane fa –
- Andate al  mio club. Vi farò riservare il mio tavolo –
- Wow! Quanto sei gentile. Come mai? – cerco di scherzare con Edward. Non abbiamo più parlato. E lui, forse, ha la mia stessa voglia perché mi risponde a tono.
- Sono sempre gentile miss perfettina. – e così riprendiamo a scherzare come sempre.

Il rientro a casa è tranquillo. La macchina si è appena fermata davanti l’ingresso del palazzo quando mi comunica che si incontrerà con degli amici. E pensa di fare tardi. Lo saluto senza far trasparire nulla dal mio viso. Così scendo ed entro in casa. Penso che si incontrerà nuovamente con la sua amica!
Mi trovo in una casa bellissima, completamente da sola. E allora mi chiedo perché non sono rimasta al dormitorio.
Ma d'altronde, Edward mi ha voluto li per la sicurezza. La compagnia non era inclusa nel pacchetto!
Entro nella mia stanza e mi metto a studiare.  Quando vado a dormire Edward ancora rientra.
Lunedì mattina. Nuova settimana. Speriamo migliore di come si sia conclusa quella precedente. Ho necessità di contattare Pierre. Ho bisogno di capire me stessa e da sola non ci riuscirò.
Esco presto oggi. In cucina non c’è ancora nessuno. Anzi, c’è Darla che fa finta di non vedermi. Poco male, preparerò da sola il mio caffè e la colazione la farò con Vic e Kate.
Quando Edward entra in cucina, ho quasi finito il mio caffè.
- Buongiorno piccola, già pronta? – mi si avvicina per lasciarmi un bacio sulla guancia.
- Ho lezione presto e devo passare al dormitorio prima di andare in aula –  mi fissa negli occhi, sembra non credermi.
- Mi stai sfuggendo un po’ troppo in questi giorni. Sicura che vada tutto bene? –
- Perché dovrei sfuggirti? – cerco di evitare di rispondergli. Mi scruta ma non dice più nulla.
- Va bene.  – veniamo distratti da Darla che si precipita subito a preparargli la colazione.  In pochi minuti gli imbandisce una tavola degna di un re. Che spreco! Non mangerà quasi nulla.
- Hai mangiato qualcosa? -  no, non ho mangiato. Ma non ho voglia di mangiare cose preparate da una tizia che appena può finge di non vedermi.
- No, farò colazione in mensa. Buona giornata.  – e me ne vado appena in tempo per vedere la sua faccia sconcertata.

Fortunatamente arrivo al dormitorio appena in tempo per bloccare Kate e Vic che si apprestano ad andare in mensa.
- Fermeeee!!! Ho preso la colazione al bar – e mi ringraziano anche con gli occhi.
- Allora racconta. Com’è la vita tra la gente che conta? – sorrido.
- E che ne so! Mi limito a stare chiusa nella mia stanza e non dare fastidio a nessuno. Neanche alla colf. Solo la settimana scorsa sono stata ad una cena di lavoro a Le Bernardin. Ed ho conosciuto un tizio tedesco carino. Ma la sfiga mi perseguita: è tornato già nel suo paese! Forse tornerà in America a settembre – entrambe scoppiano a ridere.
- Sei unica! Vivi con Edward Cullen e pensi ad altri ragazzi –
- No, vivo a casa di Edward Cullen ma lui non mi considera proprio. –
- Non ci posso credere. Hai detto che avete anche le camere vicine. Non si è mai confuso in questi giorni? – rido.
- Esce con altre donne. Ripeto: non gli interesso. Probabilmente sono solo una scocciatura li dentro. Ah! Anche la colf non mi sopporta! – ridono di gusto le mie amiche e mi risollevano il morale.
- Va bene.  ma è ora di andare a lezione. Avete riso abbastanza sulle mie disgrazie –

E i giorni passano tranquilli. Dal rientro di Alec,in ufficio è stallo. Aro è presente ma non si espone più di tanto. Dimitri è relegato al controllo e alla gestione del personale. Ma l’aria è pesante. Mi sono avvicinata ad Abigail in questo periodo. Lei maneggia tutta la documentazione di Aro e spero di poter mettere le mani su qualcosa di utile.

Pov Edward

Che situazione frustrante. Bella mi sta facendo uscire di testa. Mi sfugge. Dalla sera in cui l’ho portata con me alla cena, mi evita. Probabilmente ha scoperto la bugia che le ho detto. Ma che le dicevo: vado a scopare una tizia perché avrei voglia di farmi te, ma non posso?

Sono appena le 7.00 e già mi alzo. Stamane devo capire perché miss perfettina non fa colazione con me. Non penso sia a dieta. Ha una linea perfetta. Chiamo Nick.
- Fra dieci minuti nel mio ufficio di casa – poche parole. Non serve che gli dica buongiorno. È una perdita di tempo e, in fondo, non siamo amici.

E quando arrivo in ufficio lo trovo già dentro.
​- Signor Cullen –
- Nick, ho bisogno di conoscere gli spostamenti di Isabella. La mattina, appena uscita di casa, va diritto all’università? – mi siedo alla scrivania e controllo le mail dal telefonino.
- No, signore. Prima si ferma a fare colazione in una pasticceria qui vicino. Poi si reca all’università passando prima dal dormitorio – alzo la testa per capire le sue parole. Con chi farà colazione Bella?
- Con chi si incontra? – sono curioso. Forse è Mark. Ma dovrebbe essere in Europa. E se fosse un  ragazzo dell’università farebbero colazione alla mensa.
- Con nessuno signore. Si limita a fare colazione e, prima di andare via, la acquista anche per le sue vicine di stanza. – la situazione mi incuriosisce. Perché non fa colazione in casa? Darla cucina bene. Anche se ogni volta che l’ho trovata già in cucina, stava prendendo solo un caffè.

Va bene. Vediamo che combina Miss Swan.

Alle 8.00 la sento uscire. Pochi istanti ed esco di casa anche io. E do ordine di seguirla.

Quando arrivo alla pasticceria lei ha appena finito di ordinare la sua colazione. La cameriera ancora di allontana.
- Gentilmente, potrebbe  portare anche a me un caffè? – e mi siedo gustandomi la faccia sorpresa di Bella.
- Ehi, che ci fai qui? – poggio i gomiti sul tavolo e la fisso.
- Potrei chiederti la stessa cosa. Ma non lo farò. Volevo capire perché non fai colazione a casa – sono diretto perché ho capito che con Bella non ci si può perdere tempo dei giri di parole.
Bisogna essere diretti. E la vedo arrossire. Ma non risponde. Arriva la cameriera con le nostre ordinazioni. Sta per pagare lei quando allungo una banconota da $ 50 alla cameriera.
- tenga il resto – lei se ne va felice. Bella mi guarda imbarazzata. Ma ancora non parla.
- Bella non ci alzeremo da questo tavolino finchè non mi darai una risposta esauriente – la avviso. Poi la sento sbuffare.
- Darla non mi sopporta. E allora le evito la mia presenza in casa il più a lungo possibile – la guardo e mi sento in colpa se in casa mia non si sente a suo agio. E le credo per quanto mi ha detto perché conosco Darla e come possa essere ostile con le mie ospiti.
- Non me se sono reso conto. Scusami. Ma sistemo immediatamente la situazione – la guardo, è divenuta tutta rossa.
- Non ti preoccupare. Non dovrai sopportarmi ancora per molto. Poi, tornerai alle tue abitudini e non ti dovrai preoccupare di avermi per casa – mi sento triste a queste parole.

Sinceramente mi piace averla per casa. Mi fa stare bene e vorrei quasi proporle di lasciare il dormitorio a settembre. La verità è che ho bisogno di sentirla vicina.
- Quando ti ho chiesto di trasferirti da me era sottinteso che dovevi sentirti come a casa tua e non una ospite. Mi fa piacere condividere gli spazi con te. E mi piace la tua compagnia.  Voglio che tu ti senta completamente a tuo agio.  E se per causa dei miei dipendenti questo non avviene, mi sento male. Per cui oggi stesso risolverò la questione – la osservo mangiare le crepe con crema e nutella.
Ha il cioccolato che le è colato sul lato della bocca e mi sporgo per pulirla con un dito.  Mi fissa con i suoi occhioni da cerbiatta indifesa e mi fa una tenerezza unica. Poi mi porto alla bocca quel po’ di cioccolato che le ho tolto.  Quanto è bella. L’inconsapevolezza della sua bellezza la rende ancora più sensuale.

- Uhm! Sembra buono. – e la vedo che prende un boccone e me lo porge. Mi imbocca dolcemente.
- Si mangia proprio bene qui – e continuiamo a mangiare la nostra crepes.
 
Quando ci alziamo la avvicino e le sollevo il viso. È parecchi giorni che ci evitiamo, ma ora basta. Siamo molto vicini. Occhi negli occhi. E il desiderio di provare il sapore delle sue labbra si fa sempre più impellente. Non ci vorrebbe nulla, solo avvicinarmi di una decina di centimetri a lei. Ma resisto. Dolorosamente resisto.

- Parlami dei tuoi problemi o di quello che ti preoccupa. O non ti potrò aiutare – e fregandocene che siamo in un locale pubblico, mi butta le braccia al collo ed io la stringo forte.
- Tu, però, non dirmi bugie. Perché poi ci rimango male – e so bene a cosa si riferisce. Glielo prometto.
- Va bene piccola. – e mano nella mano usciamo.
- Ti accompagno io all’università – vado di fretta. Oggi ho parecchi appuntamenti, ma non ho voglia di lasciarla andare tanto presto.
 
 
 
 
 

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Capitolo 19
*** Panico ***


 
Salve Ragazze, ho letto le ultime recensioni
che avete lasciato. Non ho avuto il tempo di rispondere
ma lo farò adesso. Siete tutte incavolate per il comportamento
da immaturo di Edward. E lo siete anche con Bella che si è dimostrata
debole. La realtà non è così. Sono due persone che hanno sofferto
nella vita e mentre Bella riesce ad aprirsi con il prossimo,
Edward è spaventato. Ci vorranno ancora parecchi capitoli prima di vederli insieme!
Ne passeranno tante prima di dichiararsi.
Ma non perdete la speranza!
Vi vorrei inoltre dire che da oggi pubblicherò tutti i giorni perchè vorrei concludere
la storia prima di Natale e di capitoli ce ne sono ancora parecchi!
Buon sabato e a domani.
Baciiiii

Pov Bella
- Ho chiarito con Edward! – sono allegra e butto giù Kate dal letto raccontandole della mia colazione e chiarimento con Edward. Nel frattempo faccio squillare il telefonino di Vic e poco dopo ci raggiunge in camera di Kate.
- Quindi vuol dire che domattina non ci tocca la colazione! – rido. Sono felice dopo giorni. Mi fa stare bene stare in armonia con il piccolo principino.
- Wow! Certo che è bastato poco a rimetterti di buon umore dopo giorni – adesso Vic è seria.
- Bella, ma non è che ti sei innamorata di lui? – la guardo ed arrossisco. Forse innamorata è esagerato, ma ….
Il mio cuore batte per lui. E sto male quando dei malintesi ci allontanano.

- No, … non credo.  Oddio non lo so. Non mi sono mai innamorata. Che ne so che si prova? – le mie amiche mi osservano serie.
- Ti senti a tuo agio con lui? Hai voglia di stargli vicino? – Kate mi pone le prime domande. Siamo tutte e tre sedute sul suo letto e non posso sfuggire alle loro occhiate.
- Si e ho voglia di avere un contatto fisico con lui. Anche semplicemente tenergli la mano mi fa stare bene – e si guardano in faccia.
- Fisicamente è bellissimo. Quindi senza che ti chiedo se ti piace. Ma caratterialmente?  - sospiro:
- È fantastico. Sa trasmettermi sicurezza e forza di volontà. Mi fa ridere, tanto. Mi prende in giro, ma mai mi ha offesa. Mi piace passare il tempo con lui. È perfetto per me! –
- Ok amica mia. Sei innamorata !!!
- Cazzo sei innamorata di Edward Cullen, quanto è romantico! Potreste far rivivere la storia della novella Cenerentola!! Il miliardario che si innamora della studentessa universitaria! – e osservo le mie amiche con gli occhi a cuoricino.
- Noooo. Adesso non esageriamo. Non sono innamorata. Ed in ogni caso, dimenticate la cosa più importante: lui neanche mi vede! Le sue accompagnatrici sono anni luce da me –
- Certo, certo. Però è te che ha portato ad una cena ufficiale. C’è rimasto male perché un altro ti ha invitato un pomeriggio in pasticceria e gli ha dato fastidio che non facessi più colazione con lui. Bella, secondo me lui è cotto di te. Ma ancora se ne rende conto – rimango perplessa alla conclusione di Victoria.
Edward non è perso per me. È solo preoccupato per quello che sto facendo alla Volturi e si sente responsabile per me. Ma a loro non posso certo raccontarlo.
- Va bene. andiamo a lezione che è meglio. Domani ho un esame – e così facciamo!

Il pomeriggio alla Volturi è abbastanza pesante. Aro sta litigando con entrambi i figli. Non so cosa sia successo, ad un certo punto viene chiamata anche Abigail.  Le fa chiudere la porta e riprende ad alzare la voce.

Ed è la prima volta che ho completo accesso al suo pc senza che sei sia presente. Mi posiziono e comincio ad aprire i vari files presenti sul computer. Ma è difficile quando non hai ben chiaro cosa devi cercare. Dall’altra parte continuano ad arrivare le urla. Mi collego con il sito dell’università ed accedo alla mia area. Così, se arriva qualcuno, posso sempre dire di dover stampare delle dispense per l’università.

C’è una cartella che mi incuriosisce. È collocata dentro un’altra chiamata extra.

Capisco di aver fatto bingo quando trovo un file con un nome che mi compisce R.C. e lo apro.

Dentro ci sono dei dati e sapendo che lo staff della sicurezza di Edward mi sta ascoltando comincio a leggere ad alta voce.

Dentro ci sono numerosi nomi e accanto ad ognuno delle cifre. Li leggo il più velocemente possibile. Ad alta voce spiego quello che sto facendo. Speriamo che si senta bene.

Su un altro file ci sono, invece, tutti gli spostamenti di Rachel nel periodo immediatamente precedente alla sua morte. Con un groppo in gola comincio a leggere anche quelli. Era seguita da parecchio. Capisco che era lei quella destinata, in ogni caso, ad essere rapita. Ho gli occhi velati dalle lacrima, ma continuo ad aprire e chiudere cartelle del pc.

Ed, infine, l’ultimo file è quello che mi lascia senza parole: è un data base con dei nomi di persone e la loro attuale sede di prigionia. Sono infatti tutti stati arrestati per altri reati. Accanto ad ognuno l’incarico che ha avuto nel sequestro.

Ci metto un attimo a riprendermi. Poi, comincio a leggere velocemente. Speriamo che abbiano inteso bene.

Appena finito riposiziono il pc così come l’ho trovato. Non mi sento bene.  Mi sento la testa pesante ed ho bisogno di vomitare. E corro in bagno dove vuoto il mio stomaco. Mi guardo allo specchio e sono veramente pallida.

Finora avevamo solo parlato di incastrare Aro per la morte di Rachel. Adesso ne abbiamo la certezza che sia stato lui. Le voci si sono abbassate, sintomo che Aro non stia più strillando.

Busso alla porta e comunico che sto andando via perché non mi sento bene. Aro mi fissa ma non obietta nulla.
- Bella stai bene? – Alec è preoccupato.
- Si, oggi ho mangiato giapponese. Mi avrà fatto male – ho un sorrido forzato. E lo capisce.

Appena varco il portone del palazzo, l’aria calda di metà giugno mi colpisce. Sto tremando e non mi sento bene. Svolto verso sinistra in direzione del punto in cui ogni giorno mi aspetta la macchina messami a disposizione da Edward. Ma fatico ad arrivarci. Le gambe quasi non mi reggono.

Appena svolto noto Sam venirmi incontro. E mi fermo. Barcollo. Ho quasi la sensazione di non riuscire a respirare. Poi comincio a vedere sfuocato e l’ultimo ricordo che ho è Sam che corre in mia direzione. Poi il buio.

Quando mi riprendo mi trovo nella mia camera in casa di Edward. C’è una luce soffusa, fuori è buio. Quindi deve essere tardi. Mi volto e vedo il viso di Elizabeth vicino.
- Ciao, Bella. – respiro profondamente. L’ultima sensazione che ricordo è la mancanza d’aria nei miei polmoni.
- Cosa è successo? – mi accarezza la fronte e i capelli delicatamente.
- Sei svenuta. Secondo il medico è stato un attacco di panico  – le nostre voci attirano qualcuno perché adesso bussano alla porta. E fa capolino la testa di Edward. Quando mi vede sveglia sorride.

Ma ha un viso così tirato. E pallido. Indossa un jeans ed una camicia bianca. Eppure mi sembra bellissimo. Viene ad abbracciarmi e sembra non volermi lasciare.
- Vado ad avvisare gli altri che ti sei ripresa e chiamo in Italia – ci lascia soli. Ho quasi l’impressione che l’abbia fatto a posta.

Edward continua ad abbracciarmi. E si allunga sul letto con me. Mi fa poggiare la testa sul suo petto.
- Mi hai fatto preoccupare.  Quando mi hanno chiamato per dirmi che eri svenuta non ci ho visto più. Ho pensato il peggio -

Rimango in silenzio a bearmi della sua vicinanza.
- Ricordi cosa è successo? – Edward me lo chiede cauto.
- Ricordo di essere svenuta. – poi comincio a riflettere.
- I nomi. Le date. Gli spostamenti. Ha cominciato a mancarmi l’aria quando ho visto quei files. Non riuscivo a crederci – e ricomincio a piangere.

Edward mi tiene stretta a sé. Mi stringe, mi accarezza i capelli e mi bacia la fronte. Malgrado il momento che stiamo vivendo mi sento … in pace con me stessa.
Ci metto un po’ a calmarmi.

- Chi c’è di la? – ha accennato qualcosa Elizabeth, ma non ho ben inteso.
- A parte i miei, Alec e James. Abbiamo avvisato i tuoi – ok. Mi alzo e mi metto seduta.
- Dove vai? – mi scruta attento.
- Cerco il telefono. Voglio chiamare i miei per tranquillizzarli – sorride e mi passa il suo. Compongo il numero ed è il mio papà a rispondere
- Edward, si è ripresa Bella? – sento l’ansia nella sua voce e decido di farmi forza per non preoccuparlo oltremodo.
- Papà sono io. E sto molto meglio -  mi riallungo ed Edward mi segue prendendomi di nuovo fra le braccia.
- Cosa è successo? – gli racconto la verità.
- Ho avuto una crisi di panico, penso. Quando ho cominciato a leggere quei nomi. Gli spostamenti di Rachel. I compensi pagati. Cioè ho capito che tutto quello che mi era stato raccontato era vero. Ho avuto la stessa reazione che ho avuto dopo la violenza. Prima il vomito, voi la testa. Bè i sintomi li conosci. Fortunatamente quando ho cominciato a non vederci più c’era Sam con me.  – Edward mi stringe forte a se. Sta ascoltando tutto.
- Hai capito che non era più un gioco ma la realtà
- Più o meno. Ho capito anche la tua preoccupazione quando hai scoperto cosa stavo facendo. Ho bisogno di parlare con Pierre. Ne sento la necessità. –
- Va bene piccola. Sono a Rimini in questi giorni. Appena rientrano glielo dico. Non sanno ancora niente – almeno loro sono stati tranquilli oggi.

Continuo a parlare con i miei genitori finchè non si sono rilassati. E quando chiudo, Edward rimane in silenzio. Finché …
- So che non è un bel momento per farti questa domanda. Ma posso chiederti che è successo dopo la violenza? Come ne sei uscita? – ci rifletto e decido di parlargliene.
 - Probabilmente non ne sono ancora uscita perchè certi giorni ho il terrore anche della mia ombra. Comunque non volevo vedere nessuno. Mi sono semplicemente chiusa in camera per settimane.  – rimane in silenzio. Mi abbraccia a se ancora più forte.
- Immagino ci sia voluto del tempo per riprenderti –
- C’è voluto quasi un anno. Sono stata settimane senza parlare con nessuno. E senza uscire dalla mia camera. Al massimo arrivavo al bagno o in cucina. Poi mio padre pensò di mandarmi qui a New York ma mi sono rifiutata categoricamente –
- Per questo i miei erano a conoscenza di quello che ti era accaduto? – sorrido.
- Edward penso che Thomas e Charlie si siano sempre raccontato tutto della loro vita! –
- Poi che è successo? –
- Sono andata a stare a Parma, da Matteo e Pierre. E con l’aiuto di Pierre sono riuscita a riprendermi. I problemi sono riemersi dopo un anno quando per strada ho incontrato il mio violentatore. Aveva preso l’abitudine di posizionarsi fuori dalla mia scuola. Tutti i giorni. E mi fissava. Finché non intervenne mio padre. Non so cosa gli disse o con chi parlò. So che da allora non l’ho più rivisto e Matteo e Pierre non hanno più avuto problemi -
- Eri vergine? –
- Era la mia prima volta! – e sospiro. Mi metto seduta sul letto e lo osservo. Sembra invecchiato di dieci anni in poche ore. Ma è sempre bellissimo!
- Bella non permetterò più a nessuno di farti del male. – e si alza dal letto. Si sta rimettendo le scarpe.
- L’ho capito! E stai già facendo tanto per me. Non riesco ad avvicinarmi facilmente alla gente. La morte di Rachel mi aveva già segnata. Da allora non ho voluto più nessuna persona così vicino a me. Ma anche nel contatto fisico ho problemi. La prima volta che ho incontrato James per strada, lui mi chiamava ma non lo sentivo. Allora mi ha affettato per un polso. Un gesto semplice eppure ho avuto una tale reazione che anche lui si è spaventato! Con te, invece, mi viene tutto naturale – mi sorride e mi sposta i capelli dal viso, sistemandomeli dietro le orecchie.
- Hai fame? – ci penso.
- Abbastanza. Ma che ore sono?  -
- Ora di cena, principessa. Vuoi alzarti e venire in cucina o preferisci rimanere a letto anche per cenare? – quanto è tenero.
- Edward non sono abituata a tanta gentilezza da parte tua. Per favore riprendi a trattarmi come al solito oppure mi sembrerà di essere una malata a cui bisogna permettere  tutto – mi sorride.
- Io sono gentile, in modo particolare con te. Comunque, miss perfettina, andiamo giù che è pronto – e mi prende la mano per portarmi in soggiorno.
- Ti posso solo chiedere un favore? –
- Dimmi – e si ferma vicino la porta per ascoltare la mia richiesta.
- Non mi lasciare sola – mi fissa e non capisco che intenzioni abbia. Poi si avvicina e mi fissa diritto negli occhi.
- Non ne ho proprio intenzione – e mi lascia un bacio delicato sulle labbra. Rimango impietrita e lo vedo sorridere.
- Andiamo, prima che vada a finire male –

Passando davanti all’ufficio di Edward, troviamo Thomas a discutere con gli uomini dell’FBI e Alec e James. Come mi vedono si bloccano.
- Buonasera – mi avvicino  a Thomas per salutarlo più affettuosamente.
- Come stai piccola? – lo vedo preoccupato. Il viso tirato e le occhiaie.
- Adesso bene, ho avuto un attacco di panico come due anni fa. Non sono riuscita a riconoscerlo in tempo. Non me lo aspettavo – sono sincera perché non voglio farli stare in ansia.
- Isabella con i dati che hai raccolto oggi abbiamo le prove del coinvolgimento di Volturi nell’attentato. I nostri agenti stanno già interrogando alcuni degli uomini di cui hai trovato i nomi sul pc. Se confessano possiamo quasi procedere all’arresto –

Poco dopo l’FBI ci lascia. Ed Elizabeth ci obbliga a metterci tutti a tavola. Thomas è impegnato in una discussione con Alec. L’osservo. Anche per lui ed Elizabeth oggi è stata una giornata difficile. Tutti i loro dubbi hanno avuto risposta. 
- Hai chiamato i tuoi genitori? – È Elisabeth a chiedermelo.
- Si, prima con Edward –
- Bella hai avuto un attacco di panico come quelli che avevi dopo l’aggressione. All’epoca ti aiutò Pierre ad uscirne. Perché non decidi di vedere uno psicologo? C’è un nostro amico specializzato nel tuo stesso caso. Prima abbiamo dato il suo nominativo a Pierre e lui stesso ci ha detto che è molto competente. – ci penso. Elisabeth e Thomas mi osservano preoccupati.
- Per adesso preferirei di no. Ma più tardi voglio parlare con Pierre. Voglio elaborare la giornata di oggi, capire se è stato un caso sporadico o il mio problema che torna a galla –
- Va bene. Ma per qualsiasi problema, ricordati che anche qui hai una famiglia e non sei sola – le sorrido dolcemente. E mi alzo per andare ad abbracciarla.
- Grazie zia – è una vita che non la chiamavo così.
- Di niente piccola mia – la sento piangere.

Gli ospiti vanno via presto. Probabilmente vogliono farmi riposare. Edward, come promesso, non mi ha lasciato un secondo sola. Ho sentito la sua presenza in ogni istante. Mano nella mano, la sua mano poggiata sulla mia schiena. La sua mano poggiata sulla mia gamba durante la cena. Oppure semplicemente mi ha abbracciata.

James è preoccupato. Lui lo è doppiamente: per me e per il suo Alec. Mi abbraccia e mi ricorda di chiamarlo in ogni momento se ho bisogno di parlare.  Alec mi raccomanda di non presentarmi domani in ufficio. Sorrido della sua apprensione.

Edward li accompagna alla porta.  Dopo aver salutato, lo sento congedare le guardie del corpo ed inserire l’allarme alle porte e alle finestre. E quando ritorna da me mi trova ancora allungata sul divano.
- Principessa è ora di andare a nanna – faccio per alzarmi ma mi precede portandomi in braccio.
- Guarda che ce la faccio a camminare –
- Non lo faccio per te, ma per me. Ho bisogno di sentirti vicina – e non ho da replicare nulla.

Siamo al piano delle nostre camere. Si ferma con me in braccio esattamente al centro. A destra c’è la sua camera, a sinistra la mia. E mi guarda, come se mi chiedesse il permesso.
- Dormiamo insieme? – non rispondo acconsento con la testa. Ed entriamo in camera sua. Mi poggia sul suo letto. Va in camera mia e prende la mia maglietta e il pantaloncino con cui dormo. Me li porta e vado in bagno a cambiarmi. Quando ritorno in camera lo trovo già cambiato. Maglietta e pantalone corto per dormire. È allungato con le braccia sotto la testa.

Mi allungo accanto a lui e poggio la testa sul suo petto. Non aspettava altro perché mi abbraccia subito. Proprio in quel momento arriva un sms sul mio telefonino. Lui è il più vicino al comodino e lo prende passandomelo. È Mark.

Sarà dura far passare questi mesi senza vederti. Già mi manchi. Un bacio.
- È tuo padre? –
- No, è Mark – lo sento irrigidirsi.
- Che vuole? – lo chiede duro. Forse hanno ragione le mie amiche: un pò è geloso!
- Dice che gli manco –
- Bella, cancella il suo numero. A noi non manca – poche parole che mi fanno sorridere.
- Vedremo – e lo sento sbuffare.
Intanto compongo il numero di Pierre che è veramente preoccupato. Metto il vivavoce. Edward fa per uscire, per lasciarmi privacy. Ma non glielo permetto. Ho bisogno di lui. Mi fa parlare tanto, raccontare le mie sensazioni momento per momento. Analizziamo il momento preciso che mi ha portato alla crisi. Insomma, elaboriamo la giornata.

- Oggi sei più tranquilla rispetto agli altri episodi – è una constatazione di Pierre che mi fa riflettere. È vero. Dopo le crisi di panico ho momenti di spossatezza completa. Ho paura anche della mia ombra e rimango ore a dormire.
- Qual è la differenza Bella? Perché se riesci a trovarla, riesci anche a trovare la chiave per superare le crisi – ci rifletto. Cosa è cambiato rispetto al passato? In questo momento cos’è che mi fa stare, in ogni caso, bene? ci penso e la risposta che ne viene fuori è una sola: Edward.

Edward che mi fa dormire con lui. Edward che mi tiene stretta tra le sue braccia. Edward che mi sfiora le labbra con le sue.
- Non lo so Pierre. Ma ci penserò – è una bugia la mia. E lui mi conosce. Ha capito che c’è qualcosa che non gli sto dicendo.
- Va bene, Bijou. Adesso dormi. Ci sentiamo domani – e adesso sono veramente sola con Edward.
In un letto con Edward.
- I miei genitori sapevano quello che ti era successo –
- Bé sai anche tu l’amicizia che lega i nostri genitori. È normale che papà ne parlasse con il tuo – mi accarezza la schiena.
- Bella c’è una cosa in questi mesi che non ho capito. Perché, dopo quello che è successo a gennaio, Charlie non mi ha mai chiamato per chiedermi spiegazioni? – sorrido alla sua domanda.
- Oh! Papà voleva venire. Non per chiederti spiegazioni ma per cantartene quattro. Mio piccolo principino. Ma non gliel’ho consentito. Mi avevi spaventato quel giorno. Mi avevi fatto paura e non volevo vederti più. –
- Non mi sono mai incavolato tanto in vita mia. Ma Alice mi ha provocato. – sembra giustificarsi.
- Cosa ha fatto per ridurti in quello stato? –
- Mi ha nominato Rachel. Mi ha detto che stavo facendo un torto a lei –
- Bé è stato un colpo basso. Mi dispiace. E comunque, se ci fosse ancora, Rachel sarebbe orgogliosa di te – mi guarda e sorride.
- Dormi adesso che è stata una giornata pesante -
E poco dopo entrambi dormiamo abbracciati l'uno all'altro.
 
 
 

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Capitolo 20
*** Striptease ***




Pov Edward

Osservare Bella dormire tra le mie braccia mi da la certezza che da lei non potrò staccarmi facilmente.
Mi è entrata dentro come una seconda pelle nel giro di pochi giorni.

Cosa mi attira di lei? Tutto. Dalla sua aria perennemente da cucciola indifesa all’aria che assume quando si trasforma in pantera e tira fuori gli artigli. Dal modo che ha per farsi ascoltare ai modi in cui mi si avvicina e mi chiede se è tutto ok.

Fisicamente il mio corpo risponde a lei, la vuole. E l’erezione da record che ho tra le gambe è una dimostrazione! D'altronde è bellissima. Ed anche ora che il suo seno è poggiato sul mio torace, la sotto faccio fatica a contenere la situazione.

Ed è pericolosa. Perché è talmente inconsapevole della sua bellezza da non rendersi conto dell’effetto che ha sugli uomini. Non mi meraviglio che Mark le abbia chiesto di poterla frequentare e non mi meraviglio dei ragazzi che tentino di avvicinarla all’università.
Ma non riesco ad allontanarla. Ho bisogno di lei. E la paura che ho preso ieri ne è la prova.

Ho fatto fatica a prendere sonno perché avevo la necessità di controllare che il suo sonno fosse tranquillo. E caspita quanto parla mentre dorme. Mi ha nominato spesso. Chissà che sognava! E mi ha riempito di orgoglio sapere che ero nei suoi sogni.

Le bacio i capelli e guardo l’ora. Sono già le 8.00 e mi devo alzare. Cerco di scostarla piano, voglio che riposi e recuperi le energie. E non ho intenzione di farla allontanare da casa oggi.
E in doccia finalmente mi rilasso. In altri momenti avrei fatto altro sotto la doccia, ma oggi con lei a pochi metri da me, non mi sembrava il caso …

Mi sto sistemando la cravatta davanti lo specchio quando mi accorgo che è sveglia. Le sorrido e mi avvicino.
- Buongiorno. Dormito bene? – le lascio un bacio leggero sulle labbra. Mi sembra la cosa più naturale del mondo. Non si nega, né si imbarazza. È semplicemente normale.
- Abbastanza. E buongiorno anche a te. Tu hai dormito bene? ti ho fatto stare scomodo? – sorrido della sua preoccupazione.
- Sono stato benissimo. – non le dico che non ho dormito e mentre discutiamo sento bussare alla porta. Sicuramente è Darla con il mio primo caffè della giornata. Sa che il primo me lo deve portare quando sono ancora qui.
- Buongiorno signor Cullen il suo …. Caffè – si blocca quando nota Bella nel mio letto. È in imbarazzo e noto che anche Bella arrossisce.
- Grazie Darla. – esce veloce. E Bella si nasconde sotto le coperte. Cerco di scoprirla ma non me lo permette.
- Chissà che avrà pensato – mi viene da ridere.
- Non mi sono mai interessato di quello che pensa la gente e non dovresti farlo neanche tu. –
- Edward mi ha trovata nel tuo letto – quasi lo urla
- E allora? Ti spiace? A me proprio no. Sappiamo di aver solo dormito e se lei vuol pensare male sono problemi suoi  – e la guardo malizioso mentre le lascio un altro casto bacio sulle labbra. Lei non si allontana ma mi guarda perplessa e mi viene voglia di ridere.
- Perché continui a farlo? –
- Cosa? – faccio finta di non capire.
- Non giocare con me, Cullen. Hai capito benissimo a cosa mi riferisco –-
Lo faccio perché mi piace farlo. Perché mi sembra la cosa più giusta che ci sia –
- Edward, è tua abitudine andare in giro a baciare ragazze? – la guardo e noto il broncio che ha messo su. Mi viene da ridere ma per suo rispetto non lo faccio.
- Lo faccio solo con te. Perché hai delle labbra …. Che invogliano a farlo. E lasciatelo dire: sei deliziosa con il broncio! – mi alzo dal letto e penso sia meglio chiudere questa conversazione. Lei non è del tutto convinta ed, infatti, sta per ribattere qualcosa. Ma la anticipo.
- Facciamo colazione insieme? – accendo il telefono e metto l’orologio al polso.
- Se mi aspetti, si. Voglio farmi una doccia prima – le sorrido dolcemente.
- Va bene. Ti aspetto e ti accompagno all’università-  e la lascio sola.
 
Mi reco nel mio ufficio e comincio a controllare gli appuntamenti per la giornata. Voglio liberarmi per pranzo per poter raggiungere Bella all’università. Vedo passare Darla e la fermo.
- Si, signor Cullen – ha gli occhi bassi. Evidentemente non si aspettava di trovarmi con Bella in compagnia.
- Darla non sono abituato a ripetere le cose. Miss Swan ha diritto allo stesso rispetto che riservi a me. Facciamo in modo di non dover ripetere questo discorso o la prossima volta seguirà anche un assegno con la tua liquidazione – mi guarda impietrita e noto che stringe i pugni.
- Va bene signor Cullen. Deve dirmi altro? –
- No, puoi andare –

Accompagno io Bella all’università. In macchina la vedo abbastanza pensosa.
- Che succede? –
- Domani ho l’esame di storia economica. È il primo che devo sostenere qui e spero vada bene –
- Ti descrivono tutti come una brillante studentessa e non faccio fatica a credere a queste voci. Perché dovresti essere preoccupata? – la guardo cercando di capire il suo stato emotivo.
- Bò sarà l’ansia di questo periodo – le prendo la mano e la faccio girare verso me.
- Andrà bene –

La mattinata passa in fretta. James mi ha tolto diversi impegni presentandosi al posto mio. È preoccupato anche lui. Per Bella e per Alec.
- Edward ho concluso adesso con Nelson. Questo è il contratto che ho proposto loro e ho sottolineato le parti che loro non condividono. Leggilo e fammi sapere se posso cambiarle come propongono. – ecco! Appena lo penso si materializza. Ha le occhiaie, sinonimo che non ha dormito.
- Va bene. Mi spieghi perché sei uno straccio ? – mi guarda e si accomoda sul divano.
- Alec è partito ieri sera. Dopo che siamo venuti via da casa tua ha ricevuto una chiamata. Il tempo di preparare una sacca con il cambio ed è andato via. Ufficialmente è fuori con una amica. Ma non ha voluto dirmi dove andava. Dice che meno so meno pericoli corro –  è veramente preoccupato.
- Perché non mi hai avvisato? – mi avvicino anche io al divano e mi accomodo di fronte a lui.
- Ieri ti sei preoccupato parecchio per Bella. E a tale proposito, mi devi qualche spiegazione, Cullen – lo guardo facendo finta di non capire.
- Che spiegazione vuoi? Una mia amica si sente male e mi sono preoccupato. Lo hai fatto anche tu! –
- Edward hai dato di matto quando lo hai saputo. Per la prima volta ho visto Venice spaventata dalle tue urla – è vero.
Ho buttato all’aria una sedia rompendo il cristallo il tavolo da riunione nel mio ufficio. Mi volto e vedo lo spazio vuoto.
- Devo dire a Venice di chiamare l’architetto per sostituire il tavolo – poi rifletto.
- Ho avuto paura, James. Non mi piace questa cosa di Bella e sono sempre stato contrario –
- Edward cosa provi per Bella? – rido. Cosa gli posso dire, che mi piace?
- È un bel tipetto – non dico altro.
- E ti sa tenere testa. È bellissima. Intelligente. E non ti ho mai visto preso da una donna come con Bella – conclude al posto mio. Ha ragione.
- Ma non è una donna, è una ragazzina. Ha diciotto anni James. Ed ha già vissuto periodi bui nella sua giovane vita. Non ho intenzione di provarci con lei perché lei merita il meglio. Lei merita il principe azzurro che la tratti come una regina. Io non voglio una storia. E non la vorrò mai – mi guarda perplesso.
- E tu hai 23 anni! Non mi pare che tu sia un nonnetto! –  cerco di cambiare discorso.
- E tu dimmi di Alec, invece. Non abbiamo mai avuto tempo di fermarci a parlarne con tranquillità – sorride per cui capisco che sono riucito a distogliere l'attenzione da me.
- Che ti devo dire, neanche io cercavo la storia seria. Poi l’ho conosciuto e tutto è cambiato. Ho deciso di impegnarmi con lui perché ne vale la pena. È la persona che voglio trovarmi accanto per il resto della mia vita. – adesso mi guarda e mi fa una domanda che mi rimarrà a lungo nella mente.
- E tu, Edward, chi vuoi accanto per il resto della tua vita? tra trent’anni con chi ti immagini? – d’istinto sto per rispondere Bella, ma non lo faccio. Dico di non voler avere una relazione seria, ma fatico a staccarmi da lei. Anche il sapere che appena questa situazione si sarà risolta e lei tornerà al dormitorio mi fa male.
- Non lo so James. Ed ora ho un appuntamento per pranzo. Vado – ed usciamo dal mio ufficio.
- Se preferisci ti sostituisco. – sorrido.
- No, questo è privato – ma non gli do altre spiegazioni.
- Ci vediamo nel pomeriggio – e me ne vado.

In macchina do incarico a Nick di verificare dove si trovi Bella all’interno dell’università. Quando mi comunica che è ancora a lezione mi faccio portare nei pressi dello stabile e attendo che esca.

La vedo uscire con degli amici. Due le conosco. Sono le sue vicine di stanza. Ci sono un paio di maschietti e una ragazza che non conosco. Ride e scherza. È bellissima. Ma i suoi occhi si illuminano quando mi vede. E non mi sfugge questo particolare. Mi viene incontro.

- Che fai qui? – mi guarda meravigliata.
- Ciao anche a te, miss perfettina! E per rispondere alla tua domanda, volevo invitarti a pranzo – la bacio e diviene rossa.
Nel frattempo le sue amiche si sono avvicinate ma ci hanno lasciato un po’ di privacy. I due ragazzi, con una occhiataccia del sottoscritto, sono andati via.
- Ah! Mi ero messa d’accordo con le mie amiche..  - e mi viene da ridere. Oggi non rinuncio a lei.
- Perfetto! Ragazze, posso invitarvi a pranzo con noi? – Bella mi guarda meravigliata. Loro si guardano in faccia indecise sul da farsi.
- Mi farebbe piacere conoscere le amiche di Bella – ed espongo mia faccia angelica, non possono proprio dirmi di no. Ed infatti!! Apro lo sportello ed entrano. Fortuna che sono con il suv.
- Nick andiamo al club e avvisa che sto arrivando – faccio salire Bella per ultima per averla vicina.
- Edward, kate e Victoria le conosci già. Lei è Beverly. Siamo nella stessa confraternita –

E, devo ammettere, che il pranzo scorre piacevole. Mi rilasso e mi fa piacere vedere Bella tranquilla. Mi raccontano un sacco di aneddoti. Come le figuracce che hanno fatto con Bella quando l’hanno conosciuta e pensavano che non parlasse l’inglese. Mi raccontano delle loro serate al dormitorio. Kate e Vic confessano apertamente di lavorare al Twilight e di fare la lap dance per pagare l’università. Insomma, capisco che sono persone tranquille e fidate.

Siamo tanto in confidenza che Kate arriva a raccontare di avermi odiato per come ho trattato Bella il giorno del colloquio.
- Certo che sono in tanti a saperla ‘sta storia! – il mio sguardo incontra quello di Bella, polemico! 
- Già un giorno sarà un aneddoto carino da raccontare ai vostri nipotini! – e a momenti mi strozzo con il bicchiere di vino che sto bevendo! Bella, invece, diviene più rossa di un pomodoro.

E le ragazze ridono. Le riaccompagno all’università e siamo talmente entrate in sintonia che scherziamo:
- Edward sentiti libero di invitarci a pranzo tutte le volte che vuoi! – e le salutiamo. Quando andiamo via Bella è ancora sorridente.
- Ti accompagno a casa o vuoi rimanere in ufficio con me? – mi farebbe piacere averla accanto per tutto il giorno.
- No, devo studiare! E da te non lo farei, troppe distrazioni –
- Sono simpatiche le tue amiche. Mi ha fatto piacere conoscerle –
- Anche a loro. kate, in particolare. È una tua fan sfegatata. E archivia tutte le notizie che trova su di te nel web – mi viene da ridere. So che ho migliaia di fan.

La accompagno fin dentro l’appartamento. E mi ringrazia ancora. La vedo dirigersi in camera e vado via tranquillo.

Ed in ufficio passo un pomeriggio veramente stressante. Diversi appuntamenti. Una riunione con lo staff a causa di una pr che ha diffuso dati non autorizzati ai mercati. In altri periodi avrei fatto notte in ufficio, ma il pensiero di Bella sola in casa mi fa cambiare le mie priorità. E allora chiamo Venice e James. D'altronde con quello che li pago possono fare anche notte in ufficio al posto mio. E delego loro avvisandoli che possono chiamarmi a casa per ogni necessità.

E in macchina penso.
- Nick tu sai perché Alec è sparito? – mi guarda e senza emozione sul viso mi risponde seriamente.
- È fuori dal paese, sta vagliando una pista per accusare Volturi anche di riciclaggio di denaro –
- E che ne pensi dei risultati finora ? –
- Penso che oramai l’arresto è imminente. E forse, miss Swan non dovrebbe più andare negli uffici della Volturi. Anche Aro ha un ottimo sistema di sicurezza e miss Swan sta rischiando molto. Se si venisse a sapere che vive a casa sua, Aro non rimarrà con le mani in mano –
- Bella non mi ascolterà mai. È così preoccupata per Alec. –
- Capisco i sentimenti di miss Swan. Ma forse dovrebbe contattare il signor Swan. Forse, riuscirà a far ragionare la figlia – ci rifletto e non ha tutti i torti. E perché rimandare? Chiamo subito. E mi risponde al secondo squillo.
- Edward, dimmi? Come sta Bella? –
- Sta bene. Oggi è stata tranquilla. È stata solo all’università e nel pomeriggio a casa a studiare; domani ha un esame –
- E tu mi stia chiamando per farmi stare tranquillo, oppure … - e lascia la frase in sospeso.
- Ti sto chiamando perché devi parlare con Bella e farle capire che ora deve tirarsi dietro. Siamo quasi all’arresto di Aro e se si viene a scoprire il legame con  me, Aro potrebbe non prenderla bene-
- Vuoi che glielo dica io perché pensi che a me ascolterà? –
- Certamente non ascolterà me. L’alternativa non penso le piacerebbe. La chiuderei in casa finchè tutto non si è risolto – lo sento ridere.
- Edward la chiamerò stasera. Ma non ho grosse speranze di farla ragionare. Conosco mia figlia – chiudo e riferisco del colloquio a Nick.
- Bene, signore. Ma penso sia il caso di aumentare la sicurezza su miss Swan e su di lei –
- Nick fa tutto quello che è necessario. Ma la prima priorità deve essere la sicurezza di Bella –

Entro in casa e Darla mi viene subito incontro mentre sistemo la giacca nel guardaroba.
- Buonasera Signor Cullen –
- Buonasera Darla, miss Swan dove si trova? –
- È nella sua camera a studiare. Non è uscita per niente per l’intero pomeriggio –
- Va bene. Puoi andare per oggi –
- Preferisce che prepari qualcosa di particolare per cena? – ci rifletto. Ma possiamo pensare tranquillamente da soli alla cena.
- No, ci penserà Bella - e la congedo.

E, dopo aver lasciato i documenti in ufficio, mi reco nella mia stanza. Ho bisogno di una doccia rilassante. Mi spoglio distrattamente mentre leggo una mail sul telefonino. Tolgo le scarpe e le lascio in giro per la camera. Telefono e portafogli sul comò. Pantaloni e camicia in un angolo della camera. Dopo andranno nella cesta dei panni sporchi e solo con i boxer apro la porta del bagno.

E appena apro la porta mi inebrio di un odore particolare. Che riconoscerei in mezzo a mille. Bagno schiuma al profumo di fragola. Quello di Bella. Chiudo gli occhi e inspiro profondamente.

Quando li riapro, … li spalanco. Apro la bocca ma non riesco ad articolare nessuna parola. Niente. Il mio cervello è partito. Piego anche la testa di lato per osservare meglio. Ogni singolo particolare. Un neo sulla natica destra. È piccolo ma ho il tempo di vederlo bene, quanto è carino!
Bella ha deciso di usare la mia vasca hydro. Ed ha fatto benissimo... Indossa le cuffiette dell’i-pod, motivo per cui non mi ha sentito entrare. La sento cantare la canzone a bassa voce. È di spalle a me. Posso osservare bene il suo fantastico fondoschiena. È sodo. Tondo. Alto. Perfetto. E che voglia di morderlo!

Sta mettendo una crema per il corpo. Alza una gamba e pone il piede sullo sgabello poggiaoggetti. E inizia a spalmare la crema sulla coscia. La massaggia bene ed io non posso che ringraziare! È meticolosa nel suo lavoro. Quanto vorrei farlo io. Cambia gamba e continua il suo lavoro. Non riesco a staccare lo sguardo dal suo corpo perfetto.

Si gira e adesso posso osservare il suo  lato A. Che seno! Squadro ogni centimetro anche sul davanti. E la mandibola sta per cadermi quando mi rendo conto che lì è completamente depilata! 

- Esci immediatamente di qui! – Bella urla e mi riporta alla realtà. Le sue urla mi fanno capire che devo uscire. Ma ancora riesco a muovere un passo.
- Scusa, non pensavo fossi qui. Non sentivo rumore –
- Esci … anzi passami prima l’asciugamano – e mi guardo in giro per cercarlo. Lo trovo e mi avvicino per porgerglielo. Ma è deleterio. Perché mi avvicino al suo seno.

Tho! Ha una voglia a forma di stellina vicino al capezzolo destro. Lo fisso insistentemente con la bocca aperta, la testa piegata di lato per osservare meglio! e Bella urla.
- Sei un pervertito. Esci immediatamente! – e adesso mi viene da ridere.
- Pensa che se arrivavo cinque minuti prima ti raggiungevo in acqua! – faccio per uscire mentre glielo dico e lei mi tira appresso il tubetto della sua crema.

Rido! Cazzo quanto è bella. Mi butto sul letto a pancia in giù e mi faccio male al mio amico … solo adesso mi rendo conto dell’erezione che ho.
Sento la porta del bagno aprirsi e Bella uscire con il mio accappatoio addosso.
- Da quando mi stavi guardando? – è inviperita. Ma voglio giocare.
- Bé hai messo la crema su entrambe le gambe ed osservato bene il neo che hai sulla natica destra  - la vedo spalancare gli occhi.
- Non ci posso credere. E non sei uscito! Sei rimasto a guardare. Sei un pervertito. Come ti sentiresti se rimanessi a guardarti mentre sei in bagno? –
- Oh, molto lusingato se anche tu non riuscissi a distogliere gli occhi dal mio corpo. –
- Edward sei impossibile! – e fa per andarsene.
- Bella posso dirti solo una cosa? – si gira per darmi modo di parlare. Mi alzo e mi avvicino a lei. Io in boxer e lei in accappatoio. Che momento! Avvicino il mio viso a lei, sul lato destro.
- Grazie per il bentornato a casa. Sentiti libera di accogliermi come stasera ogni volta che vorrai!– glielo sussurro all’orecchio e prima di andarmene le lascio un casto bacio sulle labbra.

Rimane sulla porta mentre mi chiudo in bagno. So di averla sconvolta e scoppio a ridere!

Finita la doccia, la raggiungo nella sua camera. Ha la porta socchiusa.
- Posso entrare? – rimango all’ingresso della camera e la osservo sul letto studiare. Pantaloncini e maglietta che le arriva all’ombelico. Mi vuole morto!
- Ah, chiedi il permesso adesso?- mi viene da ridere.
- Non l’ho fatto a posta. Non pensavo di trovarti nel mio bagno e, quando ti ho vista, sono rimasto a bocca aperta. Dirti che sei bellissima è riduttivo – arrossisce e capisco che se la prendo ancora in giro, ci rimarrà stecchita.
- Vieni a cena? – mi guarda.
- Ho ancora da studiare – mi avvicino per prenderle la mano.
- Porta i libri di la, ceniamo e ti aiuto a ripassare – dolcemente fa quello che le ho chiesto. Ed, in cucina, prepariamo insieme il nostro pasto. Apro il frigo e controllo quello che potremmo mangiare.
- Ti va se preparo una pasta? – è lei a propormelo.
- Oggi ho fatto caso che in dispensa ci sono pinoli, carciofi e funghi. Ci uscirebbe una pasta buonissima  – e le lascio spazio per cucinare. Mi accomodo al tavolo e prendo il suo libro.
- Però mentre cucini ti interrogo – e lei acconsente.
- Hai il professor Kalus, vero? Allora ti chiederà sicuramente delle dinamiche demografiche dopo la prima guerra mondiale. Parlamene – e mentre cucina comincia a parlare. È preparata e sicura di sé. La interrompo diverse volte per delle precisazioni, ma risponde a tono. È piacevole. Non è facile metterla in difficoltà e si apre a critiche costruttive.
- Va bene. Ed, invece, dell’unificazione del mercato delle merci successivamente alla seconda guerra mondiale che mi sai dire? – ed anche per questa domanda sa rispondere.

Nel frattempo la nostra pasta è pronta. E sembra buona. Andiamo avanti finchè la cena non è pronta.
- Ok. Sei preparata. Per oggi basta studiare – mi guarda allibita.
- Dai Bella, sai tutto il programma. Anche le note che neanche il professore legge. Prenderai il massimo domani ed anche la lode  - mi guarda perplessa.
- Magari. Ma non credo di essere preparata – mi viene da ridere.
- Anche io non ero mai sicuro della mia preparazione – e ripenso agli anni dell’università.
- Non ci credo. Mister sicurezza in persona che non è sicuro di se – mi viene da ridere per il modo in cui mi ha definito. Meglio di piccolo principino sicuramente. La nostra chiacchierata viene interrotta da Nick.
- Signor Cullen stanno salendo miss Alice Cullen e miss Rosalie Hale. Vorrebbero parlare con miss Swan – e mi rabbuio. Non ho voglia di vederle.
- Nick non ti è proprio possibile chiamarmi Bella? Anche Isabella andrebbe bene – mi viene da ridere.
- Miss Swan, il ruolo non me lo consente – e va via.
- Che vuol dire il ruolo non me lo consente? – mi guardo ma scuoto la testa.
- Forse non sapeva che risponderti! – e le lascio un bacio sulle guance.
- Ti spiace se le saluto e mi eclisso in ufficio? Non ho voglia di vederle – e così faccio. Le accolgo e le faccio accomodare in salotto mentre Bella, velocemente va a cambiarsi.
- Ciao ragazze!  - Bella le saluta calorosamente. A differenza mia.
- Ciao Bella. Ho dovuto sapere da Beverly che ti sei momentaneamente trasferita a casa di Edward! Ci siamo viste e non mi hai detto niente – l’accusa di Alice non è molto velata.
- Scusami Alice. Ma mi divido tra il dormitorio e qui e ancora sono confusa. Non volevo nascondertelo – Bella è diplomatica. Mi piacciono i suoi modi.
- E come mai vivi qui? – Rosalie è abbastanza polemica. Decido di rimanere.
- Per comodità. Qui riesco a studiare con più tranquillità – e mentre parla si allontana verso la cucina per tornare poco dopo con dei bicchierini di gelato. Sono gli stessi che aveva preparato per la famosa cena di James e Alec e me ne passa uno prima di servirlo alle ragazze.
- James mi ha detto che questo gusto ti è piaciuto in maniera particolare. Crema, Nutella e cocco– le sorrido e le strizzo un occhio. Poi torna a volgere le attenzioni alle ragazze.
- Allora avete visto Beverly! –
- Si oggi in confraternita. Si vantavi di essere stata a pranzo con Edward Cullen! Ed anche Victoria e Kate. – rido come un matto. Ho passato un pranzo piacevole e ho reso felici tre fanciulle.
- Ed io che sono tua cugina niente! – ecco Alice incavolata.
- E poi parlano che c’era anche la tua fidanzata. Addirittura Isabella indicata come la tua fidanzata! – adesso è Rosalie a dirlo. Come se fosse una cosa improbabile. Bella mi guarda e ride.
- Si, sono andato a prendere Bella per portarla a pranzo ed ho invitato anche le sue amiche. Che problema c’è? – adesso entrambe sono allibite.
- Nessuno Edward. Potevi, però, invitare anche noi che siamo della famiglia –
- Non era previsto, Alice. Voleva farmi una sorpresa – è Bella a chiarirle il concetto. E ne approfitto per dileguarmi.
- Bella ho da lavorare. Se ti serve qualcosa sai dove trovarmi. Ciao ragazze – e me ne vado.

Chiamo in ufficio per sapere come se la stanno cavando Venice e James. Mi rassicurano e mi inviano i primi files con i loro lavori.
Sono le 22.00 passate quando Bella bussa alla mia porta.
- Sono andate via? – annuisce ma non entra.
- Che volevano? – ride.
- In parole povere, volevano capire perché vivo qui e che cosa c’è tra noi. Rosalie, in particolare, assicurarsi che tra di non  ci sia niente  – rido anche io.
- Allora domani mi chiamerà la nonna. I pettegolezzi entro domattina avranno fatto il giro del parentado  –  ci penso e sbuffo.
- Edward vado a letto. Ripasso un altro po’. –
- Va bene. Ma sistemati in camera mia – e non le dico altro. Né lei mi chiede spiegazioni.
 

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Capitolo 21
*** Aroon ***


Pov Bella
- Va bene miss Swan, può andare. Esame eccellente -  mi alzo e esco dall’aula. L’esame è andato alla grande. Ho avuto anche la lode e sono soddisfatta del mio risultato. Ad attendermi ci sono Vic e Kate.
- Stasera si festeggia. Vieni al Twilight, tanto abbiamo il turno tardi – e sorrido alle mie amiche. Effettivamente è quasi un mese che non vado a salutare i miei ex colleghi e penso che sia una bella idea.

Le lascio all’università perché anche Kate ha un esame nel pomeriggio. Mentre Vic ha lezione.
Oggi, dopo la pausa di un solo giorno, torno alla Volturi. Sono abbastanza agitata. Ma, oramai, siamo agli sgoccioli. Alec è fuori e non sappiamo quando rientrerà. James è abbastanza preoccupato perché non è riuscito a sentirlo neanche telefonicamente.
Mentre sono in macchina chiamo Edward.
- Ehi piccola, com’è andata? – sorrido. Era in ansia quanto me.
- Con lode – lo dico con orgoglio e lo sento ridere.
- Perfetto, stasera festeggiamo. Ti porto a cena fuori –
- Nooooo. Esco con le ragazze. Appuntamento al Twilight. Però vieni anche tu. E dillo anche a James così si distrae – lo sento sbuffare.
- Cosa c’è che non va? –
- Non mi piace quel locale e tu continui ad andarci –
- Vedi il lato positivo: questa volta ci vado come cliente –
- Va bene. Senti, ho una riunione. Sta attenta e chiamami per ogni motivo. Stai tranquilla perché c’è sempre qualcuno che ti tiene sotto controllo – so che il suo scopo è di rassicurarmi e gli sono veramente grata.
- Grazie Edward! Dovevo andare in bagno, ma adesso aspetterò stasera a casa! – sono sarcastica e se ne accorge.
- Bella già non mi va che stai li dentro. Non ti lamentare anche –
- Va bene. sono quasi arrivata. Buona riunione -
- Ciao e stai attenta – e chiudo la conversazione. Ma non faccio a riporre in borsa il telefono  che squilla nuovamente. È James.
- Ehi ciao. –
- Ciao Bellina – lo sento molto triste.
- Dove sei? – mi preoccupo. E sento rumori strani ...
- Sono nel bagno dell’ufficio. Mi sono chiuso dentro. Dovrei essere in riunione con Edward ma volevo prima sentirti un attimo. – mi viene quasi da ridere. Ma la nostra situazione è seria.
- Dimmi –
- Hai sentito Alec? O qualcuno dell’FBI? – la sua voce è abbastanza bassa.
- Alec no. Stamane all’università mi ha raggiunto un agente dell’FBI per darmi di files che devo cercare di installare oggi nei pc della Volturi ed ho chiesto di Alec. Si è messo a ridere. E mi ha detto che sta bene e si è messo in contatto con loro. Mi ha detto che è più vicino di quello che immaginiamo. Ma non mi ha detto nient’altro – lo sento sospirare.
- E perché non si mette in contatto con me? – sembra quasi piagnucolare.
- James è  per non metterti in pericolo – ad un certo punto sento dei rumori e riconosco la voce di Edward.
. Posso sapere con chi parli chiuso in bagno? –  mi viene quasi da ridere.
- Con Bella –
- James di la ho delle persone che vogliono firmare un contratto ed io ho bisogno del mio avvocato.  Se vuoi rimanere in bagno a parlare con Bella sei liberissimo di farlo. Ma avvisami prima ed io mi troverò  un altro avvocato e tu un altro lavoro – cavoli quanto è incavolato.
- Bella devo chiudere. Il capo è abbastanza adirato oggi –
- Lo sento. Un bacio James. E se ho notizie ti faccio sapere –

E alla Volturi l’aria è tesa. Aro non fa altro che urlare. Dimitri pure. Ad un certo punto ho visto entrare un uomo con la valigetta e l’ho riconosciuto al volo. Quando entra in ufficio,  noto che anche Aro si meraviglia di vederlo nei suoi uffici. Gli fa subito cenno di entrare nella sua stanza e si rivolge a me per chiedermi di cercare con urgenza Dimitri che non risponde al telefono.
Giro tra i vari uffici e lo trovo al piano sottostante, in archivio, e sta facendo sesso con una segretaria.
- Ehm! – mi schiarisco la voce.
- O guarda chi si vede, la Bella di Alec. Vuoi unirti a noi? – lui è abbastanza spavaldo io arrossisco come una liceale.
- Ti sta cercando tuo padre. Pare abbia urgenza – e scappo via. Entro nell’ufficio di Aro per controllare la situazione.
- Dimitri era di sotto in archivio. Gli ho detto che aveva urgenza di incontrarlo. Verrà subito – cerco di rimanere il più possibile nell’ufficio. Vorrei riuscire a lasciare li dentro il telefono. In modo da registrare la conversazione. Ma non è facile.

Paradossalmente l’occasione me la offre Dimitri. Mentre entra nell’ufficio mi lascia una pacca sul sedere e mi spinge dentro. Ha voglia di prendersi gioco di me, ma non ha visto la faccia seria del padre.
- Papà, oggi ho fatto arrossire la nostra bella stagista. Mi ha beccato a fare sesso in archivio e devi vedere com’è arrossita – mi ha oramai sospinta dentro e chiuso la porta. Tenendomi al braccio mi porta vicino al divano e quasi mi butta sopra. E ne approfitto per far scivolare il cellulare in una delle pieghe del divano. Speriamo riesca a registrare. Solo adesso Dimitri si rende conto che ci sono altre persone dentro, oltre il padre. E si rende conto anche che il padre è abbastanza adirato della sceneggiata del figlio.
- Dimitri mettiti seduto. E smettila di fare sempre l’idiota. Isabella mandami dentro Abigail. Tu per oggi hai finito – e non mi piace lo sguardo con cui mi manda via. Speriamo bene.

Appena esco fuori dal palazzo trovo subito Sam che mi attende. Mi fa infilare in macchina veloce e mi porta nell’ufficio di Edward che è sorpreso di vedermi li. Interrompe la sua riunione appena mi vede.
- Che succede? – gli faccio segno di non poter parlare perché c’è Venice e allora mi trascina nella sala conferenze.
- Allora? –
- Aro ha ricevuto visite. Un tizio che avevo già visto. Ed è in riunione con lui e con Dimitri. Prima di uscire sono riuscita a far cadere il telefonino sul divano del suo ufficio. – mi prende per mano e ci rechiamo al piano inferiore, dove l’FBI ha occupato un paio di uffici.

Con gli uomini della sicurezza di Edward stanno ascoltando la conversazione. Come ci vede, Nick si avvicina. Ha gli occhi che brillano.
- La consegna della merce è prevista per venerdì sera. Sappiamo anche luogo e ora. Ce l’abbiamo in pugno. – nel suo modo controllato sembra voler festeggiare.
- Perfetto. Ma Alec? – Nick ci guarda. Lui sa benissimo dove si trova.
- Sta bene, non vi preoccupate per lui. Conosce il suo lavoro e lo fa al meglio. Dirvi dove si trova potrebbe mettere in pericolo voi e lui – capiamo che non riusciremo ad ottenere altre informazioni.
- Va bene. solo una domanda: come faccio a recuperare il telefono? Torno lì e dico di averlo perso e mi metto a guardare in giro? –
- Ci pensiamo noi, miss Swan. Appena gli uffici rimarranno chiusi recupereremo il suo telefono –

Ritorniamo nell’ufficio di Edward.
- Va bene. Tu prosegui con la tua riunione ed io andrò a fare un po’ di giri per negozi. Quando hai finito chiamami così torniamo a casa insieme –
- Va bene e stai attenta. Sam viene con te. – poi fa una cosa che mi lascia perplessa. Mi passa la sua carta di credito.
- Comprati qualcosa che mi farà uscire gli occhi stasera! – mi lascia li dopo avermi dato un bacio sulle labbra. L’ennesimo.

È bello andare in giro per negozi a giugno. Le vetrine sono un esplosione di colori. L’abbigliamento  estivo è bellissimo. Ci sono tante cose che vorrei comprare. Ma il mio budget è limitato. Stranamente comincio a guardare anche l’abbigliamento maschile e, senza rendermene conto, acquisto un paio di camice per Edward.

Sto svoltando l’angolo in una delle vie più trafficate di new York quando vengo attirata di un delicato abbaiare di un cane. Sembra che pianga. Ma non riesco a capire da dove provenga. Chiedo a Sam di aiutarmi a cercare e lui mi guarda scocciato. Apro il bidone dell’immondizia e provo anche a scostare qualche sacchetto, ma non proviene da li. Poi osservo la zona limitrofa. Ci sono degli scatoloni vicino il cassettone dell’immondizia. Comincio a scuoterli finchè non trovo il cagnolino che piange. È piccolo. Avrà pochissimi giorni.
E non lo posso lasciare li. Morirebbe nel giro di poche ore. Ma non posso portarlo neanche con me. In dormitorio non sono ammessi animali, ma Edward ha una casa immensa …
Mi faccio prestare il telefono da Sam e chiamo Edward. Non gli anticipo niente.
- Sam che succede? –
- Sono Bella. Mi devi raggiungere subito all’angolo fra … - e gli indico il nome delle strade.
- Bella che è successo? – lo sento abbastanza allarmato.
- Niente. Ma tu raggiungimi subito. Non è bello questo vicolo, vedi di fare subito –
- Passami Sam – forse vuole capire che succede.
- Adesso non può parlare. Tu vieni subito – e chiudo la conversazione. Se gli passavo Sam lui avrebbe spiattellato il ritrovamento del cane e avrei sentito Edward urlare al telefono!
A pensarci adesso, forse, gli ho messo un po’ di apprensione addosso. Ma sono sicura che quando vedrà il cucciolo capirà anche lui.
Approfitto del telefono di Sam per chiamare anche James per sapere come sta. Ma non mi risponde.
Non sono passati neanche dieci minuti che Edward, con al seguito Nick, un paio di agenti della sicurezza e un paio di agenti dell’FBI sbucano nel vicolo.

- Ehi, come mai in compagnia? – guardo Edward meravigliata.
- Che è successo? – è proprio preoccupato. Gli metto davanti al viso il cagnolino.
- Guardalo. L’ho sentito piangere mentre passavo davanti a questo vicolo. Non possiamo lasciarlo qui-  mi guarda e lo vedo innervosirsi.
Lo capisco perché passa diverse volte la mano sui capelli. E sbuffa.
- Signor Cullen volevo avvisarla, ma non mi ha ridato il telefono – Sam sembra quasi giustificarsi.
- Bella mi hai fatto prendere uno spavento. E non solo a me – osservo le altre persone. Nick sta spiegando la situazione al telefono a qualcuno e gli angenti dell’FBI vanno via.
- Scusami. Ma non ti ho detto di venire con tutta la corte. Ho chiesto solo a te di venire. Dobbiamo fare qualcosa – mi guarda e sembra non capire.
- Se lo lascio qui morirà in poche ore. Ma al dormitorio non sono ammessi animali. Tu hai una casa grande, neanche ti accorgeresti di averlo dentro. Me ne occuperò io – e adesso urla.
- Tu sei pazza! Sapevi che stavo in riunione e me l’hai fatta interrompere per un cane? Lo sai da quando cerco di chiudere questo contratto? Da quattro mesi! E mi chiami per dirmi di venire perché hai trovato un bastardino! Ho pensato al peggio! – comincia a camminare agitato.
- Scusami. Ma per lui è importante quello che deciderai. Allora può stare a casa tua? -
- Non ci penso proprio – adesso mi incavolo.
- Perfetto. Sam dammi il telefono. Chiamo James. Sicuramente sarà più disponibile di te. – e lui, impaurito dalle nostra urla, fa per ridarmelo.
- Certo, fai venire via anche lui dalla riunione. Che importanza ha se ho della gente venuta da Singapore per firmare dei contratti. Sam dai a me quel telefono – è Edward a chiederglielo.
Sam adesso è interdetto. Non sa cosa fare. Ma …
- Sam il tuo stipendio la pago ancora io – e Sam cede alla velata minaccia del suo capo. Poi, Edward si rivolge a me.
- Sali in macchina. SUBITO  - lo guardo. Ma senza il cane non vado da nessuna parte.
- Non ci penso proprio. Torna alla tua riunione e non …. –
- Bella sto perdendo la pazienza. Sali immediatamente in macchina. O R A – e guardandolo capisco che non posso negare ancora per molto.
- Mi fai accompagnare  all’università? –  provo a mediare
- Cosa devi andare a fare? – gli indico il cane che, impaurito, è ancora tra le mie braccia.
- Lo porto al dipartimento di veterinaria per farlo visitare. E poi gli troverò qualcuno disposto ad accoglierlo. Guarda quanto è piccolo. Non occuperà molto spazio, solo … - ma non mi da il tempo di salire. Mi prende per un braccio e mi trascina in macchina. Quando sale anche lui da incarico a Nick di accompagnarlo allo studio di Jerry Mcguire. Poi, fa una telefonata.
- Ciao Jerry. Edward Cullen – non so con chi stia parlando. E non riesco a sentire in suo interlocutore.
- Senti, ho bisogno del tuo aiuto subito. Posso venire? –
- Grazie a  tra poco –

Adesso nessuno fiata. Edward è ancora impegnato al telefono con l’ufficio. Ogni tanto mi lancia occhiatacce.  Finchè non arriviamo davanti ad un grande negozio per animali. E non capisco. Scende e mi tira per il braccio. Entriamo nel negozio e si avvia verso l’ascensore. Terzo piano.
Quando ne usciamo sembra di trovarci in una clinica veterinaria. Di quelle molto chiccose, eleganti. Per ricchi. Un ragazzo ci viene incontro.
- Edward, chi si rivede! Sei l’ultima persona che pensavo mi chiamasse -
- Hai visto: mai dire mai! Come stai? –
- Tutto bene. – intanto il ragazzo si volta verso di me.
- Jerry ti presento una mia carissima amica. Isabella Swan. Bella lui è uno dei migliori veterinari di New York - mi fissa mentre me lo dice e, forse, l’incazzatura è passata.
Non posso che guardarlo con amore per avermi portato in questo luogo. Edward ritorna a parlare con il suo amico:
- Jerry, abbiamo trovato questo cagnolino e vorremmo tenerlo. Lo potresti visitare? – e passo il cagnolino al suo amico. Lui sparisce con il cagnolino e noi ci accomodiamo nella sala di aspetto.

Ripenso al mio comportamento di oggi ed effettivamente mi sono comportata come una bambina. Guardo Edward al telefono con l’ufficio. Sento che gli stanno dicendo gli esiti della riunione. Sento James dirgli che il contratto è stato chiuso. E lui sorride. Quando chiude il telefono, lo chiamo …
- Edward …. –
- Dimmi – alza gli occhi dal telefono e mi guarda con i suoi meravigliosi occhi verdi.
- Scusami. Pensando bene al mio comportamento, forse, ho esagerato. – mi guarda e a momenti mi ride in faccia.
- Forse, hai esagerato? – mi sta fissando.
- Diciamo che ho proprio esagerato. Non mi sono resa conto che eri impegnato e potrei averti fatto preoccupare. Scusami, ma per me sei solo il mio Edward che quando ho problemi mi aiuta. Non penso che sei il famoso Edward Cullen genio della finanza e che potrebbe essere impegnato con Obama in persona quando ti chiamo. Ti prometto che non ti scoccerò più sul lavoro. – sono stata sincera e lui pare apprezzare. Mi abbraccia e mi bacia.
- Chiamami tutte le volte che vuoi – e rimaniamo abbracciati. Ma ancora mi ha detto che fine farà il cagnolino.
- Edward ? – lo chiamo dolcemente.
- Dimmi – e lui sembra esasperato.
- Devo chiederti una cosa – e sospiro perché ho quasi paura.
- La risposta è si. Ma te ne occupi tu – e gli salto in braccio buttandogli le braccia al collo.
- Grazie! Grazie! Grazie! – e lo riempio di baci e lo sento ridere. Ed è così che ci trova Jerry quando torna da noi.
- Scusate. Non vorrei disturbare … - ci separiamo ma Edward non mi lascia la mano.
- Ha una settimana di vita. Sta bene ed è un maschio. Gli ho fatto tutti i controlli e la prima vaccinazione. L’ho fatto mangiare perché aveva fame. Avete intenzione di tenerlo? –
- Si – è Edward a dirglielo.
- Allora se volete gli inserisco il chip nel caso si perda. E vi ho fatto due vademecum. Uno è quello che vi servirà in casa per accudirlo al meglio e i cibi che deve e può mangiare. Il secondo, ho fissato gli appuntamenti fino ad un anno di vita per i controlli di rito e le vaccinazioni –
- Ok. E per il chip? Sarà doloroso? – lo chiedo io e Jerry mi sorride.
- Assolutamente. Lo inserisco subito. Ci vorrà una mezz’ora. Il tempo che voi di sotto facciate la spesa per lui – e se ne va lasciandoci vicino l’ascensore.

Compriamo una cuccia carina, una cesta, dei giochini. Il collare e il guinzaglio. E le scatoline di cibo. Edward non bada a spese. Insisto per pagare almeno la metà, ma lui non sente ragioni.
Siamo in fila alla cassa quando prende in mano un collare rosa.
- Edward, è un maschio – mi guarda con uno strano sorriso.
- Non è per il cane. È per te – lo guardo senza capire.
- Quanto te lo vorrei mettere. Ed anche  una museruola per farti stare zitta cinque minuti. Ecco come ti vorrei. Così non potresti fare danno -  sento Sam sghignazzare, ma una mia occhiata gli fa capire che è fuori luogo. Lo nota anche Edward.
- Ti ricordo ancora una volta che il tuo stipendio lo pago io. Non devi aver paura di lei, ma di me!– adesso sono io che rido ed Edward mi segue. E mi abbraccia, tirandomi vicino a se.

Quando andiamo a riprendere il cagnolino, Jerry non accetta il pagamento per le sue competenze. Lo ringraziamo tanto e lo invitiamo al Twilight con noi per la serata con le ragazze.
In macchina scherziamo.
- Come lo chiamiamo? – lo guarda e pensa.
- Bé è bello. Ci vuole un nome altrettanto bello. –
- Baloo ti piacerebbe? – lo chiedo speranzosa.
- No! Aroon? – ci penso  mi piace proprio.
- Ok. Aroon Cullen! – ride per il modo in cui l’ho apostrofato.

Torniamo in ufficio e anche James mi rimprovera per come mi sono comportata. E prometto di non farlo più. In ufficio ci sono ancora i clienti di Edward e faccio per eclissarmi quando è lui stesso a bloccarmi per presentarmeli.

Pov Edward

Che giornata oggi. Micidiale grazie a  Isabella Marie Swan. Sono in camera e mi sto preparando per uscire con lei e con altri amici. E mi squilla il telefono.
- Ciao Cullen! Tutto bene? –
- Ciao Matteo. Si, più o meno va bene. voi? – lo sento irrigidirsi.
- Cosa c’è che non va? – effettivamente, vista la nostra situazione, le parole devono essere misurate prima di parlare. Perché tutto potrebbe essere frainteso. In ogni caso gli racconto la giornata che mi ha fatto passare la sorella. E ride come un matto.
- Resisti un altro po’. Una volta che questa storia sarà finita, tornerà al dormitorio – e mi fanno male le sue parole. Perché la vorrei per sempre con me. Parlo anche con Pierre che, a differenza del compagno, è molto più serio. Mi spiega che è un bene che Bella si comporti in questa maniera. Si fida di me, mi spiega. E ascolto tutte le sue chiacchiere da psicologo. Quando chiudo si è fatto quasi tardi. Ed è proprio in quel momento che entra Bella.
- Scusami, volevo restituirti la tua carte e darti queste – apro la busta e ci trovo due camice.
- Mi sono piaciute e te le ho prese. Ho visto che indossi quasi sempre camice – sorrido al suo dolce pensiero.
- E tu che ti sei comprata? – arrossisce.
- Niente. Avevo già speso molto –
- Guarda che è una carta black. Praticamente non ha limite. È fatta per essere usata. – la prendo in giro. Poi gliela restituisco.
- Se trovi qualcosa quando sei a fare shopping comprala e considerata un mio regalo –

Arriviamo al pub con anticipo rispetto a James e jerry. Ci sono solo le ragazze che hanno fatto le prove per i balletti. Sono due brave ragazze e molto amiche di Bella. E le voglio aiutare. Spiego loro che al club cerco personale. Accordo loro un orario solo serale e comodo con gli studi e gli garantisco lo stesso stipendio che hanno adesso. Quando si allontanano per andare a dire al loro titolare che oggi è la loro ultima sera, Bella si avvicina  e si posiziona in braccio. Rimango a guardarla. Ha una espressione nel viso dolce, di quelle che vorrei riservasse solo a me.
- Grazie – le sorrido dolcemente e la bacio.
- Cerco veramente personale al Club – speriamo che mi creda!
- Non eri obbligato ad assumere loro, garantirgli lo stesso stipendio e far scegliere loro i turni. Sei grande Edward – poi si morde il labbro. Ho imparato che quando fa così deve dirmi qualcosa.
- Parla e ci togliamo il pensiero – mi viene da ridere, ma la sua espressione seria stridula con la mia.
- Non so se posso. È personale – le accarezzo la schiena e la invito a parlarla.
- Tempo fa Alice ti ha accusato di infangare la memoria di tua sorella. Io, invece, penso che Rachel sarebbe orgogliosa di suo fratello e di quello che sei diventato – mi bloccano le sue parole. Tranne i miei genitori, nessuno mi ha mai detto parole così intime. Non possiamo dire altro perché le ragazze ritornano eccitate e arrivano anche i miei amici. James ci osserva. So che domani, appena rimarremo soli, vorrà qualche spiegazione. Ma oggi non mi frega di niente. Voglio godermi la bellezza di averla vicino. Bella è ancora sulle mie gambe e ci passerà la serata.
 
 
 
 
 

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Capitolo 22
*** Fine dell'incubo ***



Pov Edward

Come può una giornata cominciata nel migliore dei modi diventare un incubo?
Mi faccio questa domanda seduto sulla poltrona del mio ufficio e rifletto che una giornata simile l’ho già vissuta. Parecchi anni fa. Il giorno in cui la mia vita è cambiata bruscamente.

Anche quella mattina era stata tranquilla. Avevo fatto colazione con la mia famiglia, pur non avendo scuola. Ma per casa aleggiava il profumo della crostata con marmellata di ciliegie e cioccolato, sublime e capace di svegliarmi. Mia madre è sempre stata una cuoca provetta ma erano poche le volte che si dedicava alla cucina. Troppo presa dal seguire noi figli e mio padre nelle nostre attività. E felice di occuparsi di noi. Ma quella mattina un sesto senso le aveva fatto capire che quella era l’ultima colazione della nostra famiglia felice ed unita. E si era alzata molto presto per preparare il dolce preferito di tutti noi.

Questa mattina, invece, mi sono svegliato con Bella completamente addossata sul mio corpo. E una bella erezione tra le gambe. Mi viene da ridere. Dormo con una bellissima ragazza da circa tre settimane senza farci niente.

Io, Edward Anthony Cullen, sogno proibito di donne di ogni età, che stringo tra le mie braccia una splendida ragazza desiderandola come non ho mai desiderato nessun altra. Qualche volta, per alleviare la mia sofferenza, mi sono anche rivolto a delle amiche di letto, ma avevo la sensazione di tradire Bella.

Ma non posso averla. È piccola e nella sua vita ha già sofferto più di chiunque altro. E non posso mettermi anche io con i miei casini nella sua vita.  E mi limito ad osservarla. Anche se in questo modo la mia erezione non accenna a sparire, anzi …

Perché se osservo bene, li vedo i suoi capezzoli svettare contro quella specie di canotta che si ostina ad indossare. Canotta che ha visto tempi migliori. È così consumata da essere trasparente. E osservo che neanche questa volta ha indossato il reggiseno. Ha volte ho l’impressione che anche lei mi desideri. Molto più di quello che vuol dare a vedere.

Isabella mi vuole morto. Ma che dolce morte osservare e bramare il suo corpo. E la scopro leggermente osservando le sue gambe nude, perfette e toniche, intrecciate con le mie. I suoi piedi allungati poggiati sui miei polpacci. Che calore che mi danno.

A completare il quadretto felice c’è Aroon accoccolato vicino la porta. Quando si accorge che mi sto svegliando lo vedo alzare la testa e osservarmi. Poi viene dal mio lato del letto. Sembra felice.
- Non far rumore ‘che Bella dorme ancora – sembra capirmi il cane. Perché ritorna al suo posto.

Bella è molto incavolata con lui. Perché …. Preferisce me. Lei lo ha trovato e ha combattuto per portarlo in casa nostra. Ha passato giornate ad imboccarlo con una siringa perché non riusciva a mangiare da solo.  E Darla non ne ha voluto sapere di accudire il nostro cane. Ma Aroon è un cane intelligente, ha subito capito chi comanda in casa. Così quando rientriamo corre a farmi le coccole. E si rivolge a Bella solo dopo che l’ho salutato. Diciamo che  miss perfettina questa cosa non l’ha digerita ….
- Sono sveglia. Sto ripassando mentalmente l’esame – mi viene da ridere. Oggi dovrà ripetere l’esame di economia aziendale con il prof. Landon  e lo sa alla perfezione.

Mi avvicino per baciarla e lei non si tira dietro. Da qualche giorno, malgrado i miei buoni propositi, stiamo facendo qualche passo avanti: accompagniamo i baci con delle carezze. Nulla di spinto: lei mi accarezza i pettorali, anche se scende sempre più giù ed io le gambe, anche se salgo sempre più su … ed è una vera e propria tortura.
- Buongiorno anche a te, Aroon – e finalmente ha il permesso di abbaiare. E felice ritorna dal mio lato del letto scodinzolando felice. Prendo il telefono e chiamo Nick.
- mandami qualcuno libero – oramai tra i compiti delle mie guardie c’è anche la passeggiata mattutina con Aroon.  Non sono particolarmente felici del compito. Ma il capo sono io.
- Ci posso andare io – è Bella a dirmelo. Ma non sono ancora pronto a lasciarla andare per oggi.
- No. Devi concentrarti sull’esame e non voglio che tu faccia tardi – non so se si sia accorta che è una bugia e abbia fatto finta di crederci, ma non risponde nulla.
- Va bene. E i tuoi impegni per la giornata quali sono? –  pazzesco! Discuto con lei dei miei impegni come se fossimo … sposati!
- In mattinata riunione con il settore sviluppo. Pranzo con un cliente. Pomeriggio tranquillo. Se finisci presto raggiungimi  - ci mettiamo seduti nel letto, è quasi ora di alzarsi.
- Posso prepararti la colazione? – la guardo e non capisco.
- Non ti piace quello che cucina Darla? – so che la mia colf è molto ostile nei suoi riguardi.
- Ieri ho fatto un dolce. Ma hai fatto tardi e non lo hai provato. Ti preparo anche il caffè e mi dai il tuo giudizio – le sorrido dolcemente.
- Dammi il tempo di fare la doccia – e mi alzo. Cercando di non far notare la mia erezione che troverà sollievo in doccia …

E facciamo colazione insieme. Con una dolcissima torta con crema e pesche. Ogni boccone è sublime. Non ci sono altre parole per descriverla. Si scioglie in bocca per quanto è delicata.
- È ancora meglio di quella che preparava tua madre – è la verità.
- Se ti piace la posso rifare per questa sera? – mi guarda in attesa del mio giudizio. Continua a spiegare:
- Non so mai come contraccambiare la gentilezza dei tuoi genitori. Potrei farla per la cena di questa sera – è vero. Oggi siamo a cena dai miei.
- Buona idea. Ma i miei ti adorano e ti vogliono bene senza aspettarsi nulla in cambio. –

Pochi minuti dopo esco per andare in ufficio. Bella ha l’esame ad ora di pranzo per cui uscirà di casa più tardi.

Ed ora sono qui in attesa di sapere che le sia successo.

Pov Bella

Svegliarsi accanto ad Edward penso che sia una delle cose più belle che la vita potesse donarmi. Essere abbracciata da lui che riesce a trasmettere sicurezza e calore con un gesto così piccolo è il modo migliore per cominciare la giornata.

Oggi gli ho preparato la colazione, una torta che mia madre ricorda essere una delle sue preferite  quando passava le vacanze a casa nostra. E lui l’ha apprezzata dimostrando di ricordare il gusto e il sapore.

Ed ora sono qui all’università in attesa di poter sostenere nuovamente l’esame di economia aziendale. Il professor Landon è appena entrato in aula e sembra di pessimo umore.  Ci dice di aver cambiato le modalità dell’esame: siamo veramente tanti a sostenerlo e allora ha pensato ad una prova scritta vertente sull’intero programma. Chi supererà almeno l’80% dello scritto sosterrà la prova orale. Ci guardiamo tutti abbastanza scocciati. Chi ha studiato e conosce bene il programma, pensava di togliersi oggi il pensiero. Chi ha una preparazione scarsa sa che in questo modo rischia perché occorre conoscere l’intero programma. Io sono tranquilla. In attesa che il prof. faccia l’appello e distribuisca le prove mando un sms ad Edward.
Prova cambiata. Oggi faremo lo scritto -  Mi risponde poco dopo.
Sei preparata. Stai tranquilla e pensa a quello che scrivi. Appena finisci fammi sapere com’è andata. Un bacio. 
 
Eccolo. Adesso anche quando mi manda un sms chiude con un bacio. Il suo bacio. E mentre ripongo il telefono nella tasca posteriore dei jeans, penso che devo parlargli di questa sua abitudine. Perché a me Edward piace proprio tanto. E forse è vero quando le mie amiche dicono che sembro innamorata. Ma devo capire cosa prova lui per me. Se è coinvolto come lo sono già io.
- Miss Swan venga un attimo con me nel mio ufficio – la richiesta del prof. Landon mi riporta con i piedi per terra. Mi avvicino alla cattedra e mi fornisce ulteriori spiegazioni. Mi colpisce che non mi guarda negli occhi. Lui che è sempre schietto e diretto.
- Ho dimenticato le prove già stampate nel mio ufficio. Mi aiuterà a prenderle, sono un bel pacco– mi guarda e dal suo viso traspare una strana sensazione che non capisco. Sembra agitato. E non può esserlo solo perché saremo un centinaio a sostenere il suo esame.

Comunque lo seguo nel suo ufficio. Lungo i corridoi e in ascensore non parla. È impegnato a fissare il nulla davanti a se. Mi fa quasi paura. Ho una brutta sensazione.

Pov Aro

Oggi è la grande giornata. Il grande scambio, quello che mi renderà più di ogni affare concluso finora. Alle 16.00 di oggi tutto sarà finalmente concluso.
Curo questo contratto da oltre un anno.  Ed ho dovuto superare diversi controlli per far capire ai russi che sono una persona affidabile nel mio campo.
Dimitri si è dimostrato alla mia altezza. Corre un po’ troppo appresso alle donne, ma è un uomo. Cosa posso pretendere?
E da domani, da quando avrò concluso questo affare, prenderà il mio posto nelle mie attività, quelle conosciute e quelle sconosciute.
Alec è stata la mia più grande delusione. Non ne vuole sapere delle attività di famiglia. Spesso se l’è svignata per andarsene in vacanza con qualche amica. E inizialmente ho anche pensato che se la facesse con la piccola Swan. Ci sarebbe stato da ridere!!! Chissà come la prenderebbe il padre o la famiglia Cullen.
- Papà dove sei? – sento Dimitri che mi cerca. Non viene mai a casa, chissà perché oggi ha deciso di venire. Gli rispondo mentre finisco di bere il mio cappuccino.
- Sono in sala da pranzo. Sei venuto per controllare gli ultimi dati prima di partire per lo scambio? – mi ha raggiunto e fa uscire in malo modo la colf. E chiude la porta.
- No, dobbiamo parlare. – lo guardo. Mio figlio non è mai così ansioso. Riesce a gestire bene l’ansia, a non farla vedere perché gli ho insegnato che sarebbe un vantaggio per l’avversario.
- Che succede? – cerco di capire che cosa succede.
- Isabella Swan. Le cose non quadrano. Ho scoperto che vivi a casa di Edward Cullen ed ha anche una macchina a disposizione. – lo guardo senza capire. Alec doveva controllarla ma non ha mai avuto alcun sospetto. Butto il tovagliolo sul tavolo e mi reco verso il mio ufficio seguito da Dimitri. Lungo il breve tragitto chiamo anche il mio uomo di fiducia Quando anche lui è entrato e chiuso la porta, riporto lo sguardo su mio figlio invitandolo a parlare.
- Come lo hai saputo? Alec dov’è? Non sa niente? –
- Papà,  Alec è in Messico a spassarsela con una sua amica. E Isabella pare viva a casa di Edward da molto. Probabilmente da quando è arrivata a New York. L’alloggio che ha al dormitorio è solo di facciata. Frequenta tutta la famiglia Cullen e un mese fa è stato qui in America anche Charlie Swan. Non le avevi chiesto, tempo fa, da quando il padre non tornava in America? –
- Si, gliel’ho chiesto la settimana scorsa. E lei mi ha risposto che erano molti anni che non tornava – rifletto sulle recenti conversazioni avute con la ragazzina.

Rimango a  riflettere. Quella ragazzina che mi sembrava così piccola potrebbe avermi giocato un brutto scherzo. Potrebbe essere a conoscenza dello scambio di oggi.
- Hai fatto controllare l’ufficio? –
- Si, nessuna microspia. E non manca nessun documento. Ho anche fatto scansionare i pc ma nessun tentativo di intrusione è emerso – poi lo vedo sospirare.
- Cosa c’è ancora? –
- Parla quattro lingue, tra cui il tedesco. Tempo fa le diedi da scansionare dei documenti in tedesco – ricordo bene quei dati. C’erano diversi nomi di trafficanti con cui sto lavorando. Sbatto il pugno sul tavolo e mi rivolgo a Dimitri.
- Oggi farò una bella chiacchierata con miss Swan – e chiamo Landon. Imponendogli di farmi trovare alle ore 12.00 la ragazzina nel suo ufficio.
- Dimitri andrai a prelevarla. Se serve, anche con la forza. Ma nessuno si deve accorgere di niente. –
- Papà volevo venire allo scambio –
- Ci sarai. È previsto per le 16.00 e porterai anche la ragazza. Diciamo che, se serve, miss Swan sarà il nostro lasciapassare –
- Pensi che abbia allertato la polizia? –
- Nel caso, per riaverla viva, dovranno lasciar perdere noi – è prendo dal cassetto la mia pistola.

Pov Bella
 
Salve Bella – mi volto verso il bagno come sento la voce di Dimitri. Non l’ho visto appena entrata perché l’ufficio è al buio. Che ci sta facendo qui?
- Professor Landon lei può tornare in aula. Oggi la nostra Isabella ha altro da fare. Non sosterrà l’esame – ascolto quello che dice e il prof., senza dire alcuna parola, esce e mi lascia con Dimitri nel suo ufficio. Non saluta né me, né Dimitri. Mi lancia solo un’occhiata preoccupata. Sta per aprire la porta quando si ferma.
- Ci sono decine di testimoni che l’hanno vista uscire dall’aula con me. Che le farete? Io sarò il primo indagato se le succede qualcosa – e adesso mi preoccupo. Sento sorridere Dimitri.
- Professore, lei ha molte altre pecche di cui preoccuparsi – e lo liquida invitandolo a tornare in aula.
- Non possiamo rimandare questo incontro? Ci terrei a sostenere questo esame. Possiamo parlare nel pomeriggio? – provo a verificare la sua disponibilità. Ma lui sorride in maniera sadica.
- Oh Isabella. Direi proprio di no. Adesso tu, buona buona vieni con me. E non fare scherzi – e senza dire nulla mi mostra la pistola che ha nella giacca. Capisco che no sta scherzando e provo a riflettere su quello che devo fare. Non so dove siano andati Marcus e Sam che oggi mi hanno accompagnato all’università. Sapevano che non avrei finito prima della 14.00 e probabilmente si sono allontanati.
- Posso almeno rientrare in aula a riprendere la mia borsa? Ho i documenti con me –
- No, Isabella. Dove andremo non ti serviranno –
Poi, mi prende per un braccio e apre la porta.
- Non provare a scappare. Non ti allontanare da me. Fai quello che ti dico e tutto andrà bene – e così esco con lui che mi abbraccia per la vita. Fuori mi guardo intorno ma non vedo le mie guardie.
- Dove mi stai portando? –  non so dove dirigermi, è lui che mi trascina.
- Le domande le faccio io, non tu. – mi risponde freddo. Sento la vibrazione del suo telefono, ma non risponde. Quando ci dirigiamo nel parcheggio dell’università, provo a verificare se in giro ci siano i miei body guard, ma non vedo nessuno. Provo anche a rallentare, ma Dimitri mi prende con più forza e mi trascina via.
E salgo sulla sua macchina guidata da un tipo losco. Usciamo dall’università e ci dirigiamo verso il ponte di Brooklyn. In macchina nessuno parla. Finchè non sento un gran dolore alla testa e vedo tutto nero.

Pov Edward

Sto finendo la riunione e penso al messaggio che mi ha mandato Bella. Sa la materia alla perfezione e si preoccupa che la prova sarà scritta! A quella ragazza manca un po’ di fiducia in se stessa. Oggi mi distraggo facilmente. E tra un po’ avrò l’incontro con alcuni miei dipendenti che hanno bisogno di essere motivati, visti gli scarsi rendimenti. Ma io sto ancora pensando al corpo della mia ragazzina! Venice è, come sempre, perfetta. Sta finendo di raccogliere i documenti firmati per poterli subito archiviare.

Accompagno agli ascensori i miei clienti quando James mi raggiunge tutto trafelato.
- Edward devo parlarti – ci capiamo con lo sguardo.
- Venice rimanda la riunione con il settore sviluppo. Più tardi ti farò sapere quando verrà recuperata. E fai in modo che nessuno mi disturbi  - ed entro nel mio ufficio dove James è già entrato e sta parlando al telefono con qualcuno. Appena sente la porta chiudersi si volta verso me e interrompe la conversazione.
- Che è successo ? –
- È venuto Nick poco fa, ma non ti ho fatto chiamare perché eri ancora in riunione. E sapevo che era importante. Sam ha visto Bella allontanarsi dall’università abbracciata a Dimitri. Ha provato a seguirla dopo aver avvisato Nick ma li hanno persi a causa del traffico. Comunque la stanno monitorando con il telefonino. Fino a cinque minuti fa erano ancora in movimento e si stavano recando nel New Jersey.  – e adesso non ragiono più. Ed alzo la voce. Con lui non l’ho mai fatto.
- Non ti permettere mai più di prendere decisioni al posto mio. Non ti permettere mai più a stabilire che una notizia del genere non dovesse interrompere una riunione – lo guardo duro.

Con lui non mi sono mai comportato da capo, ma da amico.
- C’è dell’altro. Oggi ci sarà lo scambio – adesso comincio a sbiancare.
- Alec? – e adesso lo vedo preoccupato.
- Non lo sento da ieri. Non è rientrato a casa ed ha il telefono staccato – mi pento di averlo attaccato poco fa. Lui è doppiamente preoccupato: per Bella ma anche per il suo compagno.
- Raggiungiamo Nick – e faccio per aprire la porta quando mi blocca.
- Edward dovresti avvisare Charlie. Ed anche la tua famiglia – ci penso e non voglio fare quelle telefonate.
- Edward se dovesse succedere qualcosa … -
- James non succederà niente. Stasera saremo tutti a festeggiare la fine di questo terribile periodo – mi guarda e non replica. Però chiamo mio padre.
- Papà? – fortunatamente mi risponde al volo e sente l’ansia nella mia voce.
- Che succede? –
- Oggi ci sarà lo scambio e hanno preso Bella – sento il silenzio dall’altro lato del telefono.
- Ok. Avviso subito Charlie –
- Papà aspetta. Non affrettarti e non metterlo in agitazione –
- Edward se fossi tu al suo posto, io vorrei saperlo – e non posso ribattere.
- Va bene, ma non dire nulla alla mamma – ho paura della sua reazione. Ha ancora parecchi momenti di depressione.
- Va bene, ma posso trattenermi per poco. Lo sai che mi legge in faccia tua madre – e, malgrado tutto, sorrido.

Raggiungiamo Nick nella zona di controllo. Ci spiega che l’FBI è pronta ad intervenire nello scambio e che pensano di arrestare numerose persone oggi. Sono già posizionati. Aro è già li. Ed è’ opinione di Nick che stiano portando Bella nella zona dello scambio ed ha già avvisato l’FBI. Sta aspettando di conoscere esattamente il luogo per andare anche lui con una squadra.
Passa il tempo ma non abbiamo saputo niente. Mi ha chiamato Charlie abbastanza agitato. Gli ho promesso che in serata sarà Bella stessa a contattarlo.

Mi chiama Vic dicendomi che hanno trovato la borsa di Bella e sono anche meravigliati perché non ha sostenuto l’esame dopo essersi allontanata con il professor Landon;  le dico che mia madre non si è sentita bene e l’ha raggiunta. La invito a conservare la borsa di Bella e sarà lei a contattarla appena rientra in città.
- È coinvolto anche il professor Landon. È stato lui a farla uscire dall’aula – a questa notizia Nick manda subito un paio di uomini a prelevarlo. In modo che non possa scappare.
Passa il tempo ma ancora abbiamo alcuna notizia.

- Cosa provi per lei? – è James a chiedermelo e questa conversazione l’abbiamo rimandata per troppo tempo.
- Sinceramente non lo so. Non posso fare a meno di lei. Non posso fare a meno di toccarla e sentirla. Ma sono anche sicuro che per lei sono un pericolo.  –
- Lei è innamorata di te – lo guardo e non gli credo.
- Quando ti guarda i suoi occhi brillano. Quando sei in una stanza ti cerca con gli occhi. E tu fai la stessa cosa con lei. Da quando non frequenti una donna, a parte Bella? -
- Da un po’ – e mi fermo a riflettere.

La nostra discussione è interrotta da Nick. Hanno saputo il luogo dello scambio e ha organizzato gli uomini per essere di supporto all’FBI.
- Vengo pure io – sono deciso e mi sto già togliendo la cravatta per essere più libero nei movimenti.
- Signor Cullen, no. Lei sarebbe solo di intralcio – ma insisto e poco dopo siamo in viaggio per il New Jersey. In macchina, Nick ha attivato il contatto via radio con l’FBI e sentiamo che si sono già dispiegati intorno al luogo dello scambio. Sentiamo che Aro sembra agitato, urla di continuo ordini ai suoi uomini.  Ci sono quattro persone con lui, ma non c’è il figlio. Sento la voce di Alec.
 
James sussulta quando lo sente. E penso che per Alec questo è un momento triste. Sta contribuendo all’arresto del padre e del fratello. Alla fine della sua famiglia.
Sento la preoccupazione di Alec. Il fratello deve arrivare prima dello scambio perché se sa che qualcosa è andato storto, cambierà direzione e non sapremo come salvare Bella. E tremo solo all’idea di questa ipotesi.

E poi sentiamo un uomo confermare la presenza di Dimitri. È solo. Ma lascia vicino la macchina un uomo di guardia. Bella sicuramente sarà prigioniera in macchina.

Nick accelera.  I fatti stanno per precipitare. Sentiamo che gli agenti sono pronti ad intervenire.
Siamo quasi arrivati quando sentiamo via radio che i compratori sono arrivati. Sentiamo che ci sono oltre venti persone fra russi e il gruppo di Aro.
Sentiamo che stanno disponendo le macchine per braccarli.

E poi sentiamo l’inferno. Sono entrati in azione e noi siamo a pochi chilometri di distanza. Sentiamo via radio spari e voci confuse arrivare.
Alcuni riescono a scappare. Ma li riacciuffano.

Quando arriviamo, Nick mi blocca e non mi fa muovere. Da lontano vedo che stanno arrestando Aro che urla e si dimena. Gli stanno contestando le accuse. Sento bene pronunciare il nome di mia sorella e il mio cuore si lacera di nuovo, se è possibile. Ma il mio pensiero è per Bella che non vedo in nessuna parte.  Passano i minuti prima che ci fanno passare. Prima hanno dovuto mettere in sicurezza l’area.

Si avvicina Alec. Ci diamo la mano e ci abbracciamo. Per lui finisce l’incubo. Io e la mia famiglia abbiamo avuto un piccolo sollievo. Poi si avvicina a James, la sua famiglia e lo tranquillizza. Ma conosco Alec, so che dentro di lui c’è l’inferno. Mi allontano per lasciare loro la giusta privacy.

Con Nick chiedo di Bella, ancora riesco a vederla e sono abbastanza agitato. Si riavvicinano i miei amici e Alec mi aggiorna sull’operazione.
- Solo Dimitri è riuscito a scappare insieme ad un paio di russi –
- Ok. Ma dov’è Bella? – mi guarda e, forse, gli scappa una risata.
- Era in macchina ancora svenuta. La stanno curando. Ha preso una botta n testa. Vieni che ti accompagno da lei –
 
Nel tragitto passiamo davanti l’auto con dentro, in manette, Aro. Che urla contro il figlio, lo definisce la sua vergogna e vedo piangere Alec. Gli stringo un braccio per fargli capire la mia presenza. Siamo quasi arrivati vicino l’ambulanza in cui stanno visitando Bella.

- Va da lei – e mi lascia solo con la mia Bella. E finalmente, dopo ore, la vedo.
Intorno ha due paramedici che stanno controllando i suoi parametri vitali. Una ragazza le tiene premuto sulla testa una busta di ghiaccio sintetico. Sembra smarrita e sicuramente impaurita. Sorride gentile a tutti. Rimango a distanza per permettere loro di lavorare ma non la perdo di vista.

Come richiamata dalla mia presenza, Bella alzala testa e i nostri occhi si incrociano. Deve aver pianto ed anche parecchio. Mi avvicino ed è lei ad alzarsi, barcollante, è buttarsi tra le mie braccia. E la sento piangere. La tengo stretta, quasi impaurito che me la possano strappare dalle mani.
- Signorina, non deve fare movimenti affrettati – è un paramedico a richiamarla. Gli faccio segno di darci solo un minuto.
- È finita, Bella. – la allontano un attimo per controllarla in viso e, con le dita, asciugo le sue lacrime. Pochi istanti e la ritrovo tra le mia braccia.
- Signore dobbiamo finire di medicarla – allora mi siedo al posto dov’era prima Bella e la prendo in braccio. In questa maniera i paramedici riprendono il loro lavoro.
- Ha preso una bella botta in testa. Occorre controllare nelle prossime 24 ore che non abbia eccessivo dolore, attacchi di vomito o giramenti e perdita di equilibrio – è l’infermiera a spiegarmi la situazione. Annuisco.
- Va bene, appena arriviamo a casa chiamerò anche il mio medico –
- Perfetto signore. – e ci lasciano liberi.

La prendo in braccio e ci rechiamo verso la nostra macchina. L’FBI è ancora dispiegata con i mitra in mano, stanno finendo di identificare gli uomini. Sento Bella tremare alla vista degli agenti. E la abbraccio per farle sentire la mia presenza.

Si avvicina Alec che abbraccia Bella.
- Grazie di tutto. Dell’appoggio anche morale che hai saputo darmi in questi mesi. Senza di te non sarei così tranquillo, oggi. Aro non uscirà più di prigione, Bella. E mi hanno appena confermato che stanno interrogando anche il professor Landon. È implicato nel tuo rapimento. Ma vogliamo capire il legame con Aro. Solo Dimitri è riuscito a scappare – mi guarda e sembra volermi dire qualcosa.
- Edward non abbassare la guardia. Se riesce a scappare non potrà rimanere a New York perché abbiamo preso tutta l’organizzazione. Sicuramente si allontanerà dalla città. Ma potrebbe decidere di vendicarsi e, nel caso, la sua ira si volgerà contro voi due –
- Va bene, tanto sono abituato alla sicurezza e lascerò una squadra anche su Bella –
- Vuoi dire che non sarò libera neanche adesso che è tutto finito ? – eccola la mia piccola miss perfettina riprendere il controllo della situazione.
Sorrido e noto che Alec e James non sono da meno.
- Hai sentito Alec. Non penso che ti toglierò la vigilanza –
- Edward non sono d’accordo. Alec ha anche detto che Dimitri non ha più agganci in città – e adesso mi fa incavolare perché sente solo la parte che le fa comodo di un discorso. Sospiro e parlo lentamente.
- Facciamo una cosa. Devi chiamare tuo padre per tranquillizzarlo. E gli chiediamo un parere – la guardo beffardo mentre le passo il telefono. La vedo rimanere a bocca aperta e battere i piedi in terra in segno di dissenso. Poi, l’avvicino a me.
- Sono morto, Bella. Quando mi hanno detto che Dimitri ti aveva presa non ho capito più nulla. Ti chiedo solo di non farmi rivivere questa esperienza. Cosa ti costa uscire con un autista? – e la vedo acconsentire. Si accoccola nuovamente tra le mie braccia.
- Scusami. Non ho pensato ai tuoi sentimenti. Perdonami – wow! Che gattina.
- Scusate se interrompo il vostro momento romantico. Ma stiamo andando tutti via. E, per la cronaca, ho avvisato sia  Charlie che Thomas è tutto finito. Che state entrambi bene ma siete  troppo occupati a coccolarvi  per chiamare. Ed Elizabeth ha insistito per averci tutti a cena stasera.  Ci vediamo per le 20.00 – guardiamo entrambi sconvolti Alec. Ma corre e non facciamo in tempo a dirgli niente.
 
La faccio entrare in macchina e do ordine a Nick di portarci a casa. Bella crolla tra le mie braccia ed io ne approfitto per fare qualche telefonata: a Charlie, innanzitutto.
- Edward, come sta? – la sua voce è ansiosa.
- Ha preso una botta in testa. Ma sta bene. Adesso stiamo tornando a casa e dorme tranquilla –
- Va bene. Mi sento meglio. Allora Dimitri è riuscito a scappare – Alec gli ha proprio detto tutto!
- Così pare. Ma non ha appoggi in città. Manterrò la sorveglianza su Bella, così staremo tutti tranquilli –
- Grazie Edward –
- No, Charlie. Grazie a te. Per tutto quello che hai sempre fatto per me. E per non avermi giudicato male per come ho trattato Bella all’inizio –
- Edward l’ho sempre saputo che sei un ragazzo eccezionale e momenti no capitano a tutti. Prenditi cura di Bella perché lei è molto legata a te  -
- Ed io lo sono a lei –

Chiamo anche Matteo e Pierre che sono preoccupati. Spiego loro che Bella dorme.
- In questi casi dorme sempre. È il modo che ha di reagire e recuperare le energie – è Pierre a spiegarmi i modi di comportarsi di Bella. Poi rimaniamo a scherzare.
- A fine luglio saremo a New York. Con James e Alec abbiamo organizzato una vacanza in Messico. Edward vieni anche tu – mi fa veramente piacere il suo invito.
- E fare l’incomodo? No grazie –
- Bé puoi portare anche tu qualcuno o qualcuna. – e ci penso e rido della sua frase.
- Qualcuna è meglio. Vediamo se riesco a convincere tua sorella. – mi rendo conto dopo aver parlato di chi ho pensato.
- Mia sorella, Edward? – sento Matteo incavolarsi e Pierre ridere.
- Non è come pensi. Siamo solo amici –
- Gli amici non dormono insieme Edward – e mi meraviglio di questa uscita di Pierre.
- Guarda che Bella mi racconta tutto. Più a me che a Matteo …. – rido di gusto. E prometto a Matteo di trattare bene la sorella.
- Edward solo un consiglio: i fratelli Swan sono molto gelosi l’uno dell’altra. Bella mi ha fatto passare i guai prima di accettarmi come compagno del fratello. Non penso che Matteo ti farà sconti … - sorrido.
- Pierre i miei sentimenti per Bella sono fraterni e non … - ma non fa finire la frase che lo sento ridere fragorosamente.
- Edward raccontala a qualcun altro questa stronzata! Io non ho mai baciato ripetutamente chi considero una sorella – cavoli Pierre sa proprio tutto.
- Chi hai baciato Edward ?? – e sento, anche per telefono, le minacce di Matteo. Riesco a chiudere con molta difficoltà, ma confesso che parlare con loro mi ha fatto stare bene.

Siamo quasi arrivati quando squilla il telefono di Bella. Noto dal display che è Kate e rispondo. È preoccupata per l’amica che non ha sentito tutto il giorno. All’università dicono che hanno arrestato il professor Landon perché invischiato, tra le altre cose, nel rapimento di una studentessa, Isabella. Le spiego che adesso la sua amica sta riposando e i particolari glieli racconterà Bella quando si vedranno e le invito a cena a casa dei miei. Estendo l’invito anche a Victoria.
- Signor Cullen sotto casa ci sono diversi giornalisti. L’arresto di Aro e il collegamento all’attentato di Rachel Cullen è già stato reso noto. Cosa dobbiamo fare? Vuole parlarci? – ci penso. Nick mi da tutte le informazioni necessarie.
- Per adesso no. Domani rilasceremo una dichiarazione ufficiale. La farò elaborare dal mio ufficio stampa. E dovremo fare in modo che Bella rimanga fuori da tutta la storia –

E finalmente siamo in casa dove, come se nulla fosse accaduto, Aroon ci attende scodinzolando vicino la porta.

Pov Bella

Stiamo andando a cena a casa di Elizabeth e Thomas. Sono ancora un po’ scossa. Ma Thomas vuole festeggiare e non possiamo mancare. Edward è assente. Sicuramente la mente è alla sorella e non so cosa fare per tranquillizzarlo. Aroon è con noi. Ha preso l’abitudine di piangere quando si accorge che stiamo uscendo di casa. E oggi lo portiamo con noi. È seduto a cuccia in terra e guarda a destra e sinistra scodinzolando allegro.

- Bella non possiamo portarlo con noi ogni volta che usciamo.  – Edward lo sta osservando.
- Va bene, spiegaglielo tu. Sei il suo cocco. Con te non si arrabbierà –  lo vedo sorridere.
- Sono più bello e più simpatico di te. Non ti puoi arrabbiare se mi preferisce – lo guardo sconcertata.
- Sei anche più modesto – ride di cuore e mi attira a se per baciarmi. E decido di parlare della questione baci.
- Perché mi baci sempre così? – ride ma non mi  risponde.
- Ti da fastidio? –
- No, mi piace – e arrossisco mentre mi bacia nuovamente.
- Perché mi piaci, ma ho paura di farti del male. È il modo che ho di dirti che provo qualcosa per te, ma dobbiamo andarci cauti perché non voglio rovinare tutto – e rimango senza parole.

Arriviamo a Villa Cullen e, nel giadino, Aroon corre felice.
- Mi sa che dobbiamo cambiare casa – e prendo l’occasione al volo.
- Io sicuramente. In settimana torno al dormitorio – e mi ferma davanti l’ingresso.
- Perché? -
- Perché non c’è più motivo che stia in casa tua. Non sei libero di fare quello che vuoi. Ho invaso i tuoi spazi. –
- Ma noi non vogliamo che tu vada via. Senti tra un po’ cominciano le vacanze. Rimani a casa nostra. A settembre ne riparliamo. E oggi ho parlato con i tuoi fratelli e siamo stati invitati ad andare in vacanza con loro e James e Alec. Facciamolo – e rimane a fissarmi.

Non faccio in tempo a rispondere che la porta di ingresso si apre ed Elizabeth si materializza sulla porta, mi abbraccia subito. Si informa sulle mie condizioni e quando si rende conto che sto bene, si rilassa.
Entriamo dentro seguiti da Aroon e Thomas ci guarda meravigliati.
- Avete un cane? – sorridiamo entrambi. Sembriamo due idioti.
- Si, la storia è lunga. Ma lui è Aroon – e come richiamato si avvicina a Thomas.

Ci sono molte persone. Elizabeth accoglie con particolare cura Alec. Lo abbraccia come un figlio. Lo stesso fa Thomas.

E mi meraviglio di vedere anche le mie amiche. Emozionate di essere a Villa Cullen.
- Edward grazie dell’invito e della macchina – addirittura le ha mandate a prendere.
- Era un modo per stare tutti insieme – loro mi chiedono chiarimenti e gli fornisco quelli che posso dare.

Rimaniamo a scherzare con loro e anche con James e Alec a lungo. Edward ha invitato anche il suo amico Jerry che è particolarmente interessato a Kate.
C’è anche l’intera famiglia Cullen. Salutiamo i nonni e gli zii. Ci avviciniamo ai suoi cugini.
- Bella come stai? Abbiamo saputo della brutta avventura che hai vissuto – tutti hanno la versione rivisitata da Thomas.
- Sto bene. non vi preoccupate – Edward mi abbraccia e noto lo sguardo delle sue cugine su di me. Mi imbarazzo.
- Edward dopo possiamo parlare un attimo di un aspetto del contratto ? – è lo zio che lo richiama. Ma oggi lo voglio solo per me.
E no, anche stasera no. Carlisle non puoi aspettare domani in ufficio? – noto che tutti mi guardano. Edward ride. Abbasso la voce e mi avvicino a lui:
- Scusami, ma tutti ti parlano di continuo di lavoro. Voglio solo che anche tu ti rilassi stasera. Come tutti gli altri – mi guarda tenero e mi bacia. Fregandosene che la gente ci guardi.
- Va bene, Bella. Sono tutto tuo stasera –
E passiamo una bella sera insieme.

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Capitolo 23
*** Aprire gli occhi ***



Pov Bella

Stiamo andando a cena a casa di Elizabeth e Thomas. Sono ancora un po’ scossa. Ma Thomas vuole festeggiare e non possiamo mancare. Edward è assente. Sicuramente la mente è alla sorella e non so cosa fare per tranquillizzarlo.

- Questa cena me la sarei evitata oggi. Non ho proprio voglia di festeggiare anche perché non c’è nulla da festeggiare. Rachel rimane nella tomba di famiglia – lo sento sbuffare. E noto che è nervoso. Gli prendo la mano che ha poggiato sugli occhi e mi rendo conto che sta piangendo.
E non ci penso un solo secondo a togliermi la cintura e andare a sistemarmi a cavalcioni su di lui per abbracciarlo e dargli conforto. E sulla mia spalla si lascia andare ad uno sfogo che, forse, era tanto che reprimeva. Quando si calma, mi sorride dolcemente.
- Grazie – non dice null’altro. Mi guarda con gli occhi lucidi di lacrime.
- Non devi ringraziarmi. Mi fa solo piacere poterti essere di aiuto come tu fai con me – e rimango a cavalcioni su di Edward, come se fosse la cosa più normale del mondo. Veniamo distratti dal nostro personale paradiso da un  leggero abbaiare. Aroon è con noi. Ha preso l’abitudine di piangere quando si accorge che stiamo uscendo di casa. E oggi lo portiamo con noi. Ho dovuto faticare per convincere Edward. Tende ad essere un po’ troppo severo con lui. Che adesso è seduto a cuccia in terra e guarda a destra e sinistra scodinzolando allegro. Ma è solo un cucciolo!
- Bella non possiamo portarlo con noi ogni volta che usciamo.  – Edward lo sto osservando.
- Va bene. Spiegaglielo tu. Sei il suo cocco. Con te non si arrabbierà –  lo vedo sorridere.
- Sono più bello e più simpatico di te. Non ti puoi arrabbiare se mi preferisce – lo guardo sconcertata.
- Sei anche più modesto – ride di cuore e mi attira a se per baciarmi. E decido di parlare della questione baci.
- Perché mi baci sempre così? – ride ma non mi  risponde. Mi fissa negli occhi.
- Ti da fastidio? –
- No, mi piace – e arrossisco mentre mi bacia nuovamente. E mi rendo conto che per posizionarmi su di lui la gonna che indosso, già corta di suo, è completamente scomparsa e si vedono le mie mutandine. Arrossisco immediatamente e faccio per spostarmi, ma Edward, con un sorriso  malizioso, non mi permette di spostarmi. E, finalmente, mi risponde.
- Perché mi piaci, ma ho paura di farti del male. È il modo che ho di dirti che provo qualcosa per te, ma dobbiamo andarci cauti perché non voglio rovinare tutto – e rimango senza parole.

Arriviamo a Villa Cullen e, nel giardino, Aroon corre felice.
- Mi sa che dobbiamo cambiare casa – e prendo l’occasione al volo.
- Io sicuramente. In settimana torno al dormitorio – e mi ferma davanti l’ingresso.
- Perché? -
- Perché non c’è più motivo che stia in casa tua. Non sei libero di fare quello che vuoi. Ho invaso i tuoi spazi. –
- Ma noi non vogliamo che tu vada via. – ed indica con una mano lui e il cane 
- Senti tra un po’ cominciano le vacanze. Rimani a casa nostra. A settembre ne riparliamo. E oggi ho parlato con i tuoi fratelli e siamo stati invitati ad andare in vacanza con loro e James e Alec. Facciamolo – e rimane a fissarmi.

Non faccio in tempo a rispondere che la porta di ingresso si apre ed Elizabeth si materializza sulla porta, mi abbraccia subito. Si informa sulle mie condizioni e quando si rende conto che sto bene, si rilassa.
Entriamo dentro seguiti da Aroon e Thomas ci guarda meravigliati.
- Avete un cane? – sorridiamo entrambi. Sembriamo due idioti.
- Si, la storia è lunga. Ma lui è Aroon Cullen. Particolarmente affezionato a tuo figlio – e come richiamato si avvicina a Thomas. Mentre Edward ride di gusto.
- Papà diglielo anche tu che sono più simpatico di lei. – e ridiamo tutti.

Ci sono molte persone. Elizabeth accoglie con particolare cura Alec. Lo abbraccia come un figlio. Lo stesso fa Thomas. Gli ricordano che fa parte della famiglia e che ci saranno sempre per lui.
E mi meraviglio di vedere anche le mie amiche. Emozionate di essere a Villa Cullen.
- Edward grazie dell’invito e della macchina – addirittura le ha mandate a prendere.
- Era un modo per stare tutti insieme – loro mi chiedono chiarimenti e gli fornisco quelli che posso dare.  
Poi, mi rivolgo ad Edward senza farmi sentire da altri:
- Grazie di averle invitate – e mi guarda con il suo sorriso sghembo.
- Fa piacere anche a me passare una serata in loro compagnia. Mi piacciono e sono simpatiche – e mi lascia un altro bacio.

Rimaniamo a scherzare con loro e anche con James e Alec, a lungo. Edward ha invitato anche il suo amico Jerry che è particolarmente interessato a Kate.

Edward rimane sconvolto dal fatto che Vic e Kate sappiano dell’omosessualità dei suoi amici. Non sono in molti ad esserne a conoscenza.
- Siamo stati costretti, Eddy. Queste due non facevano altro che farci appostamenti di continuo –
-  E non sia quanto ci siamo rimaste male alla notizia! James potevi essere il mio principe azzurro– è Vic fa ridere tutti.
 
E mentre scherziamo si avvicina Elizabeth. Sembra preoccupata.
- Edward, Bella il cane di la non fa altro che piangere e sta graffiando le zampette contro la porta. Mi sa che vuole entrare anche lui nel soggiorno – e mi viene da ridere mentre guardo Edward che si incavola.
- Lo vado a prendere – e faccio per uscire dal soggiorno.
- No Bella. Lo stai viziando. Adesso vado a parlarci io e vediamo chi la vince – e i nostri amici sghignazzano sentendoci parlare. Poco dopo Edward rientra  con Aroon al seguito, che scodinzola felice. Gli amici lo prendono in giro.
- Ma da quando avete un cane? – è James a chiederlo.
- Da qualche giorno. L’ha trovato Bella. Qualcuno lo aveva abbandonato –
- Il grande Edward Cullen che non riesce a farsi ubbidire da un cane. Sai se si diffonde la notizia che fine fai!!! – è Vic a prenderlo in giro.
- Vic fai poco la spiritosa o ti faccio fare il doppio turno al club. – e ridiamo tutti.
- Tesoro, non ti preoccupare. Edward abbaia ma non morde. Sai quante volte ha urlato contro di me al lavoro? Ma sono ancora vivo e vegeto – stiamo proprio bene tutti insieme.

Arriva anche l’intera famiglia Cullen al completo. Salutiamo i nonni e gli zii. Ci avviciniamo ai suoi cugini.
- Bella come stai? Abbiamo saputo della brutta avventura che hai vissuto – tutti hanno saputo la versione rivisitata da Thomas.
- Sto bene, non vi preoccupate – Edward mi abbraccia e noto lo sguardo delle sue cugine su di me. Mi imbarazzo.
- Edward dopo possiamo parlare un attimo di un aspetto del contratto ? – è lo zio che lo richiama. Ma oggi lo voglio solo per me.
- E no, anche stasera no. Carlisle non puoi aspettare domani in ufficio? Edward è stanco e a bisogno di riposo – noto che tutti mi guardano. Edward ride. Abbasso la voce e mi avvicino a lui:
- Scusami, ma tutti ti parlano di continuo di lavoro. Voglio solo che anche tu ti rilassi stasera. Come tutti gli altri – mi guarda tenero e mi bacia. Fregandosene che la gente ci guardi.
- Va bene, Bella. Sono tutto tuo stasera –
- Guarda che potrei prenderla come una promessa -

E passiamo una bella serata.
- Bella ci accompagni al bagno? – è kate a chiedermelo. E le accompagno.
Li mi mettono al corrente della loro idea.
- Vogliamo prenderci un appartamento insieme e lasciare il dormitorio. Sei dei nostri? – e ci penso.
- Poco fa stavo dicendo ad Edward che vorrei tornare al dormitorio, ma lui è contrario – loro si guardano in faccia.
- Bella cosa provi per Edward? – domanda diretta Vic! E le rispondo sinceramente.
- Sono innamorata di lui. È perfetto per me e non perché è ricco o bello. Si, anche per questo. Per che è bello intendo, non per i soldi. Sarei una ipocrita a negarlo. Ma è simpatico, stiamo bene insieme. Mi capisce come nessun altro.–
- E lui cosa prova per te? –
- Non lo sa e non vuole correre. –
- Perfetto. Allora vieni a vivere con noi. Non correre vuol dire anche non vivere insieme. Così anche lui potrebbe capire cosa prova per te. E insieme ci divertiremo. Se poi vuoi vivere con Edward, troveremo qualcuna per sostituirti. Ma provaci, almeno – e mi convincono.
- Allora, dopo gli esami, ci metteremo alla ricerca dell’appartamento perfetto per tre single –

Torniamo alla festa e vengo assalita da Alice e Rosalie che vogliono chiarimenti. Sul mio rapporto con Edward. Lui sta scherzando con gli amici e decido di non disturbarlo.
- Alice non c’è nulla tra di noi. –
- Però vi baciate – e Rosalie lo dice quasi scandalizzata.
- Guarda che non faccio così schifo. Non mi pare proprio che a lui faccia schifo –
- Non intendevo questo. Ma certo non sei come lui – e rimango senza capire.
- Bella, guardalo. È bello, ricco, affascinante. È uno degli uomini più desiderati al mondo. Tu sei una ragazzina come tante altre – certo Rosalie non ha tutti i torti.
- Rosalie, ti ringrazio per il tuo giudizio lusinghiero su di me. Ma guarda che Bella puoi definirla in tutte le maniere ma certamente non una ragazzina come tante – e sento il braccio di Edward avvinghiarsi alla mia vita. Mi guarda e mi lascia un bacio sulla fronte.
- E in ogni caso non capisco perché ti interessi tanto alla mia vita privata? Hai delle mire su di me ? – vedere Rosalie arrossire è fantastico.
- Edward ma cosa dici! Sono felicemente fidanzata con Emmet. Lo dicevo solo per te. Sei uno degli uomini più ambiti del paese, la famiglia dovrebbe preoccuparsi di chi ti avvicina per il tuo denaro – e adesso non ci vedo più. Ma Edward non mi lascia parlare.
- Rosalie, ti ringrazio. Ma tu non fai parte della mia famiglia. E sono sicuro che se chiedissi ai miei genitori un parere su Bella, ti posso assicurare che i loro occhi brillerebbero al pensiero di un nostro futuro insieme. Detto questo, ti chiedo la cortesia di non pensare più a me o preoccuparti delle persone che frequento. E ti sarei grato se lasciassi perdere anche Isabella – la guarda duro e sono in diversi ad accorgersi che qualcosa non va.
- Edward scusaci. Non volevamo invadere la tua privacy. Bella sabato andiamo a fare shopping insieme? È da tanto che lo diciamo ma non siamo mai riuscite a realizzare – Alice sta cercando di mettere riparo al danno causato da Rosalie.
- Bé, hai sempre annullato gli appuntamenti con Bella. Ti rivolgi a lei solo se ti serve qualcosa. – è Vic a parlare. Ed Edward la osserva curioso. Sono sicuro che tra loro due nascerà una bella amicizia. Ed infatti, mentre si allontana …
- … ricordati che devo dire a Tyler di darti un aumento – e li guardo entrambi sghignazzare.

La serata scorre piacevole. Malgrado tutto con le ragazze, tutte, organizziamo un pranzo per sabato e riesco a convincere anche Elizabeth a partecipare. L’ho osservata: ha bisogno di stare in mezzo alla gente per poter superare quello che è successo negli anni. Non dimenticherà mai, non potrà mai superare la morte della figlia, ma potrà vivere un pochino meglio.

E quando torniamo a casa, a letto di nuovo insieme dico ad Edward la novità.
- Vic e kate hanno deciso di affittare un appartamento. E mi hanno chiesto di farlo con loro – non mi risponde e non dice nulla. Poi lo sento sospirare.
- Non avevamo detto di parlarne a settembre? –
- Si, ma non sapevo della loro scelta –
- Adesso hai gli esami e, secondo me, non dovresti distrarti. Poi ce ne andiamo in vacanza e a settembre decideremo – non mi sembra molto disposto a parlare. Ma io voglio delle risposte.
- Edward perché sei contrario? – mi metto seduta e lo fisso.
- Non sono ancora pronto a lasciarti andare. Sei una parte molto importante di me. Mi hai fatto tornare a vivere dopo anni. Negli ultimi tempi ero diventato un automa. Vivevo per il lavoro. Oltre non c’era nulla. Né amici, né compagnie femminili oltre il sesso. Poi, arrivi tu e mi stravolgi la vita. Mi fai interrompere una riunione per un cane. Ho passato una serata con gli amici dopo anni. Sto pensando che sabato vengo con te a pranzo e poi ce ne andiamo in giro per negozi. – lo guardo e provo tenerezza per lui.
- Con te penso di essere il ragazzo che sarei diventato se Rachel fosse ancora in vita. Mi fai stare bene e mi fai sentire importante. Ma se vuoi sapere cosa provo per te, non sono in grado di dirtelo- è stato sincero e forse anche io devo esserlo con lui. Ma non ne ho il tempo perché Edward, allungato a letto. Mi attira a se e comincia a baciarmi.

Ma oggi il bacio è diverso. Non è delicato, non è casto. È carico di aspettative. È sensuale.
È un bacio inizialmente timido, un lieve sfioramento di labbra seguiti da piccoli bacetti a stampo. Poi, sento la sua lingua assaporare le mie labbra che si schiudono al suo passaggio. E lo sento ridere. Quasi mi imbarazza. Quasi contemporaneamente le sue mani cominciano a divagare sul mio corpo. Come sempre, sulle gambe. Ma oggi si spingono più in la. Risalgono il mio bacino, il mio torace per arrivare sul mio seno. E passano sotto la mia maglietta.

E un’ondata di calore attraversa il mio corpo. Mai provata prima e le mie mani cominciano ad esplorare il suo corpo. E così mentre lui toglie la mia maglietta, io tolgo la sua. E lo vedo bellissimo.
Nel frattempo le nostre lingue danzano nelle nostre bocche. Felici di poterlo finalmente fare. Felici di potersi scoprire.
Edward si alza e mi fa sdraiare sul letto. Mi sento imbarazzata. Sono nuda, vestita solo di un paio di pantaloncini. E  lo vedo il suo sguardo malizioso, lussurioso che scruta ogni centimetro del mio corpo.
Si china e torna a baciarmi. Il lobo dell’orecchio.  Mi fa rabbrividire e lo sento ridere. Sa l’effetto che mi provoca e si sta divertendo. D'altronde è un uomo di mondo! Lentamente scende con i baci e le mani le sento dappertutto. Mi avvinghio con le braccia al suo collo e quando lui comincia a giocare con la lingua con un mio capezzolo sono in estasi. E gli graffio la schiena. Adesso è lui che trema sotto le mie mani. Ritorna a giocare con il mio capezzolo: lo bacia, lo lecca, lo morde. finché …
- Edward …  - lo chiamo per dirgli che non resisto oltre. E lui mi guarda. Sembra capire solo ora che stiamo facendo. Si allontana di scatto. Si mette seduto. E chiude gli occhi. Mi tira il lenzuolo per coprirmi e mi metto seduta. Perché non capisco cosa sia successo. Stavo così bene. ed ora lo vedo preoccupato.
- Edward, cos’è successo? – mi fissa e mi passa la sua maglietta. Mi guardo intorno, non so che fine abbia fatto la mia. Probabilmente non lo sa neanche lui.
- Bella perdonami. Non so cosa mi sia preso. – sorrido per tranquillizzarlo.
- Edward non hai fatto nulla da solo. Ero cosciente di quello che stavamo facendo ed ero consenziente – spero che si rilassi e possiamo riprendere!
- Bella non possiamo. Stammi a sentire. Sei una ragazza fantastica che ha diritto di avere un uomo che la ami per quello che è. E decida di fare l’amore con te pensando che tu sia la donna della sua vita. Io non sarò mai l’uomo della tua vita. Non voglio una storia seria. Non voglio una fidanzata. So che non è bello quello che voglio: una donna per poche ore. Senza neanche l’obbligo di dormire insieme. Questa è la mia vita e non intendo cambiarla – cavoli! Che confessione. Edward riesce a portarmi dal paradiso all’inferno nel giro di un nanosecondo.
- Ti voglio un mondo di bene. non c’è mai stata nessuna come te nella mia vita. E se adesso non ci fermiamo domani ce ne pentiremo in due. Tu perché vuoi molto di più da quello che posso darti. Ed io perché non sono in grado di darti quello che vuoi – mi prende il viso tra le mani e si avvicina per darmi un bacio. Ma, adesso, non lo voglio. Perché è con questi baci che mi ha illuso.

Volendomi nel suo letto mi ha fatto fraintendere. Abbracciandomi di continuo mi ha fatto credere di provare qualcosa per me. Qualcosa che sia differente dall’amore fraterno.
- Forse è meglio se vada di la – e non mi trattiene. Mi lascia uscire dal suo letto, dalla sua camera e, probabilmente, dalla sua vita.
E dopo settimane mi ritrovo sola nel letto. E penso che devo traslocare in fretta.
 
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Capitolo 24
*** Resa totale ***



 
Buongiorno Ragazze, ho letto tutte le vostro ultime recensoni
che sono .... a senso unico!
Siete tutte incavolate con Edward ed a ragione!
Solo che il testone ci metterà parecchio a 
capire che non può fare a meno di Bella!
Vi lascio un altro capitolo sperando che questo
vi piaccia di più ... e abbiate pazienza
perchè poi Edward saprà farsi perdonare!!!
Baciiiiiiiii

Pov Bella

Stamane sono letteralmente scappata di casa prima che Edward mi vedesse. Non ho fatto neanche colazione, né preso il caffè per evitare di doverlo incontrare.
La situazione, almeno per me, è molto imbarazzante.
Non è bello sentirsi rifiutate, ma certamente con tutte le ragazze e donne che sono passate nel suo letto, io gli sarò proprio sembrata una ragazzina.
E il suo discorso è stato molto chiaro. Io non faccio per lui, lui non vuole una storia seria.
O, forse, non la vuole con me. Perché, magari, se si trova davanti la donna della sua vita non penso che riuscirebbe a fermarsi tanto facilmente.
Il  primo uomo per cui ho provato dei sentimenti. Il primo che mi ha fatto palpitare il cuore, sentire le farfalle nello stomaco e sentire un fuoco pazzesco nel mio basso ventre.
Che situazione!
- Sam, oggi passerò la giornata all’università. Non c’è bisogno che rimani – mi guarda attraverso lo specchietto.
- Non si preoccupi miss Swan. Il signor Cullen vuole che sia sempre a sua disposizione – perfetto! Edward ha previsto tutto ed io non posso farci niente.

Raggiungo le ragazze al dormitorio e le tiro giù dal letto.
- Kate, colazioneee! – e le metto sotto il naso il suo amato caffè lungo. La sento sniffare e sorridere contenta.
- Come fai a stare già sveglia. Ieri abbiamo fatto veramente tardi – sorrido.
- Oh! Appena ti racconterò il mio finale di serata mi chiederai come ho fatto a dormire anche se poche ore!– adesso spalanca gli occhi.
- Hai fatto sesso con Edward? – mi guarda curiosa e con un sorriso pronto ad uscire sulle labbra.
- No, ma lo dirò una sola volta. Quindi andiamo a svegliare Vic – e prendo la colazione e vado in camera di Vic. Kate mi segue a ruota.

E quando anche Vic è sveglia ed entrambe mi fissano, racconto il finale di serata vissuto.
- Stavamo a letto insieme. Abbracciati e, ad un certo punto, cominciamo a spingerci un po’ oltre il classico bacio. Mi toglie la tshirt e resto praticamente nuda, eccezion fatta per le mutandine. Gli tolgo la sua maglietta e comincio a baciargli il petto. E poi si ferma. Mi chiede scusa e mi dice che non si ripeterà – osservo le mie amiche. Sono rimaste a bocca aperta.
- Cazzo Bella­. Sei riuscita a mettere le mani addosso ad Edward. Racconta: com’è? – e chiudo gli occhi e penso.
- Fantastico, scultoreo, bellissimo. Ha certi pettorali. Comunque dice che non possiamo farlo. Lui non è tipo per me. Che vuole solo relazioni mordi e fuggi. Ed io sono più da fidanzamento. Secondo me è stato gentile.  Non mi voleva ferire oltre e, forse, intendeva che io non sono al suo livello! – e le mie amiche scoppiano a ridere.
- Ma che si era fatto ieri sera! Stava brillo forse – e rido anche io.
- Ragazze, non ridete delle mie disgrazie, non è bello essere rifiutate. Per me era la prima volta e certamente non me lo dimenticherò facilmente. D'altronde con tutte le donne che gli sono intorno mica può interessarsi a me! –
- Vuoi dire che non hai mai fatto sesso? – e le guardo. L’ho fatto ma non volontariamente e non penso che conti!
- No, mai andata oltre qualche bacetto con i ragazzi. Ma Edward mi fa palpitare. Mi fa provare sensazioni uniche. E ieri sera quando ha cominciato a spingersi oltre i baci che di solito ci scambiamo, non sapete cosa ho provato. Mi sembrava così naturale. Ero imbarazzata a stare a seno nudo davanti a lui, eppure l’imbarazzo lo provo adesso che ci penso, perché ieri sera non desideravo altro – mi scappa quasi una lacrima, ma cerco di trattenermi.
- Bella, sei una ragazza eccezionale. Sensuale, meravigliosa. E la dimostrazione sono i ragazzi che ci provano con te. Anche Edward. Ogni volta che siete insieme, ti guarda come se fossi l’unica donna al mondo. Non so il perché ieri sera abbia avuto la reazione che ci hai raccontato, ma ti posso assicurare che è innamorato di te. E si vede lontano un miglio – Kate mi parla con dolcezza e mi abbraccia.
- Ti abbraccia di continuo, ti cerca con gli occhi. Si è preoccupato di quello che ti stava dicendo Rosalie. Bella, se tu fossi solo un’amica queste cose non le farebbe. Toglimi una curiosità: è un mese che vivete insieme. In questo periodo quanto volte lo hai visto con altre donne? –
- È successo un paio di volte al massimo. Una volta me se sono accorta perché le ha telefonato dal suo ufficio per darle appuntamento a casa sua. Le diceva di farsi trovare già spogliata. E a me ha mentito dicendo di dover andare in ufficio. La seconda volta non mi ha detto niente ed io ho fatto altrettanto; l’ho saputo perché aveva indosso un profumo molto femminile e, in ogni caso, diverso dal suo –
- In pratica ti nasconde che vede altre donne. Sembra quasi che si vergogni! E uno come lui abituato ad averne una diversa ogni sera, in un mese ha scopato solo due volte. Bella credimi: è cotto di te – Vic è sicura della sua opinione.
- Bella forse dovresti partire al contrattacco! Secondo me Edward, se ti vedo con un altro, non ragiona più e stasera te lo dimostrerò! – e Kate si alza minacciosa.
- Che vuoi dire? –
- Stasera in confraternita ci sarà la festa per l’inizio degli esami. Sai: non avevamo altre scuse per organizzare una festa!  E noi ci andremo e tu ti divertirai molto con Ian o Dean. Decidi tu. Sono sicura che Rosalie o Alice andranno subito a riferire al loro cuginetto che combini! – e le vedo sicure di loro.

E andiamo a lezione. E durante la mattinata mi arrivano diversi sms di Edward.

Buongiorno, oggi non siamo riusciti a vederci! Fino a che ora hai lezione oggi?

E già! Ma forse è stato meglio così, meno imbarazzante per entrambi. Evito di rispondere alla prima parte del suo sms.

Fino ad ora di pranzo.

La sua risposta non tarda ad arrivare. E mi viene da pensare come mai abbia tutto questo tempo libero oggi.

Perfetto! Pranziamo insieme. Passo a prenderti per le 13.00. bacio!

Per lui il discorso è chiuso, ma io non voglio trovarmi sola con Edward. Non saprei cosa dirgli e avrei anche problemi a guardarlo in faccia.
Mi spiace, ma ho preso già accordi con le mie amiche. Sarà per la prossima volta .

E, contemporaneamente, invito le mie amiche a pranzo in caffetteria. Giusto per avere l’alibi in caso mi scopra!

E quando ci ritroviamo tutte fuori, noto anche la presenza di Beverly. L’hanno già messa al corrente della situazione. E mi prendono scherzosamente in giro sul fatto che debba far ingelosire mister Cullen! Come se fosse possibile!

E mentre loro parlano penso che per la festa mi dovrò vestire veramente bene, perché, forse, ieri Edward mi ha punta nel vivo. Voglio dimostrarmi di essere bella, di poter fare girare la testa ai ragazzi. E allora ci metterò tutta me stessa nella preparazione. Come se, implicitamente, sperassi che Edward mi possa vedere e pensi a quello che si è perso.

Siamo al tavolo ridendo e scherzando quando Edward Cullen si materializza nella caffetteria.
- Salve ragazze! – e a momenti quasi mi strozzo quando me lo vedo davanti.
- Edward! Che ci fai qui? – mi sorride sghembo e vedo le mie amiche arrossire.
- Ti ho detto che volevo pranzare con te! Oggi non ci siamo visti per niente – e nel frattempo prende una sedia e si accomoda al nostro tavolino, proprio vicino a me. Si sta comportando come se nulla fosse successo e anche le mie amiche non ci capiscono niente. Perché mi guardano con certe espressioni abbastanza eloquenti! Lui osserva il mio pranzo e comincia a mangiucchiare le mie patatine finchè non ordina un Cheeseburger anche per lui. Osservo le ragazze divertite ed ho un brutto presentimento.
- Allora Bella, stasera resti al dormitorio, vero? – è Kate a partire con le domande per incuriosire Edward. Il quale ci casca a piedi pieni.
- E perché dovrebbe scusa? – ha smesso pure di mangiare!
- Perché stasera c’è una festa in confraternita e Bella non può assolutamente mancare. – e mi guarda  per cercare di capire se è la verità.
- Si. Devo passare solo un attimo a casa di Edward per prendere dei cambi. Ho comprato un vestitino qualche giorno fa che è proprio indicato per la serata! –
- Oh benissimo. Così stasera farai girare la testa ai due sfidanti!  Ci saranno sia Ian e Dean a e penso che sia il caso che tu stasera scelga uno dei due. Siamo tutti stanchi di vederli litigare per te! E quei due non ce la fanno più! – e la faccia di Edward si scurisce.
- Va bene, ho capito. Dopo le lezioni passo a casa di Edward mi cambio e poi vengo direttamente in confraternita – le mie amiche sorridono contente della situazione. Edward un po’ meno.
- Che festeggiate ragazze? –
- L’inizio della tornata degli esami! Sicuramente sei più che impegnato, ma se hai un attimino di tempo passa a trovarci. D'altronde sei stato presidente di una associazione. Ti dovresti ricordare come sono divertenti queste feste! – è Beverly ad invitarlo. Io a momenti mi strozzo a sentire le parole della mia amica. E lui, finalmente, sorride quasi vittorioso accettando.

Pov Edward

Non riesco a vedere Bella oggi. Sta scappando da me. L’ho invitata a pranzo ma ha gentilmente declinato. E non riesco a lavorare se prima non risolviamo la situazione che si è creata ieri sera. Ho delegato James a tutti gli incontri di oggi e detto a Venice di non scocciarmi.
Bella è occupata anche per pranzo.  Ma decido, in ogni caso, di raggiungerla. E la trovo in compagnia delle sue amiche, almeno non mi ha detto bugie. Anche se è talmente trasparente che non penso mi racconterebbe mai bugie. Ed è una delle qualità che amo di lei.

Mi sorprende la facilità con cui Bella riesce a circondarsi di persone cordiali e corrette. Anche Beverly mi appare come una persona piacevole da frequentare. Mi incavolo quando sento che in serata parteciperà ad una festa e non rientrerà in casa. Vuole rimanere al dormitorio e penso che potrebbe anche decidere di ritornarci definitivamente. Mi fa male questa idea, al solo pensarci.

Quando mi invitano a partecipare alla loro festa torno a gasarmi. Almeno potrò controllarla. E potrò osservare la concorrenza! Certo, io Edward Cullen che mi preoccupo della concorrenza che possono farmi due universitari alle prime armi! Ridicolo. Io che posso avere chi voglio nel mio letto!

E controllarla alla festa non è facile. Ci sono questi due ragazzini che non fanno altro che chiamarla. La osservo da lontano: è bellissima. Con un vestitino bianco con scollo a scuore. 
Sta ballando con una amica e il ragazzo che pare si chiami Dean le ronza vicino. Con un paio di piroette se lo ritrova davanti e la vedo ridere. Eppure non sembra felice. Li conosco i suoi occhi quando è felice: sono come due stelle che brillano nel firmamento. E stasera i suoi occhi non brillano. Il suo sorriso si ferma sulle labbra.

Prendo una birra e decido di uscire fuori a prendere un po’ d’aria. Isabella Swan è la mia rovina. La ragazza perfetta che non posso avere. È troppo piccola per me. Lei che ha diritto ad avere una storia seria ed io che non la voglio. Come potrei costringerla a dividere la vita con me. Una vita fatta di guardie del corpo, sicurezza? La farei vivere in una gabbia dorata e lei non se lo merita.

- Ehi che ci fai qui? Sicuramente ti starai annoiando alla nostra festa – la osservo nel suo vestitino molto corto.
- Avevo bisogno di riflettere. Sei andata a fare shopping oggi? – glielo chiedo fissando il suo abbigliamento.
- No, l’ho fatto un paio di giorni fa con la tua carta di credito che, tra l’altro, devo restituirti. Ma, tranquillo: era pure in saldo! –
- E lo credo bene, hanno risparmiato sulla stoffa! E se ti ho dato la carta di credito era per poterla utilizzare liberamente non per risparmiare!  – e ridiamo come matti. Poi la guardo:
- Torna a casa nostra stasera – è una preghiera la mia.
- È casa tua Edward. Ed è ora che io ti renda la tua libertà. –
- Sono libero quando sono con te – e mi guarda.
- Edward non posso. Ti desidero ma tu non desideri me. E la cosa mi fa stare piuttosto male. E, dopo ieri sera, la mia autostima è sotto i piedi –
- Chi ti ha detto che non ti desidero? –  la guardo seriamente adesso. E capisco che forse posso averla offesa con i miei modi. La prendo per mano e mi accomodo su una panchina vicina e la prendo in braccio. In un attimo le mie mani sono ad accarezzare le sue cosce scoperte. E' un gesto naturale.
- Sei stato molto chiaro. Fare sesso con me sarebbe un errore – e la guardo sbigottito! Non può aver capito questo di tutto il mio discorso di ieri.
- Non hai capito quello che volevo dirti o hai capito solo quello che volevi? Perché se avessi inteso bene le mie parole avresti capito che con te non farei sesso ma farei l’amore. E sarebbe la prima volta in vita mia. Non voglio farlo per altri motivi: perché io non voglio un impegno fisso, perché malgrado la vita scintillante che tutti pensano sia la mia vita, vivo controllato a vista. In una gabbia dove sono libero di scegliere tutto ma non di andare a mangiare un gelato abbracciato alla donna che amo e da solo. E non è questa la vita che vorrei per te. Voglio la tua felicità perché ci tengo veramente tanto a te! – sono veramente animato mentre parlo. La vedo sospirare e poi comincia a parlare anche lei.
- Edward ma ti sei forse fermato a pensare che io potrei non volere un anello di fidanzamento e un impegno a vita? Hai forse pensato che vorrei veramente fare solo l’amore con te e vivere alla giornata senza pensare al futuro! Edward ho diciotto anni e non sto pensando al matrimonio. Diamine non ho mai neanche fatto sesso. E tu pensi che io voglia un impegno a vita! – e anche lei pare abbastanza incavolata.
​- Volevo farlo con te ieri sera perché ero sicura che avrei cancellato definitivamente il ricordo dell’esperienza vissuta. Perché solo tu mi hai fatto desiderare di farlo – e lo dice a bassa voce!
- Torna a casa nostra con me. Adesso – e la guardo e la trovo bellissima. L’unica capace di tenermi testa anche quando litighiamo per il sesso!
- Perché ? – mi guarda negli occhi, senza mai abbassare lo sguardo. Mi avvicino e siamo fronte contro fronte.
- Perché è la cosa giusta da fare – e la bacio sull’orecchio, dove ho scoperto che è più sensibile. La sento sospirare.
- Quello che stai facendo è sleale! – sorrido.
- Ti ho convinta? – glielo chiedo mentre continuo a baciarla scendendo sulla clavicola.
- No, dammi una motivazione valida – e Bella vuole la mia resa totale! E la accontento perché non sono in grado di discutere con lei.
- Perché ti voglio nel mio letto completamente nuda e alla mia mercè. E ti assicuro che stavolta non mi tirerò dietro – e, finalmente, la vedo ridere vittoriosa.
- Va bene – non le do il tempo di ripensarci. La prendo in braccio e mi dirigo verso la macchina. Come mi vede arrivare Nick si affretta ad aprire lo sportello.
- Di a Sam che non abbiamo più bisogno di lui per stasera – e con Bella entriamo in macchina.

Il tragitto è relativamente breve. Ognuno perso nei propri pensieri. Entriamo in casa e Aroon ci viene incontro. Stranamente si dedica prima a Bella. Evidentemente le è mancata. Ma abbiamo altro che fare le coccole al cane. Liquido velocemente Nick e riprendo in braccio  Bella. Per lei è la prima volta e il mio compito è farle dimenticare la terribile esperienza vissuta.

Entriamo in camera e chiudo la porta. Siamo soli finalmente. La faccio accomodare sul letto e quando comincia a spogliarsi la blocco. Voglio pensarci io.

Ma prima mi tolgo scarpe e calzini. Poggio sul comodino portafoglio, telefono e orologio. E lo sguardo di Bella estasiato mi rende … felice! E' la prima volta che una donna mi fa sentire felice! In un attimo rimango in boxer e lo vedo lo sguardo della mia ragazzina. Lo so che faccio questa impressione alle donne, ma vedere lo sguardo voglioso sul viso di Bella è qualcosa che mi rende orgoglioso.

Mi avvicino e la faccio avvicinare. Il vestitino ci mette poco ad andare giù. E noto con orgoglio che sotto indossa solo uno striminzito perizoma. Giro intorno a lei per osservarla bene.
- Sei bellissima – e lo penso veramente. Perché qualcosa di così perfetto non l’ho mai visto. Arrossisce. E mi fa sorridere. Gioca a fare la donna ma è una ragazzina. La mia ragazzina!
- Lo dici a tutte immagino! – quasi mi da fastidio questa sua affermazione.
- In genere non ho bisogno di fare complimenti ad una donna. E probabilmente non l’ho mai detto a nessuna. Ma tu lo sei veramente – e avvicinandomi le prendo il viso tra le mani e comincio a baciarla in maniera sempre più intensa.

Faccio scorrere le mani sul suo fisico e, al mio passaggio, la sento rabbrividire. Mi piace l’effetto che le faccio. Ma mi ritrovo a pensare che anche lei mi fa lo stesso effetto quando le sue mani cominciano ad accarezzare le mie spalle e poi scendere sempre più.

E poi la trascino sul letto e mi perdo in lei. Sono in paradiso. Nel mio paradiso personale. E mi ritrovo a pensare che finalmente sto bene. Dopo anni finalmente sono tornato a vivere. Mi perdo nei suoi occhi quando ci troviamo fronte contro fronte a godere uno dopo l’altra. Sudati ma felici delle sensazioni che stiamo provando.

Malgrado l’orgasmo raggiunto non riusciamo a fermarci. Continuo a baciare ogni centimetro del suo corpo. Ogni piccola piega.
Ma è lei che mi sorprende perché capovolge le posizioni e mi sale su a cavalcioni e comincia a baciare lei il mio corpo.

Pochi istanti e sono nuovamente in lei. Perché ho nuovamente bisogno di trovarmi in lei, nella mia casa. Nel mio posto sicuro. E al solo pensarla vengo e, questa volta, è lei che segue me.
Si accascia sul mio corpo e respiriamo affannosamente.

Scoppio a ridere e non riesco a fermarmi. Lei si rialza e mi guarda. Senza parlare. Ma la sua espressione è chiara: vuole spiegazioni al mio momento di ilarità.
- Se Charlie viene a sapere quello che ho appena fatto mi uccide! Ne sono sicuro – e la vedo pensare. Poi ride pure lei!

Si sposta al mio fianco ma non sono ancora pronto a lasciarla andare. La attiro a me e la abbraccio. I nostri respiri si sono regolarizzati. E stiamo vivendo un momento di pace e tranquillità.

E per un istante solo mi ritrovo a pensare a mia sorella Rachel, non in forma dolorosa. Penso che sia lei che abbia messo Bella sul mio cammino. E che sarà felice di saperci insieme.
- Mi è venuta fame! – guardo la mia ragazzina e mi fa sorridere.
- Anche io. Hai cenato? – la vedo riflettere. Mentre mi alzo a prendere qualcosa da metterci addosso per andare a mangiare.
- No, stavo scherzando con Dean e  Ian e non abbiamo mangiato –  le tiro una mia tshirt.
- Bella te lo dirò una volta sola: non amo condividere ciò che è mio. Per cui teniamo alla larga i ragazzini! – mi guarda divertita.
- E sarei tua? – mi avvicino per baciarla e abbracciarla.
- Totalmente, assolutamente, completamente. – mi guarda meravigliata.
- Edward prima non scherzavo, non intendo costringerti in una relazione per cui non ti senti pronto – e la guardo e penso che potrei veramente arrivare a ….. molto lontano con lei. Sorrido.
- Bella prendiamo la vita come viene. Ed ora andiamo a mangiare – e ridendo e scherzando ci avviamo verso la cucina e mi prepara al volo una cena eccezionale.

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Capitolo 25
*** Tranquillità ***


 

Capitolo di passaggio ...
Grazie per le recensioni del capitolo precedente.
Tutte avete apprezzato il comportamento di Edward,
ricordatevelo nei prossimi capitoli ....
Baciiiiii
 

Pov Edward
Svegliarsi accanto a Bella dopo aver passato la notte ad amarci è qualcosa di sublime.
Per la prima volta in vita mia penso di aver fatto l’amore e non del semplice sesso.
Per la prima volta ho dormito con la donna con cui ho passato ore meravigliose.

Guardo fuori dalla finestra e noto che il sole è già alto. Siamo a metà giugno ma il caldo è già arrivato. Ed oggi devo anche partire per Los Angeles. Starò via alcuni giorni e Bella già mi manca.
La sento mugugnare al mio fianco, segno che si sta svegliando. Mi avvicino e comincio a baciarle la schiena e strusciare il mio sesso sul suo fondoschiena.
La ragazza è reattiva perché comincia subito a muoversi contro il mio corpo risvegliandolo se ce ne fosse bisogno!
- Buongiorno miss perfettina! – mi piace provocarla
- Buongiorno piccolo principino. Già attivo di prima mattina? – quanto odio questo soprannome! Ma non glielo posso dire, devo fare l'indifferente o la vipera ci godrà a chiamarmi in questa maniera!
- Come non esserlo con te al mio fianco! E se ti giri ti dimostro anche quanto sono attivo – e lei lo fa.
Si lascia guidare da me.

Mi rendo conto da queste piccole dimostrazioni che ho la sua totale fiducia. E mi rende orgoglioso e felice. Ho voglia di entrare in lei senza perdere tempo. Ma la sua breve esperienza mi porta a pensare di dover rallentare per non farle provare dolore invece di piacere. E allora mi metto al suo servizio e comincio a baciare ed adorare ogni singola parte del suo corpo.
E la sensazione che provo a sentirla ansimare sotto di me è unica.

Non sono mai stato generoso durante i rapporti con le donne. Ho sempre pensato prima al mio piacere e poi al loro. Ma con Bella è diverso. Lei è il mio primo pensiero. Godo al solo pensare che lei stia bene. E, poi, mi rende così felice quando la vedo che cerca di darmi piacere, di farmi stare bene. Mi guarda con i suoi occhioni smarriti, sembra un cucciolo indifeso. Ed, invece, mi rendo conto che con la sua bocca è capace di farmi provare sensazioni mai provate in precedenza.
È timida, ingenua, incapace ma è così erotica in quello che fa!

- Edward non resisto più … - e capisco che mi vuole dentro di se. Ma la mia ragazzina deve imparare a parlare. A chiedere.
- E cosa devo fare? – apre gli occhi e mi guarda sconvolta. Si vergogna a parlare! Si morde il labbro con i denti e delicatamente la faccio fermare per morderla io!
- Per favore … - mi sta pregando! Oddio quando mi piace. Posso arrivare all’orgasmo solo pensando che mi stia pregando!
- Cosa Bella. Dimmi cosa vuoi che faccia –
- Entra in me – e lo urla!
E la prendo e la possiedo. Arriva al piacere poco prima di me! E mi accascio vicino a lei abbracciandola e continuando a coccolarla. Mentre lei continua a baciarmi il petto.

Ed anche questa è una novità per me. Non ho mai amato le coccole post orgasmo. Ma avere lei così vicino mi fa avere voglia di vivere esperienze nuove.
- Bella se non la smetti oggi non usciamo da questo letto! – rido mentre glielo dico.
- E sarebbe così sbagliato? – la guardo e mi chiedo che fine abbia fatto la timida di poco fa.
- Si, perché tu hai lezione ed io devo partire fra un po’ – a sentire le mie parole si blocca. E si mette seduta scrutandomi
- E dove devi andare? -  la guardo e mi fa ridere. Mi rendo conto che non glielo avevo detto. Ma, prima di lei, non ho mai condiviso la mia agenda con nessuna.
- Los Angeles. Vuoi venire? Puoi saltare un paio di giorni di lezione? Non ho pensato di dirtelo perchè non ho mai comunicato a nessuno i miei spostamenti. Non volevo escluderti, scusami – mi guarda delusa ma per la partenza. Non perchè gliel'ho tenuto nascosto.
- Ho un esame in settimana. Ma quanto ritorni? –
- Starò fuori tre giorni. Per venerdì sarò a casa. E non prendere impegni per il fine settimana che sarai mia per tutto il tempo – e torno a baciarla. Ci fermiamo solo quando squilla il mio telefono. Osservo il display.
- È l’ufficio – e mi metto seduto per rispondere a Venice .

Nel frattempo Bella si è alzata e ha cominciato a raccogliere le nostre cose sparse sul pavimento. Mi va anche a prendere il caffè. Perché da quando Bella è entrata nel mio letto ho dato disposizione a Darla di non entrare in camera mia la mattina.  Me lo passa che sono ancora al telefono e la vedo lasciare la mia camera. Quando finisco la chiamata la vado a cercare. Penso sia in cucina. Ma non è li. La trovo nel suo bagno.

- Perché fai la doccia qui? – sobbalza a sentire la mia voce. È sbiancata.
- Mi hai spaventato! – effettivamente non ho pensato alla sua reazione. Le passo l’accappatoio.
- Scusami. Non era mia intenzione. Comunque non mi hai risposto – e la guardo mentre comincia ad asciugarsi.
- Dove dovrei farla? – mi guarda curiosa.
- Nel bagno in camera nostra? – e adesso la guardo io con fare ovvio.
- Edward è camera tua. E quello che ti dicevo ieri sera è vero. – la fisso intensamente.
- Bella non è solo andare a letto insieme per me. Non sono pronto per un impegno serio e penso che non lo sarò mai. Ma tra noi c’è molto di più –
- Edward oltre l’impegno serio cosa ci sta? –
- C’è quello che viviamo noi. C’è la voglia di stare insieme perché oltre l’attrazione fisica c’è altro. –
- Ciò non toglie che a breve andrò via da casa tua perché è giusto che ti lasci i tuoi spazi – oramai ha finito di asciugarsi e si sta vestendo.
- I mie spazi voglio che siano i tuoi – e la guardo serio.
- Edward tu parli di noi come se avessimo un futuro. Ma hai tenuto a precisare che non vuoi un impegno a lunga scadenza. Permetti che io sia un po’ perplessa dal tuo comportamento?  Mi puoi spiegare cosa siamo esattamente?-  sospiro. Perché ha ragione. Non voglio una compagna per la vita, non voglio una famiglia.

Eppure non riesco a vedermi senza Bella. Anche se devo pensare molto in la con gli anni.
- Dammi tempo per capirmi – e mi avvicino per baciarla. E lei è dolcissima.
- Non ti sto dicendo che voglio una promessa in questo istante. E voglio lasciarti i tuoi spazi per decidere. Perché sono io quella che rischia di farsi male tra di noi. E non so se questa volta sarei in grado di uscirne – la guardo e la abbraccio.
- Non ho nessuna intenzione di farti del mare. – oramai lei è vestita. Io sto entrando nella sua doccia.
- Facciamo colazione insieme o devi andare subito via? – mi guarda dolcemente.
- Ti aspetto per colazione. E se mi dai un passaggio all’università ne approfitto per stare un altro po’ con te. – e mi lascia solo nel bagno.

La considero una ragazzina ma è molto più matura di me. Mi capisce come mai nessuno o nessuna è riuscito a fare.  E probabilmente è innamorata di me. Ho così paura di farle del male che non riesco a ragionare con lucidità. Non riesco a capire cosa provo per lei. Le voglio semplicemente bene perché è la figlia di Charlie? Le voglio bene perché abbiamo delle persone in comune nel nostro passato? O mi sto innamorando di lei perché è semplicemente fantastica?

Finisco la mia doccia con mille dubbi che mi assillano. Penso che questa partenza per Los Angeles sia stata provvidenziale così avrò modo di distaccarmi momentaneamente dalla mia vita e ragionare con occhio distaccato.

E appena vestito la raggiungo in cucina dove sta cucinando delle crepes.
- Darla? – mi guardo intorno e non la vedo.
- È uscita dalla cucina come ci ho messo piede. Non mi sopporta proprio! Sto preparando le crepes. Le vuoi provare con le fragole e la crema? – mi guarda dolce. Alza lo sguardo e noto che rimane meravigliata nell’osservarmi. In realtà mi osserva centimetro per centimetro.
- Finito di analizzarmi? –  glielo dico malizioso!
- Sei bellissimo – prima lo dice e poi si imbarazza da sola! Effettivamente quando sono vestito di tutto punto con un completo blu scuro cravatta idem e camicia chiara, faccio la mia bellissima figura.
- Sei di parte! – mi siedo in attesa delle mie crepes.
- Caffè o cappuccino? –
- Cappuccino – solo in quel momento arriva Darla.
- Buongiorno Signor Cullen. Le preparo la colazione? – la guardo e il suo atteggiamento con Bella non mi piace per niente.
- No, ci sta pensando Bella. Darla appena finito la colazione ti attendo nel mio ufficio – sono abbastanza duro e lei cambia espressione. E ci lascia soli. Anche Bella se ne accorge.
- È successo qualcosa ? – me lo chiede guardinga.
- No – rispondo a brutto muso pure a lei. E mi sento quasi in colpa. Sospiro e aggiungo:
- Quando do degli ordini ai miei dipendenti mi aspetto che vengano eseguiti – mi fissa. So che non ha capito. Ma non osa ribattere. Poi, ad un certo punto sbotta.
- Perché devi essere sempre enigmatico? So che non ho nessun diritto su di te e me lo stai facendo capire bene in questi giorni. E non so  come mi devo comportare. Ma almeno possiamo parlare – e mi fissa negli occhi mentre me lo dice.
- Puoi chiedermi quello che vuoi. E ti ho sempre risposto con sincerità. Sono incavolato con Darla perché le ho detto già due volte che voglio che tratti te con lo stesso riguardo che usa per me. Ma si ostina a fare di testa sua. E allora dovrò prendere provvedimenti – mi fissa incredula.
- Non vorrai licenziare una persona per colpa mia? – ci penso ed effettivamente è quella la mia intenzione. Ma se mi azzardo, ora che lo sa, miss perfettina farà mille storie. Quanto è frustrante!
- No, la sposto. La metto alla pulizia degli uffici. E per casa assumerò qualcun altro. Anzi, adesso telefono a mia madre e le dico di trovarci una nuova colf con urgenza.  Fai tu i colloqui e trovane una che vada bene per noi. Ti stampo tutte le informazioni che devi chiederle. Gli orari, giorni liberi e stipendio. Per il resto hai campo libero – e la lascio in cucina.

Darla non è molto contenta della novità. Ma se l’è cercata lei. Cerca di convincermi in tutte le maniere e ad un certo punto si mette anche a piangere.
- Ti posso parlare un attimo? – è Bella che interviene e faccio segno a Darla di lasciarci soli.
- Se sei venuta a perorare la sua causa perdi tempo – la guardo serio mentre si siede dall’altra parte della mia scrivania.
- Solo quest’ultima possibilità – ed eccola pronta a trattare. Devo ammettere, però, che un giorno diventerà un’ottima manager. Perché il potenziale c’è!
- Bella è già stata richiamata due volte per lo stesso motivo –
- Quante gliene hai lasciate passare prima che arrivassi io? – effettivamente Darla è sempre stata testarda e poco incline al rispetto degli ordini.
- Ciò non toglie che è indisciplinata –
- Solo quest’ultima possibilità. Se accade di nuovo la licenzierai e ti farò personalmente da colf finchè non trovi una sostituta – alzo il sopracciglio e mi viene da ridere.
- Bella è l’ultima che ti concedo – e vedo un sorriso spuntare sul suo viso.  E si alza venendomi vicino. Mi sposto per farla accomodare sulle mie gambe.
- Grazie. Non interferirò più nel tuo lavoro! – e le sorrido, mentre mi avvicino per baciarla.
- Non dire bugie! – e mi bacia ridendo. Poi torna seria.
- Devo chiederti una cosa –  e la guardo seria. Le faccio cenno di parlare.
- In questi giorni posso chiamarti? – mi viene da ridere.
- Devi chiamarmi. Devi rispondere agli sms che ti invierò. Devi rispondere alle mie chiamate. Bella, perché ti fai venire queste paranoie? – e la guardo seriamente.
- Non so come comportarmi adesso -
- Neanche io. Però penso che comportandoci come ci sentiamo sarà tutto più naturale – la abbraccio e la tengo stretta a me a lungo.
- Tesoro dobbiamo andare –

E la accompagno all’università.
- Sta attenta in questi giorni che non ci sono. Ricordati che hai sempre la scorta – e la bacio.
- Ciao e stai attento anche tu – e mi lascia in macchina.

La vedo allontanarsi e viene subito avvicinata dal suo amico Ian. Mentre la macchina si allontana le mando un sms SEI MIA 
Il messaggio è chiaro. Mi risponde dopo pochi istanti. Nessun messaggio. Solo una faccetta felice!

Pov Bella

Raggiungo le mie amiche nel giardino dell’università. Oggi poche lezioni. Siamo agli sgoccioli. Le vedo studiare appollaiate sotto un albero.
- Ciao! – è Kate la prima che mi vede.
- Ciao. Ho fatto sesso con Edward! – via il dente via il dolore! Sganciata la bomba le mie amiche chiudono i libri e si posizionano in attesa di dettagli. Chiamano anche Beverly che è poco distante da noi. E comincio a raccontare quello che è successo alla festa con Edward.
- Ecco perché sei andata via presto. Comunque ti osservava e sembrava volerti mangiare con gli occhi. Si innervosiva quando si avvicinavano i ragazzi. E non gli è calato giù il vestitino che indossavi. Bella, dammi retta sono più grande di te: Edward è cotto a puntino solo che non è in grado di ammetterlo neanche a se stesso! – Beverly ha analizzato alla perfezione il comportamento di Edward e, sinceramente, un pochino ci spero che il mio principino provi qualcosa per me!
- Infatti! Poi, lo devevi osservare quando siamo stati alla festa a casa dei suoi come s è comportato. Da perfetto fidanzato – è Kate a dirlo. E le chiedo di non esagerare.
- Kate non sta esagerando. Bella non è normale baciare un’amica sulle labbra. Abbracciarla di continuo e difenderla! Anche secondo me prova dei sentimenti per te – e anche Vic ha dato la sua opinione. Veniamo distratte da Kate che riceve un sms. La vediamo sorridere e arrossire. Quando ripone in borsa il telefono, si confessa.
- Era jerry. Ci sentiamo spesso ultimamente. E stasera, dopo il lavoro, mi viene a prendere e andiamo a bere qualcosa insieme – sono contenta per lei. Jerry mi pare una brava persona.
- Wow! Mi sa che qui rimarrò l’unica zitella del gruppo! – Victoria è proprio sconsolata.
- No, ti faccio compagnia! – è Beverly si associa.
- Va bene, ragazze. Bando alle chiacchiere. Dobbiamo pensare all’operazione appartamento. In che zona vogliamo orientarci? – è kate a riportarci alla realtà. E Beverly, dopo che le abbiamo spiegato le nostre intenzioni, si associa.
- Perfetto: appartamento per quattro. Sarà fantastico! – e lo penso veramente.

Proprio in quel momento mi chiama Elisabeth, preoccupata che sarò sola per qualche giorno. Mi invita a cena per la sera stessa e, sentito che sono in compagnia, mi chiede di portare anche loro. Le spiego che Kate lavorerà ma Vic e Beverly sono libere e verranno con gioia!
E si fa ora di andare a lezione. La mattinata passa veloce e nel pomeriggio rientro a casa per studiare.
Passo ore a studiare senza alcuna distrazione. Solo un paio di volte mi incontro con Darla che non le salta in mente di ringraziarmi per aver convinto Edward a non mandarla via.
Sono le 19.00 quando chiudo i libri. La giornata è sta proficua per lo studio. E devo cambiarmi per andare a cena dai Cullen. Beverly e Victoria arriveranno a momenti.
E mentre mi sto preparando squilla il telefono.
- Ciao piccola –
- Edward! Volevo chiamarti ma avevo paura di disturbare –
- Non mi disturbi mai. Male che va chiudo subito il telefono e quando posso ti richiamo io – è dolce come sempre.
- Com’è andato il volo? E il tuo lavoro? –
- Tutto bene. Passato velocemente a lavorare! E ho trovato il cliente abbastanza motivato ad affidarsi alla mia società. Tu che hai fatto oggi? –
- Nulla di che. Università fino a pranzo poi sono tornata a casa e ho studiato tutto il pomeriggio. Mi sono fermata da pochi minuti. Stasera sono a cena dai tuoi. Sicuramente già lo sapevi. E tua madre ha invitato anche Vic e Beverly. Aveva invitato anche Kate ma è di turno al ristorante –
- Piccola, non sapevo che eri a cena dai miei. Non chiedo alle guardie i tuoi spostamenti. Perché, per quanto possibile, voglio che tu ti senta libera – mi fa piacere le parole di Edward. Sorrido dentro di me.
- Sai che stasera, dopo il lavoro, Kate avrà un appuntamento con Jerry? – lo sento sorridere.
- Si, mi ha mandato un sms stamane. Voleva sapere come comportarsi. Le piace Kate –
- Veramente? Perché a Kate piace lui! – rimaniamo a scherzare finché Darla non viene ad avvisarmi che sono arrivate le ragazze.
- Chiamami quando rientri –
- Non farò tardi. Andremo solo dai tuoi. Ma non ti disturberò? Non hai impegni? –
- Cena di lavoro. Ma tu chiama comunque! –
- Va bene e ciao e buon lavoro allora! –
- Ciao tesoro. Un bacio –

E raggiungo le ragazze che sono intimorite dal lusso della casa. Gli mostro la mia camera e rimangono a bocca aperta. Per riservatezza non faccio vedere nient’altro. E in ogni caso, si è fatto tardi per andare dai Cullen.

Elisabeth e Thomas ci ricevono con tutti gli onori. È un piacere socializzare con loro. E le ragazze si trovano completamente a loro agio. Raccontiamo dei nostri esami, delle feste. Anticipiamo anche che siamo alla ricerca di un appartamento. E loro si guardano in faccia.
Poi è Elisabeth a parlare:
- Domani a pranzo avete impegni? La vostra amica kate è libera? – ci guardiamo in faccia e annuiamo.
- Bene, forse sono a conoscenza di un appartamento che potrebbe fare al caso vostro. Grande ma non troppo. Giusto per quattro universitarie! – e ci gasiamo alla prospettiva.

Per ricambiare la gentilezza tutte e tre ci diamo da fare nel portare le pietanze in tavola anche se loro sono contrari. Ma alla fine ci lasciano fare.

E quando andiamo via sono contenta che hanno passato una serata diversa rispetto alla solita monotonia.
A casa mi metto sotto le coperte e chiamo Edward. Mentre il telefono squilla penso che mi manca.
- Ciao! Sei rientrata! –
- Sana e salva in casa. Ma non mi piace stare da sola. Quando torni? – lo sento ridere.
- Presto piccola. Com’è andata la cena? – e gli racconto tutto. Della cena, delle chiacchiere, della storia dell’appartamento. Poi mi sorge un dubbio.
- Ma tu stai a cena ancora? –
- No, sono rientrato da poco e sono a letto. Ma anche io sento la tua mancanza –

Rimaniamo a chiacchierare parecchio. Lui è contrario a che io vada a vivere altrove. Ma cerco di fargli capire che è la cosa giusta da fare.
E quando chiudiamo la telefonata mi addormento tranquilla.

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Capitolo 26
*** Fallire ***



Pov Bella

- Alec fermati! Non pensavo avremmo corso sul serio – fatico a reggere il suo ritmo. Stiamo correndo da oltre mezz’ora ed ora le gambe non mi reggono più.
- Va bene. Arriviamo al laghetto e ci sediamo -  e così facciamo. Il nostro atteggiamento, appena arriviamo al punto di ristoro, è diverso: lui si mette a fare stretching, io crollo in terra.
- Allora che mi racconti? – so che vuole sapere che sta succedendo fra me e Edward.
- Che vuoi sapere? – mi guarda.
- Tu e Edward, che state combinando? – sospiro e cerco di trovare le parole giuste.
- Non lo so. Facciamo sesso, questo è sicuro. Ma è contrario al fatto che qualcuno sappia. Per cui acqua in bocca. Dice che dobbiamo tenere un profilo basso – e ripenso alle parole di ieri sera.
- E tu che ne pensi? – mi allungo sul prato.
- Alec mi sono innamorata. Questo è quello che penso. Ma Edward non è pronto ad un rapporto ufficiale. E mi fa male vederlo scherzare come ha fatto ieri sera –
- Bella glielo hai detto? – sorrido amaramente.
- Se glielo dico tronca immediatamente quello che c’è tra di noi –
- E ti accontenti di averlo per te solo in privato. Te lo dico per esperienza: non è bello stare in mezzo alla gente, anche le persone che conosci e dover far finta di niente. E un assaggio l’hai avuto ieri sera. Sei pronta per vivere in questa maniera? – lo guardo e mi scendono le lacrime.
- Ehi, non volevo farti piangere – cerco di ricacciarle dentro, ma non è facile. Cambiamo argomento.
- E tu invece, che mi racconti? Il lavoro? –
- Tutto bene. Mi sono trasferito a vivere a casa di James. E il lavoro è talmente noioso adesso. Sono fisso in ufficio! Almeno per il momento –
- Wow, addirittura convivete. Sono felice per voi!- stiamo ridendo e scherzando quando mi squilla il telefono.
- Ehi, dove sei? – è Edward che mi cerca. Effettivamente sono uscita dicendogli che sarei mancata solo un’ora ma adesso mi rendo conto che è quasi ora di pranzo. E mi stupisco che non abbia chiamato i suoi uomini per sapere che fine avessi fatto.
- Sono a Central Park con Alec. – gli sorrido e lui mi mima di andare a pranzo a casa sua. Accetto volentieri.
- Va bene. ti aspetto per pranzo
- No, Edward. Sono stata invitata da Alec – e intanto ci avviamo verso l’uscita.
- Ah! Mi stai evitando, Bella? – la voce di Edward si fa dura.
- Dovrei? Ho fatto qualcosa che te lo fa pensare? – adesso sono seria anche io e Alec mi fissa. Mi sfila il telefono dalle mani e parla con il suo amico. Alla fine invita a pranzo pure lui!
- Geloso il tuo innamorato! – lo guardo in cagnesco.
- Non è il mio innamorato. Al massimo sono io la sua innamorata! – e sorridiamo.
- Sicuro che a James non daremo fastidio? –
- No. Poi, cucinerai tu! Che può volere di meglio: ottimo cibo, ottima compagnia! –

Effettivamente James è felice di vedermi. Alec, alla faccia della privacy, gli racconta la mia vita amorosa. E ridono di me! Poi, però, mi parla serio:
- Guarda che anche se è il mio capo, se serve un calcio ben piazzato glielo posso anche dare! – mi fa ridere il modo di proteggermi dei miei amici. Mi fanno stare bene.

Quando suonano alla porta penso sia già Edward. Ed, invece, è un loro amico. Jacob. Mi spiega James che ha frequentato l’università con lui e Edward.
Ed effettivamente quando arriva è felice di vederlo.
Ride e scherza con tutti. Mi saluta tranquillamente ma non si avvicina più del dovuto.

E mentre cucino, invece, è Jacob ad avvicinarsi.
- Amo cucinare e dicono che tu sia una cuoca provetta. Posso osservarti? – mi guarda sorridendo.
- Certo, ma non ti svelerò i miei segreti – ridiamo entrambi. Alec apparecchia e gli altri due sono seduti sul divano a parlare di lavoro.
- Allora che stai preparando? –
- Trenette al pesto e per secondo una caponata di verdure. Ti piace l’idea? – lo vedo chiudere gli occhi, avvicinarsi ai fornelli e inspirare profondamente.
- Sublime direi! – e passo una mezz’ora in allegria. Mi racconta che è un giornalista. E attualmente sta recensendo per una rivista i più famosi ristoranti di New York.
- A breve dovrò recensire un ristorante italiano. Vuoi venire? Potresti aiutarmi nel giudicare i piatti! – ci penso e accetto volentieri.
- Va bene. ma guarda che io sono difficile da accontentare – nel frattempo è pronto e portiamo i piatti in tavola.

James racconta dei loro anni universitari e non sfugge a nessuno che Jacob fa di tutto per attirare la mia attenzione. E Edward mette il broncio. Jacob mi aiuta a sparecchiare. Mi prende il tovagliolo che cade. Fa battute divertenti e rido di cuore, ma non per far dispetto ad Edward. Lo trovo divertente e mi fa stare a mio agio.
Il comportamento di Edward, invece, è da vero uomo delle caverne. Più volte allunga il braccio verso di me per avvicinarmi a lui. Mi sposta i capelli che mi ricadono davanti al viso. Mi dice cose private all’orecchio.

Vado via con Edward perché dobbiamo prepararci per la cena. Mentre Jacob rimane ancora.
- Ti telefono in settimana, Bella – sono le ultime parole che mi rivolge. E quando lo fa tre paia di occhi si rivolgono verso di me curiose. Un paio abbastanza incazzate.
E già in ascensore ….
- Come mai ti telefona Jacob? – butta la frase così, facendola sembrare un caso. Ma lo vedo il suo nervosismo nel maneggiare il telefono.
- Vorrà sentirmi! – la nostra conversazione finisce li.

Appena rientro in casa è Aroon a distrarci. Gioco con lui mentre Edward si chiude nel suo ufficio. In casa c’è Darla che lavora alacremente per sistemare il soggiorno. Ci sono due miei ex colleghi del club.
- Salve ragazzi – mi guardano e non sorridono.
- Buonasera Miss Swan – e dalla risposta capisco che non saranno molto amichevoli i rapporti tra di noi.

Vado in camera a farmi la doccia ma vi trovo Edward allungato sul letto.
- Ehi, stai bene? – mi guarda e mi fa segno di avvicinarmi.
- Sei incavolata per ieri sera? – rifletto e penso che l’onestà sia la migliore strada.
- Ci sono rimasta male. – mi fa allungare al suo fianco.
- Lo avevo capito. Ma non posso darti quello che vuoi. Non ci riesco  - lo fisso e gli faccio la domanda diretta.
- Che vuol dire? Che non vuoi avere un impegno con me? Che potrei vederti uscire con altre? –
- No Bella. Ma non sono pronto a farlo sapere alla gente. Non ho intenzione di vedere altre donne –
- Però se capiterà che una ci provi con te in mia presenza dovrò far finta di nulla – e alla mia conclusione non risponde. Quindi ho inteso bene.
- Vado in doccia. E fammi un favore: la prossima volta che ci troviamo in mezzo a persone che ci conoscono evita di abbracciarmi e avvicinarmi a te. Eviteremo domande imbarazzanti. – e lo lascio sul letto.

La cena è un bel banco di prova per entrambi. Lui è concentrato nel chiudere il suo contratto. Non ne capisco l’importanza, ma ci tiene veramente. Ci comportiamo come una coppia che riceve amici a cena.
Ed io vorrei essere ovunque ma non li. La signora Whites è l’essenza della stupidità femminile . quarant’anni e decine di lifting addosso. Mi parla di eventi mondani a cui scopro Edward parteciperà nei prossimi mesi e le faccio capire chiaramente che non ci sarò. Non può presentarsi con un’amica!
Ad un certo punto Edward mi fa cenno di portarla in terrazza a visionare le nostre innumerevoli piante. E così faccio. La tizia fuori mi parla di quando sia bello l’attico. Di quanto sia fortunata a viverci. Di quanto sia fortunata ad avere Edward! Se solo sapesse la verità …
Quando rientro Edward ha un bel sorriso sul viso. Probabilmente il suo contratto riporta in calce le firme.

Quando gli ospiti vanno via lui vuole festeggiare. Ma declino dolcemente.
- Devo parlare con Pierre. E penso ci vorrà tempo – è un modo di dirgli: non aspettarmi sveglio!
- Perché? Hai qualche problema? – lo guardo meravigliata. Certo che ho un problema. Un enorme problema: sono innamorata di un coglione!
- No, Edward! Tranquillo. È la solita seduta terapeutica on line! – che bugia pietosa ma sembra crederci.

E per parlare con Pierre in tranquillità mi nascondo nel bagno della mia camera parlando a bassa voce. Lo chiamo su skype. Lo preferisco. Così seduta sul pavimento del bagno, pigiama e gambe incrociate e notebook sistemato in terra chiamo Pierre.
- Bijou come va? – sospiro.
- Uno schifo Pierre – e gli racconto tutto. Prima mi accerto che Matteo non ci stia ascoltando, pi vuoto il sacco! Del sesso stratosferico, delle paure mie e di Edward. Del suo rifiutarmi. Del suo nascondersi.
- Bella, Edward non è pronto a vivere una relazione di coppia e ci vorrà molto tempo prima che possa mettersi in gioco. E bisognerebbe anche capirne i motivi, anche se un’idea ce l’ho. Però sei tu il mio pensiero. Rischi di farti molto male. Perché non torni per le vacanze in Italia. La settimana prossima finirai gli esami. Hai due mesi liberi. Torna a casa – ci penso e non mi spiace l’idea.
- Fammi riflettere un paio di giorni. E ti faccio sapere – ho intenzione veramente di riflettere alla proposta del mio psicologo fratello.
- Magari possiamo fare una vacanza in macchina in Francia. Ti farei vedere il sud che è bellissimo. –
- E il vostro viaggio in Messico con James e Alec? – ci pensa.
- Magari possiamo chiedere loro di venire in Francia con noi. –
- Ti faccio sapere in settimana –

La nostra chiacchierata dura parecchio. Quando chiudo mi rendo conto che è mezzanotte passata e rimango a dormire nella mia camera.
Stranamente Aroon è rimasto a farmi compagnia. Si sistema sul mio tappeto e mi fissa parecchio. Sicuramente avrà notato la mia tristezza.
Malgrado i pensieri sono veramente stanca. E mi addormento quasi subito.
È all’alba mi sveglio perché mi sento bloccata. Quasi non posso muovermi. Ci metto un po’ a capire che c’è Edward che mi abbraccia. E mi fa tenerezza.
Perché malgrado quello che dice, malgrado le sue parole, sono i fatti quelli che contano.
Ed è un fatto che sia venuto nel mio letto e mi tenga stretta per paura che mi allontani.
Lo so che prova qualcosa per me e capisco che devo avere pazienza con lui.
Provo a spostarmi per andare a prendere un bicchiere d’acqua. Mi ricordo al volo che in terra c’è Aroon che dorme e lo evito per un pelo.

Quando ritorno in camera trovo l’abatjour accesa. Ed Edward sveglio.
- Scusa, non volevo svegliarti -  mi sorride dolcemente.
- Mi manchi. Non sono riuscito a dormire senza di te – mi sdraio accanto a lui e lo abbraccio.
- Non mi devi spiegazioni. –
- Che ti ha detto Pierre? Ti sto facendo del male? – sento la preoccupazione nella sua voce.
- Vuole che torni a casa. Almeno per le vacanze estive – lo sento irrigidirsi sotto di me.
- E tu che vuoi fare? –
- Sinceramente non lo so. – e rimaniamo in silenzio.
- Quanto vorrei averti conosciuta in un’altra vita. Dove ero libero dal mio passato. Dove ero libero di amarti senza pensieri e senza dovermi preoccupare del futuro – lo abbraccio perché sento che ne ha bisogno.

Ci addormentiamo così, ognuno perso nei suoi pensieri. Ognuno sicuro delle proprie posizioni.
Durante le poche ore di sonno che ci siamo concessi Edward ha avuto degli incubi ed ha urlato parecchio. Nominava Rachel e il mio nome. Ho faticato per svegliarlo. Era matido di sudore.
- Che succede? – sembra spaesato.
- Stavi urlando. Era un incubo, Edward – spalanca gli occhi. Forse ha ricordato. E mi racconta.
- Ho sognato che Dimitri ti rapiva e mi diceva che avresti fatto la stessa fine di Rachel – mi abbraccia stretta e rimaniamo nel dormiveglia. Stretti. Ed adesso capisco le paure di Edward. Ha paura dell’abbandono. Dell’abbandono forzato.
E quando lo capisco comincio a baciarlo.

Pov Edward

Sono nel letto da solo. Bella è rimasta in camera sua.  È rimasta a lungo a chiacchierare con Pierre. Le sto creando molti problemi e la sto facendo soffrire.
Tutto quello che non volevo si sta invece verificando.
Mi alzo e la vado a controllare. Dorme tranquilla e Aroon si è accucciato ai piedi del suo letto. Questo cane è fenomenale: ha intuito la tristezza  di Bella ed è rimasto con lei.
Decido di allungarmi nel suo letto e come richiamata da una calamita, Bella si gira verso di me e si spalma sul mio corpo. Stringere le braccia e accoglierla è un gesto automatico.
Provo dei sentimenti forti per lei.  E li nego anche a me stesso. Eppure la gente che ci vede insieme già lo ha capito. E voglio sforzarmi di esternare le mie emozioni.
Si sveglia e mi trova nel suo letto. La sento in cucina e non vedo l’ora che torni.
Ho un incubo. Sogno che Dimitri mi porti via Bella, così come avvenuto con Rachel. E mi fa sentire male.
È proprio lei a svegliarmi e tenermi stretta fra le sue braccia. Mi appisolo con la testa sul suo seno e mi sembra di aver trovato il mio posto nel mondo.

Ed ora sono in ufficio. A controllare quello che è successo in mia assenza. Il lavoro accumulato.
- Signor Cullen, il signor Whites ha annullato il pranzo di oggi. E’ dovuto ripartire con urgenza. Annullo la prenotazione al ristorante? – e penso che sono stato fortunato ad aver risolto il problema del contratto ieri!
- Va bene –
Rimango tutto il giorno in ufficio e solo in serata mi raggiunge James per una consulenza legale che gli ho chiesto.
Sta per andare via quando si ferma sulla porta.
- Edward,  se hai bisogno di parlare, di qualsiasi cosa, io ci sono – lo guardo e faccio finta di nulla.
- va bene – indifferenza è l’arma che utilizzo.
- Anche di Bella, non è che andrò a riferirle le confidenze – adesso lo guardo e sospiro.
- Non ho nulla da dirti. Fra noi non c’è nulla. Avete tutti frainteso la nostra amicizia – mi guarda e forse vedo delusione nei suoi occhi.
- Va bene. ci sentiamo – e se ne va.
Ed è ora che anche io rientri a casa. È ora di cena e sono veramente stanco. In ascensore chiamo Bella per sapere che intenzioni ha per la cena.
- Ciao –
- Ciao –
- Sto rientrando a casa. Ti va di ordinare una pizza? – la sento esitare nel rispondere.
- Sono fuori con le ragazze. Mi spiace – sospiro.
- Sarà per un’altra volta –

E mentre sono nell’atrio del mio palazzo c’è Megan che mi ferma e mi invita ad andare a bere qualcosa. Non ho voglia di stare a casa solo. Ho voglia di Bella.
- Va bene –
- Wow! Finalmente hai accettato. Sono mesi che ti invito – lei è maliziosa ma per me è solo una birra.
- Megan è una serata fra colleghi niente più – mi guarda furbetta facendo finta di non capire.
- Andiamo al nuovo pub che hanno inaugurato vicino a Central park –
Fatichiamo  a trovare un tavolo libero. C’è veramente molta gente.
- Allora che prendi? – le chiedo cercando di essere gentile.
- Un mojito – e ne ordino due.
Parliamo. Anche se è una mia dipendente da almeno un paio d’anni non la conosco per niente. Ridiamo e scherziamo. Mi sforzo di stare in compagnia.  Finchè, un’ora dopo, non veniamo interrotti.
- Edward! – è Alec che si avvicina al nostro tavolo.
- Ehi, anche tu qui? – mi guarda perplesso.
- Si, siamo in gruppo – allungo lo sguardo al tavolo che mi indica e noto la presenza di alcuni amici, tra cui Bella. E mi sento immediatamente in colpa per essere li con Megan. Lei non si accorge di niente e continua a bere dal suo bicchiere.
- Le ragazze erano qui e le abbiamo raggiunte. Jerry voleva vedere Kate – non so che dire o fare. Continuo a fissare il tavolo fino a che Bella non si accorge di me. E quando nota Megan cambia espressione. È delusione quella che vedo sul suo viso. Ma non dice nulla, né si avvicina. Mi sento una merda.
- Va bene, ci sentiamo nei prossimi giorni. Vado a prendere da bere – e Alec sparisce.
- Quella non è la tua ragazza? – Megan mi indica Bella.
- Non è la mia ragazza. Storia complicata – sembra soddisfatta della risposta.

Rimaniamo ancora li per un altro po’. Osservo Bella e spero che si allontani dal gruppo per poterle parlare in privato. Ma nulla la fa smuovere. Solo quando si alzano tutti, capisco che stanno andando via.
Ed è oramai fuori  mi manda un sms

Ti lascio casa libera, dormo dalle ragazze

Pov Bella
Sono nella mia nuova camera e ho tanta voglia di piangere. Tutti  si sono accorti del mio cambio di umore ma, fortunatamente, nessuno mi ha detto o chiesto nulla.
Chiamo Pierre e mi sciolgo. Mi lascia piangere per dieci minuti abbondanti.
Poi, passa a raccontarmi quello che sta combinando Matteo all’università. Mi racconta dei miei. Dei soliti bisticci tra i miei e in questo modo mi riporta alla mia realtà. Quando mi sento meglio parliamo seriamente.
- Pierre penso che questo viaggio in America mi abbia portato solo male. Tu che ne pensi? –
- Io nulla Bella. Non è la mia vita e non posso giudicare per te. Tu perché hai questa idea? –
- Sono qui da 6 mesi e cosa ho fatto per l’università che non avrei fatto anche a Parma? –
- Dimmelo tu –
- Niente, Pierre. Lo stage lo inizierò a settembre. Gli esami li sto finendo in questi giorni. Ma nulla di diverso dall’Italia. –
- Perché non parli della vita privata? –
- Perché non ne ho Pierre. Sono solo andata a letto con Edward. E oltre questo non c’è stato nulla –
- Eppure tra di voi ho visto affinità e complicità –
- Hai visto quello che lui ti ha voluto far vedere. Dobbiamo tenere un profilo basso. Questo mi ha detto. E considerato che era in un pub con un’altra, intendeva che a casa gli vado bene. Fuori no –
- Bella perché non provi a staccarti per un po’. Non vuoi tornare in Italia. Ma trasferisciti da Vic e Kate. Anche nel caso di una storia tra di voi, sarebbe più giusto. Non si può iniziare una relazione con una convivenza. È come una persona che ha appena imparato a camminare e decide di fare la maratona di new York! – ci penso e credo abbia ragione.
- Domani ho l’ultimo esame e poi farò il trasloco –

E l’indomani alle 8.00 sono già a casa di Edward. Spero di non svegliarlo, ma lo trovo in cucina a fare colazione. Non ha un bell’aspetto.
- Ciao! – lo saluto e sobbalza sulla sedia. Si volta e mi fissa.
- Ciao, non pensavo di vederti così presto. Ti avrei aspettata per colazione –
- Ho l’esame stamane. E devo cambiarmi e correre all’università. – e mi reco in camera mia. Edward mi raggiunge immediatamente.
- Bella possiamo parlare un attimo? – lo guardo e non ne ho proprio voglia prima dell’esame.
- Edward, possiamo rimandare? – ma non ne ha proprio intenzione.
- Megan, era solo un’uscita con una collega. Nulla di più –
- Non mi devi nessuna spiegazione.  Me lo avevi detto all’inizio: nessun impegno -
- Bella non è proprio così. -
- Edward oggi, dopo l’esame, verrò a prendere le mie cose. Mi trasferisco dalle ragazze – e mi guarda scioccato.
- Perché? –
- Perché non c’è motivo per cui resti qua. Non sono niente per te e non …. – non mi da il tempo di finire.
- Non dire stronzate Bella. Sai di essere molto importante per me –
- Ma vuoi che nessuno lo sappia! – e mi guarda sicuro
- Si, non sono pronto –
Sai, ieri sera kate è rimasta così meravigliata quando Jerry l’ha raggiunta al pub. Voleva vederla anche se per pochi minuti. Io invece ho visto la persona di cui sono innamorata con un’altra – e adesso non mi dice più niente. Esce e mi lascia sola in camera.

Non ho il tempo di riflettere su quello che ci siamo detti. Ho un esame che mi attende e non sono intenzionata a sbagliare anche li. E con Edward Cullen oramai ho chiuso.
Lo trovo vicino l'ingresso quando esco.
- mi fai sapere almeno com'è andata l'esame? - 
- no, Edward! Non chiamerò Alec o James per dirgli del mio esame. Perchè dovrei chiamare te? - lo guardo e sono dura.
- perchè pensavo che tra noi ci fosse qualcosa in più rispetto al rapporto che hai con loro - 
- si, con te sono venuta a letto. Con loro no - mi guarda esasperato
- se hai capito solo questo di noi, allora va - e accetto il suo consiglio perchè non ho proprio voglia di ribadire l'ovvio.
- Bella stasera parleremo - sembra una minaccia. Ed io comincio a perdere la pazienza ...
- Edward dopo l'esame verrò a prendere le mie cose e stasera sarò con le mie amiche. Cosa non ti è chiaro? - 
- Non stai parlando seriamente ... - mi guarda quasi spaventato. Ma non ne posso proprio più di Edward Cullen.
- Ho un esame e non voglio fallire anche li. Ciao Edward - e lo lascio solo. 
 
 
 

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Capitolo 27
*** Mantenere un profilo basso ***



Pov Bella


Manca solo da tre giorni eppure mi manca un casino!
Non ho avuto tempo di pensarlo perché in questo breve lasso di tempo ho anche superato un esame. Ci siamo sentiti spessissimo con sms, whatsapp e telefono, eppure la sua lontananza l’ho avvertita.

Sono stata spesso fuori casa con le ragazze.  Elisabeth ci ha mostrato l’appartamento di cui ci aveva parlato. Abbiamo scoperto che è di sua proprietà ed è fantastico.  A due soli isolati da casa di Edward. Non vuole l’affitto. Dopo un lungo tergiversare abbiamo ceduto. E già domani le ragazze si trasferiranno li, mentre io aspetterò la settimana entrante.

Con James ho anche organizzato il compleanno di Edward. Sarà una piccola sorpresa per lui. Ci saranno poche persone, solo i suoi più cari amici e le ragazze che ci tengono a ringraziarlo per quello che ha fatto per loro.

Flashback
Oggi non ho lezioni e decido di andare a trovare James in ufficio. Quando entro nel palazzo noto con curiosità che sono in diversi a salutarmi. Chissà chi pensano che sia! E James lo trovo con Venice, tranquillo a chiacchierare nella sala relax mentre bevono un caffè.
- Certo se Edward fosse qui non lo fareste mai – alle mie parole saltano entrambi e James si butta anche il caffè sulla camicia.
- Certo che è vero quello che dice tuo fratello. Come rompi tu non lo fa nessuno! – e rido mentre loro si riprendono.
- Ciao Venice, ma come fai a sopportarlo! Ti dovrebbero dare un aumento di stipendio solo per sopportare quest’uomo e per il capo che ti ritrovi! – Venice arrossisce. Mentre un paio di ragazze ci guardano curiose.
- Ciao Bella. Come mai da queste parti? Lo sai, vero, che il Signor Cullen  non c’è in ufficio!-
- Venice lo sa meglio di chiunque altro, non ti preoccupare! – è James a precisarlo e vorrei sprofondare per la vergogna perché le ragazze che prima ci guardavano curiose si sono fermate ad attendere Venice.
- Si, dovevo conferire un attimo con l’avvocato da strapazzo qui presente! Sempre che non disturbi!–
- Guarda per questa volta ti ricevo. Ma la prossima prendi prima un appuntamento perché sono molto impegnato! – ride ma adesso gli faccio vedere io.
- Si, lo riferirò al capo come sei impegnato. E gli racconto anche che gli distrai l’assistente! –
- Streghetta andiamo in ufficio e dimmi che volevi –  e saluto Venice mentre il mio amico mi trascina via. Appena entriamo osservo il suo ufficio.
- È bello qui. Ma non è paragonabile a quello di Edward! – mi guarda seriamente.
- È sempre il capo. Solo tu, un giorno, avrai un ufficio paragonabile al suo – lo guardo senza credergli.
- Un giorno l’ho visto in giro con l’architetto che ogni tanto rinnova gli ambienti. Gli stava dicendo che il suo ufficio gli sembra troppo immenso. Sono solo 150 metri quadri! Comunque gli stava dicendo di presentare un progetto per creare lo spazio per un altro ufficio. E gli ha anche precisato che non ha fretta. – adesso lo guardo e mi viene da ridere.
- Magari è per te! O per Thomas. –
- Bella che c’è tra voi? – domanda diretta che mi imbarazza. Ma decido di essere sincera come è nel mio stile.
- Non lo so, stiamo bene insieme. Ma lui ha una paura fottuta di impegnarsi. E, sinceramente, io a diciotto anni voglio tutto tranne che un impegno a lunga scadenza – attendo che mi dia il suo parere.
- Siete due coglioni! Tra voi c’è molto e vi state a raccontare le storie! Comunque arriverà il giorno in cui farete i conti con la realtà. – cerco di cambiare discorso e ci riesco.
- Fra meno di una settimana sarà  il compleanno di Edward. Volevo organizzare qualcosa. So che sono anni che non festeggia –
- Da quando lo conosco non ha mai festeggiato. Che vuoi organizzare? –
- Cena più svago per pochi intimi. Non penso che di punto in bianco sia pronto per una festa da duecento persone! –
- Va bene, scegli il luogo ed io porto gli amici. Una decina al massimo. Solo quelli a cui tiene veramente. Tu vuoi invitare qualcuno? –
- Le ragazze! Kate, Vic e Beverly. I cugini li invito? – sono indecisa e anche lui.
- Facciamolo per Thomas e Elisabeth. Loro vorrebbero che Edward trattasse con i parenti – e così organizziamo la festa

Fine flashback

E adesso sono in casa a studiare. Edward dovrebbe rientrare nella notte. Così mi ha detto nel pomeriggio, quando ci siamo sentiti l’ultima volta.

Sono sola. La mia sicurezza è fuori sul pianerottolo come da disposizioni avute da Edward. Darla l’ho congedata appena sono rientrata. Non le sto molto simpatica e non voglio costringerla a stare in mia presenza quando so che vorrebbe fare altro.

In compenso c’è Aroon che mi fa compagnia. Mi segue dappertutto. È un paio di giorni che lo vedo depresso e comincio a pensare che gli manchi Edward.
L’ho raccontato al mio principino e lui, da vero megalomane, ne è stato veramente felice. Eppure sono stata io a volerlo in casa ….
Aroon in questi giorni ha voluto dormire fuori dalla porta della camera di Edward e ieri sera l’ho anche fotografato per farlo vedere al suo padrone.  Non voleva crederci!

Sto ripassando per l’ennesima volta il concetto di integrale quando è proprio Aroon che mi distrae. Comincia ad abbaiare e corre verso la porta di ingresso.
- Aroon c’è Sam fuori. Smettila di fare casino! – ma non mi ascolta. È proprio come il padrone: testardo!
Poco dopo sento la porta aprirsi e Aroon abbaiare felice. Mi alzo per andare a riprenderlo.
- Sam scusalo. Forse voleva uscire – ma appena arrivo nell’ingresso trovo Edward che si sta togliendo la giacca. E non ci penso due volte prima di corrergli incontro e saltare su di lui. Che ha una vera prontezza di riflessi nel prendermi al volo altrimenti saremmo caduti entrambi.
- Sei tornato finalmente! – mi abbraccia. E adesso Aroon ringhia contro di me perché vuole per se le attenzioni di Edward.
- Ciao tesoro! Son contento di esservi mancato! – scendo dalle sue braccia rossa come un peperone quando mi accorgo che in casa con lui sono entrati anche Nick e Marcus e che fanno finta di nulla.
- Ehm! Salve. – mi salutano educatamente.
- Signor Cullen le porto le valige in camera – Marcus è sempre efficiente.
- Ok. Dopo potete andare – e nel frattempo sta coccolando Aroon che finalmente è felice.

Me ne sto andando in soggiorno quando mi ferma per un braccio. Attende che i suoi uomini siano usciti e poi mi bacia. Mi maniera dolce, unica, coinvolgente. E non posso non rispondere!
- Ben tornato a casa! – mi sorride e mi abbraccia.
- È il più bel rientro a casa di sempre! – rido anche io mentre lo abbraccio.
- Hai fame? – mi guarda e riflette.
- Abbastanza. Oggi non ho neanche pranzato. Ma ho bisogno anche di una doccia! –
- Va bene, fai la doccia e nel frattempo cucino! – e ognuno si dirige nella sua zona. Mi fermo ad osservare Aroon. Edward ha il mio stesso pensiero perché anche lui si ferma e sorride.
- Aroon io vado in camera. Bella in cucina. Tu che vuoi fare? – lo vediamo voltare la testa da entrambi i lati. Poi corre verso la camera!
- Venduto di un cane! – e ridiamo entrambi.

Preparo ad Edward una cena squisita. Tutte cose che so piacergli. Piccoli assaggi da gustare mentre si parla. E appena rientra in cucina non posso non ammirarlo con i capelli umidi e scompigliati, una tshirt semplice e una paio di pantaloni della tuta. Scalzo. E appena vede tutti quei piatti diversi sorride.
- Ti va di mangiare sul divano? – è lui che lo propone. E mi piace l’idea. Per cui entrambi facciamo un paio di viaggi fin in soggiorno con tutto il necessario per la nostra cena. E poi ci sediamo sul divano e cominciamo a mangiare imboccandoci reciprocamente.
- Allora l’esame superato? – sorrido.
- Con il massimo. Adesso mi devo togliere matematica. Ma gli integrali non mi calano proprio –
- Studiali bene, sono la base della statistica economica. E ti posso aiutare.  Mi sono sempre piaciuti! – rimango affascinata nel sentirlo parlare. Sempre così disponibile.
- E il tuo lavoro, com’è andato? – mi guarda pensieroso.
- Non come speravo. Pensavo di tornare a casa con un contratto in mano. Ma il cliente, prima di decidere, vuole pensarci bene. Sarà qui a New York a partire da domenica.  E questo mi rompe perché dovrò rimandare il weekend che avevo previsto per noi – mi guarda pensieroso mentre mi infila in bocca metà del suo arancino.
- Sarà per la prossima volta. Così domani aiuto le ragazze a traslocare –
- Allora avete trovato casa? – ride.
- Sarò sempre tua ospite. La casa è di tua madre! – ride.
- Ti posso chiedere una cortesia? – adesso sono io che lo imbocco. Poi gli riempio il bicchiere di un vino che ho trovato in cucina. Nel frattempo lo ascolto parlare.
- Aspetta prima di trasferirti. Se sarai ancora di questa idea, a settembre andrai  ad abitare con le ragazze – lo guardo.
- Perché? – sorride adesso e chiude gli occhi mentre poggia la testa sul divano.
- Perché mi piace vivere con te. Perché mi è piaciuta l’accoglienza di oggi. Perché mi piace cenare in questa maniera mentre ci raccontiamo la giornata. Perché mi piace l’idea di quello che faremo dopo nel letto – adesso torna a guardarmi. E penso che tutte queste cose piacciono anche a me. Mi piace l’idea di un Edward così familiare. Mi piace condividere gli spazi con lui. Quello che stiamo vivendo è molto più di una semplice storia ed entrambi ne siamo coscienti. Anche se lui non vuole ammetterlo.
- Va bene – lo dico a bassa voce arrossendo. E lo sento sorridere.
- Sei bellissima  e non ti imbarazzare che non stiamo facendo nulla di male – e mi attira su di se mentre comincia a baciarmi.
- Che dici se il dolce lo mangiamo più tardi? – e non ho il tempo neanche di acconsentire perché mi sta già portando in camera.
- Dove hai dormito in questi giorni ? – lo guardo mentre sono ancora avvinghiata con le gambe ai suoi fianchi. E le sue mani sono sui miei glutei per tenermi sollevata.
- In camera mia –
- E cosa dobbiamo fare per far diventare questa camera nostra? – mi guarda ironico. Ma c’è una spiegazione logica.
- Qui mi saresti mancato ancora di più. – e sorride mentre mi poggia sul letto e, dopo essersi spogliato rimanendo solo in boxer, gattona verso di me.
- E allora cerchiamo di costruirci ricordi belli qui dentro così da renderti piacevole rimanerci anche quando non ci sono – comincia a baciarmi sensuale.
- Hai intenzione di partire spesso? – parla mentre continua a baciarmi.
- Capiterà ancora e con una certa frequenza e, spero, che buona parte delle volte tu possa venire con me. – ed ora non c’è più tempo per parlare. Solo per prenderci cura l’uno dell’altra. E ci baciamo, ci amiamo. Ci coccoliamo e ci veneriamo.

Per la prima volta qualcuno prova il mio nettare e scopro che mi fa impazzire esattamente come quando entra in me. E penso che voglio contraccambiare. Ho voglia di sentire che sapore ha il mio uomo. Così, dopo essere venuti e accoccolati l’uno all’altra, mi posiziono fra le sue gambe che mi guarda curioso.
Non so da dove cominciare. Mi imbarazzo alla sola idea di chiedergli spiegazioni. E comincio a baciare il suo petto forte, scultoreo. Finchè non alzo la testa e i miei occhi non incontrano i suoi.
- Insegnami a darti piacere. Spiegami quello che ti piace – dapprima spalanca gli occhi. Forse, non crede alle sue orecchie. Poi spinto dai miei occhi che non accennano ad abbassarsi, capisce che non è uno scherzo e prende la mia mano e la porta sulla sua virilità. Mi guida.
- Devi prenderlo nella tua mano ed essere sicura. Cominciare un lento su e giù. Devi sentirlo crescere in te. Devi sentirlo pulsare – e la sua spiegazione mi eccita ancora di più.

Sento la necessità di assaporarlo. E comincio con dei lievi baci sulla punta. Lo sento sospirare. Forse non se lo aspettava.
- Leccalo. Fa finta che sia un lecca lecca per adesso – e lo faccio. Guida la mia testa e mi da il ritmo. E non chiedo di meglio. Quando sta per venire cerca di spostarmi. Ma è quello che voglio. E gli dico di rilassarsi. E quando lo fa lo sento il suo sapore e quasi mi vergogno a pensare che sia qualcosa di … sublime!

Quando si riprende mi abbraccia tirandomi a se.
- Sei eccezionale, Bella – e mi beo del suo abbraccio, del suo calore, della sua tranquillità! Rimaniamo a lungo abbracciati. Finchè non squilla il mio cellulare.  Osservo il display.
- È tua madre –
Rispondo a Elisabeth preoccupata che stia a casa sola. Edward ride. Poi decido di passargliela. E rimane parecchio a parlare con i suoi. Hanno un legame bellissimo. E sono contenta per loro perché ognuno può contare sugli altri. Per lasciargli un po’ di intimità mi alzo e vado a sistemare in soggiorno. Ma, ancora al telefono, mi raggiunge e mi riporta al letto. Di passaggio porta il dolce con noi!
- Ok mamma. Ci vediamo domani per pranzo – lo sento che sta chiudendo.
-Ok, Bella è qui vicino. Ma era scontato che la portassi con me – lo guardo senza capire e mi dice che siamo invitati a pranzo dai suoi per domani. Quando chiude mi guarda curioso.
- Ma Darla c’è ancora o l’hai fatta fuori durante la mia assenza? – ride il furbetto.
- Certo che c’è! –
- E allora pulirà lei domani –

E finiamo di passare la nostra serata a letto!

Pov Edward

Che bellissimo rientro a casa ieri. Non era mai successo. Neanche quando vivevo a casa dei miei ho avuto una accoglienza così calorosa. Sentire che le sono mancato mi ha riempito il cuore.
E poi c’è Aroon. Mi fa impazzire quel cane! Più sono severo con lui, dettandogli le regole da rispettare e più mi viene dietro. Bella lo vizia e lui le preferisce me!

La sento che si muove al mio fianco. Non ho dormito granché bene in questi giorni. Mi è mancata la mia miss perfettina!
- Mister Cullen ma non ti svegli troppo presto la mattina? – si struscia sul mio corpo risvegliandone, come se ce ne fosse bisogno!
- Ti ho dato fastidio? Sveglio anche te? – apre i suoi occhioni e mi fissa come un cucciolotto.
- No, assolutamente. Ma lavori così tanto che ho paura che non riposi a sufficienza – rido della sua preoccupazione.
- Sono contenta che mi trovi ilare! – fa quasi l’offesa e si allontana da me. Ma le nostre piccole scaramucce vengono interrotte da Aroon che piange. È fuori dalla porta della camera. Mi rifiuto di fare certe cose o dormire nudo con lui che mi guarda. E allora ieri sera ho spostato la sua cuccia nella vecchia camera di Bella.
- Vai ad aprire o graffierà la porta! -  e faccio quello che mi ha chiesto.
- Buongiorno Aroon. Dormito bene? – e abbaia felice.
- A cuccia – e si mette seduto ai miei piedi. È ora di parlargli seriamente. Lo accarezzo sulla testa per attirare la sua attenzione. E noto che muove la coda velocemente. È felice!
- Senti, piccolo raccoglitore di pulci. Adesso ti sistemi tranquillo perché noi vorremmo stare ancora a letto. Se vuoi andare a fare i tuoi bisognini vai alla porta di ingresso e adesso ti mando una delle guardie che ti porta di sotto – e mi guarda mettendo la testa storta. Poi si alza e va fuori.  Lo seguo finchè non lo vedo fermo davanti la porta di ingresso. Ritorno in camere e prendo il telefono.
- Nick, vicino la porta c’è Aroon che deve andare a fare i bisognini. Portatelo al parco – e chiudo.
Bella mi guarda sbalordita.
- Non ci posso credere. Riesci a farti sentire anche da lui  –
- Solo te non riesco a gestire! – mi riposiziono a letto.
- Che programmi hai per oggi? – la guardo seriamente. Voglio passare la giornata con lei.
- Nulla di che. Vorrei andare a vedere come procede il trasloco delle ragazze. E poi pranzo con i tuoi –
- A cena ritieniti impegnata. E anche il pomeriggio – mi guarda curiosa.

Pov Bella
 
​- Ti spiace se vengo con te? – me lo chiede in maniera così dolce che non posso proprio negarglielo!
 
Pochi minuti dopo siamo seduti in cucina a fare colazione. Darla, gentilmente, oggi ha deciso di sotterrare le ostilità e si comporta in maniera garbata con me.
 Abbiamo quasi finito colazione quando rientra Aroon correndo e abbaiando felice.
- Cavoli mi sembra di vederci fra qualche anno quando i nostri figli rientreranno dalla loro passeggiata al parco con la tata! – le parole di Edward mi sconvolgono! E forse sconvolgono anche lui. Lo vedo arrossire e abbassare la testa. Mi viene da ridere.
- Disse colui che non vuole un impegno fisso … - sorrido mentre mi alzo e vado in camera  a prepararmi. Non lo guardo in faccia e vado via appunto per non dargli la possibilità di replicare. Ma so che sta sorridendo.
 
Un’ora dopo siamo nella nuova casa delle ragazze. Vic e Kate invece di salutare me, si buttano fra le braccia di Edward!
- Ci sarei anche io! – ho il broncio e mentre le ragazze lo baciano per ringraziarlo di tutto quello che la sua famiglia sta facendo per loro, lui guarda me e ride.
- Non solo Aroon preferisce te,  ma adesso anche le mie amiche – ridono tutte.
- È il nostro eroe! Non ne potevamo più del dormitorio dell’università. Di tutte le regole, l’impossibilità di cucinarci quello che vogliamo! –
Arriva anche Beverly seguita da Jerry. Rimaniamo entrambi meravigliati dal trovarlo li.
Sia lui che Kate arrossiscono.  Mi allontano per vedere la camera che mi hanno lasciato.
- Quando ti trasferisci? – è Vic a chiedermelo e Edward alza subito la testa per sentire la mia risposta.
- Ancora decido. Forse dopo l’estate … - e lascio la frase in sospeso.

Vic, conoscendo i nostri intrallazzi, non ribatte. E ci lascia soli.
- Camera nostra è più bella! Non c’è neanche il bagno personale. – me lo dice sorridendo.
- Casa tua non è proprio paragonabile a questa. Per quanto sia bellissima, se la paragono a casa tua sembra una catapecchia! – sorride e mi abbraccia. E cominciamo a baciarci. Purtroppo veniamo interrotti da jerry che ci invita a pranzo.
- No, siamo ospiti dei miei genitori –
- Stasera avete da fare? Inauguriamo la casa! – e non possiamo tirarci dietro.

Il pranzo da Thomas e Elisabeth scorre piacevole.
Edward parla a lungo con il padre del suo viaggio di lavoro e chiede consigli sul modo di agire.
Gli spiega che il cliente sarà a New York dal giorno successivo e vuole concludere il contratto prima possibile.
- Domani sera verrà a cena da me. E voglio firmare già prima di cena – sembra determinato e Thomas lo guarda con orgoglio.
- Hai dato disposizioni a Darla? – è Elisabeth ad intervenire. Certamente, come moglie di Thomas, avrà organizzato decine di cene importanti.
- Si e verranno ad aiutare un paio di dipendenti del club. – e ritorna a parlare con suo padre.

Quando ci spostiamo nel soggiorno privato per il caffè prendo a parte Elisabeth e le racconto di quello che stiamo organizzando per il compleanno del figlio. E i suoi occhi si illuminano.
- Sono anni che non festeggia. – e mi prende sotto braccio per andarcene in giardino.
- Non so cosa ci sia tra di voi. Ma gli stai facendo del bene. Sta tornando il ragazzo solare di una volta! –
- Edward, solare? Ma se non fa altro che urlare ordini a destra e a manca! – scherzo con lei perché so di poterlo fare.
- È il ruolo che glielo impone. E con questa disciplina che è riuscito ad arrivare così in alto! Ma quando sei nei paraggi tu cambia. Diviene un altro – mi fa piacere l’opinione che ha di me. E sono sincera anche io.
- Tuo figlio mi piace tanto! E sto bene in sua compagnia. Non so descriverti cosa ci sia tra di noi, ma entrambi siamo d’accordo sul vivere alla giornata. – quando mi guarda fisso mi sembra di sentirmi addosso gli occhi di Edward. Sono così simili!
- L’importante è che non vi facciate del male! E, se vuoi un mio parere, insieme siete bellissimi! – arrossisco all’affermazione di Elisabeth. Ma non ho il tempo di rispondere che è proprio Edward che ci viene a chiamare.
- Il caffè è pronto – ci guarda entrambe. Sicuramente ha visto il mio rossore. Ma non mi chiede nulla, si limita a mettersi in mezzo fra di noi ed abbracciare entrambe.
 
Le domande le rimanda a quando siamo in macchina.
- Dove stiamo andando? – sono curiosa di sapere cosa prevede il nostro pomeriggio.
- Volevo fare un giro per negozi. Ti va? – mi abbraccia mentre me lo chiede. E annuisco semplicemente.
- Che ti stava dicendo mia madre quando sono arrivato? Ti ho vista in imbarazzo –
- Che siamo belli insieme – lo sento ridere.
- Lo penso pure io! – lo guardo senza parole. E capisco che è meglio cambiare discorso perché è imbarazzato.

Rimango a pensare che il suo comportamento, però, mi manda in confusione. Perché io sono quasi sicura dei miei sentimenti per lui. Ma non ho la minima idea di cosa senta Edward per me.
- Signore siamo arrivati – siamo entrambi distratti dai nostri pensieri da non esserci accorti che la macchina è ferma. Usciamo e abbracciati cominciamo a vagare per le vie più in di New york. Ci sono negozi da far uscire gli occhi da fuori.
- Ora che ci penso ancora ti restituisco la carta di credito – effettivamente la porto con me ma non mi sono più permessa di utilizzarla.
- Non te l’ho richiesta – entriamo in un negozio per uomo dove, evidentemente, eravamo attesi.
- Cullen – è il solo dato che fornisce all’addetta alla vendita. La quale ci accompagna subito in un salottino privato. Ci offre caffè e bibite e ci lascia soli in attesa di un personal shopper.
- Cavoli. È figo fare shopping con te! – e appena arriva il personal shopper questi si mette subito a disposizione di Edward. Facendogli vedere tutte le novità dei marchi più famosi. E mi piace fornirgli pareri su quello che dovrebbe acquistare. Solo alla fine faccio caso che ha acquistato solo ciò che ho scelto io! Usciamo dal negozio due ore dopo. I pacchi ci verranno consegnati direttamente a casa! wow!
- Hai finito o vuoi svaligiare altri negozi? –
- No, siamo attesi da un’altra parte. – e continuiamo a camminare.

Il negozio dove entriamo è prettamente femminile. Anche qui, dopo aver fornito il nome, veniamo accompagnati in un salottino privato e fatti accomodare.
- Adesso scelgo io qualcosa per te – e si mette comodo mentre l’assistente entra con diversi stand al suo seguito e vestiti meravigliosi appesi.
- Innanzitutto vediamo qualcosa per domani sera – è un ordine quello di Edward. Ma rimango perplessa per la sua frase.
- Che devo fare domani sera? – lo guardo e sembra che non ci capiamo.
- È da ieri che te lo dico: la cena con il mio cliente – e lo fisso.
- Pensavo che non mi volessi tra i piedi! Avevo deciso di rimanere a dormire da Vic e Kate – si alza e mi viene incontro. Mi fa alzare la testa e mi guarda seriamente negli occhi.
- Domani sera ti voglio al mio fianco. Perché non sarà una cena facile. Voglio concludere il contratto in serata, perché se si trascina a lungo ne risentirò anche su un altro paio di contratti che voglio concludere in settimana. Ho bisogno del tuo appoggio – e poggia la sua fronte sulla mia.
- E quindi? –
- Quindi adesso compriamo un bellissimo abito. E domani ti comporti da perfetta padrona di casa con i nostri ospiti. E se per caso la signora Whites si intromette negli affari del marito distraendolo da me, la prendi e la conduci fuori in terrazza a fargli vedere che bellissimi fiori abbiamo! – sorrido
- Mi stai prendendo in giro? –
- Assolutamente – ma la nostra conversazione viene interrotta dall’assistente che entra con decine di vestiti da farmi provare.

E finito lo shopping andiamo direttamente a trovare i nostri amici.

Troviamo già presenti anche James e Alec.
E mi fanno ridere anche Vic e Beverly.
- Edward, devo dirti una cosa – e lo attira a parte, trascinando anche me. Lo guarda seria e quasi ci preoccupiamo.
- Mi hai trovato un lavoro, tua madre una casa, adesso devi andare fino in fondo! – ci guardiamo in faccia senza capire.
- Mi devi trovare un ragazzo! – i nostri visi si rilassano. E scoppiamo a ridere quando sentiamo le caratteristiche.
- Bello, intelligente, simpatico, gentile, che piaccia alle mie amiche … -
- Anche per meeeeeeee!!! – si avvicina Beverly.
- L’ideale sarebbe un tuo clone! Oppure se tu avessi fratelli sarebbe meglio. Sappiamo che sei occupato! E se non conoscessimo la  tizia ci proveremmo con te! – arrossisco come un peperone. Ma è Edward che mi fa rimanere male.
- Chi ti dice che sono impegnato! – forse, si rende conto troppo tardi di quello che ha detto perché mi guarda subito e cerca di riprendersi.
- C’è una tizia che mi piace effettivamente … - ma il danno è fatto.
- Chi vuole altra pizza? – Kate, accortasi di tutto, mi trascina in cucina. Ma fortunatamente non mi chiede nulla.

Quando ritorno in soggiorno è Alec a scherzare con me anche se sento gli occhi di Edward fissi su di me.
- Domani mattina andiamo a correre insieme? – lo guardo curiosa.
- Come mai questa voglia di fare sport? –
- Voglio parlare un po’ con te. E sapere le ultime novità –

È tardi quando andiamo via. E tra noi l’atmosfera è cambiata. In ascensore nessuno dei due parla. E solo in macchina sbotta:
- Bella mi è uscito. Non sono abituato ad avere relazioni ufficiali –
- Ma noi non siamo ufficiali. Nessuno sa niente –
- Lo so. Ed è meglio continuare con un profilo basso –

Ci rimango ancora più male per la richiesta di Edward. Non vuole far sapere a chi ci conosce la nostra relazione. E comincio a riflettere che potrei veramente farmi molto male.
 

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Capitolo 28
*** Buon compleanno, Edward ***


 
Nuovo aggiornamento della giornata.
Come ho già anticipato in una recensione
in questi giorni cercherò di postare due
capitoli al giorno perchè voglio concludere la
storia prima di Natale.
Baci e non odiatemi troppo alla fine del capitolo ...
Pov Bella
 
Sono tre giorni che non vedo Edward. Mi sono trasferita a casa delle ragazze e mi trovo benissimo. Fanno di tutto per non farmi pensare a lui. Non mi lasciano mai sola. E anche alla sera sono rimasti con me. Ma il cuore è rimasto a casa di Edward …

Ho deciso di tornare per qualche tempo in Italia. E ho invitato le ragazze  a visitare il mio paese. In poche ore la  cosa è degenerata perché durante il periodo di ferie ci raggiungeranno anche Alec, James e Jerry. E non ho ben capito perché ma verrà anche Jacob con il quale in questi giorni, pur non vedendoci, ho chattato spesso. Ho già comunicato la notizia ai miei familiari e ne sono felici! Matteo e Pierre stanno programmando una piccola vacanza in Francia con James e Alec e tutti noi altri ci stiamo aggregando. Insomma, si prospetta un mese frizzante!

Paradossalmente ho organizzato il compleanno di Edward! Cena in un locale dove si potrà anche ballare. Alec mi ha prima strillato per quello che stavo facendo, poi ha cominciato a riderci su! E ha trascinato nell’ilarità anche gli altri.
Perché è abbastanza ridicolo: mi sono dannata per organizzare il compleanno del tizio di cui sono innamorata ma che di me non ne vuole proprio sapere. Hanno ragione a ridere i miei amici!
Non so se andrò alla festa stasera. Vederlo con altre mi darebbe parecchio fastidio!

L’ho sentito spesso per sms in questi giorni perché continua ad informarsi di me. Di come stia, di quello che faccio. Ed ha preso l'abitudine di raccontarmi su whatsapp la sua giornata e i suoi momenti particolari. Secondo le ragazze devo smetterla di stare sempre con il telefono in mano in attesa di un suo segnale! Ed, infatti, lentamente sto rispondendo sempre meno ai suoi sms ed in maniera sempre più distaccata. Paradossalmente, lui ha incrementato l'invio di sms, in particolare quando non rispondo.

E adesso è ora che mi alzi dal letto. Non che abbia particolare impegni ma non mi piace poltrire.
Rimango particolarmente sorpresa dal trovare in cucina Jerry e Kate vicini a fare colazione. Sono una bella coppia.
- Buongiorno, posso fare colazione o disturbo? – mi sorridono.
- Scema, lo sai che non disturbi! –
- Si ma quest’aria felice che c’è qui in giro da quasi fastidio! O forse sono io a far scoppiare la vostra bolla di felicità! – sorrido mentre li prendo in giro.
- È vero. Siete da cariare i denti! – fortuna che Beverly mi da ragione.
- Va bene, ragazze, vado! Kate ti passo a prendere per le 20.00. Ragazze venite pure voi con noi! – e la bacia prima di lasciarla a noi.
- Lo sai che devi raccontarci un po’ di cose? – la prendiamo in giro.
- Ma la privacy non esiste? – ci prova a negarsi.
- Kate, attualmente sei l’unica con una vita sentimentale decente. Devi renderci partecipe! – e ridiamo e scherziamo.

Passiamo il momento della colazione a scherzare. Poi, loro scappano. Hanno gli ultimi esami in questi giorni. E rimango sola in casa.

Devo chiamare Edward per gli auguri di compleanno. Sicuramente è già in ufficio. Il telefono squilla e risponde veloce.
- Pronto? – è abbastanza duro e sento delle voci in sottofondo. Probabilmente è in riunione.
- Ciao Edward. Disturbo? –
- Ti richiamo più tardi – e mi chiude il telefono. Ci rimango un po’ male. Anche se è al lavoro, c’è modo e modo di trattare le persone.

Decido di andare a trovare Thomas e Elisabeth. E, fortunatamente, sono in casa. Passo una mattinata piacevole. Mi raccontano che aspettavano Edward per pranzo ma ha avuto delle grane in ufficio ed ha annullato il pranzo con loro.  Chiacchieriamo di tante cose, mi faccio consigliare da Thomas sul mio piano di studi. E, alla fine, decido di rimanere a pranzo da loro. Mi rendo conto solo nel primo pomeriggio, quando mi arriva un sms di Edward, che non l’ho pensato per niente.

Sono a spasso per New York. Sto cercando un regalo per lui. Perché non ho la minima idea di cosa prendergli. Inizialmente avevo pensato di far incorniciare una nostro foto insieme. Perché è proprio bella.  Siamo noi che scherziamo e mi piace perchè Edward sembra proprio spensierato. Ma adesso non so più se è il caso e l’ho fatta incorniciare per me.

Scusa per stamane, ma ero in riunione.     Certo, dopo sei ore si ricorda di me!
Volevo semplicemente farti gli auguri di compleanno. Nulla di che. Ciao e buon lavoro.
Grazie, piccola. Sono i migliori ricevuti in giornata. Spero di riuscire a vederti entro la giornata!

Non gli rispondo volutamente. Continuo la mia ricerca del regalo. Giro interi negozi, ma niente. E alla fine opto per il regalo più classico di sempre: una cravatta! Ne ho in mano due fra cui scegliere quando una voce mi distrae.
- L’italiana più bella di New York! – mi giro e trovo Mark che mi sorride.
- Ehi, che ci fai qui? – mi avvicino per salutarlo. Sono veramente felice di vederlo.
- Passavo qui davanti e ti ho visto dalla vetrina. Come stai? – mi sorride dolcemente.
- Benissimo. Ma non dovevi tornare a settembre? –
- Cambio di programma! La mia banca mi ha spostato da subito. Ne hai ancora per molto qui? Ti va un caffè? – lo guardo e penso che sia una buona idea. Ho in mano ancora le mie due cravatte. Nulla di più scontato, ma non da adito a speranze da parte di nessuno dei due.
- Quale ti piacerebbe ricevere per il tuo compleanno? – mi scruta non capendo poi me ne indica una.
- Ok. Perfetto! – e vado a pagare chiedendo una confezione regalo.

Passo un’ora veramente gradevole in sua compagnia  e quando vado via perché è tardi …
- Hai da fare stasera? – e adesso che gli dico?
- Festa di compleanno. Il tizio per cui ho comprato la cravatta. Veramente è il compleanno di Edward  – gli dico la verità, ma lui non si perde d’animo.
- Va bene, e domani sera? – ci penso. Perché non uscire con lui? È simpatico, sto bene in sua compagnia. è bello!
- Libera – sorride contento.
- Ora non più! – e gli do l’indirizzo della mia abitazione. Con l’impegno di sentirci in giornata per concordare l’orario per vederci.

Abbiamo organizzato che saranno Alec e James a portare Edward al ristorante. E così avviene. Ci sono diverse persone che non conosco. Jerry mi dice che sono loro amici e me li presenta. Ci sono anche i suoi cugini. Ed un paio di ragazze. Noto Jacob impegnato con Beverly e sorrido. Capisco anche il motivo del perché verrà in Italia! A vederli da lontano stanno proprio bene insieme.
- Un’altra è sistemata? – mi rivolgo a Vic indicandole la nostra amica.
- Bella, trovi anche qualcuno per me? – mi guarda con occhi speranzosi. Scoppiamo a ridere e ci abbracciamo.
- E a me chi ci pensa? – sorridiamo ancora quando arriva Edward e si meraviglia della festa. Ne sembra contento. Come mi vede sembra illuminarsi in un bellissimo sorriso. E dopo aver salutato gli amici si avvicina a me.
- Ciao – e mi lascia un bacio sulla guancia.
- Ehi, auguri festeggiato – contraccambio il suo bacio.
- Scusa per oggi ma ero veramente impegnato – mi sorride e si accomoda al tavolo vicino a me.
- Non fa niente –

La cena va avanti per un po’. Sono tutti allegri e mi fa piacere vedere Edward contento. Ci sono anche un paio di ragazze, sue ex compagne di corso, che non fanno altro che attirare la sua attenzione. Come mio solito, faccio finta di niente. Metto la mia maschera felice e vado avanti anche se dentro il mio cuore fa un ulteriore crack.
E quando si inizia a ballare si allontana da me perché trascinato in pista dalle sue amiche.
Rimango a parlare con Alice e Rosalie. Quest’ultima felice di vedere l’atteggiamento di Edward nei miei confronti. Si allontana quasi subito e Alice ne approfitta per parlarmi.
- Non è cattiva. È fatta a modo suo –
- Solo che non mi sopporta. Ma non ti preoccupare. La cosa è reciproca – sorridiamo entrambe. Finché Jasper non la viene a reclamare per ballare.

Come va la cena?  È Mark che mi manda un sms per informarsi.

Per me noiosa, sono fra coppiette innamorate!  E mi sa che sono l’unica single !

Adesso vedo che anche Vic sta fraternizzando con un ragazzo. Edward sta ballando con la sua amica e io sono al bar.

Raggiungimi!         È l’sms di Mark. Cui segue l’indirizzo. E penso che non ci sia niente di male.

Avviso Vic che vado via, ma è troppo presa dall’amico per fare caso a me.
Per sicurezza avviso anche Alec che mi sembra più sveglio della mia amica. Ci rimane male ma gli dico che non mi sento in vena di festeggiare. E gli indico Edward che balla allegro con le ragazze.

E mezz’ora dopo sono a casa di Mark.
- Ehi! Non pensavo venissi – mi guarda veramente sorpreso e quasi mi sento di disturbarlo.
- Sinceramente, non pensavo di venire! – è in pigiama.

Mi fa accomodare sul divano e mi offre da bere.
- Sicuramente non avrai fame! Però una birra ti va, vero? –
- Non potrei berla! –
- Siamo europei, noi! Gli americani non capiscono niente. Vietano gli alcolici ai minori di 21 anni ed hanno il più alto tasso di alcolizzati tra i minorenni! – ridiamo e rimaniamo a scherzare.

Mi diverto veramente con lui. Parliamo di tutto. Gli racconto anche di Edward. Che ero alla sua festa e di quello che c’è stato.
- Non ha capito quello che si sta perdendo! – sono le due passate quando vado via. Insiste per accompagnarmi.
- Che farai per le vacanze? – ci penso.
- Non lo so, mio fratello vorrebbe portarmi con se in Francia. Un viaggio on the road. Però vorrei invitare le mie coinquiline in Italia. Ho le idee confuse ancora! E tu che farai? –
- Torno in Germania. Devo finire di prendere le mie cose. Sono partito velocemente e non tutto quello che mi serve l’ho portato con me. Però Monaco non è molto lontana di Rimini. …  –  e lascia la frase in sospeso.

Sono le due passate quando vado via. Insiste per riaccompagnarmi ma declino l’offerta. È già in pigiama e mi dispiacerebbe farlo uscire. Allora mi accompagna fin sotto il portone e si assicura che riesca a prendere un taxi.
A casa non c’è nessuna quando rientro. Sicuramente staranno ancora festeggiando.

Pov Edward

Sono anni che non festeggio e mi sto divertendo tantissimo. Pensavo di passare un altro compleanno da solo ed invece i miei amici fratelli sono stati grandi. Ci sono persone che non rivedevo da parecchio e ne approfitto per scambiare quattro chiacchiere con loro.

E c’è Bella, stupenda come al solito. Spero solo di poter tornare a casa con lei e rimanere un po’ in intimità. Ci accomodiamo vicino e le chiedo degli esami. So già che sono andati bene. Ma mi fa piacere chiacchierare con lei.

E dopo anni mi butto anche nella mischia a ballare con le mie ex compagne di università. Sto attento a che non allunghino troppo le mani perché non voglio che Bella sia gelosa.

Quando arriva la torta mi guardo intorno per cercarla, ma sembra sparita. Mi avvicino a Alec e James per sapere che fine abbia fatto.
- Ragazzi, grazie per la festa! – mi guardano senza sorridere.
- Non devi ringraziare noi. Il nostro compito era solo di portarti qui! –
- E chi ha organizzato? Mia madre? – sicuramente è stata lei e la sua mania di farmi festeggiare. Ogni anno ci ha provato.
- No, Bella. Ogni particolare, anche la torta. Che dice sia la tua preferita. Ha passato giorni ad organizzare questa festa – rimango di sasso.
- Dov’è che non la trovo? – continuo a non vederla.
- È andata via dopo la cena – ci rimango veramente male. E la voglia di festeggiare passa. Lei che continua a pensare a me! Ed io faccio finta di nulla.
- Forse si stava annoiando in mezzo a tutte queste coppie felici … - guardo James e il rimprovero è insito nelle sue parole.

Alcuni amici mi chiamano per il taglio della torta e senza entusiasmo torno da loro. Oramai ho perso qualsiasi interesse per la festa. Rimango ancora un po’, poi con una scusa vado via.

Passo la notte in bianco. Non so cosa voglio dalla vita, non so cosa voglio fare da grande. Certamente non doveva andare così.

Sabato mattina porto Aroon a Central park e rimango meravigliato quando trovo Bella distesa sull’erba a leggere.
Come la vede, Aroon corre da lei. E non c’è verso di fermarlo. La vedo spalancare gli occhi quando Aroon la raggiunge e sorridere felice. Lo abbraccia egli fa le coccole e lui abbaia felice. Quanto mi piacerebbe essere al posto di Aroon!!!
- Ciao! – mi vede e sorride.
- Ciao Edward – mi accomodo sull’erba vicino a lei e osservo il libro che ha sulle gambe. Il titolo è italiano e non lo conosco.
- Grazie per la festa. Mi hanno detto che l’hai organizzata tu – sorride imbarazzata.
- Mi hanno aiutato – la conversazione stenta a decollare tra di noi.
- Sei scappata ieri sera, altrimenti ti avrei già ringraziato –
- Già – non so cosa dirle.
- Posso invitarti a cena questa sera? – la guardo e spero che accetti.
- Ho già un impegno questa sera. Mi spiace – la guardo per capire se mi sta mentendo. Ma è tranquilla e capisco che è la verità. Cerco di indagare.
- Altra uscita di gruppo? – mi guarda e ride. Ha capito benissimo che voglio sapere il suo impegno.
- No,  Edward! Ti ricordi Mark? È a New York e mi ha invitato a cena –
- Ah! – ricordo benissimo Mark. Ricordo come la guardava e quanti sms le ha mandato i primi giorni che è andato via. E la cosa non mi piace per niente. Mi chiedo se esca con lui perché è interessata oppure per ripicca alle ragazze che mi circondano.
- E noi quando ci vediamo? – la  guardo fissa negli occhi.
- Ci siamo visti ieri sera. Ci stiamo vedendo adesso – mentre parla sposta l’attenzione su Aroon che si bea della sue coccole.
- Ieri sera ci siamo a malapena parlati –
- Non per colpa mia, Edward. E non ero io impegnata a darmi da fare con altre persone – la guardo e mi fa incavolare.
- Bella non ho fatto nulla con nessuna delle due, ieri sera – la guardo seriamente
- Non mi interessa Edward. Sei libero di fare quello che vuoi. Ricordi? Nessun impegno fisso –
- Perché andiamo sempre a sbattere li? –
- Perché sei sleale con me. Esci, ti diverti con altre. Quando siamo in mezzo alla gente fai finta che siamo a malapena amici e poi mi chiedi quando ci vediamo? Sembra quasi che me lo stai chiedendo perché sai che ci sono altre persone interessate ad uscire con me! – ed effettivamente è così. Non voglio che esca con Mark perché potrebbe capire che è migliore di me. Potrebbe capire che non vale la pena perdere tempo con me. E non riesco a dirle nulla, perché ha ragione.
- Edward, devo andare. Mi aspettano per pranzo – e saluta affettuosamente Aroon che devo trattenere perché altrimenti le andrebbe dietro e lascia un bacio sulla mia guancia.
 
Rimango un altro paio d’ore al parco a riflettere. Aroon si  accuccia accanto a me e poggia il suo muso sulle mie gambe. Sembra triste. 
Evidentemente devo avere la faccia preoccupata perché Nick si avvicina un paio di volte per chiedere se tutto va bene. E l’ennesima volta sbotto.
- No, questa sera Miss Swan uscirà con Mark Zurbrigghen. Voglio sapere tutto. Dove ha prenotato e cosa faranno. Non mi interessa cosa dovrai fare per saperlo. Ma voglio le informazioni entro le 18.00 – e mi alzo per tornare a casa.

Alle 18.00 in punto ho le informazioni che volevo. E invito Alec e James a cena con me. Non riesco a capire come ma la cena si trasforma in una rimpatriata fra amici perché si associano anche Jerry e Jacob.
- Ma che ristorante hai scelto? Sembra un ritrovo per coppiette – è James a dirlo. Effettivamente siamo l’unico tavolo di amici presenti in sala. Tutti gli altri sono sistemati per romantiche cene per due. Vuole fare colpo, Mark!
 
Ho pagato un consistente extra per far si che il tavolo di mister Zurbrigghen sia praticamente accanto al nostro. E quando i due entrano e vengono accompagnati dal cameriere, Bella sbianca.
- E voi che ci fate qui? – si rivolge a tutti noi, ma lo sguardo è fisso su di me.
- Ehi! Cena fra amici – i ragazzi si guardano tra di loro. Probabilmente hanno capito le mie motivazioni. Mi alzo per salutare freddamente Mark e scambiare i classici convenevoli. Solo che nel frattempo abbraccio Bella e la stringo a me. Gli lancio il messaggio: è mia! E sento i miei amici ridere. Lei cerca di allontanarsi ma non glielo permetto.
Sono i miei amici che mi vengono incontro.
- Bella perché non facciamo aggiungere un paio di posti qui. Tanto siamo così vicini che in ogni caso sembrerà di cenare insieme – è Jerry a suggerirlo. E Bella, se potesse, lo ucciderebbe con uno sguardo. Ma lui fa finta di nulla.
- Non ti preoccupare. Tanto ceniamo veloci che abbiamo altri impegni dopo – è Mark a dirlo e mi fa innervosire.
- No, ceniamo tutti insieme. Chiamo il cameriere – stranamente anche Alec mi appoggia.

Pochi minuti dopo Bella è seduta tra me e Mark. Sento che si scusa per lui a causa della nostra invadenza. E Mark mi sembra abbastanza incavolato.
Bella gli dice qualche frase in tedesco e li vedo sorridere. Dire che mi sto mangiando il fegato è nulla. È bellissima, indossa un vestito molto corto che le sta d’incanto. E non riesco a toglierle gli occhi di dosso.
Diverse volte in serata, parlano in tedesco.

- Come hai fatto a sapere dove voleva portarmi ? – me lo chiede mentre Mark è distratto in una conversazione con i miei amici e, devo ammettere, che se non fosse per il fatto che vuole portarmi via Bella, è un tipo ok.
- È un puro caso. – mi guarda in cagnesco.
- Quindi se vado a chiedere al direttore di sala se hai chiesto di sistemare i nostri tavoli vicini, mi dirà che è una mia fantasia! – mi fissa negli occhi.
- Esatto – mento con la mia migliore faccia. Veniamo distratti da Jerry.
- Edward e tu che farai durante le ferie? – ci penso e non lo so proprio. Guardo Bella e vedo che sembra imbarazzata. È James a spiegarmi l’arcano.
- Noi raggiungeremo le ragazze in Italia – guardo Bella che mi chiarisce.
- La settimana prossima torno a casa - abbassa lo sguardo e mangiucchia la carne che ha nel piatto.
- Perché non me lo hai detto? – 
- Non pensavo ti interessasse – ci rimango male per la sua risposta.

Subito dopo il dolce Mark e Bella vanno via. E i miei amici me ne dicono di tutti i colori.
- Ci hai portato qui per controllare Bella? – è James a parlare per primo.
- Stai messo proprio male, amico! –
- Non la sto controllando. Ma quel tipo l’ha visto un paio di volte e già ci esce –
- È a posto, Edward e smetti di trovare scuse per vederla. E ti consiglierei di svegliarti perché non rimarrà libera a lungo, nel caso ancora lo fosse … –  guardo Jerry : magari Kate gli ha detto qualcosa di Bella e Mark e mi rabbuio.
- Domani sera siamo tutti a casa delle ragazze per una cena. Vieni anche tu! – è Jacob ad invitarmi e accetto volentieri.

Pov Bella

Che serata ieri sera! Sono più che sicura che Edward lo abbia fatto di proposito ad invitare i suoi amici nello stesso ristorante dove Mark aveva prenotato. Fortuna che lui ha reagito abbastanza bene. Ha capito la situazione e non me l’ha fatta pesare.
Appena finita la cena siamo andati via. Almeno una parte della serata l’abbiamo recuperata.

Sento le ragazze in cucina parlare. E mi alzo per unirmi a loro. Come mi vede Vic ride. Sanno tutto!
- Ridere delle mie disavventure non è bello! – è il buongiorno che do loro.
- Però devi ammettere che avere due uomini bellissimi che si battono per te è romantico – le guardo di sbieco.
- Uno è interessato, l’altro è solo incavolato che non sono più nel suo letto! – è kate a scoppiare a ridere.
- Edward è geloso marcio! – proprio in quel momento suonano alla porta. Ed è Beverly che va ad aprire.

Ritorna poco dopo con uno strano sorriso e Edward al suo seguito. Ha in mano un sacchetto da cui proviene un buon odorino.
- Buongiorno ragazze. Vi ho portato la colazione – lo guardo e penso che sia bellissimo. Indossa una semplice tshirt su dei bermuda e scarpe da tennis. Ma penso anche di essere incavolata per lui.
- Va bene, noi abbiamo università – è Kate a dirlo rivolta a Vic.
- Mentre io ho un impegno in confraternita – anche Beverly esce lasciandoci soli.
- Buongiorno – Edward mi si avvicina e mi blocca vicino al frigo. Si abbassa lentamente per baciarmi e non sono in grado di allontanarmi. Perché voglio e bramo quel bacio. Così dolce, così passionale. Esattamente come lui. Quando si allontana sorride sicuro di se.
- Divertita ieri sera? – sembra quasi mi prenda in giro.
- Abbastanza, la prima parte un po’ troppo affollata. Ma, abbiamo recuperato a casa – noto che ha perso il suo sorriso sicuro.
- L’hai invitato qui? Gli hai fatto conoscere le tue coinquiline? – ah! Vuol sapere se ero sola in casa.
- Siamo stati qui e le ragazze non c’erano. Ma già le conosceva, tranquillo! – gli passo una tazza di caffè e lo osservo.

Mi rendo conto che parlare con Edward è come giocare a scacchi. Occorre avere i nervi saldi e capire la mossa dell’avversario, alias dove vuole andare a parare. Ed Edward è un temibile avversario. Bravo e scaltro. Si guarda intorno e vede, poggiata sulla mensola alta della cucina, la foto che volevo regalargli. Si alza per prenderla.
- Molto bella. – e non dice nient’altro.
- Te la volevo regalare per il compleanno. Ma poi ho pensato che fosse troppo personale. – non lo guardo in faccia mentre glielo dico. Faccio finta di essere impegnata  a mangiare una brioche.
- Già, meglio una cravatta. Comunque, la posso prendere? – e mi fissa.
- Fa come vuoi – e vedo che la posa sul tavolo, vicino il suo telefonino.
- L’hai baciato? – domanda diretta. Questa non me l’aspettavo. Mi metto sulla difensiva.
- Dovrei dirtelo? Perché? – mi fissa e beve un altro goccio del suo caffè.
- Perché vorrei sapere cosa combina la mia ragazza? – lo guardo e forse ha parlato troppo.
- E da quando sarei la tua ragazza? – adesso sono proprio sorpresa. 
- Da quando è cominciata questa storia tra noi – mi fissa in attesa di risposta.
- Ah! La ragazza segreta. Perché in pubblico ne hai altre! –
- Non c’è nessuna con cui esco – lo guardo con il sopracciglio alzato.
- Bella ho solo ballato con due mie ex compagne di corso e sono uscito a bere un aperitivo con una mia dipendente  -
- Ed io non ho diritto di chiederti spiegazioni perché così mi hai detto. Non sei pronto per una storia seria quindi può capitare che esci con altre. Ed io lo devo accettare. Però vuoi spiegazioni su quello che faccio io! – adesso mi sto incavolando.
- Ci tengo a te! –
- Edward tu non tieni a me. Ti sei incavolato perché hai visto che qualcuno potrebbe portarti via il giocattolino del momento. E sinceramente è abbastanza pesante per me osservare questo tuo modo di fare. -
- Non sei un giocattolino e se pensi questo di te sei completamente fuori strada –

Rimaniamo in silenzio. Ognuno seduto al suo posto a fissare le tazze del caffè oramai vuote. Sono la prima ad interrompere il nostro silenzio.
- Edward non sei stupido e sai perfettamente i sentimenti che provo per te. Non mi vergogno a dirlo o dimostrarlo. Ti amo.  Ma non posso andare avanti così.   Sono uscita con Mark perché mi fa stare bene. Mi fa sentire al centro dei suoi pensieri. E, sinceramente, una possibilità gliela voglio dare – lo fisso per vedere la sua reazione.
- Lo so che mi ami. E non sono disposto a lasciarti andare. – mi guarda fisso e capisco che non scherza.
- Fra quattro giorni parto –
- Perché ho come l’impressione che non intendi tornare? –
- Perché da quando sono qui non me ne è andata una dritta. E sono stufa di combattere sempre per quello che desidero. E, malgrado tutto, non ottenerlo mai –
- Bella sono tuo. Non so dimostrarti i miei sentimenti. Ma ti posso assicurare che da quando è iniziata tra noi non c’è stata nessun'altra. Dammi il tempo di capirmi dentro – purtroppo le lacrime non riesco a fermarle.
- Non posso Edward. Perché sto male. Vederti con altre, anche semplicemente come amiche, mi logora dentro. E sinceramente non me lo merito proprio. Mi chiedi tempo. Quanto? Un mese? Un anno? Ed io che devo fare nel frattempo? – mi guarda e mi bacia. Mi asciuga le lacrime con le sue labbra.
- Promettimi solo che ritornerai da me – oramai si è alzato e mi ha preso tra le sue braccia.
Ma non gli rispondo. Perchè non so che farò. Lo abbraccio e lo bacio io questa volta.
 
 
 
 
 

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Capitolo 29
*** Ciao ***



Pov Edward

Pazzesco! Io che non ho fatto terapia neanche quando la mia famiglia è stata distrutta ed arriva una ragazzina dall’Italia e mi fa capire che forse è ora che riprenda in mano la mia vita. E’ successo la sera che Bella non ha più dormito a casa mia. Mi sono ritrovato improvvisamente sol e la prima persona che mi è venuta in mente è stato Pierre. E mi sono trovato così bene a parlare con lui che gli ho raccontato tutto quello che è successo con Bella. Certamente ne era già a conoscenza. Ma era la versione di Bella. Adesso conosce anche la mia!
- Ciao Pierre – è lui il mio terapista. Ho visto così tante volte Bella chiamarlo e rimanere a parlare con lui che anche io ho deciso di chiamarlo.
- Ehi Edward. Ti stavo pensando –  è sempre sincero Pierre.
- Perché? Cosa ho fatto? – lo sento ridere
- Non essere sempre sulla difensiva. Non hai fatto nulla. Poco fa ho saputo che Bella ha prenotato il biglietto aereo e mi chiedevo tu come stessi – ci penso. Come sto al pensiero che Bella rientri a casa sua?
- Allora. Da una parte sono contento per lei perché so che ne ha bisogno. Di rivedere tutti voi. Le mancate e, in particolare , il padre – ho scoperto in questi mesi il rapporto che esiste tra Charlie e la figlia. È bellissimo. E c’è una tale fiducia tra di loro che difficilmente si trova in giro.
- Si, Bella ha sempre avuto un legame forte con il padre. Mentre Matteo ha lo stesso legame con Renee. – ascolto la spiegazione di Pierre.
- Però è come se tra noi rimanesse qualcosa in sospeso. –
- Cosa c’è in sospeso Edward? – bella domanda! Tante cose: la nostra storia prima di tutto. Ma anche la nostra amicizia. Perché in lei ho trovato tutto. Una donna, una amante, un’amica. È la perfetta sintesi di donna ideale.
- Ha questa mania di non volermi rispondere quando le chiedo quando tornerà –
- Edward e se non volesse più tornare? – ci penso. Probabilmente è quello che pensa di fare.
- L’idea non mi piace. Non potrei farcela senza di lei –
- A fare cosa, Edward? La tua vita corre su binari sicuri da molti anni –
- La mia vita prima del ciclone Swan non mi piace più. E' piatta, scontata. Senza Emozioni. Mi piace quella che ho da vivere con lei. Mi piace pensare a lei, a quello che sta facendo. Mi piace pensare, a metà giornata, di organizzare una serata solo per noi. Sono emozioni che non ho mai provato. – sono sincero e non è facile esprimere ad alta voce i miei sentimenti. Perchè quando li penso sono ancora dentro di me e posso avere l'illusione che non siano veri. Ma quando li esprimo ad alta voce, quella è la realtà.
- Glielo hai detto? –  sa già la risposta. Ma vuole che gliela fornisco io.
- Non ci riesco – sono sincero.
- Va bene, lavoriamo su questo. –  lo sento sospirare mentre, forse, decide quale domanda farmi prima.

E parliamo tanto. E quando chiudo il telefono giro per casa e mi ritrovo solo. Aroon mi segue fedele. Che cane intelligente. Sono sicuro che Bella manca pure a lui, perché spesso lo trovo in quella che era la sua camera, sopra al suo letto.
- Ehi piccolo, andiamo a fare un giro? – e lo porto a spasso nel parco vicino casa.

Pov Bella

È la prima volta che passo il 4 luglio in America. E devo dire che gli americani festeggiano in ogni angolo del paese.
Le mie coinquiline sono tornate dalle loro famiglie. Passeranno il mese di luglio con loro e, poi, tra fine mese ed agosto verranno in Italia con il resto del gruppo.
Io partirò domani. E non vedo l’ora di poter abbracciare i miei familiari. Mi sono mancati veramente tanto. Mi manca il loro supporto e semplicemente il loro abbraccio.
Tra qualche minuto verrà Edward a prendermi per recarci a casa dei suoi genitori. Mi hanno spiegato che da un paio d’anni a questa parte per il 4 luglio invitano nella loro villa i dipendenti per festeggiare insieme il giorno dell’indipendenza.
Abbigliamento rigorosamente sportivo!
Quando suona al campanello della porta ho appena finito di calzare le mie Vans. Speriamo di non sembrare troppo ragazzina! Ma quando apro la porta e me lo trovo davanti  e come avere una paralisi. Come fa ad essere così bello anche con dei semplici bermuda e una tshirt?
- Ciao – e mi lascia un bacio sulla guancia.
- Ciao,  devi aspettare un attimo non sono ancora pronta – lo faccio accomodare in soggiorno.
- Tranquilla è presto. – si guarda intorno e vede le mie valige.
- Parti domani? – sembra triste. Dalla settimana scorsa che è stato qui in casa non ci siamo più visti. In compenso mi ha mandato decide di sms al giorno e mi ha chiamato spessissimo.
- Si, domattina. E, con il fuso orario, domani pomeriggio sarò sulla mia spiaggia! – sorrido al pensiero di ritornare alle mie abitudini tranquille. Nel frattempo sono pronta ad uscire. Ma Edward non accenna ad alzarsi. Anzi, mi trascina sul divano con lui.
- Non mi hai ancora risposto dall’altro giorno: tornerai? – ci penso bene e capisco che ancora lo so che farò nel prossimi mesi.
- Non lo so. Non ho idea di cosa farò la settimana prossima, figurati fra due mesi!  Devo riflettere bene su quello che mi ha dato New York fino adesso e se ne vale la pena stare qui da sola quando i miei cari sono lontani.- mi attira su di se e senza rendermene conto mi ritrovo a cavalcioni su di lui.
- Ci sono io qui con te. Non sei sola – e lo guardo. Oramai, le cose gliele dico dirette senza mandargliele a dire. Tanto sa come la penso.
- Non mi basta quello che ho da te. – e lo guardo mentre gli parlo.
- Bella ti verrò a prendere di persona se non torni con le tue gambe – sorrido dolcemente. È così sensuale, ma non capisco perché si ostini a voler mantenere le distanze.
- Vediamo di darti uno stimolo a tornare – e comincia a baciarmi in maniera sensuale. Mentre le sue mani fanno su e giù sul mio corpo. Con pochi gesti è riuscito a mandare in tilt il mio cervello e il mio corpo. Faccio fatica ad allontanarmi da lui, eppure devo farlo perché non voglio cedere al sesso con lui. Voglio oltre che il suo corpo.
- Forse è meglio andare – e sorridendo e sbuffando contemporaneamente si alza.

Alla villa dei suoi ci sono già molte persone. Come d’abitudine sono le ragazze a saltargli addosso. D'altronde è proprio bello, come dar loro torto.
- Vado a salutare i tuoi – mi allontano e non sento neanche la sua risposta. Mi guardo intorno e non conosco nessuno, sarà una lunga giornata.

Saluto con affetto Thomas e Elisabeth. Mi trascinano nello studio di lui e mi parlano a lungo. Mi dicono parole molto belle. Che mi considerano una figlia e che sono dispiaciuti di quello che è accaduto all’inizio. E ci rimango male perché non ho mai pensato che sia stato colpa loro. Mi pregano di rientrare a New York e di chiamarli per ogni esigenza. Mi fanno sentire veramente amata.

E poi mi avvicino al bar per prendere una bibita.
- Hai preso la terribile abitudine di scappare da me – è Edward che mi ha raggiunto al bar.
- Non volevo essere investita dalle tue fan – ride di cuore e mi prende per mano.
- Vieni che ti faccio conoscere il mio direttore generale. Mi sa che non l’hai mai visto – e mi presenta un uomo sulla sessantina.
- Fernando, ti presento Isabella Swan. Studia economia alla NYU e a settembre la vedrai spesso in ufficio. Sarà una delle nostre stagiste – gli porgo la mano e mi scruta.
- Buonasera miss Swan. Edward mi ha parlato spesso di lei e della sua brillante mente – arrossisco ed è in quel preciso momento che Edward ne approfitta per abbracciarmi ed avvicinarmi a lui. E lo lascio fare.
- Edward a volte esagera –  mi meraviglia, però, che parla di me quando non ci sono.
- Bé sulla sua bellezza ha solamente detto la verità – e divengo rossa come un peperone mentre guardo il mio principino. Che mi bacia davanti la gente. Che gli sta prendendo.

Fortunatamente arriva James a distogliere l’attenzione su di me e poco dopo lasciamo i due dipendenti di Edward a chiacchierare mentre noi ci allontaniamo in zona piscina. Si accomoda su un lettino  e mi attira a se.
- Già mi manchi –
- Non dire eresie. Tempo una settimana e sarò un lontano ricordo.  – e questa idea mi fa stare male.
- Bella ti do tempo fino a fine agosto. Poi, se non torni, ti vengo a riprendere io –

Veniamo interrotte da una sua assistente che lo invita a giocare a volley e fare squadra con lei. Mi sto allontanando quando mi riprende al volo.
- Sai giocare? – annuisco.
- Allora andiamo – e mi ritrovo in squadra con lui. Non so se vinciamo per bravura o perché non vogliono ostacolare il capo! Però ci divertiamo tanto insieme. Vedere ridere e scherzare Edward è fantastico. Molte volte lasciamo cadere la palla in terra perché ci lanciamo entrambi nel prenderla ma ci guardiamo negli occhi e ci fermiamo. E ridiamo come due cretini. Non tutte le ragazze sono contente nel vederci e la tizia della famosa serata al pub, Megan, più volte lo chiama e cerca di attirare la sua attenzione. Ma senza risultato.

Finita la partita mi rifugio all’interno della casa per respirare un po’ in tranquillità.
- Che hai fatto? sei stanca? –  Edward mi ha seguito.
- Un po’. E forse è il caso che cominci ad andare –
- Aspetta ancora un po’. Vediamo i fuochi e ce ne andiamo – lo accontento.

E si siede accanto a me per riposarsi. Ma la vicinanza per noi è deleteria. Non appena si siede mi avvicino per lasciargli un bacio sulla guancia e lui mi afferra e mi porta sulle sue gambe. E cominciamo a baciarci e coccolarci.
- Bella ho bisogno di affondare in te – e non posso negarmi. Perché lo voglio con la stessa intensità.
- Ed io voglio sentirti in me – e mi prende in braccio per entrare in camera sua.

Ci mettiamo poco a buttarci sul letto e spogliarci. Io spoglio lui e mi godo ogni centimetro del suo corpo. E lui spoglia me e bacia ogni angolo del mio corpo.
Lo sento affondare in me e dopo un paio di settimane mi sembra di tornare a respirare.  Quando entrambi siamo arrivati sento l’esigenza di parlare.
- Ti amo Edward e non mi interessa come andrà a finire tra di noi. In questo istante, in questo momento e qui con te io sono felice. Come non lo sono mai stata in vita mia. E sono felice che tu per me sia stato il primo. Qualsiasi cosa succederà, nulla potrà portarmi via il ricordo di questo momento felice – piango ma di gioia.
- Abbi fiducia Bella. Non in me. Ma in noi. -  e mi bacia con una dolcezza che mi fanno capire il suo amore per me. Perché anche se non lo vuole ammettere a se stesso, mi sta dimostrando con i fatti di amarmi.

Ci rivestiamo e torniamo alla festa. Oramai è agli sgoccioli. Mancano solo i tradizionali fuochi e, poi, andrò via.

E ci sediamo sull’erba per vederli. Con me fra le sue gambe. La schiena poggiata al suo petto. Le sue braccia che mi avvolgono. E non c’è nulla di più normale di quel momento.

Quando mi riporta a casa rimaniamo a lungo sul pianerottolo a guardarci. Uno di fronte all’altro. Vicini.
- Ti posso accompagnare all’aeroporto? – gli accarezzo i capelli.
- Verrà Alec. Sono due giorni che lavora senza pausa e si  è preso un permesso per domani –
- Allora ci salutiamo adesso – e già!
- Stai attenta e sta lontano dai ragazzi – sorrido e lo abbraccio.
- Edward sei una persona stupenda. Non dimenticarlo mai. Ti amo. – lo bacio e rientro in casa. Poco dopo sento il plin dell’ascensore. È andato.

Ed ora è già mattino. Sto chiudendo casa. Sto sistemando le stoviglie della colazione. Ho svuotato il frigorifero ed ora chiudo le imposte. Le valige sono già vicino la porta di ingresso. Mi do uno sguardo intorno. Mi chiedo se rientrerò in questa casa. Se tornerò a New York.

Se fossi romantica adesso starei immaginando Edward che suona alla mia porta e mi dice che mi ama, che sono la sua ragione di vita e che non mi lascia partire.
Ma sono sempre stata realista. La vita mi ha insegnato a credere ai fatti e a non sognare sempre ad occhi aperti. Perché, si sa, chi dorme non piglia pesci!

Appena arrivo sotto all’ingresso del portone trovo Alec in attesa. Ha un viso stanco. E si vede.
- Quando ero la tua socia al lavoro non avevi mai quell’aria così stanca – mi guarda di sbieco.
- Quando eri la mia socia ero così preoccupato a starti dietro che non mi potevo permettere di essere stanco. Dovevo stare sempre all’erta perché tu una ne pensi e cento ne fai! – scoppio a ridere.
- Grazie di tutto quello che hai fatto per me. Della tua amicizia. Di esserci stato nel momento del bisogno – sento di doverglielo dire perché non era obbligato a fare nulla per me. Eppure c’è stato, sempre presente nel momento del bisogno.
- Guarda che non è un addio. Fra tre settimane ci rivediamo –
- Lo so e non sai quanto sono felice di passare momenti spensierati con te e James. Ma, come ho detto a lui ieri sera, avete fatto tanto per me. In fondo neanche mi conoscevate. Eppure vi siete messi al mio servizio – lo vedo commuoversi.
- Ed invece ad Edward che hai detto prima di salutarlo? – sorrido e gli dico la verità
- Che lo amo e che è eccezionale – mi sorride dolcemente e non mi dice più niente. Solo quando parcheggia si volta verso di me:
- Capirà in questi giorni quello che tutti noi già vediamo. Quanto siete belli insieme e che tu sei fatta per lui come Edward è fatto per te – e prego in cielo che le sue parole si avverino.

Quando mi lascia in aeroporto lo stringo forte. So che ci vedremo tra pochi giorni ma già mi manca.
- Ciao e salutami tutta la tua famiglia –
- In particolare Matti. Giusto?  - sorride imbarazzato.
- No, mi è passata la fissa. Ora c’è James – e ci salutiamo.
- Pensa un po’: potevi diventare mio cognato! – ridiamo entrambi.
- Te come cognata? Naaa, ti considero una sorella! -

Concludo le operazioni di imbarco senza guardarmi dietro e saluto questa splendida città sperando di ritornarci.
 
Pov Edward
- Ciao Pierre –
- Edward! Lo sai, vero, che qui sono le quattro del mattino? – è abbastanza scocciato e sento da lontano anche Matteo
- Chi è a quest’ora? La rompipalle o lo stronzo? – sorrido per le definizioni di Matteo. Effettivamente, tra me e Bella, chiamiamo ad ogni ora del giorno e della notte!
- Ciao Matti. Sono io –
- Oh Edward! Dimmi mia sorella è partita e tu hai bisogno del supporto psicologico? – è abbastanza sarcastico e in altri momenti gli avrei risposto a tono.
- Infatti, per cui torna a dormire e fammi parlare con Pierre –
- Certo, perché in tutta New York non c’è uno psicologo per il tuo caso disperato – comunque mi ripassa Pierre.
- Racconta Edward. Che è successo? –  gli racconto semplicemente quello che sto facendo. Sono nascosto dietro un gruppo di turisti ad osservare Bella.
- La sto vedendo partire ma non le ho palesato la mia presenza. È seduta nella saletta d’attesa –
- E perché non vai da lei? –  già, che cambia se mi avvicino? Che lei puo’ illudersi sulla mia presenza in aeroporto?
- Perché vederla partire è troppo difficile. -
- Cosa cambia nel vederla da lontano ? –
- Non vedo i suoi occhi speranzosi –  l’ho detto.
- Va bene, non è un problema se parte. Anche per le coppie più affiatate non va bene stare sempre insieme. L’importante è che vi ritroviate – con poche parole Pierre è riuscito a farmi stare meglio.
- Magari ci rifletto un attimo e vediamo: se lei non torna, vado io da lei … - comincio a fare programmi.
- Edward non avere fretta. Un passo alla volta. Bella ti aspetterà. Certo, non una vita. Ma tu sei sulla buona strada per capire il tuo essere – è grande Pierre. Non mi mette l’ansia.
- Ok. È appena stato chiamato il suo volo ed è andata. Ora vado anche io. Grazie di tutto e scusami con Matteo –
- Non dobbiamo scusarti di niente. Chiama ogni volta che ne senti la necessità – e chiudiamo.

Fuori all’aeroporto, vicino la mia macchina, trovo Alec.
- Ti ho visto e ti ho aspettato –  ha le braccia incrociate sul petto. E mi sorride. L’amico di sempre!
- Dai, che ti offro il caffè –
- Se offri tu, voglio la colazione completa! – e ci avviamo alla caffetteria dell’aeroporto. E mi fa bene stare con lui. Non mi chiede nulla, né mi racconta di Bella. Mi invita ad uscire con lui e gli altri amici per la serata. Mi racconta delle vacanze che stanno organizzando invitandomi ad unirmi a loro.  Ci penso seriamente.
E’ un amico e non lo dimenticherò mai!
 
 

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Capitolo 30
*** Rimini ***




Pov Edward


Due settimane senza Bella. E mi sembra di non vivere dal momento in cui l’ho vista all’aeroporto. Le mando sms e la contatto su whatapp numerose volte al giorno. I primi tempi mi rispondeva subito, adesso lentamente si sta allontanando. Le racconto le mie giornate e passo il resto del tempo a spiare il suo profilo su fb in attesa di aggiornamenti.

Spesso mi dice che esce con le amiche. Altre volte che organizzano serate in spiaggia. E le vedo le foto. Sembra spensierata. Ma il suo sorriso non arriva agli occhi.

Mi manca da impazzire. La voglio nella mia vita. Anzi no: è lei la mia vita.

Era necessario che lei si allontanasse per capirmi veramente. Sono spesso al telefono con Pierre in questi giorni. Ed ho cacciato tutto quello che avevo dentro: Rachel ma soprattutto la paura che succedesse qualcos’altro di grave ai miei genitori. Ho iniziato a raccontare l’ansia vissuta nel periodo in cui mio padre è stato in coma. La paura che non si risvegliasse e ci abbandonasse anche lui. Ho parlato di Charlie e della sua presenza accanto a me.

Eppoi la vita sempre sotto scorta. E l’arrivo del ciclone Bella che ha completamente sconvolta la mia vita. mi ha portato a viverla, la vita. Mi ha mostrato il coraggio di non aver paura davanti ai nostri demoni. Mi ha dimostrato a non mettere la testa in mezzo alla sabbia, come fanno gli struzzi.
Ma ho avuto paura anche per lei. Che il mio stile di vita costantemente al centro dell’attenzione la spaventasse.

- Signor Cullen, Megan ha richiesto un appuntamento con lei. La posso far passare? – vengo interrotto dai miei pensieri dalla mia assistente. Sono giorni che vengo in ufficio senza lavorare seriamente. Probabilmente perché non so in che altro posto andare.
- Venice mandala da James. Non ho tempo adesso – non voglio vedere nessuno.
- Insiste per parlare con lei –  decido di ascoltarla.
- Va bene, cinque minuti e poi la fai uscire – sbuffo. In questi giorni sto urlando con tutti i miei dipendenti e penso che Venice, obiettivamente, meriti un aumento per continuare a sopportarmi.

Qualche minuto e Megan entra nel mio ufficio. In mano non ha nessuna cartellina né il tablet e già questo mi manda in bestia. Chissà che vuole.
- Buongiorno Edward. Come va? – non la guardo neanche in faccia. Continuo a scrivere un sms a Bella.
- Megan ho da fare. Quindi dimmi qual è il problema – rimane un attimo perplessa dai miei modi.
- Scusa. Volevo semplicemente invitarti a bere qualcosa dopo il lavoro. L’altra volta abbiamo passato una serata piacevole. Non riesco mai ad avvicinarti quando stai andando via. – adesso mi incavolo.
- Megan torna al lavoro. Non è mia abitudine passare serate con i miei dipendenti. E se c’è stato un precedente è meglio dimenticarlo. È stato un errore – rimane interdetta dalle mie parole.
- Pensavo che anche tu ti fossi divertito –
- Megan quella sera la mia fidanzata era impegnata e mi hai preso alla sprovvista. Non era intenzione darti una falsa illusione. Adesso è meglio che torni al lavoro –
- Fidanzata? Chi è, quella italiana? –
- Si, Isabella. Ti ripeto ancora una volta di tornare al tuo lavoro, se ci tieni ad averne uno qui dentro – e adesso la guardo con occhi freddi.
- Va bene Edward – ed esce.

Passo la giornata a non fare niente. I miei appuntamenti vengono presi di James. E decido di andare a trovare i miei genitori.
- Venice, vado via. Passa tutti gli appuntamenti a James e Fernando. – e mi dirigo verso l’ascensore.
- Arrivederci signor Cullen – torno dietro, non so perché lo faccio, ma lo faccio.
- Venice da quando lavori per me ? – mi guarda senza capire.
- Da tre anni signore – sembra spaesata perché non sa dove voglio andare a parare. E non è da lei non avere tutto sotto controllo.
- E non hai voluto essere spostata al settore relazioni perché ti piace lavorare per me. Giusto? –
- Si, signore –
- Perfetto. Smettila di chiamarmi signore. Mi chiamo Edward  e dammi del tu. – e me ne vado.
- Va bene signo…. Edward – forse per oggi l’ho sconvolta abbastanza. Mi viene da ridere. Ed è ora che vada via.

In macchina do un’occhiata al telefono, ma Bella non ha risposto al mio sms. Va bene, probabilmente starà ancora dormendo. È una magra consolazione.

Arrivo a casa dei miei dove trovo Aroon che scorrazza in giardino. Da qualche giorno lo faccio stare qui  altrimenti si annoierebbe a casa da solo.
- Edward, come mai da queste parti? – è mio padre a chiedermelo. Mentre mia madre si avvicina per salutarmi con un bacio.
- Non riuscivo a combinare niente in ufficio e ho delegato gli appuntamenti di oggi. Se ci sono problemi mi chiameranno – mi osservano entrambi.
- Edward cosa ti succede ultimamente? – è mia madre ad indagare.
- Sono semplicemente stanco mamma. E il caldo si sta facendo sentire – speriamo che creda alla mia scusa.
- Edward sei stanco o ti senti solo? – eccola! Sapevo che non ci sarebbe cascata.
- Non lo so. – mento.
- Che c’è stato fra te e Bella? – è mio padre, adesso, ad informarsi.
- C’è stato un po’ di tutto. Amicizia, simpatia, sesso, amore … - mi guardano con gli occhi da fuori. Ma sembrano felici …
- Ci stai dicendo che ti sei innamorato? – fortunatamente si avvicina Aroon che vuole le sue coccole.
- Può essere. –  e prendo sulle gambe Aroon che decide di lavarmi la faccia!
- E lei? – guardo mia madre negli occhi.
- Dice che mi ama – sono vago. Li osservo che si guardano in viso confusi.
- E qual è il problema? –  e adesso sbotto!
- Come posso renderla felice, mamma? Costringendola ad una vita da reclusa, sempre con le guardie al seguito? Con il timore che le succeda qualcosa? – adesso forse hanno capito.
- Hai paura che succeda a Bella quello che è successo a Rachel? – è mia madre a chiederlo tra le lacrime. E annuisco semplicemente. E piango. Forse, con loro, non l’ho mai fatto.
- E preferisci essere infelice a vita? – annuisco ancora. E mia madre mi viene vicina e mi abbraccia dolcemente.
- Edward, malgrado la vita blindata, non mi sono mai pentita di aver sposato tuo padre. Malgrado tutto quello che ci è successo, lo amo ancora come la prima volta che ho incrociato il suo sguardo. – mi abbraccia mentre piange con me.
- Ed io non mi sono mai pentito di avervi messo al mondo. Perché tu con tua sorella e tua madre siete le cose più belle che ho avuto nella vita. Malgrado il dolore straziante che vivo ogni giorno per la mancanza di Rachel, mi consola il fatto che un giorno mi ricongiungerò a lei. Ma Edward, accanto alle cose negative come la vigilanza, non dimenticherò mai la gioia che ho provato quando siete nati. E anche le gioie quotidiane: quando vi ho portato a Parigi, a Eurodisney. Oppure quando a sei anni ti ho portato a vedere la partita di basket dei Knicks e siamo potuti entrare negli spogliatoi e hai passato un’ora con i giocatori. O semplicemente i giorni di Natale passati in famiglia a scartare i regali e vedere i vostri occhi felici per aver trovato nei pacchi ciò che desideravate. Edward ricordo ancora quando hai iniziato ad andare a scuola. Tornavo a casa la sera e trovavo tua madre con Rachel in braccio. All’epoca aveva pochi mesi e tu mi correvi incontro per farmi controllare i tuoi progressi a scuola. E durante il giorno in ufficio poteva essere successo di tutto. Ma nel momento in cui aprivo la porta di casa e tu mi venivi incontro, tutto perdeva di importanza. Eravate e siete voi il mio mondo. Edward questa è la vita. Puoi decidere di non voler soffrire e allora chiudi il tuo cuore ad ogni sentimento positivo. Oppure decidi di rischiare. E non sai come può andare a finire. Però sai che lo fai per la persona su cui vale la pena scommettere – l’arringa di mio padre mi lascia senza parole.

Cosa voglio fare: rischiare? O lasciar perdere?  Chiudo gli occhi e immagino il mio futuro. E comunque lo immagino, vedo Bella.
- Papà puoi stare qualche giorno in ufficio al posto mio? – e mi guarda soddisfatto.
- Edward sono orgoglioso di te se farai quello che penso tu abbia deciso – e la vedo una lacrima all’angolo del suo occhio!
- Vado in Italia a riprendermi Bella – e lo dico sicuro.
- E allora resta e vai in vacanza con i tuoi amici. Sono anni che non ti concedi una pausa. Forse non te la sei mai veramente concessa. Divertiti e rilassati con Bella. Qui ci sarò io. E quando tornerai prometto che l’impero sarà ancora in piedi. Se ci saranno problemi ti chiamerò.  – scoppio a ridere e mi avvicino per abbracciarlo.
- Grazie papà, ti voglio bene. – mi tiene stretto anche lui.
- Edward sei l’orgoglio di ogni genitore - anche mia madre si unisce al nostro abbraccio.

Quando mi stacco osservo Aroon che ci guarda curiosi.
- Certo che a questo cane manca solo la parola – è mia madre a dirlo, ma ha ragione.
- Aroon stammi a sentire. Io vado a riprendere Bella. Tu vuoi venire con me o rimani qui con i nonni?– e mentre i miei scoppiano a ridere come non li vedevo da tanto, Aroon corre verso la macchina.
- Penso che il messaggio sia chiaro. Quando pensi di partire?  - papà è proprio curioso!
- Domani. Il tempo di sistemare il lavoro –
- Ok. Andiamo dentro e chiama Venice. Così mi spieghi cosa bolle in pentola – e così facciamo.

Lavoriamo alacremente per tutto il giorno. E a fine serata mio padre è stanco ma felice.
- Non so come tu faccia a reggere questi ritmi per anni interi! – mi guarda con il viso stanco ma soddisfatto per il lavoro fatto. E vedo che si gusta il suo martini con vero piacere.
- Mi piace papà -  e la mamma ci distrae con la cena.
- Mi fa effetto pensare che da domani torno in ufficio. –
- Edward, domani prima di partire, passaci a salutare – me lo chiede la mia mamma prima di andare via e non posso fare a meno di abbracciarla.

In macchina, tornando verso casa, chiamo Pierre.
- Edward!  Che piacere sentirti! È da stamane all’alba che non chiacchieriamo un po’! –
- Sento del sarcasmo nella tua voce –  mi viene da ridere. Non lo ringrazierò mai abbastanza per il lavoro che ha fatto su di me.
- Nooooo! A Bella, prima di partire per New York, avevo dato una tabella con i fusi orario. Dovrò stamparla anche per te –
- Si, me la puoi dare domani quando ci vedremo – e finalmente rimane in silenzio.
- Che vieni a fare? – 
- A saldare la fattura per le sedute terapeutiche! Scherzo. Mi manca come l’aria per respirare. L’amo– e lo sento sospirare.
- Pensavo ci volesse più tempo a portarti a questo punto. Bravo Edward. Sei un ragazzo intelligente e sensibile e finalmente ti sei aperto alle emozioni. – mi fa piacere sentire il suo parere professionale.
- Ok, ma mi spieghi perché miss perfettina non mi risponde al telefono? – ride.
- Le manchi. E per tenersi impegnata e non pensarti aiuta in albergo ed esce spesso con le amiche –
- Solo amiche? – ho quasi paura di quello che potrò trovare in Italia.
- E qualche amico … -
- Che mi vuoi dire? –
- Spicciati a venire. Avviso Charlie e Renee, ma non dico niente  a Bella. Ciao Edward – e mi chiude sorridendo.

Prima di partire chiamo James e Alec. Al primo chiedo di aiutare mio padre e ad entrambi do appuntamento in Italia. Li sento sospirare soddisfatti quando capiscono il motivo del mio viaggio. E sicuramente la notizia si diffonderà molto velocemente tra i nostri amici.

In questo periodo senza Bella li ho frequentati, i nostri amici. E devo ammettere che mi sono trovato proprio bene. Anche con Mark …

Il viaggio passa relativamente veloce. Aroon è curioso. Si guarda intorno e quando finalmente si è ambientato, stiamo per atterrare! Nick ha organizzato tutto. Malgrado le poche ore a disposizione. Gli ho anche spiegato che, da subito, Bella dovrà avere la mia stessa protezione. È qui con altri due guardie. Ha noleggiato due suv per permettermi, sicuramente, di stare tranquillo quando uscirò con Bella.

E il tragitto dall’aeroporto e Rimini mi sembra più lungo del viaggio aereo. Osservo dal finestrino il panorama, la costa piena di gente. Nulla è cambiato. Rimini è sempre la cittadina caotica e bella che ricordo. Davanti l’hotel ci sono parecchie macchine parcheggiate. C’è Renee che sistema i fiori e come mi vede mi viene incontro. Mi abbraccia calorosamente. Sembro il figliol prodigo. Non la ringrazierò mai abbastanza per la sua totale fiducia.
- Non sai quanta gioia mi da vederti qui – e la vedo sorridere e capisco che è vero.
- Anche a me fa piacere. Sarei dovuto tornare prima. Ma, forse, mi è mancato il coraggio –
- Tranquillo, andiamo dentro. Edward, ti ho sistemato in casa. Sarai più libero di muoverti. Mentre i tuoi accompagnatori staranno in hotel –
- Renee non è un problema. Se vuoi possiamo andare anche da qualche altra parte – si ferma e mi guarda curiosa.
- Mi stai prendendo in giro? – sorrido e poi le faccio la domanda che più mi preme.
- È in piscina che sta giocando i bambini. Vai tranquillo – e il suo incoraggiamento è quello di cui avevo bisogno.
- Dici che non mi morderà? – ride
- Forse, un pochino … ma resisti, non è velenosa! – ridiamo. Mentre metto il guinzaglio a Aroon e mi reco nella zona della piscina.

E la vedo mentre fa giocare i bambini a ruba bandiera. Aroon la vede e comincia a tirare con il guinzaglio. Vuole correre da lei. Quando è chiaro che non lo lascio andare comincia ad abbaiare per attirare la sua attenzione. E ci riesce. Il suo sguardo non è paragonabile a nulla quando si accorge di noi: incredulità, confusione, gioia, sollievo, felicità,… è senza parole.

Aroon vuole andare da lei e lo lascio. Le salta praticamente addosso e lei si abbassa per coccolarlo. I bambini si fermano ad osservare la scena. Poi si rivolge ad una sua collega.
- Anna, sostituiscimi. Devo andare – e si avvicina a me. Aroon felice tra di noi.
- Ciao – non riesco a dirle niente. È bellissima.
- Che fai qui? – sorrido.
- Ci mancavi. Non possiamo stare senza di te. Aroon ed io siamo persi senza di te. Ti amo  - e l’ho detto.

Adesso mi sento più leggero! La vedo sorridere. Ha vinto. Ha giocato alla grande la partita, ed ha portato a casa il risultato. 
- Guarda che c’è gente. Ti possono sentire – mi sfida la mia piccola miss perfettina. È la mia donna. Quella che riesce a tenermi testa. E nella nostra storia l’ha fatto alla grande.
- Ti amo – glielo ripeto ad alta voce ed in italiano. Alcuni si girano a guardarci. Un paio di signore attempate ci battono le mani ed entrambi arrossiamo. Ma non mi importa di nulla.

Non siamo distanti. Un paio di metri ci separano. Ma mi avvicino a lei e le prendo la mano. E mi avvicino ancora finchè non la prendo per i fianchi e le mie labbra accarezzano le sue. Fino a baciarla e non si tira indietro. Quando ci lasciamo … sento i fischi della gente. Mi arrivano come ovattati.
- Quindi? – vuole la mia resa totale. Ed è giusto così.
- Quindi sei mia. Sono tuo – e mi sorride timida. Finchè non mi salta addosso e faccio appena in tempo a prenderla. Per evitare di cadere. La faccio volteggiare e la riempio di baci contemporaneamente. Finché …

- Bene, bene. Guarda un po’ chi si vede! Cullen – ho ancora Bella in braccio quando mi volto verso Charlie che mi sta picchiettando sulle spalle.
- Saresti così gentile da lasciare la mia bambina? – mi guarda in segno di sfida e penso sia il caso di non tirare troppo la corda, ma vorrei dirgli che la sua bambina è la mia donna … chissà se apprezzerebbe.
- Papà non essere sempre al solito. È appena arrivato e ci stiamo solo salutando -  li osservo: padre e figlia hanno lo stesso cipiglio. Mi viene quasi da ridere.
- Con i vostri saluti state bloccando la crescita di questi bambini. Entrate in casa – e lo vedo sorridere mentre si allontana.
Appena se ne va riprendo per mano Bella e ci avviamo verso casa. La avvicino perché ho bisogno di sentirla mia. La abbraccio.

E in casa troviamo Renee che ha preparato il pranzo. La tavola è veramente imbandita di ogni bene.
- Mamma ma non hai esagerato? – è Bella a dirlo, evidentemente anche per lei è una esagerazione.
- È per Edward, ricordo che ama mangiare – mi guarda e mi sorride tenera.
- Si ma non è che non mangia da una settimana! -
- Renee ma non dovevi scomodarti a preparare tutte queste cose –
- Non ti preoccupare, Edward:  ha saccheggiato la cucina del ristorante. Renee non è cambiata negli anni. Ancora impara come funziona la nostra cucina! – Charlie ci fa ridere tutti mentre ci accomodiamo. Mi chiedono dei miei genitori e gli spiego che mio padre mi sta sostituendo in ufficio. Charlie ride di cuore e, controllato l’orario, non esita a chiamarli. Scherzano parecchio del rientro al lavoro di mio padre e gli offro un lavoro pure a lui! Sono felice anche per i miei genitori che possano, ogni tanto, distrarsi dal loro dolore.
 
Dopo pranzo, mentre Bella sistema la cucina e Renee torna al ristorante, chiedo a Charlie di parlare in privato. E non mi sfugge lo sguardo curioso di Bella.
- Tranquilla, solo lavoro – la bacio e me ne vado con lui nel suo ufficio.

Rimango in silenzio perché non so da dove iniziare e, come al solito, è lui a mettermi a mio agio.
- Il lavoro come procede? –
- Bene, siamo in forte recessione e, per adesso, non ne usciremo – parliamo di lavoro per un po’ finché non cambio discorso.
-Sono venuto qui per Bella. Per riportarla a casa nostra. La amo, Charlie – mi guarda e sento i suoi occhi scavarmi dentro.
- Me n’ero accorto già due mesi fa – è sincero. 
- Già, ma non ero pronto ad ammettere i miei sentimenti. Anzi, non volevo trascinarla nella mia caotica vita perché ci tengo veramente a lei.  –
- E forse, allora avevi altri pensieri per la testa. Ma ora? –
- Ora penso che sia la donna della mia vita – gli da quasi fastidio questa affermazione.
- È la mia bambina, Edward e non sono ancora pronto ad ammettere che è cresciuta. Per cui ti chiedo una cortesia. So che Bella ha fatto sistemare le tue valige nella sua camera. Niente rumori molesti la notte, se non vuoi finire male!!! – arrossisco appena capisco il senso delle sue parole. Mi viene da tossire e lo vedo ridere di cuore. Poi torna serio. È la sua benedizione alla nostra storia.
- Edward, mi fido di te. Già una volta ti ho affidato la mia bambina e non me ne hai fatto pentire. – lo ringrazio e gli porgo la mano. Ma lui mi attira e mi abbraccia.
- Adesso, però, ho io un favore da chiedere a te – è la prima volta che succede.
- Matteo e Pierre. Devi convincerli a trasferirsi in America – lo guardo e capisco al volo come intende dire. Continua a parlare per spiegarmi, come se ce ne fosse bisogno.
- Ho visto e sento spesso James e Alec. Vivono una vita tranquilla come è giusto che sia. Qui, non li lasciano in pace. Sono due stimati professionisti, non avranno problemi ad ambientarsi nel lavoro. E Matteo ha anche la cittadinanza americana – è triste di quello che mi sta dicendo, ma determinato.
- Posso provarci. Ma non posso assicurarti il risultato –
- Serve loro l’input. Come quando li ho convinti a lasciare Rimini. –
E rimango a lungo a chiacchierare con Charlie, finché il lavoro non lo richiama.

Raggiungo Bella nella sua camera, una splendida mansarda. La trovo intenta a infilare le mie valige sotto il suo letto. Si sta dannando per farle entrare e mi viene da ridere.
- Posso sapere che stai facendo? – mi guarda maliziosa.
- Mi assicuro che non riparti di nascosto! – è dolcissima.
- Non ho intenzione di andare via senza di te. Ma è un po’ scomodo  ogni volta che devo prendere qualcosa, infilarmi la sotto –
- Tranquillo. Ti ho liberato cassetti e armadio. Apri e vedi che ho sistemato tutto. Certo, non ho avuto rispetto della tua privacy. Ma, diciamo, che non mi interessa. Voglio che rimani il più a lungo possibile e ti sto facendo spazio! – la abbraccio e le sorrido tenera.
- Non me ne vado. Solo la settimana prossima devo essere negli uffici di Londra. Ma tu vieni con me!-  e la guardo felice.
- Veramente? Mi porti con te a Londra – annuisco e decido di prenderla in giro.
- Certo a Londra ci sei stata già, se non ti interessa … -
- Scemo certo che ci vengo! – e comincia a baciarmi in maniera sensuale.
- Non è intelligente chiamare il capo scemo. .. – sorride
- Non sei il mio capo – e mi sfila la maglietta mentre io le sbottono gli shorts.
- Ancora per poco – ed anche la sua maglietta è andata.

Ci buttiamo sul letto e finalmente ci amiamo. Mi sembra di essere in pace con il mondo, come se, finalmente, la mia congiunzione astrale sia finalmente al suo posto.
E quando finalmente ci rilassiamo e l’abbraccio, parliamo.
- Ho detto a tuo padre che ti amo. In pratica ho chiesto il suo consenso a cedermi la figlia e lui ha dato parere favorevole! – la sento ridere.
- Sembra che stai parlando di lavoro! –
- Non sono capace di fare il romantico, ma imparerò – è la verità. Non mi è mai servito essere romantico.
- Lo sei romantico, altrimenti non saresti qui – e mi bacia.
- E mi ha detto che non vuole sentire rumori molesti perché per lui sei ancora la sua bambina. Non penso che sappia che tu faccia sesso! – scoppiamo entrambi a ridere.
- Dobbiamo parlare. Ti amo e adesso che sono riuscito a dirlo lo farò di continuo. Però vorrei che tu capissi una cosa-  adesso sono serio e mi metto seduto sul letto, facendola sedere di fronte a me. È bellissima.
Nudi, ma dobbiamo parlare e non possiamo distrarci.
- Vivere con me non è facile. Io ti voglio come compagna di vita. Ma ci pensi che la mia vita è fatta di scorte, di telefoni controllati, di guardie alla porta di casa? Ci pensi che queste cose verranno applicate anche alla tua vita? Sai cosa vuol dire non poter stare mai da sola in casa? – la vedo riflettere.
- Voglio te e se il pacchetto Edward comprende tutto questo, va bene. Lo accetterò – mi guarda fisso negli occhi e capisco che è sincera.
- Bella rifletti bene. Pensa alle vacanza che vuoi  passare con i nostri amici. Loro saranno liberi di muoversi, noi avremo la scorta. L’itinerario del viaggio lo avrà in anticipo Nick e per ogni tappa ci saranno controlli. Bella sono in grado di darti tutto nella vita. Probabilmente se tu mi chiedessi la luna, ti potrei organizzare un viaggetto nello spazio. Ma la libertà è il prezzo di tutto questo – la vedo sorridere e accarezzarmi il viso.
- Edward, la mia libertà sei tu. È la possibilità di amarti incondizionatamente. La possibilità di abbracciarti quando voglio. Di svegliarmi al tuo fianco e sapere che il tuo cuore mi appartiene. Questa è la mia libertà, la possibilità di intrecciare la mia vita con la tua – è forse la più bella dichiarazione d’amore che abbia mai sentito.
La attiro a me e riprendiamo ad amarci come sappiamo fare.

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Capitolo 31
*** Amore ***



Pov Bella

È venuto! È venuto e mi ha detto che mi ama. Mi ha abbracciato, baciato, ha fatto l’amore con me. Ha chiesto il permesso a mio padre per stare con me. Ed io sono semplicemente in paradiso.

Abbiamo appena fatto l’amore per la terza volta in un pomeriggio e adesso siamo teneramente accoccolati sul letto.  Siamo in silenzio, nessuno dei due parla. Forse abbiamo anche gli stessi pensieri. Ma il nostri silenzio non è imbarazzato. È sinonimo di pace e armonia. Ed ora è tardo pomeriggio e stiamo sonnecchiando. Lo sento che controlla l’ora.

- Mi sa che dobbiamo alzarci. I tuoi staranno per rientrare ed ho bisogno di fare una doccia – molto lentamente mi alzo. E cerco qualcosa da mettermi addosso.
- Mi spieghi dove hai messo i miei vestiti? – mi guarda divertito. Gli ho immediatamente aperto le valige, appena salita in camera, perché volevo essere sicura che non scappasse all’improvviso.
- Nell’armadio e nei primi due cassetti del comò. L’intimo l’ho sistemato nella cassettiera in fondo. E  le scarpe fuori in corridoio. In bagno trovi i tuoi prodotti. Ah! Il pc lo trovi sulla scrivania –
- Eppure credo di aver parlato con tuo padre poco meno di mezz’ora! Figuriamoci se mi fermavo di più che avresti combinato.- gli vado incontro e lo bacio.
- Spiritoso! Voglio solo assicurarmi che tu non possa partire nell’arco di un nanosecondo! – mi attira e mi bacia.
- Seriamente. Quando pensi di fermarti? – e mentre mi spiega comincia a prendere i suoi vestiti.
- Non scherzavo prima. La settimana prossima sarò nei miei uffici di Londra. E mi piacerebbe che tu venissi con me. Ma se preferisci rimanere con i tuoi non è un problema. Poi ritornerò qui. Per un’altra settimana. I ragazzi mi hanno invitato a venire in vacanza con voi. E già ho detto loro che venivo più che volentieri. Anche perché immagino che James e Alec avranno detto a tutti che venivo a riprenderti. E dopo la vacanza, torneremo a New York insieme. E i primi giorni mi dovrai sopportare, perché non so cosa combinerà mio padre per un mese da solo! – e mi fa ridere.
- Mi devi dare il programma della vacanza così lo passo a Nick e organizza la nostra sicurezza – mentre mi parla mi scruta attentamente. Ha paura della mia reazione alla sua richiesta.
- Edward non sono queste le cose che mi porteranno a scappare lontano da te. Il programma ancora viene fatto. Pierre aveva diverse idee ma ancora compone l’itinerario. Lo possiamo fare stasera, dopo cena, insieme a lui e Matteo – adesso torna dietro e mi sembra in imbarazzo.
- Devo dirti una cosa che non penso che tu sappia – mi incuriosisce.
- Da qualche settimana sono in terapia “telefonica” con Pierre. È lui che mi ha aiutato a capire le reali motivazioni dei miei comportamenti. E mi ha fatto capire come esprimerti i miei sentimenti – rimango colpita.
- Non mi ha detto niente. E perché lui? Non ci sono altri analisti liberi a New York? – non capisco perché si sia rivolto proprio a Pierre, anche se da un lato mi fa piacere che abbia avuto fiducia nel mio fratellino.
- Perché con lui sono riuscito a parlare. E ho visto come aiutava te. Non si relazione come un professionista ma come un amico. Ed è quello di cui avevo bisogno perché le risposte ai miei problemi le avevo dentro di me, dovevo solo farle uscire! – penso alla sua frase e penso abbia proprio ragione. Come nel caso del mio ultimo attacco di panico. So benissimo che è stato Edward a tenermi ancorata affinché non vi ricadessi di nuovo. Ma non l’ho voluto confessare apertamente.
- È vero. Penso che per tutti sia cosi. Ma muoviti che stanno per arrivare i miei fratelli. E li bagno è in comune con loro. Non voglio che ti trovino li dentro o potrebbero provarci con te!  E mi darebbe molto fastidio doverti contendere a loro! – e sparisce in doccia ridendo di cuore.
- Sei tu la Swan che voglio! Nel mio cuore non c’è nessun altra – me lo urla mentre entra in doccia e mi fa quasi commuovere.

Sistemo la camera e gli oggetti di Edward. E sistemo anche dei piumini in terra, ben piegati, che faranno da cuccia per Aroon. Lo vedo guardarsi intorno curioso e come mi avvicino per coccolarlo mi lecca tutto il viso. Mi fa ridere. Ma mi è mancato tanto.

E leggo anche i messaggi che i miei amici mi hanno inviato al telefonino. Ad alcuni rispondo. Altri li lascio perdere. Stanno organizzando una serata in discoteca, ma penso che per Edward sia troppo stressante dopo il viaggio di oggi.

- Ehi che fai? – mi giro per guardarlo. Asciugamano in vita, capelli bagnati. Infradito ai piedi. È bellissimo e vorrei tornare a letto con lui e venerarlo come un dio. Arrossisco all’idea di quello che gli farei. E deve aver capito perché mi guarda malizioso. Lo fa a posta a far scivolare in terra la salvietta e girarsi per andare verso il guardaroba. Ha un lato B da far paura!
- Sto rispondendo a dei messaggi. Ma tu mi distrai! E sono quasi sicura che non è un caso! –
- Allora usi rispondere ancora agli sms! O sono solo i miei quelli che non leggi? – lo dice in maniera ironica e capisco che si riferisce a tutti quelli che mi ha inviato e a cui quasi mai ho risposto.
- Giuro che mi farò perdonare mio piccolo principino – mi guarda di sbieco e comincia a vestirsi.
- Miss perfettina, come pensi di farti perdonare? Perché sono centinaia quelli a cui non hai risposto –
- Hai ragione, ma in mia difesa posso dire che ho fatto bene a non farlo. Così sei dovuto venire di persona! –
- Sarei venuto in capo al mondo per riprenderti. Ma ora vestiti e scendiamo! – e così faccio: doccia veloce e vestitino leggero, visto la calura di oggi.

Lo vedo giocare con Aroon e sono bellissimi insieme.
- Hai sistemato anche lui qui. Non va bene. poi prende l’abitudine di dormire con noi e a New York sarà un problema farlo stare nella sua cameretta – lo guardo e mi viene da ridere.
- Edward lo hai capito che non è un bambino ma un cane, vero? – mi guardo con un sopracciglio alzato. Ma mi fanno ridere insieme!
- Non mi prendere in giro. Non mi sono rincoglionito. So che è un cane. Ma se lo viziamo poi farà i capricci. Già in questi giorni che non ci sei stata, penso di aver esagerato nel coccolarlo. Ma gli mancavi!  – adesso sono divertita  e mi avvicino loro.
- E come avresti esagerato? – lo sguardo colpevole mi fa pensare al peggio. Ed invece …
- Il giorno lo mandavo dai nonni. Per non farlo stare solo a casa! –
- Dai nonni? – non capisco cosa voglia dire. Forse, in qualche albergo per cani. D'altronde i ricchi hanno di queste manie!
- Si, a casa dei miei. Così può stare in giardino. E stare in compagnia dei miei, della colf anche se non è simpatica, delle guardie, del giardiniere,… insomma ha delle persone con cui giocare. Invece, di stare solo con Darla! – e scoppio a ridere e non riesco a fermarmi. Aroon ci guarda curioso.
- Non ci posso credere. Ma i tuoi lo sanno che sono diventati nonni? – ho le lacrime agli occhi mentre glielo chiedo e lui non ne è proprio felice!
- Bella smettila o ti faccio solletico – e vedendo che non smetto. Comincia a solleticarmi dappertutto. Si ferma quando minaccio di farmi la pipì addosso. Ma invece di staccarci riprende a baciarmi.
- Streghetta, vestiti e usciamo da questa camera o finisce male! – e si allontana.

Continuo a prepararmi e rispondo all’ultimo messaggio arrivato.
- Stasera ti lascio riposare, ma domani sera ti porto in giro per locali con i miei amici –
- Ricordo la movida riminese. E sono ben felice di andare in giro per locali. Vengono ancora molte tedesche in vacanza da queste parti, vero? Ah! Ho un bel ricordo anche delle nordiche, sai le svedesi, … - gli tiro una ciabatta e lo prendo in testa.
- Ah! Sei gelosa. –
- Veramente dei tedeschi sei geloso tu – e il riferimento a Mark è chiaro.
- Sentito Vic di recente? – lo guardo senza capire il perché, di punto in bianco, mi parla della mia amica.
- No, so che è tornata a New York in anticipo perché ha avuto un problema con l’università. Perché questa domanda? – sono seduta sul letto con in mano il mio vestitino e lo fisso curiosa.
- Si, per l’università ha chiesto aiuto a mia madre visto che è nel comitato che aiuta i ragazzi in difficoltà economiche e penso che non tornerà neanche a lavorare al club. Ha avuto un incremento del sussidio. E ho detto a Elisabeth di sistemare anche Kate. Però mi riferivo ad altro .. – mi guarda furbetto e non va avanti. Sa benissimo che mi sta incuriosendo.
- Dai, racconta! –
- Diciamo che più che all’Italia potrebbe essere interessata alla Germania! Si è vista diverse volte con Mark! –  adesso lo guardo veramente curiosa di sapere come stanno le cose.
- Racconta come è successo, se lo sai! – e si siede sul bordo della scrivania.
- Allora è rientrata a New York per il problema all’università e una sera si è trovata ad uscire con i ragazzi. Ti ricordi quando sei uscita con Mark e ci siamo trovati nello stesso ristorante? – alzo gli occhi e lo trafiggo.
- Visto che ci siamo, confessa: avevi organizzato tutto quella sera? – mi guarda e sorride imbarazzato.
- Sorvoliamo su quello che ho combinato per non perderti. Comunque con Jerry e gli altri si erano scambiati i numeri per rivedersi. E quella sera eravamo tutti al pub per una birra e abbiamo visto Vic. Si è unita a noi. Poi, la sera successiva pare siano usciti da soli … per maggiori dettagli sul dopo chiedi a lei – e mi fa il suo sorriso sghembo che mi fa capitolare ogni volta.
- Cavoli! Certo che i ragazzi mi sostituiscono facilmente. Esco con Jacob una volta e preferisce Beverly. Esco con Mark  e mi preferisce Vic.– e adesso lo guardo torva.
- E tu? Per chi hai intenzione di lasciarmi? – scoppia a ridere di cuore. Osservo il suo sguardo sul mio corpo e mi ricordo di essere solo in intimo. Arrossisco al volo.
- E lasciare tutto questo ben di dio? Giammai! – e le sue mani scivolano sul mio corpo.

Scendiamo in cucina e troviamo Matteo e Pierre intenti a preparare la cena.
- Ciao ragazzi – è Edward che li saluta con affetto.
- Toh! I miei due pazienti del turno notturno! Allora come state insieme? Stanotte chi mi chiamerà prima? O mi devo piazzare a letto fra voi due? – Pierre ci prende in giro. Ma lo vedo che è felice per entrambi. E mi abbraccia.
- Quanto sei esagerato. Per qualche telefonata che ti abbiamo fatto.-
- Edward hai chiamato anche cinque volte in un giorno –  è Matteo a dirlo quasi scocciato.
. Guarda un po’ che ti ho portato? La mappa dei fusi orari. Così anche tu ne hai una copia e non vi potrete più confondere! – sorride beffardo Pierre.
- Solo perché sei uno psicologo fantastico e hai fatto miracoli con me! – e il ruffiano si è conquistato Pierre. Mi guardo in faccia con Matteo. So che ha avuto il mio stesso pensiero.
- Guarda che a me non mi raggiri alla stessa maniera Cullen! – ed infatti Matteo glielo dice.
- Lascialo perdere Edward. È solo geloso perché lui è un professore ordinario ed io sono uno psicologo fantastico! – ridiamo tutti. E nel frattempo mi metto a preparare la cena al posto di Matteo.
- Che preparo per cena? – sorprendentemente è Edward ad avanzare una richiesta.
- Mi prepareresti una piadina? Ne vado matto. E sono anni che non mangio quella originale. Me l’hai fatta una volta al pub ma non era la stessa cosa dall’originale – e mi fa tenerezza il mio amore.
- Ok. Per voi va bene? – e così preparo piadine per tutti.
- Mamma e papà mangiano in hotel. Non cucinare per loro –

La serata scorre piacevole. Preparo numerose piadine che i miei uomini mangiano golosi. Mi fermo quando vedo che scoppiano.
- Cavoli Bella. Cucini alla grande! – è Edward a dirmelo.
- Ha ragione, Bijou. Sarà che oggi c’era il tuo amore, ma le hai fatto più buone del solito – Pierre mi prende in giro.
- Ok. Io vi ho fatto le piadine. Adesso chi esce a comprarmi i bomboloni? – e i miei fratelli si guardano in faccia ma non si muovono.
- Vi avviso: se vado io non ve li riporto! – li minaccio e alla fine Matteo si alza ed esce.
- Crema? – e annuisco.
- Pierre perché non facciamo l’itinerario del viaggio? – è Edward a proporlo e li vedo posizionarsi sul tavolo con notebook, carta e penna.
- Saremo un bel gruppo. Dodici persone. E ci muoveremo con le macchine. Con gli altri mi sono sentito e potremmo partire da Rimini il 30 luglio e rientrare l'8 di agosto. Tieni presente che alcuni rientrano  al lavoro subito dopo ferragosto. In questa maniera possiamo fargli vedere anche qualcosa in Italia. O fare un po’ di mare qui in Romagna– Pierre fa vedere ad Edward i suoi appunti e li vedo confrontarsi.
- Va bene. Non ho problemi. Allora prima tappa? –
- Potrebbe essere Nizza. Ad agosto è piena di turisti. Ma è una perla della mediterraneo da vedere –
- Non ci sono mai stata! – intervengo nelle loro discussioni e mi sistemo in braccio a Edward.
- Ti piacerà. È un piccolo gioiello sulla costa –

Continuiamo con l’itinerario per un’altra ora finchè non rientra Matteo con i miei dolci.
- Rompipalle, sono andata a prendere i tuoi preferiti. Ed ho aspettato che sfornasse i primi – lo ringrazio e ne passo uno ciascuno. Lo faccio provare anche a Aroon ma non apprezza!
- Buoni veramente – e sorrido di Edward a cui la crema è colata sul viso!
- Sei comunque sexy! – e me lo bacio.
- Cullen che ti ho detto oggi? Niente effusioni in casa  e in mia presenza! – eccolo il mio papà che rientra. Insieme alla mamma che adocchia e prende al volo un bombolone!
- Veramente mi hai detto di non fare rumore molesti. Sulle effusioni non hai detto nulla – Edward gli sorride beffardo prendendolo in giro.
- Si sta confondendo. Quello lo ha detto a noi! L’età avanza e comincia a confondere i figli! – eccolo Pierre che da man forte all’amico.
- Continuate così voi due e vi faccio vedere dove dormirete stasera. E Edward manda a letto le tue guardie. Si solo alternati anche per cenare! Chi vuoi che venga qui!– Charlie lo guarda con fare paterno.
- Charlie fanno il loro lavoro. E sono ben pagati per stare li fuori – ride il mio amore.
- Se lo dici tu. – rimaniamo a scherzare a lungo. Finchè i miei non decidono di andare a letto e i miei fratelli pure.
- Ragazzi domani all’esame dovrò interrogare qualcosa come 85 ragazzi in 8 ore. Per cui vado a letto e devo ancora preparare la lista delle domande – Pierre lo segue.

E, alle fine, anche noi ci ritiriamo in mansarda. Edward congeda le sue guardie. Nick lo lascia solo a malincuore. Non si fida di casa nostra!
Mi cambio in bagno e quando rientro in camera trovo Edward allungato sul letto schiena poggiata alla spalliera con il notebook sulle gambe.
- Pensavo fossi stanco – mi guarda e mi fa segno di avvicinarmi. Prima di allungarmi noto che Aroon già dorme.
- Sto controllando l’itinerario del viaggio. A Nizza vorrei prenotare all’hotel Negresco. Guarda le immagini. Ci sono stato per un convegno un paio d’anni fa e le immagini rispecchiano la realtà. Vorrei prenotare la Montserrat suite – e mi gira il notebook. E non ci sono parole. Anzi solo una.

   

- Edward quanto costa una sola notte li dentro? – mi guarda e sorride.
- Non mi interessa quando costa. Ti ci voglio portare perché ne vale la pena – lo guardo ma pare non capire.
- Edward sono sicura che è bellissimo stare li dentro. Ma  i nostri amici non possono permettersi un hotel del genere. Come possiamo passare la giornata insieme e poi la sera separarci da loro?  Mi sembrerebbe quasi di offenderli  - mi guarda pensieroso.
- E se pagassi per tutti l’intera vacanza? – adesso lo guardo scettica.
- Edward ti verrebbe a costare un patrimonio – ride.
- Il costo di questa vacanza per tutti me lo guadagno in un’ora di lavoro! – rimango a bocca aperta.
- E se li offendessi? – ci pensa.
- I due della camera accanto non sono tipi che si offendono. Ed è un modo per ripagarli di tutte le telefonate notturne che abbiamo fatto. James e Alec non faranno una piega. Le tue amiche mi salteranno addosso per ringraziarmi. Ma dirò chiaramente che sono impegnato e la mia fidanzata è gelosa. Jacob e jerry. Devo loro così tanti favori! Rimane Mark e se devo essere sincero è un tipo a posto. Ci siamo incontrati un paio di volte perché si è integrato con Jacob e Jerry e ho scambiato quattro chiacchiere. Se non fosse che voleva portarti via da me, mi starebbe simpatico – rido di cuore.
- Non voleva portami via da te. Eri tu che non volevi impegnarti con me! – sbuffa.
- Allora? Prenoto? – e sono combattuta dentro di me.
- Edward costa un sacco di soldi – mi scruta.
- Sono solo i soldi che ti bloccano? – e annuisco mentre lo vedo prendere la sua carta di credito.
- Allora prenoto – e pochi istanti dopo una suite e 6 camere sono prenotate.
- Perchè 6? – m guarda
- Una per i miei uomini – mi casca l’occhio sul totale.
- Edward stai per spendere € 10000,00 per due notti? –
- Tranquilla. Non diventeremo poveri per una vacanza! – mi bacia sul naso e mi dice di stare tranquilla e mi fido di lui.

Scegliamo insieme gli alberghi per ogni nostra meta. Ogni volta che conferma un hotel mi viene il panico per la somma che sta spendendo. E ride di me.
- Piccola, ce lo possiamo permettere – è sicuro di se.

E chiacchieriamo tanto, mi racconta quello che ha visto nel mondo. I luoghi che ho visitato, per lavoro o per svago. E mi fa ridere quando per ogni cosa che ha visto mi annuncia che mi ci porterà presto. A sentirlo parlare passeremo un paio d’anni in vacanza!
- E a Londra dove hai prenotato ? – mi guarda distraendosi dal computer.
- Ho casa a Londra – me lo dice come se fosse la cosa più naturale del mondo.
- Mi sa che sei proprio ricco! – e mi abbraccia mettendo via il computer.
Ci mettiamo a dormire. E pochi istanti dopo crolla mentre gli accarezzo i capelli.
 
 

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Capitolo 32
*** Fiducia ***


Capitolo di passaggio .....
 
Pov Edward

Mi alzo e mi rendo conto che nel letto sono solo. È giorno e dalle imposte si vede che il sole è già alto. Aroon lo trovo ad osservarmi.
- Buongiorno! Per caso sai che fine ha fatto Bella? – questo è un cane proprio intelligente. Perché capendo quello che gli ho chiesto, va verso la sua cuccia e prende un post it. È un messaggio che mi ha lasciato Bella per dirmi che si trova in hotel. E mi avvisa di raggiungerla lì per avere la mia colazione. Sorrido ad Aroon.
- Amico, sono innamorato di Bella. È la donna della mia vita. – e mi fissa abbaiando. Sembra stia confermando la mia affermazione. E si fionda verso la porta. Decido di alzarmi e andare a fare colazione.
- Aroon, il tempo di rendermi presentabile e andiamo a fare colazione – e abbaia felice e si posiziona vicino la porta.

Un quarto d’ora dopo siamo nel piccolo giardino che separa la villetta Swan dall’hotel e trovo i miei uomini di guardia. Nick si avvicina subito.
- Signor Cullen, buongiorno. Miss Swan le ricorda di recarsi in hotel per la colazione –  quanta premura Bella! Chissà se l’ha detto anche ad altre persone!
- Ok, Nick. Come vi siete organizzati per la sorveglianza su Bella in questi giorni? – mi guarda perplesso.
- Non è facile signore, perché non possiamo entrare nelle cucine e in numerose zone dell’hotel. Ma abbiamo controllato l’intera area e sto valutando se far arrivare altri uomini. – lo guardo e ci penso. E prendo il telefono con l’itinerario della vacanza e le prenotazioni già fatte.
- Non dovrebbero servire altre persone. Non mi va di farmi notare più del necessario. Tanto starò sempre con Bella. Lunedì e per cinque giorni saremo a Londra. Ti sto inviando per mail l’itinerario della vacanza che faremo e le prenotazioni già effettuate. Per Londra già hai tutto. Organizza la sicurezza e ricorda che la sicurezza di Bella ha la priorità in ogni momento – e lo lascio al suo lavoro.

Entro in hotel e noto che è completamente cambiato da quando ci venivo da ragazzo.  Più spazioso, tante piante. E molta gente!
- Edward,  buongiorno tesoro! – Renee lascia la reception per venirmi a salutare e mi accompagna in sala da pranzo. Prendendomi a braccetto.
- Bella ti ha lasciato un tavolo tranquillo in veranda, così Aroon può rimanere con te – sorrido alle premure della mia splendida fidanzata.
- Renee ho visto che c’è parecchia gente. Non vorrei farti perdere tempo … -
- Ah! Lascia che mi riposi un attimo. Mi fa piacere stare in tua compagnia – e mi sorride dolcemente.

Mi accomodo al mio tavolo e mi fa compagnia Renee.
- Devo ringraziarti, Edward! – la guardo senza capire.
- Bella, non la vedevo felice come ieri da anni. Forse, da quando era piccola. E so che la luce che aveva oggi negli occhi, la devo a te – mi prende la mano e noto i suoi occhi lucidi.
- Renee, è Bella che ha ridato la vita a me. – mi abbraccia e così ci trova la mia fidanzata quando arriva. Si preoccupa.
- Che succede? – ci guarda smarrita. Aroon abbaia per attirare l’attenzione e le sorrido. E si va strusciare contro la sua gamba.
- Niente piccola, spiegavo a tua madre che mi hai ridato la vita! – ci guarda senza capire poi sorride e si avvicina per lasciarmi un bacio sulle guance.
- Buongiorno – e mi guarda dolcemente. Renee si allontana senza dirci niente. Ma Aroon continua a richiamare l’attenzione.
- Aroon buongiorno. Ma noi ci siamo già salutati! E hai pure già fatto colazione. Non posso coccolarti perché sto servendo le colazioni! Però prometto che quando saremo in spiaggia giocheremo tanto insieme. Quindi, per adesso, vedi di farti bastare un ciao! – e l’ho detto che questo cane è intelligente perché si gira e si accuccia vicino la piscina.
- Aroon è mitico. D'altronde è il nostro cane e noi siamo fantastici! – lo stiamo osservando entrambi e ridiamo.
- Che ti porto per colazione? – la guardo in divisa, prima non ci avevo fatto caso.
- Caffè e  croissant. Perché lavori al ristorante? Sei sexy in divisa, anche se preferivo quella del Twilight! – arrossisce all’istante e si siede nel posto accanto al mio.
- Mio padre non la pensa alla stessa maniera. Non sai che ramanzina mi ha fatto la prima sera che sono rientrata a Rimini! E comunque lavoro in hotel per guadagnare qualche soldino. Così da non dover sempre chiedere ai miei – mi versa il caffè.
- Metto il latte? – rimane con il bricco a mezz’aria.
- Ok. Per quanto ne avrai ancora? – si guarda intorno e osserva i tavoli occupati.
- Penso di aver finito. Non c’è quasi nessuno in sala e potrà pensarci il cameriere. Andiamo al mare?–
- E mare sia! – va a prendere i croissant e mi porta anche una fetta di torta.
- È una mousse fredda allo yogurt. Provala che è buonissima - ed effettivamente ha un sapore delicato.
- Mi stai viziando! – le parlo mentre sono intento a gustarmi la torta che mi ha servito.
- Non ho fatto nulla di che. Ti ho solo messo da parte una fetta di torta – la vedo imbarazzarsi per poco.

Torniamo in camera per poterci preparare per scendere in spiaggia.
La osservo in costume … è veramente striminzito. Se fossimo soli in spiaggia, bè potrebbe anche scegliere un nude look e festeggerei alla grande. 
Ma le spiagge della romagna le ricordo bene! Piene di ragazzi con gli ormoni in subbuglio provenienti da ogni parte d’Italia! Che vengono qui solo per il sesso e il divertimento!
- Bello quel costume. Ma … qualcosa con un po’ più di stoffa non ce l’hai? – alza la testa dalla borsa che sta preparando.
- Come scusa? – e mi avvicino a lei.
- Non è un po’ troppo … scollacciato questo costume. Cioè hai tutto in bella mostra, ma Charlie o tuo fratello non vengono mai a controllarti al mare? – comincio a parlare a vanvera.
- Sei geloso, Cullen? – mi ride beffarda.
- All’inverosimile. Per cui vedi di mettere qualcosa di più accollato! Esempio un costume di quelli che si usano in piscina non ce l’hai? – e adesso ce l’ho di fronte. Riso beffardo sul viso, braccia incrociate sotto al seno ed è bellissima e sensuale!

E la voglia di scendere in spiaggia mi passa.

Allungo le mani per abbracciarla e le slaccio il reggiseno. Adesso non ride più! Con la stessa faccia tosta le slaccio i fiocchi laterali del perizoma che indossa.
- Ecco, così non lasciamo niente all’immaginazione. Ma solo per me, s’intende – e la prendo in braccio.

È abbastanza collaborativa. Le gambe le sistema sui miei fianchi e ci sistemiamo sul letto per un paio d’ore di coccole.
Amarla è qualcosa di immenso, mi da sensazioni che niente prima di lei è riuscito a provocarmi.
È sensuale quando si muove. Sembra una gattina in attesa di coccole.
Mi fa rabbrividire quando semplicemente con i capelli mi scivola sul petto.
Ed è così vogliosa di imparare a fare ciò che mi piace.
La sua inesperienza è erotica!
Ho scoperto i suoi punti sensibili. Il collo e le ginocchia!
Baciarla o semplicemente sfiorarla in quei punti vuol dire portarla all’estasi!
E quando finalmente arriva all’apice del piacere, la osservo. E il solo vederla porta anche me all’apice. La allungo su di me.

- Ti ho mai detto che ho una piccola isola privata? – alza la testa e mi osserva.
- Pure! C’è qualcosa che non hai Cullen? – mi guarda curiosa adesso.
- Non è proprio un’isola. Non ti immaginare chissaché! È più un atollo – osservo le sue espressioni di sorpresa sul viso.
- Si, si ho capito! Quelle classiche cose che a voi  ricchi piace avere per dimostrare quanto siete importanti!  Dove si trova? – mi viene da ridere.
- Miss perfettina, sei fidanzata con un ricco! Per la proprietà transitiva, lo sei anche tu! Comunque si trova di fronte la costa del Brasile. E prima di tornare a New York ci andremo per qualche giorno. E potrai indossare tutti i costumi striminziti che vuoi! Anzi sarai libera di non indossare niente, se lo preferisci! Ma qui non penso sia il caso! – mi guarda e comincia a rivestirsi. Per modo di dire.
- Oh Edward! Quanto sei ingenuo. Io non posso indossare il mio costume e tu puoi andartene in giro a far vedere a tutti i tuoi pettorali?  Giammai! Sai quante ragazze mi toccherà di tenere a bada oggi?  – e si rimette il suo costumo.

Purtroppo devo cedere, ma non mi scollerò di un centimetro da lei.
Raggiungiamo la spiaggia con le nostre guardie al seguito e, devo ammettere, sono abbastanza discrete. Bella sembra tranquilla per la loro presenza. E spero che la cosa si mantenga così a lungo.

Ed è qui che mi presenta le sue amiche che, come da programma, rimangono abbagliate dal sottoscritto! Pensando che non parli italiano danno largo sfogo ai loro commenti:
- Adesso capiamo perché non vuoi tornare in italia? –
- Ma un newyorkese anche a me, non lo trovi? –
- Cazzo che fisico! Ma è vero? –
E sono solo le più educate.
- Ragazze, vi ho detto che Edward parla e comprende correttamente l’italiano? – e sbiancano.
Ma Bella è una strega e l’ha fatto di proposito!

Comunque, malgrado tutto, mi integro perfettamente con loro. Nel pomeriggio arrivano anche Matteo e Pierre e con altri ragazzi improvvisiamo una partita a volley. Mentre le ragazze organizzano la serata.

Non mi sfugge che nessuno degli amici di Matteo che avevo frequentavo durante le estati passate in Italia ci sia. E mi appunto di chiedere spiegazioni a Charlie oppure direttamente a Bella.
Ed è proprio con lei che ne parlo quando, a pomeriggio inoltrato, ci ritroviamo allungati sul letto.
- Bella posso chiederti una cosa? – sono serio perché quello che dobbiamo dirci farà da base a tutto il nostro futuro rapporto. Annuisce e mi fissa.
- Non voglio vantarmi, ma sai che sono una persona di spicco. Conosco fatti e misfatti di molte persone. Come mi devo comportare con te? Cioè ho sempre ammirato il rapporto dei miei genitori, perché mio padre ha fatto di mia madre la prima confidente.  Io voglio lo stesso rapporto con te. – mi guarda e riflette.
- Cioè mi stai chiedendo se andrò a raccontare a qualcuno quello che potrai riferirmi? Mi stai offendendo, Edward! – sembra delusa.
- Non ti sto offendendo. Ti sto solo dicendo che tipo di rapporto vorrei avere con te. Fiducia totale e voglio poterti raccontare ogni istante della mia giornata. Sia del lavoro che degli affetti.  – adesso mi sono messo seduto e ci fissiamo negli occhi.
- Lo voglio pure io – e mi guarda sincera e so che mi posso fidare di lei.
​- E questo riguarda anche la sfera degli affetti? – mi guarda senza capire.
- Tuo padre mi ha chiesto una cosa. Ed io vorrei parlartene, ma devo avere la certezza che non ne parlerai con nessuno. E la mia richiesta non riguarda solo adesso, ma anche il futuro – e la vedo riflettere. Poi, abbassa la testa.
- Non voglio spaventarti o farti scappare. Ma io penso di voler passare il resto della mia vita con te. Voglio condividere tutto. Se penso che un giorno avrò dei figli, l’unico padre che vorrei per loro sei tu. Quello che voglio dirti è che io la mia scelta già l’ho fatta. E voglio che tu ti possa fidare al 100% di me, come io lo faccio di te – sembra quasi che si vergogni ad esprimere i suoi desideri. Le faccio alzare la testa e la guardo seriamente.
- Bella non ti preoccupare di esprimere i tuoi sentimenti. Anche io voglio passare il resto della mia vita con la mia splendida miss perfettina. Sono ancora lontano dall’idea dei figli, questo è vero. Perché, in fondo, non ci ho mai creduto che anche io potessi crearmi una famiglia tutta mia. Ma so che un giorno arriveranno e quel giorno ci sarai tu a sfornarmeli! E prima vorrei che tu finissi l’università e ti sistemi professionalmente – e la bacio dolcemente. 

Quando, finalmente, ci riprendiamo …

- Allora, devo chiederti una cosa. I rapporti fra Matteo, Pierre e i loro amici, come sono? Non ho visto nessuno dei ragazzi che conoscevo quando venivo d’estate in vacanza qui – la vedo riflettere.
- Oddio, gli amici di una volta di Matteo quando hanno saputo della sua omosessualità, hanno cominciato ad evitarlo. Alcuni sono quelli che hanno dato più problemi.  E Pierre, praticamente, non ha più amici d’infanzia e i fratelli e l’intera famiglia lo hanno rinnegato. Le persone che frequentano adesso sono prevalentemente di Parma e fanno parte delle associazioni omosessuali. Alcuni miei amici di Rimini, ma so che accettano Matteo e Pierre solo per me. – adesso, però, mi guarda e capisco che vuole sapere i motivi della mia richiesta.
- Charlie mi ha chiesto di convincerli a trasferirsi in America. Li avrebbero meno problemi – spalanca gli occhi e si lascia cadere sul letto.  Riflette a lungo prima di parlare.
- Se papà è arrivato a questa conclusione evidentemente ha visto qualcosa che non gli è piaciuto. Non è il tipo da creare paranoie alla gente per niente. Ma non è facile. Qui sono due stimati professionisti, a New York che farebbero? – ci penso e le rispondo.
- Pierre non avrebbe problemi. Una società che controllo gestisce una clinica privata all’avanguardia per le strutture e il personale che ci lavora. E ha un centro di psicologia per adolescenti all’avanguardia. E a lui potrebbe interessare. In una delle mie telefonate notturne me ne ha anche parlato. Matteo dovrebbe fare domanda di insegnamento nelle università o nelle scuole della città. Ma tuo padre mi diceva che ha diverse pubblicazioni all’attivo. La lingua la parla perfettamente. Non dico che anche per lui sarebbe facile, ma.. –  e lascio la frase in sospeso.
- Lui ha anche la cittadinanza americana. non avrebbe problemi a entrare in America senza lavoro per cercarlo direttamente sul luogo – rifletto ricordando le parole di Charlie.
- Quindi, che mi vorresti dire? Cosa vorrebbe che tu facessi mio padre? –
- Convincerli a trasferirsi. Magari posso parlare con il direttore della clinica e convincerlo a fare una proposta lavorativa a Pierre? – Bella mi guarda e scuote la testa.
- Edward penso che tu debba essere sincero con loro. innanzitutto per il rapporto che hai con loro. E con i sotterfugi non si arriva da nessuna parte. Se fai pervenire un’offerta di lavoro a Pierre prima o poi lo verrebbe a sapere che dietro ci sei tu – so che ha perfettamente ragione. E ragionare con lei mi piace proprio.
- E se ci parlassi durante le vacanze? Pensaci: tutti i nostri amici, poi, torneranno a New York e loro resteranno soli qui. Magari si troveranno bene con loro e sarà un ulteriore input a trasferirsi – ci penso e credo possa avere ragione.
 
Cominciamo a prepararci per la nostra serata.  E’ prevista una cena con gli amici di Bella in uno stabilimento balneare dove potremo anche fermarci a ballare.
 
E la serata scorre piacevole. La mia fidanzata ha delle belle amicizie. Non fanno caso alle nostre guardie che passano completamente inosservate. E nessuno collega me con tutte le informazioni che ci sono sul web.
La pizza è eccezionale. Osservo Bella bere birra e mi caccia la lingua quando si accorge del mio sguardo.
- Approfittane qui che a casa non te lo permetterò – rimane incantata alle mie parole.
- Che succede? – quasi mi spavento
- Hai parlato di New York come di casa. E ho pensato che comincio a considerare quella come la mia casa – sorrido del suo pensiero. E ne sono felice. Perché la voglio vicina in ogni istante. La bacio e veniamo distratti da un flash. Una sua amica ci ha scattato una foto. Se solo immaginasse quanto può valere venduta ad un giornale! Noto Nick scattare ma lo fermo con un cenno di mano. Bella, che si è accorta della scena, ride.
- Scusate, ma siete molto belli insieme! – le sorridiamo. Poi mi avvicino all’orecchio di Bella.
- Mi piace non essere riconosciuto! Ma se la tua amica sapesse quanto può valere quella foto, penso che correrebbe al primo editore disposto ad ascoltarla – ride anche lei.

Un’altra sua amica ci prova spudoratamente con me mentre stiamo ballando. Sento le sue mani sul mio sedere e appoggia il suo seno al mio petto. Ma molto educatamente la rimetto al suo posto e raggiungo la mia ragazza in fila per il bagno.
- Ehi perché mi hai raggiunto? Ho quasi fatto – le sorrido e le prendo la mano.
- Mi mancavi – mi scruta e ride.
- Che è successo? – si avvicina e mi abbraccia mentre scorriamo con la fila.
- Hai presente la tua amica Marika? Ci ha provato con me. E sono corso a cercarti – ride e mi abbraccia.

Usciti dal bagno salutiamo gli amici e andiamo via.
- Ti va una passeggiata in riva al mare? Mi è sempre piaciuto osservare il mare di notte – me lo chiede con i suoi occhi spalancati a cui non posso proprio negare niente.
- E vada per la passeggiata romantica. Per quanto possa esserlo con due guardie alle spalle – e ridiamo come due ragazzini.

Abbracciati camminiamo e parliamo.
- Perché Nick prima è scattato? –
- Per cancellare la foto alla tua amica. È un modo per non farmi rintracciare dalla stampa. E non voglio che vengano a sapere di te. Più ti posso tutelare meglio sto – la tiro stretta nel mio abbraccio.
- Mi sa che non è così bello essere famosi – ci penso bene prima di risponderle.
- Sarei un’ipocrita se ti dicessi che è brutto. Ci sono così tanti vantaggi. I lati negativi sono però altrettanti. Se la tua amica si rendesse conto di chi sono e pubblicasse l’immagine su di un social network, nel giro di poche ore Rimini sarebbe invasa da reporter free lance alla mia ricerca. E appena i giornali sapranno che ho una bellissima fidanzata, sarai tu ad essere presa di mira. Per questo voglio che ci sia sempre la vigilanza con te – la guardo e pare aver capito.

Rientriamo a casa che è quasi l’alba. Prima ci fermiamo a mangiare i bomboloni di cui Bella è ghiotta.
E in casa cerchiamo di fare meno rumore possibile.
 
 
 

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Capitolo 33
*** Londra ***



 
Pov Edward

Mi sveglio perché sento dei rumori nella camera e, allo stesso tempo, m manca il corpo di Bella nel letto  addossato a me. Abbiamo preso l'abitudine di dormire abbracciati. Ognuno tiene stretto l'altro. Quasi impaurito che possa scappare.
Apro gli occhi molto lentamente, ho un sonno tremendo. Ieri sera siamo nuovamente usciti e abbiamo fatto notte fonda in giro per locali.
Sono in Italia da cinque giorni e mi sto veramente rilassando, come erano anni che non facevo. Le ultime ferie che mi sono concesso le ho passate nella mia isoletta privata, solo a lavorare per un contratto veramente importante e per il quale avevo necessità di  stare tranquillo. Questa volta, invece, sto facendo la vita di qualsiasi ventiquattrenne. Mi diverto con la mia ragazza, vado a ballare, facciamo l’alba sulla spiaggia. E tanto sesso! E con Bella, il sesso, è una cosa fenomenale! E' incerta, insicura, è una principiante. Eppure impara così velocemente che ogni volta mi fa provare sensazioni nuove. Meravigliose. 
E in questi giorni, grazie a mio padre, mi sono limitato a controllare le mail che mi inviano dall’ufficio senza necessità di intervenire o mettermi in contatto con loro.

Senza dirle che sono sveglio, osservo Bella preparare la sua valigia. Oggi partiremo per Londra. Qualche giorno di lavoro e poi nuovamente in vacanza con  la mia splendida fidanzata. Che mi accompagnerà in questi giorni.
È la prima volta che affronto un viaggio di lavoro accompagnato da una donna e la cosa mi mette particolarmente di buon umore. Ho già deciso che la presenterò a tutti come la mia fidanzata!

- Posso sapere che stai combinando? Sono ancora le 8.00 e abbiamo dormito meno di quattro ore! – la osservo cercare di far entrare nella sua valigia l’impossibile! Alle mie parole alza la testa e mi sorride. Si alza e si viene a sedere sul letto. E' sudata e sembra stanca. Chissà quanto avrà sudato per cercare di chiudere la valigia che non ne vuole proprio sapere.
- Buongiorno mio principino! – odio quanto mi chiama così! E lei lo sa.
- Buongiorno a te miss perfettina – mi bacia e contraccambio con piacere il suo bacio.
- Alzati, alle 10.00 abbiamo l’aereo – la guardo senza capire. Possiamo partire con calma perché vuole affrettare le cose? Nel frattempo ha ripreso a sistemare la sua valigia.
- Ok, adesso mi alzo. Ma mi spieghi perché hai fretta? Hai qualche appuntamento per pranzo a Londra? – adesso è lei che mi guarda senza capire.
- Ho controllato il sito dell’aeroporto. Il volo per Londra è alle 10.00 – e finalmente ho capito!
- Bella,  chi ti ha detto che prenderemo un volo di linea? – è ancora più confusa.
- Vuoi andare in auto? – mi viene quasi da ridere. Ma penso si offenderebbe se mi mettessi a riderle in faccia.
- Ti ho mai detto che ho un jet privato con il quale mi sposto? – scuote la testa e si alza per venirsi ad allungare sul letto. Non parla. Penso di averla proprio sconvolta. Eppure per l’isola aveva reagito bene!
- Bella? Tutto ok? – mi guarda incavolata. Si alza e prende il notebook.
- Sei proprio ricco! – scoppio a ridere. Nel frattempo il computer si è acceso e si è collegata su google. Noto che digita il mio nome. E comincia a leggere informazioni sul sottoscritto.
- Sono qui accanto a te. Se chiedi ti rispondo e ti dirò solo la verità. Metà delle cose che sono on line su di me sono false! – mi guarda torva.
- Tu non mi dici niente! Mi sono impazzita per fare la valigia stamane e cercare di non superare il limite di peso. Perché non mi hai detto che non avrei avuto problemi? – ho proprio voglia di ridere, ma non posso farlo.
- Ti sei laureato con un  anno di anticipo? - mi guarda curiosa. Continua a scorrere le immagini. E' particolarmente interessata alla mia vita sentimentale:
- Kristen Stewart? Adriana Lima? Candice Swanepoel? Come fai a stare con me se hai potuto frequentare queste bellissime donne?  - mi guarda afflitta.
- sono uscito con loro. Non ti nascondo che abbiamo fatto sesso. Ma vorrei farti notare che solo a te ho detto che ti amo. E solo tu sei mai stata a casa mia e tra le mie cose - le tolgo il computer dalle mani e comincio a baciarla.  Prima che si faccia venire altre paranoie. Dapprima fa la difficile ma, poi, si lascia andare alle coccole del sottoscritto.
- ti amo ed è solo te che voglio per il resto della mia vita!  Bella, amore mio, rilassati. – ed anche lei comincia ad occuparsi del sottoscritto.
Sono le 10.00 passate quando lasciamo il letto, stanchi ma felici.
- Il tuo aereo è partito! – le sorrido beffardo mentre lei mi tira addosso un peluche. Vado in doccia mentre sistema la camera. E al ritorno ha nuovamente invaso la camera con le valige!
- Ed io che volevo chiederti di fare anche la mia. Ma con i tuoi ritmi ci vorrà un altro paio d’ore solo per fare la tua! – mi guarda acida.
- Visto che non ho problemi di peso ne sto portando due. E la tua l’ho già preparata – le sorrido mentre sto inviando un sms a Nick.
- Partenza fra un’ora. Mi hai preso anche un paio di completi eleganti? – ha nuovamente spalancato gli occhi!
- Che ci devi fare? –
- Ci sono due cene in programma. E, a scanso di equivoci,  tu verrai con me – e per l’ennesima volta la vedo disfare la valigia. Non c’è bisogno di chiederle niente, mi spiega da sola.
- Non ho preso nulla di elegante – sorrido.
- Puoi provvedere con lo shopping a Londra. – non mi risponde. È troppo impegnata.
- Sto pensando! Sei proprio ricco. Aerei e isole private, case in città bellissime. Che altro mi devi dire?-  ci penso.
- Non lo so, come mi verrà ti renderò partecipe. Però utilizza i verbi esatti. Siamo ricchi. Perché anche se ancora non c’è uno scambio di promesse a rendere la cosa ufficiale e ti assicuro che ci sarà molto molto presto, noi passeremo il resto della vita insieme. E se gli svantaggi li prendi da adesso, esempio la restrizione alla libertà, allora pretendo che anche i vantaggi tu ne usufruisca da subito – non ci posso credere: sono riuscito a lasciare a bocca aperta miss perfettina!
- Guarda che ti entrano le mosche se non chiudi quella bocca – la prendo in giro e finalmente si riprende.
- E poi non sei capace di essere dolce! Ti amo Cullen, indipendentemente dai tuoi soldi o dalle cose materiali. È solo il tuo cuore che voglio! –
- Ma io questo già lo so! Ma adesso muoviamoci o faremo tardi – e comincio a vestirmi.
- Ti ho detto che pensavo di portare Aroon con noi? –
- No, ma l’avevo capito. D'altronde a chi lo lasciamo qui? I nonni materni non sono clementi come quelli paterni ! – e scoppio a ridere.

Dieci minuti dopo mi guarda soddisfatta.
- Sono pronta! – e scendiamo a fare colazione in albergo. Oramai ho il mio tavolino riservato.
- Guarda un po’ Aroon. Si è diretto subito verso la veranda. Sto cane è proprio intelligente. Era normale che fosse destinato a me. Fra geni ci capiamo! – lo guardo con orgoglio e sento Bella sghignazzare.
- Ma non eri tu che non lo volevi in casa, mister modestia? – e mentre mi accomodo prende la nostra colazione.
- Non è che non lo volevo. Mi hai fatto morire quel giorno quando mi hai chiamato. – rido al ricordo della scena.

Ci raggiunge Renee che, come suo solito, mi coccola. È proprio una seconda madre. Ci dice che le mancheremo anche se saranno pochi i giorni che saremo a Londra.
- Ma papà dov’è? Ancora lo vedo oggi! – Bella si guarda intorno curiosa ma è Renee che sghignazza ad attirare la mia attenzione.
- È al telefono con Carlisle! Si stanno consigliando su alcune operazioni finanziarie – e mi guarda mentre me lo dice.
- Perfetto! Chissà se al rientro l’ufficio ci sarà ancora o dovrò dichiarare bancarotta! – e le donne ridono di me.
- Edward, hai dato la possibilità a due uomini di mezza età di sentirsi giovani! – sono scettico sulle parole di Renee mentre adesso Bella se la ride alla grande.
- Va bene. salutacelo tu! – e ci alziamo per partire.  Nick, in giardino, è già pronto con la macchina.

E quando siamo dentro penso a quello che potrebbe accadere in ufficio in mia assenza. Controllo dal telefonino le mail di Venice e pare sia tutto in ordine.
- Sei preoccupato? – sorrido al pensiero di Bella.
- No, stiamo sempre parlando di Carlisle e Charlie. Solo che in questi anni ogni singola decisione è passata da me e adesso mi fa strano pensare che stanno facendo scelte al posto mio –
- Immagino che a Londra controllerai quello che stanno facendo – le sorrido.
- Sicuramente. Ma non sono preoccupato di quello che potrebbero combinare. Sono due geni della finanza. Quello che mi manca è il controllo. Sapere di essere a conoscenza di ogni scelta che viene fatta – e nel frattempo siamo arrivati in aeroporto, direttamente in pista. Bella osserva l’aereo.
- Piccolino, noto! – rido di cuore. Ancora di più quando, una volta saliti, osserva l’arredamento.
- Benvenuta sul jet della T&E Cullen. Penso che tu sia la prima donna che non lavora per me a salirci– ci penso ed effettivamente è così.
- Wow, quanto è grande. Sembra ancora più bello del salotto di casa dei tuoi. Che è già meraviglioso! E dietro quelle porte che c’è? – le faccio segno con la testa di andare personalmente a verificare e mentre le apre le fornisco qualche spiegazione.
- Questo è un ufficio che utilizzo per incontri privati quando sono qui sopra. Poi c’è una camera da letto con piccolo bagno annesso. E l’altro è un bagno più grande – è senza parole. Si avvicina l’hostess.
- Signor Cullen, siamo pronti per il decollo. Attendiamo un suo ordine – e prendo Bella per mano e la porto ad accomodarsi su una delle poltroncine.
- Bella lei è Felice, una delle hostess. Felice ti presento la mia fidanzata, Isabella Swan – e fatte le presentazioni del caso ci porta da bere.
- Cullen, si viaggia bene così! Quando sono venuta a New York a gennaio la mia vicina di posto era una vecchietta che non aveva mai preso un aereo. Non faceva altro che agitarsi. Un po’ per la felicità di vedere il figlio, un po’ per la paura di volare. – e ridiamo al suo ricordo.
 
Il volo è molto veloce. Poco più di un’ora. Durante il volo le spiego qualcosa in più del mio ufficio di Londra.
 
- È una piccola sede, ma mi fa comodo per i clienti che difficilmente verrebbero a New York. Qui non si trattano gli stessi clienti della sede principale. Hanno valenza minore, ma meritano comunque la giusta attenzione. – è curiosa.
- In pratica a New York tratti i pezzi grossi. A Londra le piccole imprese –
- Bè, piccole imprese.  Tieni presente che sono sempre società molto importanti nei loro paesi. A Londra tratto soprattutto quelle dell’ex est Europa, che si stanno affacciando adesso ai mercati finanziari. Ne ho circa 12 che verranno immesse in borsa entro l’anno. E le seguo comunque bene –
- Fai sembrare tutto così facile –
- Non è facile. Basta riuscire ad avere una visione d’insieme. Non fermarsi mai al particolare, perché ogni tassello serve per comporre il puzzle. – mi guarda sconfortata.
- Non sarò mai capace come te! – la abbraccio e la prendo in braccio.
- Devi imparare, Bella. Ti ricordi quando un paio di mesi fa ti dissi che a settembre ti saresti occupata delle imprese Cullen! Bene mi stanno arrivando ogni giorno gli aggiornamenti sulla situazione e sono sempre più in crisi. Il tuo primo compito alla T&E Cullen sarà la loro acquisizione – sorride.
- Tuo nonno ti odierà! –
- Mi dovrà ringraziare perché gli eviterò il fallimento! – e sorrido mentre ci sistemiamo per l’atterraggio.
 
E Londra è caotica come sempre. È appena il primo pomeriggio e vorrei andare subito nei miei uffici.
- Hai fame? –  la guardo. Abbiamo preso solo un aperitivo in volo.
- No, abbiamo fatto colazione tardi e molto abbondante – perfetto!
- Ok, io devo andare nei miei uffici. Vieni con me o ti faccio accompagnare a casa? – si morde il labbro inferiore ed è così eccitante. Distolgo lo sguardo da lei per evitare di saltarle addosso.
- Se non ti rompo vorrei venire con te. Mi piace vederti nelle vesti di manager! – e sorrido. E Nick ha già sentito la risposta di Bella perché punta direttamente al centro di Londra.

Nessuno dei miei dipendenti è a conoscenza del mio blitz e quando entro vedo il panico nei loro occhi. E mi accorgo che il mio ufficio, che voglio sempre in ordine e libero, è occupato da diverse persone. Addirittura sul tavolo delle riunioni c’è un buffet.
- Signor Cullen buon pomeriggio – mi viene subito incontro la mia assistente a Londra, Becky. Ha detto il mio nome ad alta voce. Forse per far capire agli altri di liberare il mio ufficio e tornare al lavoro. Ma non afferrano il concetto …
- Buonasera Becky.  C’è una festa? – ed entro nel mio ufficio. Man mano che i dipendenti si accorgono di me, smettono di ridere e cominciano a togliere il disordine.
- No, signor Cullen. Mike Newton ha offerto un piccolo buffet per festeggiare il suo compleanno. Nulla di che – Becky cerca di giustificare.
- E non c’era nessun altro posto dove festeggiare che non il mio ufficio? – nessuno risponde.
- Bene, vado al settimo piano. Quando torno non voglio vedere una briciola nel mio ufficio. E fra mezz’ora riunione con tutto il personale – e prendo Bella per mano e rientro in ascensore. Ed è qui che finalmente Bella parla.
- Cavoli quanto sei severo – scoppio a ridere.
- Hai ragione. Ma se non facessi così se ne approfitterebbero – la abbraccio.
- Non eri atteso? – la guardo sorridendo e nel frattempo usciamo dall’ascensore.
- No, non avviso mai quando sono in visita. Ma devo ammettere che, in genere, non trovo mai nulla fuori posto. –  la osservo e vorrei capire a cosa sta pensando.
- Sarai così anche con me? – e ci penso.
- Con te sarò severo ma onesto. Perché hai delle potenzialità che difficilmente si vedono in giro, ma non voglio che qualcuno possa pensare che sei avvantaggiata perché sei la mia fidanzata – e la vedo riflettere.
- Wow! Chissà che mi aspetterà – rido
- Nulla di che. Solo ci tengo veramente a te e alla tua preparazione – e nel frattempo sono arrivato nell’ufficio legale.

Presento Bella come la mia fidanzata e la osservo intimidita.
Mi informo delle beghe che ci sono in sede e poco dopo torno nel mio ufficio. Mi piace lo sguardo di Bella su di me. Mi fa sentire così orgoglioso di quello che faccio.

Quando rientro in ufficio trovo tutto in ordine e pulito. Il personale già in attesa per la riunione.
- Bella lei è Becky, la mia assistente a Londra. Quando la partenza è programmata in genere mi segue anche Venice.- e passo le successive tre ore ad analizzare i grafici e i risultati dell’ultimo trimestre.

Ci sono un paio di persone che mi piacciono proprio. Li sto osservando da parecchio e leggo spesso per mail i loro risultati. Non sono quelli che si mettono in mostra, non sono leccaculo. E al termine della riunione li fermo per parlare con loro.

Pov Bella

Londra per me è stata rivelatrice. Di quello che Edward rappresenta nel mondo degli affari. Non è solo un genio, ma è anche carismatico e coinvolgente.
I suoi dipendenti lavorano sodo per sottoporre i loro risultati al capo.  Non ho mai visto Edward alzare la voce con loro.
Pensavo di andare a zonzo per Londra ma mi è piaciuto di più osservarlo nel suo ambiente naturale. Solo un paio di pomeriggi ce ne siamo andati in giro per shopping e mister Cullen non ha badato a spese.
La casa di Edward è bellissima, ma è inutile sottolinearlo! Si trova nel quartiere di Notting Hill e anche qui c’è una colf che si prende cura di lui quando è in città e cura la casa durante la sua assenza. Un paio di mattine mi sono avventurata in giro per il quartiere da sola raggiungendo anche il mercato di Portobello e,  devo ammettere, che è bellissimo.
Abbiamo avuto tre cene finora. Tutte con suoi clienti, accompagnate da donne bellissime. La prima sera ero intimidita ma è stato il mio accompagnatore a mettermi a mio agio. Non lasciandomi mai da sola e tenendomi per mano.
Stasera è prevista una cena di lavoro, ma più informale. Con alcuni dei suoi dipendenti. Mi ha spiegato che è sua intenzione proporgli il passaggio a New York, dove avranno la possibilità di crescere professionalmente.
Sono giovani e li ha invitati con le loro fidanzate.

Siamo i primi ad arrivare. Edward non ama far aspettare la gente. La trova una mancanza di rispetto. Ed effettivamente quando arrivano i nostri ospiti sono meravigliati dal trovarci già seduti a tavola. Entrambi presentano le loro fidanzate. Uno è sposato e sono in attesa di un bambino. In queste prime cene con Edward ho imparato ad intrattenere i commensali e a parlare con loro senza mai scendere nel particolare.

Il mio splendido fidanzato chiede alle donne le loro professioni e quasi sorride quando capisce che nessuna delle due ha un lavoro fisso. E al dolce cala la sua proposta.
- Che ne pensate di un trasferimento a New York? – la sua domanda è rivolta agli uomini, ma osserva anche il comportamento delle ragazze. Rimangono in silenzio.
- A fine anno scadrà per entrambi il vostro apprendistato. E ho già dato disposizioni per l’assunzione definitiva. Ma vorrei entrambi nella struttura di New York. Pensavo di inserire Eric tra gli analisti e John nello sviluppo dei nuovi software. La risposta naturalmente non la voglio subito. Ma entro il mese devo conoscere il vostro orientamento. – poi, dalla tasca interna della giacca prende due biglietti. – questo sarebbe il compenso annuo. Oltre i benefit quali l’assicurazione medica pagata e l’asilo interno per i figli dei dipendenti. – li guarda e li osservo anche io. Sono sicura che accetteranno senza neanche attendere la fine del mese.

La cena prosegue tranquilla e dopo ci concediamo una passeggiata romanticalungo il Tamigi. E parliamo di noi e del nostro futuro.
- Oggi non credo di averti detto di amarti – e mi bacia dolcemente.
- Lo hai dimostrato. In ogni momento. Anche solo quando mi guardi con quello sguardo tutto mio! – lo sento sghignazzare.
- Quale sarebbe lo sguardo tutto tuo? – adesso arrossisco e abbasso la testa. Ma non me lo concede. Con l’indice mi alza il viso e mi obbliga ad incontrare i suoi occhi.
- Quando mi guardi sembra che i tuoi occhi siamo di un verde intenso. Quasi smeraldo. E le labbra si increspano in un accenno di sorriso. E sembra che sorridi anche con gli occhi. Ho notato che con nessun altro hai uno sguardo così intenso. – sono completamente rosso fuoco ed invece di ridere di me mi bacia dolcemente.
- È vero. Ma osservare te è qualcosa di magico! Mi fa stare bene e quando ho problemi sei la mia personale bolla di felicità e tranquillità. Anche in questi giorni che sei stata in ufficio. Lo so che forse ti sei  annoiata, ma quando le cose mi pesavano, mi bastava guardarti per tranquillizzarmi – e non posso che buttargli le braccia al collo e chiedergli di andarcene a casa perché ho necessità di sentirlo mio!

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Capitolo 34
*** Rientro ***



 
Pov Bella

E al nostro rientro a Rimini abbiamo trovato tutti i nostri amici arrivati da New York e pronti a vivere la nostra vacanza on the road al meglio!
- Spero che non ti sia annoiata a Londra. – è Edward a chiedermelo mentre saliamo sulla macchina che ci condurrà a casa dei miei. Nick e le altre guardie stanno caricando i nostri bagagli.
- Invece, mi è piaciuto stare con te nel tuo mondo. Ho imparato a conoscerti meglio. Poi ho gironzolato per il tuo quartiere e ho visto zone di Londra che quando sono stata da sola non ho mai osservato. Ho fatto meno la turista e sono stata bene – mi appoggio con la testa sulla sua spalla.

Pochi minuti e siamo a casa dei miei. C’è papà in cucina che si sta preparando la cena.
- Ehi chi si rivede? – corro ad abbracciarlo perché mi è mancato.
- Charlie! – osservo i due uomini della mia vita stringersi la mano.
- Edward, allora la mia bambina l’hai trattata bene?! – osservo papà punzecchiare Edward, ma lui non è da meno …
- Benissimo e puoi chiedere conferma a lei. Ed io, invece, un lavoro ce l’ho ancora? L’ufficio esiste ancora o l’avete già distrutto tu e mio padre? – lo osservo ridere sotto i baffi!
- Non sai quanto mi sto divertendo, Edward! E tuo padre non è da meno. –
- Charlie, se vuoi tornare in America, guarda che un lavoro te lo darei subito. –
- Eh! A volte ci ho pensato. Ma Renee è nata e cresciuta in questo hotel. Per lei sarebbe come portarle via un pezzo di cuore. Non posso. In compenso occupati della mia bambina e pensa a quegli altri due! – e ritorna a preparare la sua cena. Mi sorge un dubbio: perché sta cucinando papà?
- Perché sei solo in cucina? La mamma? – mi sorride.
- È la serata karaoke! – e capisco al volo scoppiando a ridere. Spiego ad Edward che è curioso.
- Una volta alla settimana mia madre organizza il karaoke in hotel per i clienti e costringe mio padre a cantare. Da solo o con lei. E lui lo odia – adesso ridiamo.
- Però voi andate. Ci sono tutti i vostri amici. Sono arrivati ieri e sono stati in giro con Matteo e Pierre -  ci guardiamo in faccia con Edward e ci capiamo al volo.
- No, Charlie. Neanche io amo il karaoke. Eppoi, la cucina di Bella è sublime! – è un velato invito a cucinare.
- È vero. Hai mai provato le sue famose pennette all’arrabbiata? – e capisco che devo mettermi all’opera.

Un’ora dopo i miei uomini sono allungati sul divano con la pancia piena. Ed io finisco di sistemare la cucina.
- Cavoli Bella! Cucini alla grande. A casa nostra rifalle tutte le volte che vuoi!  – papà sorride. non gli è sfuggita la maniera in cui Edward ha definito casa!
- Già, ma adesso mi vado a cambiare e raggiungiamo gli altri in hotel. E papà, vai da mamma o la sentirai lamentarsi! – e così facciamo.
 
Scendo poco dopo con un vestitino acquistato a Londra che, forse, Edward non ha visto.
- Ma tu qualcosa che ti arrivi al ginocchio proprio non ce l’hai? – eccolo il mio gelosone.

 
- Perché sto male? Ah! Me l’hai regalato tu a Londra! L’ho comprato una mattina che ero in giro da sola e l’ho pagato con la tua carta, ti piace? –
- Non è la mia carta. È tua. Mi piace e stai bene per stare in camera con me. Se penso che dobbiamo uscire e andremo per locali non mi piace. – e mette il broncio. È ancora sul divano.
- Starò appiccicata a te e nessuno potrà avvicinarmi. E mi sono vestita così solo per i tuoi occhi! – e lo bacio dolcemente posizionandomi a cavalcioni su di lui. Che non perde tempo ad allungare le mani sotto la mia gonna. Con un dito entra dentro le mie mutandine.
- Vedi che è comodo! – e lo sento sorridere.
- Si, molto comodo – e si intrufola dentro di me portandomi con le sue dita all’apice del piacere. E poco dopo mi alzo per contraccambiare il regalo … e spalanca gli occhi quando mi vede inginocchiare davanti a lui ancora accomodato sul divano.
- Bella non è necessario … - ma non lo faccio continuare a parlare perché mentre lo guado in faccia abbasso la zip del pantalone.
- Insegnami quello che ti piace. Perché sono un’imbranata su alcune cose come questa – e arrossisco ma vado avanti con il mio compito. E dopo un momento in cui si è irrigidito pensando che potesse arrivare qualcuno e in pensiero per me, lo sento rilassarsi e godere il trattamento che gli riservo. Anche per lui bastano pochi minuti. D'altronde è quasi un giorno che non ci coccoliamo. E quando finisco ritorno a cavalcioni su di lui.
- Non sei imbranata. Sei fantastica e non potrei desiderare nient’altro che te! –

La nostra intimità viene interrotta dalla mamma che non vede l’ora di salutarci! E mi meraviglia che prima di me abbraccia e si spupazza Edward!
- Cavoli, una volta ero io la cocca. Adesso sei tu – ridono di me e fanno finta di non ascoltarmi.
- Forza gelosona vieni qui e dimmi com’è andata la vacanza a Londra. Divertita? – e finalmente qualcuno me lo chiede.
- Oh mamma tanto! Edward ha una casa bellissima in un quartiere fantastico. Senza contare che mister Cullen mi ha gentilmente dato la sua carta di credito e mi sono sbizzarrita nello shopping. Ti piace il vestito che indosso? – e spettegolo con la mamma mentre Edward se la ride alla grande.

Poco dopo sono i nostri amici a raggiungerci in casa, stanchi di aspettarci in hotel. E i saluti e gli abbracci si sprecano. Rido nel salutare Mark! Edward lo guarda in cagnesco, ma una gomitata gli fa capire che non ha nulla da temere e deve comportarsi bene. Stranamente Vic si avvicina a salutare Edward prima di me e li vedo confabulare. Sia io che Mark ci avviciniamo!
- Che state combinando ? – glielo chiedo e sembrano imbarazzati.
- Gli sto dicendo semplicemente che siamo innamorati! E che non deve preoccuparsi per te. Sai ricordiamo tutti cosa ha combinato mister Cullen la volta che siete usciti a cena insieme … - e sono molti a ridere, mentre i miei genitori chiedono spiegazioni! E quando gli spieghiamo cosa ha combinato Edward, ridono come matti!
- Va bene usciamo, che per oggi avete riso abbastanza di me! – Edward ci tira fuori e andiamo in giro per locali.

Pov Edward

Stiamo rientrando a New York dopo la nostra lunga vacanza. Bella è comodamente allungata sul mio corpo e sta dormendo. Questa mattina abbiamo fatto l’alba per ballare in uno stabilimento balneare con i suoi amici italiani. È strano come in questi giorni che siamo usciti con loro non abbiano capito chi sia effettivamente. È spesso la cosa ci ha fatto ridere. Probabilmente nessuno si aspeta che il miliardario Edward Cullen passi le sue vacanze sulle coste romagnole, senza corte al seguito. E con una ragazza italiana che lavora in un hotel.

Anche Aroon dorme comodamente accucciato ai miei piedi. È un cane meraviglioso. E ci ama veramente perché non fa altro che girarci intorno quando siamo con lui. Certe volte non sa da chi correre prima, se da Bella o da me.
Renee ci ha praticamente stritolato prima di partire. Ci ha preparato un trolley con i cibi che più ci piacciono. Mi ha fatto una scorta infinita di piadine da cucinare quando ne avrò voglia o nostalgia. E tante altre cose che a New York non si trovano facilmente.

Alcuni nostri amici sono già rientrati a casa. James e Alec hanno deciso di fermarsi un’altra settimana. Saranno ospiti a casa di Matteo e Pierre e passeranno qualche giorno a vagare per l’Italia.
La nostra vacanza tutti insieme è stata meravigliosa. Come previsto solo Mark ha avuto problemi ad accettare il fatto che pagassi io. Ma già al secondo giorno eravamo amici. Molto amici. A parte il lato professionale, abbiamo molti interessi in comune. E si è integrato perfettamente con tutto il gruppo. Inoltre, il fatto che con Bella non c’è stato neanche un bacio, bé questo ha fatto la sua parte!
E l’accordo è che la prossima estate ci ospiterà in Germania per farci conoscere il suo paese.

Con Alec e Matteo è stato un po’ come rivivere le nostre vacanze adolescenziali. Ma ho anche ripreso i rapporti con Jacob e Jerry che si erano allentati al termine dell’università.
E con Matteo e Pierre ho intrapreso la missione che mi ha assegnato Charlie!
Inizialmente erano scettici. Ho parlato con Pierre della clinica privata che controllo attraverso una partecipazione azionaria. La prima reazione è stata interessata, ma non voleva darlo a vedere. Ha finto di ascoltarmi distrattamente. Poi, il giorno dopo, mi ha detto di aver sbirciato sul sito internet di cosa si tratti e di esserne rimasto colpito. Mi ha raccontato di tecniche di analisi e sinceramente non capivo di che parlava, ma lui sembrava entusiasta. Matteo ha sentito il nostro discorso e ha rimuginato parecchio sulla cosa. Ed è proprio con lui che sono stato chiaro spiegandogli che è stato il padre a pregarmi di parlare con loro. Per lui trovare lavoro non sarà proprio immediato. Ma nei prossimi giorni ho intenzione di parlare con mia madre che è nel consiglio di gestione dell’università. E qualcosa per lui potrebbe uscire. Intanto farò pervenire a Pierre un’offerta di collaborazione con la clinica. Magari qualcosa a tempo per valutare bene l’idea del trasferimento.

Charlie è stato particolarmente contento del mio operato e so che mi  stima per quello che ho fatto. In realtà non ho fatto molto. Perché sono intervenuti anche Alec e James, una volta capiti i nostri discorsi. Effettivamente hanno spiegato loro che a New York riescono a vivere più liberamente che a Rimini e certi atteggiamenti di effusione in pubblico a casa nostra, oramai, non danno più scandalo. Hanno anche tirato in ballo l’idea dell’adozione che in Italia non è ancora praticabile.  Sono stati anche abbastanza chiari quando hanno comunque detto che gli idioti sono dappertutto e che episodi di omofobia ci sono dappertutto.

Charlie mi ha accettato quale fidanzato di sua figlia e questo mi ha reso orgoglioso. Bella ama suo padre e pensare che non accettasse la sua scelta l’avrebbe resa meno felice.

In vacanza abbiamo girato la Francia e ci siamo divertiti molto. Abbiamo visto posti fantastici, paesaggi pittoreschi che si osservano solo sulle cartoline oramai desuete.
Indubbiamente quello che mi ha dato più soddisfazione in questo mese è stato passare del tempo con Bella e senza impegni per rafforzare il nostro rapporto. Non che ce ne fosse particolare bisogno. È come se ci conoscessimo da sempre.
Con lei ogni cosa è sempre stata naturale da vivere. Adesso, invece, la facciamo con coscienza, consapevoli di essere una coppia. La sento svegliarsi.
- Buongiorno – apre gli occhi e mi osserva. Ha ancora sonno. Si avvicina per baciarmi. È questo contatto fisico quello di cui non riesco a fare a meno.
- Ti sono stata addosso tutto il tempo. Sarai distrutto – sempre a preoccuparsi di me! Che tesoro.
- Nhaa! Sono stato bene. Mancano ancora un paio d’ore per l’atterraggio. Vuoi dormire ancora?  - si alza e si stiracchia. Sembra una gattina.
- No, però ho sete. Tu hai dormito? – e chiamo subito Felice e ci facciamo portare dei succhi di frutta.
- Andremo  direttamente a casa dei tuoi, vero? – annuisco. Oggi è il compleanno di mio padre. Festeggia 60 anni e la mamma ha organizzato una festa. Poche persone ma ci teneva. È una delle poche feste che abbiamo fatto negli ultimi anni. L’ultima è stata per festeggiare la mia laurea. Inizialmente non ci aveva detto niente. Non voleva interrompere la nostra vacanza. Lo abbiamo saputo per puro caso e abbiamo deciso di partire perché vorrei essere presente alla sua festa. Mi dispiace solo non aver potuto portare Bella sulla mia isola. Ma abbiamo una vita davanti! Sorprendentemente anche Bella ha avuto il mio stesso desiderio. Cioè di tornare a New York per festeggiare mio padre. Ed anche Charlie  .. che dorme due poltrone più in la delle nostre! Papà non sa che stiamo arrivando e sarà una sorpresa. Sicuramente quella più grande sarà la presenza dell’amico di sempre.

Abbiamo parlato tanto in queste giorni, Bella ed io. Di tante cose. Di noi, dei nostri sentimenti e di quello che dovrà essere la nostra quotidianità. E abbiamo deciso di vivere insieme. E’  una cosa a cui tenevo. Bella era più restia di me. Ha paura di affrettare i tempi. Ma, poi, pensandoci bene ha deciso di trasferirsi a casa mia. D'altronde è più di un mese che viviamo insieme e dormiamo nello stesso letto! E tornare indietro adesso sarebbe un doloro per entrambi! Non riesco più ad immaginarmi a dormire senza la mia bellissima fidanzata.
La nostra decisione ha aperto la strada ad altre convivenze. Kate e Jerry, innanzitutto. In realtà, sono stati i primi ad annunciare la novità. Seguiti dalle altre due coppie: Vic e Mark, Beverly e Jacob. Forse, per alcuni di loro, la convivenza è un po’ affrettata ma per tutti, il sentimento che ci lega all’amato è forte.
 
- Certo che su questo aereo si viaggia comodi! – anche Charlie si è svegliato e indico a Felice di portare da bere anche a lui. Cavoli quanto somiglia alla figlia. Quasi gli stessi gesti appena svegli. Entrambi si sono guardati intorno, quasi smarriti e desiderosi di sapere dove si trovino. Poi, nello stendersi. Ed anche nel modo di vivere e pensare, sono molto simili: leale, generosi, passionali.
- Diciamo che mi piace stare comodo – e sorrido osservando Bella che va a salutare con un bacio il padre.
- Edward, vado a cambiarmi – e mi alzo perché anche io ho necessità di una doccia prima di scendere e di cambiarmi.
- Vengo pure io – e ci chiudiamo nella piccola camera.

E in camera ne approfittiamo per farci le coccole sotto la doccia.
- È così strano fare queste cose sotto una doccia mentre stiamo volando nei cieli – mi fa ridere la frase di Bella.
- Anche a me sembra surreale. È la prima volta anche per me  - mi guarda scettica.
- Il grande Edward Cullen non ha mai fatto sesso ad alta quota?- sorrido. Ma preferisco essere chiaro.
- No, non ti ho detto questo. Ti ho detto che non ho mai fatto sesso sotto la doccia in aereo. – e comincio a vestirmi.
- Ah! E parlami del sesso che hai fatto in aereo – rido quando penso alla mia prima e unica esperienza in volo.
- È successo una sola volta e molti anni fa. L’ultima volta che sono stato in vacanza in Italia. Avevo 17 anni ed ero molto ma molto bello. D'altronde guarda come sono diventato … - sono modesto per provocarla!
- E la hostess mi ha puntato. Non era granché ma mi attizzava l’idea: sai l’aereo, la donna più grande. Ero sempre un diciassettenne con gli ormoni a palla. Allora, all’ennesima provocazione, le ho dato appuntamento in bagno!  - si siede sul letto accanto a me.
- E qui dentro quante volte l’hai fatto? – la guardo serio.
- Ti ho già detto che sei la prima donna a salirci, a parte le mie dipendenti. E sai che sono contrario ai rapporti sul luogo di lavoro – e si alza per finire di prepararsi e lasciare la camera a Charlie che dovrà prepararsi pure lui.

Quando arriviamo a casa dei miei genitori c’è parecchia gente. Aroon anticipa la nostra presenza correndo da Thomas. Ed i miei genitori ci accolgono veramente felici. Sono felici di vedere sia me che Bella. Gli passiamo il nostro regalo. Una tshirt simpatica sui neo sessantenni che Bella ha acquistato a Londra, nel mercato di Portobello.
- Se ti piace l’ho scelta io. Se pensi che sia una stronzata è colpa di Bella – faccio ridere tutti e mi becco una gomitata sul fianco da Bella.
- Allora voi due che ci dovete dire? – mia madre ci guarda sorridente, ma entrambi vogliono l’ufficialità. E sospirando la presento ufficialmente.
- Vi presento la mia fidanzata – lo dico mentre abbraccio Bella che è arrossita come un peperone. Bella abbraccia entrambi e l’atmosfera perde la serietà quando si presenta Charlie.
- Thomas, ho spiegato bene al piccolo Cullen come trattare la mia bambina! Altrimenti conoscerà il mio fucile! – e papà scoppia a ridere.
- Charlie! Che ci fai da queste parti? – vedo papà veramente felice. Ma anche la mamma.
- Tu invecchi e io non vengo a festeggiare?! Quando mai! – e si abbracciano. Li osserviamo sembrano due bambini.
- Guarda che tu sessant’anni li festeggi a gennaio! -
- Grazie per essere venuto. La loro presenza è bellissima – e la mamma indica noi – ma la tua, Charlie, è proprio una cosa inaspettata – e lo abbraccia.

Scherziamo con loro sullo stato in cui domani troverò l’ufficio. Poi li lasciamo chiacchierare e facciamo un giro, mano nella mano, in giardino addobbato per la festa. Aroon ci segue buono buono. E sono in diversi a farci i complimenti perché è veramente un bel cane. Mi si gonfia il petto per l’ orgoglio! Ci sono i miei parenti e sbuffo. Se ne accorge, la mia fidanzata e sorride mentre mi tira una gomitata.
- Signori Cullen come state? – Bella si prodiga per salutare i miei nonni ed anche io mi sporgo per baciarli.
- Isabella, sei tornata! Che piacere vederti. Ma quello che ho visto di sfuggita è tuo padre? –
- Si, è venuto con noi per festeggiare Thomas – la frase di Bella non sfugge a mio nonno.
- Eravate in Italia? – si avvicinano anche Emmet e Rosalie.
- Si, siamo stati in vacanza in Europa. Tra Italia, Francia e Inghilterra – e abbraccio Bella per far capire il messaggio sulla nostra unione. Ed è la nonna a chiederci chiarimenti, in maniera non troppo velata.
- Siete molto vicini in questo periodo .. –
- Non solo in questo periodo. È la mia fidanzata, nonna – e rimaniamo qualche altro minuto a chiacchierare con loro. Emmet si congratula con noi. E lo apprezzo veramente perché è sempre stato una persona leale e so che quello che pensa è reale.

Continuiamo a girare tra gli invitati e mi fa particolarmente piacere presentare Bella come la mia fidanzata.
- Bella, Edward! Siete scomparsi per più di un mese. Che fine avete fatto? – è Alice che ci viene incontro. E ci ritroviamo a spiegare l’ennesima volta le nostre vacanze.
- Ma allora state insieme? – è ancora Rosalie a chiederlo. Annuisco semplicemente e non le rispondo neanche.
- Dobbiamo organizzarci per dello shopping in settimana. Tra pochi giorni inizieremo un altro anno all’università e le vetrine sono già piene di capi invernali – sorrido all’idea di mia cugina che in tanti anni non è cambiata per niente.

Aspettiamo il taglio della torta di mio padre e, poi, cominciamo a salutare gli ospiti.
- Tua madre ha una voglia pazzesca di parlare con noi e sapere delle nostre vacanze. Perché non rimaniamo a dormire qui stanotte. Poi domani tu vai al lavoro e io passo la mattinata con lei. Che dici? – mi guarda tenera. Che le posso dire? Che è la mia donna ideale!
- Va bene piccola – e ci dirigiamo verso la mia camera avvisando mia madre che sorride felice della nostra decisione.
- Aroon a nanna! – è Bella a chiamarlo. E quasi mi incavolo.
- Lo stai viziando. Da domani in camera sua! – la sento ridere.
Invece a me viene da ridere quando Aroon ci precede ed individua la mia camera senza che nessuno gliela indicasse!
 
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Capitolo 35
*** Così doveva andare nove mesi fa ***



Pov Bella

Oggi ricominciano i corsi universitari e la vacanza, oramai, è un lontano ricordo.  Purtroppo non siamo riusciti ad andare sull'isola privata del mio fidanzato. Ma ci siamo ripromessi di andarci quanto prima.

Edward ha ripreso la sua vita a ritmo pieno. Sta lavorando tantissimo per recuperare le cinque settimane di ferie che si è concesso. La prima sera che è rientrato a casa, dopo il lavoro, ha giurato che le prossime ferie le prenderà fra dieci anni, tanto è il caos che ha ritrovato!
Dal rientro dalle vacanze l’ho visto veramente poco: solo la sera a casa dove, in ogni caso, si è portato del lavoro da svolgere e a pranzo nei giorni in cui l’ho raggiunto.
Non ha mancato, però, di farmi sentire la sua presenza. Una mattina ho trovato sul bancone della cucina i cupcake  della mia pasticceria preferita. Un’altra delle bellissime rose. Mi manda continuamente sms e non posso che sostenerlo in questo periodo caotico per lui.
La sorpresa più grande, però, me l’ha fatta trovare quando siamo rientrati a casa dalla vacanza. Di Darla non c’era traccia e il suo posto è stato occupato da una signora cinquantenne simpatica e affabile. Si chiama Maria e l’ha assunta per noi Elisabeth durante l’assenza di Edward. E dopo essermi accertata che Darla non fosse stata licenziata per causa mia, gli ho buttato le braccia al collo e l’ho ringraziato. È stato il suo modo di dirmi che quella in cui viviamo è anche casa mia. E ho apprezzato tanto il suo gesto.
Usciamo spesso con i nostri amici con i quali abbiamo creato un bel gruppo. E un paio di volte sono venuti anche Alice e Emmet con i rispettivi fidanzati. Siamo stati a cena a casa di Mark e Vic e ci siamo divertiti a mangiare piatti della tradizione tedesca. Mark è un cuoco sublime.
E lo scorso sabato abbiamo approfittato del bel tempo per stare in piscina a villa Cullen. Così anche Thomas e Elisabeth sono stati in nostra compagnia. Vado a trovarli quotidianamente. E mi trovo veramente bene con loro. Spesso viene anche il mio fidanzato, ma se è impegnato comunque vado da sola.
Il sesso con Edward si sta rivelando qualcosa di stratosferico. Perché, malgrado sia stanco e indaffarato, non si tira mai indietro ai momenti di coccole!
Oggi è un giorno importante per me ed Edward: inizierò il mio stage alla T&E Cullen. Dire che sono emozionata è poco. Sono tante le motivazioni. Innanzitutto ci tengo veramente ad imparare e farlo direttamente da Edward è il massimo. Poi, quasi tutti i suoi dipendenti mi conoscono come la sua fidanzata e la cosa mi imbarazza parecchio. Edward sostiene che le chiacchiere ci saranno ma dovremo dargli la loro giusta importanza.
Ed anche oggi stiamo iniziando la giornata sotto la doccia … insieme! La scusa è che si risparmia acqua, ci si ricarica di energie positive e si scaricano i pensieri negativi!
- Edward … - mi sta portando al limite e non ce la faccio più ad aspettare. Lo voglio in me, voglio sentirlo e non solo con le mani.
- Dimmi piccola. Parla e dimmi che vuoi!  - che stronzo, gli piace sentirsi dire che è il migliore! E lo guardo in viso per capire se fa sul serio o mi sta prendendo in giro. Il suo sguardo, però, è molto chiaro: non andrà avanti se non sarò io a chiedergli quello che voglio. E allora …. Allora decido di invertire le parti e portare lui al limite, a parlare. E mi allontano dal suo corpo e allungo le mani sulla sua virilità. Sobbalza, non si aspettava il contrattacco! E bastano pochi istanti per vederlo veramente eccitata. Vuole che lo lasci, vuole finire in altra maniera, forse dentro di me. E cerca di allontanarmi.
- Piccola, se non vuoi che i giochi finiscano così, lasciami! – e capisco che posso avere vendetta.
- Dimmi, Amore, come preferisci venire? – e spalanca gli occhi sorpreso. Ha capito il mio piano e ride.
- L’allieva non ha ancora superato il maestro! – una semplice frase e mi prende per i fianchi sollevandomi. Sistemo le mie gambe sui suoi, di fianchi e mi penetra. È la prima volta che arriviamo insieme ed è fantastico. Ci guardiamo negli occhi e ridiamo. Rimango tra le sue braccia, incapace di muovermi finchè non è lui che mi fa scendere assicurandosi che riesca a stare in piedi.

E mentre ci vestiamo mi racconta come si prospetta la sua giornata.
- Ho un paio di incontri in mattina e nel pomeriggio riunioni con i miei dipendenti. Nel pomeriggio, inoltre, accoglierò gli stagisti. ..– lascia la frase in sospeso. So che anche lui è agitato e me ne accorgo perché oggi non riesce a fare neanche il nodo alla cravatta. Sorrido. Riesce a gestire una mole di lavoro impressionante, ma questa cosa del mio stage lo sta agitando! Mi avvicino per aiutarlo e lascia volentieri  che siano le mie mani a sistemare la cravatta. Lo bacio dolcemente.
- Ti posso raggiungere per pranzo o sei impegnato? – lo osservo. È bellissimo nel completo color antracite.
- Vieni per le 13.00. Ho programmato di portare a pranzo alcuni miei dipendenti. Verrai con me. Sai che sono emozionato per  lo stage? – lo guardo e rido.
- Anche io. E non so come comportarmi – ne abbiamo parlato tanto e abbiamo deciso che saremo semplicemente noi. È inutile che gli dia del lei quando poi viviamo insieme. Prenderemmo solo in giro le persone. Certo dovremo cercare di essere professionali.
- Come abbiamo deciso. Perché sei in tuta? – è perplesso.
- Ho lezione alle 10.00. Prima porto Aroon al parco e ne approfitto per fare un pò di jogging –
- Stai attenta e Sam viene con te! – sospiro per la presenza delle guardie. Comincio a capire lo stress di Edward per non poter mai stare solo. Ma cerco di non darlo a vedere per non farlo deprimere!

In cucina troviamo Maria che sta già preparando la nostra colazione. Anche Edward è felice della sua presenza e, malgrado sia sempre molto distante con i dipendenti, con lei ha instaurato un buon rapporto. Tanto da farsi chiamare per nome!
- Buongiorno Edward, Bella – è sempre così carina. Noto che c’è anche suo nipote che gioca con Aroon.
- Scusatemi se ho dovuto portare nuovamente Bill con me. Ma la madre ha avuto il turno di notte e quando sono uscita ancora rientrava – entrambi sorridiamo. Bill è il nipote di Maria, il figlio di sua figlia.  La ragazza è infermiera al Presbyterian Hospital e in sua assenza è la nonna che si occupa del bambino. Bill è un bambino di quattro anni, intelligente e attivo. Il suo papà non lo ha mai riconosciuto e in pochi giorni si è molto legato alla figura di Sam, la mia guardia!
- Qual è il problema? Bill vuoi le cialde con il cioccolato? – e il bimbo, dopo aver guardato in faccia la nonna si avvicina ad Edward che gli sta mostrando il piatto con le cialde calde. Lo prende in braccio e lo fa sedere vicino a lui.
- Come si dice, Bill? – e la nonna a richiamarlo, sempre attenta a che sia educato.
- Grazie signor Edward! – avremmo voglia di ridere del bambino, ma rischieremmo di offenderlo.
- Bill, mi chiamo solo Edward! – e lo vediamo sorridere con tutto il cioccolato che cola dalla bocca. Osservo Edward scherzare con il bambino e mi rendo conto che si trova a suo agio. Sa attirare la sua attenzione e penso che tra qualche anno sarà un padre eccezionale. Gli stringo la mano orgogliosa di lui ma non esterno i miei pensieri. Lo farebbero scappare!
- Bill porto un pochino Aroon al parco.  Se la nonna ci da il permesso, vuoi venire con me? – e sorride gioioso quando la nonna acconsente.

E sotto al portone saluto veloce Edward che sale in macchina mentre con Aroon tenuto al guinzaglio e Bill per mano, mi reco al parco. E passo un’ora molto divertente. Con Sam molto più interessato a giocare con Bill che alla mia sicurezza. Se lo sapesse Edward ….
- Sam perché non le chiedi un appuntamento? – ho molta confidenza con lui. In fondo è la mia ombra! A momenti si strozza a sentire le mie parole.
- Miss Swan penso che lei veda troppi film d’amore! –
- No, la sera studio. Piuttosto vedo come ti comporti in sua presenza e con il bambino. Comunque … -
Rientriamo poco dopo per recarmi all’università. Beverly la trovo che sta nel cortile che sta spiegando alle matricole l’importanza di iscriversi in una confraternita. Mi sorride da lontano e la lascio lavorare. Anzi, sto alla larga da lei per evitare di venirne coinvolta! Vic è impegnata in fila per iscriversi ad un corso a numero chiuso. Mentre Kate sta chiacchierando con Alice.
- Ciao tesoro, stiamo organizzando una giornata di shopping per sabato. Sei dei nostri? – non ho molta voglia di fare continuamente shopping. Amo i vestiti e indossarli. Ma non amo lo spreco e agli inizi di settembre ho già comprato diversi capi che starò bene per tutto l’inverno.
- Passo. Voglio passare la giornata con Edward! –
- Oggi cominci lo stage. Emozionata? – sorrido a Kate.
- Terrorizzata è il termine esatto. Ma lui sta peggio di me! – continuiamo a camminare e chiacchierare finché non dobbiamo separarci per raggiungere ognuna la propria aula.
L’ora di pranzo arriva praticamente subito e Sam è già pronto per portarmi nel ristorante scelto da Edward. Mi attende all’ingresso e lo ringrazio anche di questa piccola accortezza che ha nei miei riguardi. Mi sporgo per baciarlo e mi tiene tra le sue braccia.
- Ciao, com’è andata con la ripresa dei corsi? – quanto è bello quando mi sorride sghembo.
- Presentazione del programma. Il bello verrà domani con la professoressa Green! E la tua mattinata?-
- Stressante. Ma entriamo che gli altri sono già arrivati – e prima di andare manda via Sam perché andrò in ufficio con lui. Arrivati al tavolo noto subito che conosco gli altri commensali.
- Bella, conosci già Fernando. – e saluto il suo vice presidente che mi sorride benevole.
- Salve,  Isabella. Giornata importante oggi! – e annuisco.
- Mentre ti ricordi Eric? – lo ricordo bene e sono stata contenta quando Edward mi ha detto che aveva deciso di trasferirsi in America con sua moglie in attesa della loro prima bambina. Ed anche l’altro dipendente su cui aveva puntato lo ha seguito a New York.
- Salve Eric. È un piacere rivederti. Come sta India? –
- Salve Isabella. È un piacere anche per me rivederti. E India è occupata ancora a sistemare la nostra casa. La pancia cresce ed oramai è evidente – chiacchieriamo a lungo e mi trovo completamente a mio agio. E riesco a non pensare a quello che succederà quando sarò fuori dal ristorante.
 
Pov Edward

Il pranzo è finito e sono sulla macchina che mi sta riportando in ufficio insieme a Bella. È agitata. Non fa altro che toccare e sistemare i suoi capelli che sono in perfetto ordine. E si morde il labbro inferiore. E so che è compito mio rassicurarla. Ma anche io sono agitato. Voglio che Bella in ufficio non subisca alcuna discriminazione perché è la mia fidanzata. Voglio insegnarle tutto quello che so, non perché la amo ma perché è veramente una studentessa con grandi capacità. E lo devo a suo padre che per me ha fatto tanto quando ne ho avuto bisogno.
Siamo quasi arrivati. Le prendo la mano evitando che sposti ancora i suoi capelli e con un dito le prendo il mento per girare il viso verso di me.
- Andrà tutto bene, Amore – è la prima volta che la chiamo in questa maniera ma lei effettivamente rappresenta l’amore per me.
- Sarò sempre quella raccomandata – abbassa lo sguardo, ma le impongo di rialzarlo.
- No, Bella. Dimostreremo a tutti che io sono imparziale nei giudizi e tu meriti le brillanti relazioni che sono presenti nel tuo portfolio universitario – mi sorride timidamente. E nel frattempo la macchina si è fermata davanti i miei uffici.
- pronta? – annuisce ma non sembra molto convinta. Le lascio un leggero bacio sulle labbra e scendo. Faccio il giro della macchina e attendo che anche lei scenda. E la prendo per mano. Ed è così che entriamo in ascensore. Non parliamo. Non ce n’è bisogno! E quando le porte si aprono la prima a venirci incontro è Venice.
- Buon pomeriggio Edward – e, poi, si volta verso la mia fidanzata e le sorride allegra – ben venuta alla T&E Cullen! Bella è un piacere averti ufficialmente qui con noi. – e la bacia sulle guance. Un piccolo gesto che fa si che la mia ansia e quella di Bella scompaia.
- Grazie mille, Venice! Sono veramente felice di essere qui e poter imparare dal migliore – e mi osserva.
- Edward nella sala riunioni ci sono già tutti gli stagisti. Aspettano te per il saluto e poi li smisto. Ho solo un dubbio su un paio di loro – e mi allunga la cartella con i nomi degli stagisti e i loro uffici di destinazione. Le indico come sistemare i nomi mancanti e osservo che Bella non è sull’elenco. Farà lo stage direttamente con me.
- Ok. Vado ad avvisare che stai per arrivare – e ci lascia. Trascino Bella nel mio ufficio e controllo il suo stato di agitazione.
- Sto bene. il difficile per me era entrare qui dentro. Sai ricordo ancora la prima volta … - e sorride.
- Non si ripeterà mai più! – e la bacio. Bacio che diviene sempre più passionale, difficile fermarsi. Ed infatti non lo facciamo! Ci prende una strana frenesia. Ho voglia di toccarla ovunque. E lei fa lo stesso con me. Meno di due minuti dopo siamo nudi sul divano con il rischio che Venice entri da un momento all’altro. Ma adesso non mi interessa nulla se non affondare in lei.
Non ho mai fatto sesso in ufficio. E scopro che il mio divano è scomodo. Mi appunto mentalmente di chiamare l’architetto per farlo cambiare.
Quindici  minuti dopo …
- Edward … avevamo detto niente sesso in ufficio! – sembra quasi isterica. Lo dice con voce bassa per non farsi sentire. Mi rivesto veloce e anche lei lo fa.
- Lo so, senza che me lo ricordi! Ma in macchina ti ho osservato a lungo morderti il labbro e sai quanto mi ecciti quel gesto! – adesso il nodo alla cravatta mi riesce perfettamente. Sono finalmente rilassato!
- Edward sono una stagista da meno di dieci minuti e già sono andata a letto con il capo! – e adesso scoppio a ridere. Rido di cuore perché siamo riusciti a sdrammatizzare la situazione. Entriamo in bagno insieme per sistemarci.
- Ti amo, piccola. E ti posso assicurare che capiterà altre volte. E stavo pensando di far cambiare il divano e prenderne uno più comodo. Ma adesso andiamo in sala riunioni – e mi piace che prima di uscire dall’ufficio si fermi a controllare che sia vestito bene. Che la camicia sia a posto e la cravatta con un nodo impeccabile.
In sala riunioni i ragazzi sono tutti eccitati. Faccio accomodare Bella vicino a me. E comincio a parlare ai ragazzi. Innanzitutto mi presento. Gli racconto della mia carriera e del mio curriculum. Non lo faccio per mettermi in mostra ma per spiegare loro che tutti possono raggiungere livelli elevati. Basta volerlo. Spiego loro l’importanza dell’impegno in tutto quello che verrà loro chiesto. E li invito a non comportarsi in ufficio come se fossero in pausa pranzo all’università. Individuo, poi, gli stagisti che provengono da altre università e spiego a tutti che è la prima volta che la mia società accetta studenti di università che non siano di New York. Spiego che la selezione quest’anno è stata molto dura e che se loro sono alla T&E Cullen, oggi, è perché sono il top degli studenti in economia e finanza e che c’è del potenziale in loro.
Venice mi fornisce un dato: sono circa 2000 gli studenti che hanno fatto richiesta dello stage con me, a solo venti sono stati accolti. Li invito, infine, a non sprecare l’occasione.
Presento loro Venice dicendo che qualsiasi richiesta dovrà essere vagliata da lei e di non pensare in nessun momento di scavalcarla per arrivare a me.
E mi sistemo comodo sulla poltrona quando Venice comincia a parlare elencando, in primis, le regole: nessun rapporto d’amore o di sesso fra il personale e Bella arrossisce quando lo sente e mi guarda; sorrido evitando di guardarla negli occhi. Rispetto del luogo, dei dipendenti e dell’orario. E mentre lei continua a parlare mi perdo nell’osservare Bella, la mia donna.
È così che doveva andare nove mesi fa. E adesso ho l’occasione di rimediare e non me la lascerò scappare.
Lascio la sala quando Venice comincia ad indicare i loro uffici di destinazione.
Mi dirigo nel mio ufficio cosciente che Bella mi raggiungerà a minuti.

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Capitolo 36
*** Gala ***



Pov Bella

Sto finendo di sistemare la tavola. A momenti dovrebbero arrivare i nostri ospiti e sono particolarmente emozionata nel ricevere queste persone. Sono Thomas e Elisabeth che hanno accettato il nostro invito per una serata piacevole da trascorrere insieme. In genere siamo noi che andiamo a trovarli e spesso ci fermiamo a cena  da loro.
Anche Edward è emozionato. Sta scegliendo il vino che accompagnerà la cena. Si è cambiato appena rientrato dal lavoro indossando un jeans e una t-shirt e si è messo alla ricerca del vino ideale. Anche lui tiene molto a questa cena. Non è la prima che organizziamo insieme. I nostri amici sono spesso nostri ospiti, ma i suoi genitori è qualcosa di particolare. Gli ho consigliato un bianco frizzante ma non è d’accordo con la mia scelta. Ritorna in sala da pranzo con due bottiglie.
- Ok ho ristretto la scelta a questi due. Quale preferisci? – li osservo: un Brunello di Montalcino del 2007 e un Chardonnay bianco del 2010. Due ottimi vini. Certo, non economici. Sa che ho fatto un corso per sommelier e chiede sempre il mio parere sui vini.
- Wow! Non conosco nessuno dei due. Personalmente vorrei provare il Brunello. Mi ispira di più e non solo perché è italiano – e accetta la mia scelta perché ripone l’altro nella cantina. Ritorna e lo vedo aprire la bottiglia e cercare il decanter.
- Ti piacciono i bicchieri che ho scelto? – li osserva e non mi sembra molto convinto.
- Qualcosa di meno pomposo? – effettivamente …
- Solo quelli che usiamo solitamente. Mister Cullen sei poco fornito di stoviglie e tovaglie! – e sorrido.
- Allora la mia splendida fidanzata sabato se ne andrà in giro per shopping per la casa. Che dici, ti piace l’idea? – e sorrido.
- Addirittura posso scegliere le stoviglie della tua casa? Questo sa tanto di impegno fisso … e tu non vuoi questo, Cullen! – mi piace prenderlo in giro. E sa benissimo perché mi risponde a tono.
- Oh, ma ho superato quella fase. Adesso mi trovo nella fase “sono innamorato perso della mia splendida fidanzata”! Per cui non stare sempre a rivangare il passato! – e mi viene a baciare. Ci stacchiamo solo per la presenza di Maria.
- Bella, la cena è pronta. Non serve neanche scaldarla. E il dolce è in frigo. – Maria si è perfettamente adeguata ai nostri ritmi. Sa che la sera ci piace mangiare da soli per avere la nostra intimità e, allora, ci lascia nel frigo sempre qualcosa di pronto o di facile da cucinare.
- Grazie Maria e a domani – se ne sta per andare quando è Edward a fermarlo.
- Maria, aspetta un attimo – e lo guardiamo entrambi. Le passa un foglietto con un nome e un numero di telefono e non capisco cosa voglia dire.
- Alla clinica Mayo cercano infermiere qualificate. Hanno turni più adatti ad una donna con bambino e una paga migliore. Il dottor Handersen aspetta una chiamata di tua figlia entro domani. – e non aggiunge altro. Sono orgogliosa di lui. So che la clinica è la stessa dove vorrebbe lavorasse Pierre e, in parte, è sua. Quindi se ha procurato quel contatto, è sicuro del risultato.
- Edward, grazie. Non so che dire. Te ne sono grato e anche Helene te ne sarà  – è veramente emozionata Maria.
- Non devi dirmi niente. Non ho fatto nulla di che – e la liquida. Perché non gli piace quando le persone lo lodano e lo ringraziano. È un lato del suo carattere che ho capito da subito.
- Sei grande – non gli dico nient’altro. Ha capito. E lo sento sorridere.
- Sai che è la seconda volta che i miei vengono a pranzo qui? E la prima volta è stato quando hai avuto l’attacco di panico. Quindi non era un vero e proprio invito. Diciamo che si sono trovati e sono rimasti a cena! – lo guardo curiosa.
- Non li hai mai invitati? –
- No. I miei non vanno fuori quasi mai. E quest’anno, da quando ci sei tu, sono usciti di casa più di quanto hanno fatto l’anno passato. E una volta, con i tuoi genitori, sono venuti anche nel mio club. Non era mai successo! Neanche per l’inaugurazione – lo guardo triste. Ha sofferto tanto in questi anni. In parte, anche la lontananza dei suoi genitori. Che pure lo amano immensamente.
- E faremo in modo che le volte che usciranno di casa siano sempre più! – lo dico sincera e lo abbraccio. Mi stringe a se e lo sento respirare sui miei capelli.
- Devo dirti una cosa – mi allontano e lo fisso. Mi sembra in imbarazzo. E preoccupato.
- E così brutto quello che mi devi dire? – sorride dolcemente.
- In realtà è bello. Mi imbarazza, però – e sospira mentre si appoggia al bancone della cucina e mi tira per i fianchi fra le sue gambe.
- Parla e ti togli il pensiero! –
- Venerdì sera c’è una cena di beneficenza a cui pensavo di non andare, limitandomi a fare una donazione. Oggi mi hanno comunicato che devo, invece, partecipare perché mi hanno eletto uomo dell'anno. – e lo guardo meravigliata. Gli salto letteralmente addosso e lo riempio di baci.
- Sono orgogliosa di te! – e mi tiene stretta a se mentre approfondiamo il nostro bacio. Poi, mi scosto e lo fisso.
- E perché sei triste? –
- Vorrei che tu venissi con me! Vorrei presentarti come mia fidanzata, ufficialmente – e lo guardo sorridendo.
- Lo sai che stai andando contro ogni tua idea? – è nervoso e imbarazzato.
- Non rompere ancora con la storia di niente impegno serio. Ti amo. Allora vieni con me e ti sottoponi ai flash dei fotografi accettando, poi, di essere sotto i riflettori? – lo guardo e mi viene da ridere.
- La fai sembrare quasi una proposta. Comunque si che vengo con te! E visto che i tuoi saranno qui tra poco, chiederò a Elisabeth un consiglio su cosa indossare – e mi attira a se per baciarmi.
- Non mi hai spiegato perché eri nervoso – e lo guardo mentre finisco di sistemare la sala accendendo candele.
- Voglio andarci con te e avevo paura che non volessi venire – lo guardo dolcemente ma non posso rispondergli perché Nick ci annuncia che stanno salendo i suoi genitori.
- Posso dirlo io a loro? – sembro una ragazzina in trepidante attesa di scartare i regali di Natale.
- Certo! – e mi sto allontanando quando mi richiama- ah! Bella?  Guarda che la proposta con la P maiuscola arriverà presto, molto presto! – e mi sconvolge mentre lui, dopo avermi fatto un occhiolino, si reca verso la porta di ingresso. Lo sento ridere e mi ridesto dallo shock proprio nel momento in cui Thomas entra in casa.

E mi avvicino anche io per salutarli. Solo allegri e di buon umore e ci accomodiamo in salone. Passati i primi convenevoli è Thomas a farmi la domanda che entrambi ci aspettavamo.
- Allora, come si comporta Edward con te in ufficio? – ci guardiamo in faccia e ridiamo. Perché tutte le persone che conosciamo, in questa prima settimana di stage, mi hanno fatto la stessa domanda. E rispondo sinceramente.
- È meraviglioso. Perfetto e attento in ogni momento. E imparare da lui  è semplicemente fantastico. Ha pazienza e voglia di spiegarmi le cose …  - non mi fanno finire di parlare perché entrambi scoppiano a ridere.
- Che ti ha promesso per fare questa sviolinata? – Elisabeth è senza mezzi termini.
- È vero! Non sono bugie. È un capo esemplare e non si risparmia quando ha qualcosa da insegnarmi. – li guardo torva.
- Va bene, ci ha messo qualche mese a capire come devono funzionare le cose! Ma alla fine ha capito. Qualche dipendente vi ha dato problemi con la vostra relazione? – Thomas poi si rivolge al figlio che sta preparando gli aperitivi  E gli racconta il primo giorno di stage come lo abbiamo passato.
 
flashback
Stiamo salendo insieme in ascensore. Edward è venuto a pranzo all’università insieme a Jerry ed è rimasto con noi ragazze a scherzare. Ed ora stiamo salendo insieme nei suoi uffici.
- Quindi passerò le giornate con te? – ieri sono stati assegnati gli incarichi ed io, come era prevedibile, avrò direttamente Edward come mio tutor.
- Non proprio. Ufficialmente sono il tuo tutor, ma voglio che impari a conoscere a fondo la società. E ti farò girare gli uffici. Come ha fatto mio padre con me. Inizierai con l’ufficio di pubbliche relazioni così ti rendi conto del target di clientela. Ci rimarrai finchè non avrai ben acquisito il meccanismo di funzionamento. E non avere fretta di imparare. – mi guarda serio e mi bacia prima che le porte dell’ascensore si aprano.  Venice viene subito incontro e, dopo aver salutato il capo, si rivolge a me.
- Questo è il tuo badge. Se lo perdi comunicalo subito e non è trasferibile ad altri – è abbastanza seria quando si lavora. Edward mi trascina nel suo ufficio con Venice al seguito e chiude la porta. E mi spiega come funziona il badge.
- Il tuo badge ti permette di entrare in tutti gli uffici. Per gli altri stagisti e dipendenti è limitato al loro settore di lavoro. Quello dove sono stati assegnati. Se vogliono entrare in altri piani riservati devono chiedere l’autorizzazione a Venice o direttamente a me. Con questo puoi entrare direttamente nel mio ufficio, anche quando sono assente e Venice lo ha chiuso e questo non è consentito a nessuno. Quindi, non lo cedere a nessuno. –  è serio in questo momento.
- Ok capo! – e gli sorrido.
- Bella ti accompagno al tuo livello. Ti ho già creato le credenziali e la mail aziendale. Troverai tutto appena accendi il pc  – e dopo un cenno di saluto ad Edward con la mano, la seguo.
- Ricordati che alle 18.00 c’è la riunione con il mio staff. Voglio che tu sia presente – e si rivolge anche a Venice che gestisce l’organizzazione degli impegni di Edward.
L’ufficio di pr è un intero piano e sono in molti che ci lavorano. Vengo indirizzata al capo team. Dal giro che ci ha fatto fare Venice il giorno prima mi rendo conto che nessun ufficio, pur essendo belli e pieni di luce, è paragonabile a quello di Edward. E anche questo non si distingue dagli altri. Mi presento e mi spiega di cosa si occupano. Mi presenta il suo personale e scorgo Megan tra di loro. Lei si ricorda di me. Ed anche io l’ho ben impressa. E finisco per lavorare proprio nel suo gruppo. Fortuna che mi ambiento facilmente e vado d’accordo con tutti! Cerco di evitarla malgrado più volte mi metta in imbarazzo definendomi ragazzina. Ma sopporto tutto per Edward!
Mancano pochi minuti alle 18.00 quando mi arriva un sms di Edward che mi invita a raggiungerlo nel suo ufficio. E così faccio, salutando tutti con educazione.
- Com’è andata il primo giorno? – non faccio in tempo ad entrare nel suo ufficio che Edward mi pone la domanda che lo sta assillando da tutto il giorno.
- Bene, non posso lamentarmi. Tutti molto cortesi, tranne qualche eccezione. Ma penso di essermela cavata – e mi avvicino a lui che mi prende in braccio.
- Edward se entra qualcuno? – è implicita la mia obiezione sullo stare sulle sue gambe.
- Non entrerà nessuno e avevo bisogno di te. – lo guardo mentre chiude gli occhi e  poggia la testa sulla poltrona.
- Che succede? – apre gli occhi e mi fissa.
- Brutta giornata. È venuto mio nonno a perorare la causa del figlio. Vuole aiuto ma alle sue condizioni! – gli accarezzo i capelli perché so che lo rilassa. Proprio in quel momento suola l’interfono e Venice gli annuncio che tutti i convocati sono in sala riunioni.
- Ok, Andiamo. Un’ora e saremo fuori di qui! – gli sorrido e lo bacio per incoraggiarlo. E pare apprezzare il gesto.
- Ti ricordi che siamo a cena da James e Alec, stasera? –
- Certo! E mi fa piacere vederli –
Arrivati in sala riunioni, tutti sono già accomodati e alcuni spalancano gli occhi quando mi vedono.
- Isabella, la riunione non è aperta agli stagisti – è Megan a precisarlo.
- L’ho convocata io. – Edward non mi da tempo di rispondere. La mette subito a tacere.
- Ed oltre che in veste di stagista è qui perché è la mia fidanzata – e adesso ho tutti gli occhi addosso. Chissà che stanno pensando di me!
Fine flashback

- Allora cosa c’è di nuovo in ufficio? Ti ha chiamato Carlisle? – e si chiudono in una chiacchierata tutta loro. Come Elisabeth, vengo a conoscenza che la società di Carlisle sta rischiando il fallimento e ne rimango meravigliata. In realtà, Edward mi ha diverse volte accennato ai loro problemi, ma non pensavo che stessero così male.
- Bella te lo avevo detto mesi fa. – Edward mi guarda e penso che abbia capito quello che stavo pensando.
- Sinceramente pensavo che facesse fruttare meglio il prestito che gli ho fatto! –
- Papà da domani formo un team che gestirà l’acquisizione. Ma questa volta non faccio sconti a nessuno. Pretenderò il 51% -  Edward è sicuro di se e di quello che sta dicendo e che comporterà.
- Non ti dirò niente questa volta. E ti consiglio di spostare anche gli uffici da te. Avresti più possibilità di controllo – Thomas è pienamente d’accordo con il figlio.
- Ci avevo pensato anche io. Carlisle e Emmet li lascerò al loro posto, ma risponderanno a me per ogni operazione straordinaria. –
- Forse dovresti mettere dei limiti anche per l’ordinaria amministrazione. Magari stabilire dei limiti agli importi che possono gestire direttamente senza la tua autorizzazione – vedo Edward sbuffare.
- Mi odieranno! Vorrei evitargli questa umiliazione. Pensavo più che altro di affiancare qualcuno che controlli di fatto quello che fanno –
- Cioè una spia che ti venga a riferire tutti i pettegolezzi? Edward comportati come qualsiasi altra acquisizione. Se vogliono il tuo aiuto devono accettare le tue condizioni – Thomas sprona il figlio. So che Edward non ha idea di come comportarsi con i suoi parenti. Più volte mi ha ventilato l’idea che potrebbe aiutare i suoi familiari in difficoltà. Ma non vuole sembrare l’approfittatore della situazione.
- Ok, ma ho intenzione di mettere Bella nel team che gestirà l’acquisizione. – e nel frattempo ci alziamo per sistemarci a tavola.
- A capo chi ci sarà? – Thomas è proprio intraprendente!
- Direttamente io. Questo dovrebbe tranquillizzarli e non far sembrare che li stia trattando come qualsiasi altro cliente! – e intanto l’atmosfera cambia sensibilmente e diviene più leggera.
- Prima di cominciare la cena vorrei proporre un brindisi – e mentre Thomas e Elisabeth mi guardano curiosi, Edward ride.
- Riempi i bicchieri e anche io mio! E non ridere – attendo che compia il suo lavoro e ognuno prende il suo calice.
- Allora. Propongo un brindisi ad Edward che è stato nominato uomo dell’anno! – e Elisabeth si alza subito per baciare e abbracciare il figlio.
- Siamo orgogliosi di te! – per la prima volta vedo Edward arrossire.
- Non è nulla di che. Non volevo neanche andarci. Ma oggi mi hanno chiamato per invitarmi personalmente e non ho potuto rifiutare –
- E perché dovevi rifiutare?! È un onore e dovresti esserne felice –
- È quello che ho detto pure io. Elisabeth dopo cena ti faccio vedere cosa pensavo di indossare …  -  ma Edward mi interrompe.
- Senza di lei non vado – poche parole che fanno capire i sentimenti di Edward per me.
- Edward l’avevamo capito che senza Bella sei perso. Non c’è bisogno di sottolineare l’ovvio! – Thomas prende in giro il figlio.
- Bella domani andiamo a fare shopping. Per queste occasioni ci vogliono vestiti nuovi. Della stagione in corso e che magari non sia già finito sulle riviste indossato da qualche star. Domattina chiamo la mia personal shopper e ti faccio sapere a che ora incontrarci – sorrido a Elisabeth che si è messa già in movimento e mi viene una certa idea per far felice Edward …

Ed  oggi che sono in giro con Elisabeth e la sua personal shopper, Kyara. Siamo stati già in tre boutique e acquistato diversi completi per me. Ed ora che Kyara ci ha lasciato sole ne approfitto per esporre la mia idea a Elisabeth.
- Posso parlarti un attimo, prima che torni Kyara? – mi guarda e lascia perdere i foulard che ha in mano.
- Che succede? Sei ancora preoccupata per il costo dei vestiti? – effettivamente è dall’inizio della mattinata che Elisabeth sta spendendo capitali per me!
- No, volevo parlarti di Edward – e adesso ho tutta la sua attenzione.
- Ieri era molto emozionato per la vostra presenza nella sua casa. Pensa che è stato più di mezz’ora a scegliere il vino che potesse piacere a suo padre. E so che in questi anni non vi ha mai chiesto niente. Ma per lui sarebbe molto importante la vostra presenza al gala di beneficenza domani sera – Elisabeth serra le labbra. So che le sto chiedendo molto. E la vedo impallidire.
- Non ti chiedo di dirmi si, adesso. Ti chiedo solo di pensarci. Edward vi ama immensamente e non ve lo chiederà mai. Ma per lui sarebbe un regalo immenso. Lo vedo quando è fiero di se ogni volta che Thomas lo loda. Pensa che gioia potrebbe provare a ricevere un premio sotto i vostro occhi – e la vedo piangere.
- Bella se non ti spiace vorrei tornare a casa – capisco lo stato in cui si trova e mi limito ad annuire e ad abbracciarla. Rimango sola con Kyara e scelgo il vestito per il gala.

Pov Edward

È la serata del gala e mi guardo allo specchio con il mio smoking. Bella è agitata e mi viene da ridere a vederla andare da una stanza all’altra senza pausa. Le ho comprato un regalo, ma ancora glielo consegno. Aspetto che si rilassi un attimo. Ha lucidato personalmente le scarpe perché vi vedeva una macchia che né Maria né il sottoscritto era in grado di vedere. Mi ha sistemato i capelli per domarli con il suo gel. Mi ha anche sistemato i gemelli ai polsini.
- Bella pensi che sia capace di mettermi l’orologio al polso da solo o devi pensarci tu? – la prendo in giro per cercare di tranquillizzarla. So perfettamente che domani sarà sul web affiancata alla mia immagine. Ma ci tengo ad  averla al mio fianco stasera.
- Fa poco lo spiritoso! E aiutami a chiudere il reggiseno che non riesco – e accarezzo la sua pelle bellissima e liscia come velluto.
- Maria mi prepari una camomilla per Bella? – lo urlo dalla camera e la sento predicare di nuovo. Mi piace scherzare con lei.
Pochi minuti dopo esce dalla cabina armadio con il vestito che ha acquistato per la serata. E rimango senza parole. Sembra proprio una principessa.

 
- Sei bellissima – non riesco a dire altro. Mi avvicino per baciarle il dorso della mano. Non oso avvicinarmi per non rovinarle il trucco. Non ne indossa molto, il minimo. Perché lei è così. Non ama apparire. Quello che non si rende conto è che in questa maniera risplende ancora di più! Mi avvicino al mio comodino per prendere una scatolina e gliela consegno.
- Non sei stata l’unica ad andare a fare shopping ieri – prende la scatolina. E mi rende orgoglioso di lei emozionarsi alla sola idea del regalo e non del contenuto! Ma quando lo apre rimane senza parole.
- Edward … è .. è troppo! – se solo sapesse quanto è costato!

 
- Nulla è troppo per la mia principessa. Ed è il tuo regalo di compleanno. Volevo dartelo domenica, ma vorrei che oggi l’indossassi.  – è una parure di diamanti e smeraldi completa. Prendo la collana e la allaccio al suo collo. Faccio la stessa cosa con il bracciale, gli orecchini e l’anello. Per tutto il tempo nessuno dei due ha parlato.
- Edward ho paura di perderla – ha un tono di voce così bassa.
- Non la perderai, principessa. E se pure dovesse accadere, non sarà la fine del mondo – mi avvicino per baciarla delicatamente sulla bocca. Le prendo la stola e gliela poggio sulle spalle.
- Sei pronta? – mi guarda con occhi spalancati e annuisce. Le prendo la mano e usciamo dalla camera. Siamo in ascensore. Ancora riacquista la parola!
- Certo adesso ho capito come zittirti, miss perfettina! – e sorrido della mia battuta idiota.
- Ti amo, Edward – e ha quasi le lacrime agli occhi-
- Guarda che il mio intento era renderti felice, non farti piangere – ride finalmente.
- Tu mi rendi felice. – e mi si butta indosso.
- Principessa so che non riesci a stare lontana da me, ma si rovina il vestito! – e arrossisce.
La macchina si ferma proprio davanti l’entrata  dell’hotel dove si svolgerà la serata. E’ la prima volta che attraverso  il red carpet con una donna al mio fianco. Scendo dalla macchina e sono diversi i fotografi che mi riprendono. Faccio il giro della macchina e porgo la mano a Bella per aiutarla a scendere. Ed è quando scende Bella che i fotografi sembrano impazziti nello scattare. D'altronde poche volte mi hanno ripreso in compagnia. E quasi sempre, dopo una settimana, la compagna di turno era già passata di moda!
Ha una classe innata. Scende con eleganza, malgrado il vestito lungo. È sicura di sé mentre cammina al mio fianco. Malgrado i flash che ci riprendono. La maggior parte sono per lei. E l’unico giornalista accreditato all’evento mi chiede gentilmente il nome della mia accompagnatrice. 
- la mia fidanzata, Isabella Swan - e proseguiamo oltre.
E una volta entrati e lasciati i nostri soprabiti entriamo nel salone.
- Allora, finora come sono andata? – mi guarda in attesa di un mio giudizio.
- Come mi aspettavo andassi. Alla grande, miss perfettina. Vieni che ti presento un po’ di gente! – e ci immergiamo nella folla presente nella sala. Sono in molti a farmi gli auguri per la nomina.
La sorpresa più grande ce l’ho una volta che ci accomodiamo al tavolo.
- Edward! Congratulazioni – è mio padre che mi guarda con gli occhi lucidi.
- E voi che ci fate qui?! – li guardo veramente meravigliati.
- Qualcuna ci ha fatto capire che dovevamo essere presenti oggi, per la premiazione di nostro figlio – è mamma a parlare. E capisco immediatamente il riferimento a Bella che sta salutando con affetto Thomas. La guardo e non ho parole per dirle quanto l’amo. Le dico la cosa più semplice.
- Grazie – mentre la bacio e in questo bacio ci metto tutto il mio sentimento per lei.  Fregandomene dei giornalisti che continuano a riprenderci. Mi avvicino a salutare entrambi i miei genitori. Mentre Bella mostra subito il mio regalo a mia madre.
- Ti piace?  Inutile che sottolinei che è un regalo di tuo figlio! – mia madre ci guarda con le lacrime agli occhi.
- Buon gusto Edward! Design moderno ma con richiami al classico. In questo assomigli molto a tuo padre – e sorridiamo tutti.
- Bella uno di questi giorni vieni a casa e ti faccio vedere tutti quelli che mi ha regalato Thomas nel corso degli anni. Io non li metto più, ma tu potresti approfittarne in circostanze come queste. – e la cena scorre piacevole fino al momento della premiazione. Mi chiedono chi debba ringraziare e mi viene spontaneo guardare ai commensali del mio tavolo.
- Sicuramente le persone che mi sono state vicino quest’anno e nel corso della mia intera vita! Papà che mi ha insegnato tutto quello che so nel mondo del lavoro e che con mia madre ha contribuito a farmi divenire l’uomo che sono oggi.  E la mia fidanzata Isabella che mi conosce come nessun altro. E un ringraziamento speciale anche a chi non c’è più su questa terra ma ci è vicina in ogni momento della nostra vita – e torno al mio posto con il mio premio che consegno con orgoglio ai miei genitori.
- Penso dobbiate conservarlo voi! – e rimangono emozionati.
- Edward te lo sei guadagnato. Conservalo con orgoglio nel tuo ufficio – è la mamma a dirlo. 
- No. Quello che ho detto prima è vero. Sono quello che sono grazie alla vostra guida e al vostro insegnamento. Quindi questo è un premio per il lavoro che avete compiuto su me – e li guardo orgoglioso di essere loro figlio.
- Non ti preoccupare Elisabeth, l’anno prossimo lo terrà lui il premio! – Ma Bella ci fa sorridere tutti. E sono orgoglioso della mia fidanzata e della mia famiglia che crede in me e mi appoggiano in ogni situazione.

Buongiorno Ragazze, 
scusate se non riesco a rispondere alle recensioni.
Le ho lette tutte tramite il telefonino. Ma da li, non riesco a rispondere.
Una di voi mi ha fatto notare che nei capitoli 33 e 34 ho fatto un errore: ho scritto Carlisle anzichè Thomas.
Ho provveduto a correggere l'errore nel capitolo 34, nel 33 ancora ho tempo! 
Provvederò quanto prima. In questi giorni, come tutti, sono impegnata con il Natale che incombe:
acquisto dei regali, lavoro, preparazione del pranzo natalizio!!!​
In serata pubblicherò un altro capitolo.
Buona giornata!
 
 

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Capitolo 37
*** Costruire il nido ***



 
Pov Edward

Che serata ieri sera! Vedere i miei genitori e la mia fidanzata orgogliosi di me e di quello che ho realizzato mi ha dato una carica pazzesca.  Una scarica di adrenalina. E, tornati a casa, Bella ha voluto festeggiare in maniera molto personale. Indossava una lingerie che l’ha rendeva ancora più sensuale, se possibile.
E mi sono reso conto che la mia ragazzina è in realtà una donna. Molto più matura di me. Perché a soli 18 anni sa esattamente quello che vuole nella vita. E mi ritengo molto fortunato, perché lei ha deciso che vuole me.
Ho saputo che  un mio amico intermediario immobiliare sta trattando la vendita di una mega villa a New York e che, tra l’altro, si trova nei pressi della casa dei miei genitori. Ho agito d’istinto. Ho preso appuntamento per visionarla nel pomeriggio. E voglio portarci Bella. È un modo per farle capire che anche io voglio lei nel mio futuro. Anche se ancora le ho detto nulla.
Oggi è sabato e domani sarà il compleanno di Bella. Le ho fatto credere che passeremo la giornata a casa dei miei genitori che ci hanno invitato per pranzo e solo la sera ci vedremo con gli amici. In realtà i nostri amici ci raggiungeranno a Villa Cullen per una giornata insieme. E, dall’Italia, arriveranno anche i suoi familiari. Non ho dato loro possibilità di scelta. Gli ho mandato i biglietti già acquistati con data e ora di partenza! Ma, devo ammettere, che non hanno fatto difficoltà.
Arriveranno domattina all’alba e andranno direttamente dai miei genitori.
È quasi mezzogiorno e Bella comincia a dare segni di risveglio.
- Piccola, buongiorno. – e mi avvicino per baciarla.
- Buongiorno. Ma ho ancora tanto sonno – mi fa ridere la sua affermazione. Questa settimana è stata pesante, soprattutto psicologicamente.
- Hai ragione, era l’alba quando ci siamo addormentati. Ma è ora di pranzo e ho voglia di uscire con te. Che dici, ci alziamo? – comincia ad aprire gli occhi e si mette seduta.
- Si! Aroon come mai non ci ha svegliato? – ci penso pure io. Effettivamente non lo sento piangere dietro la porta. E mi alzo, mi infilo maglietta e pantaloni e vado a controllare.
In cucina trovo Maria e Helena che mi spiegano l’arcano.
- Sam lo ha portato fuori con Bill. Continuava ad abbaiare ed ho pensato di mandarlo al parco e così non vi ha disturbato. Spero di non aver sbagliato  –  la vedo che prepara il caffè e lo attendo per portarlo a Bella.
- Grazie Maria. Ti ringrazio perché questa mattina abbiamo fatto veramente tardi – è la figlia che mi intrattiene mentre attendo.
- Signor Cullen io volevo ringraziarla. Ho fatto il colloquio alla clinica che mi ha segnalato e mi hanno assunta. Inizierò a lavorare li dentro  da lunedì. Con orari regolari e uno stipendio più alto. Grazie per quello che ha fatto per me – la fermo perché effettivamente mi imbarazza. Sapevo che sarebbe stata assunta.
- Non ho fatto nulla. Sapevo che cercavano nuovo personale e ti ho fornito un contatto. Te lo sei guadagnato – e prendo il caffè per portalo a Bella.
- Maria per oggi puoi andare via. Tra un po’ uscirò con Bella e non saremo a casa né a cena né domani. Ci vediamo lunedì. Buona domenica – la vedo sorridere contenta del fine settimana libero.
In camera la mia splendida fidanzata è già in doccia. ed è li che la raggiungo. È sorpresa di vedermi, ma contenta.
- Allora questa notte ci siamo divertiti parecchio. Ma sono ancora parecchio parecchio eccitato al solo pensarti. Bella, non mi basti mai. – e la prendo in braccio. Ci baciamo inizialmente con dolcezza fino ad arrivare alla passione che ci travolge e fa si che entri in lei con un colpo secco. Fortunatamente è già abbastanza eccitata e non le provoco dolore. E come sempre devo trattenermi per non godere subito e far durare il nostro momento di paradiso.
Usciamo dalla doccia veramente soddisfatti e sorride quando nota la tazzina di caffè sul bordo del lavello.
- Grazie! – mi bacia mentre la avvolgo nell’accappatoio.
- Sarà freddo oramai! – e le strofino i capelli con la salvietta.
- È il gesto. Il caffè potrei farne anche a meno. Ma il tuo pensiero è qualcosa che non posso non apprezzare –
Usciamo di casa  e ce ne andiamo a zonzo per New York. Aroon è con noi e quest’aria familiare mi rende sereno. Facciamo shopping per la casa. Compriamo piatti, posate  e bicchieri. Bella mi chiede il parere per ogni acquisto e alla fine ci divertiamo parecchio. E mi meraviglia quando mi chiede di poter acquistare anche dei completi nuovi per il letto.
- Ti spiace? Ma hai tutti colori neutri in camera tua – mi spiega anche il motivo ed effettivamente non ci avevo mai fatto caso. Ma è mia madre che ha scelto l’arredamento e certamente non sono mai andato a comprare lenzuola nuove per la camera.
- No e ti vorrei ricordare che è camera nostra. Non mia! – e le lascio un leggero sculaccione sul sedere al quale sobbalza!
- Ok.  Ma se è camera nostra posso scegliere anche qualcosa di colorato? – è un’ora dopo usciamo dal negozio con due piumini completamente diversi dai soliti che ho avuto in questi anni perché, ha deciso miss perfettina, è ora di dare un po’ di colore alla casa.
Decidiamo di andare a pranzo in un semplice Mac. E’ tardi per un pranzo completo e, al tempo stesso, stasera ceneremo con i nostri amici e non vogliamo abbuffarci per tutto il giorno. La vedo sorridere mentre mangiamo. Sta leggendo un sms e mi chiedo chi sia a farla sorridere. Non devo attendere molto perché mi passa il telefonino senza che le chiedessi niente. Sono le sue amiche italiane che le stanno mandando messaggi su whatapp.

Siamo state con lui quasi un mese e mai una volta ci hai detto che il tuo Edward è il famoso Edward Cullen! Abbiamo dovuto scoprirlo dal gossip oggi! Cavoli quanto eri bella ieri sera! Baciii

E sorrido anche io. Oramai, anche a Rimini, non saremo più in incognita.
- Leggi anche gli sms di Pierre – e il fratello acquisito le ha commentato il vestito che indossava ieri sera dicendole che lei era bellissima, ma io strafigo! Arrossisco sul momento. 
- Poi c’è quello di mia madre … -

Bella la collana che indossavi ieri sera. Ma non mi sembra sia bigiotteria e la tua carta di credito non penso ti permetta di acquistarla! Il vestito divino. Non c’è che dire:Edward ha un ottimo gusto!
- A tua madre rispondo io! – e le sorrido mentre mangiamo le patatine fritte.

Ho avuto ottimo gusto nello scegliere la fidanzata! Per il resto nulla ha importanza … e la collana … un misero regalo per una bellissima principessa

Dopo che l’ho inviato le restituisco il telefono.
- Effettivamente hai esagerato con il tuo regalo! – la guardo e sorrido.
- È tutto in proporzione. Se fossi al posto di … - e penso al nome di qualche nostro amico da portare ad esempio – ecco Jerry o Jacob, ti regalerei un gioiello in argento swarowski. Io ti regalo diamanti e oro. È tutto proporzionato alle entrate! – e le sorrido.
- Sei sbruffone! Ho paura anche a conservarla in casa. Ho paura di perderla per sbaglio – sorrido delle sue paure.
- In camera, nella cabina armadio c’è una cassaforte. Conserva lì tutto quello che ritieni necessario. E non sarà l’ultimo che ti regalerò. Ho scoperto che mi piace fare shopping con te e per te! – e la bacio mentre le prendo la mano e la trascino fuori.
- Io ti ho regalato una misera cravatta per il tuo compleanno – e ci penso ancora!
- No, mi hai regalato una splendida foto di noi insieme e ce l’ho in ufficio. La cravatta è divenuta la mia preferita e la indosso quando ho riunioni importanti. Ti amo Bella e posso permettermi di farti regali costosi. Non lo dico per sbruffoneria. Sai che non sono così. voglio solo che ti rilassi e non ti preoccupi di quanto abbia speso – e pare tranquillizzarsi.
- Adesso che ci aspetta? Altro  shopping o torniamo a casa? – me lo chiede curiosa mentre si accomoda in macchina.
- No, vorrei andare a vedere una cosa con te – e non le do il tempo di chiedere spiegazioni perché cerco sul telefono le notizie che ci sono sul web su di noi. Guardiamo insieme le notizie trovate. Sorridiamo del fatto che tutti si chiedano chi sia. Giustamente non facendo parte del jetset internazionale ha creato una enorme curiosità.
- Cavoli mi hanno  fotografata anche con i tuoi genitori – e leggiamo, ridendo, che il fatto che sia in confidenza con la mia famiglia è sinonimo di matrimonio imminente.
- Meno di 24 ore e sapranno tutto di te! – la osservo in viso, ma sembra tranquilla. Ho paura di come possa reagire se dovesse trovarsi i fotografi che le fanno un’imboscata.  E devo assolutamente parlare con Nick per dirgli di aumentare la sorveglianza su di lei.
- Va bene, posso gestire la situazione – mi guarda con gli occhi sinceri e capisco che non mi sta dicendo le bugie.
Comincia a porsi domande quando arriviamo alla villa che dovremo esaminare. E prima che scendiamo le do qualche informazione.
- La villa – e gliela indico. – mi hanno detto che è in vendita. Il prezzo è interessante perché ci sono parecchi lavori da fare. È in vendita da parecchio per cui c’è anche un buon margine di trattativa. – e rimane a fissarmi.
- E tu la vuoi comprare? – mi sento in imbarazzo. Stiamo insieme ufficialmente da due mesi e già le faccio vedere case! Mi massaggio i capelli.
- Se piace ad entrambi, si. Cioè non ci deve piacere la casa perché se la acquistiamo la ristrutturiamo. – mi sto incasinando da solo! E quando succede comincio a parlare a vanvera. Ma lei ride e mi blocca.
- Ho capito quello che vuoi dire! Forza, andiamo – e mi bacia dolcemente.
Ho chiesto a Nick di farci scendere appena varcato il cancello. Arriveremo a piedi alla villa, così daremo un’occhiata al viale di ingresso e al giardino. Aroon scorrazza davanti a noi tranquillo e ogni tanto si gira ad assicurasi che ci siamo ancora. Bella ha più occhio di me.
- Il cancello è da sistemare. È forse anche da sostituire – lo guardo ed ha ragione.
- Dimmi tutto quello che faresti. Io farò lo stesso – e comincia a parlare.
- Il cancello in ferro battuto è bello. Ma permette di sbirciare dentro. Metterei qualcosa di chiuso. E il muro di recinzione lo farei più alto. E niente rampicanti. Metterei più una bella siepe che copre del tutto il muro. – a buon gusto!
- E il viale che porta alla villa è grande e bello. Toglierei i ciottoli e farei un bel pavimentato da esterno e metterei dei piccoli lampioncini perché non c’è luce fino alla villa –
- Hai già preventivato un bel po’ di lavori! Prima di entrare guardiamo il giardino – e deviamo dal tragitto verso la casa.
- Dici che ho esagerato? – la prendo per mano e la osservo. È arrossita.
- No, tutto quello che hai detto è vero. Sto solo valutando la convenienza dell’acquisto –
- Il giardino è bello ma malcurato. E tutti quei nani li toglierei –
- Io toglierei anche quelle fontane. Belle ma è uno spreco d’acqua. Metterei un bel gazebo al centro del giardino. – ed ora siamo nella zona piscina.
- È bella. Questa non la toglierei – osservo pure io.
- Solo che è spartana e non si integra con l’ambiente circostante. Visto che c’è spazio ne aggiungerei una più piccola solo hydro. Sistemerei la pavimentazione qui intorno e farei costruire uno spogliatoio – adesso è lei che mi osserva curiosa. E riflette.
- Con tutte queste modifiche conviene comprare un terreno e costruirla di sana pianta. – forse ha ragione …
- Però questa zona di New York è bellissima. E qui non si trovano terreni in vendita. Né molte altre strutture –
- Quella palazzina la in fondo fa parte della proprietà? –
- Si, secondo la scheda che mi è stata fornita dovrebbe contenere gli alloggi per il personale dipendente –
- Wow! Posso chiederti a quanto ammonta la somma richiesta per la vendita? – la guardo e so che sta per svenire.
- Venti milioni di dollari – lo dico piano guardandola negli occhi! Non parla.
- E tu te la puoi permettere o farai un mutuo? – e scoppio a ridere come non mai. La abbraccio.
- Ce la possiamo permettere e, se siamo convinti della scelta, voglio prenderla per non più di dodici milioni. Come hai detto tu stessa ci sono parecchi lavori da fare – la guardo che si morde il labbro inferiore. Quando fa così deve dirmi qualcosa.
- Parla – la osservo curioso.
- Ma per acquistare questa dovrai vendere l’attico? – e adesso ho di nuovo voglia di ridere ma si offenderebbe. Mi trattengo a stento.
- Possiamo tenerci l’attico, acquistare e ristrutturare questa. Niente mutuo, pagamento in contanti. Inoltre penso ci vorrà parecchio tempo per ristrutturarla e scegliere l’arredamento. Anche andando di fretta penso che un sei mesi ci vogliano. E noi non abbiamo fretta. Cioè un tetto sulla testa l’abbiamo.  – e deglutisce a fatica e continua a non parlare.
- A casa ti faccio dare un’occhiata ai miei conti e investimenti – e gli faccio l’occhiolino mentre riprendiamo a camminare.  Ci rechiamo nella zona parcheggio e da li osserviamo il giardino che si estende a perdita d’occhio. Ed è in questa zona che incontriamo il venditore con due assistenti.
- Signor Cullen, buongiorno. Ha già dato uno sguardo alla proprietà! Le piace vero? In zona non c’è nulla di simile. Deve spostarsi fuori New York per trovare tutto questo verde.  –
- Cooper è un piacere rivederla – lo presento a Bella e si avvicinano anche le assistenti che hanno tutta la documentazione sulla proprietà.
- Allora se entriamo vi illustro la villa – è veramente grande. Osservo Bella che mette il guinzaglio ad Aroon e viene con noi dentro.
- Il salone e la cucina occupano la metà della superficie del piano. È possibile dare feste con molte persone in questo salone. Su questo piano ci sono più finestre che pareti. Da ogni stanza è possibile recarsi in giardino. La cucina è da sistemare ma il mobilio potrebbe essere conservato, dopo un’attenta ristrutturazione. Sono sicuro che lei ha anche bisogno di un ufficio confortevole al piano terra. Venite. Vi faccio vedere la zona studio. Al piano terra inoltre ci sono una libreria, un bagno patronale e la sala tv.  Ci sono diversi lavori di ristrutturazione. Ma non sono poi così impossibili da realizzare – sorride amabilmente ma non sa ancora con chi ha a che fare.
- Sono veramente tanti i lavori e alcuni anche costosi. C’è da sgomberare l’immobile anche dal mobilio che non si può recuperare. E da fuori ho notato che anche il tetto è da rifare.  –  ma l’agente fa finta di non aver sentito.
- La scalinata porta sia al piano superiore dove sono presenti 7 camere matrimoniali con 4 bagni. Ogni camera ha la sua cabina armadio. Sul terrazzo si affacciano tutte le camere. – e ci guardiamo intorno. Effettivamente, ristrutturata questa villa diventerebbe un bel gioiello.
- Un ulteriore piano e ci troviamo in mansarda. Adibita ad ambiente unico. Non è mai stata utilizzata dal proprietario. La taverna, invece, è stata pensata quale sala giochi. – e continua ad illustrare con ovvietà la villa.
- Miss Swan che ne pensa? – so che a Bella piace. La conosco e sono sicuro che ha già in mente come ristrutturarla.
- Si. Grande. Ma non sono sicura che per noi sia un bene imbarcarci in una ristrutturazione così importante – la mia miss perfettina ha capito perfettamente come si conduce una trattativa.
- Effettivamente! Che margine di trattativa c’è ? – e osservo il venditore sbiancare quando capisce che probabilmente non acquisteremo l’immobile.
- Signor Cullen il prezzo è equo – lo guardo con un sopracciglio alzato.
- Equo! Se non ci fossero lavori da effettuare! Mi dispiace ma non siamo interessati – e Bella annuisce supportando le mie parole.
- Signor Cullen posso provare a parlare con il proprietario … -
- Cooper stiamo vedendo anche altre strutture. Se il proprietario è interessato a trattare mi faccia sapere e anche velocemente. Altrimenti lasci perdere – e ce ne andiamo.
- Si, effettivamente ho visto le foto del gala di ieri sera e si dice del vostro imminente matrimonio. Parlerò oggi stesso con il proprietario per capire il margine di trattativa. – rimaniamo senza parole, ma non lo contraddiciamo.

In macchina mi rivolgo a Bella.
- Ti piace, vero? – le si illuminano gli occhi mentre mi risponde.
- Tanto, ma i lavori sono veramente parecchi da fare. Ci vogliono soldi, tempo e disponibilità a stare dietro all’impresa che li eseguirà  –
- È vero. Però potremmo assumere l’architetto che cura i miei uffici. È abbastanza discreto e chiama solo per le necessità. Ristrutturata come vorremmo noi potrebbe diventare una chicca in mezzo a New York–
​- Ma il costo è sempre elevato – sembra preoccupata e la tranquillizzo.
- Bella, Cooper mi chiamerà entro domenica per dirmi che il proprietario è disponibile alla trattativa. E concluderemo per la somma che ti ho indicato. Un paio per la  ristrutturazione e ci troveremo la casa dei nostri sogni! Mi devi solo dire se veramente ti piace e vorresti passarci la nostra vita li dentro. A veder crescere i nostri figli e noi invecchiare. Altrimenti aspetteremo qualche altra occasione. Magari potremmo uscire da New York e spostarci verso la campagna-  la guardo e mi sembra più convinta.
- No, andare in campagna vorrebbe dire passare molto tempo in auto. E non mi piace –
​- Questo è vero. Ma li potremmo acquistare un terreno e costruire casa come più ci piace.
- Guarda che questa mi piace e la posizione è eccezionale. Vicino al centro e a casa dei tuoi. Il prezzo è quello che è!- 
- Non è tanto. La villa dei miei che è più piccola di questa che abbiamo visto ma è tenuta molto molto bene vale tre volte il prezzo richiesto per questa! -
- Parli di milioni come io parlo di decine di dollari! – la bacio e le dico seriamente:
- Tempo qualche mese e comincerai a farlo anche tu! – poi riprendo a baciarla. Quando ci stacchiamo, perché Bella si imbarazza a scambiare effusioni davanti alle nostre guardie:
- Già mi vedo mentre faccio fare un tuffo in piscina a nostro figlio più grande, mentre tu culli il nostro secondogenito– e ridiamo entrambi.
- Lo penso seriamente! Voglio condividere la mia vita con te. E spero che il tizio mi chiami domani così la casa sarà il tuo regalo di compleanno! – e adesso sbianca.
- Il regalo di compleanno era quella bellissima parure di ieri sera! – povera illusa.
- E che vuol dire? Facciamo in questa maniera. Se il tizio chiama domani la casa la intesto a te. Se chiama nei prossimi giorni allora la intesterò ad entrambi! – Bella soluzione che ho trovato.
- Hai preso in considerazione l’idea che proprio non chiami? – la guardo quasi scandalizzato.
- La casa è in vendita da oltre due anni. E il proprietario vuole sbarazzarsene. Fidati chiamerà! –
- Signore mi dirigo a casa? – è Marcus che ci interrompe nella nostra discussione.
- Si, Marcus. Ma per le 19.00 usciremo di nuovo per andare a cena a casa di Mark. Hai presente dove abita? –
- Si, signore. – e torno ad occuparmi di Bella. Siamo quasi arrivati a casa quando Marcus mi distrae nuovamente.
- Signore, Sam mi ha appena fatto sapere che sotto casa c’è un appostamento di giornalisti. E un paio hanno chiesto al congierge informazioni su miss Swan – lo sapevo che sarebbe successo.
- Che ha risposto il congierge? – e nel frattempo chiamo Nick per avere dettagli. Ma non ho il tempo di sentire la risposta perché Nick risponde alla chiamata.
- Che succede? – Bella è tesa e senza rendersene conto stringe la mia mano. La accarezzo dolcemente con il pollice per tranquillizzarla.
- Signor Cullen c’è un discreto appostamento di giornalisti sotto casa. Tutti voglio avere informazioni sulla sua fidanzata e hanno chiesto sia al portiere che a diversi inquilini in uscita dal palazzo. Non è stata fornita alcuna informazione –
- Va bene, chiama Venice e James e digli  di preparare subito un comunicato stampa con i dati essenziali di Isabella ma senza entrare nello specifico. Prima di essere consegnata alla stampa la voglio leggere – e chiudo la conversazione.
- Marcus vai direttamente in garage – e osservo Bella.
- Stavo pensando nei giorni scorsi che dovremmo concedere un’intervista così da mettere a tacere la curiosità della gente. Altrimenti sarà sempre peggio. Che ne dici? – mi guarda preoccupata. E poggia la testa sulla mia spalla.
- Intervisterebbero te? –
- No, piccola. Entrambi. Però pensavo a Jacob. Lo conosciamo. È un nostro caro amico e alcune volte mi ha fatto la battuta che piacerebbe intervistarmi. Gli daremmo l’esclusiva. – la tengo stretta e le bacio la fronte.
- So che non è facile vivere con me. E questo è il prezzo da pagare –
- Voglio vivere te. E non mi frega di quello che comporta. Però stammi vicina altrimenti mi perdo! – sorrido della sua frase.
- Prendi anche in considerazione che persone che conosci potrebbero approfittare per rilasciare interviste a pagamento su di te, rivelando magari anche fatti non veri. Ma se ciò accadrà interverranno i miei legali –
- non ci avevo mai pensato cosa vuol dire finire sui giornali. Adesso comincio a capire che non è poi così figo! –
- non lo è per niente, Bella. Ma tieni presente che ti sarò sempre vicino. – la bacio dolcemente e rimaniamo in silenzio.
Passiamo davanti all’ingresso del palazzo in cui viviamo e notiamo la piccola folla di giornalisti presenti. Ne sono più di una ventina e diversi fotografi. Penso di dover fissare con urgenza l’intervista con Jacob.
 
 
 

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Capitolo 38
*** Buon Compleanno ***



Pov Bella

È il mio compleanno. Mi sveglio relativamente presto. Sono le 9.00 e anche ieri sera abbiamo fatto veramente tardi. Siamo stati ospiti di Mark e Vic che sono una coppia splendida. Innamorati e completamente diversi fra loro. Mentre lui è razionale lei è l’esatto opposto. Sempre a tre metri da terra. Eppure si completano a vicenda ed è piacevole passare una serata con loro.
Edward e Mark vanno veramente d’accordo. Hanno anche il lavoro in comune e devo dire che comincio a capire i loro discorsi di finanza. Scherzando l’ho detto anche ad Edward che ci ha riso su.
A mezzanotte eravamo ancora a tavola e Edward mi ha dato un bacio dolcissimo per augurarmi buon compleanno. E i miei amici hanno portato in tavola una piccola cheesecake  ai frutti di bosco.
È stata veramente una serata piacevole.
E adesso Edward dorme ancora profondamente. Sono abbracciata a lui. Comincia a fare fresco la notte ed è piacevole il tepore che il suo corpo emana. Sento che il suo amichetto, a differenza del capo, è sveglio. Più che sveglio! E mi viene una piccola idea…
Mi infilo completamente sotto la coperta che utilizziamo per la notte.  E gli abbasso i boxer. Si sposta ma non si sveglia. È proprio stanco!
E mi avvicino al suo amico e comincio a lasciargli dei piccoli e leggeri bacetti sulla punta. Si mette subito sull’attenti mentre lui continua a dormire.
Passo a gustarmi il gelato con la lingua e in poco mi immergo completamente in lui. Edward si agita e lo sento sospirare. E comincio a lavorarlo mentre lo sento sempre più partecipe. Alzo gli occhi per osservarlo dalla mia posizione ma dorme ancora. Forse sta sognando!
E quando viene copiosamente nella mia bocca sobbalza all’improvviso e mi fissa con gli occhi spalancati. Rimane seduto per qualche attimo senza capire quello che sta accadendo. Quando finisce di eiaculare gattono verso di lui e lo bacio sulla bocca.
- buongiorno! – e finalmente pare riprendersi.
- Si, è proprio un buongiorno. Pensavo di sognare e mi sono preoccupato di venire per davvero! Sai che figura da quattordicenne avrei fatto con te. Ed, invece, quando ti ho vista fra le mie gambe non ho capito più niente! – ride sincero il mio amore.
- Però oggi è il tuo compleanno e il regalo spetta a te – con una abile mossa inverte le posizioni. Ora sono sdraiata con il mio amore fra le mie gambe a darmi piacere. Ero già eccitata dal lavoretto che gli avevo reso e metto poco per arrivare anch’io all’orgasmo.
- Buon compleanno amore – Edward si allunga accanto a me e mi abbraccia. Sollevo la testa verso di lui.
- Come mi hai chiamato? -  lo guardo sorridente e penso che oggi, malgrado la lontananza dalla mia famiglia, mi sento veramente felice. Mi guarda anche lui e tranquillamente parla.
- Amore! – e mi abbraccia e mi coccola.
Rimaniamo in silenzio ad assaporare la pace e la tranquillità della nostra camera finchè non sentiamo Aroon che abbaia fuori dalla nostra porta. Ed è Edward che si alza per andare ad aprire.
- Buongiorno anche a te! – e vedo che gli fa le coccole fuori dalla porta.
Quando Aroon entra rimango senza parole. Indossa un cappello e un papillon e corre verso di me. Non ha il permesso di salire sul letto. In questo Edward è molto rigido e allora si ferma ai piedi del letto in attesa che sia io a scendere verso di lui.


E lo accontento accomodandomi in terra e comincia a farmi le coccole.
- Togli il cappello di Aroon – è una richiesta di Edward che accolgo pensando che sia per farlo stare più comodo. Ed, invece, un bel pacchetto incartato si nasconde sotto la tuba. E lo guardo. È in piedi vicino la porta e si sta godendo la scena di me che gioco con il cane.
- Edward mi hai già fatto un regalo di compleanno – sorride e si accomoda vicino a me –
- Non è proprio un regalo. È un oggetto di utilità – lo apro e ne esce fuori l’ultimo modello di cellulare.
- Un telefono normale è un oggetto di utilità, non questo. – lo osservo. Lo ha fatto personalizzare con degli swaroski. Almeno lo spero …
- Sono swaroski, vero? – mi guarda e capisce che mi sto riferendo a diamanti.
- Sono swaroski! L’ho comprato identico per me. Anche se non ho fatto applicare gli swaroski! – prendo il mio telefono e sfilo la sim per sistemarla subito nel nuovo telefono.
- Li ho comprati perché ho fatto installare una app del sistema di sicurezza. In pratica, con un software che gestisce, Nick sa sempre dove ci troviamo. – mi guarda di sottecchi. So che ha paura che tutte queste misure di sicurezza mi facciano scappare. Quello che non ha capito è che per lui ci sarò sempre.
- Va bene. Sempre meglio di quando mi ascoltavano anche andare in bagno – e ridiamo entrambi.
- Dai andiamo a fare colazione e poi ce ne andiamo dai miei. Visto che la giornata non è fredda possiamo tuffarci in piscina. Che ne dici? – non mi pare una cattiva idea.
- Va bene. – e con Aroon al seguito mi reco in cucina a preparare la colazione. Edward ci raggiunge quando sente l’aroma di caffè diffondersi per casa. Si è, infatti, fermato nel suo studio a controllare le mail.
- Giovedì e venerdì devo andare a Dallas per valutare una società. Vieni con me? – ci penso e l’idea mi piace. Il venerdì non ho lezioni e gli esami sono comunque lontani.
- Ok. Ma mi vuoi come stagista e come fidanzata? – ride.
- Tutte e due. Verrai e seguirai tutte le riunioni. –
- Di che si tratta? –  mi siedo accanto a lui e tranquillamente parliamo.
- Conosci la Baker oil? – affermo con la testa.
- Chi non la conosce? È una delle più importanti società petrolifere americane – e lo guardo in attesa di spiegazioni.
- Sta fallendo. E una società russa interessata ad acquisirla mi ha chiesto un analisi approfondita dei bilanci. Probabilmente hai sentito parlare anche di questa. È la  Gazrussian limited–
- Wow! Ed io che vengo a fare? – nel frattempo gli passo i pancake farciti con la marmellata.
- Puoi imparare molto da questa acquisizione. Seguirai con me l’analisi dei bilanci. La Baker Oil ha partecipazioni azionarie in numerose altre società, anche estere. Probabilmente avrò anche l’incarico di smantellarla.  – lo guardo e penso che è proprio grande.
- Ciò comporta che prima di Natale andremo anche a San Pietroburgo. Ci sei mai stata? – sono meravigliata.
- No, ho sempre voluto andarci. Ma quando si trattava di partire, sceglievamo altre mete. Anche per il costo: non è propriamente economica  –
- L’analisi dei bilanci devono essere pronti entro dieci giorni. I russi saranno qui a fine mese per un primo incontro. Ti va di lavorarci su?  –  e sorrido. Perché questo è oltre qualsiasi stage. Veniamo interrotti da una telefonata dei miei fratelli. Mi fa piacere sapere che hanno puntato la sveglia all’alba per farmi gli auguri di mattina. Edward mi lascia parlare in tranquillità con loro e mi dice che va a vestirsi. Rido e scherzo con Matteo e Pierre. Mi parlano ancora del gala a cui ho partecipato e mi raccontano delle numerose foto mie che circolano sul web. Mi raccontano anche che tutte le mie amiche di Rimini li hanno contattati per avere news su di me.
Quando chiudo la conversazione e raggiungo Edward in camera, lo trovo già vestito intento a sistemare dei vestiti in un piccolo trolley. Lo guardo e dalla mia espressione capisce che voglio una spiegazione.
- Stasera andiamo direttamente a cena – e capisco che devo preparare un cambio anche per me.
Un’ora dopo siamo a Villa Cullen e trovo la sorpresa più grande. Sul patio, con Elisabeth e Thomas,  trovo accomodata tutta la mia famiglia e mi fiondo nelle braccia di mio padre.
- Buon compleanno piccola – e mi stringe forte forte.
- Uhm quanto mi manchi Bella! Me ne rendo conto solo adesso – gli sorrido mentre piango.
- Grazie di essere venuti – si avvicina anche la mamma per farmi gli auguri di buon compleanno e stringo forte anche lei.
- Non devi ringraziare noi. Ma Edward. Diciamo che è stato molto chiaro sul fatto che dovevamo venire qui! – e guardo Edward che mi osserva e sorride. Stringo forte i miei fratelli e ringrazio anche Elisabeth e Thomas. Poi, torno da lui.
- Grazie. Questo è l’ennesimo regalo che mi fai!- mi stringe e mi bacia fregandosene della presenza dei nostri familiari.
- Piccolo Cullen è la mia bambina che stai baciando! – eccolo il papà geloso che torna a farsi sentire.
- Charlie è la mia fidanzata! – Edward mi tiene stretta fra le sue braccia e, da vero cavernicolo, sta sfidando mio padre!
In altre circostanze sarei corsa da lui, il mio porto sicuro. Ma, pur smettendo di baciarci, rimango tra le braccia di Edward. E mi rendo conto che adesso è con lui che mi sento a casa. Lo guardo innamorata e lui mi rivolge lo stesso sguardo. Ci giriamo verso i nostri familiari solo quando sentiamo il click di una foto scattata. È Pierre che ce l’ha fatta.
- Questa lo metto nel mio studio. Esempio di due pazienti recuperati! – e ci guarda con orgoglio.
Stiamo ancora scherzando quando Adelaide avvisa Elisabeth che gli ospiti hanno appena varcato il cancello. Mi volto verso Edward. Chissà chi sono gli altri ospiti e se lui ne è a conoscenza. Sorride. E capisco che è a conoscenza di tutto.
- Chi è arrivato? – sorride beffardo.
- Sono qui con te. Come faccio a saperlo? – stringo gli occhi e incrocio le braccia sotto al seno.
- Penso che tu lo sappia ma non lo vuoi dire – ma non faccio in tempo a finire il mio pensiero che James e Alec arrivano in terrazzo.
- Allora, dov’è la festeggiata? – e corro ad abbracciare i miei amici. Non faccio in tempo a risedermi che entrano anche Kate e Jerry che mi stringono in un abbraccio fraterno.
- Grazie! – lo dico ad Edward appena ritorno da lui.
- Volevo solo che per il tuo primo compleanno a New York non sentissi la mancanza della tua famiglia–  è questo è amore! Pian piano arrivano tutti i nostri amici.
- Ragazzi spostatevi in zona piscina. Vi faccio portare gli aperitivi in attesa del pranzo – Elisabeth, da perfetta padrona di casa, ci fa accomodare nello spogliatoio.
- Qual è il programma della giornata? – Edward adesso mi risponde. Siamo soli e parliamo liberamente.
- Giornata in piscina. E stasera andiamo a cena al club. –
- Verranno anche i nostri genitori? – ci stiamo mettendo il costume.
- No. Ho provato a convincerli. Ma stavolta mio padre ha ragione. i tuoi hanno viaggiato tutta la notte. E martedì torneranno in Italia- 
- Pensavo rimanessero di più –
- Ci ho provato. Ma tutti hanno problemi di lavoro. E domattina porto Pierre alla clinica Mayo. Speriamo che gli piaccia. Lo assumerebbero anche subito. Hanno visionato il suo cv e lo trovano adatto per la clinica – sono speranzosa.  So che in queste settimane Edward ha parlato tanto con Matteo e Pierre per convincerli a cambiare la loro vita. So che si sono sentiti anche con James e Alec. E, forse, sono loro quelli che li hanno incoraggiati più di noi. Il problema è Matteo. Perché pur avendo una laurea e un ottimo lavoro, il suo settore è molto limitato. E all’università, per adesso, non cercano un professore di filosofia.
- Matteo ancora niente? – mi guarda sconsolato.
- Solo corsi di liceo. Niente università. Perlomeno nella zona di New York. Altrimenti a Los Angeles ci sarebbe un posto di docente per il corso di filosofia antica – mi siedo sul letto.
​- E se Pierre decidesse di rimanere? – mi guarda e si ferma di cambiarsi.
- Saranno loro a dover decidere. Noi possiamo dargli tutte le possibilità. Ma non possiamo decidere per loro – stiamo scendendo le scale per recarci in piscina dai nostri amici quando sentiamo le nostre madri in cucina ridere tra loro.
- Posso dirgli della casa? – ride quando capisce a cosa mi riferisco.
- Si, ma voglio vedere la loro espressione quando lo diremo – e ce ne andiamo in cucina.
In realtà ci sono tutti e quattro i  nostri genitori. Stanno chiacchierando tranquilli ricordando i vecchi tempi – e in un momento di pausa sgancio la bomba.
- Ieri siamo stati a vedere una mega villa – e ci fissano tutti. È Charlie il primo a riprendersi.
- E perché? Non avevate che fare? –
- No, per acquistarla per andarci ad abitare – Edward è chiaro.
- Ah! – Charlie sbianca e Thomas ride di lui.
- Racconta Bella – è la mamma ad incoraggiarmi.
- È una mega villa. Forse, più grande di questa. Ci sono molti lavori da fare. Ma è piaciuta ad entrambi. Ed è qui vicino –
- Effettivamente, comprando il bosco che è nella zona posteriore, si potrebbe collegare con questa – Edward sembra pensarci adesso.
I nostri genitori decidono di prenderci in giro.
- Non è che c’è un baby Cullen in arrivo? – e a momenti ci strozziamo quando sentiamo questa frase. Entrambi arrossiamo fino alla punta delle orecchie.
- Papà! Ho intenzione di laurearmi prima di avere dei figli. Ma sicuramente Edward ne sarà il padre – sono chiara e Elisabeth mi guarda con orgoglio.
- Quindi per voi l’attico di New York è piccolo –
- Non è piccolo, ma c’è questa proprietà in vendita e potrebbe essere un vero affare  ci prepariamo a quando la famiglia si allargherà-   anche Edward concorda con me.
- Quanto chiede il proprietario? – è Thomas a chiedere a quanto ammonta il costo.
- Vuole venti milioni di dollari. Punto a chiudere a dodici.  – e lo guardano tutti sconvolti.
- Da venti a dodici? – anche mio padre è scettico. Ma Edward spiega la situazione.
- Ci sono veramente parecchi lavori da fare. Come il tetto. A parte la ristrutturazione come piacerebbe a noi. Ma la struttura è solida. Ho già fatto informare un mio architetto. Inoltre è in vendita da oltre un anno e nessuno ha mai neanche fatto una proposta. Diciamo che sono più che sicuro che la trattativa verrà intavolata. Se vuole chiudere dovrà accettare la mia offerta. – come ogni volta rimango meravigliata dall’osservare Edward quando tratta di affari. È sicuro di sé, serio e senza indecisioni. Lo ammiro tanto.
Ridiamo e scherziamo con i nostri genitori, finché Edward con uno scatto fulmineo, mi carica sulle spalle e si avvia verso la zona piscina. Ha deciso che abbiamo aspettato già abbastanza.
- Hai indossato il costume, vero?- rifletto sul senso della sua frase e capisco le sue intenzioni.
- Edward fammi scendere! – urlo quasi.
- Certo Amore. Appena arriviamo ti farò scendere – e inizia anche a correre verso la piscina.
Sento i nostri amici scoppiare a ridere e mio fratello incitare Edward a completare l’opera. E allora faccio l’unica cosa intelligente che mi viene in mente: mi aggrappo forte ai suoi capelli. Se finisco in acqua lui verrà con me. E mi sorprende quando a bordo piscina, anziché buttarmi dentro, si tuffa con me sulle spalle.
Andiamo sott’acqua e ci guardiamo. Mano nella mano risaliamo su. Con i nostri amici che ci applaudono e si tuffano per raggiungerci. Ed invece raggiungo lui e mi avvinghio contro.
- Ti amo Edward –
- Ti amo – lo diciamo quasi contemporaneamente e scoppiamo a ridere prima di farci attirare da una partita a volley in acqua.
 
Pov Edward

Abbiamo passato una bellissima giornata e osservo Bella veramente felice. È così che vorrei fosse sempre. E vedere felice lei mette me in uno stato d’animo di contentezza.
E adesso siamo nella mia camera a prepararci per la cena con gli amici. In casa ci sono, oltre i familiari di Bella, anche James e Alec. Ed è quest’ultimo che voglio raggiungere perché mi ha detto di volermi parlare in privato.
- Bella ti aspetto di sotto. Tra mezz’ora dobbiamo andare. – è ancora in bagno e sta uscendo adesso dalla doccia.
- Va bene. Ma non cominciare a chiamare di continuo – ecco! Ha già messo le mani avanti. Ma la amo anche in queste circostanze.
Trovo Alec in soggiorno che scherza con i nostri familiari a James e, con una scusa, lo trascino nello studio di mio padre. Mi siedo al suo posto e Alec rimane in piedi vicino la finestra. E vado subito al sodo.
- Che devi dirmi? – è serio.
- Abbiamo avuto notizie di Dimitri. Tramite l’Interpol. È in Russia – mi fissa. Mi da il tempo di assimilare la notizia. Poi continua.
- Pare sia arrivato nella zona di Mosca un paio di settimane fa ed ha trovato appoggio in un clan malavitoso che simpatizzava per il padre.  Ha vagato tra la Romania e l’Ucraina per tutto il tempo. Ha diversi passaporti falsi. Pensiamo che si stia organizzando per rientrare in America. –
- Cosa vuol dire questo? – sono preoccupato.
- Abbiamo interrogato numerose volte Aro Volturi e attualmente Bella è il suo chiodo fisso. E sicuramente lo è anche per il figlio. Aro è in isolamento. Non può mettersi in contatto con il figlio in alcun modo. Gli abbiamo bloccato tutti i conti conosciuti. Anche quelli all’estero. Stiamo verificando quanti ce ne siano ancora. Ma non penso che manchi molto. Pur essendo un esperto in mercati finanziari, non  aveva un sistema di conti eccessivamente raffinato. E questo vuol dire che il figlio quando rientrerà in America non avrà grosse somme a disposizione. E i Volturi non avevano rapporti stretti con altri clan nel Paese. Nessuno rischierà per Dimitri Volturi. Quello che voglio dirti, però, è di non abbassare il livello di sicurezza. – rimaniamo in silenzio e ho il tempo di metabolizzare le notizie che mi ha dato. Non sono facili da digerire.
- Quindi il bersaglio di Dimitri sarà Bella? –
- Si. Bella, ma anche tu. Sei sempre un Cullen. Ho già parlato con Nick questa pomeriggio e penso che da stasera stessa la vostra scorta sarà incrementata – e adesso sono preoccupato.
- Edward, se posso darti un consiglio: sii chiaro con Bella. Non nasconderle niente. Perché se lo viene a sapere da persone estranee potrebbe rimanerne spaventata. Tu saprai trovare le parole giuste per spiegargli la situazione – Alec è sempre un amico.
- Lo farò. Ma domani. Oggi non voglio rovinarle il compleanno – e chiudo gli occhi e sprofondo sulla poltrona.

Veniamo interrotti da Bella che viene a chiamarci. È pronta e possiamo uscire. Alec è il primo ad andare. E Bella mi scruta a fondo. Mi alzo e la raggiungo. Ma, forse, i miei occhi spenti mi tradiscono.
- Che succede? -  mi accarezza dolcemente in mento.
- Nulla amore. Alec mi stava dicendo di alcuni problemi sul lavoro. Ti spiegherò domani. Adesso è tardi e dobbiamo andare. – e, mentre la bacio, la sospingo verso la porta.
 
 
 

 

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Capitolo 39
*** Lavoro ***



Pov Edward

È l’alba di un nuovo giorno. L’inizio di una nuova settimana. Questa notte non ho praticamente chiuso occhio a causa di quello che mi ha raccontato Alec. Osservo Bella che dorme beata tra le mie braccia. Ha cominciato a rinfrescare la notte e dormiamo abbracciati l’uno all’altra.
Ieri sera si è accorta che qualcosa in me era cambiato. Ma non ha insistito più di tanto per conoscerne i motivi. Mi ha capita. Sa che ho i miei tempi per metabolizzare le notizie e quando sono pronto ad affrontarli posso metterla a conoscenza.
E così dopo il mio diniego a parlarne, mi ha preso la mano e per tutta la serata mi è stata accanto. Senza insistere ma facendomi sentire la sua presenza.
L’amo anche per queste piccole cose che si rivelano importanti in una coppia. Ma oggi, dovrò dirle i miei pensieri. Perché è giusto che sappia la situazione.
Controllo la sveglia. Sono appena le 7.30 ma devo comunque alzami. Alle 8.00 ho dato appuntamento a Nick per avere un aggiornamento sulla situazione.
Faccio per alzarmi ma sveglio Bella. È assonnata ma apre gli occhi e mi rivolge un sorriso che farebbe sciogliere anche gli iceberg al polo sud.
- Buongiorno –
- Buongiorno piccola – e scendo verso di lei per baciarla.
- Dormi che è ancora presto – e faccio per alzarmi ma mi blocca un braccio e mi obbliga a voltarmi verso di lei.
- Non ti chiederò cos’hai o perché non hai dormito. Ma se vuoi, io ci sono e ti ascolto – eccola la mia splendida fidanzata. Ha capito come affrontarmi e come parlarmi senza mettermi fretta e ansia. E riesco a dirle tutto. Mi allungo nuovamente vicino lei e mi posiziono di fianco. Ho bisogno di guardarla negli occhi.
- Alec mi ha voluto parlare ieri sera. Ha notizie di Dimitri. È in Russia, ma tornerà da queste parti. E secondo Alec, per Aro e il figlio il primo bersaglio su cui vendicarsi sei tu – mi guarda senza battere ciglio. Continuo a parlare.
- Non solo tu, ma anche io. Per essere esatti. Per cui già da ieri sera la scorta è sensibilmente aumentata – adesso mi fissa.
- Hai paura? – ecco. Questa è l’unica domanda che non mi aspettavo di ricevere. Pensavo avrebbe contestato l’aumento della scorta. Pensavo avrebbe evidenziato che Aro è in prigione e difficilmente ne uscirà. Ed invece …
- Tanta. Che ti possa succedere qualcosa – e sospira.
- Staremo attenti. Tutti e due. Perché anche io ho paura che ti possa accadere qualcosa. Ma questo non vorrà dire che vivremo da reclusi. Staremo attenti e ci adatteremo alle nuove misure di sicurezza –  le sorrido e le sono grato. È riuscita a tranquillizzarmi.
- Non ci succederà niente. È solo il pensiero a fare paura – la abbraccio e torno a baciarla.
- Ma ora devo andare in doccia. Ho convocato Nick per le 8.00 per avere chiarimenti sulle nuove strategie. E penso che dobbiamo assumere anche altre persone – la vedo sorridente e fa ridere anche me:
- Questa volta me li fai scegliere i miei body guard? – e penso a quando la prima mattina che abbiamo fatto colazione insieme osservò con attenzione gli uomini che stavo per assumere. Ma allora era single!
- Non ci pensare proprio. Anzi, se possibile assumo un paio di donne per la tua sicurezza – e mi alzo e mi reco in doccia.
La sento alzarsi e aprire la porta. Sento trotterellare Aroon in camera. E quando esco è proprio lui che mi viene incontro felice. Bella rientra in camera proprio in quel momento con il mio amato caffè.
- Ti ricordi che in mattinata non sono in ufficio perché devo incontrarmi con Pierre? – la guardo mentre mi vesto
- Si. E speriamo bene. Nel frattempo passerò del tempo con mio fratello. Verrà qui verso le 10.00. Thomas e Charlie hanno deciso di concedersi una battuta di pesca in non so quale lago. Mentre per Elisabeth e Renee giornata di shopping –è lei a scegliere i miei vestiti. È  una piccola routine che si è creata tra di noi che piace ad entrambi.
- Niente università? –
- No, il prof. è assente oggi. – la bacio mentre esco dalla camera.
- Dammi mezz’ora e vengo a colazione – e mi allontano verso il mio ufficio dove Nick è già in attesa.
Nick mi aggiorna sui nuovi sistemi di sicurezza. Mi dice che vorrebbe che sia Bella  che io indossassimo un sistema di monitoraggio costante, oltre quello inserito nel telefonino. Mi fa vedere il chip. È piccolissimo. Qualche millimetro al massimo.
- Lei indossa sempre lo stesso bracciale. Si potrebbe inserire li dentro. Lo saprebbe solo lei. – lo osservo. Me lo hanno regalato i miei genitori per i miei diciotto anni. E ha lo stemma di famiglia.
- E per Miss Swan si potrebbe fare lo stesso – è una buona idea.
- Ok. In mattinata ti farò avere il bracciale di Bella – e nel frattempo sgancio il mio e glielo passo.
- E vorrei che esaminasse questi cv. Ho selezionato i dieci migliori. Ma penso che due persone in organico in più sia sufficiente – li prendo e gli do una scartabellata veloce.
- Ok, li analizzerò dopo colazione – e lo congedo velocemente.
Bella in cucina è sola. Sta finendo di preparare il caffè. La raggiungo e la abbraccio di spalle. Mi piace quando poggia la sua schiena sul mio petto e si lascia andare. La stringo tra le mie braccia.
- Maria? – mi guardo intorno e ancora compare.
- Aveva delle compere da fare per la cena di stasera.  E le ho fatto portare anche Aroon con lei –
E già! Stasera avremo tutta la nostra famiglia a cena in casa nostra. Anche questa è una prima volta. E entrambi siamo emozionati. Ci saranno anche James e Alec. Perché considero quest’ultimo come un fratello.
- Facciamo colazione veloci. Devo mostrarti una cosa – sono teso perché vorrei fare un gesto e spero di non offendere Bella. Acconsente alla mia richiesta e appena finita la colazione la riporto in camera da letto. Chiudo la porta. E con lei, mano nella mano, entro nella cabina armadio. È la prima volta che apro la cassaforte davanti lei. Non sapeva neanche che ci fosse.
- Qui ho le cose più importanti. A parte i gioielli, ci sono le informazioni su tutto quello che posseggo … - e continuo a spiegarle quello che c’è dentro spiegandole come sono suddivisi nei vari ripiani. Nel frattempo prendiamo la sua parure e la sistemiamo tra i gioielli.
- Se devi aprirla quando non ci sono, il codice è 26052014 – la guardo in attesa di una sua reazione.
- È il giorno che siamo stati insieme al cimitero. Abbiamo parlato tanto quella mattina. Ed è in quel momento che è nata la nostra amicizia – sorride e mi abbraccia.
- Comunque ti ho portata qui per farti vedere questo – e tiro fuori un bracciale molto bello.
- L’ho acquistato l’anno scorso per il diciottesimo compleanno di Rachel. Lei amavo lo zaffiro e le sarebbe piaciuto. – lo osserva e lo prende in mano.
- Perché me lo stai facendo vedere? – è una domanda legittima.
- Nick vuole che entrambi portiamo sempre addosso un dispositivo di localizzazione. Oltre quello del telefono.  A me, lo farà sistemare in mattinata nel bracciale che indosso sempre. Ho pensato che questo lo potresti indossare tu. Vorrei regalartelo, insomma. Nel senso che mi piacerebbe se lo indossassi. Rachel sarebbe d’accordo con me. Ma non voglio che ti senti obbligata a scegliere questo bracciale. Se non sei d’accordo, oggi ne andremo a scegliere un altro o lo farai tu in autonomia. Voglio che ti senta libera di scegliere quello che preferisci. – mi guarda con le lacrime agli occhi e butta le braccia al mio collo.
- Grazie! È un gesto che apprezzo veramente tanto – e lo prova e penso che le stia veramente bene. Ci baciamo e rimaniamo a fissarci, fronte sulla fronte.  Veniamo distratti dall’abbaiare di Aroon e capiamo che è ora di tornare alla realtà.
- Quando devi aprire qui, ricorda di chiuderti in camera. Nessuno ne è a conoscenza. Anche Nick, pensa che l’unica cassaforte presente in casa sia quella dello studio – mi sorride mentre le spiego come funziona la mia casa. E quando è tutto sistemato, prendo il bracciale  e lo metto in tasca. E apriamo ad Aroon.
- Bella io devo andare. Ci sentiamo in mattinata e ti faccio sapere gli sviluppi della situazione – la bacio ed esco veloce.
E un’ora dopo sono alla clinica Mayo con Pierre. Lui si guarda intorno e osserva i medici lavorare. Pur essendo una clinica privata ha una grande affluenza.
Parliamo e capisco che la sua ritrosia ad accettare l’incarico dipende da Matteo. Lui avrà difficoltà a trovare lavoro a New York. La sua laurea è troppo specifica, ce lo siamo detti già tante volte. Ma lo invito anche a non disperare.
- Certo trasferendosi qui avrebbe più opportunità di guardarsi intorno. Potrebbe iniziare con i licei e, nel frattempo, mandare cv alle università –  lo penso veramente. E spero che non butti all’aria questa opportunità.
- Edward è un professore universitario in Italia. Certo, con contratto a tempo determinato. Ma glielo rinnoveranno –
- Anche qui potrebbe insegnare. Non è un declassamento della sua carriera. Certe high school di New York sono molto importanti. – cerco di farlo ragionare. E poi gli dico la mia.
- Sai che penso veramente? Che se vi trasferite qui e intanto tu accetti questo incarico, Matteo potrebbe mettersi alla ricerca di un lavoro per se. E che tu stia accontentando le sue insicurezze. Pierre uno dei due deve prendere in mano la situazione. E attualmente sei tu quello più lucido. E sei uno psicologo e non dovrei essere io a dirti queste cose – lo vedo riflettere.
Giriamo per vedere la struttura dall’esterno accompagnati dal direttore della clinica. Che appena mi vede si prodiga in mille attenzioni. Pierre se la ride dell’atteggiamento del direttore.
Quando saliamo al settimo piano dove vi è il dipartimento di psicologia, Pierre entra nel suo ambiente e per rispondere alle sue domande specifiche, veniamo affiancati dal responsabile del dipartimento ed io mi distacco da loro. Pierre decide di rimanere anche al pomeriggio nella struttura e ci diamo appuntamento direttamente per la cena con Bella.
Considerato che è presto la raggiungo a casa dove la trovo intenta a scherzare con il fratello.
- Sei tornato a casa! Wow – e mi salta indosso. Mi devo destreggiare tra lei e Aroon che non vedo dalla mattina. Scherzando mi viene ad abbracciare anche Matteo. E con voce da bambina:
- Oh! Mio  amoreeee finalmente sei rientratoooo!!! Erano ben due ore che stavamo lontano! – e ridiamo tutti. Bella lo fa allontanare da me e si dichiara gelosa!
- Cavoli Edward! Sei accolto come un eroe in casa – e ci accomodiamo sul divano.
- Che vuoi! Sono bello, simpatico, carismatico! Come si fa a non amarmi! – poi si fa serio.
- Allora, gli è piaciuta la clinica? – lo fisso e dico la mia opinione.
- È ancora li. Con gli occhi da fuori. Li ho lasciati mentre parlavano di un progetto di cui non stavo capendo niente. Sta visionando il dipartimento di psicologia. E se posso permettermi: sarebbe un pazzo a rinunciare. E se rinuncia, lo fa solo per te – abbassa lo sguardo e Bella si va a sedere vicino a lui. E lo abbraccia.
- Lo so! E mi sento una merda – Bella si irrigidisce e le faccio segno di rilassarsi. Le faccio segno di andare via. Di lasciarmi solo con il fratello.
- Non lo sei. Non è facile cambiare di punto in bianco la vostra vita. Però, magari, potreste procedere a piccoli passi. Intanto è Pierre che si trasferisce perché ha questa opportunità alla clinica. E nel frattempo tu continui a cercare. Inoltre penso che tu non possa lasciare il tuo incarico dall’oggi al domani. O sbaglio? – cerco di farlo ragionare per il meglio.
- No. Ho un preavviso di due mesi. Altrimenti mi decurtano la liquidazione –
- Bene. Perché non invii il cv anche nelle scuole private della città. La scuola dove sono andato io aveva un corso avanzato di latino e filosofia. E considera che alcuni licei sono veramente importanti. Più di un corso universitario medio – lo vedo annuire poco convinto.
- A meno che non ci sia qualcos’altro a farti paura – e mi guarda negli occhi.
- Tu sei come Bella. Siete capaci di sconvolgere la vostra vita in un istante. Quando ha ricevuto la mail che le assegnava la borsa di studio per la NYU, Bella non si è posta alcun dubbio. Si è fatta una sola domanda: quando è fissata la partenza. E tu sei come lei. Io devo riflettere su quello che faccio. per me è una decisione importante anche dove vivere: se vicino l’università oppure a Rimini. Ho valutato per giorni i pro e i contro. E alla fine, dopo il trasferimento, ho convenuto con mio padre che era la decisione più saggia che potessi prendere. Per questo adesso ho bisogno di tempo per valutare le conseguenze della mia decisione. Solo che, nel frattempo, ho fretta perché Pierre ha già la sua opportunità. –  adesso mi fissa negli occhi.
- Edward: che devo fare? – e, per la prima volta nella mia vita, non so cosa dire.
- Non posso essere io a scegliere per te. La domanda che dovresti farti è: sei felice dove sei? Pensi che venendo qui potresti stare meglio? Peggio? – lo vedo riflettere. Nel frattempo arriva anche Pierre. Ma Matteo continua a parlare.
- Sto bene, ma non mi sento tranquillo. C’è sempre qualche deficiente che si ritiene superiore a noi e poterci fare la morale –
- Anche qui avviene. Ma in misura minore – si rivolge a Pierre.
- Ti è piaciuto vero? È quello che hai sempre sognato di fare – e lui è altrettanto sincero.
Capisco che è ora di lasciarli soli e raggiungo Bella che è nel mio ufficio a studiare. La osservo disperarsi e scoppio a ridere quando strappa l’ennesimo foglio dal suo block!
- Matematica? – solleva la testa.
- Integrali! – la faccio alzare per accomodarmi al suo posto. E, con calma, comincio a spiegarle gli esercizi che non capisce.

Pov Bella

Sono in auto con Edward per recarci in ufficio. Matteo e Pierre sono andati via prima di pranzo e non sappiamo cosa abbiano deciso. Non lo abbiamo neanche chiesto perché non possiamo intrometterci ulteriormente nella loro vita.  
Vengo distratta dallo squillo del telefono di Edward. Lo osservo rispondere e digrignare i denti. Non fiata. Ascolta solamente.
- Venice, sto arrivando. Chiama anche James – e chiude la conversazione.
Lo  vedo sbuffare stanco. È veramente stanco. Gli accarezzo i capelli senza chiedergli niente. So che se vuole parlarmi la fa. Senza sollecitazioni da parte mia.
- Anthony e Carlisle sono in ufficio e vogliono vedermi. – gli stringo la mano. So che ha bisogno di me.
- Va bene, sapevi che sarebbe arrivato questo momento – stringe anche lui la mia mano. Siamo arrivati. La macchina è ferma.
- Ok, sono pronto. Oggi resti con me. Imparerai tanto da quest’incontro – e mi sorride. So che si sta caricando per affrontare i suoi parenti. E decido di incoraggiarlo.
- Osserverò il grande Edward Cullen all’opera! E chi se lo vuole perdere – ed entriamo in ascensore.
Appena le porte si riaprono, nella hall c’è Venice già pronta a venire incontro ad Edward. E seduti, i suoi familiari. Lo sento respirare profondamente e, poi, fare il suo miglior sguardo concentrato.
- Venice, fa accomodare i miei familiari nel mio ufficio. E fa portare caffè per tutti. James è già arrivato? – sta osservando sul tablet gli appunti che la sua assistente ha evidenziato.
-  James è arrivato e ti aspetta in sala riunioni. Vorrebbe vederti prima dell’incontro con i signori Cullen. – la guarda e lei gli passa altri documenti.
- Va bene. Allora aspetta prima di farli entrare. Isabella oggi è con me. E fai venire anche Eric. – e ci rechiamo in sala riunioni. James sta finendo di sistemare le cartelline. Ci sono tutti i dati sulle imprese Cullen. Ma quando le avrà preparate? Guardo in faccia Edward e pare capire i miei dubbi. Ride.
- Ti avevo detto che era questione di poco il loro fallimento. Ho fatto preparare i dati di bilancio un paio di settimane fa. Ci siamo portati avanti con il lavoro! – prendo una cartellina e osservo i dati. I miei occhi strabuzzano davanti al loro debito. Nel frattempo James spiega e mostra ad Edward gli ultimi dati aggiornati. E spiega la percentuale per la quale dovrebbe procedere all’acquisizione.
- Almeno il 55% e immettiamo capitali nuovi. Loro avranno l’ordinaria gestione ed io mi riservo le operazioni straordinarie. Gli lascio lo staff che ritengono importante ma ci vogliono importanti tagli al personale. E alle spese di rappresentanza. – pochi minuti dopo Venice fa accomodare la famiglia Cullen.
- Ciao zio. Nonno. – e stringe le mani ad entrambi.
- Ciao Edward. – e salutano anche me e James.
- Isabella è un piacere vederti. Ho saputo che tuo padre è di nuovo in zona. Mi farebbe piacere rivederlo. – sorrido all’affermazione del capostipite della famiglia Cullen. Perché malgrado la severità ammira il nipote.
- Riferirò il suo pensiero. Purtroppo ripartirà già domani e non credo che riuscirà a passare – i convenevoli sono quasi finiti quando Thomas e Charlie entrano in sala riunioni.
- Buonasera. Siamo in ritardo? – loro sorridono. Edward comincia ad agitarsi.
- Ehi! La battuta di pesca che fine ha fatto? – sono io a chiederlo curiosa.
- Ah! Qui è molto più interessante che rimanere sul bordo di un lago ad aspettare che i pesci abbocchino all’amo – sono goliardi. Ma Edward non è in vena di scherzi.
- Ok. Ma aspettatemi nel mio ufficio. Vi raggiungo dopo la riunione con il nonno e lo zio – ma i due amici sono di altre opinioni. Thomas si avvicina al tavolo e Charlie si accomoda.
- Non diremo una parola! – ed effettivamente sono di parola.
L’incontro va avanti per circa tre ore. Carlisle prova in tutte le maniere ad avere solo un prestito. Ma Edward non cede. Come non cede sull’acquisizione della società. Alla fine la decisione è presa. Per tutto il tempo ho collaborato attivamente con Edward. Prendendo appunti per lui. Trovando dati nei bilanci. O semplicemente rettificando, volta per volta, l’accordo.
- Acquisirò il 51% della Cullen Enterprice. E già dalla firma del contratto coprirò i debito. Emmet e Alice avranno subito il loro 24,50% della quote azionarie. E mi indicherete prima della firma del contratto chi di due avrà l’amministrazione ordinaria. Per ogni operazione straordinaria dovrete avere il mio beneplacito. E la sede verrà spostata qui. – Carlisle non parla. Sa che non otterrà molto di più. Ma nessuna società finanziaria gli darebbe quello che ha dato Edward.
- Edward, solo un favore: voglio che i licenziamenti siano ridotti al minimo. Se puoi ricollocare il personale in altre tue imprese, ben vena – malgrado tutto ammiro Carlisle.
- Sono d’accordo. Il mio responsabile del personale analizzerà i cv dei vostri dipendenti. Cominceremo l’acquisizione già da domani e farò preparare il contratto.  – Edward si alza per liquidare i parenti.
- Va bene. Ed Emmet domani sarà qui da te. – Edward annuisce. Si rivolge verso di me e mi chiede di appuntarmi altre notizie che serviranno per la stipula del contratto. E quando vanno via … sentiamo un applauso:
- Lo sapevo che saresti diventato grande! – è mio padre il primo a parlare.
- Charlie stai parlando di mio figlio. Che ti aspettavi? – Thomas è orgoglioso del figlio.
- Si, si… ti vorrei solo dire che c’è tanto di me nella sua formazione – e ridono.
- Certo che anche Isabella ha stoffa. Ed insieme siete grandi – e mi guardo in faccia con Edward. Che finalmente parla con  i nostri genitori.
- Perché siete qui? – e loro sono sinceri. In particolare mio padre:
- Volevamo vederti all’opera. Sai com’è: dicono che sei il finanziere più importante che ci sia! –
- E devo ammettere che hanno ragione. Ma quella che mi ha più sorpreso è  Bella. Ancora si laurea ma ha un grande potenziale! –
E imbarazzati ce ne andiamo a casa in attesa che i nostri familiari si presentino alla nostra porta per gustare tutti insieme la cena.

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Capitolo 40
*** Dallas ***



Pov Bella
 
- Amore tra mezz’ora dobbiamo essere in aeroporto. Pensi di farcela? – Edward mi urla dal soggiorno e il sarcasmo nel suo tono di voce non mi sfugge.
- Sto arrivando -  e mi affaccio sul corridoio per urlargli in maniera tale che capisca bene.
 Aroon mi fissa. Oramai è abituato a sentirci urlare! Come è abituato che quando ci baciamo e andiamo oltre, deve uscire dalla camera. È proprio un cane intelligente.
 Stiamo partendo per Dallas. E ci tengo a che tutto vada bene. Ieri, in ufficio, ho controllato per decine di volte i documenti che Edward dovrà presentare ai suoi clienti. E adesso voglio essere perfetta io.
In ufficio le sento le battutine sulla mia relazione con Edward.
Inizialmente non ho detto nulla ad Edward. Non voglio sembrare la fidanzata che si lamenta per tutto. Ma è stato lui, una sera, a prendere il discorso ricordandomi che la nostra promessa è dirci sempre tutto. E il messaggio è stato chiaro.
E quella sera abbiamo parlato, gli ho raccontato dei pettegolezzi che terminano appena entro in una stanza e delle chiacchiere che sono arrivate anche all’università. Mi ha rassicurata sul lavoro. Mi ha detto che per chiunque altro con il mio stesso potenziale, si sarebbe comportato alla stessa maniera. Spronandolo a fare sempre di più e assegnandogli incarichi di rilievo.
Ho pianto quella sera. Probabilmente il mio sfogo dipendeva anche da tutto lo stress a cui sono stata sottoposta in quei giorni. Ma, poi, mi sono sentita meglio ed ho capito che la vita con Edward comporterà sempre delle critiche negative a prescindere da tutto e da tutti.
In questi ultimi giorni il nostro rapporto è divenuto di dominio pubblico. Sul web ci sono decide di immagini di me, anche del periodo in cui vivevo a Rimini. Alcune prese da FB e da altri social network. Altre fornite da persone che conosco solo superficialmente, ma che si sono sentite in dovere di raccontare i miei fatti personali. Magari spacciandosi anche per miei carissimi amici.
E ci sono anche immagini di me ed Edward abbracciati e innamorati. Di queste non siamo proprio preoccupati. Siamo stati fotografati ovunque. Anche a Central Park mentre portiamo a spasso Aroon. Ma continuiamo ad uscire comunque: non siamo disposti a farci mettere in gabbia per colpa di giornalisti invadenti. Prima o poi si stancheranno di starci dietro! D'altronde che può esserci di interessanti nel vederci seduti su un panchina a leggere un libro mentre Aroon gioca?
Una rivista ha raccontato tutto di me, della mia vita a New York. Chi frequento, dove vivo, cosa faccio. E sono  stati raccontati anche particolari sul mio stage.
Edward è andato su tutte le furie e ha cercato la fonte. Era chiaro che fosse stato qualcuno dell’ufficio. Avevamo pensato anche a Rosalie! Purtroppo Edward ha scoperto che si trattava di una sua dipendente, Megan e non ci ha pensato due volte prima di licenziarla. Inoltre, ha fatto conoscere a tutti i dipendenti il motivo del suo licenziamento immediato, comunicando che non avrebbe ammesso ulteriori pettegolezzi.
Sulla rivista di Vanity Fair in uscita oggi, c’è l’intervista che abbiamo concesso a Jacob. Ed è stato lui stesso, ieri sera, a mandarci una copia dell’articolo pubblicato. E lo abbiamo trovato bellissimo.
L’intervista l’abbiamo fatta in casa nostra, nel nostro soggiorno. Con Jacob e un fotografo.  L’atmosfera era rilassata e Jacob non ci ha fatto domande non programmate. Più che un’intervista, si è rivelato un vero e proprio servizio di dieci pagine!

Buongiorno Care lettrici,
non vi ho mai raccontato che uno dei miei più cari amici è il miliardario Edward Cullen, uno dei dieci uomini più ricchi al mondo, quello che agli inizi di settembre è stato nominato uomo dell’anno.
Ci siamo conosciuti all’università e abbiamo passato gli anni accademici studiando, divertendoci e pensando al nostro futuro insieme.
Poi, come accade spesso, raggiunto il traguardo ci siamo persi di vista. Lui sempre più impegnato a divenire il magnate Edward Cullen ed io ad entrare nel mondo della carta stampata.
Eppure, Edward è una di quelle persone con cui puoi non rivederti per anni e quando ti ritrovi sembra che non ci si rivede da pochi giorni.
È un amico ed un uomo leale, sincero, di compagnia.
E agli inizi di questa estate mi ha fatto proprio piacere ritrovarlo, un giorno, a pranzo  a casa di amici comuni.
In realtà quel giorno eravamo occupati a corteggiare la stessa splendida fanciulla, Isabella Swan.  Io la conoscevo per la prima volta e mi aveva stregato. Tra Edward e  Isabella c’era già qualcosa. Si notava dal loro sfiorarsi, dal loro discutere da soli, escludendo gli altri. E si notava dal fatto che Edward mal sopportava il mio corteggiare la splendida Isabella.
Tutti voi vi starete chiedendo chi è costei che ha stregato l’uomo più ambito del pianeta.
Ebbene è una italoamericana di diciannove anni, brillante studentessa alla NYU e stagista alla T&E Cullen. E’ una peperina: una ne pensa e cento ne fa!
Come si sono conosciuti? Nel modo più semplice: i loro padri sono molto, molto amici. Uno dei più cari amici di Edward è Matteo, il fratello di Isabella.
Inutile dirvi che insieme sono bellissimi, come potete vedere dalla loro immagini.
Con loro ho passato le mie ultime vacanze estive, a zonzo nel sud della Francia e nella splendida  Rimini, città di Isabella.
Sono realmente così: innamorati pazzi l’uno dell’altro.
Sono nel loro salotto di casa, dove vivono insieme da diversi mesi. Prima ancora che la loro relazione divenisse di dominio pubblico.
- Edward, perché Isabella? – sorride mentre risponde.
- Isabella è la prima che è riuscita a capire Edward Cullen, l’uomo e non il personaggio pubblico. Con lei non c’è mai stato bisogno di sforzarmi per essere me stesso. Viene istintivo -  e adesso mi rivolgo a Isabella.
- Allora, Isabella descrivici il vero Edward – e sorride mentre, imbarazzata, abbassa gli occhi.
- Edward è un ragazzo umile che lavora parecchio per raggiungere i suoi obiettivi. Anche se lui fa sembrare tutto facile, questo non lo è. È generoso, non esita e mettersi a disposizione di chi ha più bisogno. È sempre pronto a correre in soccorso di chi ha bisogno. Ed è un ragazzo come tanti altri, che ama stare in famiglia, a cui è moto legato e in compagnia degli amici – adesso Edward ride.
Nessuno crederà mai alla descrizione che hai fatto di me! –
- Edward è la verità – bisticciano come sempre. e mentre loro si prendono in giro arriva anche Aroon il loro cane di quattro mesi.
- Isabella cosa vuol dire essere la fidanzata di Edward Cullen? è una vita meravigliosa? – mi guarda e sorride.
- Sarei ipocrita se ti dicessi che la vita non è favolosa con lui. C’è, però, il rovescio della medaglia. Negli ultimi due giorni l’ho visto per non più di un’ora al giorno. Ed anche la sera, a casa, ha avuto delle videoconferenze che lo hanno trattenuto fino a tardi. Vivere con lui vuoi dire uscire con la scorta e programmare le uscite. Però, per lui, ogni sacrificio ne vale la pena –
- Edward, il futuro come lo immagini? – riflette a lungo prima di pensare e poi mi risponde fissandomi negli occhi.
- Lo immagino con Isabella al mio fianco, con almeno un figlio e due figlie che scorrazzano per casa per la gioia di Aroon. –
- Addirittura tre figli, Edward? – è Isabella che lo guarda curiosa.
- Almeno tre figli! – sottolinea il nostro eroe!
Insomma sono proprio innamorati.
 

Eccomi! Sono pronta. Non c’era bisogno di strillare tanto – alza lo sguardo dal suo telefonino e mi fissa. Lo noto il suo sguardo soddisfatto passare in rassegna ogni centimetro del mio corpo e mi sento gratificata.
- Sei unica! Siamo in forte ritardo e tu passi un’ora nel guardaroba – mi avvicino e lo bacio. Lo so che mi sta prendendo in giro. Ma rimango al gioco.
- Ci tengo ad essere perfetta. E lo sto facendo per te. Così non sentirai critiche da qualche giornale perché hai una fidanzata sciatta! - finalmente ripone il telefonino in tasca e mi prende per mano.
- Sciocca! Chi potrebbe mai definirti sciatta! E vorrei farti notare che io sono quello famoso ma i giornalisti cercano te. Perché, secondo i dati aggiornati di Nick, hai più fan di me! – e ci avviamo ridendo verso la porta, dopo aver salutato a dovere Aroon.
- Mi ha appena ricontattato Cooper, l’agente immobiliare. Il proprietario è disponibile a scendere sul prezzo! – mi guarda soddisfatto.
- Ti stai divertendo a trattare con lui? – lo abbraccio.
- Non sai quanto! E alla fine accetterà la mia offerta! –
 
Con noi viaggeranno diversi dipendenti dello staff di Edward. E proprio in aereo, durante il volo, ha indetto una riunione.
Con noi c’è anche jasper che ha richiesto di poter fare un periodo di stage con Edward e lui, per la pace familiare, ha acconsentito.
 
A Dallas è veramente caldo. Ci dirigiamo direttamente in hotel. Dove Edward è già atteso da alcuni delegati.
- Vieni con me? – lo guardo. So che questo primo incontro sarà noioso e sono stanca.
- Ti spiace se rimango in camera? – ridacchia. Mentre mi bacia fregandosene dei suoi dipendenti che ci possono osservare.
- No, anzi ti consiglio di provare l’hydro. E aspettami li dentro. Che appena posso ti raggiungo – e sorrido mentre mi bacia e mi lascia in camera.
Come mi ha consigliato provo l’hydro, portando con me anche i libri del prossimo esame. Ed è così, a studiare, che mi ritrova Edward quando rientra in camera, un paio d’ore dopo.
- Intendevo di provare l’hydro per rilassarti. Non per studiare! – e si spoglia per raggiungermi. Lo osservo. È stanco ma soddisfatto.
- Com’è andata? – sorride sicuro.
- Come mi aspettato. I dati che abbiamo sono più che esatti. Domani finiremo presto la riunione e l’informativa per i russi è praticamente fatta. –entra in acqua.
- E perché siamo venuti fin qua, se già sapevi il risultato? – mi sorride mentre si posiziona dietro di me e mi toglie il libro dalle mani. Osserva cosa sto studiando. E storce il naso.
- Perché voglio avere la certezza che tutto vada bene. Non metto la mia firma su un documento se non ne sono sicuro al 100% - e mi abbraccia e comincia a baciarmi sul collo.
- Ma adesso basta parlare e fammi rilassare a modo mio – e rimaniamo così. Mentre con il naso disegna la linea del mio collo e con le mani mi accarezza ovunque.
Mi lascio andare a lui. Mi rilasso e mi eccito. E quando sono allo stremo, in un barlume di lucidità, mi volto e salgo a cavalcioni su di lui.  E gli restituisco le premure che ha usato su di me finora.
Rimaniamo a lungo in acqua a coccolarci. Fin quanto l’aria rinfresca e cominciamo ad avere freddo. E ci prepariamo per la cena, ospiti dell’imprenditore in difficoltà. In un tipico ranch texano.
- Quale vestito ti piace di più? – ne ho portati due, perché non sapevo com’era la temperatura. E non so come devo vestirmi,
- Quello nero. Elegante ma casual. – si sta vestendo anche lui e nel frattempo legge le mail al notebook.
- Oggi mi ha scritto Pierre. Comincerà a lavorare alla clinica dal primo novembre. Ha firmato il contratto. Ed ha cominciato a liquidare lo studio in Italia. – lo guardo soddisfatta.
Da quando sono andati via i miei familiari, Edward li ha sentiti molto spesso. Si è legato molto ai miei fratelli e li considera tali anche lui. So che Pierre era stato da subito entusiasta della proposta della clinica e, a dirla tutta, per lui è un bell’avanzamento di carriera. Ma ha accettato solo nel momento in cui anche Matteo si è detto convinto della scelta del trasferimento.
Per lui le cose sono un po’ più difficili, almeno secondo me.
Ha avuto una proposta di contratto per gennaio. Per insegnare in un conservatorio musicale la storia della filosofia.
Il conservatorio è importante ed è una di quelle scuole in cui la filosofia è considerata importante.
Per Edward è una proposta importante perché gli studenti del conservatorio provengono da tutto il mondo e molti suoi studenti sono divenuti concertisti importanti.
- Che ne pensi? Secondo te è positiva questa cosa? – mi guarda mentre cerca di fare il nodo alla cravatta. E mi avvicino per aiutarlo. Come poggio le mani sulla stoffa mi guarda grato e sposta automaticamente le sue mani.
- È un’ottima opportunità per lui. È un traguardo che in Italia, forse, non avrebbe mai raggiunto. E dobbiamo dire a mia madre di sistemargli l’appartamento che aveva ceduto a voi ragazze – lo guardo.
- Edward credo stiano cercando un appartamento da soli. Se ho capito bene, i primi tempi lo ospiterà James e Alec – si allontana per mettere le scarpe ed io preparo la mia pochette.
- Perché non vengono a casa nostra? – mi guarda perplesso.
- Perché hai già fatto tanto per loro e non vogliono che li consideri degli approfittatori – sono sincera. Ne ho discusso con Matteo e so come la pensano.
- Siete esagerati nella tua famiglia! – sbuffa e si butta sul letto.
- E, inoltre, penso che con James e Alec si ambienteranno prima a New York. Li ho sentiti scherzare di alcune feste che vorrebbero dare. Anzi, sai che ti dico: indaga e fammi sapere! – ridiamo mentre usciamo.
- Parlerò con loro e vedrò di convincerli ad accettare di sistemarsi momentaneamente nel mio appartamento. Una volta che saranno in città non sono obbligati a frequentare solo noi. Cioè se ci vogliono frequentare nessun problema, altrimenti se hanno problemi sanno dove trovarci.  – sorrido della sua arringa.
Usciamo e troviamo Nick pronto con la macchina per portarci nel ranch dove si svolgerà la cena. Guardo fuori dal finestrino. Il panorama passa dal centro cittadino, estremamente moderno, al deserto moderatamente abitato.
- Ti piacerebbe abitare da queste parti? – mi fissa divertito
- Mi stai proponendo un trasferimento? – rifletto.
- Mi dispiace Cullen, ma non sono tipo da caldo per 12 mesi l’anno. Mi piace l’estate e il mare. E qui non c’è né l’uno nell’altro. – lo guardo beffarda.
- Non sono mai vissuto lontano da New York e la mia città mi piace. Mi piace l’idea di potermi rilassare a Central Park. Mi piace l’idea che se voglio andare al mare questo non è poi così distante. E mi piace l’idea di vivere al centro del mondo. Se proprio dovessi trasferirmi sceglierei Los Angeles. Una metropoli come New York ma con il clima migliore. Ci sei mai stata? – mi piace la sua idea di New York e penso che provo i suoi stessi sentimenti per questa città.
- No. Tranne New York non ho visto nulla dell’America – mi bacia dolcemente.
- Faremo in modo di recuperare miss Swan. A fine ottobre sarò a Los Angeles per una riunione e ti porterò con me – e mi sorride dolcemente.
La cena va più che bene. Ci sono parecchi imprenditori locali, tutti ansiosi di conoscere Edward Cullen! E lui non fa altro che stringere mani a destra e manca.
C’è una ragazzina che mi provoca un grande sorriso.
- Che succede? – Edward si avvicina al mio orecchio per capire come mai rido da sola.
- Senza farti notare guarda quella ragazzina nascosta dietro al bar – e fa quanto gli dico. Ma non capisce.
- Sarà almeno mezz’ora che quando siamo distratti ci scatta foto! Probabilmente le starà postando su qualche social – e capisce il motivo per cui rido.
- E allora diamogli un momento di gloria – e mi bacia e probabilmente la ragazzina ci starà riprendendo. Ci stacchiamo ridendo. E mentre lui viene risucchiato in una discussione noiosa, io mi avvicino a Emmet e Jasper.
Per Emmet, in particolare, questi giorni non sono stati facili. Si è limitato a guardare il modo di lavorare che il cugino impone in ogni sua società e sa che dovrà adeguarsi. Si è dovuto trasferire negli uffici di Edward, mentre prima aveva gli uffici nello stesso edificio in cui vive. E, soprattutto, non lavora più con il padre.
Malgrado ciò so che è riconoscente al cugino per essere intervenuto in loro soccorso. È ben conscio del fatto che se non fosse intervenuto, ora non avrebbero più niente.
Jasper, invece, ha chiesto ad Edward di poter fare uno stage nel suo ufficio legale.
Non ne ho capito il motivo. Probabilmente mira ad avere un lavoro alla T&E Cullen. Ed, infatti, ha inoltrato anche domanda, ma, per il momento, il capo non è alla ricerca di legali!
- Ciao ragazzi. Mangiato bene? – mi sorridono entrambi. Con loro è più facile andare d’accordo rispetto alle loro fidanzate.
- Benissimo. Questa potrebbe essere la mia patria. Pensa: barbecue tutte le sere – e scoppiamo tutti a ridere per l’affermazione di Emmet.
- Già! Ma non penso che Rosalie sarebbe d’accordo. – fortunatamente è il fratello a dirlo.
- E neanche Alice. Non penso che qui ci siano molti negozi di stilisti famosi –
- Bella, posso approfittarne per chiederti un favore? – guardo Emmet che adesso è serio. Ha aspettato che si allontanasse Jasper per parlarmi seriamente. E la cosa non mi sfugge.
- Certo, dimmi pure! – chissà che potrà mai volere da me.
- Ti vorrei parlare di Alice e Rosalie. So che tra voi non c’è rapporto. Anzi, con Rosalie sei stata più che clemente. Ma Alice ci terrebbe alla tua amicizia. Vedi, lei è cresciuta sola. Dopo quello che è successo a Rachel tutti noi ci siamo chiusi nel nostro mondo. Evitando, anche a scuola di interagire troppo con i nostri coetanei. Magari io ho un carattere più aperto e, anche grazie allo sport, mi sono comunque goduto la mia adolescenza. Ma lei no. La sua più cara amica è Rosalie. Ha un carattere molto forte ed Alice difficilmente riesce ad imporsi con lei. Ti posso assicurare che anche Rose è una brava persona con un cuore d’oro…. – lo interrompo mentre mi parla della fidanzata.
- Ti prego Em, non mi descrivere Rosalie per quello che non è! In ogni caso non capisco cosa vuoi da me –
- Sei arrivata da meno di un anno da noi ed hai tante amicizie. Potresti coinvolgere Rose e Ali? Non ti chiedo di farle diventare le tue amiche del cuore. Magari un’uscita a settimana – mi fa tenerezza, sembra mi stia pregando. Mi viene da sorridere ma non lo faccio.
- Ci posso provare ma non ti garantisco il risultato! Sinceramente con Alice non ho problemi ad uscire. Il problema è la tua ragazza. Lei non mi sopporta a prescindere! Anzi, sai che le ho fatto? – scoppia a ridere e mi trascina nella sua ilarità.
- Già prima che arrivassi a New York, Alice le ha fatto una testa su di te. Sulla sua migliore amica italiana. E sai che Rosalie ama essere al centro dell’attenzione. Ed, invece, al centro dei pensieri di Alice, di punto in bianco, ci sei stata tu. Non è niente di personale.  – capisco quello che mi dice, ma lo avevo già capito da me.
Rimaniamo parecchio a scherzare, finché Edward non viene a reclamarmi per andare via.
- Emmet vuoi un passaggio in hotel? – mi meraviglia la richiesta di Edward. In genere cerca sempre di distanziarsi dai suoi parenti.
- Grazie. Accetto volentieri. Aspetta solo che chiami Jasper. Siamo venuti insieme – ed intanto noi, dopo aver salutato i padroni di casa, ci avviamo verso la macchina.
- Come mai tanto gentile verso Emmet? – sono curiosa e non glielo nascondo.
- Non è male il ragazzo! – mi prende la mano ma evita di guardarmi in faccia.
- Però fino ad adesso non lo hai mai frequentato – continuo nella discussione anche se l’atteggiamento distante di Edward mi fa capire che lui preferirebbe cambiare discorso.
- No, né lui, né tutta la famiglia. Mi sono limitato a frequentarli nelle ricorrenze e nelle feste. E l’ho fatto solo per i miei. – siamo arrivati alla macchina. Dove Nick ci apre le portiere per farci entrare e Edward gli comunica che dobbiamo attendere suo cugino.
- Come mai? In fondo avete la stessa età. Capisco Alice che è più piccola. Ma lui? – e ci siamo accomodati in macchina.
- Dopo quello che è successo alla mia famiglia, si sono allontanati. Avevano paura che potesse succedere di nuovo e di ritrovarsi coinvolti. – lo guardo e mi rendo conto che riesco solo ad immaginare quanto possa aver sofferto.
- In effetti, a pensarci bene, solo la tua famiglia ci è rimasta vicino. Anzi, Charlie ha evitato che i miei parenti mettessero le mani sulla società. Perché il primo pensiero che hanno avuto, con mio padre in coma, era chi dirigesse la società. Fortuna che c’era Charlie che mi ha saputo guidare … - non possiamo finire di parlare perché Emmet e Jasper arrivano e si accomodano anche loro in macchina. Ridiamo e scherziamo. E arriviamo in albergo e decidiamo di fermarci al bar per bere un cocktail.
 
 
 
 

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Capitolo 41
*** Los Angeles ***


 
Salve, nuovo aggiornamento della giornata.
Da questo capitolo entriamo nel vivo della storia.
Buona lettura e aspetto i vostri commenti!!!

 

Pov Bella

Oggi partenza di lavoro per Los Angeles! Sono emozionata e nervosa perché mi sposterò senza Edward.
Lui è troppo impegnato in ufficio per potersi recare a Los Angeles. È impegnato con l’acquisizione della società di Carlisle e con i bilanci della società texana. Oltre che nel seguire le imprese gestite a Londra.
E proprio da Londra è rientrato un paio di giorni fa, dove è stato per una visita lampo di un solo giorno.

Siamo a fine ottobre e oramai sono due mesi che lavoro per Edward. E il mio giudizio su di lui non è cambiato. Si è impegnato a fondo affinché il mio stage funzionasse e non venisse osteggiato dai suoi dipendenti. Non è stato facile. All’inizio ero solo la fidanzata del capo che voleva passare del tempo li dentro. Quasi fosse un capriccio.
Era un continuo sparlare su di me, in particolare. Sull’orario in cui arrivavo, su quello che facevo. Su come vestivo.

A distanza di due mesi le cose sono cambiate. Mi ha fatto piacere sapere che è stato il responsabile del progetto ad insistere affinché partecipassi anche io all’incontro che si terrà a Los Angeles. E ha parlato di me con Edward con grande fervore. Entrambi, Edward ed io, abbiamo così capito che finalmente mi hanno accettato come stagista e non solo come fidanzata di Edward!

Resterò a Los Angeles qualche giorno in più rispetto al gruppo con il quale parto. Invece che due giorni mi tratterrò una settimana perché seguirò, per la professoressa Green, una conferenza alla UCLA. E nel contesto rappresenterò la facoltà di economia della NYU e mi rapporterò con i rappresentanti delle altre università presenti.  E mi raggiungeranno anche Rosalie e Kate che seguiranno la conferenza per volere dei loro docenti tutor.
In queste settimane ho cercato di aggregare anche Emmet e Alice nel nostro gruppo di amicizie.
Edward non ne è stato molto soddisfatto. Il problema non sono loro, ma i loro fidanzati.
Jasper è silenzioso e tiene alla propria privacy, l’esatto opposto di Alice.  È un ottimo oratore. Ma è anche snob e sostiene la sorella gemella in ogni caso.
Rosalie mi accetta solo perché sono la fidanzata di Edward. Altrimenti penso che non sarei mai tra le sue amicizie. Spesso mi ha fatto battutine al vetriolo, cui ha risposto Edward per le rime. Per lei sono la classica arrampicatrice sociale e nulla le farà mai cambiare idea.
Ma la frequentiamo per il bene di Emmet che è veramente simpatico e con Edward sta costruendo un bel rapporto di amicizia che, finora, non c’è mai stato.

 
- Bella? Sei in camera? – Edward mi riporta alla realtà. Si affaccia sulla porta e mi cerca. Esco dalla cabina armadio e mi faccio vedere.
- Si, ho finito di preparare il trolley. – entra e mi abbraccia.
- Mi mancherai questa settimana! – mi lascio avvolgere dalle sue braccia.
- Ho controllato la tua agenda. Sei così impegnato che non ti accorgerai neanche che non sono a casa! – è vero. Questa, per lui, sarà veramente una settimana piena di incontri e impegni. E, tra le varie cose, accoglierà anche Pierre che arriverà a New York durante la mia assenza.
I miei fratelli, infatti, hanno deciso e mentre Pierre da lunedì prossimo lavorerà alla clinica Mayo, Matteo dovrà attendere l’anno nuovo. Ha, infatti,  accettato la proposta di lavoro del conservatorio di New York e, al rientro dalle vacanze di Natale, avrà due corsi: italiano e storia della filosofia!

In questi giorni, malgrado università e lavoro, ho sistemato la casa in cui abiteranno e che mi ha accolto per due settimane a luglio! In realtà, mi ha aiutato Elisabeth che ne ha approfittato per rinnovare l’arredamento. Pierre e Matteo pagheranno un affitto a Elisabeth che non è riuscita a distoglierli dai loro intenti.
Ed Elisabeth sta già pensando alla ristrutturazione della nostra futura casa. Ha fiducia nel figlio. Perché Edward sta ancora trattando l’acquisizione della villa che abbiamo visto a settembre ed è convinto che entro Natale il proprietario cederà alla sua offerta!
- Malgrado tutti gli impegni ti chiamerò ogni istante e tu devi fare la stessa cosa –
- Certo che lo farò! E tu raccontami come andrà con Pierre. È la prima volta che si stacca da Matteo in sei anni. Non sarà facile per lui – sorride mentre mi lascia andare.
- Sarò una perfetta balia. Ma già all’arrivo non sarò io ad andare a prenderlo, ma James. Mi ha avvisato ieri sera! – rido con lui.
- Andrà a finire che non li vedremo per niente quando abiteremo nella stessa città! – si allontana per prendere il mio trolley. E comincia con le raccomandazioni.
- Stai attenta a Los Angeles. Con te ci saranno Sam e Marcus. Saranno ovunque tu dovrai andare. –
- Edward, devi stare tranquillo. Sono così discreti che, a volte, non mi accorgo neanche della loro presenza. E ho dato a Nick anche il programma dell’università. Di volta in volta comunicherò gli spostamenti non previsti – gli sorrido per vederlo tranquillo.
- Va bene. Per le riunioni comportati come se io fossi presente. Intesi? – eccolo! È preoccupato perché per la prima volta non ci sarà lui a proteggermi.
- Amore, andrà tutto bene. Cosa vuoi che possa succedere in poche ore? –
- Lo so! Sulla mail ho inviato il programma di questi due giorni di incontri. I report me li manderà Jonathan. Ma tu dimmi, spassionatamente, cosa ne pensi del cliente e di come ti sembrerà sia andata la riunione – lo guardo.
- Devo fare la spia o cosa? – ride.
- È la prima volta che Jonathan gestisce una riunione fuori dall’ufficio da solo. Sono sicuro che se la caverà alla grande. Altrimenti non lo avrei mai coinvolto nel progetto. Voglio solo la tua opinione. Per me è importante – ed ora che  ci penso, Edward negli ultimi tempi, mi chiede spesso opinioni e pareri sul lavoro.
- Ok, capo – e mi fermo a salutare Aroon mentre Edward prende i suoi documenti in ufficio.
- Dai che ti accompagno  in aeroporto. – e mentre usciamo prendo al volo il caffè che Maria mi ha preparato.
- Ciao Maria. Assicurati che Edward mangi in questi giorni – e mentre noi ridiamo, sento lui sbuffare. Mi fermo solo un secondo a pensare:
- È la prima volta da luglio che staremo separati per più di un giorno – lo guardo triste ed è lui, stavolta, che mi consola.
- Lo so! – e mi bacia con passione fregandosene della presenza di Maria e dei bodyguard.

Il volo è tranquillo. Edward ha messo a disposizione in suo jet. Non era mai successo che i suoi dipendenti potessero viaggiare con il jet in sua assenza. So che questa accortezza l’ha avuta per me. In aereo Jonathan ci spiega nuovamente i dettagli del risultato che vuole ottenere e lo vedo studiare con attenzione gli appunti. Mi viene da ridere e se ne accorge.
- È il primo incarico fuori dall’ufficio che Edward mi assegna – sembra quasi voglia giustificarsi.
- E se lo ha fatto e perché ti ritiene all’altezza delle aspettative – mi fissa. Ogni parola che dico può essere travisata. Magari pensa che sia stato Edward a dirmelo e non la realtà dei fatti.
- Anche tu hai delle competenze pazzesche per essere solo al secondo anno di università – è la prima volta che qualcuno della T&E Cullen mi fa degli apprezzamenti sulle mie capacità.
- Grazie. Ma oltre Edward, c’è mio padre che mi ha insegnato le conoscenze basilari dei mercati finanziari –
- Charlie Swan! Mi hanno detto che è stato lui a salvare  T&E Cullen quando stava per naufragare – attende una mia conferma.
- Era un momento particolare. Thomas fuori gioco ed Edward ancora adolescente. – cerco di non dare maggiori informazioni per non tradire la privacy della famiglia Cullen.
- Quindi tu ed Edward vi conoscete da molto? Voglio dire tuo padre e il signor Cullen si conoscono da sempre –
- No. Ci siamo conosciuti all’inizio di quest’anno – e continuiamo a parlare parecchio di noi, non solo di me ed Edward. Scopro che è fidanzato e che a breve si sposerà.

I due giorni a Los Angeles passano veloci. Negli incontri ufficiali la mancanza di Edward si sente. Soprattutto nel primo incontro. Jonathan va nel panico e non ricorda nulla di quello che deve dire. Mi fissa e non so che fare. Nessuno degli altri colleghi sa cosa dire. Scherzo con il cliente che mi invita a cena. Declino gentilmente l’invito dicendo di essere impegnata anche con l’università nei miei giorni californiani e, nel frattempo, Jonathan si riprende. E sono io ad introdurre l’argomento dell’accordo. Solo quando entriamo nello specifico è Jonathan ad illustrare i punti. Andiamo avanti per ore. Oramai la riunione è decollata. Ricevo un sms di Edward
Brava! Hai recuperato alla grande.
Mi chiedo chi possa essere stato a raccontare ad Edward quello che stava succedento.
Chi te lo ha detto!
Tutti sono intenti a seguire l’incontro. E, in ogni caso, nessuno è in rapporto tale con Edward da chiamarlo o mandargli messaggi.
Il nemico!
E osservo tutte le persone al tavolo. L’uomo che mi ha invitato a cena sorride. È stato lui.
Ed, infatti, quando ci alziamo si avvicina …
- Edward si è incavolato molto per aver invitato la sua fidanzata a cena? – sorrido.
- Glielo dirò stasera e le farò sapere! – poi mi allunga la mano per salutarmi cordialmente e non mi tiro indietro.
- È stato un piacere conoscerla miss Swan. – e va via.
Stiamo uscendo quando è Jonathan a raggiungermi.
- Bravo ! hai concluso l’accordo – e gli sorrido genuinamente
- È stato grazie a te. Mi è venuto un attacco di panico. Non sapevo più cosa dire o fare. Senti, con gli altri andiamo a festeggiare stasera. Vieni con noi? – mi piacerebbe, ma purtroppo non posso.
- Mi spiace, Jonathan. Devo preparare la lezione di domani alla UCLA e ancora non ho neanche visto gli argomenti – e me ne vado.
Marcus mi riporta direttamente in hotel. Anche in questo Edward ha esagerato. Mi ha prenotato una suite solo per me.
- Marcus per oggi non penso di uscire più. Ci vediamo domattina per andare all’università. Penso per le 9.00 vada bene, ho il  primo incontro alle 9.30 –
- Va bene miss Swan. In ogni caso, uno di noi starà sempre davanti la sua porta. Qualsiasi cosa le serve basta aprire o può chiamarci al telefonino – e li ringrazio per le accortezze.
E dopo essermi fatta una doccia e sistemata comoda sul letto con notebook e dispense, chiamo Edward. Dovrebbe essere già a casa.
- Ciao piccola –
- Ehi! Dimmi che sei a casa e  non ancora in ufficio – ride della mia apprensione.
- A casa, nel mio ufficio. Allora che mi racconti? – sento abbaiare Aroon e il mio fidanzato gli dice di stare buono.
- Jonathan ti ha chiamato? – sono curiosa. Ma conoscendo la lealtà del suo dipendente i dubbi sono veramente pochi.
- Si, mi ha raccontato della riunione. Ed anche dell’attacco di panico. Sei stata grande a prendere in mano la situazione – mi sento orgogliosa delle sue parole. So che ha fiducia in me. E voglio meritarla tutta la sua fiducia.
- Non ho fatto nulla di che. Ho solo distratto gli interlocutori per permettere a Jonathan di riprendersi. Ho illustrato l’accordo per sommi capi, poi si è ripreso Jonathan –
- Però non mi hai detto che Klaus ti ha invitata a cena! – eccolo il mio gelosone.
- Non è importante. Gli ho subito detto di no. Senza dargli alcuna possibilità. Posso chiederti una cosa? – sono seria adesso. E mi dice di parlare.
- Sei deluso da Jonathan? Gli darai  altri incarichi? – si prende un attimo prima di rispondere.
- Non sono deluso perché l’accordo è concluso. Sono preoccupato per lui più che deluso. Non è normale avere un attacco di panico senza motivo e tu dovresti saperlo meglio di me. Comunque, dopodomani, al rientro gli parlerò.  -
- E la tua giornata? – adesso voglio pensare al mio amore.
- Pesante. In particolar modo senza di te. Sono stato a cena a casa dei miei –
- Sono contenta. Almeno non sei stato solo – lo sento ridere.
- E mentre ero a cena mi ha chiamato Cooper. La nostra offerta è stata accettata – rimango qualche secondo senza capire. Poi capisco.
- Cioè la villa è tua? –
- No, amore. È nostra! Domani darò incarico a James di redigere l’atto di acquisto. Prima lo firmiamo e prima cominciamo la ristrutturazione. – strillo per la felicità. Finalmente, per me ed Edward, le cose cominciano a mettersi bene.
- Wow! Sai quando lo saprà tua madre. Già aveva diverse idee sugli interni! – e ripenso a quello che mi aveva suggerito Elisabeth.
- L’importante è che piacciano a te. Saremo noi a doverci vivere e vorrei che fosse proprio come la sogniamo –
Rimaniamo parecchio a parlare di noi e di come vorremmo fosse la nostra casa. Poi, sul tardi, io crollo e lui ha ancora da lavorare.

Il giorno dopo mi sveglio con una strana sensazione. Sono agitata e non ne capisco il motivo.
Probabilmente è l’impegno alla UCLA che mi agita. D'altronde rappresenterò la facoltà di economia della NYU. E mi dovrò impegnare affinché la professoressa Green sia soddisfatta dei risultati che raggiungerò.
Mi preparo e alle 9.00 in punto Marcus bussa alla mia porta e mi avvisa che loro sono pronti per andare.
La UCLA è bellissima. Larghi viali alberati. Molti studenti sui prati a studiare. E gli edifici tutti così ordinati. L’atmosfera è simile a quella che si respira alla NYU. Probabilmente quello che cambia è il clima. Alla NYU ci ammassiamo già tutti dentro perché il freddo ha cominciato a farsi sentire. Qui, si va ancora a mezza manica e pantaloncini.
Mi reco immediatamente all’indirizzo che mi è stato dato.  Sulla strada mi incrocio con Kate e Rosalie, anche loro appena arrivate. Con la prima scherzo e ci rechiamo al punto di incontro. La seconda ci lascia per fare il suo ingresso trionfale da sola. Ridiamo come matte! Kate mi racconta che Edward non si è raccomandato altro di verificare come stessi. Che non fossi pallida e che mangi a sufficienza. Ridiamo!
Al punto di registrazione incrociamo numerosi studenti e facciamo la conoscenza di alcuni di loro. scopriamo che siamo divisi in gruppi. Il tutor che ci assiste spiega che quest’anno siamo moltissimi gli studenti provenienti da altre università e che si è reso necessario dividerci in più gruppi. E che ogni gruppo, al termine della settimana, dovrà consegnare una relazione sulla conferenza. Non sono con Kate. Sono con una ragazza della UCLA della facoltà di medicina, un paio provenienti da Yale della facoltà di ingegneria ed una proveniente da Boston della facoltà di filosofia. Non ci manca proprio niente!
Entriamo nel salone e con Kate ci dividiamo per trovare i nostri gruppi di appartenenza. Il mio è contraddistinto dalla lettera Y e noto che i miei quattro compagni sono già accomodati. È la ragazza della UCLA a fare le presentazioni.
E rimango colpita nell’osservarla. Perché …. 

- Ciao, tu devi essere Isabella Swan! – si alza e mi porge la mano. La osservo. È più alta di me. Fortuna che oggi indosso i tacchi. Capelli rossicci, occhi verdi. E me la ricorda così tanto … ma non può essere lei.
- Vieni accomodati. – e mi presenta gli altri ragazzi. 
- Ed infine io sono Rachel Biel! – anche il nome è lo stesso.
Razionalmente capisco che non può essere lei. Ma è così simile. O, forse, è simile al ricordo che ho di lei. Cerco di riprendere l’uso della parola per presentarmi.
- Come ha già detto Rachel, io sono Isabella Swan. Ma tutti mi chiamano Bella – parlo con tutti ma non riesco a distogliere gli occhi da Rachel.
- Scusa se te lo chiedo. Ma qui dice che sei italiana – è la ragazza di Boston a chiederlo.
- Sono italoamericana. Ho sempre vissuto in Italia, ma sono venuta spesso in America. – fisso Rachel per vedere se ha qualche emozione a quello che dico, ma sembra non farle differenza.
- E voi, siete mai venuti in Italia? – tutti e quattro rispondono che è il loro sogno, ma ancora riescono a realizzarlo.
- Non so perché ma l’Italia mi attira in una maniera pazzesca – è Rachel a dirlo.
- Sei della California? – sorride triste
- Non proprio. Ci vivo da qualche anno – abbassa lo sguardo e i suoi occhi si sono velati di tristezza.  
Noto che non fa altro che toccarsi i capelli, proprio come la mia amica Rachel.
Fortunatamente arriva il docente che terrà la prima lezione della conferenza. Rimango seduta vicino a Rachel e mi meraviglio quando anche il suo profumo mi parla della mia amica. Mi sembra di impazzire, tanto che mi alzo all’improvviso per cercare un bagno. Devo vomitare ed ho paura di avere una crisi di panico. E dopo aver vuotato il mio stomaco cerco, senza riuscirci, il mio telefono. Devo chiamare Marcus per farmi venire a prendere. Ho paura di svenire da un momento all’altro.

- Scusami, ti senti bene? – mi volto e dietro di me c’è Rachel. Mi ha seguita. Siamo sole nel bagno e la osservo bene. Come può essere lei, se lei è morta? E scoppio a piangere. La vedo preoccuparsi e, invece di chiedermi che stia succedendo, si avvicina per abbracciarmi. E mi tiene stretta finché la mia crisi non passa. Mi beo del calore del suo corpo perché è così simile all’abbraccio di Edward. E quando alzo la testa verso di lei, vedo lo stesso sorriso del mio fidanzato.
Dicono che al mondo ognuno di noi ha sette sosia. Possibile che io abbia trovato una copia di Rachel? Possibile che la sosia di Rachel, abbia il suo stesso nome, il suo stesso odore? Mi sembra di impazzire. Ma mi rendo conto che ho voglia di capire che stia succedendo.
- Scusami. Devo aver mangiato qualcosa che mi ha fatto male – mi osserva attentamente.
- Non volevo seguirti, ma mi hai fatto preoccupare. Sei impallidita e sei scappata fuori – e mi sorride comprensiva.
- Senti, andiamo al bar a bere una tisana? – e mi allunga la mano affinchè la prenda e vada con lei. Timorosa decido di andare. Mando un sms a Marcus. Mi seguirà a distanza.
Nel bar non c’è molta gente. Decido di mettere da parte le mie sensazioni per conoscere la ragazza che ho di fronte. E rimaniamo ben tre ore seduto al bar a bere diverse tisane e mangiare diversi dolci. Tra noi si crea subito sintonia. E non posso non pensare che lei non sia la mia Rachel.
- Senti, dove alloggi? Hai una stanza nel campus o ti hanno assegnato una camera di albergo –
- No, nei giorni scorsi sono stata a Los Angeles per una riunione di lavoro per la società dove seguo lo stage e il capo ha pagato l’alloggio per il resto della settimana. Perché? – le sorrido. Non le dico che alloggio nel miglior hotel di Los Angeles. Né che il mio fidanzato si chiama Edward Cullen.
- Volevo invitarti a cena per questa sera. Magari a casa mia così ti faccio conoscere anche il mio ragazzo. Si chiama Justin e si è laureato in medicina. Adesso sta facendo la specializzazione. Rientrerà per le 21.00 e dopo non avrà voglia di uscire. Ma se vieni a cena da noi, lo conoscerai – e penso che sia una buona idea per continuare a passare del tempo per lei.
- Va  bene, dammi l’indirizzo – e ci separiamo.

Ritorno in camera prima del previsto. Kate nella mattinata mi ha inviato diversi messaggi per chiedermi se parteciperò alla festa prevista all’università, ma declino dicendo di non sentirmi bene. E, soprattutto, le dico di non allertare Edward!
Mi butto sul letto e rifletto. Non ho più paura di una crisi di panico. Ma devo accettare l’idea che quella che ho di fronte sia Rachel!
Non posso parlarne con Edward perché per lui sarebbe uno shock senza precedenti. E decido di chiamare l’unica persona che può aiutarmi a svelare l’arcano. Prendo il telefono e compongo il suo numero. Risponde già al primo squillo.
- Ehi, ciao! –
- Ciao, Alec. Sei al lavoro? Ti disturbo? – sento la macchinetta del caffè accendersi.
- Sono al lavoro. Ma non disturbi. Sono giorni che mi limito ad archiviare documenti!  Ma tu non sei a Los Angeles? - e adesso ride. Non ho tempo di rispondere alla sua domanda.
- Senti, devo dirti una cosa. Ma non ne devi far parola con nessuno. Con Edward, in particolare – non sento nulla dall’altra parte.
- Aspetta che mi sposto in un luogo appartato – e per qualche minuto non dice niente.
- Ok. Adesso puoi parlare, sono nel mio ufficio da solo. Che succede? – sento l’ansia nella sua voce.
- Adesso ti dirò una cosa che anche io so che è impossibile. Ma l’ho vista con i miei occhi e voglio la conferma al 100% che mi sono sbagliata – sono agitata.
- Bella calmati e dimmi che succede –
- Rachel – non diciamo nulla. Tiro fuori un grosso respiro e comincio a raccontare.
- Qui a Los Angeles, alla conferenza che sto seguendo, c’è una ragazza che si chiama Rachel Biel. Ma ti posso assicurare che è identica a lei. Addirittura il coloro degli occhi e dei capelli sono identici ad Edward. Alec, dimmi che non è lei e che non sono pazza – non parla.
- Bella, Rachel è morta. Da quasi sette anni. Non è lei. Però … - e sospira.
- Però, cosa? C’è una possibilità che mi sia imbattuta in lei? E perché non mi ha riconosciuta? – mi agito e lui se ne accorge.
- Bella calmati o avviso Marcus. Se ti viene una crisi di panico sei da sola! – respiro profondamente.
- Ok. Ma dimmi che mi stavi per dire –
- Il corpo di Rachel era carbonizzato. Non è stato possibile neanche fare l’autopsia – rimango senza parole.
- E come l’hanno identificata? – adesso una piccola speranza si sta aprendo in me.
- Grazie a degli oggetti che aveva vicino. Un peluche e un braccialetto – rimaniamo in silenzio
- Alec, ho passato una giornata con lei. Ci sono troppe cose in comune con la nostra Rachel … -
- Bella stai attenta. Non uscire mai da sola e non andare in luoghi isolati –
- Stasera mi ha invitato a cena a casa sua. –
- Hai il bracciale al polso? – lo osservo e lo tocco. Mi da sicurezza.
- Si e anche il telefono. Ho già dato l’indirizzo a Marcus e ha detto che è una zona vicino al campus universitario –
- Senti, riesci a mandarmi una foto di lei? Posso utilizzare i sistemi dell’FBI per fare un piccolo riscontro e vedere se è lei – ci penso e credo si possa fare.
- Stasera le chiedo di scattare qualche foto. E te le mando per mail appena rientro –
- Ok. Attiva anche i microfoni. Così se succede qualcosa avviso subito Marcus  e Sam -
Andiamo avanti ancora parecchio prima di attaccare. Non raccomanda altro che la sicurezza. E prima di uscire chiamo Edward. Non dico niente a lui. Non posso riaprire la sua ferita per un mio dubbio.
 
 
 

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Capitolo 42
*** Rachel ***





P
ov Bella

 
Arrivo presto a casa di Rachel. Vive in un monolocale nei pressi del campus. È una bella zona in cui vi è una prevalenza di piccole palazzine. Mi spiega che la maggior parte sono abitate da studenti che non sono riusciti ad avere un alloggio all’interno del campus. Mi accoglie in casa sorridendo e noto che  sta ancora cucinando. E la aiuto nel preparare la tavola. Da piccole, quando veniva a Rimini, passavamo molto tempo in hotel e ad ora di cena ed a pranzo aiutavamo a preparare i tavoli.
Proprio mentre ho questo pensiero, mi racconta che lavora part time in una tavola calda. Ma il ragazzo è contrario perché vorrebbe che si dedicasse solo agli studi.
- Ho preparato una lasagne. Sei italiana e l’ho fatta in tuo onore. Spero solo che ti piaccia – la ringrazio del pensiero e ricordo che la vera Rachel andava pazza per quella bianca con funghi e prosciutto cotto. E provo …
- Grazie! La mangio in tutte le maniere. Pensa che una mia amica me l’ha fatta assaggiare bianca … - e non mi fa finire di parlare che mi interrompe.
- .. con funghi e prosciutto cotto! Io ne vado pazza. Diciamo che la preferisco bianca.  Ma stasera l’ho fatta rossa, perché Justin la mangia solo rossa. E, visto che ha avuto un turno di 24 ore in ospedale, ho voluto farlo felice. Sai, lui non ama i funghi. Ha sempre paura di essere avvelenato! – e scoppiamo a ridere.
- Sarà deformazione professionale. Magari in ospedale è arrivato qualche paziente con i sintomi da avvelenamento da funghi! Ma è da molto che vivete insieme? – mi guarda quasi imbarazzata.
- Praticamente da che ho memoria! – la guardo senza capire e allora sospira e si siede vicino a me al tavola della cucina. Prima prende un paio di coca dal frigo e me ne offre una.
- Ci siamo conosciuti alla casa famiglia dove abbiamo vissuto. Justin ha 3 anni più di me. Lui è orfano dall’età di tredici anni. I suoi genitori sono morti in un incidente stradale e non aveva altri parenti. Io non so nulla della mia famiglia. Mi hanno ritrovata sul ciglio della strada più morta che viva. E ho passato molti mesi in coma. Al risveglio non ricordavo nulla della mia vita e mi hanno trasferita nella stessa casa famiglia in cui viveva Justin. E ci siamo innamorati da subito. Di me ricordo solo la data di nascita 16 febbraio 1995. Tra qualche mese compirò 20 anni! Quando lui ha raggiunto la maggiore età è rimasto, pagando la retta e trovandosi un lavoro, finchè anche io non ho raggiunto i diciotto anni. È da allora che viviamo qui, in questo monolocale. – e il mio cuore si ferma. Perché adesso ho la sicurezza che è la mia Rachel.  Mi riprendo quando mi arriva un sms di Alec. Sicuramente ha seguito anche lui la conversazione. E avrà capito anche lui che abbiamo ritrovato Rachel!
Stai calma!  Facile a dirsi.
- È il tuo ragazzo? – Rachel si riferisce a chi mi ha inviato il messaggio.
- No è un nostro caro amico che mi augura buona serata. Il mio ragazzo starà sicuramente ancora lavorando – e le sorrido.
- Raccontami qualcosa di lui e di voi. – e mi guarda attentamente. È proprio curiosa di avere mie notizie.
- Allora ci siamo conosciuti un anno fa, circa. Le nostre famiglie si conoscono da sempre ma noi non ci eravamo mai visti. Lui si occupa di analisi dei mercati finanziari ed io ho la stessa passione. Insomma, un po’ come voi. Abbiamo la stessa passione. Solo che non ambiamo a salvare vite umane!!! Anzi, io ho paura del sangue e delle punture! – e scoppiamo a ridere. Proprio in quel momento arriva il famoso Justin e me lo presenta subito. E, devo ammettere, che mi fa una buona impressione. È un bel ragazzo sempre sorridente.
La cena passa velocemente. Forse anche troppo. Osservo Rachel mangiare e ricordo le sue vecchie abitudini: mangiare quando è ancora bollente e, di seguito, bere acqua frizzante. Ridiamo e scherziamo. Mi raccontano la vita all’interno alla UCLA e mi ritrovo a concordare con loro che non è molto differente dalla NYU.  Mi fa piacere vedere la mia amica con lui. Si capisce lontano un miglio l’amore che c’è tra loro. Osservo che si sfiorano spesso. E si prendono per mano. Loro non ci fanno neanche caso. È un gesto istintivo che entrambi compiono. L’uno verso l’altro. Proprio come i nostri amici dicono che facciamo Edward ed io. Mi raccontano che gli piacerebbe vedere New York d’inverno con la neve e li invito per il periodo natalizio. Gli offro già ospitalità. Gli spiego che abbiamo una stanza in più. In realtà, potrei dirgli che Edward ha qualche casa in più! Ma voglio evitare di dare troppe informazioni sulla famiglia Cullen.
Ho imparato a conoscere la clinica Mayo a causa di Pierre, per convincerlo ad accettare l’offerta. Mi sono documentata bene. E scopro che queste conoscenze mi tornano utile questa sera.
- Sai che la clinica Mayo sta cercando giovani specializzandi da inserire nella propria struttura. Ogni anno ricevono parecchi fondi per la sperimentazione di nuove cure. Perché non fai domanda? Dal primo novembre anche un mio fratello lavorerà per loro. E’ uno psicologo. Per questo ne sono a conoscenza. Per diversi mesi ho vagliato con lui i pro e i contro di questa struttura e, alla fine, abbiamo dovuto ammettere che non ha termini di paragone con nessuna altra struttura privata e pubblica – e gli parlo così bene della clinica che penso che in serata stessa invierà il suo curriculum! E, per sicurezza, parlo bene anche della NYU, dei bellissimi corsi di medicina che fa la mia amica Beverly, a cui mancano pochi mesi per la laurea. Dei fantastici professori con cui lavoriamo e delle numerose cliniche e ospedali collegati con l’università!
Insomma,  oggi vendo New York!
Il gelato è rigorosamente al cioccolato. Tutti e tre ne andiamo matti.  Mi arriva un altro sms di Alec.
Ce la fai a prendere un suo capello?
È più facile del previsto. Ne ha alcuni sulla canotta che indossa!
È veramente tardi quando vado via. Insistono per accompagnarmi in auto. Ma gentilmente declino e dico loro che un mio amico è in zona e mi ha chiesto di inviare un sms quando volevo andare via. In realtà chiamo Marcus e, quando arriva, vado via. Ci diamo appuntamento per il giorno successivo. Faremo colazione insieme, Rachel ed io, in un bar che conosce nella zona del campus. Invece, con Justin ci diciamo arrivederci a New York.   
Ho mandato diversi sms ad Edward durante la serata;  ha voluto sapere perché ancora rientrato. E l’ho tranquillizzato dicendo che ero solo in ottima compagnia! Se solo sapesse. ..
Sono in hotel quando squilla di nuovo il telefono. Edward è proprio curioso! Ma io ho altro da chiedergli.
- Ho conosciuto una ragazza che mi è stata proprio simpatica fin da subito. E mi ha invitato a casa sua per farmi conoscere il ragazzo. E pensa non mi hanno neanche riconosciuto dai giornali! – sono agitata ma cerco di non darlo a vedere.
- Davvero? Chi sono? – adesso l’ho incuriosito. Mi ascolta tranquillo e mi dice che è già a letto. È proprio stanco.
- Lei è studentessa alla UCLA, facoltà di medicina. Lui è già laureato e sta facendo la specializzazione in pediatria. Edward ti devo chiedere un favore.  Però non devi farmi domande perché devo dirti una cosa importante e voglio farla di persona – lo sento irrigidirsi.
- Il ragazzo che ho conosciuto stasera si chiama Justin Kavach. È importante che lui e la ragazza decidano di trasferirsi a New York. E allora gli ho parlato molto ma molto della clinica Mayo. E sono quasi cerca che entro poche ore farà domanda. Quello che ti chiedo è che gli diano una possibilità – non mi chiede nulla Edward. Sa che non gli ho mai chiesto niente. Neanche per i miei fratelli. Anzi, anche al conservatorio, dove hanno accettato Matteo, non gli ho mai chiesto di metterci lo zampino. Ben sapendo che ogni anno, fa consistenti donazioni. E se adesso gli sto chiedendo aiuto, evidentemente, è proprio importante. Lui non parla ed aggiungo:
- A casa ti dirò tutto –
- Va bene, domattina mi metto in contatto con il direttore e farò in modo che abbia un lavoro. Devo intervenire anche per la ragazza?–
- Grazie. Lo so che ti sto chiedendo tanto. Ma abbi fiducia in me. E per la ragazza ti farò sapere. Ne parleremo insieme e vedremo come comportarci  – non gli dico il nome di proposito.
- Ho fiducia in te. Il fatto è che non mi hai mai chiesto aiuto. Non mi hai chiesto di intervenire  neanche per te i primi tempi dello stage e so che sono stati duri. E allora mi stai incuriosendo. Perché capisco che è proprio importante. –
- Hai ragione –
- E sono felice che questo tipo sia fidanzato altrimenti penserei che mi vuoi tradire – e scoppio a ridere.
- No, amore mio.  Sei proprio lontano dalla realtà. –
Rimaniamo ancora al telefono e quando chiude squilla di nuovo. È Alec a cui mentre parlavo con Edward ho inviato le mail con le foto di Rachel.
- Allora ho scansionato le foto con il software in uso all’FBI. Purtroppo di Rachel non ho foto. Non ne ho trovate neanche nell’archivio federale. Ed è strano, molto strano. Ho dovuto utilizzare quelle comparse su vecchi articoli di giornali. E la compatibilità è del 90% - rimango senza parole. Ci sono sempre più indizi in nostro favore.
- Bella, ascoltami. Sono dell’idea che Aro abbia sempre saputo che Rachel fosse viva e non so per quale motivo non lo abbia mai detto. Ma ha preferito far credere che sia morta. Il problema è che adesso potrebbe venire a galla tutto molto velocemente. E in questo momento tu e lei siete in forte pericolo. E lei è senza scorta. Vorrei che tu rientrassi subito – ci penso e credo abbia ragione.
- Ok. Domattina dopo la lezione – non voglio saltare l’incontro con Rachel.
- Bella vorrei che partissi subito –
- Fammela almeno salutare. Per me è importante –  e acconsente alla mia richiesta anche se lo sento in pensiero.
Non riesco a chiudere occhio durante la notte e la mattina comunico a Marcus e Sam  la volontà di ripartire immediatamente, dopo la colazione con la mia amica. Mi chiede il motivo e se Edward ne è a conoscenza. Gli spiego che non mi sono sentita granché bene durante la notte e di non avvisare Edward per non farlo preoccupare. Lo avviserò io durante il volo.
- Miss Swan, dobbiamo comunque avvisare Nick. – gli sorrido per far sembrare che non ci sia nulla sotto.
- Va bene, penso sia giusto. Però Edward lo avviserò io prima di partire. Così starà meno in ansia. E non mi farà trovare il medico già in aeroporto. Sapete, sono problemi tipici … femminili … per i quali non sempre è necessario il medico. Ma basterà un paio di giorni di letto!  - e so che in questa maniera li ho messi in imbarazzo e non andranno a raccontare ad Edward che non sto bene. Ed, infatti, ci dirigiamo subito alla macchina!
Chiamo anche Kate per dirle che sto tornando a casa perché non mi sento bene e avviso la professoressa Green .
Al bar trovo subito Rachel e rimaniamo parecchio al tavolo a ridere e scherzare. A lei ho detto che il capo mi rivuole in ufficio in giornata! Quante bugie!!! Mi annuncia che Justin ha inviato il curriculum alla clinica Mayo già ieri sera. E ne sono felice. Insisto parecchio al fatto che quando il fidanzato verrà a New York per il colloquio, dovrà venire anche lei e saranno miei ospiti.
Ci salutiamo calorosamente e mi sto imbarcando in aereo quando mi arriva un sms di Rachel.
Justin è stato contattato dalla clinica Mayo! Colloquio per lunedì prossimo!!! Grazie Bella.
E le rispondo immediatamente: preparo SUBITO la vostra camera. E ti farò girare New York!!! Bacii
E in volo avviso Alec che è parecchio agitato. Cerco di non farmi sentire dai miei accompagnatori e ci riesco con la scusa che mi allungo un po’ sul letto perché non mi sento bene. Mi conferma che a breve avrà un incontro con Nick al quale anticiperà la notizia. E ha già contattato un medico suo amico per fare già in serata il test del dna.
Ed, infine, avviso Edward.
- Ciao piccola. Sono in riunione. Ti richiamo – sta per chiudere quando lo blocco.
- Non serve. Sto tornando a casa. Torna appena puoi – lo sento che dice ai suoi interlocutori che deve allontanarsi un attimo.
- Bella che succede? – respiro e l’ansia mi attanaglia lo stomaco.
- Edward atterriamo a New York tra tre ore. Torna a casa appena possibile perché devo parlarti. –
- Mi stai facendo preoccupare. Disdico subito gli incontri. Nick sa del cambio di programma? –
-  L’ho deciso in mattinata e Marcus e Sam lo hanno contattato. Gli ho detto di non dirti nulla perché lo avrei fatto io. Non volevo che pensassi chissà che. Ufficialmente non mi sento bene. ma non è vero. –
- Però ti sento ansiosa – decido di interrompere la telefonata.
- Ci vediamo a casa –
Atterriamo a New York in perfetto orario. Sulla pista c’è già una macchina ad attendere e, appena, mi affaccio sulla scaletta, dalla macchina esce Edward con un viso scuro. Appena lo vedo, malgrado i tacchi, corro verso di lui e scoppio a piangere. Ed è così che mi deve riportare a casa. Perché non riesco a calmarmi. Sento l’ansia anche in Nick. Lui già sa tutto e malgrado Edward mi chieda se voglio andare in ospedale, lui si dirige verso casa.  Già in ascensore gli chiedo di mandare via Maria. E mi rivolgo a Nick chiedendogli di contattare Alec e di farlo venire con urgenza. Edward si allarma ancora di più.
Mi dirigo verso la camera mentre lui manda via Maria che vedo preoccupata. Probabilmente ho spaventato anche lei.
Mi spoglio e mi allungo sul letto ed è qui che mi raggiunge Edward. Si toglie le scarpe, svuota le tasche e spegne il telefonino. Sta per sedersi accanto a me quando gli chiedo di prendere il mio notebook.
- Adesso parla perché mi stai facendo preoccupare – ed è ora di dire tutto ad Edward.
- Promettimi solo di farmi parlare e di non intervenire. – e acconsente con la testa. Siamo seduti, entrambi a gambe incrociate, uno di fronte l’altro. E lo guardo fisso negli occhi. Dai miei escono lacrime che lui prontamente asciuga. Mi  fa un sorriso timido che mi scalda il cuore. E comincio a parlare.
- Ieri, alla UCLA ho conosciuto una ragazza. Come l’ho vista sono rimasta impietrita. Non riuscivo a parlare né a muovermi. Era tutto surreale. Lei mi guarda, ma non dice nulla. Mi presenta il gruppo di lavoro dove entrambe siamo iscritte e poi si presenta – respiro profondamente e dico il suo nome.
- Si chiama Rachel Biel – Edward sbianca a sentire il suo nome. E comincia a sudare. Non parla.
- È identica a te. Il tuo colore dei capelli. I tuoi stessi occhi. Anche lo stesso sorriso – parlo a bassa voce.
- Bella che stai cercando di dirmi … - lo interrompo.
- Fammi finire. Durante la prima lezione siamo capitate vicine. Addirittura il suo odore era il suo. Mi sono ricordata del suo odore, Edward … - adesso riprendo a piangere.
- Bella è morta. Che vuoi dirmi? Che hai trovato la sua sosia? – scuoto la testa e riprendo a parlare. Lui si sta agitando.
- Ho avuto un inizio di crisi di panico e sono corsa in bagno. Ma lei mi ha seguita ed è stata lei ad evitare che svenissi. Mi ha abbracciato e sostenuto finché non mi sono calmata. Poi, siamo andate al bar dell’università e abbiamo passato diverse ore li dentro. Edward, mi sembrava di essere tornata indietro nel tempo. Stessi gesti nel toccare i capelli. – Edward ha uno sguardo duro.
- Bella, ti ripeto, è morta. Se vuoi ti porto sulla sua tomba così ti togli queste idee dalla testa –
- Fammi finire – la mia è una preghiera.
- Mi ha invitato a cena per la sera stessa e ci sono andata. E mi ha raccontato la sua storia. Ha perso la memoria. Non ricorda la sua infanzia. È stata in coma per parecchio tempo circa 7 anni fa. L’hanno trovata sul ciglio di una strada e poi portata in una casa famiglia perché non si trovavano i suoi parenti – adesso vedo le lacrime scendere anche dagli occhi di Edward.
- Ho parlato con Alec e lui mi ha fatto fare delle foto. E con un programma dell’FBI ha scansionato le foto che gli ho inviato con immagini apparse sui giornali e dice che … - adesso mi guarda.
- Cosa, Bella? – e lo dico piano adesso.
- C’è una compatibilità del 90% - e Edward crolla. Scoppia a piangere e non posso fare altro che abbracciarlo. Piange per parecchio tempo. E lo tengo stretto per tutto il tempo. Quando si calma accendo il notebook e mi collego sulla mia posta. Gli faccio vedere le foto della cena. Rachel si vede molto bene.
- Edward vuoi vederla? – annuisce ma ci mette tempo ad alzarsi e voltarsi verso il computer. E non gli metto fretta. Quando lo fa sgrana gli occhi. C’è un primo piano dove sorride e sembra la copia di Edward.
- Ti somiglia tanto. È bella come te – mi stringe la mano e riprende a piangere. Proprio in quel momento sento il suono di skype. È Rachel che mi sta contattando.
- È lei – Edward mi fa  segno di accettare la chiamata. Si allontana per non essere ripreso. Ma osserva il monitor. Lo scruta attentamente e piange.
- Ciao Bella. Sei al lavoro? – cerco di sorridere.
- No, sono a casa. Non mi sono sentita granché bene durante il volo. Stavo sistemando le valige – quante bugie!
- Volevo dirti di persona grazie! Justin è stato contattato dalla clinica Mayo e lunedì verremo a new York per il colloquio. –
- Che bello che verrai anche tu.  Sarà bello ospitarvi –
- Bella ma non daremo fastidio al tuo ragazzo? –
- No. Ne sarà felice. Lli ho parlato di voi già ieri sera. È curioso di conoscervi – d'altronde è la verità. Chiudiamo presto perché lei deve tornare al corso. E mi volto verso Edward. Proprio in quel momento arriva Alec. Osserva Edward e lo abbraccia.
- Nick mi ha detto che eravate qui. Come stai? – lui si limita ad alzare le spalle.
- Che ne pensi di questa storia? – ed Alec è sincero.
- Troppe coincidente. Può essere lei. Bella hai preso quello che ti ho chiesto? – mi alzo per prendere dal trolley il fazzoletto arrotolato con i capelli di Rachel. È Alec a spiegare ad Edward.
- C’è un mio amico disposto a fare subito il test del dna. Ma occorre comparare con un familiare. Te la senti? – Edward, come prevedibile, accetta subito.
E meno di un’ora dopo Edward si sottopone al test del dna.
- Un paio d’ore e avrete la risposta – il medico ci lascia nel suo studio. Non ho mai visto Edward così sbattuto. Da quando siamo usciti di casa non ha mai lasciato la mia mano. Ognuno dei due ha bisogno della forza dell’altro. Alec ci raggiunge nello studio del medico, con Nick e in mano due tazze di te. La accetto volentieri. Edward rifiuta. Ma è l’amico che lo fa ragionare.
- Edward, stammi a sentire. Hai tempo finchè il medico non rientra e ci da i risultati per stare in questa maniera. Poi, devi cacciare le palle e tornare lucido. Perché appena avremo la conferma che si tratta di Rachel, dovremo organizzare la sicurezza per lei ed il ragazzo. E dovrai riportarla a New York – Edward sembra svegliarsi da un lungo sogno.
- Il ragazzo è quello per il quale mi hai chiesto di intervenire alla clinica Mayo? – è rivolto a me.
- Si. Mi è venuta sul momento ieri sera. Ho pensato che se lui avesse avuto un lavoro qui, allora anche Rachel si sarebbe trasferita alla NYU –
- Bella, sai che avresti un futuro in FBI? Perché non ci pensi? – Alec cerca di alleggerire l’aria. Edward pare essersi ripreso e chiede a Nick spiegazioni sulla presenza di due macchine per accompagnarci in ospedale.
- Ho rafforzato le misure di sicurezza su lei, i suoi genitori e miss Swan. E mi sono permesso di provvedere anche alla sicurezza di miss Cullen e mister kavach. Abbiamo 6 persone pronte a partire. Sono in aeroporto in attesa dell’ok definitivo. Già fatte tutte le prenotazioni. Ed ho dato incarico a Bayron, l’esperto informatico, di trovare tutte le informazioni su Justin Kavach. Ma, finora, sembra pulito. La sua storia coincide con quella che è stata raccontata a miss Swan –
- Nick, anche tu pensi che sia lei? – è la domanda che Edward sta facendo a tutti.
- Mister Cullen io credo solo all’inconfutabile. Per cui attendiamo il medico – però nel frattempo a predisposto la sicurezza per Rachel!
Passano le ore. Sono le 23.00 passate e del medico ancora nessuna traccia. Edward non mi ha lasciato la mano neanche per un istante.
- Hai mangiato qualcosa oggi? – è il mio fidanzato a chiedermelo.
- Ho fatto colazione con Rachel prima di partire. Poi, più niente. Ho lo stomaco completamente chiuso. E tu?  -
- Ho pranzato. Ti mando a prendere qualcosa al bar? – ci penso ma non riuscirei proprio a mangiare.
- No. Non ci riuscirei –
- Raccontami di lei – e gli dico tutto quello che ci siamo dette a cena e a colazione.
- E lui che tipo è? – ci rifletto, è già nella parte del fratello geloso.
- È simpatico. E si amano parecchio. Traspare da ogni loro gesto –
Sono le 02.00 del mattino quando il medico rientra.
- Scusate. Sono stato chiamato per una urgenza e non sono potuto venire prima. – e porge la cartellina ad Edward. Lui me la passa. Il messaggio è chiaro. Devo aprirla io. Ma il medico si precede.
- Non ci sono dubbi che i due soggetti analizzati siano fratelli – e in quell’istante sono io a crollare.
Mi risveglio parecchio ore dopo. Nel mio letto. Con Edward accanto a me al notebook. Aroon vicino la porta. Faccio per alzarmi e Edward si accorge che sono sveglia.
- Ehi! Come ti senti? – mi guardo intorno. L’ultimo ricordo che ho è l’ospedale.
- Che è successo? – mi sento la bocca impastata e mi alzo per andare in bagno a bere.
- Dove vuoi andare? – mi gira la testa e mi volto verso lui lentamente.
- In bagno. Devo bere – si alza e si reca in bagno. Torna poco dopo con un bicchiere di acqua. Che bevo voracemente.
- Ti ricordi che è successo? – rifletto.
- Si, l’ospedale. Il medico che ti dice che è tua sorella. il vuoto – sorride.
- Breve analisi. Ma esatta – lo osservo. Le occhiaie. Il volto pallido. Guardo l’ora. Sono appena le 9.00.
- Sono solo svenuta. Niente attacco di panico – quasi sorrido.
- Wow! Allora dobbiamo essere contenti – malgrado l’aspetto lo vedo euforico.
- Sei felice? – lo guardo mentre si allunga di nuovo verso di me.
- Non so come mi sento. Ho passato la notte a pensare a mia sorella. Mi fa strano anche solo dire la frase MIA SORELLA. Ho pensato ai miei genitori e non so come dirglielo. Ho pensato che oggi è venerdì. Arriva Pierre. Meno male perché ho bisogno di sfogarmi. E anche tu dovresti! E ho organizzato anche il loro trasferimento a New York. Un paio d’ore fa ho già chiamato il direttore. Era scocciato, ma se vuole mantenere il suo lavoro, è meglio che si attenga ai patti! Oggi dalla clinica contatteranno Justin per dirgli che ha l’aereo prenotato per domattina. Per lui e la fidanzata. E di portare diversi cambi con lui perché lo vorrebbero in prova da subito.  Ho voglia di vederla. Ma, poi, cosa farò quando l’avrò davanti a me? Riuscirò a far finta di non conoscerla? E voglio conoscere anche colui che pare sia mia cognato. Perché ho letto il file su di lui e sembra una brava persona. Ed ha fatto tanto per mia sorella. Vorrei dirgli grazie! –
- Wow! Sei agitato. Ed è giusto. Almeno penso -
Chiude il notebook e si allunga sul letto per stringermi. 
- Ho bisogno di averti vicina. Ho così tanta paura - 
- Edward, sono qui e non vado da nessuna parte - e ci rilassiamo nel nostro letto.
  
 
 

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Capitolo 43
*** Accettare la realtà ***



Ciao a tutte e scusate per l'assenza di questi giorni. Purtroppo o avuto un piccolo incidente domestico. Nulla di che, mi sono procurata un bel taglio sul palmo della mano mentre affettavo il pane. Come si dice: mi è partito il coltello! Mi sento abbastanza imbranata da sola e non vi dirò i commenti dei miei familiari!!! 
Purtroppo mi hanno dovuto applicare 6 punti di sutura ed ora ho la mano fasciata. E non è facile utilizzare il pc in queste condizioni!!!
Mi sono arrivati molti messaggi in queste ore, tutte siete state carine. In particolare, ringrazio 
RosySteeleNon mi hai disturbato!!!
Baci e buona domenica a tutte.

Pov Edward

 
Eccomi davanti l’aeroporto in attesa di Pierre. L’aereo è in ritardo di oltre un’ora e non riesco a stare seduto in macchina. Mi trovo a passeggiare avanti e indietro, dalla poltroncina in cui è accomodata Bella alla reception. Fortuna che nella sala vip non c’è nessuno o già saremmo on line.
Osservo Bella. Da ieri non mi ha lasciato solo un attimo. L’unico momento in cui non è stata presente è il momento in cui è svenuta e che mi ha fatto veramente preoccupare.
È veramente bella. Sembra così piccola. Siamo usciti di casa senza neanche cambiarci. Io indosso il pantalone della tuta ed una felpa. Con un giaccone e sciarpa. Lei jeans e maglietta. Giaccone a coprire il tutto.
Si sente osservata e si avvicina. Apro le braccia per accoglierla. In realtà sono io ad aver bisogno di lei. Inspiro nei suoi capelli e solo questo mi fa stare meglio.
Mi sento come un leone in gabbia. Mi muovo all’interno della mia gabbia mentale. Ed ho così paura di esplodere.
- Il tuo cuore batte un po’ troppo forte – è Bella a notarlo. Sorrido ma non la lascio andare.
- Non riesco a calmarmi. Ho il cervello che lavora a mille. Ho così tante idee e pensieri che non so a quale dedicarmi prima –
- Penso che sia un bene che stia arrivando Pierre. Ti farà bene parlare con lui – si allontana e mi prende la mano. Mi conduce verso le poltroncine e mi fa accomodare. Lei si posiziona sulle mie gambe.
- Anche tu ne hai bisogno. Bella, non è normale che sei svenuta – mi guarda tenera e si accoccola sulla mia spalla.
- Andrà tutto bene, Edward. – ci scostiamo solo quando sentiamo il suo telefono vibrare. Le è arrivato un sms di Rachel nel quale le annuncia che domani arriverà a New York.
Le prendo il telefono dalle mani e scorro la galleria con le foto. Rimango a fissare quelle di Rachel.
- Ti assomiglia tanto. Sai che sorridete alla stessa maniera? – Bella continua ad accarezzarmi i capelli mentre mi parla.
- Grazie per quello che stai facendo in queste ore. So che sei sconvolta quanto me. Ma la tua presenza per me è fonte di sicurezza. Penso che senza di te, ieri sera sarei crollato e ancora starei cercando di riprendermi – mi sorride ancora.
- In realtà, adesso io sono in un'altra fase della storia. Sono euforica per aver ritrovato la mia migliore amica. E preoccupata per te. Edward ho tante cose da chiederti. Posso? – la fisso e so cosa vuole chiedermi.
- Puoi chiedere tutto quello che vuoi. Ma penso di non avere risposte! – e adesso sono io a sorridere mentre lei mi guarda.
- Che volevi chiedermi? –
- Solo due cose semplici: come pensi di comportarti domani? Come pensi di dirlo ai tuoi? – e scoppio a ridere. La prima risata genuina delle ultime ventiquattro ore. E la trascino con me nell’ilarità. Siamo talmente presi da noi che non ci accorgiamo neanche che Pierre è arrivato.
- Che bel comitato di accoglienza! – e ci alziamo per abbracciarlo.
- In realtà abbiamo bisogno di consulenza urgente. Entrambi – ed indico me e Balla. Prima ci guarda ridendo, poi le nostre occhiaie devono parlare per noi. Ci scruta attentamente.
- Che succede? – Bella ed io ci stringiamo le spalle. Ma è lei a riprendere la situazione in mano.
- Andiamo a casa e con calma parliamo – e anche se titubante accoglie la nostra richiesta.
Non gli sfuggono i 5 bodyguard che ci seguono e mi fissa. Probabilmente pensa che Bella sia in pericolo.
In macchina nessuno parla. Malgrado i tentativi di Bella. Gli chiede come stanno i suoi familiari, l’umore di Matteo ma lui continua a fissarci.
- Ti spiace se andiamo prima a casa nostra? – non è una domanda che ha bisogno di risposte. Acconsente gentilmente.
Quando entriamo in casa Maria, come al  solito, ci accoglie gentilmente. Ci indica il pranzo pronto in tavola e la congedo per il giorno dopo.
E stiamo quasi per metterci a tavola quando arrivano Alec e James. Quest’ultimo è preoccupato. Evidentemente, Alec non gli ha raccontato nulla.
- Edward perché non sei venuto in ufficio? E non dovevamo andare noi a prendere Pierre? – fissa prima me poi Bella. Ed è proprio lei che mi fa cenno con la testa di raccontare tutto. Tiro un profondo sospiro e una lacrima scende dai miei occhi. Bella prontamente si avvicina e mi abbraccia.
- Edward che succede? – Pierre adesso è proprio preoccupato.
- Rachel. L’abbiamo ritrovata – tutti e due rimangono senza parole. Temono di aver capito male.
- Edward di che stai parlando? – Pierre è il primo che si riprende. Non riesco a parlare. È Bella, intervallata da Alec quando non riesce a parlare, a spiegare la situazione.  Rimaniamo qualche minuto in silenzio.
- Edward come ti senti? – Pierre si rivolge subito a me.
- Mi sta crollando il mondo addosso. So che dovrei essere felice, ma ho paura che sia una illusione. Mi chiedo se non sia uno scherzo di qualche mente malata –
- Sinceramente, Edward, hai reagito più che bene. –
- Ma come può essere che lei non ricordi nulla? – è la domanda che mi vortica nella testa dall’inizio di tutta questa storia.
- Accade, dopo un forte trauma, di perdere la memoria. Può essere dovuta o ad un effetto psicologico. Ad esempio, la sua mente la sta proteggendo da fatti che lei non vuole ricordare. Come, ad esempio, il rapimento. Oppure è un effetto fisiologico dovuto alla forte botta che mi dite che ha preso. Se potessi controllare la cartella clinica, intanto, potrei dirvi in che tipo di situazione ci troviamo – effettivamente non ho pensato a far indagare in ospedale.
- Non ce l’ho – ma Alec sorride.
- Probabilmente Nick ne ha già una copia! – e mi viene da sorridere. Perché tutte le persone che già sanno di questa storia si stanno facendo in quattro per aiutarci. Lo chiamo e quando arriva, si limita ad accendere il mio noto book e a scaricare i documenti che gli abbiamo chiesto.
Pierre si mette subito al lavoro. Mi chiede se può approfittare del mio ufficio e glielo lascio con tutto il cuore. Bella si allontana e torna poco dopo con dei vassoi con sandwich e bibite. E, poi, si siede in terra per coccolare Aroon.
Nick sta spiegando ad Alec le nuove misure di sicurezza.
Mentre James si occupa di me e del mio stato emotivo.
- Se non avessi avuto Bella al mio fianco, non so adesso come starei! –
- Hai pensato a come affrontare la situazione con i tuoi genitori? – lo fisso e non ho cosa rispondere.  
- No. Non so se mi fa più paura parlarne con mio padre o con mia madre –
- Sarà uno shock per loro – e non aggiungiamo altro. Sarebbero solo ovvietà.
Raggiungo Pierre nel mio studio.
- Disturbo se rimango qui? – alza la testa dal pc e mi osserva.
- No. Anzi, ho quasi finito di leggere la cartella clinica. Vuoi un riassunto? – mi avvicino e rimango in attesa di notizie.
- Ha avuto un bel trauma cranico ed è stata in coma farmacologico per circa tre mesi. Era necessario affinché l’ematoma in testa si riassorbisse. Inoltre ha avuto una lesione ad un rene. Alla fine non sono riusciti a salvarlo e lo hanno asportato. Nick mi ha fatto avere anche le cartelle cliniche dei check up che effettua periodicamente. Malgrado viva con un solo rene sta benissimo. – continua a leggere.
- Quindi la perdita di memoria dipende dal coma? – riflette prima di rispondere.
- Sicuramente non dipende dal coma. Lo escludo completamente. Ed anche il trauma cranico. È stato importante, ma ha preso una regione del cervello che non riguarda la memoria. Sono propenso a credere che sia dipeso da un forte shock emotivo – rimaniamo in silenzio. Lui continua a sfogliare cartelle.
- Vedi. Nella cartella clinica dell’incidente c’è l’esito di una tac effettuata ad un mese dal ricovero e l’ematoma alla testa si era riassorbito quasi del tutto. In base a questi documenti è rimasta in coma per la situazione del rene – e continua a sfogliare.
- Immagina quello che è successo con gli occhi di una bambina. Stai uscendo di casa con tuo padre. Ti sta accompagnando a scuola. Siete fuori dal cancello di casa quando diverse macchine vi ostruiscono il passaggio. Degli uomini di cui non vedi il viso con delle pistole in mano fanno del male a tuo padre e uccidono delle guardie del corpo. Poi ti trascinano via con la forza. È troppo per la mente di una bambina – rabbrividisco al racconto che mi ha fatto Pierre.
- Edward hai pensato a come comportarti da adesso in poi? –
- Si e non ne ho la più pallida idea. Ho paura – mi lascia il tempo di pensare.
- Edward ti stai trovando di fronte una situazione più unica che rara. La tua famiglia ci metterà mesi, se non anni, ad uscire da questo shock. Però, devi pensare una cosa. Quello che stai vivendo non è una situazione negativa. Hai tutto da guadagnarci. Stai ritrovando tua sorella.  E, da come la vedo io, è un miracolo. – lo ascolto.
- Lo so. razionalmente la penso come te. Ma non so come gestire l’uragano che ho dentro di me. Ho talmente tante emozioni –
- Parlamene – sospiro e comincio a raccontare.
- Ho paura che quello che stia vivendo sia solo un sogno. Poi, mi guardo intorno e capisco che è la realtà. Sono emozionato ma anche spaventato nell’incontrarla. Penso che lei non mi riconoscerà e ci sto male. Ma sono anche tremendamente incazzato perché quando abbiamo trovato il suo corpo ci siamo limitato ad ascoltare quello che gli inquirenti ci hanno detto. Non abbiamo fatto ulteriori accertamenti. Magari l’avremmo ritrovata prima –
- Edward sono tutte sensazioni giuste quelle che stai provando. È giusto chiedersi se sia un sogno. È giusto avere paura dell’incontro. Ed è anche giusto essere incazzati per il passato –
- E sono preoccupato per Bella. Perché quando si è trovata di fronte Rachel si è sentita male. Ed anche ieri sera, in ospedale, è svenuta.  –
- Questo lo vedrò con lei. Forse l’ho un po’ trascurata negli ultimi tempi. Ma adesso che sono qui riprenderemo le sedute di terapia. Ed anche con te. E con tua sorella. e penso che serviranno anche alla tua famiglia – penso e mi viene da ridere
- Ed io penso che se vuoi aprire uno studio privato hai già una bella clientela – ridiamo.
- Edward, capisco benissimo il tuo stato d’animo e capisco che stai cacciando fuori tutto quello che hai patito negli ultimi anni. Però devo dirti che adesso è il momento di cacciare le palle e prendere in mano la situazione. Come solo tu sai fare. E non lo devi fare per Bella, Rachel o i tuoi genitori. Devi farlo per te stesso perché stai per riavere la vita che hanno provato a portarti via – rifletto su queste ultime parole e penso che abbia ragione. Sto per riavere la mia sorellina. Nessuno ci ridarà mai questi anni che siamo stati separati, ma abbiamo l’occasione di riunirci. E capisco che ha ragione. Che posso farcela. Senza avere paura, ma con gioia.
- Come mi devo comportare con lei? -  Pierre mi sorride. Già il tono usato nella mia domanda è meno dimesso. Più sicuro di me.
- Innanzitutto non devi pensare a lei solamente. Ma a loro. Rachel è fidanzata e, a sentire Bella, sono anche una coppia solida. Lui potrà esserti di grande appoggio. Dovrai essere leale, come ne sei capace. E raccontargli subito tutto. Per evitare che metta Rachel in allarme e se ne vadano senza ascoltare le nostre spiegazioni – effettivamente solo adesso ricordo che Rachel è fidanzata. E quasi mi da fastidio la notizia!
- Anche a me ha dato fastidio sapere di te! – lo guardo e lo vedo sorridere. Poi, mi spiega.
-Quando mi sono reso conto che Bella era innamorata di te, ero geloso. In fondo è la mia sorellina. E ancora adesso, mi da quasi fastidio le vostre effusioni. Non ti dico Matteo come l’ha presa inizialmente! Ma non ne ha mai fatto parola alla sorella perché è una gelosia sana. E tu dovrai fare lo stesso. Anche perché Justin dovrà essere il tuo alleato più importante –
- Come pensi che reagirà lei, invece? – lo vedo irrigidirsi.
- Questa è la più grande incognita. Non ha riconosciuto Bella che era la sua migliore amica. Ma potrebbe riconoscerti al volo. E potrebbe avere uno shock. Oppure potrebbe non riconoscerti affatto e dovrai raccontarle la verità. Ti consiglio di non perdere tempo. Perché qualsiasi cosa, anche passare vicino al parco giochi che frequentava da piccola, potrebbe far affiorare ricordi –
- Ma c’è un segnale che ci possa far capire che sta ricordando? –
- Nessuno, Edward. Ti sto elencando le situazioni limite. Magari passeranno anni prima che ricordi. Potrebbe non farlo mai. La mente umana è ancora un enigma. – ci voltiamo quando sentiamo bussare alla porta. È Bella che ci cerca. Si rivolge a Pierre.
- Ha chiamato Matteo. Dice che lo hai già dimenticato! – Pierre si alza e prende il telefonino per chiamare il compagno e rifletto che vorrei chiamare Charlie.
- Bella, hai detto qualcosa ai tuoi genitori? – mi guarda senza capire e nega con la testa.
- Se non ti spiace glielo vorrei dire. Mi hanno sempre dato ottimi consigli – e guardo l’ora. In Italia è ora di pranzo. Li chiamo e passo quasi un’ora al telefono con loro. rimangono sconvolti dalla notizia e mi avvisano che si organizzeranno subito per venire in America.
- Charlie non c’è bisogno! – cerco di trattenerli. Quest’anno sono venuti già diverse volte.
- Edward lo facciamo per i tuoi genitori, avranno bisogno di supporto e non vorranno appoggiarsi a te per non caricarti di pressione – ha ragione Renee e non posso che ringraziarla.
- Edward appena abbiamo notizie su quale volo prenderemo, vi avvisiamo –
- Ok. Però non avvisate Bella. È già abbastanza sotto stress. Ieri è svenuta. – sento la loro apprensione e mi avvisano che probabilmente rimarranno a lungo. Bella mi guarda storto per aver rivelato le sue condizioni ai genitori.
- Bella è giusto che sappiano. Ti amo e mi farà sentire sicuro sapere che si sono persone che ti controllano quando non posso essere presente –
Si sistema tra le mie braccia e le racconto quello che ci siamo detti con Pierre.
- Penso che sia ora di andare a parlare con i miei – e mi guarda preoccupata.
- Non fare così. Domani arriverà. Non possiamo rimandare ancora –
- Poco fa mi ha mandato un sms. Dice che è emozionata. Stanno facendo i bagagli e si stanno portando di tutto. Sono emozionata – e la bacio.
- Forza, andiamo! –
Pierre decide di venire con noi. Certamente il suo aiuto potrebbe essere utile. Mi chiede delle condizioni mediche dei miei genitori che, sommariamente, sono buone.
Ci accompagnano anche Alec e James. Sono felice della loro presenza. D'altronde, con Alec è iniziata tutta questa storia.
Osservo il tempo. È una giornata uggiosa. Tipica di fine ottobre. Fra un paio di giorni sarà Halloween. Che modo strano di passarlo!
Thomas e Elisabeth sono incuriositi dalla nostra visita. Ci accolgono con il solito calore. Si meravigliano della presenza di Bella che dovrebbe essere ancora a Los Angeles.  Sono contenti di vedere Pierre e gli augurano un ben arrivato a New York.
Ci fanno accomodare nel salottino privato. Papà mi osserva. Sa che c’è qualcosa che non va. E la presenza di Alec gli da la conferma. Non riesco a rimanere seduto. Mi alzo di continuo.
- Edward cosa è successo? – papà mi fa la domanda che più mi spaventa. Lo fisso negli occhi e mi siedo vicino a lui. Di fronte. E prendo la mano di mamma e la faccio avvicinare.
- Ci stai facendo preoccupare – sento Bella che mi accarezza la schiena e mi infonde fiducia.
- In realtà è una bella notizia. – la mamma scruta me e poi Edward.
- Vi sposate? – sorrido ma non faccio in tempo a risponderle che è mio padre a parlare.
- No. Altrimenti non sarebbero così tesi. Sanno che hanno sia la nostra benedizione che quella di Renee e Charlie. Forse .. – ma adesso è la mamma ad interromperlo e si volta verso Bella con occhi sgranati.
- Sei incinta! – e si alza per abbracciarla.
- Mamma non aspettiamo un bambino. Siediti e ascoltatemi bene. Vi chiedo la cortesia di non intervenire finché non ho finito di raccontare  - e adesso sono seri e tesi.
E lentamente comincio a raccontare le nostre ultime 48 ore. Racconto di Bella che ha conosciuto questa ragazza, che è stata a cena a casa sua e ha conosciuto il suo fidanzato. Di come si siano trovate in sintonia. E non riesco a fare il passo successivo. Dirle chi è la ragazza. Fisso Bella e chiedo supporto a lei. Ed è lei che continua il racconto.
- Con questa ragazza si è subito creato un feeling unico. Solo con una persona ero riuscita ad averlo. – e il riferimento a Rachel è chiaro. Ma i miei barcolano ancora al buio.
- Veramente quando l’ho vista pensato di essere di fronte ad un fantasma. Era così simile. Però, razionalmente capivo che non era possibile – i miei cominciano a capire.
- Bella come si chiama questa ragazza? – ci guardiamo negli occhi senza dire nulla. Interviene Pierre in nostro aiuto.
- Sapete. A volte la memoria ci fa brutti scherzi. Quando subiamo un forte choc il nostro cervello cerca di proteggerci. Ed una delle maniere che utilizza è cancellare la memoria. Tutti i ricordi che hanno portato ad un tragico evento – adesso i miei cominciano a capire. Bella riprende il suo discorso. Racconta della cena. Racconta la storia di questa ragazza che si è svegliata in un ospedale senza memoria. Mio padre piange e stringe la mano di mia madre che continua a ripetere come una litania “non può essere … non può essere lei”. Interviene anche Alec.
- Tornata dall’università Bella mi ha contattato e mi ha raccontato tutto. Non potevo crederci. E mi sono anche preoccupato per lei. Ho pensato a qualche impostore. E ho monitorato tutta la sua cena. Le ho chiesto di inviarmi delle foto della ragazza. E attraverso un software che usa l’FBI ho paragonato quelle foto ad alcune apparse nei giornali dopo il fatto … - mio padre alza la testa. Sta piangendo e non sa più chi guardare. Vuole solo una risposta. Anche la mamma piange.
- E cosa ne è venuto fuori ? – mamma non ha più voce.
- Compatibilità al 90%. Allora ho chiesto a Bella di prendere dei capelli per fare il test del dna – papà salta sulla sua sedia.
- Perfetto! Facciamolo – lo urla quasi.
- Papà, lo abbiamo fatto ieri sera. Abbiamo paragonato il suo dna con il mio e non ci sono più dubbi – la mamma scoppia in un pianto senza remore di noi che la osserviamo. Papà non è in grado di fare nulla per lei. Mi avvicino per sostenerla mentre Pierre si avvicina a mio padre.
- Edward fai quel nome. Chi è la ragazza? – e lo sputo fuori in un attimo.
- Rachel – scoppia anche mio padre. È troppo anche per lui. Sono preoccupato. Ma Pierre mi tranquillizza.
- Dagli tempo di metabolizzare la notizia. È il modo giusto. Tirano fuori la loro ansia – vedo che controlla il battito del loro cuore. Controlla anche la pressione e mi preoccupo quando non smettono.
Bella, che è sparita, riappare nel salotto con tazze e una caraffa. Mi guarda e mi sorride debolmente.
- Tisana per tutti – la osservo mentre passa le tazze a James e Alec. Poi a mio padre che lentamente si sta riprendendo. Lo aiuta a bere. Pierre prende una tazza e con un cucchiaino la fa prendere a mia madre.
- Elisabeth mi racconti qualcosa di quando è nata Rachel? Era piccola? – e mia madre racconta la nascita della sua bambina.
- E Thomas ha assistito al parto? – sorridono entrambi.
- Di Edward se l’è perso. Era fuori per lavoro e lui è nato con dieci giorni di anticipo. Con Rachel non si è mosso da casa dal momento in cui sono entrata al nono mese. voleva assistere al parto! – si guardano negli occhi. Pierre mi fa segno che il peggio è passato.
Prendo Bella in braccio e la osservo. Ha un capogiro.
- Sono tre giorni che mangi poco o niente. Ti faccio preparare qualcosa – ma James mi precede. Mi fa segno di non muovermi.
- Bella, tesoro, sei pallida e hai certe occhiaie. – mia madre la osserva e la attira a se per abbracciarla.
- Sto bene, Elisabeth! È solo l’ansia per quello che ci aspetta – e così anticipiamo la seconda parte della storia. Gli raccontiamo che Rachel è fidanzata. E che stanno arrivando a New York. 
Sorprendentemente papà si riprende prima di me. E mi chiede se l’aumento della sicurezza ha a che fare con questa storia. Gli racconto anche di Dimitri che, pare, si trovi in Russia.
Ci chiede come è meglio comportarsi ed è Pierre a prendere in mano la discussione. Ci spiega che Rachel ha già subito un forte choc e bisogna fare in modo che non ne subisca altri. Saremo Bella ed io ad andare ad accoglierli all’aeroporto e li porteremo a casa nostra. E spiegheremo quasi subito la situazione al fidanzato. Poi, con l’aiuto di Pierre, parleremo con Rachel.
- Bella hai con te le foto che hai scattato? – è mia madre a chiederlo.
- Si – e le passa il telefonino. E mentre le osserva si avvicina anche mio padre.
- Assomiglia così tanto ad Edward. Ha il suo stesso sorriso. Che, poi, è il tuo Elisabeth! Studia medicina e mi ha detto che ha una votazione molto alta. Justin, il fidanzato, sta facendo la specializzazione in pediatria. Lei è indecisa fra pediatria e ginecologia. – Bella racconta loro tutto quello che sa di mia sorella.
Sono le 23.00 passate quando Alec e James vanno via. Ci raccomandano di chiamarli per ogni necessità.
Pierre ci chiede di rimanere nel caso servisse qualcosa per i miei genitori.
- Pierre, vai a casa. Avremmo voluto accompagnarti noi e darti un benvenuto diverso. – lo penso veramente.
- Edward è la più bella notizia che potessi avere. E vorrei rimanere nel caso i tuoi genitori non si sentissero bene. Anche solo se avranno difficoltà a prendere sonno – non lo ringrazierò mai abbastanza e vedo lo sguardo grato anche di mio padre.
- Pierre, ci penseremo noi. Tu hai affrontato anche un viaggio lungo e ti vorrai sistemare – è Bella che cerca di farlo ragionare.
- Bella tu sei due giorni che non dormi. E lui neanche ha chiuso occhio ieri sera. Domani dovrete essere al top. Voglio che riposiate stasera. – e non riusciamo a convincerlo.
- Grazie di tutto –
- E di che, Edward! In famiglia ci si aiuta. – e lo abbraccio perché lo sento veramente un fratello. Proprio in quel momento squilla in suo telefonino. È Matteo.
- Wow! Penserà che ho già trovato qualcun altro! – e si allontana per parlare con lui.
- Ragazzi andate a letto. Effettivamente siete distrutti – sorridiamo entrambi.
- Papà, ti aiuto a sistemarti – e mi allontano con mio padre. Mentre Bella rimane con mia madre.
In camera papà è silenzioso.
- Non mi sembra vero, Edward! –
- Papà è vero. La nostra famiglia si sta per ricomporre – poi mi ricordo di Charlie.
- Ho parlato con Charlie e Renee, oggi. Gli ho raccontato tutto. E stanno arrivando anche loro. Il tempo di sistemarsi– si commuove. È già a letto quando arriva mia madre con Bella.
- Ho preparato una camomilla per tutti. In realtà da stamane non faccio altro che preparare camomilla e tisane! – e Bella la passa a mio padre.
Ci sistemiamo nella mia camera. Il tempo di spogliarci e ci mettiamo sotto le coperte. Abbraccio stretta a me, Bella. Pochi istanti e entrambi crolliamo.
 
 
 
 
 

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Capitolo 44
*** Rachel e Justin ***


Pov Bella
 
Anche oggi siamo accomodati sulle poltroncine dell’aeroporto JFK di New York.
Anche oggi l’aereo è in ritardo di circa due ore.
Edward sta sbuffando e ogni minuto che passa si agita sempre più.
Mi avvicino a lui che non fa altro che passeggiare da una vetrata all’altra. Si ferma solo quando nota che i display vengono aggiornati con gli aerei atterrati.
- Rilassati! O quando arriverà sembrerai un pazzo! – missione personale della giornata è far rilassare Edward! Operazione quasi impossibile.
Ma ti sembra logico che nessun aereo arrivi puntuale? Ci pensi che se avevo una coincidenza a quest’ora l’avrei persa?– è abbastanza adirato. E mi viene da ridere. Ma non penso che la prenderebbe bene.
- Edward, sei abituato a viaggiare privatamente. Ma la realtà è questa. –
Sta per rispondermi quando il display si aggiorna avvisando l’utenza che il volo proveniente da Los Angeles è appena atterrato. Edward sbianca.
- Cosa le devo dire? – mi guarda smarrito e gli prendo la mano.
- Quello che abbiamo concordato. Te li presenterò e ti comporterai come se la vedessi per la prima volta – si siede e cerca di regolarizzare il suo respiro.
- Edward, ce la puoi fare. È una cosa bella quella che ti sta accadendo. Hai la fortuna di poter riabbracciare la tua sorellina. Adesso rilassati e fai un bel sorriso. Perché è la prima cosa che vedrà di te. – mi guarda e noto l’amore che ha nei suoi occhi.
E finalmente si calma.
Mezz’ora dopo siamo ancora in attesa.
- Forse hanno cambiato idea e non sono più partiti! – scoppio a ridere.
- Quando tu scendi dall’aereo non ti preoccupi dei tuoi bagagli. C’è qualcuno che ci pensa al tuo posto. Ma quando viaggi come tutti i comuni mortali devi preoccuparti di recuperarli e sperare che non li abbiano spediti chissà dove o addirittura persi! –
- Veramente? Certo che per voi comuni mortali la vita è proprio dura! – mi prende in giro. Ma accetto le sue beffe perché così si rilassa.
E proprio mentre è voltato verso di me, le porte si aprono ed escono Rachel con Justin. Prendo un grosso respiro e mi alzo.
- Sono arrivati – lo sussurro ad Edward che volta il suo sguardo dove gli indico. Rimane in silenzio qualche istante.
- Non è cambiata per niente – gli prendo la mano e ci avviciniamo a loro che ancora ci cercano.
- Tranquillo Amore. Non è difficile. – mi guarda e allunga il passo.
- Bella, ti amo! – me lo dice spesso. Ma oggi ha un valore diverso. È qualcosa che gli è nato dentro.
Mi faccio forza e chiamo ad alta voce il loro nome e quando ci vedono Rachel si apre in un bellissimo sorriso. Lo stesso di Edward e di sua madre. La abbraccio calorosamente mentre Edward fa la conoscenza di Justin. E quando mi allontano, li presento. Edward riesce a rimanere calmo. Anche quando lui le allunga la mano e, di riflesso, Rachel si avvicina per lasciargli due baci sulle guance.
Rimaniamo qualche istante per i convenevoli. Chiediamo del volo. E loro ci ringraziano per l’accoglienza e l’ospitalità. Edward si è ripreso.
- Figuratevi! Potete rimanere tutto il tempo che vorrete – e ci avviamo verso la macchina. Non si nota la presenza di Nick e delle altre guardie. Stanno cercando di essere il più discreti possibili. Ed, infatti, oggi Edward guida il suv. Usciamo dall’aeroporto e piove a dirotto.
- Edward, aiuta Justin con i bagagli e noi ci infiliamo in macchina – i ragazzi ridono mentre ci accomodiamo.
- Wow! A Los Angeles c’era il sole e 30 gradi – sorrido e le allungo un giubbino.
- Sapevo che avresti avuto freddo. – ride di cuore.
Ci voltiamo ad osservare i ragazzi che faticano a caricare i bagagli in auto.
- Volete una mano? – li prendiamo in giro ed entrambi sbuffano.
- Nooooo. Vi potreste bagnare! –
Poco dopo entrano anche loro in macchina e partiamo alla volta di casa.
- Ragazzi , grazie ancora per l’ospitalità. Se mi prenderanno cercheremo subito un alloggio – è Justin a dirlo. E mi volto verso Rachel.
- E tu ti iscriverai alla NYU? – sorride.
- L’idea è quella. Ho già richiesto informazioni per il trasferimento e se riesco a mantenere la borsa di studio, mi iscriverò subito. Altrimenti il prossimo settembre –
Edward la osserva.
- Non ti preoccupare. Mia madre è nel consiglio di gestione delle borse di studio della NYU e le abbiamo già accennato di te –ci guardano entrambi.
- Wow! Site già sicuri che mi prendano – rimaniamo un attimo in silenzio, imbarazzati. L’idea che  ci siamo fatti è di essere sinceri da subito. Soprattutto con Justin che dovrà aiutarci. Infatti, Edward gli chiarisce il concetto.
- Ho degli agganci alla clinica Mayo. Da lunedì comincerà a lavorare per loro il cognato di Bella. Non l’ho raccomandato, ma ho suggerito il suo nome e loro hanno valutato molto bene il suo cv.  Quando hanno letto il tuo cv sono rimasti favorevolmente colpiti. Ti sei laureato con qualche mese di anticipo e a medicina non è facile, hai delle belle relazioni dai tuoi superiori ed hai fatto molte ore in più – Justin rimane in silenzio e anche Rachel.
- Non ho capito se mi hai raccomandato o che  cosa – Edward è nervoso. Maschera il suo stato con una risata.
- Niente di tutto questo. Ho solo chiesto al direttore di leggere il tuo cv. Mi aveva detto qualche tempo fa che era in cerca di giovani laureati da inserire nella struttura per sviluppare dei progetti innovativi. Quando mi ha chiamato per dirmi che ti aveva scelto, non ho chiesto nessun trattamento di favore. Ti voleva di già! –
- Quindi gli hai solo dato un’opportunità. Grazie Edward. E grazie anche a te, Bella! – è Rachel a ringraziarci.
- Non abbiamo fatto nulla di eccezionale. Ci siamo comportati come abbiamo fatto con mio fratello – e penso a Pierre che è proprio agitato.
- Ma non avete detto che è tuo cognato che inizierà a lavorare li dentro? – non ci capiscono più niente e li stiamo confondendo! Ridiamo entrambi.
- Mio cognato è il compagno di mio fratello. Gli sono così affezionata che lo considero un fratello!- rido con Rachel.
- Insomma, non siete la tipica famiglia americana! –
- Assolutamente no. lei è italoamericana. E considerate che il cognato è un francese con la puzza sotto il naso. Ma simpaticissimo! – è Edward a raccontare le peripezie di Pierre. Ridiamo e in questa maniera si rilassa anche Justin che ha capito che c’è qualcosa sotto. Lo osservo dal sedile posteriore che, di nascosto, spia Edward.
- Insomma, più che stare in guardia che questo francese possa provarci con Rachel, devo preoccuparmi che non mi faccia avances! –
- No, assolutamente. È perso per Matteo! Anche se a volte osserva Edward con troppo interesse! – sono pensosa quando Edward frena di colpo facendoci spostare tutti in avanti.
- Ma come ti salta in mente, questa cosa non lo so! – mi guarda attraverso lo specchietto retrovisore e ridiamo.
Entriamo direttamente in garage e in ascensore spieghiamo come funziona.
- Abitiamo all’attico. Il codice accesso è 8765. Cambia ogni settimana. Ad ogni modifica vi avviseremo – si guardano negli occhi. E quando entriamo in casa rimangono a bocca aperta. Fortuna che Aroon li distrae! Poi, Justin ha come una illuminazione.
- Ma tu sei il famoso Edward Cullen? – e rimangono scioccati mentre lui annuisce.
- Sono solo Edward! –
In casa non c’è nessuno. Abbiamo chiesto a Maria di non farsi trovare per non metterli in imbarazzo con personale di servizio.
- Rachel, vieni ti mostro la casa mentre i ragazzi portano le valigie in camera – e sbuffano di nuovo.
- Bella ma siete ricchi, molto ricchi! –
- Edward lo è. Non io. Ma ti posso assicurare che è un ragazzo come un altro ed è veramente felice di ospitarvi! –
Le mostro casa e raggiungiamo i ragazzi in camera.
- Ci terrei che vi comportaste come se fosse a casa vostra – Edward continua ad osservare la sorella.
- Grazie di tutto –
Siamo ancora in camera quando arriva Pierre. Anche questo è concordato. Servirà la sua presenza per parlare con Justin. Ed anche quella di Alec che spiegherà i rischi che potrebbero correre.
E mentre noi ragazze ci rechiamo in cucina per preparare il pranzo arriva anche Alec con James.
Scherziamo con loro.
- Vabbè che è sabato. Ma tutti qui state? –
Pierre aggancia subito Justin. Parlano della clinica Mayo. Di quello che ha potuto vedere, dell’ambiente.
Edward ci raggiunge in cucina.
- Vi serve aiuto? – so che vuole rimanere con la sorella. E gli chiedo di affettare i salumi.
- Quindi voi state insieme da circa 6 mesi! – Rachel ricorda quello che ci siamo dette.
- E come vi siete incontrati? – ci guardiamo in faccia e ridiamo.
- In realtà non è stato un incontro piacevole! – ed entrambi le raccontiamo del nostro incontro. Ride tanto e più volte osservo Edward incantato.
A tavola raccontiamo anche del nostro secondo incontro a casa di James. Ed è lui che lo racconta da un punto di vista imparziale.
E così scoprono che anche James e Alec sono omosessuali. 
Nel pomeriggio è previsto che Edward parli con Justin. Ed io devo allontanare Rachel.
-Rachel, perché non andate a riposare un po’? Più tardi, possiamo uscire se vuoi e ti faccio vedere la zona. Almeno per orientarti – ci guardano e ci dicono che in realtà hanno riposato in volo.
- Perfetto. Allora ti va di venire con me a casa di una mia amica? Si chiama Kate ed era con me a Los Angeles. Forse l’hai vista. Le devo riportare una camicia che vuole indossare stasera – e accetta volentieri.
Mi allontano con Rachel per andare a prepararci. Entra nella mia camera e rimane scioccata dalla grandezza del mio guardaroba.
- In realtà non sono una fan dello shopping. Mi piace a inizio stagione comprare qualche capo. Ma nulla di più. Pierre, invece, è un fanatico. E se ho una cena importante o un avvenimento a cui accompagnare Edward, chiedo consiglio a lui su cosa indossare. Ti consiglio di approfittare della sua conoscenza in fatto di moda se hai problemi o dubbi! –
Poi, andiamo nella sua camera e la aiuto a sistemare i loro vestiti.
- Anche tu hai delle belle cose – e adocchio un vestito proprio carino.
Usciamo di casa un’ora dopo. E passiamo un intero pomeriggio a ridere e scherzare.
Da Kate, troviamo anche Vic e Kimberly.
- Loro sono le mie più care amiche! – e rimaniamo parecchio a ridere e scherzare. Le raccontiamo di come ci siamo conosciute. Della vacanza passata insieme e ci riproponiamo di organizzare qualcosa tutti insieme, almeno per il week end prima nel periodo natalizio.
- Rachel sei dei nostri. Quindi avvisa il tuo fidanzato di prendersi le ferie. Non si accettano defezioni! – è Vic a dirlo.
- Rachel, lei è una dittatrice. D'altronde è fidanzata con un tedesco e loro sono tutti d’un pezzo. Ti consiglio di non contraddirla mai! – e giù altre risate.
Usciamo da casa di Kate che è quasi ora di cena.  Siamo a piedi, anche se di sfuggita noto Sam e Marcus seguirci con discrezione.
- Prendiamo qualcosa di pronto per cena? – sorridiamo entrambi ed entriamo in una grande gastronomia dove prendiamo un po’ di tutto.
Rientriamo a casa cariche di sacchetti. Siamo allegre. Abbiamo passato un bel pomeriggio insieme.
Quando entriamo, in casa ci sono ancora i ragazzi. Edward e Justin ci vengono incontro e prendono i sacchetti dalle nostre mani.
Edward mi fa segno di aver parlato con Justin. Siamo in cucina e stiamo sistemando.
Justin prende per mano Rachel e le dice che vorrebbe parlarle. Si recano in salotto e Edward li segue. È l’ora della verità.
 
 
Pov Edward
 
Mia sorella! Non ho parole per descrivere la sensazione che ho provato nel rivederla. È bellissima, solare. Ha ragione Bella: ci somigliamo ed anche molto. Non mi ha riconosciuto ed una parte di me è rimasta delusa.
Ero così agitato in aeroporto. Fortuna che Bella oggi è stata calma. Dopo tre giorni di ansia questa mattina si è alzata euforica.
Quando si è avvicinata per salutarmi è come se il mio cuore si sia fermato e abbia perso dei battiti.
In macchina, mentre guidavo, diverse volte mi sono soffermato a guardarla. Ed anche a casa durante il pranzo.
I miei hanno chiamato spesso per avere notizie. Sono agitati anche loro e dovranno attendere ancora prima di poter riabbracciare la figlia.
Justin sembra un tipo a posto ed è ora che parliamo con lui. Approfittando della momentanea assenza delle ragazze. Anche se ha percepito che qualcosa non quadra.
Sono in soggiorno con lui, Pierre e Alec. E richiamo l’attenzione di tutti.
- Justin, conosci la storia della mia famiglia? – arriva anche James dalla cucina con dei caffè per tutti.
- No, dovrei? – sorrido amaramente.
- Siamo stati per anni sui giornali, anche nella cronaca nera – adesso mi fissa e mi chiede spiegazioni.
- Circa sette ani fa, la mia famiglia ha subito un attentato … - e gli racconto quello che avvenne durante il rapimento. Di mio padre che da allora non cammina, di mia sorella portata via con la forza. Mentre parliamo, Pierre ha preso una foto di Rachel che si trova sulla mia scrivania e la poggia sul tavolino del soggiorno. Justin la fissa a lungo. E poi fissa me. Gli racconto del corpo carbonizzato identificato come mia sorella. Ma lui  continua a fissare la foto.
- Justin, tutto a posto? – è Pierre a chiederlo.
- Quella foto. Sembra Rachel. Ne ho una simile di quando lei aveva quattordici anni – e mi fissa.
- Non è un caso Justin – adesso comincia a capire.
- Quando Bella l’ha vista, a Los Angeles, non riusciva a crederci. Si dice che ognuno di noi ha un sosia al mondo. Pensava di trovarsi di fronte al sosia di Rachel! – sorrido al pensiero di Bella e Rachel insieme. Malgrado Rachel sia ignara della persona che ha ritrovato.
- Si è sentita male. E Rachel l’ha raggiunta in bagno e … - Pierre mi interrompe. Evidentemente deve sottolineare qualcosa che ho detto.
- Bella soffre di crisi di panico. Ha vissuto due brutte esperienze nella sua giovane vita che le hanno lasciato degli strascichi. Una delle esperienze è stata una violenza carnale, l’altra la morte di Rachel. Loro erano molto amiche, quasi sorelle. Malgrado la distanza si sentivano costantemente – effettivamente non avevo raccontato del legale che c’era tra le mie donne.
- Comunque l’altro giorno è stata Rachel ad evitare che Bella avesse una crisi di panico. Poi, hanno passato del tempo insieme. E si sono trovate alla perfezione. Rientrata in hotel, Bella ha contattato Alec – adesso guardo il mio amico per fargli capire che deve continuare lui in discorso. Justin è sempre più confuso. Non sa chi guardare prima.
- Conosco la famiglia Cullen da sempre. Edward ed io siamo cresciuti insieme. Ed insieme passavamo le nostre vacanze in Italia con Matteo. Eravamo un trio inseparabile. Mio padre è stato il responsabile dell’attentato alla famiglia Cullen. Forse, nei mesi scorsi hai letto sul giornale dell’importante arresto compiuto dall’FBI per sgominare i clan che contraccambiano armi con l’Europa dell’est. Ebbene, parlavano della mia famiglia. Quando scoprii quello che aveva fato mio padre ai Cullen, sono letteralmente scappato. Mi sono nascosto da mia madre in Inghilterra. L’FBI mi mise sotto protezione e ci sono rimasto finché non ho deciso io stesso di diventare un agente federale. Ed ho portato a termine diverse operazioni importanti. Finchè non mi chiesero di partecipare a quella più importante della mia vita. Infiltrarmi nel clan di mio padre. Ed ho accettato a condizione che si arrivasse anche ad incastrarlo per l’attentato. Mesi dopo, con me, ha collaborato Bella. Ed insieme, a giugno, siamo arrivati al suo arresto. Purtroppo Dimitri, mio fratello e destinato a continuare l’opera di mio padre, è riuscito a scappare. Sappiamo che è riuscito ad entrare in Russia. Ma probabilmente farà di tutto per tornare a New York…. – Justin interviene.
- Vuol dire che potrebbe vendicarsi? – ha fatto la domanda più esatta, sintomo che sta seguendo il discorso.
- Si e i primi bersagli potrebbero essere Bella ed Edward. Ma anche Rachel … - sbianca ancora di più se possibile.
- Ma come fate ad essere sicuri che è lei? Cioè le foto sono chiare, ma potrebbe trattarsi di una sosia –
- La sera che è stata a cena a casa vostra, Bella mi ha inviato delle foto e con il software di riconoscimento dell’FBI le ho confrontate con quelle che avevo di Rachel. La compatibilità è del 90%. Inoltre abbiamo già fatto il test del dna. Con un capello di Rachel, sempre preso da Bella. Non ci sono dubbi … - mi alzo e dal mio ufficio prendo il referto del medico. E gliele passo.
- Perché mi dite queste  cose in assenza di Rachel? – adesso è Pierre a riprendere la parola. Parlano da medici. Gli fa vedere la cartella clinica e la studiano insieme. Convengono su alcuni risultati. Si confrontano sull’amnesia. Cercano soluzioni comuni. Parlano anche dei miei genitori e gli comunica che sono a conoscenza della verità. Alla fine si rivolge a me.
- Rachel ha sempre desiderato sapere chi è la sua famiglia. E non sarò io ad ostacolarla – mi alzo e lo abbraccio.
- Grazie. Io ti devo ringraziare per tante cose. Per averla difesa e protetta da tutto e da tutti , per averla amata, per essere stato la sua famiglia – ci abbracciamo di nuovo.
- Ti chiedo solo una cortesia. Non prendiamola in giro. È giusto che sappia la verità – e concordo con lui. Alec interviene.
- È giusto anche per un altro motivo. Per la sicurezza. Sono due giorni che, senza che voi ne siate a conoscenza, siete sotto protezione. Se ne siete a conoscenza sarà anche più facile proteggervi –
- Assolutamente. Non voglio che accada nulla a Rachel … - mi guardo in faccia con Alec.
- Justin, anche tu sei sotto protezione. Dimitri è pericoloso e per far del male a Rachel, potrebbe colpire te – sospira. E mi fissa. Poi mi chiede una cosa che mi sconvolge.
- Senti, ma non hai qualcosa di forte da bere? – e scoppio a ridere mentre prendo delle birre e del whisky.
- Serviti! – e beviamo tutti una birra.
- Quindi tu sei suo fratello. E non ce ne sono altri … sai, Rachel ama le famiglie numerose – ci penso.
- Si, sono l’unico fratello ufficiale. Ma Alec è come un fratello. E James è il cognato acquisito. Poi ci sono Pierre e Matteo. Altri fratelli acquisiti! Diciamo che la famiglia numerosa c’è! –
Mi racconta di come hanno vissuto finora. Del fatto che si amano e appena potrà la sposerà. Rimaniamo a chiacchierare finchè non sentiamo Bella e Rachel rientrare.
E' il momento della verità.

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Capitolo 45
*** Famiglia ***



Pov Edward

Seguo in soggiorno Justin e Rachel, trascinando Bella con me. Loro sono seduti sul divano. Noi ci accomodiamo di fronte a loro. Sono nervoso e penso che questo sia il momento più difficile di tutti. Raccontare la verità a chi la cerca da sempre.  Spero che mi creda. Che mi accetti e non mi respinga, perché non potrei non avere la possibilità di frequentarla ora che l’ho ritrovata. Non riesco a staccarmi dalla mano di Bella. È la mia forza, la mia roccia.
Rachel capisce subito che qualcosa non va. Si preoccupa del lavoro.
- Non hai avuto il lavoro? – e lui le sorride dolcemente.
- Non lo so ancora. Ricordi? Il colloquio è lunedì. Ma penso che non dovrebbero esserci problemi … – Justin lascia la frase in sospeso e mi fissa. Mentre io vorrei dirle che sicuramente avrà il lavoro. Perché, in fondo, sono io a decidere. E se servisse per convincerlo, gli darei l’intera clinica! O magari la regalerò a lei il giorno della sua laurea.
- E allora cosa c’è? Perché sei così nervoso? Ti conosco e so che c’è qualcosa che ti preoccupa – strofina le sue mani sulle gambe,  proprio come quando era piccola. Sembra che stia mettendo una crema. E dondola rimanendo seduta. In realtà sta solo scaricando l’ansia. E calde lacrime scendono sul mio viso. Perché, forse, tra poco abbraccerò mia sorella, come facevo quando eravamo piccoli. Sospira pesantemente e chiude gli occhi. So che sta contando mentalmente per cercare di calmarsi.
- Hai sempre fatto così – mi guarda senza capire e mi vede piangere. Sgrana i suoi occhi.
- Come? – e le dico la verità. Non volevo dare voce ai miei pensieri, ma è il mio subconscio che ha deciso per me.
- Quando eri piccola ed eri agitata strofinavi sempre le mani sulle gambe. E chiudevi gli occhi e contavi mentalmente. Per evitare di scoppiare a piangere davanti alle persone. Ti dondolavi. Non importava se stavi seduta oppure in piedi. Cominciavi a dondolarti.  – adesso non fissa più  il fidanzato ma me. Il suo corpo è proteso verso me.
- E tu come fai a saperlo? Mi conoscevi quando ero piccola? Sai chi sono? – una raffica di domande.
- Si, ti conoscevo, Rachel. Sei la mia piccola sorellina – spalanca gli occhi e apre la bocca. Si porta una mano a coprirla. Per evitare di urlare. Non riesce a parlare. Sbianca e sta per svenire. Ma Justin e Pierre intervengono subito.
- Rachel, calmati e segui la mia voce. Amore mio. Calma. Hai il cuore che va a mille. – Pierre le porta un bicchiere d’acqua e glielo fa bere. Contemporaneamente a lei, mi sento male. Mi sembra che l’aria manchi nei miei polmoni ed è Bella che è pronta a correre in mio soccorso. Mi abbraccia mentre piango e la sua vicinanza mi aiuta a mantenere i piedi per terra. Quando entrambi ci calmiamo mi alzo e mi avvicino a Rachel. Anche lei si alza e ci abbracciamo come erano anni che non avevo mia sorella fra le braccia. La cullo dolcemente e le bacio i capelli.
Rimaniamo parecchio tempo vicini abbracciati. Con molta delicatezza tutti ci lasciano soli. Tranquillizzo con lo sguardo Bella. E noto che anche Rachel fa lo stesso con Justin.  Rimaniamo in silenzio. Ogni tanto le racconto piccole cose di lei.
- Mi dispiace. Io non ricordo niente di te – e un singhiozzo la fa saltare. La rassicuro.
- Adesso che ti abbiamo ritrovata, tutta la famiglia ti aiuterà a ricordare – mi fissa.
- Tutta la famiglia? Chi sono? – e le racconto di nostro padre e di nostra madre.  
Un paio d’ore dopo mi chiede di raccontarle tutto quello che so sulla sua perdita di memoria. Ed è in quel momento che rientra Justin. Li osservo. Sono proprio una bella coppia. E sento la mancanza di Bella. La trovo nella nostra camera, piangente sul letto. La prendo e la abbraccio. La rassicuro e mi chiede com’è andata.
- Il peggio è passato. Ora è solo in salita. Perché piangi? –
- Bò! L’emozione di questi giorni. Mi viene da piangere – la sollevo e la tengo fra le mie braccia.
- Ti amo, Bella. Non lo dimenticare mai -  abbracciati torniamo in soggiorno. Rachel e Justin sono sul divano. Vicini, vicini. Ci sediamo con loro e raccontiamo tutto a Rachel. Pierre è unico. Ci porta da mangiare e con questa scusa controlla lo stato emotivo di tutti noi.
- Ragazzi direi che, malgrado quello che avete passato, state tutti bene ed io me ne andrei. Qualsiasi cosa vi serva, chiamatemi. – lo vediamo sbadigliare.
- Ragazzi andiamo via anche noi. Ci sentiamo domani. – Alec e James. Ci salutano calorosamente.
- Rachel, lo so che non ti ricordi di me. Ma ti assicuro che da piccola mi hai fatto passare i guai. Puoi chiedere ad Edward di quando eravamo pronti per uscire e ti accodavi a noi. E se non ti portavamo fuori facevi il diavolo a quattro! Ed un paio di volte ho dovuto prendere il te con le tue bambole! Mi hai fatto anche rivestire con giacca e cravatta in quei giorni. Non sai che goduria! – scoppiamo  a ridere tutti, mentre vanno via.
- Wow! Tu che vai solo in giro con jeans e tshirt da piccolo indossavi giacca e cravatta! – James è scettico sulle parole dell’amico.
Tutti e quattro insieme le raccontiamo la sua storia. Piange perché non ricorda nulla.
- Ho solo qualche immagine del mio passato. Ma non so se corrispondono alla realtà  o se è il mio cervello che le ha create. Magari perché mi sforzavo di ricordare – mi cerca e viene tra le mie braccia. Poi, si volta verso Bella:
- Scusami. Ti sto monopolizzando il fidanzato – ridono entrambe! Mi rivolgo verso di lei.
- Raccontamele. Magari ti posso aiutare a mettere insieme il puzzle –  lo penso veramente. Magari è qualche momento che abbiamo vissuto insieme.
- Una cosa che mi viene spesso in mente è un delfinario. E l’immagine che ho in mente non sono io che vedo uno spettacolo, ma accarezzo i delfini in una piccola vasca. Sembra così reale! – non so cosa voglia dire. Siamo stati spesso allo zoo, ma non ricordo un delfinario nella sua infanzia.
- Questa te la posso spiegare io – guardiamo tutti Bella. Noto solo adesso che non ho mai lasciato la sua mano, anche se continuo ad abbracciare Rachel.
- Riguarda il periodo estivo che passavi in Italia. Vicino l’hotel dei miei fino a qualche anno fa c’era il delfinario. Piccolino. Non pensare chissà che.  E noi, tutte le mattine, andavamo a salutare gli istruttori che erano clienti abituali del ristorante dei miei. E ci facevano toccare i delfini –
- Ecco perché hai la fissa dei delfini! – lo dice Justin che si rivolge verso di noi – ha diversi ciondoli con il delfino, un paio di soprammobili e alcune sue password comprendono la parola delfino! – ridiamo.
- Poi, mi viene in mente una piccola casetta sull’albero piena di cuscini – annuisco. E rido.
- C’è ancora! La fece costruire papà per i tuoi 8 anni. E dentro la mamma l’aveva riempita di cuscini perché spesso ti addormentavi per pomeriggi interi li dentro –
- Quella la ricordo anche io e diverse volte ci abbiamo passato la notte – è Bella ad aggiungere quel piccolo particolare.
- A volte ricordo che la notte mi svegliavo con l’odore di croissant – e rido.
- Il sabato sera dormivi in camera mia. E quando rientravo dalle mie uscite ti portavo sempre i croissant. Ti svegliavi, mangiavi e ti riaddormentavi! Mamma e papà non  l’hanno mai saputo! –  rimaniamo in silenzio.
- Wow! Allora devo incolpare te se, a volte, mi ha fatto uscire nel cuore della notte a comprarle i croissant! Grazie Edward. – Justin così facendo, ci fa capire le abitudini di mia sorella.
Rimaniamo in silenzio ognuno perso nei propri pensieri.
- Voglio vederli – la guardiamo senza capire. Ed è proprio lei a chiarire.
- I nostri genitori – guardo Justin in faccia che acconsente. E tutti e quattro ci muoviamo verso casa dei miei.
- Ragazzi, perché non prendiamo dei cambi e non dormiamo li? Non penso che torneremo molto presto. E allora rimaniamo a Villa Cullen. Faremo anche felici Thomas e Elisabeth. – tutti acconsentiamo alla richiesta di Bella. E poco dopo siamo pronti per uscire di casa. Siamo vicino la porta quando urlo:
- Aroon andiamo dai nonni. Vuoi venire? – e si fionda vicino la porta, guardandomi con i suoi occhi cucciolosi!
- Che cane! È un mito –
Casa Cullen è illuminata. Bella ha avuto il buon senso di avvisarli. E ci attendono. Immagino il loro stato d’animo.
- Forse dovevamo chiamare Pierre – è Bella a pensarlo.
- No! il medico ce l’abbiamo! –guardo Justin che si sente chiamato in causa.
- Vabbè che sei un pediatra, ma saprai come gestire una crisi di panico – ridiamo. Rachel è nervosa. Accarezza Aroon.
- Aroon, ti piacciono gli zii? – Bella è fuori di testa. Scoppio a ridere.
- Poi, sono io che non ricordo che è un cane e non un bambino! – gli raccontiamo come lo abbiamo trovato.
- Era il periodo più incasinato alla Volturi. Me la facevo sotto ogni volta che la sapevo li dentro. Un pomeriggio mi chiama e mi dice di raggiungerla subito in una strada non tanto tranquilla. Non aggiunge nient’altro e mi chiude il telefono in faccia. E allora chiamo Alec che avvisa i suoi colleghi dell’Fbi. Io avviso Nick, il mio capo sicurezza. Meno di un quarto d’ora dopo siamo tutti la. Circa quindici persone armate fino ai denti in un vicolo e lei tranquilla con il cane in mano. Me lo mette sotto il naso e mi dice che ha bisogno di una casa! In quel momento avrei voluto strozzarla! – ridiamo tutti di cuore.
- E malgrado tutto, il cane traditore ubbidisce a lui e non a me!!  Non sapete che figura mi ha fatto fare. Praticamente sbuca nel vicolo dove mi trovavo con Aroon tra le mie braccia e la sua guardia che scuoteva la testa, con una decina di uomini armati e pronti all’attacco! Sembrava la scena di un film poliziesco, quando fanno vedere quelle immagini di qualche irruzione! L’FBI è andata via ridendo. Alec voleva urlarmi, ma forse si è spaventato nel vedere la faccia di Edward!– mentre ridiamo arriviamo a casa dei miei.
Nel frattempo siamo arrivati a Villa Cullen. con il nostro racconto siamo riusciti a tranquillizzarla un pochino. Rachel osserva tutto dal finestrino. Sembra delusa.
- Non ricordo niente – è afflitta.
- Amore, non devi avere fretta. Più cerchi di ricordare e meno i ricordi riaffiorano – Justin cerca di rassicurarla. Non riesce a scendere dalla macchina.
- Facciamo che Edward ed io entriamo. Tu quando sei pronta vieni. Prenditi tutto il tempo che ti serve. Non avere fretta. Noi non ne abbiamo – Bella è dolcissima con lei.
- Grazie, non ricordo di te. Ma capisco da come ti comporti con me, perché ti consideravo una sorella. Eppoi osservo come ti guarda Edward. Sembra che ti veneri – e si abbracciano.
- Justin fa lo stesso con te. E non ti preoccupare, ricorderai. Ed in ogni caso non ci vorrà molto per riprendere la nostra amicizia da dove si era interrotta! Adesso noi andiamo. Ti ripeto: non avere fretta. – e prendo Bella per mano mentre entriamo in casa.
- Mamma? Papà? – in casa è tutto silenzioso. Le luci sono spente. Solo dal salottino proviene un bagliore.
- Ehi! – si voltano a guardarmi. I visi tesi. Anticipo le loro domande. Guardano oltre noi.
- Non ricorda niente. È in macchina e prima di scendere si sta calmando. È lei che è voluta venire subito da voi – mi siedo tra i miei e prendo la mano di entrambi. Bella è in piedi e, scorgendo la bollitore sul tavolino, prepara te per tutti.
Siamo seduti in salotto quando sentiamo dei passi dal corridoio. Ma alzo per andare ad accoglierli. Il primo ad entrare è Justin.
- Mamma, papà. Lui è Justin Kavach, fidanzato di Rachel – mia madre si alza per abbracciarlo. E lo stringe forte. Piangendo. Lui dapprima rimane freddo, poi contraccambia l’abbraccio.
- Signora è un piacere conoscerla – sembra quasi timido e non sembra il ragazzo sicuro con cui finora ho trattato.
- Per favore, chiamami Elisabeth. Non servono formalismi in famiglia – lo accarezza sul viso. Come una madre.
Poi si avvicina a mio padre e gli tende la mano. Lui la afferra e la tiene a lungo. Nel frattempo, sulla porta, mia madre sta abbracciando Rachel. E piange.
- Sei bellissima. Sei come quando eri piccola – rimangono a lungo abbracciate. Anche Rachel la stringe. E mio padre freme, perché dalla sua angolazione ancora riesce a vederla. Poi, la mamma si stacca. E gli occhi di Rachel si spostano sull’altra figura. E spalanca gli occhi. Effettivamente non le abbiamo detto che papà è su una sedia a rotelle. Pensiamo sia questo a scioccarla. Ed, invece ….
- Papino mio – lo chiama come quando era piccola. Lo ha riconosciuto. Abbraccio Bella. Ho bisogno di lei, adesso. Justin abbraccia mia madre. Mentre Rachel si avvicina a mio padre e lo abbraccia.
Ripete, come una litania, papino mio. E lui la abbraccia come solo un padre può fare per la figlia.
- Piccola, non piangere. Adesso dobbiamo solo festeggiare. Le lacrime non sono più ammesse in questa casa – ma anche lui piange!
Rimangono abbracciati a lungo. Mentre io mi accomodo sul divano trascinando la mamma con me.
Forse passa oltre un’ora. Rachel si è calmata ma non vuole staccarsi da papà. E, contemporaneamente, stringe la mano della mamma.
- Ma Bella e Justin ? – ci guardiamo in faccia alla domanda di papà. Effettivamente eravamo così presi dalle emozioni che non ci siamo accorti della loro assenza. Ci alziamo tutti in contemporanea e, seguiti da papà, ci dirigiamo verso la cucina da dove proviene una luce e un buon odore.
Troviamo i due fuggitivi che preparano da mangiare.  Guardo l’ora. Sono le 21.30 ma, effettivamente, in questi giorni il cibo è divenuto un optional. In realtà è Justin che cucina mentre Bella prepara la tavola. Stanno scherzando.
- Vino rosso o bianco? – Justin la guarda.
- Bé, l’italiana intenditrice sei tu. Perché chiedi a me? –
- Quanto sei simpatico! Ma con la carne che stai preparando che tipo ci si abbina? – è Rachel ad intervenire.
- Non ti risponde perché non beviamo vino! Preferiamo la birra – e si avvicina al fidanzato per lasciargli un bacio sulla guancia.
- Stai facendo i burrito come piacciono a me! – sorride felice.
- Bella perché siete spariti ? – la mamma la fissa quasi incavolata.
- Volevamo lasciarvi  in famiglia da soli. È un momento tutto vostro ed è giusto che non ci siano estranei –
- Certo che quando vuoi ne spari di cazzate! Da quando non sei parte della mia famiglia?– sorrido beffardo alla mia dolce metà mentre mi guardano tutti con aria scocciata.
- Edward! Che modi! Comunque siete della famiglia, tutti e due. E non mi piacciono questi discorsi.  – è Thomas a precisarlo.
- Anzi, ne approfitto per ringraziare Justin per tutto quello che hai fatto per Rachel in  questi anni. Ringrazio Dio per averti messo sulla sua strada – e si avvicina per abbracciarlo.
- Ok. È pronto. Tutti a tavola – è la mamma che si è messa dietro i fornelli, osservando il piatto preparato da Justin.
- È il preferito di Rachel. L’ho fatto perché oggi si è agitata parecchio – e osservo mia sorella guardare con occhi a cuoricino il fidanzato mentre vola fra le sue braccia. E la parte da fratello geloso quasi esce da me! Ci mettiamo a tavola e gustiamo i tacos che sono veramente buoni. Bella se ne accorge e mi tira una bella gomitata in un fianco. Mi fa sorridere la mia ragazza che mi comprende come nessun altro!
- Elisabeth, ci siamo organizzati per dormire qui. È un problema? – è Bella a ricordarci che non dobbiamo andare via.
- Bella, mi rendete solo più felice. E sai bene quante stanze ci sono di sopra –
- Come se fosse possibile! – è Thomas a dirlo e ci fa ridere tutti.
Come mia madre mi blocco a fissare Rachel mangiare. Sta tagliando a bocconcini il suo tacos. Sembra stia preparando il piatto per un uccellino. Sentendosi osservata ci chiede che cosa abbia combinato.
- Anche da piccola mangiavi così! –
- E a voi non dava fastidio? Perché a me snerva. Cioè, anche quando mangia un hamburger al mac chiede forchetta e coltello. Che figura di mer … - Justin si blocca in tempo e rosso in viso chiede scusa. Ridiamo tutti. E mio padre prende l’occasione al volo per fargli un bell’interrogatorio.
- Allora sei laureato in medicina? –
- Si, mi sono laureato l’anno scorso e sto affrontando il secondo anno di specializzazione – risponde tranquillo e Rachel lo guarda con orgoglio.
- In cosa vorresti specializzarti? – questa volta è la mamma a chiedere.
- La decisione non è stata facile, ma alla fine ho scelto pediatria. Mi piace stare con i bambini –
- Vi siete conosciuti nella casa famiglia? –
- Si, ero già li quando è arrivata Rachel. E ci siamo subito legati. Ho tre anni più di lei e quando ho raggiunto i diciotto anni ho deciso di rimanere li dentro per poterle stare accanto – i miei già sanno questa parte della storia. Ma è giusto che la ascoltino direttamente da loro. E mio padre gli rivolge un’altra valanga di domande.
- Wow! Sapete  che neanche Charlie ha fatto ad Edward un interrogatorio come quello che sta subendo Justin? Questo glielo dovrò raccontare! – ridiamo. Oggi stiamo ridendo veramente tanto.
- Chi sarebbe Charlie? – Rachel è curiosa.
- È mio padre. E penso che a momenti lo conoscerai. Se non è già in viaggio ci manca poco –
- No, Bella. Arriveranno domani per pranzo – vedo sorridere felice la mia Bella.
- Sei felice? – glielo chiedo, ma so che è una domanda retorica.
- Ho ritrovato la mia migliore amica, ci sei tu nella mia vita, i miei stanno arrivando. Cosa posso volere di più? Ah, si! Speriamo che venga Matteo oppure Pierre starà tutto il tempo con il muso!-  poi, i suoi occhi si illuminano.
- Hai detto ai tuoi della casa? – ed ora anche la mamma ha alzato lo sguardo verso di me.
- Hanno accettato l’offerta! – Rachel curiosa ci chiede a cosa ci riferiamo.
- Edward ha acquistato una mega villa qui vicino. Domani ti porto a vederla –
- Wow! E certo che la voglio vedere –
Rimaniamo fino a mezzanotte passata a parlare e scherzare. Ognuno di noi ha parecchio da raccontare. E trovo che Justin si sia adeguato subito a tutti noi. Effettivamente è simpatico e si vede da lontano quanto ami mia sorella. Penso che potrà diventare un ottimo fratello acquisito.

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Capitolo 46
*** Presentazioni ***



Pov Bella

Mi alzo che è quasi mezzogiorno. Edward dorme profondamente e lo lascio a letto perché gli ultimi giorni sono stati molto pesanti per lui ed ha riposato pochissimo e male.
In cucina trovo Rachel con Elisabeth che chiacchierano tranquille. Non è sfuggito a nessuno che ieri sera si è rivolta a Elisabeth sempre senza chiamarla mamma. A differenza del padre che ha subito riconosciuto.
- Buongiorno! – alzano il viso e mi sorridono entrambe. Stesso sorriso bellissimo.
- Ciao tesoro – Elisabeth mi passa un bel caffè!
- Spero che il tuo sorriso lo erediteranno un giorno anche i miei figli. – mi osserva curiosa.
- I tuoi figli hanno il tuo stesso bellissimo sorriso. Spero che anche i miei figli lo erediteranno – le spiego quello che intendevo, ma ...
- Bella, ma aspetti ?…  - sputo per terra al volo il caffè che stavo bevendo a sentire le parole di Rachel. E arrossisco al volo.
- Noooooooo. Era una richiesta futura! – ridono di cuore mentre ripulisco. Quando ci calmiamo è proprio lei a darmi un altro caffè.
- Ma gli uomini dormono tutti? Edward era proprio distrutto dopo due notti insonni –
- No. Papà sta portando Justin in giro per il giardino. in realtà è una scusa per fargli un bell’interrogatorio. Mentre io ho fatto un giro per casa con mamma per prendere confidenza. Purtroppo  non ricordo niente ma ho potuto ammirare lo splendido gusto artistico che ha nell’arredare ambienti – non sfugge a nessuno la parola usata da Rachel.
- Hai sentito Pierre. Non devi avere fretta. I ricordi riaffioreranno se avrai pazienza –
- Bella chiama Pierre e digli che lo aspettiamo per pranzo – Elisabeth è sempre affettuosa con mio fratello.
- È da James e Alec. Ancora si trasferisce a casa sua –
- E allora invita pure loro. Sai che per noi Alec è un figlio. – e non ci penso due volte a mandare un sms per invitarli. Accettano al volo.
- Sai Elisabeth. Ieri ho fatto conoscere a Rachel Kate, Vic e Beverly! E stiamo organizzando un week end fuori tutti insieme –
- Sono proprio felice. Mi piacciono quelle ragazze –
- Si, mi sono trovata proprio bene. Beverly domani mi farà fare un giro all’università. E mi aiuterà con il trasferimento. Kate e Vic vogliono organizzare un giro di shopping –
- E ancora conosci i ragazzi. –
- È vero siete un bel gruppo di amici. Ma per oggi che è halloween avevate programmato qualcosa? –
- Nulla di particolare. Solo una cena per stare insieme. Ma poi con tutto quello che è successo in questi giorni non mi sono più interessata di nulla e non so se hanno organizzato qualcosa –
- Fermatevi tutti qui! – e fisso Elisabeth che è come sempre disponibile. Poi, mi volto verso Rachel.
- Magari possiamo starcene nella piscina al chiuso. Justin può conoscere i ragazzi. Che dici, ti va di organizzare qualcosa? – e sta per rispondermi quando entra Edward in cucina. Scalzo, tshirt strappata, pantaloni della tuta, occhi ancora chiusi e viso assonnato.
- Che volete fare? – ci bacia a tutte e tre.
- Oggi è domenica ed è halloween. Invitiamo tutti qui. Tanto per pranzo già ci saranno Alec, James e Pierre. –
- Per me va bene. Se vengono di pomeriggio li portiamo tutti insieme a vedere la nostra futura casa. Organizziamo tipo un gruppo vacanze! – ridiamo della sua uscita. Elisabeth porge un caffè pure a lui e vedo Rachel ridere con uno sguardo strano ….
- Edward prima ho fatto una domanda a Bella. Le ho chiesto se voi fosse incinta …. – Edward ha la mia stessa reazione. Solo che fissa me insistentemente. Prima me e poi la mia pancia. Rachel ride come una matta. E anche sua madre. Io sono occupata a far riprendere Edward. Quando rientrano Thomas e Justin ci chiedono che sia successo. E loro glielo spiegano.
- Amore, non sono incinta. Assolutamente. Tranquillo! – ci mette qualche minuto a riprendersi. Poi, capito lo scherzo, si rivolge alla sorella.
- Sei una strega! Tu non sai che mi fa Charlie se scoprisse che la figlia è incinta – Edward pare riprendere colore.
- Cosa hai detto piccolo Cullen? Hai impollinato il mio fiorellino? Ah! Lo sapevo che la casa era per la famigliola in crescita. D'altronde vi ho fatto dormire nella stessa camera proprio sotto il mio tetto! – proprio in quel momento i miei genitori entrano in casa. Edward sbianca nuovamente.
- Charlie non l’ho messa incinta. Sono giorni che non riesco neanche a vederla. Pensi che possa metterla incinta con il sesso telefonico? Non che ne facciamo, sia chiaro!-  Renee, fortunatamente, smorza gli animi.
- Edward, tesoro, respira. È tutto a posto. Ti crediamo e lo sai che Charlie ama prenderti in giro! – e lo abbraccia. Mentre noi altri non riusciamo a smettere di ridere. Quando si stacca si rivolge a Rachel.
- Tesoro, sono Renee – e abbraccia anche lei. – sei bellissima, come lo sei sempre stata. –
Abbraccia anche Justin e anche mia madre lo ringrazia per essersi preso cura di Rachel. E si complimenta con Rachel per aver scelto un ragazzo molto bello! Mettendo entrambi in imbarazzo.
Charlie è sempre il solito. Abbraccia Rachel e fissa Justin. Lui ne è intimorito. Edward gli fa segno di non prendersela.
- Allora, Thomas. Che atteggiamento dobbiamo avere con lui? È il fidanzato di tua figlia. Te la vuole portare via! Pensi che dobbiamo fargli vedere i fucili che hai nel tuo ufficio? – ridiamo come matti. Solo Justin non riesce a trovare nulla di divertente.
- È vero, amico mio. Dobbiamo unirci contro questi due che vogliono portarci via le nostre bambine! -  
- Justin sono felice che tu sia qui! Finora ero solo io a venire preso costantemente in giro. Adesso divido le disgrazie con te! - Edward è convinto di quello che dice e si abbraccia in maniera cameratesca con il cognato.
Il pranzo scorre piacevole. È tutto un susseguirsi di “ti ricordi” nei confronti di Rachel. Finchè Pierre non ci richiama tutti. E quando siamo tutti in silenzio …
- Deve ricordare da sola. Abbiamo capito che non ha memoria del passato. Ma se le raccontiamo noi il suo passato, il suo cervello non si attiverà mai per ricordare. Datele tempo – sorprendentemente Rachel gli batte il cinque.
- Grazie, amico! Se non amassi Justin e tu non fossi gay, ci farei un pensierino su di te! – e ridiamo. Perché Rachel è come il fratello. E glielo dico!
- Sei come Edward. Parli senza inibizioni, senza freni - 
- Perché tu, invece, ragioni prima di parlare? Oppure pensi prima di buttarti in qualche avventura! Sai che Alec si sta infiltrando in un clan di mafiosi colombiani?  Vuoi andare con lui? – Edward mi richiama. E tutti continuano a ridere.
- Comunque, Rachel che dici di incontrarci almeno un paio di volte a settimana? Giusto per parlare di tutto quello che ti sta accadendo. Possiamo ritrovarci in qualche bistrot carino a prendere un te e pasticcini, oppure potremmo fare un giro per negozi. E, nel frattempo, parliamo.  – Pierre è veramente fantastico. Si offre lui di fare terapia con la mia sorellina! E gli siamo tutti grati. 
- Non vorrei darti disturbo, soprattutto adesso che cominci un nuovo lavoro. Però, effettivamente, sento la necessità di parlare con un esperto del settore – Rachel è timida.
- Guarda, ho avuto tra i miei pazienti Edward e Bella e ti posso assicurare che peggio di loro non sarà mai possibile. Chiamavano a tutte le ore del giorno e della notte! – e ci guarda beffardo.
- Ma sei il migliore e guarda ora come siamo normali! – e gli caccio la lingua.
Anche Justin è dell’idea di terapia per la fidanzata e finalmente accetta.
Dopo pranzo Edward ci richiama all’attenzione per spiegarci la nuova sicurezza.
- Bella, per noi non è cambiato niente. Già si è intensificata dal tuo compleanno. E anche per i miei. Invece, per voi – e indica Justin e Rachel - sarà strano avere delle persone che vi seguiranno ovunque. Ma è per la vostra sicurezza. – entra anche Nick.
- Lui è Nick ed  è a capo dello staff di sicurezza. Con ognuno di noi ci saranno sempre due persone. E, come noi, avrete sempre una macchina a disposizione. Justin il mio parco macchine e di mio padre è a tua completa disposizione – e lo vediamo sgranare gli occhi.
- Edward, non voglio crearti problemi. L’importante è che Rachel sia al sicuro. Per me non ci sono problemi. E anche per la casa, appena ne troviamo una vi lasceremo liberi – è mia madre che si alza e lo abbraccia. Come una madre con suo figlio. Mentre mio padre parla.
- Justin, non ti conosciamo. Ma per noi sei importante come Edward, Rachel e Bella. Non permetteremo che ti succeda qualcosa. Per la casa, invece, abbiamo diversi appartamenti. Uno anche nello stesso edificio di Edward e Bella. – e vedo Justin emozionarsi per le parole di mio padre.
- Questi giorni saranno molto impegnativi ma appena avrete un po’ di tempo libero andate a vederle e scegliete quella che più vi piace  –
- Però possono rimanere da noi per tutto il tempo che vogliono. La casa è così grande che potremmo anche non incontrarci per giorni! – è Bella a dirlo, ma lo penso pure io. E loro si guardano in faccia.
-- Ne abbiamo parlato ieri sera con Justin e, se per tutti voi va bene, vorremmo rimanere qualche giorno qui con voi. Ne ho bisogno per riassaporare il gusto della famiglia – e mia madre, per l’ennesima volta, piange di commozione.
Decidiamo anche di dire la verità ai nostri amici su Rachel. Chiedendo loro di mantenere la discrezione per il momento.
- Ok, tra un po’ arriveranno gli altri. Rachel vieni che ti do un mio costume – e ci allontaniamo. Invece, di entrare in camera di Edward entriamo nella sua vecchia camera. E lei si guarda intorno. Osserva i suoi oggetti, i suoi peluches.
Ci buttiamo sul letto e parliamo. Come quando eravamo piccole. Io le racconto la mia esperienza con Edward e lei con Justin. Le racconto della mia violenza. Lei il suo periodo in casa famiglia. Passa oltre un’ora e non ci rendiamo conto del tempo che è passato.
- Che fate qui dentro? Gli altri sono arrivati.– Edward ci sorprende allungate sul letto e si posiziona tra di noi.
- Chiacchiere fra ragazze –
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E abbiamo passato una domenica di halloween fantastica. Ci siamo goduti gli agi e i vantaggi di Villa Cullen. I nostri amici sono rimasti senza parole nello scoprire la vera identità di Rachel. Ma sono stati tutti fantastici nell’accoglierla nel nostro piccolo gruppo di amici e nel farla sentire da subito a suo agio. Senza farle domande imbarazzanti del tipo: che fine hai fatto finora o cosa ricordi del passato.
E dopo un’ora trattavano Rachel come una persona che conoscevano da sempre.
Anche Justin si è subito integrato con i ragazzi. Più volte ho scoperto Edward che lo osservata e ho capito la sua gelosia da fratello maggiore. Scherzando l’ho anche fatto notare ai diretti interessati, Rachel e Justin,  che ne hanno riso con me. Ed hanno inscenato dei simpatici siparietti di loro intenti a coccolarsi per i soli occhi di Edward!
Inutile dire che il mio fidanzato ci è cascato in pieno ed in quel momento il fumo usciva anche dalle orecchie. Ma sono riuscita a calmarlo quando gli ho spiegato che lo stavano prendendo in giro.
Thomas è stato a lungo chiuso nell’ufficio con Charlie. Chissà che avranno combinato!
Oltre i nostri amici, anche l’intera famiglia Cullen ha preso parte alla nostra improvvisata festa.
Infatti, in diversi hanno fatto notare che frequentando la nostra stessa università, Rachel  non sarebbe passata inosservata nel nostro gruppo. In particolare, agli occhi di Alice che conosceva molto bene la cugina.
E così Elisabeth ha convocato l’intera famiglia per la cena serale.
 
Flashback
 
- Wow! Tua madre ha fatto le cose in grande stile – mi giro a vedere il salone, mai visto così splendente. Ci sono diversi camerieri e Adelaide in alta uniforme che da ordini a destra e manca. Sono ferma al bordo scale con Edward e ci hanno raggiunti anche Rachel e Justin.
- Una volta era sempre così. I miei davano spesso dei ricevimenti e … - ma Edward non fa in tempo a raccontarmi perché Rachel interviene.
- E noi ci nascondevamo sopra le scale per osservare la gente che arrivava. E la mamma ci faceva portare su un assaggio dei dolci che venivano serviti – guardiamo tutti e tre sconvolti Rachel! E lei si imbarazza.
- Che c’è? Mi è venuto in mente e l’ho detto! È reale il mio ricordo, vero Edward? – lui sorride.
- Si, è reale. Ti sei solo dimenticata di aggiungere che tu rubavi tutti i dolci al cioccolato e mi lasciavi quelli alla frutta! – e ridono mentre si abbracciano. Proprio allora arriva Thomas che ci chiede il perché non entriamo. Rimane meravigliato nel verificare che Rachel ricorda quel piccolo particolare che da a tutti noi la speranza che la memoria torni presto.
- Ok. Ma adesso entriamo che gli ospiti stanno per arrivare e i vostri amici sono già dentro il salone – sbuffo ed Edward mi stringe a se.
- La prima parola che dice la sbatto fuori – osservo la luce negli occhi e lo vedo così determinato.
- Chi? – Rachel è proprio curiosa!
- Non sono molto simpatica alla fidanzata di tuo cugino! E Alice mi sopporta per via di tuo fratello! –
- Allora loro  non stanno simpatiche a me. – e a braccetto di Justin entra in sala lasciandoci come tre idioti vicino le scale.
- Non è cambiata per niente – è Thomas a pensarlo!
Ed, infatti, per tutta la serata le evita e si allontana quando loro cercano di avvicinarsi.
Inutile dire lo shock dell’intera famiglia Cullen. Ci mettono parecchio a rendersi conto della realtà. E piangono commossi alla notizia. Mi fa tenerezza Anthony Cullen che vuole conoscere il fidanzato della nipote e gli fa parecchie domande. E vedo da lontano mio padre e Thomas ridere di nascosto.
Finite le formalità, i ragazzi si buttano sul buffet. E, come avvenuto negli ultimi giorni, Edward non mi lascia che per pochi istanti.
- Guarda che mica te la rubano se la lasci avvicinare da sola al buffet! – Vic, come sempre, punzecchia Edward.
- Non lo faccio per paura. Voglio solo consigliarle le cose più buone da provare – e le caccia la lingua.
- Rachel, ricordami che devo raccontarti come si è comportato tuo fratello con Bella i primi tempi! – e lo vedo sbuffare.
- Non ti preoccupare, Amore: poi le racconterò di come sei romantico! – e lo bacio.
- Raccontale anche che il fidanzato lo conosci grazie a me! –
- Oh si, è vero! Veramente tutti noi ci siamo trovati grazie a loro due! Diciamo che tuo fratello qualcosa di buono l’ha fatta! – e gli caccia la lingua.
- Che vipera che sei! – ma proprio in quel momento si avvicinano Alice e Rosalie e mi defilo con Edward.
Ce ne andiamo a bordo piscina e ci allunghiamo su un divanetto. Ci nascondiamo sotto una coperta per non farci vedere da nessuno.
- Come ti senti? – è tutto il giorno che lo vedo euforico ma non abbiamo parlato quasi per niente.
- Sono felice. Come non lo sono mai stato in vita mia. Oltre la presenza di Rachel adesso ci sei tu! – e ci baciamo dolcemente.
- Si vede! Sei ancora stralunato e certi momenti parli a raffica, segnale di nervosismo. Ma i tuoi occhi li vedo felici – rimaniamo uno vicino all’altro a cullarci.
- Ho paura, però, di domani. Papà mi ha già detto di avviare l’iter per far dichiarare Rachel viva. E devo preparare il comunicato stampa. Sarà il mio ufficio pr a gestire il tutto -
- Lo sai che puoi contare su di me! –
- Lo so e ti sono grato per questo – e mentre parliamo le nostre carezze si fanno sempre più intense. Più intime e passionali. Sento una sua mano strisciare sotto la gonna, sulla mia gamba al di sopra delle calze. Mi accarezza dolcemente, ma il calore dei suoi palmi mi manda in fibrillazione. Senza nessuna richiesta gli facilito l’ingresso in me e le sue dita ci mettono poco a scostare lo slip e ad entrare.
- Cazzo quanto sei eccitata! – apro gli occhi e rimango a fissarlo.
- Perché tu no? è il telefonino questa cosa che c’è tra di noi? – e scoppia a ridere senza mai fermare di lavorare con la mano. Gli abbasso la zip e tiro fuori la sua virilità. Ci stiamo coccolando quando …
- Non fare rumore –  ci fermiamo quando sentiamo delle voci, appena pronunciate.
- Non lo sto facendo, infatti! Dove ci fermiamo? Negli spogliatoi vedo del movimento –
- Vieni qua, prendiamo degli asciugamani – e sentiamo dei divanetti spostarsi.
- Non vorrai farlo qui! – adesso è Rachel e la sentiamo benissimo. Edward mi risistema a tempo di record le mutandine e si sistema il pantalone.
- Non posso più aspettare. Mi hai arrapato tutta la serata. Ti sei strusciata addosso a me mentre parlavo con tuo padre e … - ma Edward non da loro tempo di finire di parlare e si alza a tempo di record.
- Non ci pensare proprio a quello che stai pensando! È mia SO RE LLA – e scandisce bene le sillabe. Loro saltano dallo spavento e si girano verso di noi.
- Come puoi pensare a fare del sesso con lei? È piccola –
- Ha l’età di Bella. – Justin si guarda intorno e, forse, capisce i nostri intenti – e voi che stavate facendo? – e indica la coperta buttata in terra.
- Cose da grandi! – scoppio a ridere dell’uscita di Edward.
- Ragazzi scusate per l’irruenza di Edward. Deve imparare a fare il fratello maggiore –
Si siedono accanto a noi e ci copriamo con le coperte che abbiamo trovato.
- Noi più tardi torniamo a casa. Voi avete deciso di rimanere qui? –
- Si, Bella. Voglio passare del tempo con i miei genitori. E Justin dovrà impegnarsi parecchio al lavoro. Non voglio passare lunghe ore o nottate da sola. Inoltre, la mamma ha detto che domani darà incarico per far sistemare la dependance. E staremo li –
- È molto grande. E starete bene. Ma se avete bisogno di parlare, tutti e due, sapete dove trovarci. Justin, anche per il lavoro: se hai dubbi  o vuoi consigli, chiamami! – Edward è veramente disponibile.
- Grazie di tutto. Ricordo com’è avere una famiglia e voi vi state dimostrando grandi non solo con Rachel ma anche con me –
- Bella domani mattina mentre lui è in ospedale vengo a prendere le valige a casa vostra. Ti spiace? –
- No. E, se sei d’accordo, poi andiamo insieme all’università? –
- Mi piace il programma –
E rimaniamo a chiacchierare a lungo, finchè tutti gli ospiti non sono andati via.
 
Fine flashback

 
E stamane, mentre con Edward facciamo colazione, raccontiamo tutto a Maria. Anche lei rimane meravigliata.
Rachel arriva poco dopo. Fa in tempo a salutare Edward prima che vada al lavoro. E ci mettiamo di buona lena a sistemare le sue cose. Ridiamo: ha sfatto e rifatto le valige per niente.
E mentre i nostri body guard portano le valige in macchina, noi ci dirigiamo a piedi verso l’università, seguite dai nostri angeli custodi!
 
 Buon Natale!!! A tutte Voi, alle Vostre famiglie, ai Vostri cari ....
Anche a coloro che non hanno fede, perchè il Natale è uno dei momenti più magici dell'Anno!

 

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Capitolo 47
*** A Villa Cullen è tornata la vita ***




Pov Edward

Sono passate due  settimane da quando mia sorella è tornata nelle nostre vite. E la nostra gioia è immensa. Mi sembra di vivere nel mondo della famiglia perfetta delle pubblicità. Quella dove la famiglia è sempre unita e sorride dalla mattina appena si svegliano fino al momento di andare a dormire.
Come era prevedibile, quasi scontato, Justin lavora alla clinica Mayo. Ha fatto il colloquio e il giorno dopo era già di turno e sembra contento sia del lavoro che dell’ambiente. Ed insieme a Rachel hanno scelto di rimanere a vivere con i nostri genitori. Rachel, infatti, ha sentito da subito la necessità di ricostruire il rapporto che aveva con loro, anche se non ne ha memoria.
Ma abbiamo notato tutti che anche Justin si trova bene in casa dei miei e passa molto tempo con loro.
Rachel si è iscritta alla facoltà di medicina della NYU. È un’ottima studentessa e siamo tutti orgogliosi di lei. Studia molto e, soprattutto nelle sere in cui Justin è stato al lavoro, fa nottate sui libri.
Dal punto di vista della memoria, ogni tanto spunta qualche piccolo ricordo. Momenti di vita vissuta. Ma nulla di che. Pierre è ottimista e dice che Rachel ha affrontato più che bene lo choc iniziale. Anzi, sostiene che tutti noi abbiamo reagito meglio delle aspettative. Si incontrano spesso per parlare, quasi tutti i giorni. Pierre è un grande psicologo e, da subito, ha riscosso molto successo al lavoro. Peccato che sia depresso per la mancanza di Matteo!
Tutti noi abbiamo accolto Justin  come un membro di famiglia e, se devo essere sincero, mi piace parecchio. È la persona giusta per lei che è sempre così allegra. Riesce a tenere il passo con lei. Non la ostacola nelle sue scelte e si appoggiano a vicenda.
Insomma, sono una bella coppia a cui la mamma sta sistemando la dependance.
Thomas ed Elisabeth sembrano ringiovaniti di dieci anni. Elisabeth da un paio di giorni è alle prese con la sistemazione della dependance e segue personalmente gli operai, sputando ordini a destra e manca.
Mentre papà si sta godendo la presenza di Charlie e, approfittando del tempo freddo ma non piovoso, sono stati spesso a pesca. Rimarranno ancora pochi giorni qui a New York e si stanno divertendo insieme ai miei. Proprio ieri sera ho fatto un’offerta a Charlie e Renee, quando sono venuti a cena a casa nostra.
Flashback
- Ben arrivati, Bella è in cucina e sta finendo di controllare la cena con Maria – da perfetto padrone di casa accolgo Charlie e Renee. Sono i primi ad arrivare, ma ho chiesto io di venire con qualche minuto d’anticipo.
- Cavoli, si sente un odorino. Che ha preparato di buono Bella? –
- Non molto. Siamo rientrati da poco dall’ufficio. Ha preparato tutto Maria –
- Ti spiace se vado a controllare in cucina? – Renee se la sta svignando quando la blocco.
- Ti posso rubare prima qualche minuto? Volevo parlare con te e Charlie in privato – si guardano in faccia. Non si aspettavano che volessi parlare con loro e li vedo curiosi. Ma anche preoccupati.
- È successo qualcosa con Dimitri? – sorrido loro mentre li precedo nel mio studio.
- No, prego accomodatevi. – mi siedo alla mia scrivania e parlo molto apertamente con loro. D'altronde Charlie è stato un mio mentore e mi capirebbe al volo se prendessi il discorso alla lontana.
- Vi ho fatto venire prima perché vorrei proporvi un affare, diciamo … - mi guardano e sono perplessi. E comincio a parlare.
- Bella e Pierre, oramai, vivono qui. Matteo si trasferirà definitivamente nel periodo natalizio. A Rimini rimarrete da soli .. – Renee mi guarda ancora senza capire. Invece, Charlie penso abbia capito dove voglio andare a parare.
- Perché non vi trasferite anche voi a New York? Avreste amici e parenti vicini. – vedo un lampo di eccitazione passare negli occhi di Charlie. Lui lo posso convincere. L’ostacolo sarà Renee.
- Edward, l’albergo non si sposta mettendogli delle ruote. E non vorrei venderlo. Fa parte della mia famiglia da tre generazioni – ed, infatti, è lei a rispondermi.
- Renee ho pensato a questo. E vorrei proporti un affare. L’intera struttura è di tua proprietà e la potrei rilevare io. E con il ricavato vi garantireste una rendita per i giorni a venire. Pensaci Renee. Un giorno lo dovrai vendere perché né Bella né Matteo lo dirigeranno mai. – mi guarda confusa.
- Edward perché fai questo? – è Charlie a chiederlo. Mi piego verso un cassetto chiuso e prendo una scatolina. Gliela mostro. Contiene un anello di fidanzamento.
- Presto, molto presto, ho intenzione di chiedere a Bella di sposarmi. L’hotel lo rileverei per Bella. Sarà il mio regalo di fidanzamento. Sarà per sempre suo pur vivendo in America e potrebbe tornarci ogni volta che vuole. Come potreste fare voi o Matteo. –
- E come faresti a gestirlo? – mi viene da ridere. Pensa che gestisca personalmente ogni società che posseggo? So che Charlie ha capito la mia intenzione.
- Farebbe parte del mio gruppo e verrebbe gestito nella stessa maniera della clinica Mayo o altre società che posseggo. Renee non voglio una risposta oggi. Ti chiedo solo di pensarci. A Matteo e Bella so che farebbe piacere averti vicina – proprio in quel momento entra Bella e mi affretto a togliere di mezzo l’anello di fidanzamento.
- Ehi, siete arrivati! – e si avvicina per salutarli. Poi, ci guarda curiosa.
- Che fate qui? – è Charlie ad anticipare la risposta.
- Chiedevo ad Edward come procedere il lavoro e come procede il tuo stage… -
- Ma ora, mentre voi continuate a parlare di queste cose, vado a controllare il cucina cosa mangeremo stasera perché ho proprio fame – e Renee sorridendomi e lasciandomi un bacio sulla guancia, porta via Bella. So che il suo gesto è la sua concessione alla richiesta di matrimonio. Rimango con Charlie.
- E così vuoi rilevare l’hotel. Sai che non è un affare, Edward? – ha ragione. L’ho fatto stimare ed è di poco al di sopra delle aspettative.
- Lo so, Charlie. Ma non lo faccio per guadagnarci, lo faccio per Bella -  
- Dovrà decidere Renee. Non la influenzerò per niente. – so che terrà fede alla sua parola. Malgrado la voglia di accettare.

Fine flashback
 
Stasera ci sarà una cena di gala a Villa Cullen per festeggiare il ritrovamento di Rachel.
La notizia è di pubblico dominio da quando ho fatto diffondere il comunicato stampa e il mio ufficio stampa sta avendo problemi a gestire la situazione. Decine di giornalisti hanno richiesto interviste. E come fu di me e Bella, anche in questo caso abbiamo dato l’esclusiva Jacob che ha scritto un articolo bellissimo. Mettendo in evidenza i fatti, ma soprattutto descrivendo chi è Rachel Cullen nella realtà: una ragazza che frequenta l’università con profitto, fidanzata con un medico e che passa il tempo con gli amici ed impegnata nel volontariato.
Infatti, Justin e Rachel fanno volontariato. A Los Angeles andavano spesso nella casa famiglia in cui sono cresciuti per giocare con i bambini oppure per aiutare concretamente. Qui a New York, hanno subito conosciuto, tramite la clinica Mayo, il direttore di una casa famiglia e si sono subito fatti avanti.
Li ammiro entrambi perché, malgrado le avversità, non si sono mai fermati a piangersi addosso ma hanno guardato al futuro con il sorriso sulle labbra.
Grazie alla famiglia Cullen la carriera di Jacob sta decollando. Il New York Times gli ha offerto un contratto di lavoro a tempo indeterminato e lui sta valutando se accettare o meno. Adesso è nella condizione di poter trattare. Perché sta per fare un’altra intervista ad un mio cliente molto facoltoso che sta rivoluzionando il concetto di impresa verde e sicuramente anche questa avrà successo e allora ci saranno altre proposte di lavoro e vorrà scegliere la migliore.
 
Rachel e Justin sono i più emozionati per il gala di questa sera, ma anche Bella non è da meno. Ogni volta che mi deve accompagnare a qualche ricevimento è emozionata.
Il prossimo ricevimento a cui parteciperemo, probabilmente sarà il nostro fidanzamento ufficiale. A breve, infatti, le chiederò di divenire mia moglie.
Ed, infatti, la settimana scorsa sono stato da Tiffany a scegliere l’anello che simboleggerà il nostro amore.
Nessuno sa niente, a parte Charlie e Renee e pensavo ci volesse parecchio per sceglierlo. Ed, invece, al primo sguardo mi sono innamorato. Perfetto come lei. Grande, ma non eccessivo perché voglio che lo porti sempre.
- Ehi, che ci fai a casa? lo sai che Bella non è qui ma all’università? – sono venuto a casa dei miei perché voglio mostrare l’anello a mia madre. Ma Rachel, come al solito, è la pettegola della situazione. La trovo seduta in cucina che pranza con i miei genitori. e con i libri dall’altro lato del tavolo.
- Lo so! E tra un’ora la vado a prendere. E tu che fai qui senza Justin?  -
- Justin è al lavoro! Da stamane alle 6! Non è uno scansafatiche come te che si limita ad osservare gli altri lavorare – siamo tornati a prenderci in giro come quando eravamo piccoli. Forse non ricorderà il nostro passato, ma il nostro volerci bene è indelebile.
- Lavoro come un matto! Stanotte alle 2 ero in videoconferenza con il Giappone. Chiedi a Bella se non ci credi. Tanto le racconti tutto! –
- O povero piccolo. Hai lavorato fino a tardi! Comunque perché sei qui? –
- Voglia di passare qualche ora con la mia famiglia, non può essere? – mi guarda curiosa.
- Sei agitato! Che hai combinato? – i miei ci osservano scherzare e   li vedo felici.
- Nulla. Ma dimmi se ti piace – e le allungo la scatolina. La mamma si avvicina e rimangono a bocca aperta quando vedono l’anello.
- O mio Dio! Ti sposi! – Rachel mi salta in braccio e la mamma comincia a piangere.
- Mamma, basta piangere. Per favore. – la strillo ma si accorge della mia voce scherzosa.
- Mio figlio si sposa. Dovremo darci tutti da fare per sistemare la casa – la guardo e so che la sua mente si è già messa al lavoro.
- No. Bella non èdecisa su cosa orientarsi. Sullo stile. E voglio che sia esattamente come l’ha sempre sognata! Ci penseremo dopo Natale. Tanto non le farò la proposta domani! – e appena finisco di parlare mi arriva un pugno sul braccio da Rachel.
- Ahio! Che ho fatto? – la guardo torva.
- Quando hai intenzione di chiederglielo? Non ti aspetti che io regga questo segreto oltre Natale? – poi la vedo pensierosa e sbianca. Ci preoccupiamo tutti e tre.
- Che hai Rachel? – mi guarda sorridendo.
- Mi sono ricordata che una volta con Bella abbiamo scritto una storiella sul principe azzurro. Lo avevamo chiamato Edward e siccome mi faceva schifo baciare mio fratello, avevamo stabilito che la principessa si sarebbe chiamato Bella! Wow. Mio fratello sposa la mia migliore amica – e sorride felice.
- Glielo chiederò a Natale. Ma acqua in bocca a tutti. – poi fisso mio padre – papà senza che corri a dirlo a Charlie. Gliel’ho detto ieri sera prima che voi arrivaste e mi sono sembrati felici. E gli ho anche chiesto di poter rilevare l’hotel  – adesso mi guarda senza capire. Anche lui mi ricorda che non è un affare.
- Lo so, papà. Ma sarebbe il mio regalo di fidanzamento per Bella. Lo faccio per lei. Potrebbe tornarci ogni volta che vorrebbe e i suoi potrebbero trasferirsi a New York – e vedo mamma sorridere contenta.
Poco dopo vado via.
- Rachel vuoi un passaggio? –
- No, tra un paio d’ore rientrerà anche Justin. E tra un po’ arriveranno parrucchiere ed estetiste per rendermi presentabile per stasera. Ce ne vorrà di lavoro – la guardo ridendo
- Scema. Sei mia sorella! E sei bellissima –
- Edward di a Bella di venire un paio d’ore prima. Le ho fissato anche per lei appuntamenti con una make up stilyst molto famosa.- 
- Mamma oggi Bella ha riunioni fino alle 6.00 – e mi guardano tutti storto.
- Sei uno schiavista! Neanche la paghi quella poveretta e la fai sgobbare dal momento in cui mette piede in ufficio –
- Papà! Ti ricordo che mi facevi lavorare anche di notte –
- Wow! E poi dicono che sono i medici quelli che hanno la reperibilità.  D'altronde se un mercato in Asia crolla di notte, Edward Cullen deve mettersi subito al lavoro! –
- Rachel mi hai rotto il c …-
- Non provare a finire quella parola o ce le prendi come quando eri piccolo – la mamma mi guarda in cagnesco e capisco che è ora di andare via.
- E adesso chiamo Bella. Vi voglio qui alle 4 in punto. Senza discussioni. Mi sono spiegata, Edward? – e quando la mamma ordina non posso che obbedire.
- Si mamma –
Chiedo a Nick di portarmi all’università e, nel frattempo, avviso Venice che non saremo presenti nel pomeriggio e di annullare tutti gli incontri previsti. Arriviamo che Bella ha appena finito la lezione della professoressa Green. Si sta intrattenendo con lei e mi sorride affrettandosi a raggiungermi appena mi vede.
- Ciao. Come mai sei venuto a prendermi? – la bacio dolcemente. Mentre la trascino via.
- Oggi niente ufficio. Tra un paio d’ore dobbiamo essere a Villa Cullen. Ci cambieremo direttamente li. –
- Wow! Non mi hai concesso una pausa neanche ieri sera che avevamo gente in casa. Perché oggi si? – si ferma e mi guarda curiosa.
- Perché mi hanno fatto notare che sembro uno schiavista con te – sorrido imbarazzato. E mi passo le mani tra i capelli. La vedo sorridere e si avvicina.
- Forse, a volte, è vero. Ma mi stai insegnando tanto e non potrò mai ringraziarti abbastanza per quello che stai facendo. Poco fa la prof. Green mi stava dicendo che, se possibile, le mie relazioni sono migliorate. E tieni presente che prima le riteneva eccellenti. E mi ha chiesto di farle da assistente per gli studenti del primo anno. Il merito è tuo che mi stai dando la possibilità di imparare. – la guardo e la bacio.
- Grazie di quello che hai detto, Amore. – e ridendo ci avviamo verso casa dei miei. In macchina riprendo il discorso di poco prima.
- Allora sarai un’assistente universitaria. Interrogherai anche agli esami? – mi sorride imbarazzata.
- Non le ho dato una risposta. Le ho chiesto almeno un giorno per riflettere. Tu che ne pensi? – mi piace che voglia il mio parere. È giusto così. Come mi piace avere la sua opinione quando mi trovo davanti ad un bivio.
- Penso che sia un’ottima opportunità. E ti potrà dare una visuale dell’ambiente universitario nel caso in cui tu decida di non voler rimanere alla T&E Cullen una volta laureata –
- Dai per scontato che lavori nella tua società? – mi guarda perplessa. Effettivamente l’ho sempre dato per scontato e non perché è la mia fidanzata.
- Veramente si. Ma non c’entra niente il nostro rapporto. Sei straordinaria. Anche se non stessimo insieme, appena laureata ti sottoporrei uno di quei contratti a cui è difficile dire di no. – mi guarda meravigliata. Quasi non ci crede.
- Bella hai una borsa di studio. Il massimo dei voti. La tua prof ti vuole come assistente. In ufficio lavori sui progetti migliori. E l’acquisizione Cullen l’hai portata avanti praticamente da sola. Cosa ti serve per capire il tuo valore? – sorride.
- Sei stato tu l’artefice dell’acquisizione … - sorrido e glielo lascio credere.
Nel frattempo siamo arrivati a casa dei miei e appena entriamo troviamo Justin buttato sul divano terrorizzato.
- Vai a tranquillizzarlo. Intanto cerco Rachel – è Bella a suggerirlo ed effettivamente ha ragione.
- Ciao Justin. Tutto a posto? – mi guarda.
- No. Quanta gente ci sarà stasera? Tutti pezzi da novanta, immagino!- sorrido.
- Se ci pensi esci pazzo. Devi considerarli per quelli che sono: persone normali che mangiano, bevono e vanno in bagno come tutti – lo vedo sorridere.
- Cos’è una tua personale rivisitazione del detto immaginali nudi? – sorrido e nel frattempo accendo la xbox.
- Può essere. Ma intanto che le ragazze si preparano ti va di giocare? – e si rilassa.
- Il lavoro come va? – ogni tanto glielo chiedo perché ci tengo a che si trovi bene.
- Tutto a posto. E il fine settimana prossimo che sono libero torno a Los Angeles con Rachel per svuotare casa. Volete venire tu e Bella? potremmo partire il venerdì pomeriggio e rientrare per lunedì mattina. – ci penso e potrebbe essere un’idea.
- Se Bella non ha impegni con l’università mi piacerebbe – potrei vedere  i luoghi in cui sono cresciuti.
- Mi è giusta voce di un certo anello … - lo guardo e capisco che Rachel sta spargendo la notizia.
- Spero che si sia fermata a te. Oppure Bella lo saprà dai pettegoli! – e ridiamo.
Il gala va avanti fino a notte inoltrata. Justin si rilassa praticamente subito. O riesce a mascherare bene le sue emozioni. Sorride ed è cordiale con tutti. È subito entrato nelle grazie dell’intera famiglia Cullen e ne abbiamo riso parecchio.
Rachel è nervosa. Sono in diversi che cercano di farle domande imbarazzanti. Ma Justin è sempre pronto ad intervenire al suo posto. Sono presenti diverse ragazze che conosceva quando erano bambine e sorprendentemente le riconosce.
I miei genitori sono emozionati. Sono anni che a Villa Cullen non ci sono così tante personalità. Eppure sembra che sia passata solo una settimana dall’ultimo ricevimento. Si muovono sicuri tra gli invitati. La mamma da le direttive ai camerieri e non perde di vista nessun invitato.
E papà si vanta dei suoi figli: di me e la cosa mi rende orgoglioso. Ma anche del figlio acquisito che è un dottore e fa del bene alla comunità! E delle figlie. Ottime studentesse universitarie.
La  vita è tornata a Villa Cullen! 
Pov Edward
Sono passate due  settimane da quando mia sorella è tornata nelle nostre vite. E la nostra gioia è immensa. Mi sembra di vivere nel mondo della famiglia perfetta delle pubblicità. Quella dove la famiglia è sempre unita e sorride dalla mattina appena si svegliano fino al momento di andare a dormire.
Come era prevedibile, quasi scontato, Justin lavora alla clinica Mayo. Ha fatto il colloquio e il giorno dopo era già di turno e sembra contento sia del lavoro che dell’ambiente. Ed insieme a Rachel hanno scelto di rimanere a vivere con i nostri genitori. Rachel, infatti, ha sentito da subito la necessità di ricostruire il rapporto che aveva con loro, anche se non ne ha memoria.
Ma abbiamo notato tutti che anche Justin si trova bene in casa dei miei e passa molto tempo con loro.
Rachel si è iscritta alla facoltà di medicina della NYU. È un’ottima studentessa e siamo tutti orgogliosi di lei. Studia molto e, soprattutto nelle sere in cui Justin è stato al lavoro, ha fatto nottate sui libri.
Dal punto di vista della memoria, ogni tanto spunta qualche piccolo ricordo. Momenti di vita vissuta. Ma nulla di che. Pierre è ottimista e dice che Rachel ha affrontato più che bene lo choc iniziale. Anzi, sostiene che tutti noi abbiamo reagito meglio delle aspettative. Si incontrano spesso per parlare, quasi tutti i giorni. Pierre è un grande psicologo e, da subito, ha riscosso molto successo al lavoro. Peccato che sia depresso per la mancanza di Matteo!
Tutti noi abbiamo accolto Justin  come un membro di famiglia e, se devo essere sincero, mi piace parecchio. È la persona giusta per lei che è sempre così allegra. Riesce a tenere il passo con lei. Non la ostacola nelle sue scelte e si appoggiano a vicenda.
Insomma, sono una bella coppia a cui la mamma sta sistemando la dependance.
Thomas ed Elisabeth sembrano ringiovaniti di dieci anni. Elisabeth da un paio di giorni è alle prese con la sistemazione della dependance e segue personalmente gli operai, sputando ordini a destra e manca.
Mentre papà si sta godendo la presenza di Charlie e, approfittando del tempo freddo ma non piovoso, sono stati spesso a pesca. Rimarranno ancora pochi giorni qui a New York e si stanno divertendo insieme ai miei. Proprio ieri sera ho fatto un’offerta a Charlie e Renee, quando sono venuti a cena a casa nostra.
Flashback
  • Ben arrivati, Bella è in cucina e sta finendo di controllare la cena con Maria – da perfetto padrone di casa accolgo Charlie e Renee. Sono i primi ad arrivare, ma ho chiesto io di venire con qualche minuto d’anticipo.
  • Cavoli, si sente un odorino. Che ha preparato di buono Bella? –
  • Non molto. Siamo rientrati da poco dall’ufficio. Ha preparato tutto Maria –
  • Ti spiace se vado a controllare in cucina? – Renee se la sta svignando quando la blocco.
  • Ti posso rubare prima qualche minuto? Volevo parlare con te e Charlie in privato – si guardano in faccia. Non si aspettavano che volessi parlare con loro e li vedo curiosi. Ma anche preoccupati.
  • È successo qualcosa con Dimitri? – sorrido loro mentre li precedo nel mio studio.
  • No, prego accomodatevi. – mi siedo alla mia scrivania e parlo molto apertamente con loro. D'altronde Charlie è stato un mio mentore e mi capirebbe al volo se prendessi il discorso alla lontana.
  • Vi ho fatto venire prima perché vorrei proporvi un affare, diciamo … - mi guardano e sono perplessi. E comincio a parlare.
  • Bella e Pierre, oramai, vivono qui. Matteo si trasferirà definitivamente nel periodo natalizio. A Rimini rimarrete da soli .. – Renee mi guarda ancora senza capire. Invece, ll
  • Perché non vi trasferite anche voi a New York? Avreste amici e parenti vicini. – vedo un lampo di eccitazione passare negli occhi di Charlie. Lui lo posso convincere. L’ostacolo sarà Renee.
  • Edward, l’albergo non si sposta mettendogli delle ruote. E non vorrei venderlo. Fa parte della mia famiglia da tre generazioni – ed, infatti, è lei a rispondermi.
  • Renee ho pensato a questo. E vorrei proporti un affare. L’intera struttura è di tua proprietà e la potrei rilevare io. E con il ricavato vi garantireste una rendita per i giorni a venire. Pensaci Renee. Un giorno lo dovrai vendere perché né Bella né Matteo lo dirigeranno mai. – mi guarda confusa.
  • Edward perché fai questo? – è Charlie a chiederlo. Mi piego verso un cassetto chiuso e prendo una scatolina. Gliela mostro. È un anello di fidanzamento.
  • Presto, molto presto, ho intenzione di chiedere a Bella di sposarmi. L’hotel lo rileverei per Bella. Sarà il mio regalo di fidanzamento. Sarà per sempre suo pur vivendo in America e potrebbe tornarci ogni volta che vuole. Come potreste fare voi o Matteo. –
  • E come faresti a gestirlo? – mi viene da ridere. Pensa che gestisca personalmente ogni società che posseggo? So che Charlie ha capito la mia intenzione.
  • Farebbe parte del mio gruppo e verrebbe gestito nella stessa maniera della clinica Mayo o altre società che posseggo. Renee non voglio una risposta oggi. Ti chiedo solo di pensarci. A Matteo e Bella so che farebbe piacere averti vicina – proprio in quel momento entra Bella e mi affretto a togliere di mezzo l’anello di fidanzamento.
  • Ehi, siete arrivati! – e si avvicina per salutarli. Poi, ci guarda curiosa.
  • Che fate qui? – è Charlie ad anticipare la risposta.
  • Chiedevo ad Edward come procedere il lavoro e come procede il tuo stage… -
  • Ma ora, mentre voi continuate a parlare di queste cose, vado a controllare il cucina cosa mangeremo stasera perché ho proprio fame – e Renee sorridendomi e lasciandomi un bacio sulla guancia, porta via Bella. So che il suo gesto è la sua concessione alla richiesta di matrimonio. Rimango con Charlie.
  • E così vuoi rilevare l’hotel. Sai che non è un affare, Edward? – ha ragione. L’ho fatto stimare ed è di poco al di sopra
  • Lo so, Charlie. Ma non lo faccio per guadagnarci, lo faccio per Bella -  
  • Dovrà decidere Renee. Non la influirò per niente. – so che terrà fede alla sua parola. Malgrado la voglia di accettare.
Fine flashback
 
Stasera ci sarà una cena di gala a Villa Cullen per festeggiare il ritrovamento di Rachel.
La notizia è di pubblico dominio da quando ho fatto diffondere il comunicato stampa e il mio ufficio stampa sta avendo problemi a gestire la situazione. Decide di giornalisti hanno richiesto interviste. E come fu di me e Bella, anche in questo caso abbiamo dato l’esclusiva Jacob che ha scritto un articolo bellissimo. Mettendo in evidenza i fatti, ma soprattutto descrivendo chi è Rachel Cullen nella realtà: una ragazza che frequenta l’università con profitto, fidanzata e che passa il tempo con gli amici ed impegnata nel volontariato.
Infatti, Justin e Rachel fanno volontariato. A Los Angeles andavano spesso nella casa famiglia in cui sono cresciuti per giocare con i bambini oppure per aiutare concretamente. Qui a New York, hanno subito conosciuto, tramite la clinica Mayo, il direttore di una casa famiglia e si sono subito fatti avanti.
Li ammiro entrambi perché, malgrado le avversità, non si sono mai fermati a piangersi addosso ma hanno guardato al futuro con il sorriso sulle labbra.
Grazie alla famiglia Cullen la carriera di Jacob sta decollando. Il New York Times gli ha offerto un contratto di lavoro a tempo indeterminato e lui sta valutando se accettare o meno. Adesso è nella condizione di poter trattare. Perché sta per fare un’altra intervista ad un mio cliente molto facoltoso e che sta rivoluzionando il concetto di impresa verde e sicuramente anche questa avrà successo e allora ci saranno altre proposte di lavoro e vorrà scegliere la migliore.
 
Rachel e Justin sono i più emozionati per il gala di questa sera, ma anche Bella non è da meno. Ogni volta che mi deve accompagnare a qualche ricevimento è emozionata.
Il prossimo ricevimento a cui parteciperemo, probabilmente sarà il nostro fidanzamento ufficiale. A breve, infatti, le chiederò di divenire mia moglie.
Ed, infatti, la settimana scorsa sono stato da Tiffany a scegliere l’anello che simboleggerà il nostro amore.
Nessuno sa niente, a parte Charlie e Renee e pensavo ci volesse parecchio per sceglierlo. Ed, invece, al primo sguardo mi sono innamorato. Perfetto come lei. Grande, ma non eccessivo perché voglio che lo porti sempre.
  • Ehi, che ci fai a casa? lo sai che Bella non è qui ma all’università? – sono venuto a casa dei miei perché voglio mostrare l’anello a mia madre. Ma Rachel, come al solito, è la pettegola della situazione. La trovo seduta in cucina che pranza con i miei genitori. e con i libri dall’altro lato del tavolo.
  • Lo so! E tra un’ora la vado a prendere. E tu che fai qui senza Justin?  -
  • Justin è al lavoro! Da stamane alle 6! Non è uno scansafatiche come te che si limita ad osservare gli altri lavorare – siamo tornati a prenderci in giro come quando eravamo piccoli. Forse non ricorderà il nostro passato, ma il nostro volerci bene è indelebile.
  • Lavoro come un matto! Stanotte alle 2 ero in videoconferenza con il Giappone. Chiedi a Bella se non ci credi. Tanto le racconti tutto! –
  • O povero piccolo. Hai lavorato fino a tardi! Comunque perché sei qui? –
  • Voglia di passare qualche ora con la mia famiglia, non può essere? – mi guarda curiosa.
  • Sei agitato! Che hai combinato? – i miei ci osservano scherzare e   li vedo felici.
  • Nulla. Ma dimmi se ti piace – e le allungo la scatolina. La mamma si avvicina e rimangono a bocca aperta quando vedono l’anello.
  • O mio Dio! Ti sposi! – Rachel mi salta in braccio e la mamma comincia a piangere.
  • Mamma, basta piangere. Per favore. – la strillo ma si accorge della mia voce scherzosa.
  • Mio figlio si sposa. Dovremo darci tutti da fare per sistemare la casa – la guardo e so che la sua mente si è già messa al lavoro.
  • No. Bella non sa decidersi su cosa orientarsi. Sullo stile. E voglio che sia esattamente come l’ha sempre sognata! Ci penseremo dopo Natale. Tanto non le farò la proposta domani! – e appena finisco di parlare mi arriva un pugno sul braccio da Rachel.
  • Ahio! Che ho fatto? – la guardo torva.
  • Quando hai intenzione di chiederglielo? Non ti aspetti che io regga questo segreto oltre Natale? – poi la vedo pensierosa e sbianca. Ci preoccupiamo tutti e tre.
  • Che hai Rachel? – mi guarda sorridendo.
  • Mi sono ricordata che una volta con Bella abbiamo scritto una storiella sul principe azzurro. Lo avevamo chiamato Edward e siccome mi faceva schifo baciare mio fratello, avevamo stabilito che la principessa si sarebbe chiamato Bella! Wow. Mio fratello sposa la mia migliore amica – e sorride felice.
  • Glielo chiederò a Natale. Ma acqua in bocca a tutti. – poi fisso mio padre – papà senza che corri a dirlo a Charlie. Gliel’ho detto ieri sera prima che voi arrivaste e mi sono sembrati felici. E gli ho anche chiesto di poter rilevare l’hotel  – adesso mi guarda senza capire. Anche lui mi ricorda che non è un affare.
  • Lo so, papà. Ma sarebbe il mio regalo di fidanzamento per Bella. Lo faccio per lei. Potrebbe tornarci ogni volta che vorrebbe e i suoi potrebbero trasferirsi a New York – e vedo mamma sorridere contenta.
Poco dopo vado via.
  • Rachel vuoi un passaggio? –
  • No, tra un paio d’ore rientrerà anche Justin. E tra un po’ arriveranno parrucchiere ed estetiste per rendermi presentabile per stasera. Ce ne vorrà di lavoro – la guardo ridendo
  • Scema. Sei mia sorella! E sei bellissima –
  • Edward di a Bella di venire un paio d’ore prima. Le ho fissato anche per lei appuntamenti con una make up stilyst molto famosa.
  • Mamma oggi Bella ha riunioni fino alle 6.00 – e mi guardano tutti storto.
  • Sei uno schiavista! Neanche la paghi quella poveretta e la fai sgobbare dal momento in cui mette piede in ufficio –
  • Papà! Ti ricordo che mi facevi lavorare anche di notte –
  • Wow! E poi dicono che sono i medici quelli che hanno la reperibilità. Edward, fammi capire. D'altronde se un mercato in Asia crolla di notte, Edward Cullen deve mettersi subito al lavoro! –
  • Rachel mi hai rotto il c …
  • Non provare a finire quella parola o ce le prendi come quando eri piccolo – la mamma mi guarda in cagnesco e capisco che è ora di andare via.
  • E adesso chiamo Bella. Vi voglio qui alle 4 in punto. Senza discussioni. Mi sono spiegata, Edward? – e quando la mamma ordina non posso che obbedire.
  • Si mamma –
 
Chiedo a Nick di portarmi all’università e, nel frattempo, avviso Venice che non saremo presenti nel pomeriggio e di annullare tutti gli incontri previsti. Arriviamo che Bella ha appena finito la lezione della professoressa Green. Si sta intrattenendo con lei e mi sorride affrettandosi a raggiungermi appena mi vede.
  • Ciao. Come mai sei venuto a prendermi? – la bacio dolcemente. Mentre la trascino via.
  • Oggi niente ufficio. Tra un paio d’ore dobbiamo essere a Villa Cullen. Ci cambieremo direttamente li. –
  • Wow! Non mi hai concesso una pausa neanche ieri sera che avevamo gente in casa. Perché oggi si? – si ferma e mi guarda curiosa.
  • Perché mi hanno fatto notare che sembro uno schiavista con te – sorrido imbarazzato. E mi passo le mani tra i capelli. La vedo sorridere e si avvicina.
  • Forse, a volte, è vero. Ma mi stai insegnando tanto e non potrò mai ringraziarti abbastanza per quello che stai facendo. Poco fa la prof. Green mi stava dicendo che, se possibile, le mie relazioni sono migliorate. E tieni presente che prima le riteneva eccellenti. E mi ha chiesto di farle da assistente per gli studenti del primo anno. Il merito è tuo che mi stai dando la possibilità di imparare. – la guardo e la bacio.
  • Grazie di quello che hai detto, Amore. – e ridendo ci avviamo verso casa dei miei. In macchina riprendo il discorso di poco prima.
  • Allora sarai un’assistente universitaria. Interrogherai anche agli esami? – mi sorride imbarazzata.
  • Non le ho dato una risposta. Le ho chiesto almeno un giorno per riflettere. Tu che ne pensi? – mi piace che voglia il mio parere. È giusto così. Come mi piace avere la sua opinione quando mi trovo davanti ad un bivio.
  • Penso che sia un’ottima opportunità. E ti potrà dare una visuale dell’ambiente universitario nel caso in cui tu decida di non voler rimanere alla T&E Cullen una volta laureata –
  • Dai per scontato che lavori nella tua società? – mi guarda perplessa. Effettivamente l’ho sempre dato per scontato e non perché è la mia fidanzata.
  • Veramente si. Ma non c’entra niente il nostro rapporto. Sei straordinaria. Anche se non stessimo insieme, appena laureata ti sottoporrei uno di quei contratti a cui è difficile dire di no. – mi guarda meravigliata. Quasi non ci crede.
  • Bella hai una borsa di studio. Il massimo dei voti. La tua prof ti vuole come assistente. In ufficio lavori sui progetti migliori. E l’acquisizione Cullen l’hai portata avanti praticamente da sola. Cosa ti serve per capire il tuo valore? – sorride.
  • Sei stato tu l’artefice dell’acquisizione … - sorrido e glielo lascio credere.
Nel frattempo siamo arrivati a casa dei miei e appena entriamo troviamo Justin buttato sul divano terrorizzato.
  • Vai a tranquillizzarlo. Intanto cerco Rachel – è Bella a suggerirlo ed effettivamente ha ragione.
  • Ciao Justin. Tutto a posto? – mi guarda.
  • No. Quanta gente ci sarà stasera? Tutti pezzi da novanta, immagino!- sorrido.
  • Se ci pensi esci pazzo. Devi considerarli per quelli che sono: persone normali che mangiano, bevono e vanno in bagno come tutti – lo vedo sorridere.
  • Cos’è una tua personale rivisitazione del detto immaginali nudi? – sorrido e nel frattempo accendo la xbox.
  • Può essere. Ma intanto che le ragazze si preparano ti va di giocare? – e si rilassa.
  • Il lavoro come va? – ogni tanto glielo chiedo perché ci tengo a che si trovi bene.
  • Tutto a posto. E il fine settimana prossimo che sono libero torno a Los Angeles con Rachel per svuotare casa. Volete venire tu e Bella ? – ci penso e potrebbe essere un’idea.
  • Se Bella non ha impegni con l’università mi piacerebbe – potrei vedere  i luoghi in cui sono cresciuti.
  • Mi è giusta voce di un certo anello … - lo guardo e capisco che Rachel sta spargendo la notizia.
  • Spero che si sia fermata a te. Oppure Bella lo saprà dai pettegoli! – e ridiamo.
Il gala va avanti fino a notte inoltrata. Justin si rilassa praticamente subito. O riesce a mascherare bene le sue emozioni. Sorride ed è cordiale con tutti. È subito entrato nelle grazie dell’intera famiglia Cullen e ne abbiamo riso parecchio.
Rachel è nervosa. Sono in diversi che cercano di farle domande imbarazzanti. Ma Justin è sempre pronto ad intervenire al suo posto. Sono presenti diverse ragazze che conosceva quando erano bambine e sorprendentemente le riconosce.
I miei genitori sono emozionati. Sono anni che a Villa Cullen non ci sono così tante personalità. Eppure sembra che sia passata solo una settimana dall’ultimo ricevimento. Si muovono sicuri tra gli invitati. La mamma da le direttive ai camerieri e non perde di vista nessun invitato.
E papà si vanta dei suoi figli: di me e la cosa mi rende orgoglioso. Ma anche del figlio acquisito che è un dottore e fa del bene alla comunità! E delle figlie. Ottime studentesse universitarie. Insomma, a Villa Cullen è tornata la vita.
 
 

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Capitolo 48
*** Novità ***



Pov Bella

Siamo al 23 dicembre. Tra due giorni sarà il primo Natale che passo lontana dalla mia famiglia. Anche Pierre è tornato in Italia. È partito ieri. Matteo oggi ha tenuto la sua ultima lezione all’università e si è congedato dai suoi studenti. Pierre lo ha raggiunto per aiutarlo nel trasferimento e per finire di prendere i suoi oggetti personali.
Si trova bene a New York e il lavoro è oltre le sue aspettative. Matteo, a gennaio, insegnerà al Conservatorio e ha ottenuto un contratto con la NYU per tenere un corso di un trimestre. Un piccolo inizio che gli servirà per farsi conoscere.
Edward sta rilevando l’hotel dei miei e a gennaio anche loro si trasferiranno qui a New York. Hanno già trovato un villino carino nei pressi di Villa Cullen. Niente di megagalattico ma confortevole per loro e adatto alle loro esigenze.
Sono rimasta meravigliata quando ho saputo le intenzioni di Edward.                                 

Flashback
- Bella, mister Cullen ti attende in sala riunioni – rimango meravigliata dalla notizia che mi ha dato il dipendente di Edward.
- Va bene. Finisco la relazione e vado – mi osserva perplesso.
- Penso che intendesse subito. Ha indetto una riunione – mi sembra strano. Conosco l’agenda di Edward e so che nel pomeriggio non erano previsti incontri.
Quando lo raggiungo in sala riunioni lo trovo solo. Intento a leggere qualcosa al pc. È così assorto che non si accorge della mia presenza. Busso leggermente alla porta.
- Mi ha fatto chiamare mister Cullen ?– alza la testa e mi fa uno dei suoi sorrisi, di quelli che mi fanno sempre capitolare ai suoi voleri.
- Miss Swan, prego entri. Pensavo di doverla attendere di più. Lei ha l’abitudine di farmi sempre aspettare –
- Chiedo venia mister Cullen. Prometto fin d’ora che scatterò ad ogni suo ordine – scoppia a ridere.
- Entra e chiudi la porta – si sposta per farmi accomodare sulle sue gambe. E mi abbraccia e mi bacia.
- Sono contenta mi hai fatto chiamare. Mi mancavi anche tu  - e comincio ad allentare la sua cravatta. Ma mi blocca la mano.
- Non ti ho fatto chiamare per questo. Voglio farti vedere un progetto – rimango quasi delusa e se ne accorge.
- Prometto che a casa mi farò perdonare.- mi guarda con un sorriso divertito e lo bacio dolcemente; poi cerco di scostarmi.
- Se vuoi parlarmi di lavoro voglio stare a distanza. O non capirò niente – sorride ma mi fa scendere.
- Ho intenzione di rilevare l’hotel dei tuoi – lo guardo senza capire. Conosco i bilanci dell’hotel e non sono nulla di interessante. Sicuramente non interessante per Edward Cullen che tratta con le potenze mondiali.
- Ho convinto i tuoi a vendere. Si trasferiranno qui – adesso spalanco proprio gli occhi. So che per mio padre era un desiderio tornare nel suo paese natale. E anche a mia madre piacerebbe, ma è troppo legata all’hotel che è della sua famiglia da decenni.
- Edward perché lo fai? – adesso mi riprende in braccio e mi parla non da uomo di affari ma da fidanzato innamorato.
- Se vuoi dirmi che non è un affare o vantaggioso, ne sono già a conoscenza. Non voglio nasconderti nulla. Il motivo sei tu. I tuoi non hanno più motivo di vivere a Rimini visto che voi figli siete dall’altra parte del mondo. E tuo padre desidera tornare a New York. Tra un paio di settimane anche Matteo verrà qui. E quando i tuoi saranno anziani dovranno, comunque, vendere. E l’hotel finirà in mani estranee. Voglio che sia tuo. Che tu possa tornarci ogni volta che ne avrai desiderio – lo abbraccio. Lo amo immensamente.
- Ma i miei che hanno detto? –
- Ho detto loro la verità. Che lo acquisto per la mia splendida fidanzata. Inizialmente erano scettici. Tua madre lo era, mentre tuo padre ha subito chiarito che la decisione spettava a lei. Ne abbiamo parlato a lungo. E sono convinti di trasferirsi a New York. – sono felice. E cominciamo a baciarci.
- Ne sei sicuro? Non sarà mai una fonte di reddito come per tutte le altre attività che hai –
- Sarà molto di più, affettivamente parlando. Potremmo andarci in vacanza d’estate quando avremo dei bambini.  Verrà amministrato dalla T&E Cullen, ma avrai potere decisionale per ogni cosa. – riprendiamo a baciarci e questa volta non mi ferma quando cerco di allentare il nodo della cravatta. Anzi, le sue mani scendono la zip del mio vestito ed in pochi attimi sono in intimo sulle sue gambe.
- Sei bellissima – sorrido. La cravatta è andata. La camicia quasi. Si alza per chiudere a chiave la porta e torna da me.
Mi fa sedere sul tavolo delle riunioni e si accomoda alla sua poltrona. Mi fissa mentre scosta le mutandine e mi penetra con un dito. Rimango immobile a godermi le sue dita che molto velocemente mi stanno portando all’orgasmo.
- Vedere la propria donna godere è una delle cose più erotiche che ci sia. – lo dice piano e queste poche parole, unite alle sue dita che si muovono sempre più ritmicamente, bastano per farmi esplodere. Ci rimetto un po’ per riprendermi e quando lo faccio mi rendo conto che la testa di Edward è persa tra le mie gambe e la sua lingua sta gustando i miei umore. E mi fa eccitare nuovamente. Gli accarezzo i capelli e lentamente riprendo possesso del mio corpo finché, di scatto, non scendo e mi posiziono in ginocchio fra le sue gambe. Abbasso la zip mentre lo fisso negli occhi. È così bello, così perfetto. Immobile, lascia fare tutto a me e si gode il momento. Lo inghiotto in un solo boccone.  Sento le sue emozioni cambiare sotto la mia guida. Si irrigidisce quando velocemente lo succhio e lo lecco. Si rilassa quando lascio scie di baci lungo la sua lunghezza ed in cima. E quando ritorno ad inghiottirlo ci mette poco ad esplodere in me. Attendo che si rilassi e continuo a coccolarlo e quando è tornato anche lui in se, ci sistemiamo e mi accomodo alla poltrona di fronte alla sua. Ha riaperto la porta e sembra che pochi istanti prima non sia successo niente. Ci fissiamo. Non siamo soliti fare sesso al lavoro. Edward sta bene attento a non farmi passare per quella che non sono.  Ci viene ad entrambi da ridere e fortunatamente in quel momento arriva il resto del team convocato per una riunione.
Edward illustra il piano operativo dell’acquisizione del mio hotel. Non specifica che è di proprietà della mia famiglia. E, pur essendo una operazione semplice, comunque ha convocato i suoi migliori impiegati. E quando rimaniamo soli gli chiedo spiegazioni.
- Come mai per una acquisizione così semplice hai costituito un team di lavoro? Bastavano un paio di persone ed un avvocato – mi spiega mentre finisce di chiudere il pc.
- Adesso mi deludi miss perfettina! – sorride beffardo – è una acquisizione internazionale. Sto investendo in Italia. Ci vorranno diversi atti anche legalizzati. E il tutto finirà nel bilancio della T&E Cullen. Non acquisto con i miei fondi privati. Ma con quelli della società. – e mi guarda. Effettivamente non ho pensato che per una semplice operazione come questa bisognerà conoscere la legislazione di due stati!
- Sono solo una stagista, signor Cullen e chiedevo spiegazioni al mio tutor! – ride mentre si alza e ci avviamo verso l’ingresso.
- Ti va di andare a cena al club? -  e passiamo una splendida serata.
Fine flashback

E da oggi sono libera dall’ufficio per volere di mister Cullen che mi ha vista un pochino affaticata! D'altronde sto portando avanti università e lavoro. La sera studio e spesso è lui che mi aiuta, se non ha da lavorare. E all’università sono divenuta anche assistente della prof. Green e, quindi,  mi occupo anche di seguire le lezioni del primo anno.
Sono a zonzo per New York con Rachel. Ha quasi recuperato del tutto la memoria. Sono pochi i momenti oscuri che non ricorda e forse è meglio così.
E ci piace, quando siamo entrambe libere, andarcene in giro per i negozi. Nessuna delle due è una patita dello shopping. Ci piace fare spese, comprare lingerie nuova per far impazzire  i nostri fidanzati, ma non così patite da prosciugare le carte di credito.
Edward e Justin, invece, sono a Villa Cullen a fare un po’ di allenamento. Almeno una volta a settimana, infatti, si trovano insieme ad un allenatore che sta insegnando loro le regole della boxe. Sono diventati molto amici e so che Rachel ne è particolarmente felice. D'altronde è bello vedere il proprio compagno andare d’accordo con la propria famiglia. E Justin si è perfettamente integrato con loro.
Questa sera a casa sua e di Justin ci sarà una cena con tutti i nostri amici. Ci scambieremo i regali di Natale perché domani tutti loro partiranno per raggiungere i loro cari e festeggiare in famiglia le festività. Abbiamo messo un limite di spesa ai regali che ci scambieremo che dovranno essere per la coppia e non singolo. È stata una maniera intelligente per non mettere in difficoltà i nostri amici che non hanno le nostre stesse possibilità.
E alla cena ci saranno anche Alice e Emmet accompagnati dai loro compagni.
- Ai tuoi cugini cosa compro?  Edward dice di far finta che ce ne siamo dimenticati! – scoppia a ridere mentre io sono sempre più depressa perché so che qualsiasi cosa la criticheranno.
- Siete matti! Te la prendi troppo, Bella. Fregatene del loro parere e vivrai meglio. Comunque anche a me mancano solo i loro regali. Che ne dici se gli prendiamo un buono per un massaggio di coppia? Sono tipi così complicati! – continuiamo a girare fra i negozi. E continuiamo a parlare. Finchè non decidiamo di prenderci una tazza di te.
- Comunque, al lavoro, com’è Emmet? Sentivo parlare Edward con papà che lo zio e il nonno si fanno vedere spesso. Si lamentava parecchio  – sorrido perché per Edward non è facile gestire la situazione.
- Emmet si sta ambientando e  si sta adeguando alle regole di Edward. Ma si vede che gli pesa dover prendere ordini da tuo fratello. Anche perché non gli ha fatto sconti. Lo tratta come qualsiasi altro dipendente. Però, mi piace quando sono in team con lui. Lavora veramente tanto per dimostrare il suo valore. Invece tuo nonno e tuo zio vengono spesso a chiedere chiarimenti ad Edward sulla validità delle sue procedure. Gli contestano tutto. Proprio ieri lo hanno fatto uscire dai gangheri. Alla fine gli ha detto che il capo è lui e decide lui! – ridiamo delle disavventure del mio fidanzato.
- E Justin come si trova in ospedale? – lei si apre in un sorriso bellissimo.
- Benissimo. Malgrado i turni massacranti è uno dei pediatri più richiesti.  Per essere libero nei prossimi due giorni ha fatto due turni consecutivi per oltre 36 ore. –
- Non ho mai capito come voi medici riusciate a fare turni così massacranti. Ad un certo punto, io vado in corto circuito se non dormo! –
- Justin dice che diventa una questione di abitudine. Inoltre gli anni universitari sono pure abbastanza duri e ti preparano anche ai lunghi turni in ospedale –
- Pensate di rimanere ancora a lungo a vivere con i tuoi? – mi guarda sorridendo.
- Sinceramente ci stiamo bene. Loro sono persone molto discrete. Non vengono mai quando sanno che siamo insieme a casa. Siamo più noi che li chiamiamo, magari per cenare insieme. Inoltre, la casa è grande e la mamma, ad inizio anno, farà aggiungere un'altra ala. E possiamo usufruire della spa e del giardino della villa. Insomma ci stiamo bene –
- Sono veramente felice per voi. Dopo Natale noi, invece, abbiamo appuntamento con l’architetto di Edward per cominciare la ristrutturazione della nostra villa – la vedo sorridere beffarda.
- Veramente in giro si dice anche che l’architetto sta ristrutturando l’ufficio di Edward per creare il tuo! – la guardo meravigliata perché non ne sapevo niente.
- Chi te lo ha detto? – ride di cuore.
- Il primo pettegolo è stato James. Ma anche Emmet lo ha detto a Rosalie. E lei ci ha malignato su. –
- Non ne so nulla e ti assicuro che nessuno sta ristrutturando niente in ufficio – ma mi appunto mentalmente di chiedere ad Edward.
Guardiamo contemporaneamente l’ora e ci avviamo verso la macchina.
Arriviamo a Villa Cullen proprio mentre i ragazzi stanno finendo l’allenamento. E mentre Justin e Rachel vanno nella loro casa per sistemarsi per la serata, noi entriamo a Villa Cullen. Staremo qui per un paio di giorni. Per stare in famiglia nei giorni del Natale.
In casa c’è solo Aroon che si prende le sue meritate coccole per essere stato buono per tutto il giorno.
Entriamo in camera di Edward e lo vedo perdere tempo vicino al suo comodino. È qualche giorno che è strano. Mi parla dei piani per il futuro. Come l’avere dei figli. Poi mi dice che, comunque, dovrà ancora passare molto tempo prima di pensare ad un erede. E non lo capisco.
- Edward tutto a posto? – lo chiedo timida. Sa che se ha problemi con me può parlare. Mi guarda ma non mi risponde. Poi sospira e si avvicina.
- Si, ma sono diversi giorni che penso ad una cosa. E, forse, è meglio che te ne metta al corrente o così non posso andare avanti – lo guardo preoccupato.
- È così brutta la cosa che mi devi dire? – ci riflette mentre mi stringe il viso fra le sue mani.
- Veramente dovrebbe essere bella … - e lascia la frase in sospeso. Poi comincia a parlare.
- È quasi un anno che ci conosciamo e le cose fra noi non sono cominciate bene. Per colpa mia. È giusto che mi assumi tutta la responsabilità di quello che è successo. Poi, ci siamo ritrovati. E siamo diventati amici. Ho scoperto una persona bellissima in te. Testarda, caparbia ma anche generosa e con un cuore d’oro. Bellissima. Penso che non dimenticherò mai il giorno che ti ho ritrovato in bagno e non ti sei accorta della mia presenza. Dio quanto eri bella. A volte penso che non ti rendi conto di quello che provochi negli uomini. Sei inconsapevole della tua bellezza. Mi sono innamorato di te. Senza riserva. Ho combattuto molto contro i miei sentimenti. Non ti volevo trascinare nella mia vita incasinata. Ma non sono riuscito a starti lontano a lungo e allora ho pensato … - ascolto con attenzione le sue parole. Ma non capisco perché sia così nervoso. Anche io provo gli stessi sentimenti per lui. Poi, tutto si chiarisce nella mia mente. Perché come un uomo di altri tempi, sorridendo, Edward si inginocchia davanti a me con un anello in mano e mi pone la domanda più semplice e bella che una donna innamorata del suo uomo possa sentire dalle sue labbra:
- Non riesco a starti lontano e ti voglio nella mia vita. Per quanto questa possa essere incasinata, voglio dividerla con te. Per cui, Isabella Marie Swan vuoi sposarmi e rendermi l’uomo più felice sulla faccia della terra? – e mi guarda con i suoi bellissimi occhi verdi e con il suo sorriso che riesce a scaldare sempre il mio cuore. Quelli che vorrei che un giorno ereditino  i nostri figli. Non riesco a dire niente. Calde lacrime scendono sul mio viso … Edward si rialza e si avvicina lentamente a me.
- Bella? Devo prendere le tue lacrime per un si? – continuo a non parlare. Ma annuisco con la testa e lo sento ridere.
- Ti amo Isabella Marie Swan – e mi infila l’anello al mio dito. Lo accarezzo e finalmente riesco a mettere insieme due parole.
- Ti amo anche io e voglio assolutamente sposarti – e salto su di lui che fortunatamente è pronto nel prendermi in braccio. Mi fa volteggiare a lungo finchè non ricadiamo sul letto e ci amiamo in una maniera nuova: da fidanzati ufficiali. E dopo rimaniamo abbracciati a lungo sotto le coperte.
- Allora mi sposi – lo dice convinto.
- Avevi dubbi? Perché tutto quel nervosismo? Avevi paura che ti dicessi di no? – sorride imbarazzato.
- Bé, miss perfettina, ammetterai  che in questi mesi mi hai fatto passare qualche guaio! Non ero, poi, così sicuro che mi dicessi di si! – e mi tiene stretta mentre mi bacia.
- Ti amo Edward. E diventare tua moglie e avere una famiglia un giorno con te è una cosa che mi rende immensamente felice – poi mi anticipa che:
- quando i tuoi sono venuti a novembre ho detto loro che ti avrei chiesto di sposarmi. In pratica ho chiesto il consenso ai tuoi genitori! E ne sono stati felici. L’ho detto anche ai miei. Ed anche per loro è una gioia il nostro matrimonio – lo guardo curiosa.
- Lo sai che siamo nel ventunesimo secolo? – sorride.
- Lo so, ma ci tenevo a fare le cose per bene con te. Voglio dei figli, almeno tre. E avere la nostra famiglia d’origine vicino ogni volta che festeggeremo un avvenimento! –
Poco dopo attraversiamo il giardino, con Aroon al seguito, per andare a casa di Rachel e Justin e appena entro, approfittando di essere i primi ad arrivare, mostro la mano a Rachel. Ed insieme cominciamo a saltare dalla gioia. I nostri fidanzati ci guardano ridendo.
La serata passa in maniera bellissima. Tutti ci festeggiano e prendono in giro Edward. Dopo tutto il casino iniziale che ha fatto con me, ha deciso di sposarmi meno di un anno dopo dal nostro incontro!

Pov Edward

La vigilia di Natale e dopo anni di austerità a Villa Cullen siamo tornati ad addobbare l’abete!
Ed è una vigilia all’insegna della famiglia. Pensavo che Bella fosse stata depressa oggi. Ed, invece, è tranquilla e felice. Sente la lontananza della sua famiglia ma non la sta vivendo in maniera negativa.
Fuori Nevica. Una di quelle nevicate che erano anni che non si vedevano a New York.
È la prima nevicata di Justin e appena svegli lo abbiamo trovato in giardino a fare un pupazzo con la neve.
Siamo scoppiati tutti a ridere. Poi, la cosa ci ha preso di mano e abbiamo cominciato a tirarci la neve indosso.  Maschi contro femmine. Inutile dire che le abbiamo stracciate. Quando si sono arrese, Bella ha precisato che aveva la neve fin dentro le mutande! Solo che non si è accorta che i miei genitori erano sul patio ad osservarci e siamo scoppiati tutti a ridere!
Poi, dopo la doccia bollente, noi ragazzi abbiamo cominciato a scendere gli addobbi.
Ed ora sono più di tre ore che stiamo addobbando l’abete. Le ragazze ci stanno facendo impazzire. C’è sempre qualcosa che non le convince. Montiamo e smontiamo l’albero da ben tre ore! Ed i miei ridono mentre la mamma prepara la crostata da mangiare con il te della merenda.
- Edward, sposta la fila degli angeli in alto – guardo in cagnesco Rachel.
- È stata la tua amica a farmeli sistemare qui. – e penso che il discorso sia chiuso.
- No, Edward. Li devi spostare. Abbiamo pensato di sostituirli con i fiocchi – e guardo Bella che candidamente appoggia la sua amica! Mi rendo conto che Justin è sparito. E mi metto alla sua ricerca. Lo trovo in cucina che mangia i biscotti appena sfornati.
- Che fai qui? – mi guarda sorridendo.
- Mi hanno chiamato dall’ospedale e … - ma non lo faccio terminare di parlare.
- Che non ti saltasse in mente di andartene al lavoro e lasciarmi con quelle due invasate! No, no e no -  e mi rendo conto solo ora che tutti si sono fermati per ascoltarmi urlare.
- Chi sarebbero le due invasate? – oramai il danno è fatto.
- La mia promessa sposa e mia sorella. Provate a negare l’evidenza: ci state facendo cambiare gli addobbi ogni dieci minuti. – non hanno che rispondere. Sanno che è la verità.
- Effettivamente è più facile stare in sala operatoria che non addobbare l’albero con due generali tedeschi! – fortunatamente Justin mi viene incontro. Ed anche la mamma.
- Ragazze, l’albero è bellissimo. Ed anche gli addobbi sistemati per casa. Adesso tutti a fare merenda e poi, se volete, uscite a fare una passeggiata – e così mentre Justin toglie il disordine che abbiamo lasciato, accendo il camino e il resto della famiglia ci raggiunge con l’occorrente per la merenda.
Rimaniamo in soggiorno a parlare per ore. Sono seduto sul divano e vicino a me c’è Bella.
- Avete deciso quando e dove vi sposerete? – è la mamma a chiederlo. So che se fosse per lei, sarebbe già partita con l’organizzazione della cerimonia. Ieri sera ne abbiamo parlato a lungo. Sa che voglio che diventi mia moglie in fretta. Non voglio aspettare anni.
- Abbiamo scelto il 03 luglio. Saremo entrambi liberi ed io non avrò esami a cui pensare. Per la location siamo ancora indecisi. Sinceramente mi piacerebbe che la cerimonia si svolga nel vostro giardino. Vicino al roseto. Ma se per voi è un problema allora ci sposteremo in Italia – sono tutti felici della nostra scelta. Ma chi ci lascia senza parole sono Justin e Rachel.
- Per noi va anche meglio o sarebbe stato un problema per Rachel venire – guardiamo Justin senza capire. E’ Rachel a spiegarci cosa intendeva.
- Sono incinta e il parto è previsto per metà luglio! – rimango senza parole. Bella si congratula subito con l’amica e li abbraccia con amore. Anche i miei. Sono io che non riesco a muovermi.
- Zio Eddy non mi dici niente? – Rachel lo prende in giro dolcemente. Ed è lei che lo abbraccia e si posiziona sulle sue gambe.
- Sarai il miglior zio di sempre. – e piango come un bambino.
- Raccontateci! – Bella è curiosa.
- Oddio che dobbiamo dire. Non era nostra intenzione avere adesso un bambino. Sono così impegnata ed anche Justin. Ma è arrivato e ce ne prenderemo cura con amore e dedizione – scoppio a ridere.
- In pratica, due medici che dovrebbero sapere come funzionano queste cose, non sono stati attenti! – e divengono rossi dall’imbarazzo.
- Edward, smettila di fare il cretino – papà non le manda a dire.
- Ragazzi, avrete tutto il nostro aiuto prima e dopo la nascita del bambino – è la mamma a precisarlo. Sostenendo che dovremmo festeggiare.  E poi comincia a parlare e capiamo che è l’emozione …
- Thomas che hanno ci aspetta. Prima l’organizzazione del matrimonio di Edward e Bella. Dovremo ristrutturare casa. Chiameremo uno di quegli architetti specializzati negli esterni. Voglio che tutto sia come loro desiderano. E nel frattempo prepareremo il corredino per il nostro primo nipotino. Pagliaccetti, tutine ma anche la nursery. Magari … - è papà a bloccarla.
- Beth, calma! Stasera non faremo proprio niente! E prima di partire con i progetti ascolta quello che vogliono i diretti interessati –
- va bene. Ma tieni presente che dobbiamo ingrandire anche la loro casa a meno che non vogliano trasferirsi altrove-  e li guarda per vedere se hanno altre intenzioni.
- Elisabeth, stiamo bene qui e non abbiamo intenzione di andare via. Ma la casa è più che sufficiente per tre, quindi non preoccuparti per noi! - Justin è chiaro con tutti.

 
Nel pomeriggio decidiamo di uscire. Justin vuole veder Rockfeller center nel periodo natalizio e con la neve. E mentre loro rimangono ad osservare il maestoso albero, noi ci allontaniamo.
- Dove stiamo andando? – mi sorride dolcemente mentre entriamo in un piccolo negozietto specializzato in abbigliamento per bambini.
- Volevo prendere un piccolo pensierino per il tuo nipotino. Solo un simbolo da mettere sotto l’albero – e ridendo prendiamo una paio di scarpine proprio carine.
Appena arrivati a casa sistemiamo sotto l’albero il pacchetto senza farci accorgere e ci andiamo a preparare per la cena. Anche se saremo solo noi a cena stasera, la mamma ci tiene a che sia tutto perfetto.
Cena che passa in maniera piacevole tra tante cose buone da mangiare. Ridiamo e scherziamo e poi ci accomodiamo vicino l’albero per scartare i regali.
- Cos’è questa scatolina? – è Rachel a prenderla. Poi legge il nome e guarda Justin – per baby Kavach? – si guardano curiosi e leggono la piccola dedica
 
Al nostro primo nipotino o nipotina ….
Ancora non sappiamo se sarai un principino od una principessa
Sappiamo solo che hai già conquistato i nostri cuori
Ti amiamo zio Edward e zia Bella

Rimangono senza parole nel vedere le piccole Nike dentro la scatolina. E ci abbracciano per ringraziarci. – e visto che ci siamo, vi diamo anche il vostro regalo – e prendo una bustina.
- Sappiate solo che è stata una sua idea. Io vi avrei comprato dei maglioni! – è Bella a dirlo. Sa cosa ho pensato di regalare loro ed è stata pienamente d’accordo. Aprono la busta e rimangono senza parole. È il mio pacchetto di quote di maggioranza della clinica Mayo. Adesso è loro. Anche i miei ne sono a conoscenza e hanno approvato la mia idea.
- Spiegaci! – è Justin a dirlo.
- Bè, voi siete medici. Non io. Quando l’ho acquistata era solo un investimento. E sinceramente quando devo intervenire nei cda non ci capisco niente. Quindi da adesso è vostra! –
- Wow! Noi vi abbiamo regalato un quadro per la casa nuova e un cappellino carino per Aroon – ridiamo tutti. Ma ci ringraziano calorosamente.
- Invece a mamma e papà nessuno sapeva cosa prendere. E allora abbiamo pensato a questa – è Rachel a passarla a nome di tutti. È una foto fatta incorniciata e ci ritrae nella sera di gala organizzata per Rachel. Ci siamo tutti e sei!
- È il regalo più prezioso che ci poteste fare –
E dopo i regali ci mettiamo a giocare con i tipici giochi di Natale. 

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Capitolo 49
*** Il primo Natale insieme ***



Pov Bella

È il primo Natale che passo con Edward e sono particolarmente euforica. Mi sono alzata relativamente presto oggi. Ieri sera abbiamo fatto veramente tardi. Siamo rimasti a scherzare e giocare a carte vicino l’albero addobbato. E prima di addormentarci abbiamo chiamato i miei genitori in Italia.  Mi hanno raccontato che avevano aiutato i ragazzi per tutto il giorno a fare i bagagli. E si apprestavano a mettersi a tavola con i parenti della mamma.
Stranamente non ho nostalgia di casa. Mi mancano i miei ma sono completamente a mio agio con la famiglia di Edward.
L’intera famiglia Cullen sarà ospite a Villa Cullen oggi per il pranzo di Natale.  Edward mi ha spiegato che è sempre stata tradizione che per le festività natalizie  si festeggiasse a casa loro. Lui non ne è particolarmente entusiasta. Dice che gli è piaciuto molto l’intimità della vigilia. Solo noi. Il poter mangiare e parlare tranquillamente. Senza doversi preoccupare della presenza di persone che sono li solo per apparire.
Eppoi è emozionato per la gravidanza della sorella.
Ed ora sono in cucina e con Rachel sto aiutando a preparare la sala per il pranzo di oggi.
In queste settimane ci sono stati molti ricevimenti a Villa Cullen ed Elisabeth è sempre stata fantastica. Mi è capitato diverse volte di accompagnare Edward a party o rinfreschi e pochi si potevano paragonare agli eventi organizzati da Elisabeth.
- I ragazzi erano proprio stanchi – Elisabeth ci guarda entrambe sorridenti.
- Bé Justin ha fatto solo turni di notte in ospedale nell’ultima settimana. Ma anche Edward ha lavorato parecchio. – e mi guarda.
- Si, da ieri è in ferie. Ma ha voluto chiudere prima tutti i contratti e i lavori che aveva in sospeso–
- Andrete al mare, allora? – Elisabeth è contenta della nostra vacanza, tutti e quattro insieme. Anche lei, dopo anni, partirà per una vacanza. Con Thomas ha scelto di fare una crociera nel mar dei Caraibi. Ed i figli sono stati contenti della novità perchè è la prima vacanza che si concedono da anni.
- Pochi giorni per rilassarci. Rachel,  mica hai problemi a viaggiare, vero?  – andremo nell’isola di Edward. Me ne ha parlato tanto ma non siamo mai riusciti ad andarci. Dicono che le persone ricche passino il tempo a divertirsi. Questo, però, non è il caso di Edward che lavora duramente per raggiungere i suoi obiettivi e si concede poche pause durante l’anno. Ma mi preoccupo anche per la mia amica. Quando abbiamo progettato la vacanza non sapevamo della sua gravidanza e, da come ci hanno raccontato, non lo sapevano neanche loro.
- Tranquilla. Justin non mi farebbe mai muovere da casa se ci fosse qualche rischio. Appena ho fatto il test ed abbiamo visto che era positivo, mi ha trascinata in clinica per fare tutti i controlli. Ed è tutto a posto -
Osservo la sala apparecchiata. È bellissima. E noto anche lo sguardo soddisfatto di Elisabeth.
- Ok, ragazze. Grazie per l’aiuto. Adesso andate a prepararvi e svegliate i dormiglioni – e mentre noi saliamo le scale lei si reca in cucina per verificare cosa stanno combinando gli addetti del catering.
In camera trovo Edward in dormiveglia. Mi spoglio e mi allungo vicino a lui.
- Buongiorno – e lo bacio dolcemente.
- Ciao. Non ho ancora la forza di alzarmi – sorrido e comincio a massaggiargli i capelli.
- Sei proprio stanco. Non vedo l’ora di partire per le vacanze e vederti finalmente riposare – sorride della mia preoccupazione.
- Dovrò comunque portare con me il notebook e controllare mail e report ogni giorno – lo guardo accigliata.
- Ok. Ma ti concedo un’ora al giorno. Non di più – sorride.
-Non voglio che tu sia stanco come in questi giorni. Vorrei che ti riposassi perché sono sicura che le prossime ferie che prenderai saranno a luglio per il matrimonio – sento il suo braccio stringermi ancora di più.
-Sei la prima che si preoccupa per me. Non pensare male: i miei sono orgogliosi di me. Ma non si sono mai preoccupati che lavorassi troppo. Anzi, più mi impegno e più sono orgogliosi – penso alla sua affermazione. Chissà se anche noi un giorno ci comporteremo alla stessa maniera con i nostri figli.
- Penso sia normale, Edward. Sei stato un figlio prodigio ed i tuoi hanno fatto affidamento su di te quando Rachel è sparita.  Ogni volta che parla di te, a tuo padre brillano gli occhi. Magari, un giorno, ci comporteremo anche noi nella stessa maniera con i nostri figli –
- Può essere. Penso, però, che sarò orgoglioso dei miei figli qualsiasi cosa loro faranno nella vita–
- Wow! Mi hai chiesto solo due giorni fa di sposarti e già facciamo discorsi così impegnati sul nostro futuro. – ridiamo entrambi.
- Intanto adesso diventeremo zii e faremo pratica con il nostro nipotino. Così quando arriverà saremo pronti per i nostri, di bambini intendo!– rimaniamo ancora a letto. E riprendiamo sonno. Sono Rachel e Justin che ci vengono a chiamare. Sentiamo un forte rumore alla porta.
- Possiamo entrare o state facendo sesso? – ci prendono in giro.
- Non ci posso credere. Vi siete riaddormentati! – Rachel si allunga sul letto e Justin si accomoda in poltrona.
- Cominciate a scendere. Il tempo di prepararci e arriviamo – Edward si alza e comincia a recarsi in bagno.
- No. Con i tuoi cugini da solo non ci resto. Aspettiamo qui – ridiamo dell’uscita di Justin e mentre ci laviamo, Rachel tira fuori i nostri vestiti dall’armadio.
- Pensavamo steste facendo sesso sotto la doccia. Ci avete messo parecchio! –
- Amico, hai messo incinta la mia sorellina. Ricordatelo quando fai certe affermazioni! –
- Non l’ho messa incinta da solo. Ti posso assicurare che lei era consenziente. E, probabilmente,  penso di sapere anche qual è stata la sera del concepimento. Ti posso assicurare che è stata lei a … - ma Edward lo interrompe!
- Quante volte te lo devo dire: non voglio sapere la vita sessuale di mia sorella. – poi Edward sospira pesantemente.
- Justin adesso ti spiego un concetto molto semplice. Segui le mie parole e non mi interrompere: Rachel è la mia sorellina. Per me, lei non ha mai fatto sesso e mai lo farà! Anche adesso che diventerà mamma posso sempre pensare che sia un regalo di Natale e che lei sia ancora illibata– e mentre Edward parla noi tre siamo letteralmente piegati in due per le risate.
- Edward ma ci credi veramente a quello che dici? – ci guarda sconvolto.
- Si e no! So che non può essere ma mi piace pensarlo – e ci guarda con la sua faccia da schiaffi a cui non so resistere.
- Sei un pazzo ma ti amo – e mi butto fra le sue braccia.
- Va bene, mentre voi finite di baciarvi noi scendiamo. – e ci lasciano soli.
- Sai che sei un cretino a pensare a certe cose? – mi fissa beffardo.
- Non sai cosa potrò diventare se avremo una figlia femmina! – e mi accarezza dolcemente.
In soggiorno troviamo tutta la famiglia Cullen e alcune coppie amiche di Elisabeth e Thomas. Edward si affretta a presentarmi chi non conosco e tutti si congratulano per il nostro matrimonio.
Rimango basita quando nonna Cullen chiede ad Elisabeth quando si terrà la festa di fidanzamento e lei, tranquillamente, risponde che ha pensato di organizzarla per metà gennaio, dopo che l’annuncio sarà apparso sui giornali. E allora chiamo Edward a parte e ci rechiamo sul patio.
- Che festa di fidanzamento e che annuncio sui giornali? – non perdo tempo in preamboli e vado subito al sodo. Lui mi guarda e ride.
- Ti rendi conto, vero, che stai per sposare uno degli uomini più ricchi al mondo? – annuisco e gli rispondo.
- Io non sposo i tuoi soldi, ma l’uomo che è in te – e mi sorride mentre mi bacia.
- Lo so. Ma ho degli impegni con la comunità. Dopo le feste ci sarà l’annuncio del nostro fidanzamento. Prima sui giornali e poi con una festa. Parteciperanno persone molto influenti. Alcuni sono amici di famiglia, altri persone che potranno servirci nel lavoro. Dobbiamo Bella. Per quello che rappresento e che rappresenteremo insieme – sospiro. Non avevo mai pensato a tutto questo.
​- Mi rendo conto solo ora di quanto sei ricco – ci accomodiamo su un divanetto e mi prende in braccio.
- Non ci pensare. Non cambierà praticamente nulla tra di noi. – poggio la testa sulle sue spalle e penso.
- Va bene. Non ci penso. Ma questo vuol dire che avremo un contratto prematrimoniale immagino. Ci saranno anche avvocati che si occuperanno del nostro futuro? – lo sento ridere.
- In genere avviene così. Ma io non lo voglio. Non ti offendere ma sarebbe solo nel mio interesse stipulare un contratto prematrimoniale. Sono sicuro che tra noi sarà per sempre. Che avremo una splendida vita insieme. Che vedremo crescere insieme i nostri figli e i nostri nipoti. E se, invece, non dovesse andare così, allora voglio in ogni caso la tua sicurezza economica. Probabilmente ti darei tutto ciò che ho perché una nostra eventuale separazione mi annienterebbe ed io non sono niente senza di te – lo guardo con gli occhi a cuoricino. Non riesco a capire Edward: lo osservo tutti i giorni al lavoro. È un uomo freddo, calcolatore che non lascia sfuggire alcuna emozione. Poi mi fa certe dichiarazioni da farmi sciogliere e cadere ai suoi piedi.
- Ti amo, Edward. E penso anche io che tra noi sarà per sempre. Ma ti assicuro fin d’ora che se per caso ci separeremo, non vorrò nulla da te. Perché non potrei portarti via ciò che è tuo – e ci baciamo.  Quando ci stacchiamo ci fissiamo a lungo negli occhi. Prima di venire distratti da un cameriere che ci comunica che la cena sta per essere servita. E ci avviamo al tavolo, dove siamo stati gentilmente posizionati alla destra di Elisabeth. E quando tutti siamo seduti arriva il brindisi di Thomas:
- È un Natale speciale questo. Ho riavuto mia figlia e lo considero un vero e proprio miracolo. Perché neanche nei miei sogni lo pensavo possibile. Il primo brindisi va a te Rachel. Eppoi, con te è arrivato Justin. – lo guarda e si rivolge direttamente a lui – ci conosciamo solo da due mesi o poco meno. Ma ti consideriamo a tutti gli effetti un figlio. E siamo onorati che tu faccia parte della nostra famiglia. Brindo, quindi, a te e alla fortuna di averti incontrato – poi guarda tutti noi.
- Sono due giorni che brindiamo ad Edward e Bella che a breve si sposeranno. Edward sai benissimo che condividiamo la tua scelta e siamo sicuri che avrete un bellissimo matrimonio. – e alza il bicchiere nella nostra direzione.
- Ma il brindisi più bello lo voglio dedicare a mia moglie, mia compagna di vita. Ne abbiamo passate tante insieme. Alcune belle altre maledettamente orribili. Stiamo per entrare in una nuova stagione della vita. A breve saremo nonni e sono strafelice di vivere con te anche questa nuova avventura. – e quando Thomas finisce il suo brindisi tutti gli occhi sono puntati su di noi.
- Edward di qualcosa! – lo dico a bassa voce e lui sogghigna.
- Non siamo noi i colpevoli! – e indica Justin e Rachel. E sono in tanti ad alzarsi per congratularsi con i diretti interessati.
Malgrado tutto la cena passa e c’è solo un momento di panico. Alice più volte ci chiede dell’organizzazione del matrimonio e si offre volontaria nell’aiutare. Ed anche Rosalie cerca di avere molte informazioni ponendomi molte domande.
- Alice ancora decidiamo nulla. Ne parleremo, io e Bella e poi vedremo il da farsi – è Edward a tagliare a corto il discorso. So che vuole evitare che ci siano troppe persone a conoscenza dei dettagli del matrimonio e concordo con lui.
- Non avete deciso neanche la location? Quando la stampa lo saprà, il vostro diventerà il matrimonio dell’anno. Chissà quante riviste si interesseranno del vostro matrimonio! Darete l’esclusiva a Jacob, immagino? – è Rosalie che sembra voler sapere il più possibile del nostro matrimonio. Ma Edward blocca anche lei.
- Rosalie, come ho detto poco fa, con Bella ancora decidiamo niente. E probabilmente, aspetteremo la laurea di Bella, prima di sposarci – Edward stringe la mia mano sotto al tavolo. Capisco il perché della sua affermazione . Fortunatamente si cambia argomento.
- Isabella, sappiamo che sei l’assistente della professoressa Green. Nostro figlio è al primo anno e ci ha detto che a volte sostituisci la prof. nelle lezioni e che sei molto competente – sorrido all’affermazione degli amici di Thomas.
- Molto gentile da parte di vostro figlio. E me ne ricorderò durante gli esami! – e scoppiamo tutti a ridere.
- Hai intenzione di dedicarti alla carriera universitaria? – è un altro amico di Thomas a chiederlo.
- Sinceramente non lo so. L’ambiente universitario mi piace molto. Ma anche lo stage da Edward mi sta dando molte soddisfazioni – e sono onesta mentre Edward mi guarda con orgoglio.
- È vero, Edward è il tuo tutor! – questa volte è il diretto interessato a rispondere.
- Non proprio. Con lei ho adottato la tecnica che ha utilizzato mio padre con me. Lavora effettivamente su vari progetti e gira tutti gli uffici per capire tutti i meccanismi della società –
Fortunatamente il pranzo finisce e gli ospiti vanno via. Ci allontaniamo dal salone perché gli addetti del catering stanno risistemando gli ambienti.
- Ed anche per quest’anno è andata. Beth per la prossima festa ricordati che selezioniamo gli invitati. Non mi piacciono come si rivolgono a Bella, né Alice, né Rosalie. – è Thomas a dirlo.
- Lascia perdere. Non ne vale la pena – cerco di calmare gli animi. Ma Elisabeth da man forte al marito.
- Bella non se ne parla proprio. Edward hai fatto benissimo a dire che probabilmente aspetterete la laurea di Bella per sposarvi. Probabilmente, appena saprà la data, Rosalie correrà a dirlo a qualche giornalista! Ma prima di partire, prenderò a parte miss Hale e le spiegherò bene come ci si comporta nella famiglia di Thomas Cullen! – e la vedo decisa.
- Non la contraddire. Oggi non ha detto niente, ma ti assicuro che Rosalie non la passerà liscia! – è Edward a dirlo. Mentre tutti noi ridiamo del cipiglio di Elisabeth.

Pov Edward

Che bella vacanza che abbiamo passato. Finalmente sono riuscita a portare Bella sulla mia isola privata e ci siamo divertiti parecchio. Sole, mare, relax. E ci siamo ripromessi di venire più spesso. Bella mi ha fatto promettere di ritagliarmi più spazi liberi durante l'anno e ho pensato che abbia ragione. Ho una famiglia splendida, una fidanzata fantastica e un nipotino in arrivo. Voglio godermeli il più possibile e le ho promesso di imparare a delegare.
Con noi in vacanza sono venuti anche mia sorella e mio cognato. In realtà ci siamo visti poco. La proprietà è grande abbastanza per avere la giusta privacy. Così, se Bella ed io sceglievamo la piscina con acqua naturale, loro erano in spiaggia. E viceversa. Non ci siamo mai messi d’accordo: usciva naturale! E c’è sempre stato disponibile un motoscafo per raggiungere la costa brasiliana e girare la terraferma.
Abbiamo fatto una un paio di escursioni tutti insieme a Rio. Tra i colori e le musiche della città, abbiamo ballato, comprato regalini ai nostri parenti e amici e visitato i monumenti della città.
Rachel e Bella non sono due patite dello shopping. Amano fare acquisti ma non sono malate di acquisti convulsivi! Ed è per questo che è piacevole andare in giro con loro!
Ed ora siamo sull’aereo che ci sta riportando a casa. Rachel e Bella stanno controllando l’orario delle lezioni che riprenderanno domani. Io sto girando a Justin le mail che riguardano la clinica Mayo e controllo gli impegni che avrò domani.
- Edward che sono tutte queste mail? – sorrido allo sguardo inorridito di Justin.
- In settimana ci sarà il primo cda dell’anno alla clinica Mayo. Ti ho girato l’ordine del giorno e i documenti su cui dovrai prepararti – continua a guardarmi senza capire.
- Edward sono un medico. Parla un linguaggio che possa comprendere – e così passo le successive tre ore del viaggio a spiegare a Justin cosa accadrà nella riunione e come dovrà comportarsi. Mi chiede di essere presente.
- Non posso Justin o non ti prenderanno sul serio. Ma se vuoi posso mandarti la mia assistente. Se ci saranno problemi te li segnalerà e ti potrà dare utili consigli nel caso di difficoltà – accetta ben volentieri.
- Si chiama Venice, vero? – e adesso rido.
- No, si chiama Isabella – e la diretta interessata, che si è sentita chiamare in causa, si volge verso di noi.
- Dimmi – e mi guarda.
- Affiancherai Justin nella gestione della clinica finchè non avrà capito il meccanismo e sarai presente anche nel cda di giovedì. Ti ho inviato i documenti sulla mail aziendale. Studiali per essere pronta  - e le sorrido dolcemente.
- Avevi promesso che avresti rallentato i ritmi del lavoro ed, invece, ancora arriviamo e già ti sei rimesso a dare ordini a destra e manca –  sorrido alla sua preoccupazione.
- Ti ho promesso di rallentare e lo farò. Ma sai benissimo che la prima settimana, dopo due di assenza, non sarà facile – si alza e mi viene in braccio. Poi, comincia a parlare con Justin dei documenti che ho inviato loro per mail. E la sento parlare e mi rende orgoglioso di quante cose abbia imparato. Ma anche Justin è molto professionale.
Mi avvicino a mia sorella che vedo in dormiveglia. Mi siedo vicino a lei che si avvinghia al mio corpo.
- Hai freddo? – e la sento sorridere.
- No, volevo stare vicino al mio fratellone – le bacio la fronte.
- Sono stato bene con voi in questi giorni di vacanza. – oramai non dorme più.
- Anche noi. E ti ringrazio per tutte le accortezze che hai avuto tutti i giorni –
- Non ho fatto nulla di che! – mi fissa.
- Non è vero. Ti sei anche preoccupato di farmi arrivare tutti i giorni il latte fresco –
- Bé sei una donna incinta. È il minimo. Eppoi stiamo parlando del primo nipotino che mi sfornerai! –
- Ti voglio bene Eddy. Sei un fratello fantastico e sarai uno zio ancora più fantastico. – sorrido.
- Avete deciso per il matrimonio? –
- Si, il 3 luglio a Villa Cullen. Quando rientrerà la mamma, partirà subito per l’organizzazione del matrimonio. –
- Sono così felice per voi. Ho sempre voluto bene a Bella. E sono contenta che diventi tua moglie. Rimarrà per sempre nella nostra famiglia – lentamente, scivoliamo in un sonno tranquillo. Ci svegliamo che stiamo atterrando a New York. Guardiamo fuori dai finestrini. C’è traccia di neve.
- Justin facciamo un altro pupazzo stasera? – lo prendiamo in giro.
- Quanto siete spiritosi. E no, stasera non possiamo. Siamo tutti invitati a casa di Alec e James. Ci hanno mandato un sms mentre voi dormivate – e guardo Bella che accenna anche lei con la testa.
E così scendiamo dall’aereo con la promessa di vederci a cena a casa dei nostri amici.

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Capitolo 50
*** Fidanzamento ***



Pov Bella
Sono passati quattro mesi dalla nostra vacanza al mare e la vita procede frenetica come sempre. Ad aprile la primavera sta arrivando a New York. Quest’anno ha nevicato parecchio e non ne potevamo più di vedere bianco ovunque. Alla fine anche Justin si è stufato di fare pupazzi di neve!
All’università siamo nel periodo delle vacanze di primavera. Abbiamo sostenuto i nostri esami la settimana scorsa e sono andati tutti più che bene.
Durante la settimana scorsa ho anche esaminato gli studenti del primo anno e devo ammettere che non è neanche facile stare dall’altro lato della scrivania, dal lato che deve valutare l’interrogazione e il grado di preparazione di uno studente. Con alcuni, conoscendoli personalmente, mi sono sentita in imbarazzo. Ma la prof. Green ha fiducia in me ed ho portato avanti il mio compito egregiamente.
Edward ha mantenuto la sua promessa ed ha cominciato a prendere qualche pausa dal lavoro anche durante l’anno. Ed, infatti, diversi fine settimana li abbiamo passati lontano da New York. Alcune volte siamo stati allo chalet che Thomas possiede poco lontano dalla città. In montagna. E ci siamo rilassati e coccolati per ricaricarci dal periodo stressante che stiamo vivendo.
In ufficio, tutto procede a meraviglia. Al rientro dalle vacanze di Natale ho scoperto che Edward aveva per davvero ristrutturato il suo ufficio.

Flashback
- Buongiorno Bella e buon inizio di anno – è il primo giorno di lavoro del nuovo anno e scambio gli auguri con Venice.
- Edward ha chiesto che lo raggiungessi immediatamente in ufficio, appena arrivata – mi sorride e penso che sappia il motivo.
E busso all’ufficio di Edward e quando entro lo trovo modificato. Sia nell’arredamento che nelle misure. Certo che rimane sempre un ufficio immenso. Non saranno più un centinaio di metri quadri, ma è di poco più piccolo. Ed ha fatto creare anche un soppalco!
- Ti piace?  - Edward mi viene incontro e mi bacia. 
- Come mai questa ristrutturazione? – mi guarda imbarazzato e si passa la mano tra i capelli.
- Era da parecchio che non cambiavo. E volevo una zona riunioni anche qui dentro. Per gli incontri informali – e osservo che in una zona ha fatto sistemare un tavolo immenso. Molto bello. Ma so che mi sta mentendo perché è imbarazzato.
- Sembra più piccolo di prima … - ride.
- Effettivamente … - e ora mi ricordo delle chiacchiere con Rachel prima di Natale. Quando mi disse che i pettegoli dell’ufficio avevano riferito che Edward stava facendo preparare un ufficio per me … lo guardo minacciosa …
- Edward devi dirmi qualcosa? – e mi sorride. Con il suo sorriso che mi fa sempre capitolare. E vedo i suoi occhi che sono più splendidi del solito! Mi prende per mano e mi trascina verso una porta. Mi pone davanti e mi invita ad aprire. E quando lo faccio trovo un bellissimo ufficio. Niente a che vedere con il suo. D'altronde è sempre il capo!   
- Ha un accesso esterno ed è collegato con il mio. Bagno in comune! – rimane sull’uscio mentre io entro per osservare l’ambiente. L’arredamento è bellissimo. Gli spazi. Le grandi vetrate come piacciono a me. Mi volto verso di lui.
- Perché? – entra anche lui e mi abbraccia.
- Perché ti voglio qui. Vicina. Perché sei diventata la mia prima confidente a cui chiedo consiglio anche nel lavoro. E perché vali, Amore mio. Ed anche tanto! – lo guardo e penso a quanto lo amo.
- Allora erano vere le chiacchiere di Rachel! – mi fissa senza capire e gli spiego dei pettegolezzi che mi aveva raccontato la sorella.
- Certo che James è proprio pettegolo! Emmet l’ho sempre saputo. Anche da piccoli. Appena combinavo qualche marachella correva a raccontarlo ai nostri genitori! – gli sorrido e lo bacio. Purtroppo veniamo interrotti da James che cerca Edward per lasciargli dei contratti.
-Lo sapevo! E c’era chi diceva che era una leggenda metropolitana la storia dell’ufficio per la tua fidanzata! – entra e tranquillamente da uno sguardo in giro. Mentre Edward si irrigidisce. So che gli ha dato fastidio la frase di James. Lavoro duramente per non essere trattata come la sua fidanzata, ma basta poco per vanificare tutto il lavoro fatto.
- Bello. Molto bello. Certo io sono qui da tre anni e sto ancora tre piani sotto di te e in meno di venti metri quadri! Ma d'altronde io non ho un  bel paio di gambe. Tette da far paura e sguardo da cerbiatto impaurito! – ci prende in giro.
- Sei al piano dell’ufficio legale. E non avrebbe senso che tutto l’ufficio sia li e chi lo gestisce tre piani sopra. E il tuo ufficio è stato ristrutturato meno di due anni fa e rispecchia gli standard della società. Inoltre non ho creato questo ufficio per Bella perché è la mia fidanzata, ma perché è un elemento valido che lavora duramente e molto più di alcuni dipendenti – è Edward fa capire le gerarchie. James capisce di aver esagerato e cerca di smorzare gli animi.
- Ho capito. Non ti scaldare, capo! - E rimaniamo a scherzare parecchio.
Fine flashback

Da pochi giorni abbiamo cominciato a studiare le planimetrie della nostra casa. Con Edward abbiamo finalmente deciso cosa volevamo farne e l’architetto si è messo all’opera. Aveva ragione il mio fidanzato quando diceva che è una persona discreta. Dopo aver capito le nostre esigenze non ci ha più disturbati.
Abbiamo chiesto che ci realizzasse una grande cucina con una zona pranzo annessa. Per intrattenere gli amici più cari quando ci verranno a trovare. Perché ci piace passare del tempo con parenti ed amici.
Ci sarà un grande soggiorno per quando anche noi daremo ricevimenti importanti. Ma anche una sala relax dove Edward ha chiesto di sistemare un biliardo ed io ho chiesto delle librerie dove posizionare i miei amiti libri.
E ci saranno parecchie camere da letto. Sette per la precisione. Ed ancora capisco che dovremmo farci!
Siamo anche fortunati perché Elisabeth con Renee si sta occupando di tutti i particolari di cui a noi non interessano molto.
E le nostre madri  si stanno occupando anche dell’organizzazione del matrimonio. Sta procedendo tutto a meraviglia. L’unico momento di panico l’ho vissuta la sera del nostro fidanzamento ufficiale.

Flashback

Sono in camera di Edward che si sta preparando accanto a me. Indossa un bellissimo smoking ed è ancora più affascinante del solito. Nel giorno di San Valentino ci sarà la nostra festa di fidanzamento e sveleremo la data del matrimonio. Perché è impossibile tenerla segreta ancora. 

I giornali hanno scoperto del nostro matrimonio e ci stanno dando la caccia ovunque andiamo. Non diremo nulla di più. Neanche dove si svolgerà. Anzi, molti sono convinti che sarà in Italia, viste le mie origini.
Sono agitata. Fortuna che la make up stilyst mi ha già sistemato trucco e parrucco altrimenti non riuscirei a fare niente. Ed infatti non riesco a sistemare neanche il vestito.
Sento le mani di Edward sulla mia schiena che mi aiuta ad infilare il vestito.
- Bella, ascolta. Questa sera non sarà nulla di diverso rispetto ai gala a cui abbiamo partecipato negli ultimi mesi. Inoltre saremo a Villa Cullen ed in qualsiasi momento avremo bisogno di privacy, possiamo venire qui – mi abbraccia e mi sorride. 
- B
ella hai il cuore che batte all’impazzata – mi guarda preoccupato.
- Edward non sarà un qualsiasi gala. Saremo al centro dell’attenzione! – mi bacia e si accomoda sul letto. Trascinandomi sulle sue gambe.
- È vero. Ma ci saranno tutti i nostri familiari e amici. –
- E tanta gente che non conosco. Forse, ha ragione Rosalie quando dice che ti farò fare solo brutte figure – abbasso la testa e sto quasi per piangere.
- Amore mio, quando mai mi hai brutte figure? Anzi, ogni volta che ti ho al mio fianco, ci sono decine di persone che si avvicinano per conoscerti e per dirmi quando sono fortunato perché mi ami ed hai deciso di dividere la vita con me. E non dare retta a quel manico di scopa. Ci gode solo a dire cattiverie. Ed è parecchio invidiosa di te che risplendi in ogni situazione! – sorrido mentre mi parla con calma.
- Come l’hai chiamata? – lo guardo divertita.
- È rigida come un manico di scopa. Emmet non sarà il mio migliore amico. Ma mi sta simpatico e penso che meriti di meglio – ridiamo. Poi lo guardo seria.
- Promettimi che non mi lascerai mai stasera – e lo fa. Suggellando la sua promessa con un bacio.
- Non posso farlo. Perché ogni volta che mi allontano,  c’è qualcuno che ci prova con te! E non voglio litigare con nessuno il giorno del nostro fidanzamento – e rido veramente. E comincio a prepararmi mentre lui sistema i suoi capelli.
- Ti piace il vestito? L’ho scelto con Rachel – vedo il suo sguardo compiaciuto.
- Non riesco ad immaginare come tu possa essere ancora più bella il giorno del nostro matrimonio. Sei … sei … non riesco a trovare le parole per dirti quanto tu sia bella oggi! – e lo bacio. E proprio mentre siamo abbracciati fa scivolare sul mio collo un bellissimo pendente: un cuore di diamanti con una collanina bellissima.
- Tu sei matto! – ride di cuore della mia affermazione.
- È simbolico. Rappresenta il mio cuore che ti appartiene! – e mi bacia dolcemente.
Il ricevimento è spettacolare. Quando scendiamo troviamo il salone sfavillante. Mille luci illuminano gli ambienti. Camerieri elegantemente vestiti sono tutti posizionati ai lati del salone. I nostri genitori sono vicino al camino e chiacchierare allegramente. Ed è a loro che ci avviciniamo.
- Buonasera a tutti – e le nostre madri a momenti piangono.
- Quanto siete belli. Se non avessi paura di sgualcirvi i vestiti, vi abbraccerei! – mia madre ci fa ridere. Ed è Edward ad abbracciarla. Come abbraccia sua madre e seguo il suo esempio.
- Grazie a tutti per la festa di stasera. La casa è bellissima e si sente un odorino provenire dalla cucina! – sorrido a Elisabeth.
Proprio in quel momento arriva Justin a congratularsi con noi.
- Ma Rachel? - e mentre lo chiedo vedo la sua faccia scocciata.
- È ferma in cucina. Non so se avanzeranno gli antipasti per gli ospiti! E poi si lamenta che sta ingrassando – ridiamo tutti.
- Justin quando Renee era incinta di Matteo, mangiava gelato per ogni pasto e prendeva tre kili al mese. Quando andavamo dal medico per il controllo periodico si lamentava che ingrassava pur non mangiando niente – e continuiamo tutti a ridere.
- Ridete di me, vero? – Rachel arriva con un piatto stracolmo di stuzzichini.
- No, tesoro. Stavo raccontando di quando Renee aspettava Matteo. È stato il periodo più stressante della mia vita – ma Rachel non prende nel verso giusto la frase di Charlie. E si rivolge in cagnesco al fidanzato:
- Ti sei lamentato di me? Ti sto stressando? – e sembra che a momenti pianga. E Justin sbianca e corre ad abbracciarla. Sento Edward al mio fianco che si trattiene dal ridere.
- No, Amore. Ma che dici. Sono entrato e già stavano parlando – sembra crederci e si rilassa.
- Gliela hai detto la novità? – Rachel ci guarda tutti e Justin ci spiega:
- Oggi abbiamo fatto il controllo mensile. Sono gemelli! –
- Ecco perché mangi da fare schifo ed hai già preso tutti quei chili! – è Edward a fare danno. Perché come finisce di parlare la sorella scoppia a piangere.
- Sei un deficiente. Uno stronzo. Aspetto due bimbi. D U E – e scappa a casa sua.
- Grazie cognato! Ho impiegato più di un’ora a farla uscire di casa dicendole che non aveva preso che un paio di chili! Ed ora devo ricominciare daccapo. Ma non ti preoccupare: prima o poi questo favore te lo rendo – e raggiunge Rachel.  Le nostre madri lo guardano incavolati e gli spiegano come trattare una donna incinta. Mentre Charlie e Thomas sono piegati in due per le risate.
- Bella ti spiace se vado un attimo a parlare con mia sorella? So che ti avevo promesso di non lasciarti un solo secondo. Ma mi stanno facendo sentire responsabile! – rido.
- Sono loro che ti fanno sentire responsabile? –
Fortunatamente rientra mezz’ora dopo con Justin rilassato e la sorella sorridente.
Il ricevimento è spettacolare. Una marea di gente si è congratulava con noi. Conoscevo solo poche persone: i nostri amici e familiari, alcuni dirigenti della T&E Cullen.  Alcuni visi visti in altri ricevimenti. Ma nulla di più. E il mio fidanzato ha mantenuto la parola: non mi ha lasciata sola neanche nel momento in cui mi sono allontanata per fare pipì!
Ho osservato a lungo Rosalie e, forse, ha ragione Edward a dire che è l’invidia che la fa parlare.
Ma ho osservato anche Alice e la trovo una persona così diversa dall’amica. E trovo difficile capire il suo comportamento. Quando siamo sole è gioiosa, compagnona, confidente. Quando c’è Rosalie, si adegua al suo comportamento.
- Che succede? – Edward mi riporta alla realtà.
- Stavo pensando a tua cugina. Mi spieghi perché è così legata a Rosalie? Sono due personalità diverse –
- Ha sempre faticato a fare amicizie. La sua stravaganza non sempre è presa bene dalle persone. Quando era piccola Rachel che l’aveva presa sotto la sua ala protettrice e la introduceva nelle sue amicizie. Quando poi c’è stato l’attentato, lei è rimasta sola. Rosalie, probabilmente, si approfitta del  suo carattere debole  – e, in parte, capisco il suo comportamento.
- Justin ti ha detto che ha fatto domanda alla clinica Mayo per la specializzazione? – mi guarda. e capisco che non ne sapeva niente. Lui ha completamente abbandonato la clinica Mayo. Sostiene che se i dipendenti sapranno che c’è lui dietro, allora non prenderanno mai seriamente Justin. E allora ha messo me a sostenere Justin e si informa tramite me.
- Che ne pensi? – ci confrontiamo spesso sul lavoro. E chiede spesso la mia opinione.
- Ho letto il suo curriculum. È un’ottima studentessa e potrebbe diventare un ottimo medico. La specializzazione che ha richiesto è ginecologia e con il suo carattere la vedo molto bene con le partorienti. –
- Quindi hai dato il tuo parere favorevole a Justin? – mi guarda per capire.
- No. Lo sai che, di ogni cosa, prima parlo con te! – e sorride.
- Fai quello che ritieni più giusto. Se è valida, allora non se la dovrebbe lasciare sfuggire.  Già con la presenza di Pierre e di Justin la clinica ha accresciuto il suo valore. Si parla molto bene di entrambi in circolazione. Se pensi che Alice sia valida devi consigliargli di assumerla prima che altri ospedali si accorgano di lei.  – mi guarda fisso negli occhi.
- Un po’ come sto facendo con te. Ti sto viziando in ufficio così quando sarai laureata non avrò concorrenza nel farti firmare un contratto di lavoro – e sorridiamo entrambi
Fine flashback

Purtroppo il nostro matrimonio si è veramente trasformato nell’evento dell’anno. Ci sono decine di riviste, anche on line, che ogni giorno riportano notizie su di noi. C’è stata una rivista molto seria che ha dedicato un intero articolo alle tovaglie che avremmo scelto per il banchetto nuziale! Ben 6 pagine dedicate ai diversi tessuti e colori.
Non abbiamo rilasciato nessuna intervista ufficiale. E sono poche le notizie esatte che circolano. Come quella dei testimoni: io ho scelto l’amica di sempre e il suo fidanzato, Rachel e Justin. Edward gli amici di sempre: Alec e Matteo.
Non ci saranno damigelle e paggetti. Non li ho voluti. Ho spiegato alle mie amiche che, forse, ci tenevano che in Italia esiste solo la figura del testimone. Un paio al massimo e Edward è stato d’accordo con me.
Rachel è stata più che felice di farmi da testimone. Ha pianto quando gliel’ho chiesto. Ma con gli ormoni in subbuglio, piange per tutto!
Mi ha appena mandato un sms. Oggi pomeriggio andrò con lei a scegliere la nursery per i bambini. E mi conferma l’orario.
- Edward, posso andare via prima oggi? – l’ho raggiunto nel suo ufficio. E alza la testa dal suo pc.
- Che devi fare? – so che non devo chiedergli il permesso. Mi autorizza in tutto. Anche perché sono veramente poche le richieste che gli rivolgo. Non mi piace approfittarmi del mio fidanzato. Ma è un curioso. E mentre mi posiziono sulle sue gambe gli racconto.
- Voglio andare con Rachel a scegliere l’arredamento per la nursery. Justin è impegnato in ospedale e per tutta la settimana ha turni molto lunghi. Allora? – mi sorride dolcemente.
- Sai che puoi fare quello che vuoi. Ma se sceglie le cullette, pagale tu. Sarà il nostro regalo – e gli sorrido mentre lo bacio. Poi vedo al pc che ci sono i dati sull’hotel che ha rilevato.  E, accorgendosi del mio sguardo, mi spiega:
- L’acquisizione si è conclusa oggi. Ho firmato gli ultimi documenti e fa ufficialmente parte della T&E Cullen – lo abbraccio.
- Sei un pazzo. Ci rimetterai solo con l’hotel – e mentre mi abbraccia, mi parla.
- Non è vero. Ho anch’io molti ricordi li dentro. E, ad agosto, di rientro dalla nostra luna di miele ci fermeremo qualche giorno. – e lo bacio. Perché ragazzo più dolce e generoso non avrei potuto trovare.

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Capitolo 51
*** Intervista ***



Pov Edward

Ci svegliamo molto presto oggi. in realtà è Renee che ci ha chiamato alle 5.45.
- Edward, buongiorno. Mica ti ho svegliato? – vorrei strozzarla quando fa così. Da un paio di mesi si è iscritta in una palestra new age che ha scovato a New York che ha orari e corsi fuori dal mondo. Si alza alle 5.00 per fare la prima lezione già alle 6.00. Sostiene che yoga fatta a quell’ora, al sorgere del sole, ha un modo tutto diverso di ricaricare le energie! Scherzando le abbiamo chiesto in quanti sono a fare lezione a quell’ora e ci ha confidato che non sono più di una decina. Pazzi!
- No, Renee. Ho avuto una videoconferenza alle 2.00 ed ora sono già sveglio! –
- Polemico. Volevo solo dirvi che ho acquistato una copia di Vanity Fair che è in edicola oggi e la vostra intervista è bellissima. Passami Bella che voglio dirlo anche a lei – guardo la mia fidanzata che dorme ancora. In realtà, già ieri sera ci è stata consegnata ieri sera e l’abbiamo letta insieme. Senza considerare che prima di mandarla in stampa è stata necessaria la nostra approvazione. Ma non posso dirglielo o farà mille storie perché penserà che glielo abbiamo tenuto nascosto.
- Ti spiace se glielo racconto io fra un paio d’ore? – la sento sorridere.
- Va bene. Vado a lezione – e mi chiude il telefono senza neanche darmi il tempo di salutare. E mi allungo sotto le coperte anche se il sonno oramai è passato.
- Chi era? – la voce di Bella è ancora assonnata.
- Tua madre. Ha comprato una copia di Vanity Fair e voleva dirci che l’intervista è bellissima. Ti chiamerà tra un paio d’ore per dirtelo – si avvicina al mio corpo e mi abbraccia.
- Non so come farle togliere questa abitudine di chiamare così presto. Ma oggi le ribadirò il concetto per l’ennesima volta – sorrido.
- Lascia perdere. Ti ama ed era così eccitata al telefono. – e mentre siamo in dormiveglia ripenso all’intervista che oggi sarà su tutti i giornali.

Salve, mie belle lettrici. Oggi la vostra amata rivista ha un’esclusiva più unica che rara. Abbiamo la fortuna di trovarci al cospetto della coppia più glamour del momento: Edward Cullen e Isabella Swan. Ed hanno accettato di parlare con noi del loro matrimonio, il più atteso dell’anno. Forse il più importante dell’inizio del secolo. Finora, del matrimonio, si sa solo che si celebrerà il 03 luglio. Ma nessun altro dettaglio è stato reso noto. Addirittura si dice che gli invitati, a dieci giorni dal matrimonio, ancora non sappiano dove si svolgerà!
Mi ricevono nel giardino di Villa Cullen. Sono già accomodati su dei divanetti quando una cameriera mi accompagna. È presente anche il loro cane, Aroon che è accucciato ai piedi di Eward Cullen.
Inutile dire che sono bellissimi. Stesso abbigliamento: jeans e camicia. Mano nella mano. In quella di lei spicca l’anello di fidanzamento. E vi posso assicurare, mie care lettrici, che visto da vicino è proprio grande!   Quando mi vedono entrambi si alzano. E dopo i convenevoli, partiamo subito con le domande.
- Edward,  Isabella. A settembre usciva la vostra prima e unica intervista (un’altra esclusiva della nostra rivista, nda) che annunciava al mondo la vostra relazione. E dieci mesi dopo si svolge il vostro matrimonio – ridono entrambi ma è Edward a prendere la parola. Sicuro come sempre e sorridente.
- È vero! Ma quando trovi la compagna della tua vita, che senso ha attendere! – e fissa Isabella negli occhi. Mamma mia quanto è sexy! Come faccia a non sciogliersi proprio non lo so! Ed è a lei che riservo la prossima domanda.
- Isabella, immagino che questi mesi siano stati frenetici. Organizzare un matrimonio non è mai facile. Ma qui stiamo parlando del matrimonio dell’anno! – sorride e mi risponde con cortesia.
- Effettivamente non è stato facile. Fortunatamente tutta la famiglia ci è stata vicino e ci hanno aiutato. Togliendoci le piccole incombenze. I nostri genitori sono stati fantastici e la wedding planner che abbiamo ingaggiato è stata squisita. Ha concentrato le scelte in pochi incontri, consentendoci di procedere comunque con le nostre vite e i nostri impegni –
- Wow! Del matrimonio sappiamo che avverrà fra una decina di giorni. Il 3 luglio. Nessun altro dato. Addirittura i book makers scommettono sulla location e la favorita è l’Italia … - ridono ancora.
- Il matrimonio si svolgerà proprio in questo giardino! – e mi guardo intorno meravigliata. E mi viene da ridere:
- Gli opinionisti in tv hanno ipotizzato le location più esotiche ed, invece, si svolgerà qui! Addirittura c’era chi diceva che vi sareste sposati a Dubai!– ridono ancora. Poi, si alzano e mi invitano ad andare con loro. Aroon ci segue. Non mi sfugge che rimangono sempre mano nella mano. Arriviamo vicino un bellissimo roseto. Visuale spettacolare.
La cerimonia religiosa si svolgerà qui, vicino al rose contivate da Elisabeth. Proprio in nostro onore ha intrecciato alcuni rami– è Isabella ad indicarmi i particolari e mi guardo intorno. Signore, spero solo che le immagini riescano a farvi capire quanto è bello questo luogo! Sembra incantato. Poi, riprendiamo a camminare e ci troviamo in una zona del giardino pieno di fontane e aiuole.  
- Invece il ricevimento avverrà qui. Nella zona della fontana verranno sistemati i tavoli. – e già riesco ad immaginare la scena. E capisco la voglia di questi ragazzi di non allontanarsi da casa. Poi, mi accompagnano nella zona della piscina.  
- E qui si ballerà fino all’alba! – insomma la location è da favola. E immagino che sarà tutto blindato. Chissà quanti pass ci vorranno per accedere alla villa! Mentre torniamo nel patio rivolgo a Isabella la domanda che tutte le ragazze si staranno ponendo.
- Il tuo abito, chi lo ha disegnato? Si dice che sia un Valentino –  mi guarda con i suoi occhioni da cerbiatta e ascolto quello che ha da dire.
- Non nascondo che ho girato molte maison e non sapevo quale scegliere. In ognuna c’era qualcosa che mi piaceva e non riuscivo a decidere. Poi, mi sono imbattuta in una piccola sartoria qui a New York. Ero con mia cognata (Rachel Cullen, di cui le cronache si sono occupate a lungo nei mesi scorsi, nda) e stavamo passeggiando per la città. Siamo entrate e c’era la proprietaria che stava realizzando un abito da sposa bellissimo.  Ci siamo messe a parlare. Scherzando mi ha chiesto di descriverle il mio abito dei sogni. E mentre parlavo, lei disegnava. E pochi minuti dopo era li, nero su bianco! – la guardo scioccata.
- Mi stai dicendo che una stilista qualsiasi, alle prime armi, ha realizzato l’abito per il matrimonio dell’anno? – ride.
- Non solo l’abito della sposa, ma anche quello della testimone e delle mamme degli sposi! E Emma Salanger sarà anche una stilista qualsiasi, ma è veramente brava e fra qualche anno sentirete parlare spesso di lei. – mi piace proprio questa ragazza! Così sicura di se da non rivolgersi ad un grande nome per farsi disegnare l’abito da sposa. Bel carattere!
- Ed il viaggio di nozze? Dove andrete? – Isabella guarda Edward curiosa.
- Non me lo ha voluto dire! – e mette un simpatico broncio.
- È l’unico dettaglio, insieme alla mia promessa nuziale, di cui ho voluto personalmente occuparmi. E non ho intenzione di rovinare la sorpresa alla mia Isabella prima del tempo! – che ragazzo innamorato.
- Non vi starò a chiedere il colore degli addobbi o quali tovaglie abbiate scelto. Ma c’è una indiscrezione che circola sul vostro matrimonio e mi chiedo quanto ci sia di vero. In giro si dice che negli inviti avete specificato di non volere regali ma di fare delle devoluzioni benefiche ad alcune associazioni – è Isabella che risponde alla mia domanda.
- È esatto. Guardaci, abbiamo così tanto che ci sembrava giusto condividere questo momento con chi non ha niente. Abbiamo riflettuto a lungo anche sulle associazioni da aiutare. Purtroppo il periodo in cui viviamo non è dei migliori. E sono in tante a necessitare di donazioni. Abbiamo individuato una casa famiglia di New York, molto vicina a mia cognata e al suo compagno. Loro stessi vi passano molte ore in volontariato. E un’associazione, sempre di New York, che si occupa dei senzatetto, in modo particolare degli adolescenti che vivono in strada. E una parte dei versamenti servirà per costruire un rifugio per senzatetto nella zona di Brooklyn. Edward si è impegnato personalmente a finire la struttura con propri capitali – e li ammiro così tanto.
- Quindi niente porcellane, piatti e posate! – ridono entrambi.
- Assolutamente no! Anzi, spesso ci capita di organizzare serate con i nostri amici e ti posso assicurare che in queste occasioni, in casa nostra, l’usa e getta va molto di moda! – fisso Isabella che scherza sulle loro abitudini.
- Wow! Immagino che la vostra cameriera sia molto contenta di questa vostra usanza! –
- Non abbiamo una cameriera. C’è una colf che si occupa di noi e che consideriamo un membro della nostra famiglia, oramai. E quando organizziamo cene con amici, cerchiamo quasi sempre di lasciare in ordine, se non pulito! – Edward non le manda certo a dire.
- Fortunata la vostra colf! Non vi nascondo che in casa di alcune personalità ho visto le cameriere piangere per come venivano trattate. Ed, invece, mi pare di capire che a fine serata, vi rimbocchiate le maniche e sistemate il disordine?  – annuiscono entrambi.
- Siamo grati a Maria, la nostra colf, per la dedizione con cui si occupa di noi e di Aroon. Non manca giorno che non ci faccia trovare una torta per colazione. E quando posso cerco di contraccambiare la sua gentilezza. Non mi costa nulla preparare la cena per noi oppure per i nostri amici senza gravare su di lei.  – ma quanto è dolce questa ragazza!
- Addirittura ti diletti in cucina! –
- Mi piace molto cucinare. Naturalmente cucina italiana! –
- Fa certe piadine, da leccarsi i baffi! Oppure i primi: risotto con funghi e radicchio – Edward osserva sorridendo la fidanzata.
- Mi sto chiedendo chi sia, in realtà, la ragazza che è riuscita a far capitolare Edward Cullen.  Al di la dei pettegolezzi che si possono trovare sul web, chi è Isabella Swan?  - e lei mi risponde diretta.
- Sono una qualsiasi ragazza del mio tempo. Compirò venti anni il prossimo settembre. Frequentavo l’università in Italia, facoltà di finanza internazionale. Ed ho vinto una borsa di studio alla NYU. Ho tanti amici e tanti hobbies. Mi piace leggere, viaggiare. Tutte cose che ho in comune con Edward. Viaggiamo spesso, anche per lavoro. Ed anche in questi casi ci ritagliamo qualche momento per noi per visitare i luoghi che ci ospitano.  Ci piace la musica, siamo entrambi fan degli U2 e siamo stati di recente ad un loro concerto. Ci siamo confusi tra la gente qualsiasi e ci siamo veramente divertiti! Usciamo spesso con gli amici, lavoro e studio permettendo. Ci siamo conosciuti perché sono stata assegnata alla sua società per fare lo stage formativo. Le nostre famiglie si conoscono da sempre, ma non noi. E, pian piano, ci siamo conosciuti e innamorati.  Nulla di più. – mi piace sempre di più questa ragazza che non ha abbassato gli occhi una sola volta mentre si descriveva. Purtroppo, la cameriera di casa Cullen viene a ricordare ai nostri sposi preferiti che un ospite li sta attendendo e capisco che il tempo a mia disposizione è terminato.
Ho passato un paio d’ore piacevoli in loro compagnia. Confesso che aspettavo di trovarmi di fronte due persone completamente diverse da quello che si sono rivelate. In particolare, immaginavo Isabella come una ragazza  altezzosa e con la puzza sotto il naso. Ed, invece, ho trovato una ragazza veramente simpatica, ironica e alla mano. Capace di tenere una conversazione brillante. E che malgrado il quasi marito sia uno degli uomini più ricchi al mondo, conduce una vita normale.

D’improvviso vengo ridestato dai miei pensieri da Bella che si alza e si mette alla ricerca del suo telefono.
- Dove vai? – mi guarda e ride ma un sorriso ironico.
- Chiamo mia madre! Se voleva parlarmi, adesso sono sveglia! – e intanto compone il numero sulla tastiera e mette il vivavoce. Si allunga nuovamente vicino a me.
- Ma adesso sta facendo yoga! – chi la vuol sentire Renee se la disturbiamo durante la sua lezione!
- E prima noi dormivamo! – l’ho capita, finalmente, la mia scimmietta dispettosa!
- Sei una strega … - ed, infatti, sento la madre strillare dall’altro capo del telefono.
- Bella sto facendo lezione. Proprio ora dovevi chiamare? –  sembra incavolata.
- Mi dispiace mamma. Non pensavo di disturbare. Ma sai com’è: sono le 6.20 e mi è passato il sonno. Chi altri è sveglio a quest’ora? Allora dimmi: com’è la temperatura oggi? – la guardo ironica.
- Bella ho capito. Non chiamerò più alle 6.00. Ma ero così emozionata. Siete così belli sulla rivista!-
- Mamma avevi già letto parte dell’articolo! – Bella alza spesso la voce con la madre e mi fa ridere, perché, malgrado tutto, non riesce a trattenere l’uragano Renee e penso che mi devo preoccupare perché Bella è peggio della madre.
- Va bene. Ho capito il messaggio. Mai chiamare mia figlia e mio genero prima delle 9.00! ciao ragazzi, io torno alla mia lezione e voi, visto che siete svegli, perché non lavorate per rendermi nonna??? Baciiii – e ci chiude il telefono in faccia lasciandoci scioccati. E Bella scoppia a ridere. Poggia il telefono sul comodino e viene a cavalcioni su di me.
- Bè, abbiamo il permesso della suocera per fare certe cose. E il mio futuro marito ha bisogno di rilassarsi – non finisce di parlare che le tolgo la sua semplice canotta e i seni svettano subito al di fuori. Mi piace tenerli tra le mie mani e sento la sua eccitazione salire.
- Buona gattina che oggi abbiamo parecchio tempo per coccolarci! – e mi prendo tutto il tempo del mondo per portarla vicino all’orgasmo e fermarmi. Lo faccio diverse volte perché mi piace averla stremata dal piacere tra le mie mani. è così reattiva! Si lascia fare di tutto. Finchè, al limite della mia sopportazione, concedo ad entrambi quello che tanto abbiamo atteso. Rimaniamo abbracciati sul letto, sudati e stanchi e ricadiamo nel dormiveglia. Quando la sveglia suona facciamo fatica ad alzarci. Fortunatamente i corsi universitari sono terminati e anche i suoi esami, superati più che bene. Ed è riuscita a rallentare i ritmi che ha sostenuto per ben sei mesi!
- Vieni in ufficio stamane? – la guardo vestirsi.
- Si, voglio terminare le relazioni che devi presentare venerdì alla riunione. Almeno avrai il tempo di leggerle attentamente prima di illustrarle! – è divenuta un valido collaboratore. Professionale e mai una volta ha risposto ai pettegolezzi che girano in ufficio su di noi e lei, in particolare. Perché, purtroppo, non so come fare a far capire ai miei dipendenti che Bella non è nella mia società perché è la mia fidanzata. Ma perché è geniale, come pochi.
- Oggi è il tuo ultimo giorno di lavoro. Non ti voglio rivedere in ufficio prima di settembre! – la guardo severo. Ma quando la vedo stanca vorrei solo che si riposasse a dovere.
- Va bene. Ma piacerebbe anche a me se tu rallentassi! – poi deve ricordarsi qualcosa perché mi fissa.
- Edward ti ricordi che nel pomeriggio c’è il cda della clinica? –
- Lo sapevo ma non me lo ricordavo! L’ho visto scritto sulla tua agenda – la guardo mentre si veste.
- Bene, perché in mattinata ti ho fissato un incontro con Justin. Ha studiato tutto l’ordine del giorno di oggi. Ma vuole ripassare alcuni punti con te – la guardo senza capire.
- Perché non lo fate insieme? –
- Perché ha avuto un paio di idee che non sono niente male. E gli ho detto di parlarne con il capo in persona. – nel frattempo siamo arrivati in cucina dove Maria sta uscendo per andare a fare la spesa. Come al solito ci ha preparato una colazione che è una festa anche per gli occhi!
- Anticipami qualcosa –
- Vorrebbe aprire un piccolo centro di primo soccorso, annesso alla clinica,  per quelli che non hanno un’assicurazione che riesce a coprire tutte le spese di un ricovero. Gli utenti potrebbero ricorrere ai day hospital e ridurre i costi pro capite di ogni paziente. E affiancare il centro con la formazione di infermieri e medici disposti ad andare a domicilio. Aumenterebbero gli assistiti ma non i costi – la guardo e penso che potrebbe essere un progetto importante.
- Si potrebbe fare. Hai già fatto il business plan? –
- Si. Te lo faccio controllare  in ufficio prima che arrivi Justin. La sua idea è realizzabile ma occorrono grandi finanziamenti, perlomeno all’inizio –
E la mattinata scorre velocemente. Passo buona parte del tempo ad ascoltare e consigliare Justin. Do le dritte a Bella su come organizzare il cda. 
E sono piacevolmente sorpreso quando Venice, a fine giornata, viene a salutare Isabella.
- Mi mancherai. I prossimi mesi, senza di te qui dentro, sarà noioso! –
- Venice stai dicendo al capo che è noioso – la richiamo sulle sue parole.
- No capo. Ma devi ammettere che Bella ha portato una ventata di aria fresca qui dentro. Anche tu sei cambiato da quando è arrivata in ufficio – è vero! Mi sono aperto con lei in primis. È stata per anni la mia assistente e di lei non sapevo praticamente niente. Poi, tramite Bella, ho scoperto che è fidanzata con un fotografo free lance. Lo stesso che immortalerà il nostro matrimonio. Stanno mettendo su casa insieme. E le piace veramente lavorare per me!
- Venice non dargli retta. E non posso prendermi il merito di aver cambiato il capo! Ha fatto tutto da se. In realtà non ha fatto altro che far uscire fuori il suo vero carattere –
- Comunque sono stati bei mesi in tua compagnia. Ora riposati e pensa solo al matrimonio – e la abbraccia prima che usciamo.
La prendo e la abbraccio mentre siamo in ascensore e penso che mancano solo dieci giorni affinchè sia mia definitivamente.
 

 
 

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Capitolo 52
*** Black Out ***



Buongiorno ragazze e buon 2015!!!!
Innanzitutto e per l'ennesima volta devo scusarmi con chi ha recensito e non ho risposto.
Come molte di voi sanno, ho un lavoro stagionale nel campo del turismo e il mese di
dicembre per me equivale ad agosto! Ci tenevo a pubblicare i capitoli perchè
volevo concludere la storia entro il 2014. Ma i soli Momenti in cui mi sono
collegata sul sito erano quelli della pubblicazione.
Le recensioni le ho lette tutte e vi ringrazio tutte.
Mancano due capitoli al termine della storia. Li publicherà tra sabato e domenica prossima.
Ancora una volta vi auguro uno splendido 2015 in cui tutti i vostri desideri si possano 
realizzare! Per me quest'anno è stato fantastico: ho conosciuto virtualmente 
molte di voi e con alcune è nata una splendida amicizia.
Ecco: spero che il 2015 inizi così come si è concluso il 2014!!!
Ancora Auguri e buoni festeggiamenti!!!
Pov Edward

03 Settembre 2015

Ritornare alla vita di sempre è dura! Apro gli occhi prima che la sveglia suoni, mentre Bella dorme ancora profondamente al mio fianco. Mi volto verso di lei, di fianco e l’abbraccio attirandola verso il mio corpo. Oggi, dopo oltre due mesi, riprenderà il suo stage nel mio ufficio. Ha passato tutto lo scorso anno a girare i vari uffici. Volevo che si facesse un’idea di quello che si occupa la T&E Cullen e di come è organizzata. Da oggi si occuperà effettivamente dei mercati finanziari e l’avrò sotto il mio costante controllo. Così quando a giugno, prenderà la sua laurea, sarà pronta per affiancarmi nel lavoro.
Oggi è il nostro secondo mesiversario. Non riesco a credere che siano passati già due mesi dal giorno più bello della mia vita. Quello in cui ho intrecciato il mio cammino con quello di Isabella.
Oggi posso dire di essere un uomo felice. La donna della mia vita ha accettato di diventare mia moglie, i miei genitori e la mia famiglia mi è vicina. Ho anche due nipotine bellissime che adoro vezzeggiare.

Era bellissima, Isabella,  nel suo abito da sposa.  
I capelli sciolti come piacciono a me. Sembrava ancora più ragazzina di quello che è! E stranamente, la mia miss perfettina, era così emozionata nel giorno del nostro matrimonio che ha parlato veramente poco. Ad un certo punto mi sono anche preoccupato che non si sentisse bene!
È stata una cerimonia veramente emozionante. I nostri più cari amici e parenti hanno gioito con noi. C’erano parecchie persone “importanti” ma l’atmosfera si è subito rivelata amichevole. Tutti hanno scherzato e riso delle battute dei nostri testimoni e, a conferma che tutti i nostri ospiti sono stati bene, i primi che sono andati via lo hanno fatto alle prime luci dell’alba.
Ho aperto le danze con la mia splendida moglie. Emozionati, ci siamo fissati negli occhi per tutto il tempo della canzone. E, poi, ho voluto  ballare con mia madre e mia sorella. Il trio di donne della mia vita.  E, nel frattempo, Bella ha ballato con suo padre e i suoi fratelli. Solo che poi si è creata la fila: troppi uomini hanno preteso un ballo con lei e sono divenuto geloso! Sono andato a pretenderla. Ed ho ribadito bene il concetto della proprietà privata su Bella!
L’attesa all’altare, la nostra emozione e le lacrime delle nostre madri, il taglio della torta, il lancio del bouquet e della giarrettiera, i balli di gruppo e quelli accoccolati a mia moglie. Saranno momenti che non dimenticherò mai!
Come pure la luna di miele. Ho voluto esagerare: 8 settimane in giro per il mondo! Ho potuto farlo perché anche quest’anno mio padre, coadiuvato da Charlie, mi ha sostituito in società. E Venice mi ha aggiornato giornalmente con mail sull’andamento dell’ufficio.
Siamo partiti per Dubai e il deserto. È una zona del mondo che Bella non aveva mai visitato e volevo farle vivere questa nuova esperienza: il deserto e il mondo moderno a contatto!
Siamo, poi, rientrati qualche giorno a New York. E siamo stati molto fortunato perché negli stessi giorni le mie nipotine hanno deciso di venire al mondo. E sono stato io ad accompagnare mia sorella in ospedale.

Flashback
- Allora è vero che siete a casa! – Rachel con il suo pancione entra in cucina della villa Cullen dove sto facendo colazione con Bella.
- Solo tre giorni per partecipare ad una riunione di lavoro. Poi, ripartiamo – è Bella a spiegarle i nostri piani. In realtà conosce solo la data di partenza e non sa dove andremo. Osservo mia sorella.
- Sei bellissima con le guanciotte e la pancia! – mi esce spontaneo dirglielo e lei arrossisce.
- È la prima volta che non mi prendi in giro per i miei chili di troppo – rido con lei. Ma una smorfia nel suo viso mi fa preoccupare.
- Che succede? – anche Bella si preoccupa e si sposta per farla accomodare al suo posto.
- Oggi le vostre nipotine ballano la samba. Sono un po’ agitate. Probabilmente perché non sentono la voce del padre da ieri sera. – sembra triste.
- Come mai? –
- C’è stato un incidente, non so dove. È molti infortunati sono stati portati alla clinica. Soprattutto i bambini. Mi ha chiamato poco fa. Aveva appena finito un intervento e ne doveva iniziare un altro – sono orgoglioso di mio cognato. È così competente.
- Tu hai scelto la specializzazione? – è Bella a chiederlo. Ma la risposta incuriosisce anche me.
- Si e no. Mi piacerebbe chirurgia d’urgenza. Ma con le bambine in arrivo, forse, sarebbe il caso che scegliessi qualcosa di più facile e con ritmi più leggeri –
- Fa quello che ti piace. Noi ci prestiamo fin d’ora a fare i baby sitter! – e mia sorella abbraccia Bella. Hanno veramente un legame molto forte.
- Ha ragione Bella. Inoltre, se può esserti d’aiuto, Maria, la nostra colf, è particolarmente brava con i bambini. Potrebbe lavorare per voi e sareste più tranquilli. -
- È vero. È un’ottima persona e ha una famiglia eccezionale. La figlia di Maria la conosci: è l’infermiera preferita di Justin. Lavora in clinica grazie ad Edward. Ed è fidanzata con Sam. Si sono innamorati. Ha un bambino bellissimo – è Bella le racconta tutta la loro storia. Ad un certo punto mi perdo nei loro pettegolezzi di donne. Finchè un’altra fitta di Rachel non mi riporta alla realtà.
- Edward penso sia il caso di portarla in ospedale – guardo Bella che, forse, è la più saggia di noi.
- Bella non esagerare. Oramai hanno poco spazio per muoversi ed ogni movimento mi provoca dolore – ma Rachel non finisce di parlare che si rende conto che le acque le si sono rotte.
- Ok. Adesso possiamo andare in ospedale? – Bella fa la solita saputa!
- Chiamo Marcus e l’aiuto ad arrivare alla macchina. Tu vai a prendere il trolley a casa loro – e mezz’ora dopo siamo in clinica. La ricoverano immediatamente e le infermiere, sapendo che si tratta della fidanzata di Justin, si fanno in quattro per coccolarla e darle il miglior confort possibile.
Il ginecologo l’ha subito visitata rendendosi conto che il parto era imminente e congratulandosi con le bambine per essere così veloci nel venire al mondo. Purtroppo Justin era in sala operatoria e non poteva lasciare l’intervento a metà, pur essendo stato informato del parto in corso.
- restate con me! – la richiesta di Rachel mi lascia sconvolto. Pensavo che avrebbe voluto solo Bella. Invece, guarda con occhi imploranti anche me. Non so se sono pronto a vedere mia sorella dare alla luce le sue bambine. Non so se sono pronto a vedere una donna partorire! E sto per risponderle che sia il caso di avvisare i nostri genitori. Loro sono nella casa al mare con Charlie e Renee. Ma Bella mi precede.
- Pensi che ti lasceremo sola? – e le prende una mano invitandomi a stringerle l’altra. E così sono incastrato nella sala parto. Non riesco a parlare. E quando il medico si posiziona fra le sue gambe e le spiega la situazione, comincio a sbiancare.
- Rachel hai una dilatazione di 12 centimetri. Perfetta – e il solo pensare alla vagina di mia sorella mi fa perdere i senti. Non ricordo nient’altro del parto.
Quando ho ripreso i sensi ero in un’altra stanza di ospedale, allungato su un lettino, con Bella seduta su una poltroncina. Mi sorride quando si accorge che ho ripreso i sensi.
- Che cazzo di figura di merda che ho fatto – e abbasso lo sguardo imbarazzato. La sento ridere. Si avvicina e mi bacia.
- Come ti senti? – ci penso. Sto bene. sono solo svenuto in sala parto e mi metto seduto.
- Sto bene. – la bacio e la fisso negli occhi.
- Diciamo che ho capito quello che mi aspetta quando nasceranno i nostri figli. E, ti prometto fin d’ora, che non mi comporterò da coglione! – e ridiamo.
- Forza che devi conoscere le tue nipotine. Sono bellissime – ci penso e non riesco a rendermi conto che sono già nate.
- Ma quanto sono rimasto privo di sensi? – ride ancora, Bella.
- Circa tre ore. –
Quando entro nella stanza, trovo Rachel e Justin ognuno con in braccio una piccola principessa.
- Guardate, arriva lo zio cacasotto! – Justin e Rachel sorridono nel vedermi.
- Se volevo vedere vagine dilatarsi facevo il medico pure io. Ho scelto i numeri perché non mi piacciano queste cose – ridono tutti e tre di cuore.
- Che speranze ho che quello che è successo rimanga fra noi? –
- Bè, tieni presente che un’infermiera lo ha raccontato a Pierre … - e penso che parenti e amici lo avranno già saputo.
- Zio Edward, vieni a conoscere le tue nipotine? – Rachel mi guarda con occhi felici e non posso che avvicinarmi a lei.
- Lei è Elisabeth. Mentre Justin ha in braccio Matilde. Abbiamo scelto i nomi delle nostre madri – dire che sono bellissime sarebbe scontato. E una lacrima scende dai miei occhi. Se ne accorgono tutti.
- Edward, in questi mesi c’è una cosa che non ti ho mai detto. – fisso Rachel e spero che non mi prenda in giro.
- Ti voglio bene, fratellino mio. Sei il miglior fratello del mondo e sarai uno zio perfetto – e la abbraccio.
Fine flashback

Dopo New York siamo stati in giro per l’Europa: qualche giorno a Londra, Lisbona, Parigi, Praga, Berlino, Barcellona e Palma. In alcune città ci sono dovuto andare per lavoro. Come a Londra e Berlino. Altre per puro piacere. Ma in ogni caso ci siamo divertiti tanto. Ed, infine, siamo stati a Rimini dove Bella ha organizzato il lavoro dell’hotel.  È stata impeccabile. Professionale ed incisiva.
Gli ultimi dieci giorni li abbiamo passati sulla nostra isola per rilassarci, prima di rituffarci nella vita di tutti i giorni. Bella, questa volta, è stata intransigente: mi ha fatto promettere di trovare tutti i giorni dei momenti solo nostri. E sono stato d’accordo con lei. Perché dopo tutto questo tempo a due, non penso di essere capace di non vederla o avere dei contatti con lei per intere giornate.

Ed oggi si ritorna al lavoro. E mi rendo conto che sono sveglio da oltre mezz’ora. Osservo la mia sposa riposare.
E con il naso comincio a tracciare un breve percorso sulla sua schiena. Mi piace vedere la sua pelle rabbrividire appena la sfioro. Mi piace l’idea che il suo corpo mi riconosca all’istante.
- Cullen buongiorno! – eccola che si desta dai suoi sogni la mia principessa.
- Buongiorno mogliettina che ne diresti di cominciare la giornata con i tuoi doveri coniugali? – e mentre parlo le mie mani sono a saggiare il suo corpo. Un palmo sul suo seno, l’altro nella sua intimità. Che trovo già umida.
Mi stavi sognando? – la vedo arrossire.
- No. Mi hai eccitato sfiorandomi – lo dice a voce bassa. È così sincera. E la cosa fa eccitare all’istante anche me. Come se fosse possibile avere un’erezione più dura di quella che ho!
- E se ti accarezzo qui dentro, che succede? – la provoco entrando con un dito nella sua intimità. E immediatamente stringe le gambe.
- Riaprile e sta buona – sospira ma fa quello che le chiedo. E accarezzo la sua intimità osservando, con un sorriso beffardo sul mio volto, le smorfie che assume. Cambio spesso il ritmo: delicato, veloce. Più in profondità. Solo il clitoride.
- Edward non riesco a resisterti. Fammi venire – la sua è una supplica. E quando lo fa non riesco a resisterle. Vado su di lei e la penetro. Trovarla calda e bagnata mi fa venire quasi subito.
- Scusami. Volevo resistere, ma non ci sono riuscito –

Un’ora dopo siamo pronti per la colazione. Maria, come da accordi, adesso lavora per mia sorella e noi abbiamo solo un aiuto ad ore. Per il resto ci arrangiamo da noi. Come per la colazione. Mentre io prendo le tovagliette e le posiziono sul bancone, Bella prepara il caffè. Aroon gira fra di noi. E ci piace questo nostro modo di vivere. 
- Più tardi vado al parco con Aroon –
- Pensavo venissi in ufficio. Oggi dovresti riprendere –
- Si, verrò nel pomeriggio. Nella tarda mattinata devo andare all’università ad iscrivermi ai corsi. E devo iscrivere anche Rachel che non fa in tempo ad andare stamane. Mi ha mandato un messaggio con i corsi che le interessano. E, poi, devo andare a parlare con la prof. Green. Mi rivuole come assistente –
- Capito! E poi sono io che devo rallentare i ritmi – mi caccia la lingua e ride.
- Ho controllato il tuo planning: hai riunioni per tutta la mattinata. Non ti saresti neanche accorto di me! –

E così usciamo insieme di casa. Mentre io vestito di tutto punto per l’ufficio, lei indossa un semplice paio di jeans che le fanno un sedere favoloso e al guinzaglio Aroon.
- Ieri è arrivata una lettera dell’amministratore del palazzo. Alcuni inquilini si sono lamentati del fatto che utilizziamo l’ascensore principale con Aroon – e mi guarda sconvolta.
- Anche lui è un essere umano! –
- Bella in questo stabile non permettono neanche al personale di servizio di utilizzare gli ascensori principali. Figuriamoci ad un cane. – e sospira.
- La villa quando sarà pronta? –
- Per fine settembre ce la consegnano –
- E ci trasferiamo subito. Così anche lui sarà più libero di muoversi – sorrido alla sua dolcezza.
- L’ho pensato anche io –

Quello che accade appena usciamo dal palazzo penso che lo ricorderò per tutto il resto della mia vita. il congierge ci apre la porta mentre noi continuiamo a chiacchierare della nostra giornata.
- buongiorno signori Cullen, buon rientro al lavoro – mi fa ancora impressione quando chiamano si rivolgono a Bella chiamandola signora Cullen.
- Grazie Joeffrey e buona giornata anche a te – poi, torno ad ascoltare Bella.
- Edward, a pranzo prenderò solo un panino all’università. Poi ti raggiungo in ufficio appena finito –
- Ti volevo con me al’incontro con i coreani. Ma sarà per la prossima volta – siamo oramai giunti alla macchina. C’è Marcus oggi con me. Nick e Sam seguiranno Bella al parco.
E mentre Marcus mi apre la portiera e sto baciando Bella, tutt’un tratto sento urlare Nick. Mi urla di gettarmi in terra. Bella scivola prima di me. Faccio per abbracciarla ma c’è qualcosa che non torna. È inerme. Non riesco a guardarla perché Nick mi tiene in terra e urla a Sam di mirare alle ruote. Il tutto non dura che pochi istanti ma, a me, sembra un’eternità.
Nick mi lascia le spalle e subito si rivolge verso Bella. Ha capito subito la gravità della situazione. Le controlla il polso e la mette in posizione supina. E adesso vedo la sua tshirt macchiata di sangue. E il sangue scorre in terra e quando guardo le mie mani le trovo impiastriate dello stesso colore. Sento Marcus chiamare i soccorsi. Ed intanto un gruppo di persone curiose ci accerchia.
- Bella? Bella? – la chiamo ma non risponde. Faccio per muoverla ma Nick me lo impedisce.
- Non la muova. Potrebbe avere un trauma – lo guardo in cerca di spiegazioni.
- Cos’è successo? – mi guarda e vedo preoccupazione nel suo volto. Comincio a piangere.
- Da una macchina in moto hanno sparato verso di voi. Ho riconosciuto il volto di Dimitri. Ma quando l’ho visto il primo colpo era già partito – Sam fa allontanare le persone. Marcus ha già chiamato gli altri uomini della scorsa ed ora ci stanno circondando per evitare sguardi indiscreti.  Continuo a chiamare Bella, ma lei non da segni di ripresa.
- Edward sta arrivando l’ambulanza – è Nick a dirmelo e mi impedisce di toccare ancora Bella.
Quando arrivano i paramedici devono spostarmi a forza. Non riesco ad allontanarmi da mia moglie. Sento parlare dei suoi parametri vitali, ma non ne capisco il senso. Nick è al telefono. Sta dicendo a qualcuno dell’accaduto ma non capisco con chi stia parlando.  
Non so a chi devo dare retta prima: i paramedici che stanno parlando tra di loro per spiegare le condizioni di Bella, Nick che sta avvisando probabilmente i nostri genitori oppure Marcus che mi chiede se mi deve andare a prendere degli abiti puliti. E mi guardo e mi rendo conto adesso che la mia camicia è sporca del sangue di Bella. Scuoto la testa. E proprio in quel momento posizionano mia moglie su una barella e la sistemano in ambulanza.
- Vengo con voi – e non attendo una risposta. Marcus spiega che sono il marito della ferita. Il mio unico pensiero è assistere Bella. Le prendo la mano e mi sembra così piccola. Le hanno messo una mascherina per l’ossigeno. E le hanno attaccato dei fili collegati con una macchina.
- Dobbiamo farle qualche domanda – il paramedico mi riporta alla realtà. Mi volto per fissarlo.
- Gruppo sanguigno? – e rispondo.
- Sua moglie soffre di qualche malattia cronica? Prende qualche medicinale salvavita? – nego con la testa.
- È incinta? – nego ancora una volta.
- Prende la pillola anticoncezionale – è la mia unica risposta.
- Va bene. soffre di diabete, pressione alta o altra malattia cronica? – e continuo a negare. Nel frattempo siamo arrivati in ospedale. Mentre entravo in ambulanza sentivo Nick precisare che dovevano portarla alla clinica Mayo. E appena le porte di aprono il primo viso che vedo è Justin. Pronto a prendere in consegna Bella. Si allontanano subito con la mia sposa. Ci sono parecchi medici e infermieri con lei. Cerco di seguirli. Ma Nick mi blocca. Mi volto e vedo che sono arrivati tutti i miei uomini.
Mi accompagna nella sala di attesa. E rimango li a pregare di avere notizie positive di Bella.

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Capitolo 53
*** Sollievo ***



 
Pov Edward
Non so quanto tempo sia passato prima che qualcuno venisse a darmi informazioni sulla salute di Bella. Anche Justin è sparito con Bella non appena siamo giunti in clinica. Mentre Pierre si è eclissato per cercare di avere informazioni.
Nel frattempo sono arrivati i nostri familiari e amici. La prima è stata Rachel che, piangente, si è buttata fra le mie braccia e c’è rimasta per tutto il tempo. Questa volta è lei che ha consolato me. Ripetendomi all’infinito che tutto si sarebbe concluso bene. Mi ha accarezzato i capelli per tutto il tempo e si è assicurata che non volessi mangiare o bere nulla.
Poi, alla spicciolata sono arrivati Matteo, avvisato da Pierre che era già in ospedale quando siamo arrivati. I nostri genitori. Renee in lacrime e Charlie pallido come un cencio. E James e Alec. Quest’ultimo è arrivato e si è subito allontanato con Nick. Non so cosa si siano detti e non li ho più visti. Sam ha preso in mano la situazione all’interno della sala d’attesa e ha fatto in modo che tutti noi fossimo in sicurezza. Vedo numerosi dei miei uomini dispiegati in ospedale. 
Pierre ha fatto la spola tra noi e la zona in cui hanno ricoverato Bela. Ha cercato di tranquillizzarci dicendoci che con lei ci stavano i migliori medici. E si è occupato dei genitori di Bella, visibilmente scossi dall’evento.
È stato Justin a venire a darci informazioni. Quando l’ho visto il cuore mi si è fermato. Mi ha preso il braccio e mi ha avvicinato al resto della famiglia. Ma si è rivolto a me mentre parlava. ci ha spiegato che il medico che si stava occupando di Bella stava finendo gli ultimi accertamenti ma che il quadro clinico era chiaro.
- Edward, va tutto bene, non è in pericolo di vita – ed è stato il primo momento di sollievo dopo molto tempo. Poi ha continuato a spiegarci mentre abbracciava Rachel.
- Ha perso molto sangue perché è stata colpita alla spalla, in una zona molto vascolarizzata.  Siete stati molto fortunati.  Adesso la opereranno per sistemare la spalla. Ha ripreso conoscenza da pochi minuti,  ma è agitata. E' sotto choc.  – e mi preoccupo per lei. Renee chiede di poterla vedere prima dell’intervento. E Justin mi guarda imbarazzato. Gli faccio segno di farla passare perché capisco il suo stato d’animo,  ma …
- Renee può entrare una sola persona e Bella continua a cercare Edward … - lascia la frase in sospeso e Renee mi si avvicina. Lei capisce al volo, malgrado anche lei sia sconvolta e sorride. Non rimane delusa o rammaricata.
- Non riesco ancora a rendermi conto che la mia bambina è una donna adulta e sposata. E oramai sei tu la sua roccia. Dalle un bacio da parte mia e dille che l’amo – che madre eccezionale che è! La stringo forte e le dico che le voglio bene. Proprio come ne voglio alla mia mamma. La lascio con Pierre che la sta consolando. E, mentre raggiungo Bella, vedo James che sta portando bevande per tutti.
Mi allontano con Justin che mi da spiegazioni sull’intervento e sul medico che interverrà. Mi rassicura dicendo che è uno dei migliori ortopedici in circolazione. Prima di entrare mi ferma fuori dalla porta.
- Edward, devo dirti una cosa – e mi preoccupo. Lo fisso in attesa che parli.
- Prima di intervenire chirurgicamente abbiamo fatto tutti gli accertamenti. Ed è venuto fuori che Bella è incinta – e sbianco. Non sono spaventato dalla gravidanza, ma dal rischio che ha corso sia la mia Bella ma anche nostro figlio. Justin pare leggermi nel pensiero e mi tranquillizza.
- L’intervento non sarà invasivo e, oramai, è prassi operare donne incinte. Solo lo stress di quello che è accaduto potrebbe interferire con la gravidanza. Per cui da adesso Bella non deve agitarsi e penso che dovrà stare parecchio a riposo. Ma sarà il ginecologo a dirvi della saluta di mamma e figlio!  – e sorrido. Finalmente, in questo giorno, riesco a sorridere al pensiero di Bella che diviene mamma.
- Justin farò tutto quello che serve per la mia famiglia – ed è la verità. Perché nessuno può toccare ciò che è mio. Lui mi sorride e mi abbraccia. E contraccambio il suo abbraccio.
- Grazie di tutto, Justin. Non te l’ho mai detto, ma ti considero un fratello – piango e lui mi sorride. Anche lui è commosso. Una pacca sulla spalla e si allontana.
- Perfetto. Prima dell’intervento verrà un ginecologo per visitarla. Adesso ti lascio qualche minuto solo con tua moglie. Ricordati che non deve agitarsi - ed entro dentro.

La trovo in dormiveglia che si agita e chiama il mio nome. È coperta con un lenzuolo verde che stona con il pallore del suo viso. Anche adesso mi sembra così piccola! Come le prendo la mano e bacio la sua fronte apre i suoi occhioni e vi leggo dentro tutta la sua paura.
- Edward, ho avuto così tanta paura per te. Non volevano che ti vedessi e ho pensato al peggio – e riprende a piangere. Mi colpisce il fatto che stava in pensiero per me invece che per la sua salute!
- Bella, amore. Io sto bene e tra poco lo sarai anche tu. Ma, amore, non devi agitarti – mi allungo vicino a lei facendo attenzione alla sua spalla e la cullo dolcemente. Ci mette del tempo, ma si rilassa. E, nel frattempo, le parlo.
- Tua madre voleva venire ad abbracciarti. Ma hanno permesso ad una sola persona di entrare e lei mi ha detto di abbracciarti e di dirti che ti ama – quando finalmente è rilassata, le do la notizia.
- Bella, amore mio, tra un po’ ti opereranno la spalla. Ma prima hanno fatto tutti gli accertamenti. E si sono accorti che sei incinta – attendo la sua reazione. La fisso attentamente. Si alza, dolorante, leggermente. E mi fissa.
- E come sta il bambino? – le sorrido. Noto che è preoccupata.
- Dicono bene. Ma a momenti dovrebbe essere qui il ginecologo per fare una visita – continua a fissarmi.
- Sei arrabbiato? So che non volevi figli per il momento – la guardo meravigliato.
- E chi te lo ha detto? Sono l’uomo più felice del mondo. Ho avuto una paura pazzesca poco fa ed ora scopro che avremo anche un bambino. Chi può essere più felice di me? – mi fissa e abbassa lo sguardo.
- Tu dicevi di non volere una famiglia. Che non eri pronto e, forse, non lo saresti mai stato  – parla a bassa voce e le alzo il viso con un dito. Le sorrido dolcemente perché sta nuovamente piangendo.
- È vero. L'ho detto. Ma prima di fare la conoscenza con lo tsunami Isabella. Tu hai rivoluzionato completamente la mia vita. L’hai resa bella, degna di essere vissuta. Malgrado tutte le difficoltà, malgrado i problemi. So che, in qualsiasi momento, posso alzare lo sguardo ed incrociare il tuo. E tutto torna al suo posto. E supereremo anche questo momento, insieme. E questo sarà solo il nostro primogenito. Perchè rimango sempre dell'idea di avere almeno tre figli!– non posso finire di parlare che arriva il ginecologo per la visita. Però la abbraccio e la bacio per farle sentire il mio amore. E un timido sorriso si affaccia sul suo viso. Quando mi volto scopro che il ginecologo è lo stesso con cui ho fatto la figura di merda quando sono nate le gemelle. Ed anche lui deve riconoscermi perché sogghigna! Fortunatamente non fa commenti sul passato.
È molto professionale nel visitare mia moglie. Fa l’ecografia e ci mostra a video nostro figlio. Ci spiega tutto ciò che è visibile e ci stampa anche delle immagini. Ed io piango!
- Signora Cullen, malgrado quello che è accaduto, il bambino sta bene. E’ tutto nella norma,  la gravidanza è di 10  settimane. La camera embrionale è ben sviluppata e la placente è perfetta. Il parto è previsto per metà aprile.  Posso affermare che  tutti i parametri sono nella norma. Ho già dato disposizioni alle infermiere e domattina le faranno diversi prelievi del sangue e delle urine per verificare che tutti i valori siano corretti. Nel pomeriggio di domani avremo i risultati e faremo un’altra visita di controllo. Finché è ricoverata vorrei fare dei controlli giornalieri. Per stare tutti più tranquilli.  Adesso, invece, la opereranno alla spalla … - Bella si agita sentendo che la opereranno.
- Dottore per il bambino non è un problema l’intervento? – lui gentilmente ci spiega.
- Innanzitutto, per precauzione, sarò in sala operatoria. Non servirà il mio intervento ma, nel caso, sono già sul posto! Inoltre vi voglio tranquillizzare: questo tipo di intervento è nella norma anche per donne incinte. L’anestesia che si utilizza in questi casi non andrà ad incidere sul bambino. Dormirà esattamente come lei e sarà costantemente monitorato. Anche i medicinali che assumerà in seguito, sono ad un dosaggio molto più leggere del solito. Forse, avrà un po’ più di fastidio e dolore. E non potrà eccedere con gli antidolorifici.  Questo è vero. Ma nulla di che. E durante la riabilitazione non è previsto l’uso di medicinali. Le faranno fare movimenti per riposizionare la spalla nella sua posizione ottimale.  – ci sentiamo molto più tranquilli adesso. Proprio in quel momento, arriva Justin.
- Sono venuto a prenderti. Ti accompagno io in sala operatoria e rimarrò con te per tutto il tempo dell’intervento – e lo ringrazio. Ed è a me che si rivolge.
- Edward ci vorranno un paio d’ore. Qualsiasi problema ci sarà verrò ad informarvi. Per cui state tutti tranquilli.  –  e con un paio di infermiere portano via Bella. Faccio appena in tempo a dirle che l’amo.
- Amore, stai tranquilla. E ricorda che vi amo – mentre la bacio poggio la mano sul suo ventre. Lì c’è mio figlio e quello è il primo contatto che ho con lui. Rimango qualche secondo con la mano sul ventre ed ho come l’impressione che tutta la mia famiglia sia concentrato su quel punto.
- Non dirò niente di la, del nostro principino. Lo faremo più tardi, insieme – lo dico ad alta voce ed anche Justin capisce il messaggio. Mentre Bella ride:
- per me rimani sempre il mio piccolo principino! - e rido perchè riusciamo a scherzare su tutto!
E salutato Bella è il momento di parlare con Nick. Lo trovo che mi attende nell’ufficio di Justin che ci ha messo gentilmente a disposizione.
- Che cazzo è successo? Possibile che nessuno si  è accorto che  è rientrato in America quel figlio di puttana? – urlo e non le mando a dire a nessuno.
- No, signor Cullen. stiamo monitorando tutte le persone che avrebbe potuto contattare. Ma nessuno pare sapere niente. L’auto con cui lo abbiamo vista risulta rubata nel Nevada una settimana fa. Ma non possiamo dimostrare che sia stato lui – osservo Nick. Lavora per la mia famiglia da anni. È sempre stato professionale ed è la prima volta che lo vedo sconvolto.
- Signor Cullen mi dispiace per quello che è accaduto. Mi sento responsabile. Dovevo prevederlo. E se vuole il mio licenziamento non mi opporrò in alcuna maniera. Vorrei sapere come sta la signora Cullen, però  – lo fisso.
- No, Nick. Non potevi sapere che quel pazzo ci avrebbe sparato addosso di prima mattina in una via trafficata. Ed hai fatto un ottimo lavoro finora. Ti sei comportato in maniera eccellente con Rachel e lo hai fatto anche stamane con Bella. Hai la mia piena fiducia. E Bella sta sostanzialmente bene. Sotto choc ma non è in pericolo di vita –
- Sono contento, signore. Sono in contatto con l’FBI tramite Alec. Tra un’ora ci sarà una riunione nei loro uffici. Sinceramente non sanno come muoversi e voglio partecipare anche io a questa riunione. Con il suo permesso –
- Nick, ti ripeto. Hai la massima fiducia. Fa quello che ritieni necessario - proprio in quel momento arriva il resto della famiglia.
- Bella come sta? – Rachel mi abbraccia nuovamente. Parlo ad alta voce affinchè tutti mi sentano e non debba ripetermi.
- È sotto choc e adesso la stanno operando alla spalla. Ci vorrà un paio d’ore. E dopo la potrete vedere tutti – sembrano rilassarsi i nostri parenti. Mi avvicino a Charlie.
- Non sono stato capace di mantenere la parola che ti ho dato. Di proteggerla – ma lui mi sorride amaramente. Poi, mi abbraccia.
- E che potevi fare contro un pazzo? – piange sulla mia spalla.
Rimaniamo tutto il tempo nell’ufficio di Justin. Passano oltre tre ore e ancora Justin viene a dirci nulla. Pur ricordando le sue parole mi agito. Fortunatamente Rachel mi tiene la mano per tutto il tempo e quando sente che comincio a muovermi un po’ troppo, mi sorride e mi rilasso.
- Le bambine? –
- Sono con Maria. Ho chiamato poco fa e stavano tranquille. Helena ha appena finito il turno e mi ha detto che si fermava ad aiutare la madre con le gemelle. –
- Sono brave persone – e lo penso veramente.
- È vero. Ed Helena è veramente simpatica … - proprio in quel momento arriva Justin.
- L’intervento è finito. E tutto è andato bene. Abbiamo aspettato che si svegliasse prima di riportarla in camera. Ed è tranquilla. Se volete vederla seguitemi. Però vi chiedo di rimanere non più di dieci minuti. – e lo seguiamo. Siamo un bel po’ di gente. Ma grazie a Justin, nessuno ci dice niente.
Lascio che siano i suoi genitori ed i suoi fratelli ad entrare per primi. E poi seguono i miei genitori e Rachel. Delicatamente, tutti la abbracciano e la salutano. E noto che è lei a dare coraggio a tutti. Dicendo di tranquillizzarsi che il peggio è passato.
Justin mi trascina fuori dalla stanza.
- Edward, fuori è pieno di giornalisti e curiosi. Stanno facendo domande su te e Bella e sull'accaduto. Ho messo gli uomini della sicurezza agli ingressi affinché nessuno entri e vi dia disturbo. Ed in serata faccio spostare Bella in una zona della clinica riservata. Ho fatto bene? - lo guardo. Effettivamente non ho pensato che l'accaduto avrebbe scatenato la stampa.
- si, ti sei comportato benissimo, Direttore! - e sorride imbarazzato per la maniera in cui l'ho chiamato. Ma in 9 mesi ha veramente preso in mano la clinica e sta facendo un ottimo lavoro.
- però chiama anche la polizia e fa sgomberare l'area intorno alla clinica. E' proprietà privata e non possono rimanere li. Inotre, da incarico al personale che è vietato dare qualsiasi informazione su Bella. E ci saranno i miei uomini ad evitare che chiunque arrivi a Bella - mi fissa e va via per sistemare la situazione.
Rientro in stanza e osservo Bella; noto che mi cerca. E quando mi vede sorride. E finalmente mi rilasso. Mi avvicino a lei e i nostri familiari ci concedono un po’ di spazio. Mentre la bacio mi viene istintivo poggiare il palmo della mia mano sul suo ventre. E sorridente le chiedo il permesso di dare la notizia. Quando lei acconsente, mi volto verso i nostri familiari. Lo dico semplicemente. 
- Aspettiamo un bambino – rimangono tutti un pò senza parole. E' l'ultima cosa che si aspettavano in queste ore e lacrime, finalmente di gioia, attraversano i loro visi.
Le reazioni sono quelle che mi aspettavo. Congratulazioni e felicitazioni per noi. Mia madre e Renee subito si affrettano a porre domande mediche a Justin. Sull’intervento e sugli effetti sul bambino.  E mi viene da sorridere, mentre Bella vicino  a me, si addormenta malgrado il caos. Sicuramente per effetto dell’anestesia e del leggero antidolorifico che le è stato somministrato.
Escono tutti e fuori li invito ad andare a casa.
- Se ci sono novità vi chiamo – e così fanno. Sam mi chiede che intenzioni abbia io. E gli spiego che passerò tutto il resto della giornata e la nottata in ospedale.  Mi spiega come hanno organizzato la nostra sicurezza e non posso chiedere di meglio.
Sono quasi le 18.00 quando arriva Alec con Nick. Mi dicono che l’FBI sta facendo retate in quasi tutti i clan malavitosi della città. Lo scopo è di ottenere il più informazioni possibili. È Alec a dirmi che non si aspettavano la ricomparsa di Dimitri. Che non riescono a capire chi può avergli dato appoggio e mi spiega che stanno mettendo sotto torchio anche l’avvocato di Aro Volturi. Ma, finora, non hanno ottenuto nessuna informazione valida.
Insomma, brancolano nel nulla.  E la mia preoccupazione sale. Raccomando a Nick la massima protezione sulla mia famiglia.
Ma mi affretto a cambiare discorso quando Bella comincia a svegliarsi, dolorante.
E passo il resto della giornata a prendermi cura di mia moglie e di mio figlio.

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Capitolo 54
*** La laurea finalmente ***




Pov Bella

Siamo alla vigilia di un nuovo Natale che passerò con Edward. Questa volta circondata da tutta la mia famiglia. Nella nostra bellissima villa. Immensa per noi due ma che vorremmo che fosse piena di bambini, almeno tre!
Sono passati più di tre mesi dal mio ferimento e, lentamente, sia Edward che io ci siamo ripresi dallo choc. Infatti, le ferite materiali hanno messo poche settimane a rimarginarsi. Ma la paura di quello che poteva accadere non ci ha lasciato facilmente. Viviamo praticamente blindati: nella nuova casa Edward ha fatto installare tutti i migliori sistemi di sicurezza esistenti e non usciamo di casa se con noi non sono presenti due guardie. 
Edward è diventato iperprotettivo con me. Dopo un mese dall’operazione muovevo la spalla tranquillamente. Avevo anche finito la terapia e non ne sentivo più la necessità. Ma il mio splendido marito riteneva ancora di dovermi trattare coma una bambolina di porcellana. Non mi permetteva di fare nulla. Oltre che lo stage, mi aveva vietato anche l’università! Mi aveva fatto avere un collegamento on line con il quale potevo seguire le lezioni e tenermi in contatto con i miei professori. Mi sono dovuta imporre per ottenere un minimo di libertà e  riprendere lo stage e seguire i corsi. Si è rassegnato solo quando gli ho mostrato il modulo dell’università con il quale stavo richiedendo un nuovo stage. E allora mi ha consentito di tornare al lavoro. Ed in ufficio, passati i primi giorni, ha ripreso a trattarmi come al solito. Pur facendo in modo che facessi spesso delle pause e portandomi lui stesso la merenda o particolarità per il pranzo.
Adesso si preoccupa solo che non mi stanchi troppo per il bambino.
Edward si sta dimostrando già ora, un padre modello. Ha acquistato diversi libri sulla gravidanza. Ed ha studiato! È attento alle mie esigenze e ad ogni visita di controllo sono decine le domande che pone al medico: dalla mia alimentazione, alle ore di sonno. Dalle ore in cui dovrei stare in piedi, all’attività fisica che posso svolgere. Si è emozionato quando all’ultima visita abbiamo scoperto di aspettare un maschietto. Anche se per entrambi il sesso non è mai stato un problema. L’importante è che sia sano.
Momento emozionante è stato quando il bambino ha scalciato per la prima volta.

Flashback

Ha cominciato a fare freddo a new York. Oggi non sono stata granché bene a causa di una brutta tracheite. Non voglio prendere medicinali e preferisco curarla con rimedi naturali come il latte con il miele. E mi sono lasciata convincere da Edward a rimanere a casa oggi.
Non ho abbandonato lo studio, però. E ne ho approfittato per fare una intera giornata sui libri. Statistica, in particolare, perché è il prossimo esame.
Sento la porta di casa aprirsi e Aroon che finora è stato nello studio di Edward con me, correre all’ingresso.
- Amore sono rientrato – guardo l’ora. Sono appena le quattro. Da quando ci siamo trasferiti nella villa, lavora spesso da qui.  Pur avendo cominciato a delegare maggiori compiti a James non ha rallentato i ritmi. Ha modificato il suo modo di lavorare, facendolo maggiormente da casa. Dove può prendersi pause tutte le volte che vuole. È il suo modo per essere più presente nella vita di coppia.
- Sono nel tuo ufficio – cerco di urlare, per quando la gola me lo permetta. Ma mi raggiunge poco dopo.
- Che fai? – mi osserva curioso dopo avermi lasciato un dolce bacio sulla guancia ed aver massaggiato la mia pancia.
- Statistica! Non riesco a farmi entrare in testa a cosa possa servire la covarianza! – ride.
- Dammi il tempo di cambiarmi e vengo ad aiutarti – e nel frattempo preparo il te per entrambi.
E nel suo ufficio, si siede sulla sua poltrona e mi prende sulle sue gambe. Mi spiega gli ultimi concetti che abbiamo studiato insieme. Perché è dall’inizio del semestre che la statistica me la sta insegnando lui.
- Bella concentrati. È un semplice esercizio dove devi applicare il concetto dello scarto quadratico medio – non alza la voce. Ma quando si rende conto che non riesco proprio a capire il senso di quello che faccio  si innervosisce. Ed io riesco a fare sempre peggio.
- Edward, non ti innervosire che è peggio –
- Bella sono tre giorni che siamo fermi sugli stessi esercizi. Oramai dovresti saperli a memoria! – e mentre cerco di ricordarmi come li ho svolti ieri accade qualcosa. Sento un piccolo bussare sulla mia pancia. Forse Edward mi sta accarezzando la pancia.  Mi volto per guardarlo ma lui è con le braccia conserte a fissarmi quasi incavolato. E penso di essermelo sognato. Mi concentro di nuovo sull’esercizio perché oggi Edward sembra proprio incavolato …
E mentre penso al mio problema accade di nuovo e penso che non me lo sono sognato. Capisco che è il bambino e sorrido da sola. Edward fraintende il mio sorriso.
- Ci sei arrivata finalmente? – mi prende anche in giro. Ma non rispondo alla sua provocazione. Gli prendo la mano e la poggio sul mio ventre. Pochi istanti e arriva un nuovo calcio. E mi volto verso di lui. Che ride.
- Ti sta dicendo: mamma sveglia. Che mi sono stancato di sentire ancora questi esercizi! – e adesso rido anche io mentre Edward, senza spostare la mano dal mio ventre, mi abbraccia e mi tiene vicino. Scalcia parecchie volte il nostro piccolino per la nostra gioia.
- Vi amo -  sorrido e penso che devo dirgli la mia idea a cui penso da qualche giorno.
- Edward, dobbiamo trovare un nome per il nostro principino – mi fissa. Ha capito che ho in mente qualcosa.
- Come vorresti chiamarlo? – ci arrivo da lontano …
- Mi è piaciuto come si sono comportati Rachel e Justin. Hanno chiamato le bambine come le nonne.  Ma erano due bambine ed è stato facile. A noi è un solo principino. Se lo chiamassimo Charlie, si offenderebbe tuo padre e viceversa. E allora ho pensato ad un altro nome di famiglia .. – non mi fa finire di parlare.
- Anthony come mio nonno, mi rifiuto! Sai che anche oggi è venuto in ufficio a rompere ? – mi fa ridere la sua agitazione!
- Cretino, c’è un altro nome di famiglia che vorrei mettere a nostro figlio. Ed è quello di suo padre – ci mette un po’ a capire. Lo vedo corrucciato e poi aprire la bocca .. ci è arrivato.
- Vorresti chiamarlo come me? – finalmente ci è arrivato!
- Già Edward Cullen Junior.  Che ne pensi? – lo vedo sorridere.
- Ne sono onorato che mia moglie abbia avuto questo pensiero!- poi mi guarda serio – ma questo non ti esime dallo svolgere l’esercizio di statistica. Forza o anche nostro figlio si lamenterà! – e ridendo, per l’ennesima volta, Edward mi spiega i concetti di base della statistica!

Fine flashback.

Sono al sesto mese di gravidanza ed ho una bella pancia. Mangio e non mi vergogno di dirlo. Soprattutto in questi giorni in cui in casa ci sono tante cose buone in vista del Natale. Quando Ej sarà nato, allora prenderò provvedimenti.
L’arresto di Dimitri è recente. È avvenuto solo due settimane fa. L'FBI è riuscita a fare terra bruciata intorno a lui. Non aveva più appoggi né denaro con sé. E, nella sua follia, ha provato ad avvicinare Edward con una pistola. Ma i nostri bodyguard, questa volta, sono stati attenti e vigili e lo hanno bloccato appena lo hanno riconosciuto.
Con lui si è chiuso l’incubo della famiglia Cullen, durato fin troppi anni. Ed, infatti, Thomas ed Elisabeth hanno organizzato una grande festa.
Pochi giorni dopo l’arresto, Edward ha richiesto ed ottenuto un incontro con Aro Volturi. Voleva delle spiegazioni. In particolare perché hanno fatto credere alla famiglia che Rachel fosse morta. Perché questo è il rammarico più grande di Edward. Si sente colpevole, perché pur essendo molto giovane, è lui che ha preso in mano le redini della famiglia quando vi fu l’attentato.
L’incontro si è svolto in carcere. Sono rimasta in ansia per tutto il tempo, pur sapendo che Edward era protetto.  E purtroppo per Edward, l’incontro si è concluso con una beffa: Aro ha ammesso di non essere mai stato a conoscenza che Rachel fosse viva. Anzi, ha ammesso candidamente che se solo ne fosse stato a conoscenza, avrebbe sfruttato la situazione a suo vantaggio.
Festeggeremo le feste nella nostra casa. È in nostro modo per inaugurarla.
Oggi con Edward, Rachel e Justin stiamo addobbando il nostro albero. Le bambine sono nelle loro sdraiette e ridono. Sono bellissime e identiche. Assomigliano molto alla madre ed hanno il sorriso di nonna Elisabeth. Hanno cinque mesi, ma sono molto sveglie. Edward ed io le adoriamo.
- Edward, pensavo che l’anno scorso avevamo imparato la lezione di non farci coinvolgere nell’addobbo dell’albero! – Justin è sconvolto.
- Justin, abbiamo quasi finito. Senza che fai la sceneggiata – Rachel è severa. Ma le bambine ridono.
- Edward vieni con me. Ti spiego come si da la merenda ad una bambina. Sarà più semplice di addobbare un albero – ed ognuno si chiude in cucina con in braccio una bambina. Dove ci sono Matteo e Pierre che stanno preparando la cena della vigilia di Natale. Rimango con Rachel ad addobbare l’abete. Parliamo tanto, noi due.
- Come procede la specializzazione? – Rachel mi fissa.
- Estenuante. Mi hanno dato tre turni di notte questa settimana e sono distrutta. Perché con le gemelle non è facile recuperare il sonno durante il giorno. Ma mi piace medicina d’urgenza. E tu, in ufficio con Edward? -  le passo le palline per posizionarle in basso, dove non mi posso abbassare per via della pancia.
- Molto bene. E’ ancora un po’ teso. Vorrebbe che rimanessi più tempo a casa. Ma ce la caviamo. E' un capo esemplare! –
- È innamorato pazzo di te, il mio fratellino – e sorrido. Proprio in quel momento arriva Edward con in mano un vassoio con due tazze di te e biscotti.
- I biscotti sono appena sfornati. Li ha fatti Pierre. Sentite come sono buoni – gli sorrido al pensiero dolce che ha avuto. Ed è questo il vero Edward. Quello che è in famiglia e che si preoccupa di farci mangiare i biscotti appena sfornati. Quello che imbocca la nipote e si fa in quattro per addobbare l’abete. Mi piacerebbe che le sue fan lo vedessero in questa veste. E gli scatto una foto. La pubblico sul mio profilo FB. Con un piccolo messaggio: Edward Cullen,  il ragazzo venticinquenne nominato per due anni consecutivi uomo dell’anno, nella sua veste naturale. Sexy ,come pochi sanno esserlo, in famiglia ad addobbare l’albero mangiando i biscotti alla cannella appena sfornati e giocando con le bellissime nipotine.
La faccio vedere a Rachel che ride come una matta. E, dal suo profilo, la condivide! Poche ore dopo la foto ha fatto il giro del mondo con migliaia di mi piace e condivisioni. E tanti, tanti messaggi per Edward. E prima di cena gliela mostro.
- Hai aperto fb? – ci stiamo cambiando in camera nostra. Gli invitati arriveranno a momenti. E noi siamo quasi pronti ad accoglierli.
- Perché? – mi guarda curioso e nel frattempo gli passo il notebook. Ridendo. Rimane sconvolto da quello che ho fatto.
- Tu sei pazza! Domani come glielo spiego ai coreani che ho lavorato notte e giorno sul loro progetto? Adesso hanno la prova che me ne sono fregato delle loro rimostranze al progetto iniziale e non l’ho cambiato! – mi strilla ma ride.
- Ma tu con i coreani domani non parlerai: sei ufficialmente in vacanza … - non mi lascia finire di parlare che comincia a baciarmi.
- Ti amo Isabella Cullen e sei tutta la mia vita - Veniamo distratti da Aroon che comincia ad abbaiare.  Ultimamente quando ci vede baciare, abbaia felice! Riprendo a vestirmi. Lui è oramai pronto.
- Hai visto quanti commenti? – e comincia a leggerli. Sono in diverse lingue, ma il significato è sempre lo stesso: ti voglio, Edward Cullen!
- Alcuni sono proprio imbarazzanti. Una tizia dice di volermi inviare le sue mutandine per farmi sentire l’odore della sua eccitazione quando mi vede! – ha il viso sconvolto! E rido.  Chiude il pc quando non ne può più di commenti sul suo fisico.
- Prima che scendiamo, voglio darti il mio regalo – lo guardo. Ha sempre avuto l’accortezza di darmi i suoi regali e pensieri in privato. Un po’ perché conosce la mia timidezza. Ed un po’ perchè non vuole mettere in imbarazzo nessuno quando mi porge regali costosi. E mi passa il suo pacchetto. Questa volta non contiene gioielli o pietre preziose. Sono dei documenti firmati da Edward e autenticati dal notaio. So cosa rappresentano, ma non ne capisco il motivo. Ed è lui a spiegarmi.
- Quello che ci è successo  settembre mi ha fatto riflettere. Lo so che non è bello parlarne oggi che è un giorno di festa. Ma voglio stare tranquillo nel caso mi succedesse qualcosa. Ed in quel caso voglio che tu non ti debba preoccupare di niente – mi abbraccia. E so che quello che mi ha donato non ha valore solo in senso economico, ma anche emotivamente. Rappresenta tutto il suo mondo. Ed ha chiaramente messo nero su bianco che se gli accadesse qualcosa tutto passerebbe a me. Anche nel caso che si trovi in situazione di temporaneo impedimenti, sarei io a disporre di ogni bene. Senza nessun parente che possa intromettersi o altri.
- Edward, se ti accadesse qualcosa morirei con te – non mi fa finire di parlare che si avvicina. E mi abbraccia.
- Quando mi sono ritrovato io nella situazione di dover decidere per i miei familiari, mio nonno cercò di intromettersi. Pretendendo di dover decidere per mio padre. Se succedesse qualcosa a me, i miei cugini farebbero di tutto per riprendersi le quote della Cullen. E non voglio che qualcuno possa approfittarsi di te e del momento che vivresti. Soprattutto non vorrei che ti portassero via quelle quote, perché hai lavorato duramente su quel progetto ed è tuo quanto mio – e non posso che abbracciarlo emozionato.
- Ti amo – lo diciamo contemporaneamente.

Pov Edward

11 giugno, giorno della laurea di Bella e Rachel ed io sono esaurito! Ej, da quando è nato,  ha confuso il giorno con la notte. Ed ora, mentre, lui si sta addormentando beatamente alle 7 del mattino, noi dovremmo cominciare a prepararci per la cerimonia.
- Dimmi che non dobbiamo già alzarci? – la voce di Bella, assonnata, sembra provenire dall’oltretomba.
- Si ed anche alla svelta. Soprattutto tu. Sembri un cencio e ci vorrà parecchio per il restauro … - parlo e mi rendo conto solo alla fine di ciò che è uscito dalla mia bocca!
- Quanto sei stronzo! Non dormo da quattro mesi grazie a tuo figlio. È rimasto attaccato alla mia tetta per oltre un’ora e tu dici che faccio schifo! – si alza senza neanche lasciarmi un bacio sulla guancia. E sbatte la porta del bagno così forte che Ej ci mette poco a riaprire gli occhi e cominciare a piangere. E lo vado a prendere in braccio. Perché lo abbiamo viziato e adesso vuole sempre stare in braccio!
Edward Cullen junior è nato il 14 febbraio, con ben due mesi di anticipo! Ed è una vera peste. Per mesi abbiamo fatto da baby sitter alle mie nipotine che sono due angioletti e ci immaginavamo il nostro piccolo proprio come loro: sempre sorridente, dormiglione e mangione, tranquillo, … ed invece.
Non è nato neanche a New York, ma a Las Vegas, dove avevo portato Bella per il week end di San Valentino. Aveva fatto il controllo ginecologico da pochi giorni e il medico ci aveva garantito che la gravidanza procedeva benissimo. Abbiamo viaggiato spesso in quei mesi. Per cui non ci siamo posti altri problemi.
Ed, invece, …

Flashback

- Edward è bellissimo questo hotel! – effettivamente abbiamo scelto un fantastico hotel con uno dei casino più conosciuti al mondo.
- Dai, usciamo dalla camera che voglio dare uno sguardo alla struttura – e così facciamo. Giriamo per i negozi, andiamo a vedere la spa. E, poi, ce ne andiamo al casino. Qui, Bella sembra una bambina nel paese dei balocchi. Non so cosa vuole fare prima e dove giocare per prima. Ci dirigiamo verso le slot machine e cambiamo qualche soldo. Giochiamo parecchio e ci divertiamo. Senza vincere nulla! Ma conquistare il suo cuore è già stata la vittoria più bella della mia vita!
Ci spostiamo verso i tavoli di black jack e mi siedo. Cambio qualche migliaia di euro e rido della faccia sconvolta di Bella. Giochiamo parecchio ma senza vincere nulla. Non è la nostra giornata. Mentre ci spostiamo verso la roulette, abbraccio mia moglie e poggio la mano sulla sua pancia-
- Piccolino, porta fortuna a mamma e papà! – e ridiamo come due cretini.
- Punta tutto sul 14! Sento che oggi è il nostro giorno fortunato – è Bella a dirlo e lo faccio. ulteriore buco nell’acqua! Siamo in ascensore mentre torniamo in camera per prepararci per la cena quando Bella si piega in due per il dolore.
- Bella che succede? – sono preoccupato.
- Una fitta. Molto violenta. Ma pare che sia passata – ma, in ogni caso, chiamo Marcus dicendogli di preparare la macchina che dobbiamo andare in ospedale. E appena arriviamo al piano, invece di uscire dall’ascensore, schiaccio nuovamente il tasto del piano terra.
- Edward non serve. È passata – mi guarda con i suoi occhi spaventati.
- Andiamo solo per un controllo. Nulla di che – non ribatte nulla e capisco che anche lei è preoccupata. Sta per ribattere qualcosa ma si piega nuovamente per una fitta che la colpisce.
- Cazzo! – la guardo. Non è da lei utilizzare certi termini.
- Che succede? Fa male … - cerco di abbracciarla ma mi allontana.
- Mi si sono rotte le acque – e proprio in quel momento le porte dell’ascensore si aprono e urlo il nome del mio collaboratore.
- Marcusssss. Veloce la macchina – dal momento in cui entriamo in macchina, Bella non ha più fitte. Siamo entrambi spaventati e ci stringiamo la mano a vicenda.
In ospedale troviamo subito la massima disponibilità e cortesia. Allerto anche Justin, ma lui mi tranquillizza dicendo che a sette mesi il feto è perfettamente formato. E anche se non è usuale, è abbastanza frequente una gravidanza di sette mesi. Comunque, mi tranquillizza e mi avvisa anche che si metterà in contatto con l’ospedale dove abbiamo ricoverato Bella per avere tutti i dettagli del travaglio.
Quando raggiungo Bella la trovo tranquilla. Molto più di me. Mi spiega che le hanno fatto un monitoraggio e il bambino sta bene. Ha solo voglia di nascere!
- Signor Cullen, vuole assistere al parto? – è la dottoressa a chiederlo. Mi volto verso mia moglie è la trovo che ride. Probabilmente, sta pensando alla nascita delle gemelle. E rido anche io.
- Sicuramente – e mi avvicino a Bella, porgendole la mano.
- Stavolta parliamo di mio figlio e della vagina di mia moglie. Non crollerò! – la faccio ridere. Ed è così che passiamo il travaglio a ridere e scherzare. Tutti i nostri parenti ci chiamano dicendo che arriveranno a Las Vegas appena possibile, ma li tratteniamo a casa. È anche brutto tempo. Nevica da diversi giorni a New York e non vogliamo creare problemi. E mi viene da pensare che se mio figlio non potrà volare dopo un paio di giorni dalla nascita, dovremo farci 4000 Km mi macchina per rientrare a casa!
Il travaglio non va avanti a lungo. Alle 22.00 in punto Edward Cullen junior vede la luce, strillando come un ossesso. Ed io piango quando, dopo aver tagliato il cordone ombelicale, lo sistemano tra le mie braccia. È un amore di bambino. Muove la testa per guardarsi intorno e si ferma solo quando i suoi occhi incontrano i miei.
- Amore mio, ti presento la mamma – lo passo a Bella dopo che si è sistemata sul letto. E scatto la prima selfie della famiglia Cullen. La mando ai nostri familiari. Malgrado la lontananza dai nostri genitori e fratelli, sono felice. Perché ho la possibilità di godermi la mia famiglia nella nostra intimità. Ed è forse in quelle prime ore che facciamo il primo errore di neo genitori: ci passiamo il nostro piccolino tra le nostre braccia e gli facciamo fare i primi sonnellini cullandolo! 
 
Fine flashback

Con Ej in braccio mi avvicino alla porta del bagno ed entro. Le parlo con il cuore in mano.
- Bella sono stanco. Stanotte non ho dormito per niente. Ed anche tu lo sei. Non volevo offenderti. Volevo solo dirti che siamo entrambi distrutti … - non finisco di parlare perché Bella, avvolta in un asciugamano che le copre a malapena il sedere, si avvicina a me sorridendo. Ha capito il senso delle mie parole.
. Ti amo Edward. Ed hai ragione: siamo stanchi – poi si china verso il nostro piccolo che sorride tranquillo e lo bacia. Lo prende e bacia anche me.
- Vai in doccia. Lo riattacco al seno e vediamo se si addormenta! – e così facciamo. Dieci minuti dopo rientro in camera e li trovo entrambi addormentati sul letto. Considerato che è tutto pronto e che anche la doccia è fatta, programmo la sveglia, mi allungo accanto a loro e mi addormento anche io.
Quando ci svegliamo, un paio d’ore dopo, siamo più rilassanti. Non riposati ma meno stanchi.
- Forza signora Cullen. La prof. Green non ti aspetterà in eterno – e le sorrido mentre ci vestiamo ed insieme prepariamo Ej. Durante la notte, visto la veglia forzata, abbiamo già preparato tutto l’occorrente per la giornata.
E all’università troviamo già tutti i nostri parenti ed amici. Oggi è anche il giorno della laurea di mia sorella e di Victoria e Kate. Si allontanano tutte insieme per andare a prendere posto nello spazio loro riservato. Per tutte loro è mia madre che ha organizzato una festa meravigliosa a Villa Cullen.
A cui parteciperà anche l’intero clan di Cullen. Ma anche i parenti delle nostre amiche.
- Edward, ti vedo stanco. Altra notte in bianco? – Charlie mi prende sempre in giro. E vedo anche mio padre sghignazzare. Matteo prende in braccio il nipote. Mentre le mie nipotine si agitano perché le prenda in braccio.
- Sai che Bella ha iniziato a dormire regolarmente quando ha iniziato l’asilo? È stato per lei che non abbiamo avuto altri figli! Ci aveva distrutti – e guardo Renee che ha il viso perso nei ricordi.
- Stai scherzando, vero? – e adesso ridono tutti.
- No, Edward! Lo ricordo anche io quegli anni. La notte si giocava e si rideva in casa – è Matteo a confermare le parole della madre. Nel frattempo prendo le mie nipotine. Hanno quasi un anno e sono fantastiche. Le adoro.
- Justin mica vogliamo fare cambio per una settimana? Guarda te ne tolgo due  e te ne lascio solo uno! – ridono tutti.
- Ad ognuno il suo angioletto – e sghigna mentre guarda Ej che piange perchè vuole stare in braccio! Ma li riposizioniamo comunque nei loro passeggini. Sarà la presenza delle cugine ma il mio pargolo si tranquillizza. Justin lo sistema tra le cugine che lo guardano curiose. Gli tirano i loro giochi, gli prendono il ciuccio. Ma lui ride felice e si lascia fare di tutto. Ci accomodiamo tutti perché è l’ora della cerimonia. E guardo con orgoglio mia moglie ritirare il certificato di laurea.
Al termine della cerimonia mi avvicino a lei che è intenta a chiacchierare con la prof. Green, con mio padre e Charlie.
- Congratulazioni,  Bella – la abbraccio da dietro e saluto tutti i presenti.
- C’era da aspettarselo che il figlio di Thomas sposasse la figlia di Charlie! Siete veramente una bella coppia. Congratulazioni – mi fa piacere sentire le parole della prof.
- Edward, la professoressa mi ha appena offerto un posto da assistente a partire da settembre – e guardo con orgoglio mia moglie.
- Ma sono sicura di avere molta concorrenza. Certamente avrà molte offerte di lavoro importanti –  ridiamo. So che si sta riferendo a me.
- Non le nascondo che mi piacerebbe che Bella lavorasse nella mia società. E non perché è mia moglie. Ma voglio la sua felicità e la lascerò libera di scegliere, senza alcuna interferenza da parte mia – e guardo mia moglie negli occhi.
Torniamo dai nostri familiari e vado ad abbracciare mia sorella.
- Dottoressa Cullen!  - si volta verso di me e mi sorride. È lei che vola nelle mie braccia e la accolgo volentieri.
- Sono orgoglioso di te. Ti voglio un bene immenso – e non ci sono altre parole da aggiungere.
E tutti insieme ci avviamo verso Villa Cullen. In macchina ripenso alla mia famiglia. A come sia cambiata nel corso degli ultimi due anni. Soprattutto per la presenza della splendida donna che ho al mio fianco. A mio figlio che rappresenta il mio futuro.
- Allora, carriera universitaria? – Bella si volta verso di me e sorride.
- Fa quello che più ti piace. Anzi, sai che ti dico? Il lavoro in ufficio sai già com’è. Adesso prova l’università. E scegli cosa ti piacerebbe fare veramente nella vita – e la bacio.
Perché è questo che voglio per mia moglie e per i miei familiari: che facciano quello che li rende felici. Li amo immensamente e metterò sempre la loro felicità al primo posto della mia vita!

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Capitolo 55
*** Epilogo ***



 
Pov Bella

10 anni dopo ...


Sono passati dieci anni da quando sono giunta a New York, con un bagaglio carico di entusiasmo, speranze e curiosità. E ne sono capitate di cose nella mia vita, alcune belle altre molto meno. 
Ho tre bambini meravigliosi: Edward junior che il mese prossimo compirà otto anni,  Cory di sei anni e Carole che ha tre anni  ed è la cocca del papà!
Come ha sempre detto, Edward ha voluto tre figli. Adesso si dice soddisfatto ma non si preclude altre gravidanze! Ha sempre detto di volere la casa piena di bambini che giocano e scherzano. Ed è stato di parola. Sono tre pesti. Ma è colpa del padre che li vizia oltre ogni misura. Farebbe di tutto per loro. E non si risparmia in niente: quando rientra la sera a casa dal lavoro controlla i compiti di Ej e Cory e chiacchiera con loro su quello che hanno fatto a scuola. E, per non ingelosire la piccola di papà, controlla anche i disegni di Carole e li loda ogni volta. Assiste quasi sempre alle partite di basket di Ej e di hockey di Cory. Ed accompagna a lezione di danza Carole. È un padre fantastico.
Ed è bello vederlo rientrare presto a casa dal lavoro, solo per vederlo giocare con i figli e i nipoti. Perché i nostri bambini stanno crescendo insieme ai cugini a cui sono molto legati. E l’abitare vicini li aiuta a stare spesso insieme.
Rachel e Justin, due affermati medici, hanno avuto un altro figlio: Thomas che ha 8 anni. E nella loro attività filantropica si sono ritrovati ad adottare una bambina che oggi ha 3 anni ed è la migliore amica di Carole. Si chiama Mary ed è veramente un angioletto.
Rachel, da sempre, è la sorella che non ho mai avuto. Quella a cui confido tutto, anche i momenti no con Edward. Perché, come in ogni matrimonio, non si può andare sempre d’accordo. Non esistono le unioni perfette. E, forse, non sarebbe neanche bello avere la vita perfetta, tipo famiglia della pubblicità. Nella vita è anche bello avere opinioni diverse e battersi per far capire all’altro la propria opinione. È quello che stiamo cercando di far capire ai nostri figli. Perchè, anche se sono piccoli, in famiglia anche la loro opinione è importante.
Anche i nostri amici di sempre hanno messo su famiglia e si sono affermati sul lavoro. Siamo ancora molto legati fra noi. Gli unici che non riusciamo a frequentare con assiduità sono Mark e Vic. Per lavoro di Mark, si sono trasferiti in Germania. Con le moderne tecnologie riusciamo a sentirci spesso. Ma non riusciamo a vederci per più di un paio di volte l’anno.
Matteo e Pierre sono due zii fantastici e spesso lasciamo i bambini con loro. Hanno la nostra più totale fiducia e loro adorano gli zii. Matteo dopo un solo anno di permanenza a New York è stato assunto alla NYU con una cattedra in storia della filosofia. Il suo sogno realizzato. Mentre Pierre, oltre che a lavorare nella clinica, ha aperto uno studio. Si è specializzato nel lavorare con gli adolescenti ed è veramente bravo nel suo lavoro. Forse, proprio per questo, i suoi nipoti lo amano. Nel corso degli anni ha provato a riallacciare i rapporti con la sua famiglia. Da un paio d’anni c’è una bella novità nella sua vita ed in quella di Matteo. Con loro è venuto a vivere Lambert, un ragazzino di 9 anni, figlio della sorella di Pierre. Purtroppo, lei è morta per un tumore e il padre del bambino, che non lo ha mai riconosciuto, non ha voluto occuparsi di lui. I nonni sono troppo anziani per occuparsi di un bambino e quando gli assistenti sociali francesi lo hanno contattato, non ha esitato un momento a partire. I primi tempi a New York per Lambert non sono stati molto facili. Il primo problema lo ha avuto con la lingua. Fortuna che siamo in diversi in famiglia a parlare il francese. Lo abbiamo aiutato tutti ad ambientarsi. Gli aiuti più importanti sono arrivati dai nostri figli che lo hanno subito accolto come un cugino ed ora, a distanza di due anni, è perfettamente inserito nella realtà americana, in famiglia ed a scuola.
Ho un lavoro splendido. Alla fine ho scelto di lavorare con Edward. E lui ne è stato più che felice. Come mi aveva detto, non ha interferito nelle mie scelte. E così ho provato la carriera universitaria. Ma non mi ha dato le soddisfazioni che cercavo e dopo un paio d’anni ne ho parlato con Edward. E lui, dolcemente, mi ha solo detto che il mio ufficio era ancora vuoto! Mi ha sorriso e non ha aggiunto altro. Un paio di giorni dopo ho sottoscritto il contratto di assunzione con la sua società!
Lavorare per lui mi ha permesso anche di gestire meglio i bambini e di potermi assentare quando loro non stavano e non stanno bene.
Ancora oggi, comunque, la prof. Green mi chiama per tenere dei seminari all’università.
Mentre Edward ha fatto il percorso inverso al mio: da un paio d’anni ha un corso tutto suo alla NYU. E sono orgogliosa di lui.
Ho assistito alla sua prima lezione. Mi sono seduta in prima fila e con lo sguardo l'ho incoraggiato per tutto il tempo. Dopo un inizio tremolante, ha cominciato ad illustrare il programma del suo corso ed ha fine lezione sono stati decine i ragazzi che sono andati ad iscriversi. Oggi, Edward è tra i docenti più stimati, oltre che sexy, dell'università e molti suoi studenti sono ragazze. A cui, quando vanno nel suo ufficio per chiedere spiegazioni, mostra la foto dei suoi figli! Sostiene, infatti, che le ragazze di fronte alla foto della moglie non si sono mai fermate. Mentre quando vedono la foto dei tre figli, vanno via deluse!
Purtroppo la vita non è sempre stata generosa con me. Poco prima di sapere della gravidanza di Carole, i miei genitori sono morti in un incidente stradale. Per me, in particolare, è stato un trauma. E solo con la pazienza e la vicinanza di Edward, sono riuscita a riprendermi. Edward che non ha esitato a lasciare il lavoro per qualche mese per starmi vicino, insieme ai nostri figli.
Sono felice che abbiano passato gli ultimi anni di vita felici, insieme a noi figli e con gli amici di sempre. Erano orgogliosi di Matteo e di me, ma anche di Pierre e Edward. Papà stravedeva per Edward ed era evidente agli occhi di tutti. E mio marito lo ha sempre rispettato come il padre. E sono felice che papà abbia vissuto gli ultimi anni della vita nella sua città che ha sempre amato.
Poco dopo la morte dei miei genitori e dopo averne parlato con Matteo, ho chiesto ad Edward di vendere l’hotel dei miei. Lui ha preso tempo. Non ha voluto sentirmi. E abbiamo litigato tanto per la mia richiesta. Volevo venderlo perché mi faceva paura pensare di tornare a Rimini e non trovare la mia mamma e il mio papà. E allora  Edward ha affidato i nostri figli ai suoi genitori e, con la forza, mi ha fatto salire sull’aereo. Non mi ha detto la meta. Pensavo andassimo sulla sua isola.
Quando mi sono svegliata in Italia ho cominciato a piangere. Ma Edward non ha permesso che mi deprimessi. Anzi, mi ha fatto ridere ed emozionare tanto. Mi ha portato nella mia casa e ha cominciato a parlare. In ogni angolo mi raccontava un momento di vita vissuta. Alcuni suoi con mio fratello. Altri momenti vissuti insieme. Momenti allegri e romantici. Ha parlato per ore, finché ho capito. E mi ha fatto la domanda:
- Vuoi veramente che venda tutto questo? La nostra vita? – e l’ho abbracciato e ho capito. Non lo ringrazierò mai abbastanza.
Edward, anche in quella circostanza, si è dimostrato la mia forza e il mio punto di riferimento.
Ed è a Rimini che  abbiamo scoperto di aspettare Carole.

Pov Edward

Sono in riunione in ufficio. Oggi voglio andare via presto perché è il compleanno delle gemelle e voglio vederle tagliare la torta. Osservo Bella che sta illustrando ai nostri clienti i dati finanziari. È una bellissima donna ed è divenuta una brillante manager. Su lei posso fare affidamento più di chiunque altro.  Osservo che uno dei nostri interlocutori sta fissando mia moglie in modo un po’ troppo insistente e non sembra molto interessato ai dati. Sono le cose che mi fanno incavolare, queste.
Bella parla ancora molto. Diverse volte le faccio segno di stringere e pur accorgendosene, continua nella sua relazione. L’ho detto: è professionale!
Quando finalmente rimaniamo soli in sala riunioni, si avvicina.
- Com’è andata? – si siede sul bordo del tavolo e mi fissa. Controllo che la porta sia chiusa.
- Sei stata grande e sicuramente firmeranno. Ma il tizio era più interessato al tuo sedere che a quello che  avevi da dire – mi guarda come se non credesse alle mie parole.
- Questa gonna ti fa un culo meraviglioso! – rido mentre le mie mani cominciano a risalire sulle sue cosce.
- Edward può entrare qualcuno – e mi avvicino all’interfono.
- Venice sono in riunione con Bella. Non far entrare nessuno – probabilmente sa cosa stiamo per fare! Tranquillizzata  si avvicina e comincia ad allentare la cravatta e sbottonare la camicia. Mentre, senza spogliarla, le tolgo le mutandine e le alzo la gonna sui fianchi. Pochi istanti e mi metto in piedi. Entro in lei con poca difficoltà è già umida per me. Sorrido. E con poche spinte arriviamo entrambi all’apice del piacere. ci ricomponiamo in silenzio, ma soddisfatti.
- I bambini sono già da Rachel. Hai ancora da fare in ufficio o possiamo andare? – la guardo e rido. Conosce la mia agenda meglio di me! Anzi, spesso è lei che la modifica in base alle esigenze familiari.
- Sai benissimo che possiamo andare, miss perfettina –
- Ma non mi sognerei mai di dire al capo quello che deve fare! – sorridiamo e salutando Venice andiamo via.
A casa di mia sorella ci sono molti bambini. Non hanno più lasciato la dependance e la mamma l’ha fatta ristrutturare per renderla confortevole per tutti loro; abbiamo ceduto loro una parte del giardino che abbiamo in comune ed  è divenuta una casa bellissima. Non ricorda nulla della vecchia dependance. E così hanno avuto la loro bella casa senza doversi allontanare dai nostri genitori, a cui siamo tutti molto legati. Ci sono anche tutti i nostri amici e alcuni loro colleghi di lavoro.
- Ciao fratello, assaggia e dimmi se è buona – Rachel non mi da possibilità di scelta e mi infila in bocca un pezzo di pizza. E attende il mio responso.
- È buona, dottoressa. Ma non l’hai fatta tu, vero? – e la prendo in giro. Perché non sa cucinare. In casa loro lo chef è Justin. Ed evita spesso e volentieri che Rachel avveleni i loro figli!
- Me l’ha insegnata Maria. Non ti nascondo che ha dovuto spiegarmi i passaggi quattro volte – e ridiamo mentre la saluto con un bacio.
- Bella? –
- Si è fermata a lasciare il regalo sul tavolo in giardino – mi guarda e ride.
- Le tue nipoti non le hai ancora viste? Hanno una richiesta per il loro zio preferito! – la guardo ma non mi dice altro. E mentre mia moglie arriva verso di noi ridendo, Rachel la blocca prima di parlare:
- Eli e Mati ti hanno detto del regalo? – ridono entrambe mentre Bella annuisce. Poi, mi fissa dicendomi che le nostre nipotine mi cercano. Ma non faccio in tempo ad allontanarmi che sono loro ad arrivare.
- Ziooooooooo – e come mi volto le vedo correre verso di me. Apro le braccia per accoglierle e le stringo a me.
- Amori miei, buon compleanno – si allontanano e mi fissano.
- Zio, ci hai portato un regalo? – fisso Bella. E lei ride con mia sorella.
- Bimbe, forse dovreste dire allo zio cosa vorreste … - è Bella ad incitare le bambine a parlare.
- Zio, noi volevamo un regalo speciale per il nostro compleanno che solo tu puoi farci. Non ti facciamo neanche spendere soldi perché è tuo – le guardo e non capisco. Capisco solo che, forse, mi vogliono fregare.
- Ditemi … -
- Pensavamo che ci potevi portare qualche giorno al mare sulla tua isola … - e mi viene da ridere. Andiamo spesso in vacanza sull’isola di famiglia. Ed i bambini adorano stare li. Perché sono più liberi. Non hanno bisogno della guardia del corpo costante e non ci sono giornalisti che cercano di riprenderli.
- Principesse, mi metto d’accordo con il papà e la mamma e ci andremo per le vacanze? – e non c’è bisogno che mi rispondano perché mi saltano addosso.
Scappano via e Rachel va ad occuparsi dei suoi ospiti.
- Questa volta convinciamo anche i tuoi genitori a venire – e Bella mi prende per mano e mi trascina verso i miei genitori.
Loro, negli ultimi anni, sono invecchiati molto. Hanno risentito di tutti gli avvenimenti che hanno costellato la loro vita. Eppure, per tutti noi, sono sempre un punto di riferimento. Lo sono stati per Bella e Matteo quando sono morti i loro genitori. Per Pierre, quando è arrivato Lambert. Per me e mia sorella in ogni momento quotidiano. Ed anche per Alec e James che, nei momenti di difficoltà, trovano conforto a Villa Cullen.
- Siete arrivati finalmente – è la mamma  a venirci incontro.
- Scusaci mamma. Ma c’era una riunione e Bella ha dovuto fare la prima della classe. Ha voluto illustrare anche le clausole che nessuno legge mai – rido con mio padre. Sa perfettamente che scherzo e ammira Bella per tutto quello che riesce a portare avanti. Gli raccontiamo dell’idea che hanno avuto le gemelle e, per la prima volta, accettano di venire in vacanza con noi.
Osservo le bambine spegnere le candeline da lontano. Sono circondate da tutti i loro amichetti. Mentre Carole viene verso di me con il broncio. È vero quando dicono che è la mia cocca. Dopo due maschi è stato bello avere una principessa! Per tutti i miei figli e per mia moglie farei di tutto. Ma quando è Carole che mi guarda e sorride, il mio mondo assume i colori dell’arcobaleno.
- Piccola che succede? – mi guarda e allunga le braccia per essere presa. E passa le sue braccia dietro al mio collo. Proprio come fa la madre quando vuole fissarmi negli occhi.
- Nettuno gioca con me e Mary. Dicono che siamo piccole – la guardo e mi fa ridere.
- Posso giocare io con voi. Mi piacerebbe prendere il te con due principesse – e il sorriso torna sulle sue labbra.  Se i maschi assomigliano a me, Carole è la copia della madre. Stesso colore degli occhi. Stesso ovale perfetto. Solo il sorriso è il mio. Come ha sempre desiderato Bella: che tutti i nostri figli avessero il mio sorriso! Scende dalle mie braccia e corre a chiamare Mary. Sento dietro di me ridere mio padre.
- Allora hai voglia di te! Ed io che volevo offrirti un birra! – papà mi prende in giro.
- Vuoi una tazza anche tu? –
- No, ti porteranno in un posto speciale ed è solo per te l’onore. Io ne ho presi fin troppi quando era piccola tua sorella – e gli sorrido.  
- Non te l’ho mai detto, ma sei stato un papà meraviglioso. – e lo lascio a bocca aperta, mentre mi allontano ridendo!
Sento la mancanza di Charlie e Renee. Gli volevo bene come ai miei genitori. Ed ho imparato tanto da loro. E sto insegnando ai miei figli il valore dell'amicizia che mi ha trasmesso Charlie.  Spesso mi trovo a raccontare loro di quello che mi ha insegnato nonno Charlie. Quando sono morti non ho avuto il tempo di elaborare il lutto. Dovevo essere presente per Bella e per evitare che cadesse in depressione. Ma quando lei si è ripresa, ho pensato spesso all'uomo che mi ha insegnato ad essere un adulto. A Charlie che, in ogni momento della mia vita, mi è stato vicino.
Mi allontano per raggiungere le bambine e osservo tutta la mia bellissima famiglia.
I miei figli sono a giocare a calcio in giardino. Con loro ci sono Lambert e Thomas. Il che vuol dire che andrà per le lunghe. Perché quando loro si incontrano potrebbero giocare per ore intere. Sono molto amici e sono felice per loro.

Justin si è sistemato al barbecue e da lontano gli sorrido. Con il caldo di oggi, stare li vicino sarà un incubo. Mi alza una birra e gli rispondo indicando le bambine. Ha capito e ride di me.
Rachel sta tagliando la torta aiutata dalla mamma che distribuisce fette ai bambini e agli adulti. Quanto si somigliano!!!
Ci sono James e Alec impegnati in una conversazione con Matteo e Pierre.
Non trovo mia moglie e continuo a guardarmi intorno. Poi, sento due braccia avvolgermi il corpo. Mi ha trovata lei.
- Mi cercavi? – l’attiro avanti e la bacio.
- Ti cerco sempre. vuoi una tazza di te? – e sorride mentre mano nella mano ci avviamo verso il tavolo delle principesse che ci attendono per il nostro te!
- Allora isola questa estate? – sorrido.
- Non solo isola. Agosto a Rimini? – e il suo sguardo si illumina. Da quando quella famosa estate non l’ho raggiunta per dichiararle il mio amore, non c’è stato anno che non abbiamo passato lì alcuni giorni delle nostre vacanze.
E mentre camminiamo, senza accorgercene, ci avviciniamo e ci abbracciamo. Sorrido quando me ne rendo conto  e penso che poter camminare il resto delle nostre vite così, abbracciati l’uno all’altro, è il mio unico desiderio. E spero che il destino che a volte è stato beffardo con me, questa volta mi ascolti.
 
E così si conclude SEI IL MIO TSUNAMI. Ci ho messo il cuore in questa storia perché alcuni punti sono autobiografici.
Voglio ringraziare tutte le ragazze che in questi mesi sono sempre state presenti e a cui non sempre ho risposto alle recensioni: le ho sempre lette ma il tempo è tiranno e ho dovuto fare una scelta. Pubblicare nuovi capitoli o recensire i vostri commenti. Ho preferito il primo, sapendo di farvi contente.
Mi è stato fatto notare da qualcuna che non è da tutte le storie avere il numero di recensioni che tutte le mie storie hanno avuto. Per cui grazie ancora della vostra presenza.
Sono ancora choccata perchè ben 90 persone mi hanno inserito fra gli autori preferiti! Non ne capisco il motivo ma GRAZIE!!!
Penso che leggerete  ancora mie storie. Ma, per un pò, la vita privata prenderà il sopravvento. 
Per adesso vi auguro uno splendido 2015 ricco di soddisfazioni e di amore. Non vi dico di soldi: che farsene quando manca tutto il resto??????
Baciiiiiiiiii a voi tutte.
Tina
 
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Sei il mio tsunami 368 95 20 157
Anche il destino ci vuole insieme 216 141 79 208
Voglia di famiglia 219 154 99 210
Vicini di stanza 241 132 85 180

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