All Blue Pâtisserie

di Zomi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1) ***
Capitolo 2: *** 2) ***
Capitolo 3: *** 3) ***
Capitolo 4: *** 4) ***
Capitolo 5: *** 5) ***
Capitolo 6: *** 6) ***
Capitolo 7: *** 7) ***
Capitolo 8: *** 8) ***
Capitolo 9: *** 9) ***
Capitolo 10: *** 10) ***
Capitolo 11: *** 11) ***
Capitolo 12: *** 12) ***
Capitolo 13: *** 13) ***
Capitolo 14: *** 14) ***
Capitolo 15: *** 15) ***
Capitolo 16: *** 16) ***



Capitolo 1
*** 1) ***



 
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NOTE DELL'AUTORE:
La seguente storia raccoglie la maggior parte delle Sfiga & Crack ship che seguo, con più o meno passione.
Ve ne sono di più sensate, altre assolutamente no, di Spoiler, di canon, di "non saranno mai canon!", di coppie conosciute ma poco seguite e di altre mai viste prima.
Vi ringrazio già da qui per aver aperto la storia e per aver voluto leggere questo primo capitolo, che dice tutto e niente.
Volevo lasciare solo un'altra piccola precisazione.
Durante la stesura dei capitoli (oh sì, li ho quasi tutti scritti!) mi sono resa conto che la FanFiction prendeva sempre più le sembianze di quelle raccolte nella serie "My Favorite Shop in Town" (giusto per citarne due La girandola e il Mandarino, Smile Factory - My favourite toys shop in town o ancora Amazon Lily - My favourite flowers shop in town ) dell'autore ___Page
Mi scuso con lei per le somiglianze e indico gistamente la sua pagina per i crediti.
Non ho altro da aggiungere se non Buona Lettura!


 
 



 
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A fine agosto Sanji aveva realizzato il suo sogno.
Con sguardo fiero e sigaretta fumante che pendeva dalle labbra, fissava l’interno del suo locale animarsi con la luce mattutina, in attesa dei clienti ormai diventati fissi dal non troppo lontano giorno in cui aveva inaugurato la sua pasticceria.
Certo, non era il ristorante che aveva sognato, immenso ed elegante come quello di Zeff in cui aveva fatto gavetta, ma era quanto di più bello avesse mai posseduto ed era il primo mattoncino verso quel sogno di ristorazione che ancora abitava le sue notti.
Era perfetto.
Le pareti colori crema che abbracciavano tutto il locale, circondando il bancone e le vetrinette, lasciando i tavolini per i clienti a vista sulla vetrata linda da cui si poteva godere della meravigliosa visione della via commerciale che correva davanti alla pasticceria, mostrando la strada dalla Caserma dei Pompieri fino alla piccola edicola all’angolo, non perdendo mai di vista la fermata del tram che torreggiava nella sua arancione presenza davanti proprio all’entrata del locale, da cui il profumo dei dolci si rovesciava in strada e per le vie, riempiendole di mielate fragranze.
Perfetto, l’All Blue Pâtisserie per Sanji era perfetto, e non solo per i suoi profumi e colori.
-Sanji san?-
Ripiegò lo straccio con cui stava lucidando il bancone, rivolgendo un solare sorriso a Cosette.
-Si, mia cara~♥ ?- sorrise alla sua collaboratrice, incapace di non guardarla con occhi cuoriforme nonostante i mesi di lavoro trascorsi assieme.
-Apriamo?- affiancò la moretta Pudding, pulendosi le mani sul grembiule.
-Si- si guardò attorno nel locale solare Sanji –Apriamo l’All Blue Pâtisserie-

 

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Capitolo 2
*** 2) ***



 
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L’attività alla pasticceria iniziava presto.
I primi ad arrivare erano sempre i pompieri che staccavano il turno notturno alla caserma, seguiti a ruota dai pendolari che andavano e venivano col tram e si alternavano ai negozianti che circondavano il locale, sostituiti presto dai pompieri del turno diurno che si rifocillavano a gruppetti dei dolci manicaretti della pasticceria, spezzettando gli studenti che si fermavano per un soffice ristoro prima di ripartire verso il loro studio.
E poi… e poi arrivava lei.
Con il suo tailleur scuro, il quotidiano sotto il braccio, la borsa contenete mille scartoffie burocratiche da avvocato e il caschetto rosa che oscillava elegante mentre, con voce calma e pacata, ordinava…
-Gentilmente: un cornetto integrale e un cappuccino con… -
-… con zucchero di canna- concluse la frase Sanji, spingendo un  piatto colmo di pasticcini alla giovane studentessa di medicina che occupava un posto lungo il bancone, che non gli badò molto prima di fiondarsi sulla montagna di bignè, abbuffandosi.
–Giusto Reiju?- chiese ironico Sanji mente una mano abbassava il quotidiano della sorella già aperto sulla pagina della borsa.
-Adoro la tua dote intuitiva fratellino- gli pizzicò il naso la rosa facendolo sbuffare.
Ogni mattina la stessa medesima storia
Da quando aveva aperto la pasticceria sua sorella consumava la colazione al bancone, ordinando sempre la solita noiosissima e piatta consumazione: un cornetto integrale e un cappuccino.
Con zucchero di canna.
-Potresti provare qualcos’altro lo sai?- le diede le spalle armeggiando con la macchina del caffè.
-Sai che non sono molto incline ai cambiamenti- riabbassò gli occhi al giornale, leggendo attenta.
-Potresti tentare…- borbottò, porgendole la tazza fumante di schiuma e il cornetto -… non credo moriresti-
Reiju gli sorrise materna, accarezzandogli piano il dorso di una mano.
-Come vanno gli affari?- cambiò rapida il discorso –Cosette e il budino sono all’altezza?-
-Non chiamare così Pudding!- arricciò il naso, percependo il dissapore che la sorella portava nei confronti della sua collaboratrice dal carattere particolare –E non dubitare delle abilità delle mie due crostatine!-
-Ok…- posò le labbra alla tazza e nascondendo il sorriso sornione. Sanji ruotò gli occhi al cielo.
-Va tutto bene- sbuffò –Il lavoro procede bene, abbiamo un buon giro, i fornitori sono affidabili e non abbiamo avuto problemi con  i vicini- sistemò i Krapfen nella vetrina- I clienti poi non si arrabbiano se Cosette arrossisce ogni tre secondi per i complimenti, o se Pudding a volte risponde acidamente- si fermò a riflettere, voltandosi nuovamente verso la sorella- Credo inizino ad affezionarsi a noi- borbottò –Siamo fortunati ad avere clienti gentili ed educati-
Rieju sorrise.
-È una bella cos…-
-Ehi tu!- la interruppe la studentessa dalla chioma rosata, bocca storta e dita macchiate dai resti di svariati pasticcini ripulite dal lesti tocchi di lingua –Bignè! Molti… ora!-
-Subito mia fragolina!- volteggiò in overdose di cuori Sanji, riempiendole un piatto di mignon e montespan.
-Ne desideri altri mio pasticcino alla panna di fragole?- continuava ad ondeggiare davanti alla ragazza porgendole ogni ben di Dio –Altri bignè? Mignon? Qualche Sospiro oppure…-
La mano della ragazza si chiuse con forza sulla divisa del biondo, sbattendolo sul bancone, ruggendo nervosa.
-Non sono un pasticcino io!- tuonò puntandosi il pollice al prosperoso petto –Sono Bonney e i pasticcini li mangio… in silenzio!-
Lo lasciò andare, tornando ad abbuffarsi.
Sanji si sistemò la divisa sconvolto, strisciando con la schiena sul bancone, mentre Reiju lo squadrava da capo a piedi, sfoggiando un lieve sorrisino divertito.
-Si bhè ecco…- borbottò Sanji ancora sconcertato dal nervosismo della cliente -… quasi tutti sono clienti gentili ed educati-

 

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Capitolo 3
*** 3) ***




 
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Lasciò Cosette dietro al bancone a servire l’orda di studenti universitari del pomeriggio, lanciando un’occhiata al laboratorio dove Pudding, canticchiante e felice, creava con il cioccolato.
Rivolse un lieve inchino a Bonney, che gli concesse un placido sorriso alternando un Écler alle pagine di anatomia che la rendevano tanto nervosa e bisognosa di zuccheri.
Zigzagò tra i tavoli, accertandosi che la dolce coppietta appena arrivata, lei solare e dalla chioma rosa salmone, lui dalla folta coda di cavallo che imbrigliava i ricci neri come il pizzetto, apprezzassero i suoi Macarons.
-Fai “Ah” Kyros…-
-Scarlet ti prego! È… è imbarazzante!!!-
-Sei così carino quando sei in imbarazzo!-
Sorrise intenerito, avvicinandosi all’ultimo tavolo accanto alla vetrina, sfoderando un strofinaccio per pulirlo mentre gettava un occhio ai due ragazzi che entravano spediti.
-… ho fame Marco! Muoviti!- spingeva nella pasticceria il compagno un moretto dalle guance spruzzate di lentiggini.
Il biondo, il sopraindicato Marco, sbuffò occupando il tavolo appena ripulito da Sanji.
-Tu hai sempre fame- parlò atono rivolto al moro –E se non hai fame è perché dormi- lo interruppe quando provò ad aprire bocca.
-Sei cattivo quando fai così Marco- lo ribeccò.
-E tu snervante Ace- spiegò le labbra in un sorriso.
Sanji ridacchiò, portandosi una sigaretta spenta tra le labbra.
Non erano clienti fissi della pasticceria ma non era nemmeno la prima volta che li vedeva.
Erano due pompieri della vicina Caserma, e sporadicamente, finito il turno, si fermavano all’All Blue, il biondo trascinato dal moro, a soddisfare la fame chimica che li attanagliava dopo una dura giornata di lavoro.
-Sanji!- sorrise splendente Ace –Oggi ho un buco nero al posto dello stomaco: stupiscimi!-
-Farò del mio meglio- ridacchiò annuendo -E per te Marco?- chiese, gli occhi cerulei sollevati nel sentire il tram frenare alla fermata posta davanti al locale.
Cercò di prestare attenzione agli uggiolii di fame di Ace, ma non riusciva a trattenersi dal lanciare occhiatine furtive e golose alle seducenti studentesse universitarie che scivolavano davanti alla vetrina scendendo e salendo dal tram, ridacchianti e piene di vita.
Percepiva il cuore pompare a mille, ed era sul punto di ululare di gioia nell’intravedere una biondina mozzafiato, quando una figura, decisamente maschile, gli oscurò la visuale, piazzandosi davanti alla vetrina e specchiandosi con disinvoltura.
-Ma guarda te questo!- sbottò digrignando i denti, strozzando il panno con cui aveva spolverato il tavolo furioso per la paradisiaca visuale che gli veniva negata.
Ringhiò furioso contro il giovane, facendo ridacchiare Marco e Ace, spettatori divertiti di quel bizzarro quadretto, che videro diventare ancor più particolare quando il ragazzo sfoderò dalla tracolla rossetto e matita nera per gli occhi,  iniziando a sistemarsi il trucco.
-È una pasticceria questa, non un salone di bellezza!- sbraitò Sanji –E spostati!!! Tra un po’ arrivano le liceali!!!-
I due pompieri rimasero in silenzio per un paio di secondi, in bilico tra l’incredulo e il divertito,  prima che Marco sollevasse un dito a picchiettarlo sul vetro attirando l’attenzione del moretto intento a colorarsi le labbra.
-Ehi!- si portò un tipo a lato della bocca –Hai una sbavatura qui-
Il moretto corrugò la fronte, si concentrò sul proprio riflesso sulla vetrina e sgranò gli occhi notando la sbavatura rossastra del labello, sistemandola e ammirandosi ora perfetto.
Sorrise etereo e, alitato sulla vetrina all’altezza del volto di Marco, pigiò il polpastrello sulla condensa disegnando un cuore per il biondo, inclinando il capo e lo chignon di capelli d’ossidiana sorridendogli ammiccante..
-Grazie~♥!- cantilenò facendogli l’occhiolino e lanciandogli un bacio, la camminata fluida che si allontanava dalla pasticceria.
Il silenzio imbarazzante che calò attorno a Marco gli elettrizzò l’aria, costringendolo a distogliere lo sguardo, ancora confuso e fisso al cuore che gli era stato dedicato e che ora andava scomparendo, ad Ace e Sanji che lo fissavano.
-Che c’è?- strinse le braccia al petto.
-Niente- tossicchiò Sanji –Vi porto le vostre ordinazioni-
Cercò di arrivare al bancone senza ridere ma non ci riuscì quando sentì Ace urlare, guadagnandosi un’occhiata confusa da Cosette mentre scoppiava a ridere.
-Ah Marco: vecchio rubacuori!-
 

 

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Capitolo 4
*** 4) ***




 
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Bastavano pochi singoli individui per far andare in escandescenza Sanji.
Tre per la precisione.
Tre persone che mai e poi mai avrebbe voluto veder mettere piede nella sua pasticceria, ma che in quell’esatto momento stavano bellamente appollaiati al bancone, tronfi e boriosi.
Tre persone, tre fratelli per essere ancor più precisi.
I suoi tre fratelli.
-Che bettola- sbottò Niji, guardandosi attorno e gettando occhiate schifate in ogni dove.
La mascella di Sanji scricchiolò, iracondo.
Com’erano venuti a saperlo? Avevano visto un suo volantino?
-Quando ho saputo che quel decerebrato di nostro fratello aveva avuto il fegato di aprire un locale, ho sperato avesse almeno la ponderata idea di renderlo per lo meno presentabile- incrociò le braccia al petto Yonji, storcendo le labbra guardandosi attorno -È evidente che fosse una speranza vana-
Il ringhio del biondo acquisì decibel.
Se avesse osato dire ancora un parola, lui…
-Non siate così duri- si intromise Ichiji, battendo le mani sulle spalle dei fratelli per posarsi al bancone con un fianco, passando due dita sulla superficie splendente e arricciando il naso con fare disgustato nel controllare i polpastrelli immaginariamente unti.
-Sanji non ha mai avuto il dono del buon gusto purtroppo: non si poteva chiedergli di più di questo lurido locale-
Le risate dei tre fratelli coprirono il latrato d’ira del biondo, che gettò la pettorina a terra, prendendo per il bavero il maggiore dei tre, strattonandolo.
-Vi avverto: il locale è vuoto e ho l’impasto per i Krapfen in lievitazione- premette la fronte contro quella del fratello ramato –Non sarebbe niente male aggiungere un ingrediente segreto dal retrogusto alla Vinsmoke-
-È forse una minaccia?- affiancò il rosso Yonji.
-Puoi giurarci riportino verde!-
-Cosa hai dett…-
-Sanji? Tutto ok? Ti si sente urlare dal laborator… Oh!-
Cosette avvampò sulle guance incrociando gli sguardi curiosi dei tre individui con cui il biondo si stava fronteggiando.
-Mi spiace- tartagliò a bassa voce mortificata, sgusciando fuori dal laboratorio antistante al locale –Non sapevo stessi parlando con dei clienti, non…-
-Tranquilla dolce Cosette- le sorrise –Questi sono solo i miei stupidissimi fratelli: se mi senti urlare con loro è normale routine- tornò a incendiare i volti dei fratelli  -Con le scimmie si può solo comunicare così!-
-Ha parlato il babbuino!- sbottò Niji, intromettendosi tra i suoi gemelli –E da quando in qua hai una collaboratrice carina?!?-
-Carina?!?!- sibilò Sanji –Cosette è molto più che carina, lei è…!-
-Oh insomma!- si aprì nuovamente la porta del laboratorio, permettendo a Pudding di apparire e portarsi al centro dello spazio dietro al bancone, spintonando Cosette e sbuffando spazientita –Sto cercando di creare! E con tutto questo rumore bloccate la mia creatività! Cosa credete di far…-
-Pudding!?!-
La moretta sbuffò nuovamente, rovesciando il capo a incenerire chi osava interromperla nel suo lamentarsi.
-Che c’è?!?- ringhiò cavernosa, mutando il latrato in cinguettio quando identificò il rosso Ichiji squadrarla da capo a piedi –Oh ciao Ichiji kun!- sorrise melliflua.
-Vi conoscete?- aggrottò il sopracciglio a spirale Sanji, le mani ferme a strattonare Yonji.
-È la mia ragazza!- sbottò il rosso, scansando Niji, del tutto imbambolato a fissare la timida Cosette, portandosi a un soffio dalla ragazza –Che ci fai qui?!?!-
-Lavoro- chiuse gli occhi a mezzaluna sorridente, prima di digrignare i denti e sibilare –Se me lo permettete, ovvio. I vostri stupidi schiamazzi mi distraggono e…-
-Lavori qui?!?-
Gli occhi della castana parvero aumentare di numero, diventando velenosi nello sguardo.
-Si- rispose secca e dura al fidanzato –Preferivi fossi a casa a fare la maglia?-
-Sarebbe stato preferibile che scoprire che lavori con il mio fratello scemo!- picchiò i palmi sul bancone.
-Ehi!- sbottò Sanji, facendo ridacchiare Yonji, colpendolo con tutta risposta con un pizzicotto alla guancia.
-Zitto tu!- ringhiò Ichiji –Perché lavori qui? Che ci fai in questa bettola a giocare tra pasticcini mal riusciti e torte storte?!-
-Pasticcini mal riusciti?- strinse le labbra Pudding –Torte storte?- le mani si contrassero, aprendosi e chiudendosi –Bettola?- gli occhi oscurati dalla frangia –Mi stai forse vietando di lavorare come pasticcera?-
Cosette si fece piccola piccola contro la porta del laboratorio, mentre Sanji indietreggiava di un passo alla visione della giovane pasticcera nella sua versione più collerica.
Sapeva, sapeva che sarebbe accaduto qualcosa di orribile e spaventoso al fratello, e per la prima volta in vita sua ebbe un moto di compassione nei suoi confronti.
Perché Pudding poteva sembrare dolce e gentile, fragile e delicata come la spuma più elaborata, ma nascondeva un lato pericoloso e vendicativo, che non lasciava nessuno impunito, mantenendo sul suo bel viso il più cordiale dei sorrisi mentre, nelle più rosee delle possibilità, impastava del Pan di Spagna con la farina ricavata dalle ossa tritate della sua vittima.
-Oh Ichiji kun- si portò una mano chiusa a pugno alle labbra, sfoggiando i più scintillanti e finti occhi da cerbiatta del suo repertorio –Ma a me piace così tanto lavorare qui!-
Ichiji apri e chiuse bocca, ammaliato dalla visione della sua ragazza scossa dai primi tremiti del pianto.
-Sanji è gentile con me, mi fa lavorare come preferisco e mi trattata bene- il biondo tremò sentendosi chiamato in questione –E Cosette è così cordiale e gentile: mi trovo bene-
Si avvicinò al rosso, afferrandogli le mani e portandosele al petto, premendole tra i seni.
-Vuoi che non lavori più qui?- un piccolo scintillio brillò a lato dei suoi occhi –Vuoi togliermi questa gioia?- singhiozzò strozzata –Vuoi vedermi triste?-
Il ramato boccheggiò nuovamente, tentò di parlare, ma tutto ciò che riuscì a sillabare furono solamente suoni sconnessi e privi di senso. Gli occhi di Pudding brillarono scaltri.
-Io…- tartagliò incerto e confuso dagli occhi lacrimosi della sua bella -… io… no…?-
-Perfetto!- lasciò le mani del ragazzo, battendole in aria –Quindi continuerò a lavorare qui e voi- pizzicò il naso a Yonji con fin troppa violenza –Ve ne andrete subito e mi lascerete in pace!- si sporse a baciare il suo ragazzo, lasciandoli un buffetto sulla guancia –Ciao ciao Ichiji kun!-
A Sanji non era chiaro come fosse successo, ma in un attimo vide il suo gemello maggiore afferrare per il colletto gli altri due fratelli, trascinandoli fuori dalla pasticceria, un passo alternato a un sorriso ebetino rivolto alla giovane castana fino alla porta dove fu Niji a salutare in modo umano i tre pasticceri.
-Non so bene cosa sia appena successo- schioccò le labbra il biondo, fissando la porta richiudersi –Ma Pudding cara voglio solo sapere una cosa- si voltò verso la castana assieme a Cosette –Devo prepararmi per il funerale di mio fratello per caso?-
-Oh non essere sciocco Sanji!- ridacchiò Pudding, aprendo la porta del laboratorio ed entrandovi con mezzo busto –Tuo fratello vivrà molto a lungo ancora…- entrò del tutto nel locale antistante -… in fin dei conti la morte per sciopero del sesso richiede tempo!-
 

 

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Capitolo 5
*** 5) ***




 
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La brioche venne aperta a metà dalle dita delicate di Reiju, mentre il locale si popolava.
Era bello poter assaporare la colazione in un luogo famigliare e intimo come la pasticceria di suo fratello.
Non le dispiaceva dividere l’atmosfera calda e profumata dell’All Blue Pâtisserie con gli altri clienti, men che meno le attenzioni premurose e a volte eccessive del biondo proprietario.
-Un giorno o l’altro riuscirò a farti cambiare colazione- le stava giusto lanciando la solita occhiata di disapprovazione per la sua colazione austera e triste Sanji, sistemando le Chiacchiere e le Frittelle in vetrina.
Reiju ridacchiò, scuotendo il caschetto rosa.
Lo vide servire l’ormai instancabile Bonney, salutare una coppia di pompieri, uno moro l’altro biondo, inondare di cuori una coppia di studentesse sedute a un tavolo.
Era bello vedere il suo fratellino così felice e soddisfatto del suo lavoro, premuroso con tutti e servizievole.
Si portò la tazza di cappuccino alle labbra, un sorriso a Cosette e un accenno di attenzione al campanello della porta che risuonava per l’arrivo di un nuovo cliente.
Aprì il quotidiano, ignorando la figura che prendeva posto alla sua destra e che tossicchiò per attirare l’attenzione della dolce Cosette.
-Si?- si avvicinò al cliente.
-Un bombolone alla crema… e in fretta-
La liscia fronte di Reiju si corrugò appena: la voce che aveva appena parlato non le era affatto nuova.
Il tono di voce austero e borioso, l’ordine perentorio con l’aggiunta di un accento irritato.
Abbassò il quotidiano, piegando il capo alla sua destra, osservando confusa il cliente che ora, bombolone ripieno ad ornare il bel piattino che Cosette gli aveva portato, si strafogava con il krapfen.
-Oh miei…-
Il giornale le cadde dalle mani sbattendo sul bancone e attirando l’attenzione di Sanji, tornato a preparare altri dolci, che sgranò gli occhi nel fissare il cliente che stava servendo Cosette, sorridente e gote imporporate.
-Oh miei…-
-… Kami!- concluse per lui Reiju, sbigottita.
-Lo vedi anche tu?- le andò vicino, reggendosi al ripiano tremante.
-È abbastanza difficile non notarlo- sbatté le palpebre la rosa –Con quel ciuffo poi…-
-Ma che fa qui?!?- strinse i denti.
-Per il momento si sta ingozzando- posò il capo al palmo della mano Reiju, studiando il cliente.
-Quando è venuto la prima volta sembrava sul punto di vomitare nel respirare l’ossigeno del locale- corrugò la fronte Sanji –Perché ora ci fa colazione?!?-
-Forse ha preso un colpo in testa e non è totalmente lucido- ipotizzò Reiju.
-Non è mai stato lucido!- sbottò Sanji, velenoso –Da piccolo masticava il pongo ricordi? Forse è giunto il giorno degli effetti collaterali-
-Dici? In effetti è da un po’ che noto dei strani atteggiamenti in lui: ieri ha insultato il suo stagista solo tre volte nell’arco della giornata!-
-Incredibile!-
-Già e poi…-
-Credete forse che non riesca a sentirvi?- sbottò il cliente, gettando il capo all’indietro e facendo dondolare il ciuffo bluastro –Se non ve ne siete accorti ci dividono venti centimetri!-
Sanji e Reiju storsero le labbra assieme, corrugando la fronte a squadrarlo da capo a piedi.
Perché lì, nella pasticceria del fratello Vinsmoke meno apprezzato, vi era men che meno Niji Elettric Blue Vinsmoke, il quale si stava rimpinzando di bomboloni alla crema con un’ingordigia incredibile.
-Perdonaci Niji- sorrise Reiju, ignorando il “Strozzatici con i bomboloni” di Sanji –Ma vederti qui è un po’… strano-
-Tsk- tornò ad ingozzarsi, schioccando le dita verso Cosette, richiamandola.
Sorridente la moretta si pulì le mani sul grembiule portandosi davanti a lui e in attesa di servirgli dell’altro.
-Il conto- bofonchiò il blu, abbassando gli occhi dietro le spesse lenti degli occhiali da sole scuri.
-Sono stati di tuo gradimento i Krapfen?- chiese cortese la ragazza, porgendogli lo scontrino.
Niji si alzò dallo sgabello, spostando il peso da un piede all’altro cercando di ricordare cosa aveva detto Sanji la prima volta che aveva messo piede nella pasticceria.
Era suo l’impasto dei bomboloni no?
-Tsk- sbuffò, gettando alcune banconote sulla cassa –Ho masticato matite da disegno più buone- diede le spalle alla muta Cosette, grattandosi appena la nuca –Buona giornata… Cosette-
-Buona…- respirò a fondo la ragazza, sospirando quando lo vide andarsene -… giornata-
Guardò sconfortata i bomboloni esposti in vetrina, mordendosi un labbro ferita.
Erano così atroci?
-Oh ecco!- batté le mani sul bancone Sanji, risvegliandola dai suoi pensieri –Quello era mio fratello stronzo Niji: il Mondo è tornato a girare dalla parte giusta! E tu mia dolce Cosette sei troppo buona con lui ~♥-
La castana sorrise, arrossendo per le affettuose parole del suo superiore, il pensiero fisso però alla vetrinetta colma di Krapfen.
 
 

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Capitolo 6
*** 6) ***


 
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Un occhio di Sanji ruotò all’entrata della pasticceria, accennando un saluto al gruppo di studenti che stava entrando.
Bonney capeggiava il gruppetto, sensuale come sempre con le sue parigine e gli short colorati, seguita da una dolce ragazza dai capelli azzurri –Bibi se ben ricordava, amante dei mirtilli e della crema pasticcera- e da tre ragazzi, tutti mori.
Uno col pizzetto.
Uno col sorriso da scemo.
Uno con… era rossetto sulle labbra quello?
Oh cavolo era per caso il ragazzo che aveva usato la sua vetrina come specchio, ammiccando a Marco e ungendo la vetrata con alitosi cuori e ditate?!?
-Mi stai ascoltando, razza di babbeo?- sbottò Niji, sventolando una mano davanti agli occhi del fratello –Hai capito che i Krapfen oggi fanno…-
-Schifo- lo bloccò sul nascere, sbuffando –Lo ripeti ogni santa mattina da un mese: se ti danno il voltastomaco puoi sempre andare da un’altra parte a rimpinzarti sai?-
-Come diamine ragioni, idiota!- ringhiò il blu –Che razza di politica aziendale è questa? Il cliente ha sempre ragione e tu non puoi cacciarlo!-
-Niji io non ti voglio cacciare- si allontanò verso il tavolo appena occupato dal gruppetto di studenti universitari –Ti voglio fuori di qui il prima possibile… possibilmente in un sacco per cadaveri!-
-Cos… Cosette! Dammi altri cinque bomboloni: se devo morire l’Asl saprà almeno di cosa!-
Si trattenne dal ridacchiare, scuotendo il capo e avvicinandosi al tavolo.
-Buongiorno mie adorati angeli dello studio~♥- si inginocchiò dietro a Bonney e Bibi –Cosa può offrirvi oggi per voi Mr Prince?-
Bonney ruotò gli occhi la cielo mentre Bibi ridacchiava, lasciando che il moro dal sorriso da scemo le posasse le mani sulle gambe, sporgendosi verso il biondo.
-Ciao sono Rufy e ho fame- si presentò –Mi porti qualcosa di buono?-
Sanji soffiò dal naso, non gradendo di avere così vicino quell’individuo, soprattutto se toccava la sua dolce principessa Bibi.
-Del veleno per topi ti va bene?- grugnì.
-Che dolce è?- inclinò il capo ingenuo il moro, facendo ridere l’azzurrina.
-Mugiwara-ya, credo che ti abbia appena minacciato di morte- lo prese per la collottola il moro col pizzetto, passando una mano sulle sue spalle e stringendoselo al fianco, un’occhiata gelida e viscerale riservata a Sanji.
-Ah- spalancò la bocca Rufy –Ma quindi che dolce è il “Veleno per topi” Torao?-
Il moro sospirò, lasciando che Bibi ridacchiasse nuovamente posando il capo sulla spalla libera di Rufy.
-Cinque cappuccini e otto brioche con cioccolata- sbuffò Bonney, lo stomaco che brontolava, lanciando sguardi attenti ai tavoli più o meno occupati che li circondavano.
-Oh solo quattro cappuccini- si intromise il moro dal rossetto, a cui Sanji storse le labbra –Per me una cioccolata calda-
-Che cavolo hai capito Izou!- strillò la rosa, il pungo picchiato sul tavolo –Quella era la mia ordinazione: cinque cappucci e otto brioche!-
-Per tutte le mie Jimmy Chow Bonney: stai scherzando?- la fissò esterrefatto Izo –Cos’è questa fiera dei carboidrati? Hai il verme solitario?-
-Si chiama sessione d’esami invernale!- ringhiò mostrando i denti al moretto.
-Ok ok!- alzò le mani in difesa, sporgendosi verso Sanji –Ehi amico, non è che puoi sciogliere un calmante nei suoi cappuccini?-
-Izou!-
-Dose da cavalli, mi raccomando!-
-Ragazzi dai!- intervenne bonaria Bibi, prima che Bonney squartasse Izou –Il prossimo è un esame importante per Bonney: è l’ultimo prima della tesi- accarezzò la spalla all’amica in un gesto affettuoso –È normale sia tesa-
-“Tesa” non è il termine che userei per descrivere i nervosismo di Jewelry-ya- storse le labbra il moro col pizzetto.
-Ora non mettertici anche tu Law!- lo calciò da sotto la tavola l’azzurrina, fulminando con gli occhi il cinque sospeso che Izou offriva al ragazzo.
-Anche a me gli esami mettono fame- affermò Rufy, mento premuto sul tavolo e tentando di sostenere la rosa, che sorrise mesta verso di lui.
-Anche respirare ti mette fame- l’osservò Law, prima di ghignare e passare una mano tra la zazzera d’ossidiana del minore.
-In effetti sono sfiancanti- sbuffò Izou, sciogliendosi la crocchia nera –Guardate qui che doppie punte! E tutto per l’esame di anatomia eh!-
-Quell’esame mi è costato tre chili di Nutella- si arrotolò attorno a un dito una ciocca del compare Bonney, prima di voltarsi verso Law –Tu non parlare!- l’addito con dito teso e severo –Tanto sappiamo che l’hai superato al massimo dei voti e col minimo sforzo-
Law ghignò.
-Dote naturale-
-Sadismo gratuito e hobby discutibili- lo corresse Izou –Quanti ragazzini possono esistere al mondo che dai dieci anni squartano rane invece che collezionare figurine? Solo uno, il nostro Law!-
-Oh bhè sempre meglio di quelli che collezionano farfalle- rise Bibi, rivolgendo lo sguardo a Sanji, ridacchiante per quella buffa conversazione –Purtroppo non è solo una scusa da rimorchio: qualcuno le colleziona davvero-
-Vuoi dire che Law non ha una collezione di rane quindi?- inarcò un sopracciglio Rufy lasciandosi accarezzare da un mano dell’azzurrina, volgendosi poi verso l’interessato –E cosa vuoi mostrarmi dopo allora a casa tua?-
-Se vuoi ti faccio un disegnino…- sghignazzò Izou ignorando le gote rosse di Bibi e la sua mano stretta a quella di Rufy.
-Comunque sia…- rise Bonney -… cinque cappucci e otto brioche, un caffè nero- guardò Law –Thè verde per Bibi e una pasta con crema pasticcera-
-Uh una fetta della Cheesecake ai frutti di bosco in vetrina per favore!- saltellò allegro Izou –E tu Rufy…-
-Tutto!- rispose rapido con bava alla bocca –Voglio provare tutto-
Sanji annotò l’ordine, annuendo.
-Serve altro?- chiese studiando quel strambo gruppo di studio/supporto che aveva deciso di riunirsi da lui.
Bonney accavallò le gambe sensualmente, attirando la sua attenzione, sorridendo civettuola.
-A dire il vero…- cinguettò riuscendo così a far cadere Sanji ai suoi piedi, inginocchiato ad adorarla in un’overdose di cuori e parole balbettate –Ho notato che di solito ci sono due tipi qui- indicò il tavolo –Uno moro e l’altro biondo- Izou inclinò la schiena verso di lei, pendendo dalle sue labbra proprio come Sanji -Non è che sai per caso chi siano?-
La mente del biondo impiegò qualche secondo a rispondere, troppo concentrata ad ammirare le chilometriche gambe della rosa, mangiandole con gli occhi.
-Awww♪- uggiolò –Intendi Ace il moro e il suo compare biondo Marco? I pompieri?-
Bonney ridacchiò, sbattendo ripetutamente le palpebre vittorioso per l’informazione, spingendosi verso il biondo per accarezzarlo in cerca di altre notizie, ma l’urlo di Izou ruppe il suo incanto, risvegliando Sanji.
-A-ah! Lo sapevo!- si alzò esultante dalla sedia, braccia al cielo e voce altisonante –Lo sapevo che era un pompiere! Biondi così sexy non possono aver altro lavoro! Mese di settembre! Ecco dove lo mettono nel calendario! Awww Marco chaaaan♪! Ti ho trovato!-
La gola di Sanji si seccò nel vedere ondeggiare uggiolante di felicità Izou, costringendolo a indietreggiare lentamente fin al bancone.
Si, bella comitiva… ma la prossima volta che andassero a riunirsi in biblioteca!
 

 

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Capitolo 7
*** 7) ***







 
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Era raro avere clienti così giovani, ma Sanji sapeva bene che effetto poteva avere la sua vetrina colma di dolci sugli occhi accesi e golosi dei ragazzini delle scuole superiori.
Non si stupì quindi nel trovarsi, occhi sgranati e luminosi, due ragazzi dei primi anni del liceo ad ammirare le sue specialità, affamati dai Blinis al cioccolato bianco o dai Ohlo de Sogra al cocco.
Erano entrati quasi timorosi nella pasticceria, il ragazzo che marciava a passo svelto trascinando lei i cui passi l’avevano portata fino alla vetrinetta, dove ancora ora stavano fermi ad assaggiare con lo sguardo ogni singolo pasticcino esposto, non preoccupandosi minimamente di prendere posto a un tavolo o di ordinare.
Sanji sorrise, guardandoli di sottecchi mentre serviva un Ace ridacchiante e canzonatorio verso un Marco silente e riflessivo, con lo sguardo azzurro perso sulla vetrina che dava sulla strada in cerca di chissà chi.
Dalle divise scolastiche che indossavano, lo chef intuì che fossero compagni di scuola, forse la medesima età se non classe, e che fossero lì in via del tutto eccezionale, sfruttando forse qualche ora buca o l’assenza di un professore che li aveva graziati facendoli uscire prima dal Raftel High Institute lì vicino.
Sorrise, tornando dietro al bancone e strofinandosi le mani sul grembiule avvicinandosi a loro.
-Posso servirvi qualcosa?- si sporse da sopra la vetrina, attirando l’attenzione della ragazza, un piccolo bocciolo di rosa pronto a fiorire nella sua bellezza con gli occhioni chiari e il caschetto color acqua marina.
-Non saprei- si sistemò la gonna della divisa scolastica sollevando appena gli occhi dai Baci di Dama –Ha dei pasticcini alla frutta? Niente creme né cioccolato per favore-
Il biondo gongolò al suono della sua soave voce, così gentile ed educata, così…
-Shashasha! Paura di ingrassare Sugar?-
Ringhiante, ruotò l’iride chiara sulla seconda figura adolescenziale, un basso latrato come saluto per la velata frecciatina lanciata alla futura dea dal caschetto verdino che ora fissava astiosa il compagno.
Come osava parlarle a quel modo?
Lei così tenera e delicata, dolce come la mousse di fragole!
Che razza di squalo dannato!
Lo avrebbe volentieri infilzato e fritto assieme alle Chiacchiere, punendolo per la sua cavalleria da lottatore di Sumo!
Quel… quel esimio…
-Muori Dellinger!- gli regalò il dito medio Sugar, non distogliendo un attimo gli occhi dalla vetrina e dal suo contenuto.
Il biondino, cappello di baseball calato sugli occhi rossastri, sghignazzò coprendosi i denti appuntiti con il palmo, lo sguardo fisso sulla compagna.
-Shasha! Permalosa- le impiantò l’indice su un fianco, facendola sussultare.
-Smettila!- sbuffò Sugar, voltandosi finalmente a incenerirlo con lo sguardo, sollevandosi sulle punte per poterlo fronteggiare e colmare la differenza di altezza –Ho solo chiesto se ci sono dei pasticcini con la frutta: che male c’è?-
-Hai paura di ingrassare!- tornò a deriderla aggiungendo un dito teso a indicarla mentre continuava a coprirsi il sorriso derisorio che le rivolgeva.
Sanji sbuffò, premendo le mani sul ripiano della vetrinetta e sporgendosi verso il biondino, denti sguainati a difendere la piccola principessina che stava deridendo e deciso a prenderlo a calci sul sedere.
-Senti un po’ ragazzino- cercò di mantenere la calma nella voce già tremate di rabbia –Ti sembra il modo di rivolgerti a una ragazza?-
Dellinger rovesciò il capo su di lui, guardandolo confuso.
-Sto solo dicendo la verità: la principessina ha paura di ingrassare e allora si rimpinza di acini d’uva invece che di cioccolata e cibi normali- scrollò le spalle, muovendo il fisico slanciato e snello –Non vuole mettere su ancor più peso! Shasha!-
-A me piacciono gli acini d’uva!- sbottò Sugar, le guance gonfie e rosse d’imbarazzo –E non è vero che ho paura d’ingrassare…- assottigliò lo sguardo sul biondino, le braccia strette al petto –E cosa intendi con quel “ancor più peso”? Non è invece che sei tu che mi credi grassa?!?-
Sanji avvertì l’elettricità statica e dolorosa dell’aria, e non riuscì a non tremare per la sorte del povero Dellinger, che per tutta risposta inclinò il capo a guardare meglio la sua amica, sfoggiando un sorriso seghettato e derisorio.
-A me i tuoi fianchi larghi e le tette grosse non dispiacciono… shashasha!- sganasciò senza paura facendo sbiancare Sanji e diventar paonazzo il dolce visino di Sugar, le braccia ancor più strette al petto per nascondersi.
-Tu… tu…- le tremava la voce nell’inveirgli contro -… tu sei un deficiente!- strillò impiantando i piedi a terra.
-E io che credevo che questo fosse una specie di appuntamento!- afferrò la tracolla carica di libri abbandonata ai piedi della vetrinetta, sollevando furente il capo al biondino mostrandogli gli occhi lucidi –Stupida io a crederci!-
-Ma…- il ceffone che zittì Dellinger fece male anche a Sanji, che storse le labbra indolenzito socchiudendo appena gli occhi per il fragore che echeggiò nella pasticceria.
-Muori Dellinger!- strillò ancora Sugar prima di uscire di corsa dal locale.
Il biondino ammutolì, le labbra ora storte in una smorfia e la mano a massaggiarsi la mascella arrossata e non più a celare il ghigno canzonatorio.
-Ma…- boccheggiò fissando il vuoto lasciato dall’amica -… ma il nostro doveva essere un appuntamento- si voltò a fissare Sanji, spettatore passivo e sconsolato –Che ho sbagliato? Ho solo detto la verità: a me piace così, e mi piacerebbe anche con altri venti chili addosso- inclinò nuovamente il capo, gli occhi interrogativi –Dove ho sbagliato?-
Il pasticcere scosse il capo, sospirando.
Generazioni sgangherate e prive di speranza: dove sarebbero andati a finire se non sapevano nemmeno corteggiare e trattare a dovere la donna che amavano?
Lo sapeva: era il momento di dare una buona lezione d’amore a quel sghignazzante idiota.
-Vieni- gli indicò uno sgabello, la vetrinetta aperta e una coppa di Crema Diplomatica con Lingue di Zucchero pronta per lui –Ora Mr Prince ti spiegherà come fare breccia nel cuore della tua Sugar-

 

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Capitolo 8
*** 8) ***




 
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Portare pazienza era un’arte coltivata con poca passione in casa Vinsmoke.
Erano più esperti nell’esasperare e far scappare a gambe levate la cara e apprezzata tolleranza piuttosto che dedicarsi ad essa con dedizione e amore.
Forse l’unica a possedere e curare tale dote era Reiju.
Si, Reiju, non di certo Sanji.
Sanji che contava fino a dieci sopportando le pagliacciate di Rufy e del suo gruppo di “studio”, ma che finiva spesso a malmenarlo tra un bacio lanciato a Bonney e un altro a Bibi.
Sanji che sbraitava alla terza battutina spinata di Izou del pomeriggio, e che sbuffava esasperato per il continuo sospirare di Marco a ogni sua tappa mattutina nella pasticceria.
Sanji che non riusciva a sopportare per più di due minuti suo fratello Niji e il suo continuo lamentarsi per i Krapfen, o le brioche, o troppo secche o troppo morbide.
Sanji che ringhiava per quel farabutto dai capelli rossi e ghigno da teppista di Kidd, l’addetto alle consegne del materiale per il suo locale.
Sì, Kidd.
Con lui era già difficile portare pazienza ogni santa mattina prima ancora che aprisse le porte dell’All Blue Pâtisserie con i suoi grugniti incomprensibili e le imprecazioni dette ogni due respiri, figuriamoci a mattina inoltrata.
Soprattutto quella mattina.
Era tornato al locale quando ormai Sanji e Cosette erano in piena frenesia con le colazioni, ben accorti a non disturbare Pudding intenta a creare torte e bignè secondo gli ordini giornalieri, ringhiante e ingombrante con la sua mole da Centro avanti di Sfondamento, carico di bolle da firmare.
-Quel cazzone di Wanze ha sbagliato tutti i documenti questa mattina- aveva ringhiato, sbattendo un foglio sul bancone- E mi serve una nuova fottuta firma- aveva latrato con labbra secche e scure, addossandosi col fianco al ripiano a pochi centimetri da dove Reiju stava consumando il suo solito cappuccino e brioche integrale.
–Muovi il culo a firmarle che ho del lavoro da fare, cazzo!- aveva aggiunto cordialmente.
Sanji storse le labbra armandosi di penna e strappando di mano i documenti a “Mr Finezza formato montagna dai capelli rossi”, la pazienza aveva disertato già da un pezzo.
Con occhi inceneritori rivoli al carro armato Kidd, si piegò sul bancone firmando la risma di fogli, distraendosi solo per lanciare una rapida occhiata a Cosette che incassava i mattutini commenti schifati di Niji alle pasta ripiene della casa, prima di riportarli al rosso e strozzarsi con la saliva.
La bocca gli si asciugò e i denti scricchiolarono tra loro nel fissare il grossista sghignazzare soddisfatto mentre non staccava gli occhi di dosso dal sedere di Reiju, assorta dalla lettura del quotidiano.
Reiju, sua sorella Reiju.
La penna si inclinò tra le dita di Sanji, che iniziò a ringhiare a toni crescenti.
Quel maledetto energumeno! Che diamine credeva di fare?
Stava letteralmente divorando il fondoschiena di sua sorella, spogliandolo della gonna scura e delle calze fini, gustandosi chissà che fantasia perversa con tanto di lingua lasciva che correva sulle sue labbra scure e occhi d’ambra scintillanti… e il tutto davanti a lui!
Firmò di getto il documento che stava stracciando nella mano sinistra tremante di rabbia, sbattendolo con forza contro il petto di Kidd e impiantandogli la penna sul dorso della mano posata sul bancone per sorreggersi.
-Eccoti la tua stupida bolla- ringhiò non riuscendo a fargli staccare gli occhi dal corpo di Reiju –Ora leva le tende che la tua presenza fa scappare i clienti!-
Il rosso piegò appena il capo, le iridi d’oro che scivolavano nella scollatura della camicetta di Reiju e la lingua zigzagante d’ingorda malizia, afferrando meccanicamente il documento che Sanji gli aveva sbattuto addosso e che strinse con la mano segnata appena dalla punta della biro con cui il biondo l’aveva pugnalato.
-Magari posso fermarmi per un cornetto- ghignò riportando gli occhi al sedere della rosa inclinando il capo –O due…-
Le mani del pasticcere scattarono da sole sulla maglia del rosso, strattonandolo sul bancone e fronteggiandolo occhi negli occhi.
-Senti un po’!- gli ringhiò contro, la presa delle dita assassina sul tessuto della maglia –La ragazza che stai fissando è mia sorella!-
-Complimenti allora!- ghignò strafottente, guadagnandosi un nuovo ringhio da parte del biondo.
-Ti conviene smetterla di scandagliarle il sedere se ci tieni a vivere!-
-Ho gli occhi per guardare, e quando qualcosa merita…- gettò un occhiata alla scollatura di Reiju -.. io guardo e apprezzo!-
L’iride chiara di Sanji libera dalla frangia scintillò, ardendo di una amore fraterno e protettivo che nemmeno sapeva di possedere.
Riempiendo i polmoni d’ira e voglia di cambiare i connotati a Kidd, strinse i pugni sul suo colletto, premendo la fronte sulla sua.
 –O la smetti di fissare il sedere a mia sorella, o userò le tue viscere come decorazione per la torta di domani per il Thriller Bark Fest- inchiodò gli occhi contro quelli dorati di Kidd, ringhiante a sua volta –Sono stato sufficientemente chia…-
-Sanji non essere maleducato- rise Reiju, chiudendo il giornale e attirando l’attenzione dei due litiganti.
Scese elegantemente dallo sgabello, scivolando sul lato dove ancora Kidd torreggiava con la sua mole, non staccandole gli occhi di dosso.
Gli sguardi di entrambi s’incrociarono per un unico istante, prima che Reiju piegasse il capo verso il fratello e gli sorridesse.
-L’hai sentito anche tu no?- pagò la sua colazione, inclinandosi un po’ troppo sul bancone secondo i gusti di Sanji, permettendo al rosso di godere maggiormente della curvatura del suo sedere –Se vede una cosa bella l’apprezza-
Si ritrasse, lasciando il biondo a mugugnare con labbra serrata e denti ringhianti, voltandosi di lato verso Kidd e concedendo anche a lui un languido sorriso.
-… e come lui, anch’io quando noto qualcosa di interessante, lo apprezzo-
L’iride chiara di Reiju scivolò lenta e sensuale sui pettorali del rosso, apprezzando la maglia nera e fina che li ricopriva esaltandone la linea, scendendo sui jeans macchiati e risalendo il tutto, apprezzando ogni singolo dettagli.
-Sì- schioccò le labbra, la ventiquattrore in mano e i passi ancheggianti mossi verso la porta –Apprezzo molto- si volto sull’uscio, lanciando un’occhiata provocatrice a Kidd prima di uscire.
-Fiuuuu!- fischiò, addossandosi totalmente al bancone, dove Sanji ringhiò premendo nel palmo il coltello seghettato per le torte.
-E quella- si voltò a inchiodare con le iridi dorate il cuoco, indicando lo spazio che ancora profumava di Reiju –Sarebbe tua sorella?-
-No- latrò Sanji, impiantando il coltello a un millimetro dal braccio del rosso sul bancone –Quella è “Già non ti sopporto e il solo vederti mi esaurisce la pazienza che possiedo, ma se osi provarci con lei ti taglio il cannolo che hai tra le gambe”- infossò gli occhi contro quelli del ghignate rosso –Capito?-
Pazienza, santa pazienza… cercasi disperatamente.

 

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Capitolo 9
*** 9) ***




 
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-Aspetta- sollevò le mani dal bancone portandole davanti a sé –Cosa hai appena detto?-
Reiju sorrise melliflua, il mento posato sull’intreccio delle dita e il capo lievemente inclinato a far dondolare il ciuffo rosato.
-Ho detto…- schioccò le labbra -… che gradirei provare un cannolo al cioccolato-
Sanji sbatté le palpebre ripetutamente, confuso.
-Non…- si schiarì la voce -… non credo di aver capito-
Con sguardo materno, la sorella lo esaminò con attenzione.
-Desidero- scandì bene le parole –Provare un cannolo alla cioccolata-
Il biondo la guardò muto, le iridi chiare su di lei incerto che quella fosse realmente sua sorella, la sua adorata sorella, noiosa avvocatessa che non cambiava mai ordinazione da quando aveva aperto il locale, o un alieno appena aprodato sulla Terra e con le sembianze della sua consanguinea.
Cappuccino e brioche integrale.
Sempre e solo quello ordinava Reiju.
Sempre!
Aveva provato a offrirle mille altri tipi di brioche e bevande, ma mai la rosa aveva ceduto: cappuccino e brioche integrale.
Sempre e solo quello.
-Io…- tartagliò confuso -… io… ma un cannolo vero? Fatto di crema e pasta lievitata…-
Reiju ridacchiò e Pudding, armata di sacca poche, sbuffò spazientita.
-Santo cielo Sanji!- lo fece sussultare -È da quando abbiamo aperto che cerchi di convincerla a provare dell’altro oltre alla brioche integrale e al cappuccino con zucchero di canna- ripeté a memoria l’abituale ordinazione della rosa –Muoviti a servirla e poi sbrigati a finire le colazioni: la pasticceria si sta sovrappopolando!-
In effetti il bancone già pullulava dei clienti fissi del mattino, e tra una Bonney più rissosa del solito che ringhiava a chiunque provasse sederle vicino, un Marco apatico e che aspettava la sua ordinazione, un Niji non ben voluto e che sbuffava a braccia conserte e un Rufy che molleggiava tra Law e Bibi fin troppo pazienti, il resto dei clienti smaniava per poter rifocillarsi delle prelibatezze dell’ All Blue.
-Oh mia adorata Pudding♥! Cosa farei senza di te e le tue premure per il locale?- volteggiò sul posto Sanji, emanando cuori verso la castana, quasi del tutto scomparsa nel retro bottega.
-Falliresti!- trillò fintamente gioiosa dopo aver servito Marco e prima di scomparire oltre la porta a battente.
-Inizia a starmi simpatica- affermò Reiju fissando il punto in cui la pasticcera si era volatilizzata.
-Cosa?!?- urlò Sanji, piatto di cornetti in mano e offerti alla dolce Bonney, ora più mansueta con del cibo a portata di mano –Ma ti senti bene?-
-Certo!- gli sorrise vedendolo tornare da lei ansioso –Posso avere il mio cannolo ora?-
-No!- negò con veemenza, servendo una cheesecake a Rufy e compagnia –Non finché non mi dirai che ti prende!-
-Oh andiamo Sanji niichan!-
-Oh no, non ci provare!- aprì la vetrinetta estraendone alcuni bomboloni –Non cercare di rabbonirmi con i tuoi niichan o con gli occhi dolci: non questa volta!-
-Non capisco di cosa ti preoccupi- tamburellava le dita sul giornale ancora chiuso, osservandolo avvicinarsi a passo di marcia a Niji, armato di Krapfen.
-Mi preoccupo per te!- sbottò non staccandole gli occhi di dosso, evitando di andare a sbattere contro Cosette solo per un ringhio sommesso d’avvertimento proveniente da Niji.
Sanji lo fulminò con lo sguardo, storcendo le labbra spazientito: un fratello strano alla volta, per favore!
-Dammi pure Sanji san!- gli prese dalle mani con cura i bomboloni Cosette, sorridente nell’avvicinarsi al fratello bluastro –Ci penso io a Niji san-
-Oh Cosette♥!- piagnucolò con mani giunte e corpo ondeggiante –Sei così dolce!- tornò dalla sorella additandola con l’indice –E tu così strana!-
-Non sono strana Sanji- gli sorrise sornione, accostando il viso a quello del biondo, gomiti puntati al bancone e ciuffo rosa dondolante –Voglio solo provare qualcosa di nuovo-
-E perché?-  indagò Sanji, addossandosi al ripiano con il busto e massaggiandosi il mento barbuto con una mano -È successo qualcosa allo studio?-
-No- rispose con tono angelico, piegando appena gli occhi contro Niji che si abbuffava di Krapfen sotto lo sguardo attento e timoroso di Cosette, che tratteneva il fiato in attesa del quotidiano responso del giovane.
-Allora a casa?- domandò ancora Sanji, catturando nuovamente la sua attenzione, un’occhiata gettata a Niji che si ripuliva la bocca, pronto per il suo giudizio –Problemi con il nuovo scaldabagno?-
-Niichan…- sospirò, interrotta dall’urlo di Niji.
-Schifoso!- stava giusto urlando nel caos della pasticceria in fermento per le colazioni –Disgustoso!-
–Papà ti tormenta ancora per la tua scelta di aprire uno studio tutto tuo?- lo ignorò Sanji, studiando il viso serafico della sorella.
Era così tranquilla e beata, non poteva avere un problema grave… ma perché allora era così strana? Perché voleva provare qualcosa di nuovo?!? Non era da lei!
-Mi chiedo con che coraggio osate servire certa melma insapore!-
-No, Sanji, papà non centra- sorrise intenerita dall’affetto del fratello minore Reiju, sorda al quotidiano disprezzo di Niji per le leccornie del All Blue Pâtisserie.
-Problemi con i vicini? Vengo a parlare io con Lucci e Kaku se non la piantano di farlo contro il muro in comune!-
-E li chiamate Krapfen questi?!? Sarà un miracolo se sopravvivrò oggi: pesanti come sassi, unti come motori!-
-Oh hanno smesso da quando Jabura e Kalifa hanno iniziato a farlo contro il loro di muro comune: credo sia una specie di sfida…- spettegolò ridacchiante la rosa.
-Chiunque li prepari dovrebbe vergognarsi!- un piatto fu lanciato a terra –Altro che pasticceria: è un laboratorio di cemento questo!-
-E allora che succede?- le prese le mani, veramente preoccupato Sanji –Perché vuoi cambiare la colazione? Cosa ti ha spinto a farlo?-
-Il pasticcere che li cucina merita la morte per calci in culo! L’impiccagione e il ritiro di ogni titolo di studio: un incapace inetto ecco chi prepara questi sassi!-
 -Non è successo nulla Sanji- gli accarezzò il viso –Solo…-
-Solo?- la incalzò, un rumore lontano di un unico singhiozzo.
-… ho conosciuto una persona nuova, e mi trovo molto bene con lui- ammise in un soffio –E ho pensato che non è poi così male provare qualcosa di nuovo ogni tanto, per cui… perché non provare anche con la tua arte pasticcera?-
-Ah…- esalò monocorde Sanji, confuso da ciò che aveva appena sentito.
Sua sorella aveva conosciuto cosa? Un… un Lui?
-Cosa…- si schiarì la voce -… cosa intendi con il termine Lui?-
-Sanji ti prego- scivolò con le mani dalle sue –Ora non iniziare con…
-SE IL SIGNOR NIJI ELETTRIC BLUE VINSMOKE NON GRADISCE LA CREMA PASTICCERA DELLA CASA, PUO’ BENISSIMO ANDARE A CONSUMARE LA SUA COLAZIONE ALTROVE!-
Il silenzio calò nella pasticceria.
Perfino il rumore delle mandibole di Rufy cessò, come lo studiare nervoso di Bonney sui suoi tomi di medicina. Tutti gli sguardi dei presenti erano puntati sulla piccola e tremante figura di Cosette, gli occhi serrati e le mani strette davanti al busto mentre la voce ancora le tartagliava in gola per quanto aveva appena urlato.
-La qui pr-presente incapace e inetta pasticcera che…- singhiozzò -…che prepara sassi anziché bomboloni alla crema no-non gradisce più la sua presenza- piangeva davanti a tutti , rivolgendosi nel suo pigolante coraggio a Niji, ammutolito da ciò che sentiva.
-Cosa…- allungò una mano verso di lei il ragazzo -… che stia dicendo? Li preparavi tu i krapef? Ma non era Sanji? Non era…-
-NON TI VOGLIO PIU’ VEDERE!- strillò nuovamente Cosette, esplodendo in un pianto disperato e scappando nel retrobottega, la porta a sbuffo aperta e richiusa con foga.
Ci fu un lungo, pesante, attimo di silenzio, che nessuno osò rompere con alcuna parola, limitandosi a consumare ciò che avevano ordinato e a lanciare sguardi di giudizio su Niji, fermo a fissare il vuoto lasciato dalla dolce Cosette.
-Io…- balbettò -…io…-
-Tu sei un coglione!- l’additò Sanji –E non sai la voglia che ho di prenderti a calci in culo fino alla luna! –
-Siamo in due Sanji- l’affiancò Reiju –Ma che ti è saltato in mente?- fece sussultare Niji –Sono mesi che disprezzi la sua cucina: credevi che prima o poi ti avrebbe ringraziato?!?- incrociò le braccia sotto il prosperoso petto –Che razza di idea hai di corteggiamento Niji?-
-Pensavo cucinasse Sanji i Krapfen….- cercò di giustificarsi.
-Li preparavo, ma poi Cosette ha voluto occuparsene lei per renderli perfetti- storse le labbra disgustato il biondo, incenerendo il gemello –Per te- aggiunse furioso.
Niji deglutì, aprendo e chiudendo bocca per trovare una soluzione.
-Io…- provò -… io la a…-
-Ok- la porta si aprì nuovamente mostrando una Pudding furiosa e armata di mattarello –Chi ha ridotto in lacrime Cosette?- fulminò Niji con gli occhi –Tu vero?-
Lo prese per il bavero, non lasciandogli tempo di replicare, strattonandolo e spingendo di lato Sanji, uggiolante per il contatto con la castana.
-Hai intensione di rimediare si?- lo vide annuire mentre lei agitava il mestolo sopra il suo ciuffo blu –Lo spero per te- strinse la presa sul suo collo –Perché non intendo creare le mie cioccolate e le torte con una frignona accanto- sorrise melliflua, accostandosi al viso del Vinsmoke con occhi scintillanti di istinto omicida –A te la scelta Nijichan: o uccido lei o uccido te? Chi scegli?- abbassò il mattarello sul cranio del ragazzo –Ho giusto voglia di provare qualcosa di nuovo come fracassare la testa a qualcuno con un mattarello: preferisci aiutarmi o fare pace con Cosette?-
La risposta era scontata.
Era giunto anche per Niji il giorno di provare qualcosa di nuovo, qualcosa di diverso dal parlare con boriosità o con i pugni.
Qualcosa di nuovo, che fosse chiedere scusa a Cosette o farsi uccidere da Pudding, quella era solamente una sua scelta.

 

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Capitolo 10
*** 10) ***


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In vita sua Sanji ne aveva viste tante.
Crescere con tre gemelli, uno più stronzo dell’altro e una sorella più matura del dovuto, gli avevano mostrato quanto il mondo potesse essere ricco di personaggi ambigui e dai più incomprensibili cambi di attegiamento.
Aveva visto il più orgoglioso dei suoi amici inginocchiarsi a terra per chiedere la mano della sua stupenda Nami swan (dannato Marimo!).
Aveva visto Law in preda ad un attacco di gola e rubare una fetta di cheescake sotto la forchetta a mezz’aria di Rufy, mentre una spaventata Bibi metteva in salvo la sua fetta di torta… non sapeva da chi, ma meglio prevenire che curare.
Aveva sentito Pudding ridere senza acidità, spensierata e felice tra le braccia di suo fratello Ichiji (secondo dannato spilungone!)
Aveva visto Niji afflosciarsi da superbo ed egoista uomo d’affari, in patetico e piagnucoloso ragazzino innamorato in continua ricerca delle attenzioni di Cosette, che lo ignorava sfoggiando un doloroso sorriso sulle sue labbra sempre più tremule.
Ma ciò che vedeva in quella mattina nel suo locale, lo lasciava letteralmente a bocca aperta.
Non sapeva da quanto il bizzarro teatrino che aveva davanti agli occhi dava spettacolo di sé, ma era certo di averne già le scatole piene.
-… ti rendi conto?- sbottava Ace esasperato –Non ha nemmeno insultato Satch quando l’ha deriso per il suo solito ciuffo ad Ananas!-
-… ti ha detto qualcosa?- pigolava Niji, gli occhi azzurri che seguivano la figura di Cosette avanti e indietro dietro il bancone –Ti ha parlato di me? Che ha detto?!-
Sanji scosse il capo, incapace di comprendere le fresi senza senso dei due clienti, già sull’orlo dell’esasperazione.
Perché?
Perché a lui?
La sua era una pasticceria, non uno studio psichiatrico e un centro per problemi personali.
Lui vendeva pasticcini e dolci, non consigli, e soprattutto non li vendeva a certi idioti!
-Non è più lui!- aprì le braccia Ace squarciando l’atmosfera calma della pasticceria –Non mi sgrida nemmeno più se ci provo con le ragazze che salviamo dagli incendi… o di cui salviamo i loro gattini!-
Sanji ruotò gli occhi sul moro non capendo assolutamente di cosa stesse parlando: con chi è che osava provarci?
-Chi se ne frega del tuo amico ananas spiantato e strambo!-  spiaccicò in faccia una mano al pompiere Niji, ringhiando e sbattendo un pugno sul bancone, i suoi bomboloni assenti  -Voglio sapere di Cosette! C’è ancora qualche possibilità per me?- si sporse ad aggrapparsi alla manica del grembiule del biondo –Dimmelo!-
-Smettila di versare lacrime da coccodrillo!- strattonò la manica liberandosi della presa del blu, gli occhi elettrici a fulminare il duo arrampicato al bancone e in disperata ricerca del suo aiuto.
Sospirò, gli occhi fissi su di loro ma la mente rivolta a Cosette che serviva una Bonney immersa nello studio e con una invitante camicia a vestirla.
-So già che me ne pentirò- incrociò le braccia al petto socchiudendo gli occhi, un’ultima occhiata alla dottoranda in cerca di coraggio –Uno alla volta- precisò con dito teso –Ditemi che malattia mentale vi affligge questa mattina!-
Il silenzio che avvolse i due ragazzi durò poco più che qualche secondo.
-Voglio avere informazioni su Cosette- parlò rapido Niji, lasciando Ace a bocca aperta e la voce bloccata in gola –Ti ha parlato di me? Ha intenzione di perdonarmi?-
-E io che ne so!- sbottò Sanji, occhiando la collaboratrice che serviva con malinconico sorriso ogni cliente –Non parla molto da qualche giorno…- raccontò, incenerendo il fratello -… non sei l’unico che sta male Stupid-Niji!-
Il blu si ammosciò sul ripiano, il mento che soffocava i suoi borbottii lamentosi mentre seguiva la moretta e si deprimeva disegnando cerchi sul marmo chiaro che lo reggeva.
Sanji ruotò gli occhi al soffitto: non sapeva se lo sopportava meno in quelle sembianze da ameba innamorato o quando era il solito stronzo.
-Tsk- masticò il suo orgoglio attirando l’attenzione del gemello –Chiedile scusa e vedrai che si sistemerà tutto- lo liquidò in fretta, il sorriso del fratello come ringraziamento.
-E tu?- sbuffò, aprendo la vetrinetta ed estraendo una vassoio di mignon e amaretti –Che hai?-
-Marco!- rispose con fare ovvio Ace, allungando un braccio dietro di sé ad indicare il collega pompiere muto e apatico che scrutava l’orizzonte oltre la vetrata del locale.
Il pasticciere studiò il biondo, mano al mento e labbra piegate.
-Mi sembra normal…-
-Non parla quasi più!- batté un pugno sul bancone il moro, seriamente preoccupato –Se ne stà fermo a sospirare, a volte ridacchia come un ebete senza perché e poi…- si passò una mano sul viso esasperato -… sorride!- prese per il colletto Sanji scuotendolo –Marco non sorride! Ghigna al massimo, ma sorridere?!? No, no no!- scosse con forza il biondo, ignorando i suoi ringhi contrariati –Marco è un alieno apatico e privo di qualsiasi emozione facciale: non può sorridere!-
Si fece più vicino al cuoco, invadendo i suoi spazi vitali fino a posare una guancia sulla sua barbuta e strappandogli una bestemmia.
-E se fosse veramente un alieno? Se avessero rapito il mio amico sostituendolo con un umano normale?- complottò sottovoce, squadrando di sott’occhi il pompiere placidamente seduto al tavolo accanto alla vetrata.
-Se così fosse- latrò Sanji, allontanando con una manata il moro –Spero tornino a prendere anche te!-
Ace mugugnò sconfortato, imitando Niji e afflosciandosi sul ripiano del bancone.
-Sono preoccupato- pigolò sotto lo sguardo irritato di Sanji–Non so cos’abbia, che gli sia successo, se devo portarlo da un dottore o da un veterinario, se…-
-Ossitocina-
La voce calma e divertita di Bonney vibrò nel corpo del cuoco, scuotendolo e costringendolo a volteggiare fino a lei.
-Qualsiasi cosa per te Bonny chan!- emanò cuori –Non so che torta sia questa Ossitocina, ma se la desideri…-
-Veramente è un ormone- sorrise la rosa, gli occhi sollevati dal tomo di medicina e le labbra dipinte prima rivolte a Sanji e poi a Ace –L’ormone dell’amore o della felicità-
Ace aggrottò la fronte, ruotando il capo e premendo la guancia sul tavolo nel fissare la ragazza.
-Come?-
-La descrizione del tuo amico combacia con un’assuefazione da Ossitocina- ruotò sullo sgabello, accavallando le gambe sensualmente e mettendo in bella mostra le parigine nere –Un permanente stato di euforia, muscoli facciali contratti, uso delle corde vocali in diminuzione…- elencò professionale –Il tuo amico ha parecchi ormoni in corpo-
-Mi stai dicendo che è incinto?- ridacchiò Ace, un pugno di Sanji a zittirlo per aver osato interrompere la dolce Bonney.
-No- mosse la chioma rosata, il libro di studio chiuso -È  solo innamorato-
-Innamorato?- s’incuriosì Sanji –Bonney cara come puoi esserne certa?-
-Non mi ascolti forse?- grugnì severamente fulminandolo –Ho detto che è l’ormone dell’amore! In più fa parte dell’argomento della mia tesi!- picchiò il palmo contro il ripiano con violenza –Osi dire che non sono preparata?!?-
-Non oserei mai Bonney chan~♥!- si sciolse –Sei così bella quando proteggi i tuoi studi!-
La rosa sbuffò, le iridi violacee al soffitto.
-Dicevo…- si rivolse nuovamente a Ace, ora composto e totalmente rapito dalla sua parlantina –L’Ossitocina si può trovare in parecchi alimenti: melograno, vaniglia, fragole, mandorle… anche nei piselli ma soprattutto nel cioccolato, l’argomento con cui mi laureo- arricciò il naso colma di orogoglio per la sua imminente laurea –Ti consiglio di ingozzarlo per bene di dolci e farti dire di chi è innamorato: prima avvera il suo sogno d’amore, prima il tasso di Ossitocina diminuirà facendo tornare apatico e mono espressivo il tuo amico-
Ace sorrise rapito dal suo sgardo lilla, un braccio piegato sul bancone a reggersi e l’altro al fianco.
-Bella e intelligente: dove sei stata tutto questo tempo?- ammiccò in sua direzione.
-Qui!- indicò lo sgabello Bonney con ovvietà, voltandosi verso un Sanji furioso per quel flirt senza veli a cui assisteva –Tra tanti pasticcini e libri da studiare-
-Che spreco!- le si avvicinò con fare galante –Se lo avessi saputo ti sarei venuta a salvare-
-Dai pasticcini?- inarcò un sopracciglio –Ma anche no!-
-E dai libri?-
-Quelli forse…- ridacchiò, strappando un sorriso caldo al moro.
-Ace- le porse la mano –E grazi per la consulenza per il mio amico-
-Bonney- strinse delicata il palmo caldo e forte del pompiere –E ritieniti fortunato che non sono ancora dottoressa o ti avrei fatto pagare la parcella per la mia consulenza-
-Oh ma non sia mai che non ripaghi la tua gentilezza- le trattenne la mano con delicata forza, accarezzandola con la gemella e parlando ammaliatore –Posso invitarti a cena?-
-Quando?- sorrise, gli occhi che le brillavano per la proposta.
-Non saprei… stasera, domani, dopodomani?-
-Stasera va bene-
-Ma io intendevo sia stasera che domani che dopodomani e il giorno dopo ancora…-
Bonney rise alzandosi dallo sgabello e accarezzando con mano leggera una guancia lentigginosa di Ace.
-Attento- soffiò sensuale sul suo viso –Potrei crederci…-
Si allontanò svelta salutandolo con un rapido moto di dita e ricordandogli il loro appuntamento, uscendo dalla pasticceria con il trillo della porta.
-Wow- si afflosciò con i gomiti al bancone Ace –Ce l’ho fatta!- tirò un sospiro di solievo e felicità. Che anche lui avesse troppa Ossitocina in circolo?
-Sono mesi che la voglio invitare- si voltò verso il proprietario del locale -La vedo sempre qui, ed è stupenda e... e… Sanji?-
Le nocche del pasticciere scricchiolarono tra loro nel venir premute nei palmi opposti con violenta forza.
-Maledetto approfittatore- latrò furioso –E io che ascolto anche i tuoi piagnistei: tutto un piano per attentare alle grazie della dolce Bonney chan, ecco c’era quel tuo preoccuparti per l’ananas pennuto!- lo prese con forza per la gola strozzandolo e rendendolo cianotico –Ti uccido! Ti uccido Ace! Altro che Ossitocina: l’unico ormone che ti serve è l’adrenalina per sopravvivere a me!-

 

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Capitolo 11
*** 11) ***


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Se doveva essere sincero, Sanji, un po’ iniziava a preoccuparsi.
Come non avrebbe potuto poi? Era sangue del suo sangue.
Gemelli nonostante le differenze e il carattere.
Uniti da ben più di un semplice rapporto di fratellanza.
Se doveva essere sincero, Sanji, non aveva iniziato a preoccuparsi: lo era già da un paio di giorni.
Otto per la precisione, in cui il soggetta delle sue apprensioni non aveva accennato ad alcun miglioramento.
Arrivava come suo solito, si sedeva al bancone, ordinava la colazione, la consumava in un mutismo carcerario e poi se ne andava, non sprecando una sola parola ma anzi, mangiandosi anche quelle che lui faticosamente tentava di strappare dalle sua labbra.
Se doveva essere sincero, Sanji, era preoccupato, e molto!
-Ehm- si schiarì la gola, posando il magro piatto occupato da un triste bignè privo di ripieno sul bancone, spingendolo con solo un dito in sua direzione –Come stai?-
Nessuna risposta, la mano mossa per avvicinarsi la consumazione anoressica accostandola all’amaro caffè nero caldo.
Sanji si massaggiò il collo, gettando una rapida occhiata al locale in fermento come al solito nell’arco della mattina.
Pudding gestiva egregiamente le comande e Cosette, con il suo solito sorriso triste che da un paio di settimane occupava la sua bocca, saettava tra i tavoli evitando come la peste il retro del bancone e chi lo occupava.
Si soffermò con un po’ troppa attenzione su di lei prima di riportare lo sguardo al suo problema formato consanguineo.
-Vuoi…- azzardò -… parlarne?-
Perché sì, lo sapeva, c’era qualcosa sotto, qualcosa di grosso, ma la sua fraterna curiosità apprensiva fece subito dietro front quando due cerulei occhi uguali ai suoi lo fulminarono, imponendogli il silenzio e una sadica punizione se non avesse rispettato tale ordine.
Sollevò le mani lesto, indietreggiando di una passo.
-Ok ok!- arcuò la schiena contro gli scaffali ricolmi di leccornie –Come non detto!- afferrò alcune brioche scappano verso la vetrinetta.
Si affrettò a riempire la vetrina, non osando sollevare gli occhi, ringraziando il cielo che un’ombra conosciuta lo coprisse momentaneamente, celandolo ai suoi occhi.
-Allora?- sentì lo sgabello stridere contro la pavimentazione e seppe, senza sollevare il capo dalle lingue di gatto appena sfornate, che anche lui non osava aumentare il tono di voce o provare a posare lo sguardo su di lei –Novità?-
-Macchè!- sbottò, rialzandosi –Caffè nero e bignè vuoto anche stamattina: inizio a chiedermi se non sia il caso di chiamare mamma-
-Sei matto?- strillò quasi, strozzandosi –Vuoi morire avvelenato? Se viene a sapere che abbiamo anche solo pensato di chiamare in causa mamma ci uccide: ti ricordi vero che da piccola giocava alla Dottoressa dei Veleni e per poco non ha intossicato il gatto?!?-
-Non possiamo ignorare la cosa!- sbatté le mani sul ripiano che li divideva, avvicinandosi al suo ciuffo pericolosamente –E se domani mattina mi ordinasse solo il caffè nero?-
-Tu daglielo- scrollò le spalle –Ma aggiungici qualche miscela della felicità che sai tu…-
-Miscela della felicità?!?- aggrottò la fronte –Per chi mi hai preso: per uno spacciatore?!?-
-Non dici sempre che un buon mix di cioccolata rende felici?- ghignò rinfacciandogli le sue stesse parole, tremando con le labbra quando Cosette corse dietro al bancone, carica di piatti vuoti.
Sanji boccheggiò, incapace di capire che razza di destino sadico e perverso aveva decretato la presenza di certi elementi nella sua vita.
-La tua capacità di donare un senso criminale anche al cibo mi disgusta Niji- incrociò le braccia al petto, un passo mosso per  lasciare spazio alla collaboratrice castana di muoversi veloce dietro di lui –Quasi gradisco che la innocente e candida Cosette ti eviti- alzò apposta la voce.
-Ehi!- picchiò il bancone, sussurrando -È un momento di passaggio: ci sto lavorando!- precisò, ma un lieve rossore sulle guance lo tradì quando non riuscì a distogliere lo sguardo dai fianchi morbidi della ragazza citata, abbastanza lontana per non cogliere le sue parole.
-Certo- roteò gli occhi al cielo Sanji –Tra te incasinato per colpa della tu linguaccia- l’additò rischiando di venir morso dal gemello –E lei che non parla invece, non so più se questo è una pasticceria o un centro psichiatrico!-
-Con permesso Sanji san!- si accucciò alla vetrinetta Cosette ignorando il saluto di Niji –Come mai quell’espressione preoccupata? Reiju ancora si limita a…-
-Bignè vuoto e caffè nero!- parlò lesto Niji –Ciao Cosette, io…-
-Non si è ancora aperta con te?- pose sul ripiano alcune fette di Tiramisù, aggiungendo parecchia panna come ordinato da Ace e Bonney, gli occhi puntati con fermezza al biondo.
-Purtroppo no- sospirò quello, prendendo l’ordinazione e fulminando con gli occhi il gemello, che si agitava come una scimmia sullo sgabello pur di catturare l’attenzione della castana.
-Mi spiace molto- giunse le mani al petto la ragazza –Posso far nulla?-
-Lascia che mi occupi io di BonBon chan e di quel demente fortunato di Portuguese- le lanciò un bacio a fior di dita, prontamente affettato nell’aria da un morso volante di Niji –Tu riposa: hai corso tutta questa mattina-
Cosette sorrise debolmente, il volto ruotato di tre quarti nel seguire il collega avvicinarsi elegante al tavolo della coppia e lanciare qualche minacci al moro ma gli occhi ben fermi a non permettere di includere nel suo campo visivo il Vinsmoke che mugugnava il suo nome.
Iniziò ad attorcigliarsi le dita tra loro, tentata di rivolgere appena un’occhiata a Niji, ma con rapidità le sue gambe agirono prima del suo cuore, portandola oltre il blu e improvvisamente vicino a Reiju, muta e atona davanti al suo triste bignè.
-Reiju chan!- trillò con reale felicità –Come stai?- tentò anche lei.
Non ricevette risposta, come Sanji, e come i giorni precedenti provò una strana stretta al cuore nel vedersi di fronte la forte e serena avvocatessa spenta di ogni voglia di vivere.
Nella settimana in cui era caduta in quel profondo mutismo, Cosette non aveva avuto nemmeno il coraggio di guardarla, troppo lo sconforto nel non vederla sorridere.
Ma erano passati orai otto giorni, e quel continuo auto punirsi con bignè vuoti e caffè amaro l’amina la stava logorando più che mai.
Stringendo i pugni prese coraggio, e si avvicinò maggiormente alla rosata.
-Posso…- si guardò attorno, notando i pasticcini stagionali esposti, anche lei convinta degli effetti balsamici che la pasticceria portava in una persona triste -… posso offrirti qualche chiacchiera femminile?- indicò con dito tremulo le frittelle dolci a forma di fiore che illuminavano la vetrina.
Come scossa da un sonno profondo, Reiju sollevò gli occhi su di lei facendola sussultare, cogliendo chissà che proposta nella sua offerta di zuccheri.
Cosette la fissò aprire e chiudere la bocca, sollevarsi dalla postura ingobbita e una saettante fiamma illuminarle lo sguardo.
-È che…- parlò, aumentando di parola in parola il tono, facendo sorridere la pasticcera felice nel sentirla riprendere vita -… è che è un coglione!-
Le guance della castana si imporporarono per l’epiteto espresso dalla rosa, che sembrava aver riacquistato verve e ora parlava con velocità ed enfasi.
-Come può solo pensare di mollarmi per una motivazione tanto cretina!? Come?!?- strillò, stringendo i pugni e attirando su di sé l’attenzione della clientela dell’All Blue Pâtisserie.
Ovviamente la ignorò, al contrario di Cosette che arrossì maggiormente.
-Crede davvero che abbia bisogno di stupide cene al ristorante o di gioielli o eventi mondani: con chi crede di avere a che fare?!- il ciuffo rosa ondeggiava per la rabbia –Ma ti rendi conto?- chiamò in causa la castana che sussultò.
-“Non posso trattarti come meriti!”- bofonchiò aprendo le braccia in una maldestra imitazione –Così mi ha mollato: con una scusa!- picchiò un pugno sul ripiano –Credi che me lo meritassi? Eh?-
-Io…- balbettò Cosette, mani alzate per proteggersi -… io non… no?-
-Assolutamente no!- puntualizzò –Mi ha trattato come una principessa sul pisello quando in questi tre mesi con lui gli ho dimostrato di essere la ragazza più semplice del mondo e di quanto ami esserlo!- una lacrima dondolò dal suo occhio libero dalla frangia.
-Io ho amato mangiare cibo cinese a casa sua- singhiozzò appena –Ho amato ogni volta che andavamo al cinema o passeggiavamo nel parco sotto casa- si passò le mani sul viso, afferrando lesta il fazzolettino di carta che Niji, tremante di paura e a pochi metri da lei, le offrì –Ho amato i Mercoledì Pizza e i Venerdì Play Station- si soffiò rumorosamente il naso –Stavo così bene con lui, anche nelle uscite a quattro con Killer e Aphelandra - scosse il capo rosato, le spalle scosse dai singhiozzi –Perché? Perché Kidd mi ha lasciato con una scusa tanto stupida?-
-Kidd?!?- strillò Niji, un eco simile al suo proveniente da Sanji –Ma non è quell’idiota formato armadio dodici ante, sedici cassetti che fa le consegn…-
-Zitto tu!- gli lanciò addosso rabbiosa il fazzoletto umido –Che non sei tanto meglio come portatore di cromosoma Y!- si allungò sul bancone afferrando le mani di Cosette –Io lo amo, lo rivoglio: cosa posso fare?-
La castana annaspò, pigolando timorosa: che avrebbe potuto dirle di utile? Aveva capito poco e niente di tutta quella faccenda!
-Ehm… io…- pipiò debole, le mani strette in quelle di Reiju -… lui… lui magari ha… ha avuto… paura di…-
-Paura di non essere abbastanza?!?- Cosette si zittì, il labbro inferiore morso con forza -È due metri di uomo: è per fino più alto di Yonji e… oh!- liberò la presa dalle mani della pasticcera, portandosele al volto -E se avesse avuto paura di deludere me?-
Un uggiolio felice e rabbioso le uscì dalle labbra, facendola scattare in piedi.
-Hai ragione!- decretò elogiando Cosette –Lui può aver avuto paura… ma io no!- afferrò borsa e giornale, sporgendosi poi ad abbracciare l’impacciata e timorosa castana –Grazie Cosette: mi hai tolto un gran peso dal cuore!-
Ticchettò veloce sui tacchi avviandosi verso la porta del locale, le espressioni basite dei clienti e fratelli da sfondo alle sue parole di saluto.
-Parlare con te è stato bellissimo!- aprì la porta, voltandosi a regalarle un caldo sorriso –Dovremmo farlo più spesso… magari la prossima volta potremmo parlare di un certo mio fratello scemo innamorato di te. Ciao ciao Cosette!-
La porta trillò, l’avvocatessa sparì nel caos della strada, il locale sprofondò nel silenzio.
Sanji schioccò le labbra tra loro, incapace di pronunciar parola, riuscendo solo a voltarsi verso il bancone, dove un Niji color Ichiji si nascondeva sotto il bordo del ripiano e una Cosette scarlatta in volto stringeva forte le mani tra i seni mentre sorrideva imbarazzata e felice, sussultando quando si accorse degli sguardi sbigottiti su di lei.
-Io…- parlò a disagio -… io volevo solo offrirle qualche frittella dolce- si scusò.
 

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Capitolo 12
*** 12) ***


                             


S
e con il sole la pasticceria brillava di vita, ammaliando la clientela con gli aromatici e zuccherini odori e con i mille colori che la pasta frolla poteva assumere, con la pioggia il locale acquisiva le sembianze di un caldo e sicuro punto di ritrovo per ritemprarsi dalle temperature in discesa e scrollarsi di dosso l’acqua piovana ritrovando ristoro in una calda cioccolata e in qualche ciambellina appena sfornata.
Sanji  ne andava orgoglioso.
Il suo locale era un porto sicuro ed era lieto di sapere che gli habituè affrontassero le intemperie per arrivarci, trovando non solo le sue prelibatezze ma anche un ambiente sicuro in cui sostare.
-Tiramisù invernale e Torta di Rose- posò il piattino sul tavolino, volteggiando e inginocchiandosi ai piedi di Kayme –E una rosa vera per te mia sirena!-
La verdina ridacchiò, accettando il fiore offertole ricambiando un sorriso pieno di sole in quella uggiosa giornata.
-E a me?- chiese il suo accompagnatore rivolgendosi a Sanji  con un ironico occhiolino–Niente fiore?-
-Sei fortunato che ti serva Duval!- sbottò il biondo, tornando dietro il bancone, evitando la porta a stantuffo che si aprì e si richiuse velocemente in un sospirato battito di ciglia.
Il pasticcere scosse il capo, riportando il vassoio vuoto al suo posto.
-Quante volte nell’ultima ora?- aprì la vetrinetta estraendone una decina di mignon tra Bavarese allo yogurt e Mezza Luna al lampone.
-Otto!- replicò secca Pudding, dandogli un colpo di fianchi per spostarlo dalla vetrinetta e infilandoci dentro due torte –E dubito finirà presto-
Fu il turno di Sanji di sospirare.
La situazione era insostenibile già da mesi, ma quella mattina aveva raggiunto il culmine della sopportazione.
Sia di lacrime che di sorrisi a faccia in giù: figuriamoci di sospiri!
-Forse aveva un impegno- si lisciò il pizzetto riflettendo –Potrei provare a chiamarlo-
-Già fatto- si armò di coltello la castana, portandosi l’Entremêt vicino.
Sanji giurò di aver visto tremare il dolce, ma lo lasciò al suo destino ignorandolo.
-E…?- la esortò a continuare.
La lama lucente e affilata dell’utensile sfilettò rapida la copertura rigida al cioccolato, affondando fino all’impugnatura nella crema morbida.
-E non ha risposto!- sbottò con occhi luccicanti Pudding, entrambe le mani a conficcare il coltello nella vittima dolciaria.
Il biondo scosse il capo, piegandolo appena quando sentì il campanellino della porta aprirsi per annunciare l’arrivo di Law e Rufy, un ombrello fradicio ripiegato con cura mentre il maggiore seguiva il minore ad un tavolo. Non si mosse nemmeno, certo che il teatrino della sua collaboratrice si stesse ripetendo.
Non appena le dolci note della campanellina avevano smesso di tintinnare, Cosette si era precipitata alla porta che divideva la pasticceria alle cucine adiacenti, aprendola in un soffio e scrutando i nuovi arrivati.
Un’occhiata per riconoscerli e un sospiro deluso prima di ritornare ad inabissarsi tra i profumi dolci delle creme.
-Nove- contò Pudding, sistemando l’Entremêt su un vassoio, gli occhi dardeggianti rivolti alla collega biondo ramata, compatendola per l’angoscioso stato malinconico in cui versava.
Nove.
Nove le volte in cui Cosette si era precipitata al bancone per vedere se arrivava, per accoglierlo con il sorriso mesto che gli dedicava da settimane, per accertarti che fosse venuto anche in quel giorno di pioggia e per essere certa che non si fosse dimenticata di lei.
Nove volte in un’ora Cosette era accorsa cercando l’arrivo di Niji.
Ma di lui, nessuna traccia.
-Può essere che abbia avuto da fare- scrollò le spalle Sanji, per nulla impensierito dall’assenza del gemello –Sai, lavorare, contribuire al fatturato aziendale… non venir a rompere le scatole ogni benedetta mattina qui!-
-Non dire castronerie!- lo zittì acida la castana, puntando i pugni ai fianchi con guance gonfie e rivolgendogliele.
-Quel babbeo di tuo fratello è stato presente ogni santo giorno da quando abbiamo aperto quasi un anno fa!- pestò un palmo sul bancone, afferrando soprapensiero (non era certo di quanto) il coltellaccio con cui aveva lavorato poco prima –Ogni santo giorno!- rimarcò.
-Anche quando Cosette gli teneva il broncio, anche quando gli rivolgeva gli occhi ricolmi di lacrime, anche quando lo evitava tutta la mattina!- incrociò le braccia sotto i seni -È successo qualcosa- assottigliò gli occhi –E questo qualcosa dovrai risolverlo tu!-
-Io?!- s’indicò il petto perplesso Sanji –Perché io?!?-
Che centrava lui con la scomparsa mattiniera di Niji?!
Non poteva chiedere a qualcun altro?
Non che volesse abbandonare una povera fanciulla bisognosa d’aiuto come Cosette, o deludere le aspettative della materna e dolce Pudding… ma a rintracciare suo fratello non ci teneva proprio!
-Oh- si incupì la pasticcera, sgranando gli occhioni color caramello e portandosi un pugno chiuso alla bocca a coprire il labbro tremante –Tu…- tirò su con il naso, le pupille cariche di lacrime come le nuvole nel cielo di pioggia -… tu… vuoi forse dire che… che non vuoi aiutarmi a, sigh, rendere felice Cose…-
-Oh mia adorata! Quale disonore causare queste tue lacrime!- lanciò al cielo le braccia, rimangiandosi le sue proteste e flagellandosi interiormente per aver solo osato pensare di non esaudire il desiderio di quella fragile e innocente creatura sull’orlo delle lacrime che aveva dinanzi –Farò tutto ciò che è in mio potere! Setaccerò la città, perlustrerò le fogne! Tutto per trovare…-
♪Dlin dlon♪
-... Niji?-
Zuppo da capo a piedi, il cappotto che gocciolava di pioggia sul pavimento lucido del locale, passo strascicato, ciuffo appesantito dall’acqua e respiro affannoso, Niji avanzò nell’All Blue Pâtisserie.
Urtò traballante l’imponente mole di Duval, imprecò contro Rufy e la sua risata fino a quando non raggiunse uno sgabello del bancone, abbandonandosi su di esso con un lungo rantolo.
Sanji lo studiò con attenzione e a debita distanza.
Respirava a fatica, tremava sotto il pesante cappotto e dubitava si fosse accorto che aveva raccolto ogni singola goccia di pioggia sotto sui aveva camminato.
-Ehi- lo fece sussultare, contrandosi con i suoi occhi stanchi e arrossati –Tutto ok?-
Quello fece una smorfia, aprì bocca per replicare ma la richiuse, abbandonando il capo dolente contro un palmo.
-Dov’è…- biascicò ogni parola con occhi bassi e appesantiti dalla spossatezza -… Cosette?-
Il biondo sollevò un pollice, rivolgendolo alle cucine, ma la lama scintillante che gli si parò davanti agli occhi gli fece morire le parole in bocca. Piegò appena lo sguardo a incrociare le iridi assassine di Pudding, annuendo al tacito ordine che gli imponeva.
-Allora?!- sbottò con voce roca Niji tentando di picchiare il ripiano con un pugno –Dov’è Cos…-
-Niji kun-
Il leggero pigolio si era sollevato con debole fermezza da dietro lo spiraglio della porta a stantuffo appena aperta, che si socchiuse quel tanto che bastava per lasciare all’esile figura di Cosette di  scivolare fino al bancone, sporgendosi a posare una mano sulla fronte calda e madida di sudore di chi tanto la cercava.
-Niji kun- le dita scivolarono dalla fronte al capo bluastro e fradicio –Scotti-
L’uomo storse le labbra nuovamente, oltraggiato dall’affronto di crederlo ammalato, ma non osò ribattere risparmiando le energie ad alzare una mano e stringersi alla guancia quella della pasticcera pel di carota.
-Mi spiace tanto- biascicò con voce debole –Non volevo-
-Perché sei venuto qui se stai male?- gli circondò il viso Cosette, spostandogli qualche ciuffo dagli occhi –Sei fradicio, tremi e avrai la febbre altissima-
-Mi dispiace- rantolò, abbandonando il capo sul petto della ragazza quando questa si spinse verso di lui a posare le labbra sulla sua fronte sudata ad accertarsi del suo calore elevato.
-Non puoi restare qui- affermò irremovibile, abbracciando il tremante Niji e accarezzandogli la nuca madida di sudore –Devi tornare a casa, stare al caldo e chiamare il tuo medico-
-Mmm- mugugnò, il capo infossato contro il petto della pasticcera –No-
-Ma Niji kun- lo abbracciò con forza –Stai male!-
-Si- strisciò con le braccia sul bancone, portandole ai fianchi di Cosette –Sto male, tanto male- sospirò sulla divisa macchiata di crema pasticcera, rubando avido il dolce profumo zuccherino che emanava.
-Sto male quando non mi sorridi, quando mi ignori, quando hai gli occhi lucidi a causa mia- strinse la presa su di lei, ignorando un imprecare lontano accompagnato da un “Ti uccido se non smetti di agitarti Sanji:giuro che lo faccio con le mie mani!”.
-Sto male sapendo che ho disprezzato la tua cucina e che ho offeso anche te!- il capo di Niji era nascosto contro il petto della ragazza, e continuava a borbottare le sue scuse in mugugni pieni di dolore fisico e non solo forse –Sto male ma vengo in questa topaia comunque perché almeno ti vedo-
-Anche se sei arrabbiata con me- si lamentò ancora, sollevando appena il capo febbricitante a cercare i suoi occhi color miele ornati dalla lentiggini chiare -Ma se ti vedo fa meno male-
Allentò la presa sui fianchi della pasticcera, scosso da brividi e con il capo che aveva deciso di voler ballare un giro di valzer contro la sua volontà. Tentò di resistere, di non far sbattere la testa conto il bancone e di non allentare la presa su quel bell’angelo dalle gote imporporate che lo aveva cullato, ma il dolore allo zigomo e il respiro affannato che andava a condensarsi sulla superficie piatta del ripiano l’avvertì della sua sconfitta.
-Cosette…- ansò, allungando una mano a cercare la sua -… i tuoi krapfen…- sentiva le palpebre pesanti e la testa esplodergli -… li amo…- la mano si arrese, sbattendo contro il bancone a un soffio dalle dita della pasticcera.
Sembrava che Niji fosse morto, ma il suo respiro pesante avvisò che aveva ceduto ai dolori influenzali, mettendo fine al suo discorso senza senso.
Sanji, il coltello di Pudding calatogli sul fianco ma ancora pronto a minacciarlo, soppesò la situazione.
-Cosette- chiamò cortese ma deciso la ragazza, che si era appena incurvata ad accarezzare il capo umidiccio del Vinsmoke malaticcio –Vorresti…-
-Sanji san posso prendermi la giornata libera?- si affrettò a chiedere la ragazza, non rallentando le carezza al capo del gemello del suo capo.
Il biondo annuì, e in un lampo vide la sua collega correre dall’altro lato del bancone, armarsi del suo capottino color crema appeso all’appendiabiti del locale e con calma ed estrema cura, scuotere appena Niji.
-Andiamo Niji kun- lo prese sotto braccio, guidandolo come uno zombie col raffreddore verso la porta –Ti porto a casa ok?-
-… Cosette…- biascicò quello, ondeggiando sulle lunghe gambe e gettando il capo contro quello della biondo-ramata -… amo i krapfen…-
-Te ne preparerò quanti ne vuoi- soffiò in un sussurro la ragazza sorridendo, sistemandogli la giacca e alzandogli il bavero.
-… amo i krapfen…- ripeté quello, assicurando a Sanji quanto fosse imbecille -… i krapfen e chi li fa… Cosette~♪-
La pasticcera arrossì fin alle orecchie, spingendo l’uomo fuori dal locale, stringendoselo al fianco e camminando con lui sotto la pioggia.
Sanji era quasi certo di averla vista bisbigliare un fragile “Anch’io” ma non era facile dirlo con il chiacchiericcio della pasticceria che non si era mai attenuato durante quel strano teatrino.
-Puff- sbuffò, arricciando il naso geloso di quanto aveva appena visto.
Possibile che il più odioso dei suoi fratelli avesse fatto breccia nel cuore della sua dolce collaboratrice?
-Stupid-Niji- additò il gemello –Una febbre da cavalli gli ci voleva per riappacificarsi con Cosette. Dannato bastard…-
-Sgniff!-
Piegò appena il capo, scoprendo la piccola figura di Pudding con gli occhi colmi di lacrime. Lacrime vere questa volta.
-Pudding cara cosa…?-
-Non osare dire una parola!- strillò quella, agitando il coltello e lacrimando -È stato così… romantico!-
Il decimo sospiro della mattina fu di Sanji.

 

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Capitolo 13
*** 13) ***






Era difficile ammetterlo, ma certe volte Sanji desiderava ardentemente chiudere il locale e dargli fuoco.
Un bel falò dell’All Blue Pâtisserie con al suo interno i suoi fratelli, principalmente, ma anche tutti quei dannati clienti che proprio in quel pomeriggio avevano deciso di tormentagli l’anima.
Oh quanto gli sarebbe piaciuto legarli ai loro tavoli, e bruciarli vivi!
Loro e le loro stupidissime diatribe mentali da mentecatti!
Diatribe, che era costretto a sopportare se voleva lavorare.
-La Saint Honore per Makino?- sollevò un sopraciglio perplesso Mihawk.
-Esatto!- agitò le mani Shanks –Dolce e morbido come lei, non troppo pesante con ben tre tipi di creme e…-
-E Maraschino- sbuffò Sanji, esasperato –Un liquore denso e profumato, per nulla adatto a una donna incinta!-
Erano ore che quella coppia assurda lo tartassava per trovare una dannata torta per la consorte del rosso, che non accennava nemmeno ad ascoltare il pasticcere ben più esperto di lui in quel campo, ma avanzava per tentativi.
-Ah- scioccò le labbra Shanks, prendendosi il mento tra le dita –Giusto, dimenticavo che è incinta-
-Facile dimenticarselo- storse le lebbra il suo compare –Lo è solo da sette mesi…-
Sanji ruotò gli occhi al cielo, implorando pietà.
-Ripasso tra cinque minuti… di nuovo?- ripeté la proposta che da un paio d’ore propinava alla strana coppia.
-Uhm, si meglio…- borbottò il rosso mentre Sanji marciava verso un altro tavolino -…ma tu Drag per Boa?-
Sgusciò tra due clienti, accostandosi a due distinti uomini in giacca a cravatta per nulla desideroso di lavorare.
-Non credo sia una buona idea regalare a Praline delle praline, Aladin ~ barboon!-
-Potrebbe trovarlo divertente…-  rise l’uomo dalla folta chioma scura.
-Potresti ritrovarti a dormire sul divano del mio salotto…- ribatté lisciandosi la barba riccioluta il collega –E anche Otohime potrebbe non prenderla bene: sai che sono molto legate-
Sanji tossicchiò, avvicinandosi per farsi notare.
-Dunque…- si armò di penna e taccuino -… scelto la torta per l’anniversario Mr. Aladin?-
-Non ancora- sbuffò nervoso –Davvero credi sia una cattiva idea Nettuno? Sarebbe divertente!-
-Ti ricordo che Praline sembra buona ma è uno squalo~barbooon!-
Il moro Aladin tacque per un lungo attimo prima di sospirare.
-Sanji gentilmente…-
-Ripasso-  si infilò la penna dietro l’orecchio il biondo, arrancando per il suo locale.
Sembrava un ricovero di mentecatti, e il fatto che tutti fossero uomini sposati lo demoralizzava alquanto: perché certi idioti avevano avuto la fortuna di trovare una compagna, e lui così amabile e sensibile, non ci riusciva?
Avrebbe potuto dare lezioni di galanteria, insegnare a quei bifolchi come trattare da regine le loro compagne invece che giocherellare in quel modo. Soprattutto gli avrebbe indotti alla dottrina del Mr. Prince, insegnando loro come far sentire speciale ogni attimo della loro vita coniugale condivisa e non venire a rompergli le scatole ogni volta che si avvicinava questo o quell’anniversario.
Grugnendo, si accostò all’ennesimo tavolo, pregando che qualcuno si decidesse a scegliere un maledetto ordine.
-Signori…- sospirò.
-E qui Pez gioca nella vaschetta: bello di papà, sci sci!- una ditata al cellulare e nuova foto –Uh qui quando ha disegnato il suo papà e la sua mamma sul muro con il ketchup: è un artista! Con Chiffon stiamo già pensando di mandarlo a qualche corso infantile di arte-
Bege oscillò sulla sedia, il capotto nero abbandonato sulla sedia e gli occhi di Sai fissi su di lui, sconvolti dal comportamento rimbambito del compare.
-Ieri ha messo in riga i suoi peluches e sai che ha fatto dopo? Li ha giustiziati!- emise un urletto strozzato di orgoglio –Tutto suo padre! Tutto suo padre! Oh che grande uomo sarà, che grandi cose farà! È un genio già da piccolo, immaginati quando avrà l’età per guidare!-
-Non stai esagerando un po’ troppo?- piegò il capo l’omone che affiancava il nanerottolo invaghito del suo primogenito –Tutti i bambini fanno quelle cose da piccoli-
-E tu che ne sai?!?- sbottò battendo un pugno sul tavolo quello, indignato –Tu con Baby non hai ancora figli!-
-È solo questione di tempo!- tossicchiò –E comunque esageri: una torta a due piani per il primo passo fatto da Pez?-
-Sta zitto Sai!- rimbeccò orgoglioso –Vedremo quando…-
-Ehm ehm- tossicchiò Sanji, incapace di regge oltre quel teatrino tra padri e futuri tali –Abbiamo un vincitore per la nostra torta del primo passo?-
-Non ancora: ripassa damerino- lo liquidò tagliente Bege –Quando Baby ti darà un figlio impazzirai per ogni cosa: la pappina molle, i passetti dolci, i rutti vomitosi, la cacchina santa…-
Sanji deviò rapido: meglio allontanarsi il prima possibile da lì.
Chi glielo aveva fatto fare poi?
Non poteva chiedere a Pudding o Cosette di occuparsi delle ordinazioni?
Ci rimuginò appena, prima di rabbrividire: Cosette era ancora in malattia, e con malattia intendeva l’influenza bubbonica – e mortale sperava- che affliggeva suo fratello Niji, e se avesse lasciato Pudding in mezzo a quei indecisi cronici… no, non voleva nemmeno pensarci.
Ok fantasticare sul dar fuoco al locale, ma imbrattare le pareti di sangue non era una fantasia con la dolce pasticcera dal carattere instabile: era un rischio concreto e da non correre mai.
Pervaso dal pensiero che almeno, subendo lui l‘orda di uomini privi di galanteria aveva evitato una strage, si accostò all’ultimo tavolo della sua lista nera, sbattendo il taccuino sul ripiano in acciaio.
-Ordinate o morite- minacciò –Morite fuori di qui però-
Tre paia di occhi verdi lo squadrarono disperati, prima di sospirare in tre differenti modi.
-È una previsione del futuro molto probabile Sanji- sospirò sconfitto Sabo -Quando Ishley saprà che mi sono dimenticata del suo compleanno e che, nel vano tentativo di rimediare, non sono nemmeno riuscito a scegliere una torta, mi ucciderà a mani nude- piagnucolò sbattendo al testa sul tavolo.
-Pain aux raisin o Èclair?-
-Non voglio morire per mano dell’amore della mia vita!- si aggrappò alla divisa di Sanji il biondo, facendolo ringhiare.
-Pain aux raisin o Èclair?-
-Sai quanto me ne frega?!- sospirò acido Cavendish al primo biondo, oscillando la chioma fluente.
-Pain aux raisin o Èclair?-
-Quel cretino di Bartolomeo si aspetta dei pasticcini da me per la nostra serata!- incrociò le braccia al petto sbuffando la dramma queen –Quel maledetto attentatore: come se non sapesse che sono a dieta!-
-Pain aux raisin o Èclair?-
-Insomma- sbuffò Cavendish –Pasticcini? Quel punkettone maledetto vuole del pasticcini?! Non gli basto più io?-
Sanji squadrò schifato il  biondo.
-Pain aux raisin o Èclair?-
-Devo per forza risponderti?- sollevò un sopracciglio, prima di ruotare gli occhi al cielo –E tu la vuoi piantare?!-
Penguin sollevò gli occhi dal tavolino, non smettendo però di sostenersi il capo con entrambe le mani, guardando vacuo lo chef.
-Pain aux raisin o Èclair?- piagnucolò per l'ennesima volta, afferrando a mani piene il suo grembiule –Aiutami Sanji: Pain aux raisin o Èclair?!?-
-Un cazzotto ti va bene?!- digrignò i denti.
-Oh perdonalo- batté una mano sulla schiena di Penguin Sabo, offrendogli la spalla che il rosso accettò per piangersi sopra riempiendo di lacrime le iridi verdi.
-Su su Pen- lo consolò ignorando gli occhi al cielo di Cavendish rivolgendosi poi a Sanji -È il loro mesiversario e non si ricorda se Lamy adora i Pain aux raisin o le Èclair-
-E prenderli entrambi?- stava per perdere il senno, lo sapeva.
-Fosse facile- pernacchiò Cavendish –La bella Trafalgar odia uno dei due pasticcini e ama l’altro- ghignò rumorosamente, causando una nuova scarica di pianto di Penguin –E il nostro eroe non ricorda quale odia e quale adora: la sua morte è quotata 1 a 100-
-E chi tiene le scommesse?- sospirò il Vinsmoke, allontanandosi già dal tavolo della disperazione dagli occhi verdi.
-Koala- cullò Pen Sabo –La fidanzata del fratello dell’assassina: ti informo per il funerale-
Pen pianse con maggior intensità, ma Sanji era ormai lontano per aiutarlo, cosa che comunque non aveva intenzione di fare.
Arrancando tra i clienti indecisi, tornò dietro al bancone, accorrendo a servire una nuova coppia di arrivati.
-Posso aiutare?- si addossò con gli avambracci alla vetrinetta, non accennando nemmeno a mezzo sorriso.
Aveva bisogno di fumare, il nervosismo lo stava uccidendo.
-Se ci riuscissi sarebbe un miracolo mio caro- rise l’uomo dal pizzetto sale e pepe, facendo ridacchiare l’amico dai folti baffoni che lo accompagnava.
Ecco ci risiamo, altri due mentecatti!
-Dai Rayleigh, non è una situazione così disperata- si lisciò un baffo Roger, cercando di mantenere la calma e rivolgendosi poi al biondo chef –La sua bella fa quar… diciotto anni- ghignò –Per la seconda volta e mezza-
Il brizzolato sorrise sghembo, scuotendo il capo.
-Rouge è davvero riuscita a convincerla a sprecare un pomeriggio a fare shopping?- si rivolse all’amico, che annuì orgoglioso delle doti persuasive di sua moglie.
-È capace di rendere vegetariano un T-Rex, credimi- sogghignò –E mentre le nostre belle sono impegnate tra scarpe e vestiario, noi dobbiamo solo scegliere la torta per la festa a sorpresa-
-Solo- sospirò Rayleigh –Come se i gusti di Shakky fossero facili-
-Bhè basta evitare creme, croccanti, crostate, marmellate…- iniziò ad elencare sulle dita di una mano Roger, annuendo a ogni elemento da cancellare dal dessert –Frutta candita, liquori troppo forti e…-
-Aria fritta va bene?- sbottò esasperato Sanji. Non era possibile che avesse dei gusti così difficili!
Di certo avevano interpretato male i canoni dolciari della meravigliosa –oh ne era certo!- Shakky, credendo che non apprezzasse le creme solo perché magari era a dieta.
-No no, niente fritto!- alzò le mani Roger sulla difensiva.
Una mano andò a spiaccicarsi da sola sul volto di Sanji: dannati mentecatti!-
Stava per urlare che non conoscere nemmeno il dolce preferito della propria consorte doveva essere un reato punibile col divorzio, quando il caso umano dai capelli rossi e dall’amico con gli occhi di falco piombarono al bancone.
-Ehi ho la torta!- sbatté una mano sul ripiano Shanks, convinto –È quella giusta lo so: Charlotte con… liquore alla ciliegia!-
Sanji lo squadrò da capo a piedi, prima di rivolgere un’occhiataccia al compare moro.
-Non guardare me- si sentì tirato in causa Drag –Ho provato a farlo ragionare ma pare non ci arrivi che gli alcolici alle donne incinte non siano permessi-
-Ehi Rayleigh, e se provassimo questa che dice il rosso?-
-Sembrerebbe perfetta- si lisciò il mento il brizzolato.
-Assolutamente no!- picchiò un pugno sul ripiano Sanji –Ha la frutta candita!-
-Oh!- mugugnò Roger –E se…-
-Torta Flaò per il mio Pez!- gorgogliò Bege, roteando –Sci sci per il mio pu-pu-pupetto!-
-Bege per favore ragiona: ha pochi mesi, e quella torta ha troppi tipi di formaggio. Lo farai morire di colite!-
-Taci Sai, non sei un padre!-
-Baaaarbooon! Sanji caro potresti ricordarmi gli ingredienti della Migliaccio? Forse Aladin ha avuto un’ide…-
-Sanji aiuto! Pen vuole provare a portare a casa entrambi i pasticcini e Cavendish vuole ucciderlo per averli nominati troppe volte!-
-Drag sii serio: vuoi offrire a Boa la Aplle Pie?!-
-E tu vuoi davvero portare a Makino le praline mille gusti?!-
-Aladin le praline no! Non ricominciamo per favore!-
-No Cavendish non provare e uccidere Pen: non posso gestire la sua morte e la mia nello stesso giorno!-
-Cosa vorresti dire con “accoppiare mele e serpenti non è una buona idea”?! Mia moglie non è un serpente, è solo un’erpetologa!-
-Roger non chiamerò Shakky per chiederle casualmente qual è la sua torta preferita: ci tengo alla vita io!-
-Sanji, Cavendish sta per uccidere Pen: aiutami!-
-Sai fatti gli affari tuoi! Tu non…-
Un coltello vibrò nel venir impiantato con forza sul ripiano della vetrinetta, zittendo il caso generale della pasticceria.
Con occhi fuori dalle orbite e denti affilati, Sanji soffiò dal naso riempiendosi di aria e odio i polmoni.
 -C’È QUALCUNO CHE SA COSA VUOLE QUI O POSSO INIZIARE LA CARNEFICINA SENZA PERDERE ALTRO INUTILE TEMPO!?-
-Io si sha-sha!-
Dal centro del gruppo di mariti e fidanzati ammassato sulla vetrinetta, un ragazzino dal caschetto biondo si fece avanti, posando sul ripiano una banconota.
-Dodici pasticcini con l’uvetta glassati- ordinò sicuro di sé –A forma di rose sha-sha!-
Sanji indugiò con gli occhi su di lui, fino a sospirare.
-Dellinger- lo chiamò, osservandolo privo del suo cappellino da baseball e vestito in una candida camicia -È dunque oggi il gran giorno?-
-Sha-sha!- annuì quello –Oggi esco con Sugar quindi- spinse la banconota verso il pasticcere –Dodici pasticcini all’uva glassati-
-E cosa le dirai quando glieli porterai?- lo interrogò, voltandosi verso la vetrina inferiore del bancone, aprendola.
-Che è bella!- rispose lesto il biondo –E lo sarà sempre- si portò la mano aperta davanti la bocca dai denti squalini –Non accennerò al suo peso Mr. Prince senpai!-
Sanji annuì e gli porse il suo pacchettino.
-Vai e rendimi orgoglioso di te- gli rivolse il pollice alzato, a cui risposte con un saluto militare il liceale, prima di saltellare nell’uscire dalla pasticceria.
Sanji incrociò le braccia al petto, annuendo soddisfatto: Mr Prince Jr stava crescendo bene.
Né era così orgoglioso!
Era stato difficile addestrarlo, ma il training forzato a cui lo aveva sottoposto stava finalmente dando i suoi frutti: cresceva così in fretta!
Nè era commosso e fiero, e sperava che la dolce Sugar lo...
-Ehm…- aprì un occhio volgendolo a Penguin, arrampicato al bancone che lo divideva dalla massa di uomini disperati che lo fissavano sbalorditi.
-Ti pregiamo Mr Prince senpai- lo implorò, mani giunte e imitato dal resto del gruppo –Da anche a noi delle lezioni su dolci e donne!-
Sanji ghignò, annuendo.
-Sedetevi uomini smarriti e privi della vera via del gentiluomo- alzò il mento fiero –Mr Prince è qui per salvarvi!-
Tutto sommato, Sanji non avrebbe mai dato fuoco al suo locale.
Mai, nemmeno se ricolmo di uomini disperati.
 
 

 

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Capitolo 14
*** 14) ***





Resistenza era una parola chiave per Sanji.
Era il segreto per giungere a casa sano e salvo dopo ogni singola giornata di lavoro.
Era il mantra non troppo ritmato che sussurrava al suo Io interiore ogni volta che vedeva entrare nel locale la banda di deficienti in pronta laura a rovinargli la giornata.
Bonney e Bibi escluse, loro erano delle principesse.
Si ripeteva di resistere a ogni lancio di coltelli e saccapoche con cui Pudding provava a difendersi quando il biondo osava, oh indegno uomo che calpesta la terra!, entrare in laboratorio disturbandola nel suo trip lavorativo.
Resistere, resistere a ogni singola moina che Niji rivolgeva a Cosette seduto al suo bancone, imbrattandogli la visuale col suo sguardo da lumacone bavoso, ma che la sua aiutante ramata sembra apprezzare.
Resistere a ogni bizzarra ordinazione, resistere a ogni richiesta strampalata dei clienti, resistere a ogni singola mattina in cui deveva aprire l’All Blue Pâtisserie e ritrovarsi davanti Eustass-coglione-Kidd a scaricare imprecazioni e materiale nel retro bottega.
Resistere.
Si, Sanji se lo ripeteva e si aggrappava a ogni richiamo con cui invoca il suo mantra, ma sembrava sempre più difficile applicarsi, figuriamoci riuscire a resistere, allo scenario che lo induceva all’idrofilia in quella mattina di caldo autunnale e che faceva bella mostra davanti a lui, lungo il bancone.
-… e quindi vai in palestra?- allungò la mano a misurare il bicipite teso.
-No- ghignò strafottente, ravvivandosi i capelli di fiamme con la mano libera –Merito del lavoro e di qualche scazzottata al sabato sera-
-E a proposito di lavoro- tentò di separarli Sanji –Non ne hai da fare? Da qualche parte? Lontano da qui?-
-Giornata libera- ghignò quello, allungando una mano ad arricciare una ciocca di capelli di Pudding –Sono certo non ti dispiacerà se la passo con questo bel bignè-
 
La risatina acuta risuonò civettuola in tutta la pasticceria, costringendo Sanji ad armarsi dei piatti vuoti abbandonati sul bancone, pur di sfuggirne.
Con sbuffo non troppo celato, rovesciò i piattini nel lavabo dietro il bancone, asciugandosi ringhiante le mani nel grembiule mentre tornava lungo il ripiano.
Non riusciva a trovare una logica al quadretto che brilluccicava di ormoni sessuali nel suo raggio d’azione, e se solo pensava chi vi era come protagonista…
Lanciò una sola occhiata alla ragazza civettuola e in trip di dolcezza, non riuscendo a trattenere i conati di vomito.
Kami del cielo, ma che le era preso?
Troppo lavoro? Troppo stress? Troppo Ichiji?
Armeggiò con la macchina del caffè, rimuginando bestemmie e perplessità, voltandosi poi verso la clientela.
-Credo che le darò la settimana libera- borbottò tra sé e sé, posando una tazzina di caffè nero e amaro davanti la commensale che occupava il bancone, a pochi metri dal duo flirtante.
–Posso portarti altro?- l’occhiò preoccupato –Una brioche, un kraffen… un coltello appuntito con cui sgozzarlo?-
-Non disturbarti- sospirò quella, mento posato sulle dita intrecciate e sguardo ceruleo perso sulle righe grigie del giornale –Mi basta questo caffè- alzò distrattamente la tazzina, facendola ondeggiare sotto gli occhi attenti di Sanji –Se gliela lancio addosso credo di regalargli qualche punto di sutura- sorrise con labbra oblique –Se ho abbastanza mira anche cinque-
Il biondo sghignazzò, posandosi al bancone ad osservarla.
Sembrava tranquilla e calma, posata come sempre nel suo completo scuro di pantaloni e giacca.
Per nulla turbata dal teatrino di piccioncini che le tubavano accanto.
-Se vuoi posso chiedere a Pudding di tornare in laboratorio- si sporse ad accarezzarle un braccio.
Reiju sorrise intenerita, ma negò col capo.
-Lasciala fare- sospirò, piegando sofferente lo sguardo alla giovane pasticcera che rideva e sfiorava ammaliante l’energumeno rosso che non smetteva di pavoneggiarsi con lei –Magari lo fa per avere qualche sconto sulle consegne-
-Magari stare troppo con Ichiji le ha folgorato i neuroni- sbuffò piccato lo chef.
Davvero non capiva: perché la sua aiutante in seconda aveva deciso di provarci senza vergogna e con sfrontata spudoratezza, con quel scaricatore di porto di Kidd?
No capiamoci: K-I-D-D.
Non lo disprezzava per il suo fare rude e privo di eleganza, e il suo lessico più colorito di una gay pride immerso nella tempera?
Perché? Perché ci provava con il rosso?
Eppure sapeva che era stato l’ex di sua sorella, e per quanto si ostinasse a fregarsene della vita privata dei suoi fratelli, era a conoscenza che lei ancora si frequentasse con quell’idiota di suo fratello Ichiji.
Quindi, ancora… perché?!
Con occhio attento, studiò come la castana elogiava la prestanza fisica del rosso, non smettendo mai di accarezzarlo e di ridere a ogni sua singola battuta da rimorchiatore di gallina.
Resistere, si ripetè, doveva solo resistere e non dar di stomaco.
-E nelle sere in cui non partecipi a zuffe di strada- sfrafallò le lunghe ciglia Pudding, sporgendosi verso Kidd, stringendo le braccia sotto i seni evidenziandoli –Cosa ti piace fare?-
-Oh tante cose piccola- si leccò le labbra il rosso, ipnotizzato dall’ondeggiare naturale del seno della pasticcera –Divertirmi con le ragazze di certo-
Resisti, Sanji, resisti a quest’oscenità di flirt!
-Oh, ragazzaccio!- ridacchiò Pudding, colpendolo con un lieve tocco di dita, che non staccò dalla pelle del ragazzo –E che tipo di ragazza è il tuo tipo di ragazza?-
-Bhè…- scioccò la lingua sul palato Kidd, gli occhi scesi sulla scolatura della pasticcera –Ragazze come…-
-Tettone, possibilmente poco vestite e con il grado intellettuale inferiore a quello di un pollaio vuoto- parlò tagliente e senza invito Reiju, tazzina alle labbra e occhi puntati al giornale –A ben pensarci, credo siano solo le tette la parte più importante-
-Tsk- storse il naso Eusatss, guadagnandosi un’occhiata assassino da parte di Sanji per aver osato replicare con quel gruttuale suono a sua sorella –E tu che ne sai?-
-Kidd siamo stati assieme… ricordi?- sospirò Reiju, voltando pagina del giornale –Conosco i tuoi gusti-
-Magari sono cambiati!- sbottò colpito sul vivo.
-Ovviamente!- spalancò gli occhi con fin troppo fare ironico –Prima cercavi donne viziate e capricciose come me- si portò una mano al petto –Mentre ora cerchi… donne mentalmente instabili e che possono ucciderti nel sonno?- alzò un sopracciglio squadrando Pudding.
-Ehi!- sibilò quella, mentre Sanji tentava di non ridere nel tirarla leggermente indietro dalla linea di fuoco della ex coppia.
-Non ti ho mai definita viziata- battè un pugno sul bancone Kidd, fulminandola con lo sguardo.
-Credo fosse il sottotitolo del “Non posso trattarti come meriti!”- non lo degnò di sguardo Reiju, continuando a consultare il quotidiano –In fin dei conti ho sempre disprezzato i Mercoledì Pizza e i Venerdì Play Station giusto? E quanto mi annoiavo a passeggiare nel piccolo parco sotto casa tua… una vera noia!-
Le narici del rosso esalarono un denso respiro caldo, che vibrò tagliente nell’aria attorno al bancone.
-Sanji kun ce l’hai l’assicurazione sul locale vero?- bisbigliò Pudding premendosi sul capo chef, che non si lasciò invadere dalla felicità di sentire le sode forme della castana premersi su di lui solo per la paura che l’energumeno rabbioso osasse far qualcosa a sua sorella.
-Sai bene che intendevo!- sbottò incarognito –Tu meriti di meglio che qualche stupida pizza e Final Fantasy XV al venerdì sera!-
-Magari per me il meglio era proprio la pizza e Final Fantasy!- vociò la rosa, sollevando gli occhi finalmente dal giornale, incrociandoli con quelli ardenti dell’ex.
-Magari- sbottò acida e rabbiosa –Io amavo quelle serate semplici e importanti- deglutì scostando gli occhi e nascondendosi dietro alla frangia color confetto -… e amavo anche con chi le passavo-
Il silenzio calò rapido al bancone, stringendo i due pasticceri, chi schifato nel sapere cosa un energumeno privo di tatto e charme fosse riuscito a far provare alla propria sorella, chi attento agli sguardi carichi di parole inespresse che il suo detto energumeno lanciava alla sorella sopra citata.
Due.
Due minuti di silenzio.
Due minuti resistette Pudding prima di abbattere il suo mattarello sul bancone.
-E allora?!?- sbottò –Non ho flirtato con questo ammasso di muscoli e rincoglionimento per niente!- si lanciò sul ripiano,a ferrando Kidd per la canotta e scuotendolo –Se lei non si smuove nemmeno con la gelosia, allora muoviti tu!- lo minacciò con il mattarello.
-Glielo dici o no che la ami?!? Cosa credi? Che nessuno l‘abbia notato come la guardi?!-
-Di che stai parland…-
-Zitto Sanji san!-
-Si mia diletta~♥-
Il mattarello si schiantò ancora contro il bancone, un po’ troppo vicino alla mano con cui Kidd si opponeva alla presa assassina della pasticcera.
-Va da lei e baciala!- ordinò quella, occhi omicidi impiantati contro il ragazzo.
-Cosa?- grugnì in imbarazzo.
-Cosa?!!- si schiarì la gola Reiju –Non credo di essere d’accordo, io…
-Tu stai zitta!- strillò ancora –Non ne posso più di caffè neri e cornetti vuoti: sono una pasticcera, e le tue colazioni sono una blasfemia alla mia arte!- alzò il mattarello e agitò Kidd nell’altra mano.
-Vai!- ringhiò –Vai e la baci!- indicò la ragazza tremante sullo sgabello e con occhi increduli puntati su di loro –E la baci bene!-
-Pudding chan non credi di star esagerando?- provò un armistizio Sanji, avvicinandosi con mani alzate.
Fosse mai che a quella pazz… dolce ragazza, le venisse in mente di lanciargli contro la sua arma.
-Se si sono lasciati un motivo ci sarà no?- tartagliò –Magari è meglio cos…-
-Te ne stai zitto?!- latrò Kidd –Lascia parlare la pazza!-
-Ehi!- un colpo di mattarello su una sua mano.
-La ragazza, intendevo la ragazza- agitò la mano contusa il rosso, alzandosi dal suo sgabello.
Con passi calcolati e lenti, si avvicinò a Reiju, impettita sul seggiolino con le mani unite posate sulle ginocchia, gli occhi cerulei fissi su quelli d’ambra di Kidd che le si impiantò davanti.
Deglutì a vuoto un paio di volte, si schiarì la gola, allungò e ritrasse la mano tre volte consecutive, si riavviò i capelli con tutte e dieci le dita e…
-Tentenna ancora e il mattarello lo sentirai su per il cu…umpf!!! Sanji san non osare mai più zittirmi con il tuo grembiule!!!-
… e si sporse in fine a unire le sue labbra con quelle di Reiju.
Un bacio piccolo, casto.
Appena accennato, che fece colorare di porpora le guance dell’avvocatessa.
-Bravo- annuì Pudding, sguardo severo e irremovibile su entrambi –Ora chiedile scusa e baciala ancora-
-Ma l’ho appena fatto!- sbottò Kidd, alzando le braccia e voltandosi verso la pasticcera –Cosa cazzo vuoi da me?!?-
-Ha detto baciala!- ringhiò Sanji –Ascoltala per la miseria! Vuoi morire per colpo da corpo mattarelloso?!?-
Kidd storse il naso. Tutte a lui capitavano.
Lui che voleva solo passare la mattina a guadare Reiju da lontano, rimpiangendo i giorni che avevano condiviso ma certo che la sua fosse stata la scelta giusta.
Peccato che quella rottura di balle di pasticcera pazza e il consanguineo della sua bella si fossero messi in mezzo.
-Scusa- sbottò a mezza voce –Non volevo che per stare con me rinunciassi, cazzo ne so- si grattò la nuca in evidente imbarazzo –A concerti alla scala, fottute cene reali e…
-Venerdì Pizza- soffiò Reiju, le mani alzate ad incornicargli il volto –Il Venerdì Pizza è la mia cena reale e sentire te cantare sotto la doccia il miglior concerto-
Le bocche tornarono ad unirsi, ritrovandosi e abbracciandosi dopo troppo tempo.
Le mani scivolarono lente sui fianchi morbidi di Reiju, mentre le gemelle riscoprirono l’intreccio con i capelli rossi di Kidd.
Le labbra si scambiarono parole dolci, le lingue i tocchi mancanti, i respiri gli ansimi singhiozzanti di una passione mai sopita e il mattarello il cranio di Kidd.
-Ma che cazzo?!?-
Si voltò a intercettare il braccio ancora teso di Sanji.
Il respiro mozzato dalla rabbia e la dolce Pudding trasognante e vittoriosa per aver riappacificato i due giovani.
-Non nella mia pasticceria!- tuonò il biondo –Ho sopportato anche abbastanza per oggi e non voglio di certo vedervi limonare sul mio bancone-
-E sul retro?- ghignò provocatore il rosso.
-Kidd giuro che ti ammazzo! Io ti… Reiju basta baciarlo, cos… no, no no… BASTA!!!-
Resistere, Sanji doveva solo resistere.
Se lo ripeteva a ogni ora del giorno, anche mentre scacciava dal suo locale la sorella sorridente e il suo rosso accompagnatore.

 

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Capitolo 15
*** 15) ***


            
 
     


In realtà a Marco nemmeno piacevano i dolci.
Certo, li apprezzava e osservava con interesse la maestria che Sanji e colleghe usavano nel modellare e creare sempre nuove meraviglie con la medesima base: uova, zucchero, farina.
La pasta di zucchero o il cioccolato modellabile diventavano fiori, personaggi, parole che Sanji vedeva come conquistavano l’occhio grigio del pompiere, quotidianamente presente nel suo locale.
Ma a Marco i dolci non piacevano così tanto.
In realtà Marco non aveva preso l’abitudine di trascorrere quotidianamente qualche ora all’All Blue Pâtisserie, di mattina all’alba o nel primo o tardo pomeriggio a seconda del suo turno di lavoro, nemmeno per ammirare le coppie formarsi o tubare ai tavoli tra un bonét e un dulce de leche.
Celava con maestria i piccoli sorrisi compiacenti con cui approvava i signori Nettuno con prole, o le mani intrecciate di Coby e Rebecca, o ancora le innocenti e calde carezze che Dellinger rubava a Sugar tra un Aspic e l’altro.
No, Marco non era lì nemmeno per immergersi nell’amore quotidiano delle coppie.
Il pompiere semplicemente riservava due ore della sua giornata alla pasticceria per sostare pacificamente al tavolo accanto alla vetrata principale, sbocconcellando Macaron di differenti colori.
Entrava nel locale con il suo passo leggero e ben candenzato, salutando con un cenno il dottor Trafalgar e compagna dai grandi occhi azzurri ma dal sapor del sole tatuato dentro, sulla pelle, superando il loro cinnamon roll e si dirigeva al tavolino accanto alla vetrata della pasticceria.
Occupava la sedia di poly rattan scura, mirando a restarvici seduto dalle 13 e 17 minuti fino alle 15 e 34, a volte anche qualche mezz’ora in più.
Si perdeva in frenetici pensieri mentre la città viveva davanti ai suoi occhi, mostrandogli pendolari in giacca e cravatta, studenti di ogni età, tram che si svuotavano e riempivano alla fermata posta proprio davanti alla vetrata e il via vai chiassoso della pasticceria.
Poi lasciava il locale e salutava Sanji con appena due dita alzate, mentre il cioccolatiere lo studiava con occhi esperti.
Un sospiro uscì dalle sue labbra, solleticandogli la bionda peluria del volto.
Se non ci pensava lui…
-Cosette chan, Pudding chan potreste dedicarmi due vostri preziosi minuti?-


Stava preparando la pasta choux assieme alla dolce Pudding chan, quando Cosette si era affacciata oltre la porta del laboratorio e aveva dato il segnale.
-Psss!- aveva soffiato dalle sue dolci labbra e Sanji, come richiamato da un canto fatato, aveva zampettato fino a lei, piroettando e tenendo aperta la porta per l’incantevole collaboratrice dalle lentiggini.
-Mia cara- le fece l’occhiolino, richiamando anche Pudding che sollevò un dito medio come conferma.
Il cuoco annuì e studiò attento l’entrata nella pasticceria di Marco.
-Oh bentornato!- lo salutò gentile Cosette, seguendo il biondo sedersi al suo solito tavolo.
Marco sorrise cordiale, occupando veloce la scomoda sedia, controllando l’orologio prima di consultare distratto l’elenco dei dolci giornalieri.
-Oggi vorrei provare- si prese il mento tra due dita, mentre Cosette lo raggiungeva e Sanji attendeva sulla soglia del laboratorio -Vorrei provare…-
L’urlo dalla cucina richiamò il suo essere pompiere, facendolo voltare sull’attenti verso il bancone.
-Aiuto!- si affacciò disperata Pudding dalla cucina, aggrappata alla porta a soffietto e tossicchiando a causa del denso fumo nero che veleggiava dal laboratorio -Il forno! Il forno!-
Il fumo usciva scuro e voluminoso dalla porta a soffietto, raggruppandosi a grappolo sul soffitto della sala adibita per i clienti.
-Oh cielo!- si portò le mani alla bocca Cosette, accorrendo al laboratorio e dalla collega, seguita a ruota dal pompiere e dagi sguardi interrogativi degli altri commensali presenti.
Con un sol salto Marco superò il bancone e si infilò nella cucina, ignorando il fumo e la figura longilinea e veloce di Sanji, che sgattaiolava al bancone.
Il biondo chef buttò appena un occhio al laboratorio, dove era certo che le sue due divine collaboratrici stessero fingendo un panico ad hoc, rallentando le azioni del pompiere nel suo capire cosa producesse tutto quel fumo dall’interno del forno artigianale della pasticceria.
Sarebbero bastati soli pochi minuti per il loro piano, che prendeva ora verso il suo punto più focale.
Punto che scendeva ora dal tram delle 13 e 52 e, con i jeans strappati alle ginocchia, maglioncino chiaro con maniche arrotolate fino all’incavo dei gomiti e la massa di capelli scuri raccolti in una coda alta mentre la tracolla universitaria sbatacchiava al suo fianco, entrava educato e sorridente nel suo locale.
-Sanji san- lo salutò Izo avvicinandosi al bancone -Luffy san mi ha riferito il tuo desiderio di parlarmi: è successo qualcosa? Kiko ha lasciato da pagare una qualche merenda…?-
Sanji sorrise e scosse il capo, sperando che Pudding e Cosette intratenessero ancora qualche istante Marco nel retro bottega con mille scuse.
-No, tua sorella è sempre molto accorta a non lasciare nulla in sospeso- lucidò il ripiano che li divideva, mentre lo specializzando occupava uno dei sgabelli -In verità volevo porti una semplice domanda- sorrise e si massaggiò il mento -Sei ancora single e gay vero?-
Le mandorle d’ardesia di Izo si dilatarono per un breve istante, prima di ricomporsi e sporgersi con l’intero corpo vero il pasticcere.
-Si- confermò -Ma non per illuderti Sanji san, ma la tua persona non è di mio interesse attuale-
E ci mancherebbe altro! sbraitò dentro di sè il biondo.
-Ti assicuro che la cosa non mi illude ma anzi, mi rincuora- sbottò -E comunque non chiedevo per me-
-Nemmeno i tuoi strani gemelli sono di mio gradimento- lo freno ancora Izo.
Con tutti i casini che aveva nella vita, tra un padre degenere, uno zio girovago, cugini da accudire con zia Toki sempre a lavoro e Kiku da crescere da solo, gli mancava solo invischiarsi con un Vinsmoke e il loro patriarca folle!
-Non sono così crudele da proporti uno dei miei fratelli, né così altruista da interessarmi ai loro affari di cuore- storse il naso Sanji.
Lo sapeva che non doveva immischiarsi!
-In verità ti volevo far conoscere un cliente abituale dell’All Blue Pâtisserie- buttò un occhio alle cucine -Viene qui spesso e credo ti abbia occhiato-
-A si?- sollevò un fine sopracciglio Izo, scettico -E tu lo avresti dedotto da…?-
-Sono o non sono Mr Prince? L’amore per me non ha segreti!-
-Credevo che il tuo super potere si attuasse solo con le belle donzelle e per gli amori etero- ghignò -E da quando ti interessano poi le vicende amorose dei tuoi clienti maschi?-
Sanji soffiò dal naso, storcendo le labbra.
-Da quando a forza di sospirare mi appannano la vetrata principale- mastico ogni parola con rabbia, inchiodando gli occhi sul moro -Di che ti lamenti? Non dovresti essermi riconoscente? Voglio presentarti qualcuno!-
Izo sorrise divertito, guardando negli occhi il cioccolaterie con sguardo ironico.
-Sanji san- si alzò dallo sgabello, pronto ad andarsene -Ti sarei riconoscente solo nel caso in cui questo tuo fantomatico cliente che mi ha adocchiato fosse alto, biondo, occhi azzurri, tatuato e- raccolse la tracolla da terra -Se fosse anche un pò eroico sarebbe perfetto-
Sanji sorrideva sornione, e il suo sorriso si ampliò quando la porta a soffietto dietro le sue spalle si aprì lasciando emergere Marco dal laboratorio.
-... non so come sia potuto succedere- si stava scusando Cosette mentre Pudding spingeva il pompiere verso il bancone e lontano dal suo regno.
-Sarà stato quell’inetto di Sanji: avrà lasciato i pirottini per i muffin a scaldarsi nel forno, dimenticandoseli e poi han preso fuoco- spinse Marco contro il bancone.
-Per fortuna c’eri tu!-
-Si certo Cosette- alzò gli occhi al cielo la morettina, stanca di quella stucchevole farsa.
Marco regalò ad entrambe l’ennesimo, capì subito Sanji, sguardo scettico, prima di voltarsi proprio verso di lui in cerca di spiegazioni.
Ma non riuscì a chiedere il motivo di quel falso allarme, che lo chef lo zittì indicandolo con braccio teso e mano aperta.
-Due metri e tre centimetri, undercut bionda, occhi cerulei, tatuaggio del plotone numero Uno della caserma di Newgate sul petto e, ah!- ghignò verso Izo -È un pompiere: può bastare come eroico?-
Il moro boccheggiava, sordo alle parole divertite di Sanji, incapace di staccare gli occhi dallo sconosciuto che spesso cercava nella pasticceria quando scendeva dal tram che lo riportava dalla facoltà universitaria verso casa.
Si era sempre limitato a occhiate rapide e truffaldine, non osando mai entrare quando c’era lui.
E Sanji lo sapeva.
Oh se lo sapeva!
E sapeva anche non doveva intromettersi ma, ah al diavolo!, se non ci pensava lui quei due avrebbero continuato con sospiri sospirosi e occhiate sfuggenti per chissà quanti altri mesi.
-Marco- sorrise e aiuto il pompiere a prendere posto oltre il bancone accanto al moro -Posso presentarti Izo?-

                                                                                                    

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Capitolo 16
*** 16) ***




 
-E tu Sanji?-
La domanda ciclicamente riprendeva vita, venendo posta con assoluta innocenza che mal celava la preoccupazione sentimentale di chi la poneva.
E ciclicamente, Sanji replicava con la medesima risposta: un sorriso, occhi socchiusi e un’alzata di spalle.
Questa era la sola risposta che lo chef dolciario offriva al quesito riguardo la sua situazione amorosa.
Perchè tutti se lo chiedevano dopo averlo visto aiutare Niji a strutturare una proposta matrimoniale decentemente romantica per Cosette, tra rose di pasta di zucchero e fili di caramello.
Tutti si chiedevano se Sanji avesse o meno trovato la persona giusta, mentre istruiva Dellinger su come presentarsi ai padri -si due!- di Sugar e piacere loro, vietandogli di assaggiare in anticipo la Black Bisciuts preparata come dono per i suoceri.
La clientela fantasticava sulle romaticherie che il biondo ordiva per la sua bella, mentre quello studiava Pudding dopo la rottura con Ichiji, e sopportava la presenza del gemello Yonji, in paziente attesa che la cioccolatiera si accorgesse di lui, sospirando sulle bollenti fette di Linzer Torte.
Ace resisteva alla narcolessia, chiedendosi se la Tarte au cintron Meringuée fosse stata proposta con altrettanta delicatezza ad altre donne oltre che a miss Hancock. 
Magari senza gli occhi assassini del consorte Mihawk annessi.
-E tu Sanji?- chiedevano vedendolo servire friggicolanti Cappiddruzzi ad una piangente Sadichan, dopo l’ennesimo rifiuto dei suoi sentimenti da parte di mr Magellan.
Un sorriso, occhi socchiusi e spalle alzate prima di tornare al suo lavoro.
Sanji rispondeva sempre così, servendo Sospiri di Noci e sorvolando sulla domanda.
-E tu Sanji?- domandava Kayme, osservando il biondo ringhiare contro un energumeno di più di due metri e dalla folta sciarpa bianca, porgendogli una Victoria Sponge e ricordandogli che Ichiji ti aspetta per il thè delle cinque, vampiro mangia ciambelle a tradimento prima di sorriderle, chiudere gli occhi e alzare le spalle.
Sempre la solita risposta.
E poi erano inizate ad arrivare.
Bionde, more, alte, di media statura, tascabili, dolci, tenaci, inflessibili o tenere come pan di spagna.
Donne di ogni età ed etnia, di ogni sfumatura delle rose e dalle mille fragranze autunnali.
Donne tutte arrivate fin lì per lui! su invito di questo o quel cliente, da parte di Koala o della loro collega Ishley.
Cugine di Pudding o amiche di Marco.
Donne che arrivavano, chiedevano del bel Sanji, gli sorridevano e ricevevano in cambio un Tarte  Chouquette, con cui lo chef si concedava.
Una coccola per ognuna di loro, un complimento, una rosa di pasta di zucchero ma mai, mai, mai un appuntamento.
A volte alcune tornavano, determinate e pronte a conquistarlo, ma il biondo sorrideva, chiudeva gli occhi, alzava le spalle e regalava loro un nuovo anello di pate sablée con ganache montata e amarena.
Nulla di più.
 
 
 
 
Lo chef alzò gli occhi dal bancone frigo, richiudendolo ormai vuoto e posando l’ultima torta della giornata nella cella.
L’All Blue Pâtisserie era prossimo alla chiusura, e anche gli ultimi fidati clienti avevano lasciato da poco il locale.
Le luci del tramonto si mischiavano a quelle delle lampade interne del negozio, giocando con le sedie già sistemate sulle tavole, e le dispense a vetro vuote dei loro golosi tesori colorati.
Sanji si pulì le mani con uno straccio umido, contemplando il suo piccolo regno, voltandosi verso il laboratorio, per controllare le ultime lievitazioni per l’indomani, prima di fare ritorno a casa
Il rombo della moto interruppe la sua collaudata routine, facendogli alzare gli occhi sul nero e ruggente bolide che stava parcheggiando, con stridore di gomme e pesante odor di cherosene, davanti alla porta della pasticceria.
Le sopracciglia di per sè già arricciolate, si corrugarono interrogative: era quasi orario di chiusura, Pudding e Cosette avevano già staccato e non aveva appuntamenti per delineare torte per matrimoni o eventi particolari.
Chi poteva mai essere?
Con un’ampia falcata, il conducente del mezzo entrò nel locale nella stretta e attillata tuta sportiva da moto color antracite, fermandosi  al bancone dove si sfilò il casco integrale e nero che indossava.
Una fluente chioma di ricci coloro bistro scivolarono dal capo fin sulle spalline imbottite della giacca in flex tenax, accerchiando la pelle color grano di una liscia gola e due enormi occhi color granata.
-Bonsoir!- esordì in un trillo la donna, posando il casco sul bancone e sorridendo a Sanji.
-Buonasera- la studiò Sanji, sospirando.
L’ennesimo appuntamento al buio combinato da chissà quale sentimentale e impiccione cliente: quanto ancora doveva eludere la loro curiosità sulla sua vita privata?
A quante altre donne doveva, a malincuore e con rimorso mortale per la sua anima, rinunciare, reclinando il loro interesse basato su dettagli altrui e non veritieri?
Aveva sentito Sabo elogiarlo come il miglior galantuomo dell’intera città, a un’incauta amica di un’amica, di un’amica... di un’amica del biondo, che  forse si aspettava un principe e non di certo un pasticcere dopo tante lodi, e il sorriso tremulo che gli aveva rivolto aveva confermato la delusione provata.
A Sanji dispiaceva.
Dispiaceva per quelle dolci Dee: si aspettavano chissà chi, e invece trovavano lui.
Lui che, certo le trovava tutte meravigliose e degne di matrimonio, ma sognava ancora un amore nato dal caso e da Yue Lao e l’infinito filo rosso tessuto dal suo arcolaio, e non tramato solo dal suo collega Himeros, così fugace e affamante.
Non era nemmeno il primo incontro “casuale” organizzato alla chiusura del locale: i suoi fidati clienti stavano perdendo colpi.
Con sorriso mai stanco, il biondo si sfilò il grembiule, piegando il capo verso la nuova candidata.
-Il tuo nome?- chiese cortese, mentre la mora allungava gli occhi verso le poche torte rimaste nella vetrina.
Meglio chiudere in fretta l’incontro, eliminando ogni delusione o aspettativa.
-Je me appelle Viola- cinguettò quella presa alla sprovvista, sbattendo le ciglia e subito aggrottando la fronte -Stavi per schiudere il tuo negoscio?-
-Non ti preoccupare Viola- si addossò con un braccio al bancone, portandosi alle labbra la sua sigaretta di fine lavoro.
Non l’avrebbe accesa nel locale, ma sentiva la necessità di avere qualcosa sulle labbra mentre osservava la dolce creatura che mangiava con gli occhi i suoi ultimi dolci.
-Chi ti manda?- chiese, reggendosi il capo con una mano e affrontando l’argomento con tatto.
Non voleva illuderla, ma nemmeno rinunciare ad ammirare una Dea come lei nel suo locale.
Solo pochi attimi, poi le avrebbe detto che non era interessato e avrebbe ripreso a chiudere la pasticceria.
Scivolò con lo sguardo su Viola, chiedendosi chi fosse il nuovo Cupido: era quasi certo fosse stato Usopp a organizzare l’appuntamento.
O magari Coby?
-Il mio estomac- rise Viola, portandosi una ciocca di cioccolato fuso dietro un orecchio e voltandosi a guardarlo -Passo cui spesso e le parfum dei tuoi dolci mi hanno sempre attratto- riuscì a strappare un sorriso a Sanji -Ma solo aujourd'hui ho avuto tempo di fermarmi-
-Capisco- rise il biondo: non voleva dirgli il suo mandante.
Lo capiva: un altro buco nell’acqua per Ace e avrebbe perso chissà che scommessa con Koala.
-Perdonami Viola, ma sai non penso che...- 
-Vorrei un dolsce!- parlò decisa interrompendolo -Vorrei, vorrei…-
L’osservò pensarci, dita al mento e occhi rivolti al cielo, ad afferrare con la punta della lingua tra le labbra, il peccato di gola che tentava.
-Desidero…- tamburellò i polpastrelli sul mento -... una Passionata di Troia-
Sanji sgranò gli occhi.
-Una cosa?- sollevò il busto dal bancone, afferrando il suo ricettario accanto alla cassa: non aveva mai sentito quel dolce.
-Oh oui, è un dolsce poco famoso ma ha una histoire intéressé- tornò dal biondo, sedendosi su uno dei sgabelli, abbracciando il casco della sua moto -Pare che Paride regalò il dolsce a Elen di Troia, come primo pegno di amour- iniziò a raccontare entusiasta, mentre Sanji scartabellava le sue più preziose ricette.
Non la conosceva, non conosceva la torta che cercava Viola e la lacuna professionale andava colmata all’istante.
-Sai dirmi gli ingredienti?- si armò di carta e penna, martellando più volte il cursore della stilografica, guardando con estrema attenzione e professionalità la donna.
Viola corrugò la sua bella fronte, prendendosi il mento tra due dita.
-Quella della mia maman era magnifique- si illuminò, battendo le mani -La preparava per le feste, avec tutta la famiglia: è una tradizione!-
Sanji ridacchiò.
-Anche la mia- scosse il capo -Prepara la Zuppa Inglese e guai se oso proporre di portare un dolce alle cene di famiglia: rischiò di farla piangere!-
-Che animo sensible!- rise di cuore-Una volta a la mi maman portai un fleur, che le morì: nascose il cadavere di nuit perchè nessuno lo sapesse-
Il biondo sghignazzò, sedendosi dal suo lato del bancone, posando la penna accanto al block notes.
Gli venne naturale raccontare alla bella sconosciuta, ancora indiziata di possibile appuntamento al buio, di sua madre Sora e della sua scarsa abilità in cucina se non per l’appunto nella preparazione della Zuppa Inglese. Di come suo padre Zeff fosse costretto a tenere un estintore a portata di mano in cucina e delle intossicazioni alimentari della sua fanciullezza.
Scoprì presto che Viola, insegnante di danza di una scuola nel centro città appena arrivata da un’altro stato e dal forte accento della lingua natale, era altrettanto negata per la cucina ma adorava lavorare a maglia e si distingueva per un pollice verde dotato per i fiori.
Parlarono della città che abitava da poco, e di cui Sanji le indicò i luoghi più interessanti.
Dell’odio condiviso per le pubblicità invadenti dei programmi in tv, dell’amore per la primavera e di quanto mancasse ancora molto a quella bella stagione.
Parlarono del parco, in cui scoprirono di passeggiare a orari diversi, ma di cui amavano la fragranza di vita. Della pasta di cioccolato, morbida e dolce che si attaccava al palato e li faceva ridere nel tentativo di staccarla con la lingua.
Parlarono delle rispettive sorelle, dei maglioni pizzicosi di lana, dei miagolii innamorati dei quartieri in cui vivevano, della bellezza del cielo che si specchiava nelle pozzanghere.
Condivisero una torta di pasta di mandorle e mascarpone, mentre discutevano animatamente di un libro che nessuno dei due aveva letto, mentre le loro mani si sfioravano senza imbarazzo.
Parlarono della difficoltà della vita da single.
Parlarono come se lo avessero sempre fatto tra loro, come se condividere i loro sentimenti e pensieri più profondi o futili, fosse un’abitudine quotidiana che condividevano tra di loro da lustri interi.
Parlarono, fino a quando le luci dell’alba si mischiarono a quelle della pasticceria.
-... la moto est più velosce in città e poi posso parchesciarla ovunque- sorrise con la guancia premuta contro il casco Viola, le mani intrecciate con quelle di Sanji.
-Se vuoi- arrossì -Posso portarti a fare un sciro… domani?-
-Oh doma… oggi?- alzò gli occhi all’alba Sanji. Da quando la notte durava così poco?
-Oh, le matin- sfarfallò le ciglia Viola, scioccata dall’albeggiare -Non mi ero resa conto che… Sanji!- si allarmò e studiò lo chef preoccupata -Non hai dormito! E ora devi lavorare: c'est de ma faute! Je suis désolé, je suis désolé, je...!-
-Ti posso offrire la colazione?- bloccò la sua fiumana di parole, non riuscendo a trattenere le sue.
I meravigliosi occhi color miele di Viola si sciolsero, regalandogli l‘ennesimo sorriso della notte.
-Oui- sospirò -Devo ancora darti gli ingrédients del dolsce-
Sanji sorrise, si voltò verso la cella frigo e ne rubò una Persian Cake, che le porse a fior di dita.
-C’è tempo- tornò a sedersi -Mi stavi raccontando di tuo padre che non voleva che guidassi la moto giusto? Devo decisamente conoscerlo…-
L'All Blue Pâtisserie era aperto.









Angolo dell’Autore:
Si conclude qui la raccolta di coppie scoppiate, sfigate, crackate, inshippabili del mio personale repertorio. Ci sono tutte? No, nel mentre han filiato e ve ne sono altre ventordicimila, ma non c’era più spazio nè lettere dell’All Blue Pâtisserie per loro.
Potrei dire le mie impressioni, cosa ho provato nel scrivere la raccolta e nel vederla accolta… ma non sono il tipo.
Ringrazio invece chi ha seguito/ricordato/preferito la raccolta, che spero si sia conclusa come speravate, o che per lo meno vi abbia tenuto compagnia e strappato qualche sorriso.
Un grazie generoso a chi ha recensito, a chi ha supportato e chi ha sopportato.
Grazie di cuore, a chi resta e a chi lascia.
A presto spero.















 

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