Opera National-Ricatto d'amore

di Lady Moonlight
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Incontri ***
Capitolo 3: *** Aiuto inatteso ***



Capitolo 1
*** Prologo ***




00

Prologo

 

 

Eloise Dupont era nata in un sobborgo di Parigi. Uno di quei quartieri dove la gente a stento riusciva a sopravvivere e le case non erano altro che baraccopoli poste una affianco all'altra. La sua abitazione era una delle più vecchie, appartenuta alla famiglia fin dal nonno di suo padre.
Era un ambiente piccolo, composto da tre stanze al pian terreno ed altre due al piano superiore. Eloise aveva la stanza all'ultimo piano e la condivideva con la sua sorellina più piccola, nata dal secondo matrimonio di suo padre. Sua nonna stava nella camera adiacente, anche se in principio vi doveva stare Armand, suo fratello maggiore.
Armand era partito l'inverno precedente, il 10 dicembre 1818 per tentare la fortuna nella grande città, ma nessuno aveva più avuto sue notizie. Suo padre, Bernard, aveva perso tre dita alla mano destra qualche mese prima e da quel momento Eloise aveva dovuto cercarsi un lavoro per aiutare la famiglia nelle spese quotidiane.
Era piuttosto brava nelle pulizie e aveva trovato ben presto lavoro al “Opera National” di Parigi. Non riceveva un grosso compenso, ma quel minimo le permetteva di dare alla sua famiglia un pasto caldo.
La prima volta che la ragazza aveva visto quell'immensa costruzione né era rimasta incantata e per giorni, dopo l'orario di lavoro, aveva passato il suo tempo ad osservarla.
Abituata alla povertà del suo quartiere non era riuscita a credere che potesse esistere un mondo fatto di tanta bellezza e maestosità.
Tuttavia fu quando Eloise entrò nell'enorme teatro, luccicante di perle e stoffe pregiate, che per la prima volta il suo cuore smise di battere.
"Eloise?" la chiamò la voce di una ballerina, Antoinette, riscuotendola dai suoi pensieri.
Antoinette era splendida. Indossava un abito celeste ricamato con pizzi, i capelli biondi erano raccolti in una lunga treccia e le labbra erano piegate all'insù in uno strano sorriso. Eloise scosse la testa ed osservò Antoinette che le indicava qualcosa.
Annuì e salutò l'amica con la mano prima di mettersi al lavoro. La ragazza ricordava come Antoinette fosse sempre stata gentile con lei, fin da quando era entrata per la prima volta nel teatro.
Una volta Eloise s'era fermata oltre il suo orario lavorativo ed aveva osservato la ballerina allenarsi per l'imminente opera teatrale. Più volte s'era ritrovata a sospirare ed a spalancare gli occhi per la sua esibizione. Aveva imparato ad amare la danza, quanto amava se stessa.
Eloise riempì il secchio di legno con dell'acqua, afferrò uno straccio e cominciò a strofinare il delicato pavimento di legno del palcoscenico. Le mani le diventarono ben presto rossastre per il continuo strofinare, ma lei non vi badò. Strinse i denti e lasciò che il suo corpo facesse il resto.
Ormai le era diventato un gesto normale chinarsi, alzarsi ed abbassarsi nuovamente sul pavimento.
Tuttavia, malgrado il lavoro fosse duro e la paga misera Eloise continuava a recarsi ogni mattina, prima dell'alba al teatro. Percorreva le deserte vie di Parigi in un religioso silenzio, entrava per una breve visita alla cattedrale di Notre Dame e poi si recava all'Opera National. Era sempre stata una persona di Chiesa, fin da quando sua madre l'aveva lasciata all'età di undici anni. Credeva nei santi, nel papa, negli angeli e soprattutto nell'esistenza dei demoni.
Eloise si voltò, ignorando le occhiate sprezzante e le risate divertite delle ballerine, e i suoi occhi scorsero in lontananza la figura di Fabian, la stella del teatro, il primo ballerino. Eloise sospirò, sapendo che l'attrazione che provava per lui sarebbe rimasta per sempre celata nel suo cuore. La ragazza era consapevole di non possedere né un bel aspetto e nemmeno una qualche qualità che avrebbe permesso di farla notare ai suoi occhi.
Sconfitta da quella verità, Eloise Dupont, tornò ad occuparsi del suo lavoro.


Sistemare gli abiti dei ballerini e degli attori era uno dei compiti che rientrava nelle sue mansioni. Quello era l'unico momento in cui le era permesso vedere quei vestiti e l'unico istante in cui Eloise si concedeva il lusso di sognare.
Sognava di essere Antoinette, o una qualsiasi delle altre ballerine, ed immaginava di essere lei quella sul palco, di essere lei quella amata dal pubblico.
Ma quando il sogno svaniva e lei si ritrovava di fronte allo specchio Eloise cedeva alla disperazione e nascondeva le lacrime che premevano per uscire.
Eloise sapeva di non essere bella. Non aveva lo sguardo accattivante di Antoinette, non possedeva la sua fulgida chioma dorata, e non aveva nemmeno la sua candida pelle argentata.
Eloise aveva due profondi occhi grigi, corti capelli castani e la pelle resa scura dal sole. I suoi vestiti erano vecchi e rammendati in più punti, le scarpe consumate e le mani piene di cicatrici. L'unica cosa che la ragazza amava di sé era il sorriso sincero con cui ringraziava la gente.
La mano sfiorò la superficie dell'abito e tremò per l'emozione quando avvertì la morbidezza della stoffa. Eloise non resistette alla tentazione ed abbassò il volto per assaporarne anche il profumo.
"Scusa." disse qualcuno alle sue spalle, sfiorandogliele delicatamente con le mani.
Eloise sobbalzò e fece immediatamente qualche passò all'indietro. Abbassò il volto verso il pavimento e rimase china in avanti.
"V-Vi prego di perdonarmi, signore." mormorò spaventata all'idea di poter perdere il posto per il gesto appena compiuto. "Non accadrà più, la prego non mi mandi via." implorò senza nemmeno osservare il volto del suo interlocutore.
Una risata calda e cristallina interruppe le sue parole, spaventandola ulteriormente.
L'uomo le porse una mano ed Eloise l'afferrò, rimettendosi in posizione retta.
Fu allora, quando il suo sguardo incontrò gli occhi smeraldo del ragazzo, che Eloise comprese finalmente chi aveva di fronte.
Fabian Manfield le rivolse un dolce sorriso e le fece cenno di allontanarsi dall'abito.
Eloise balbettò alcune scuse e s'allontanò, imbarazzata per come era stata trovata dal ragazzo.
"Penso d'averti già visto da queste parti. Lavori qui da qualche settimana, dico bene?" chiese il ballerino infilandosi il costume di scena.
"S-Sì." balbettò Eloise incerta. La ragazza non riusciva a credere di stare parlando proprio al ragazzo che ogni giorno amava osservare di nascosto.
"Come ti chiami?" Fabian si voltò verso di lei e Eloise trattenne il respiro.
"Eloise Dupont." rispose facendo qualche passò indietro.
"È stato un piacere conoscerti Eloise. Stai tranquilla, non dirò a nessuno cosa stavi facendo." concluse strizzandole l'occhio. "Mi dispiacerebbe non poter più incontrare una ragazza tanto carina!" esclamò.
Eloise balbettò qualche frase imbarazzata, poi con lo sguardo continuò a seguire Fabian finché uscì dal camerino.


Eloise aveva ben compreso le sofferenze fisiche che doveva sopportare una ballerina nel suo lavoro. Così aveva preso l'abitudine di preparare un secchio d'acqua calda per Antoinette dopo che questa aveva finito gli esercizi.
Anche quel giorno aveva portato il recipiente nel piccolo spazio riservato all'amica e l'aveva attesa per diversi minuti.
"Eloise!" sentì gridare la ragazza alle sue spalle. Antoinette la stava salutando con la mano e la ragazza ricambiò il gesto con un sorriso.
La ballerina le andò incontro, si sedette su una sedia ed immerse i piedi nell'acqua. Il volto si distese in un'espressione soddisfatta e Antoinette si godette per alcuni istanti quel momento di tranquillità.
"Eloise, proprio non capisco perché non ti abbiano assunto prima!" esclamò. "Sei un angelo." mormorò riaprendo gli occhi.
Eloise si strinse nelle spalle e guardò il resto delle ballerine prepararsi per tornare alle loro abitazioni. Vedendo che però Antoinette non si alzava le chiese se avesse ancora degli esercizi da svolgere.
"Oggi sono state decise le parti per l'opera." fece una pausa. "Io sarò la compagna di Fabian e lui ha insistito affinché questa sera andassi a cena con lui." spiegò sbuffando.
"Non sei felice?" domandò Eloise inclinando la testa di lato.
Antoinette scosse la testa. "Qualche tempo fa ho avuto quella che possiamo definire una breve avventura con lui. Diciamo che non è finita nei migliori dei modi." confessò, massaggiandosi i muscoli delle gambe.
Eloise si sentì invadere da un pizzico di invidia. Non riusciva a capire il motivo per cui Antoinette fosse tanto delusa. A differenza sua poteva parlare con chiunque ed avere relazioni con ogni uomo del pianeta, mentre lei era costretta a nascondersi dalla sua stessa ombra. Una ragazza povera non poteva permettersi certe frequentazioni, men che meno se il ragazzo che le piaceva era la stella nascente dell'Opera National di Parigi.
"Mi dispiace Antoinette."disse, ma le parole risultarono false pure a lei. "Credo che allora tornerò a casa." concluse, mostrandole un'espressione esausta.
"Certo, certo..." commentò Antoinette. "Ci vediamo domani!" le gridò quando Eloise era a un passo dalla porta.


Quando riuscì finalmente a ritrovare il suo vecchio mantello, che utilizzava per ripararsi dal vento, Eloise non s'era resa conto che si fosse fatto tanto tardi. Quando lasciò il teatro, infatti, davanti a lei si ritrovò le figure di Fabian e Antoinette che tenendosi per mano e scherzando si stavano dirigendo verso una lucida carrozza nera.
Mordendosi la lingua e tirando il cappuccio sul viso per non farsi riconoscere si chiese se ad Antoinette non importasse veramente nulla di Fabian come le aveva rivelato. Dando le spalle ai due s'incamminò lungo le vie parigine.
L'autunno era alle porte e la gente rimaneva sempre più spesso in casa la sera. Il sole stava lentamente tramontando ed Eloise decise d'affrettarsi. Girare a Parigi di notte non era mai un'esperienza piacevole e lei l'aveva potuto sperimentare di persona.
Solo una settimana prima alcuni banditi avevano cercato di derubarla, ma sfortunatamente per loro Eloise non aveva con sé nulla di valore. In seguito era intervenuto un ufficiale dell'esercito e la questione si era risolta velocemente.
Tuttavia, Eloise aveva compreso che la fortuna spesso non girava dalla sua parte o da quella della sua famiglia e per questo motivo la ragazza allungò il passo.
Sussurri e suoni sinistri le invaserò la mente, facendola desiderare di essere già nella propria casa.
Versi d'uccelli e l'abbaiare dei cani la rincorsero lungo tutto il tragitto ed Eloise si ritrovò a pensare ad Armand, il suo adorato fratello maggiore che era scomparso senza lasciare tracce.
Con il cuore che batteva a mille, raggiunse la casa e si lasciò cadere sul suo scomodo letto di paglia. Delle lacrime scivolarono sul suo volto, ma Eloise non riuscì a comprendere se il motivo fosse la paura provata o i sentimenti contrastanti che l'avevano animata alla vista di Fabian e Antoinette insieme.
S'addormentò con addosso il sapore di Fabian e sognò il ballerino che danzava al suo fianco e non a quello di Antoinette.
Il desiderio d'averlo al suo fianco un giorno l'avrebbe distrutta, pensò la ragazza.

 

 


Eccomi con questa nuova storia di stampo storico-sentimentale. Non penso che ci sia molto da dire, quindi ringrazio fin da ora le persone che avranno il coraggio di seguirmi in questa impresa! XD Se vi fa piacere ditemi cosa ne pensate :)

 

Storie in corso:

Romantico
Pirates-L'ombra del tradimento

Opera National-Ricatto d'amore
 

Vampiri

Contratto di Sangue-L'ombra del principio



 

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Capitolo 2
*** Incontri ***



 
01

Incontri 

 
Quando Eloise si alzò, quella mattina, il cielo di Parigi era coperto da numerose nuvole scure che preannunciavano un temporale.
Aprì la finestra e la fredda brezza mattutina la salutò accarezzandole la pelle.
Eloise sorrise ed andò a prepararsi per affrontare una nuova giornata lavorativa.
La casa era silenziosa, nessuno s'era ancora svegliato e la ragazza scese in cucina per cercare qualcosa da mangiare prima di recarsi al teatro.
Trovò solo un pezzetto di pane del giorno precedente che trangugiò affamata.
Sistemò i capelli in una coda e silenziosamente lasciò la propria abitazione.
Guardò il piccolo orto, la cui terra ormai secca era bisognosa di acqua. Con speranza lanciò uno sguardo al cielo carico di pioggia. L'estate stava terminando ed Eloise sperò che le verdure potessero resistere o quell'inverno la sua famiglia avrebbe patito i morsi della fame.
Avvolgendosi nel mantello lasciò il piccolo quartiere, costituito esclusivamente da vecchie baracche e fischiettando un motivetto popolare si preparò ad affrontare un altra giornata nella grande e meravigliosa città degli artisti.


Entrò a Notre Dame mentre le voci del coro intonavano una preghiera per la messa mattutina. Eloise prese posto in una panca di legno scuro e come faceva ogni mattina pregò affinché suo fratello maggiore, Armand, potesse tornare nuovamente a casa.
Suo padre non parlava mai di Armand. Quando il fratello era partito Eloise l'aveva sentito gridare disperato il suo nome ed in seguito aveva assistito al suo tentativo d'affogare il dolore nell'alcol. Il vecchio Bernard non era mai riuscito ad accettare l'allontanamento del figlio e la sera capitava di sentirlo mormorare il suo nome nei sogni. Eloise scosse la testa cercando di rimuovere quei pensieri.
Mentre il canto aumentava la propria intensità, la ragazza s'alzò per dirigersi al suo lavoro.
Eloise si sistemò le pieghe della sua gonna, fece il segno della croce e si voltò verso l'uscita. Fece appena in tempo a spalancare la bocca che un uomo le andò addosso con in mano un enorme mazzo di fiori. I petali finirono sparpagliati sul pavimento e sui suoi capelli. Si lasciò sfuggire un flebile lamento e quando i suoi occhi si posarono sul responsabile di quel incidente Eloise s'immobilizzò.
Davanti a lei il primo ballerino del teatro, Fabian Manfield, la guardava con aria divertita, mentre in mano reggeva ancora il mazzo di fiori, ormai rovinato.
"La prego di perdonarmi. Lei è la signorina Dupont, se non erro." commentò ad alta voce. Un gruppo di fedeli si voltò nella loro direzione, intimandoli a fare silenzio. Fabian le offrì la mano per alzarsi ed Eloise accettò di buon grado.
"Sì, signore." rispose velocemente, abbassando lo sguardo. "Mi dispiace molto per i suoi fiori. Forse, ecco...Forse potrei..." lasciò la frase a metà e si morse il labbro. Avrebbe voluto dire che era pronta a ripagarglieli, ma Eloise sapeva bene e con fin troppa tristezza che i soldi non le sarebbero bastati.
"Non preoccuparti. Sono stato io a venirti addosso." replicò Fabian con un cenno della mano. La invitò a seguirlo verso l'uscita ed Eloise umile ed obbediente lo fece. L'aria gelida la investì e si ritrovò a tremare per un breve istante sotto i suoi vestiti.
Timorosa gettò uno sguardo al ragazzo che le s'era avvicinato. Fabian alzò il braccio nella sua direzione ed Eloise trattenne il fiato quando con delicatezza lo sentì rimuoverle i petali dai capelli.
"Sei pallida." notò il ballerino. "Non stai bene?" chiese preoccupato.
Effettivamente Eloise non si sentiva particolarmente in forma quella mattina, ma si ritrovò a scuotere energicamente la testa.
"No, non vi preoccupate." replicò. Il suo sguardo si spostò sui Gargoyle alle sue spalle ed un brivido di terrore le corse lungo la schiena. Le facce delle statue sembravano scrutarle l'anima e riuscire a leggere le sue menzogne.
Quando Eloise avvertì la sensazione di essere trascinata verso il basso s'accorse che Fabian l'aveva afferrata per un braccio e che gentilmente la stava allontanando dall'entrata, sulla quale si stava radunando una folla di fedeli.
"Ho deciso!" annunciò il ballerino mentre si sistemava meglio il cappello. "Ti offrirò la colazione e ti accompagnerò a lavoro più tardi." disse.
Eloise fece per rifiutare quell'offerta, ma qualcosa nello sguardo di Fabian la costrinse ad annuire. Lo osservò mentre chiamava la carrozza e dentro di sé non poté far altro che piangere di gioia per l'opportunità che le aveva concesso il destino.

 
Fabian l'aveva portata in una piccola locanda, poco lontana da Notre Dame. Si erano seduti in uno dei tavoli più lontani dal balcone, davanti ad un'ampia vetrata. L'ambiente profumava di un leggero profumo alla cannella e di rose.
"Cosa posso offrirti?" domandò il ragazzo. "Una fetta di torta?"
Eloise annuì timidamente ed osservò le lussuose carrozze parigine che s'allontanavano lungo la via. Si domandò se quelle graziose signorine alla moda avessero mai conosciuto gli stenti della fame o la sofferenza di vedere andarsene il proprio fratello. La risposta era così dolorosa da accettare che la ragazza preferì distogliere la propria attenzione e concentrarsi su qualcos'altro.
"Ti ho osservata." disse Fabian all'improvviso.
"Come?" volle sapere Eloise. Per un istante aveva creduto d'aver visto Antoinette studiarli di nascosto da dietro un vicolo.
"Alle prove." spiegò Fabian con un cenno della mano. "Ti ho guardata mentre danzavo ed ho visto che fissavi i ballerini sul palco."
"Ah..." fu l'unica cosa che riuscì a dire. In imbarazzo, si sentì tremendamente lusingata nel sapere che Fabian l'avesse notata tra decine di ragazze più belle di lei.
Il cameriere arrivò con le loro ordinazioni ed Eloise si perse nell'osservare il suo dolce. Era un tipo semplice, ricoperto da un sottile strato di marmellata, ma la ragazza lo guardò incuriosita. Non erano state molte le occasioni in cui aveva potuto assaggiare una torta e vedere quella piccola fetta che sembrava invitarla a mangiarla, solo con lo sguardo, le diede una nuova carica di energia.
Con timidezza afferrò la forchetta al fianco del piatto ed ingoiò il primo boccone.
Eloise si ritrovò inevitabilmente a sorridere, estasiata dalla sensazione di quel dolce sapore che le aveva invaso il palato.
"Deliziosa!" esclamò, assaporando un nuovo pezzetto della torta. L'accompagnò con un sorso d'acqua e rivolse uno sguardo a Fabian.
"Hai un bel sorriso." commentò il ballerino, poggiando svogliatamente la testa sul palmo di una mano.
"Grazie." rispose Eloise.
Restarono a parlare per qualche altro minuto. Eloise rimase colpita dalla curiosità che il ragazzo dimostrava nei suoi confronti e rispondeva al più delle sue domande.
Le raccontò di suo fratello e per qualche assurda ragione Fabian sembrò interessato in modo particolare alle vicende di Armand.
Quando gli disse della sua scomparsa non ne sembrò affatto sorpreso ed Eloise avvertì una fastidiosa sensazione di disagio. Nonostante ciò continuò a soddisfare ogni sua richiesta, cercando di scacciare la possibilità che Fabian conoscesse qualcosa sulla vicenda di Armand.
Dopo aver pagato il conto Fabian l'accompagnò al teatro ed Eloise lo salutò davanti all'ingresso, dirigendosi poi verso la stanza che conteneva gli attrezzi del suo lavoro: vecchi strofinacci e secchi di legno e metallo.


Per l'ennesima volta in quella giornata, Eloise si chinò sul pregiato pavimento di marmo e lo ripulì dal fango lasciato dai visitatori. Durante il pomeriggio il tempo era peggiorato e Parigi era stata ricoperta di pioggia. La temperatura era scesa molto velocemente e la ragazza, per un istante, rabbrividì di freddo.
Eloise sperò che smettesse di piovere o tornare a casa per lei sarebbe stato un problema. L'ultima cosa che desiderava era ammalarsi.
Quando la musica della danza le arrivò alle orecchie Eloise si permise di sospirare. Il lento procedere di un pianoforte e di un violino scivolarono fin dentro la sua anima, lasciandola vagare con la mente.
Eloise sapeva bene che il corpo di ballo stava provando una scena difficile e delicata che si inseriva subito dopo il secondo atto della storia. Con lentezza s'alzò e si diresse verso il palcoscenico per poter ammirare le prove preparatorie degli artisti.
Con discrezione s'avvicinò ad alcune poltrone per poterle pulire e contemporaneamente il suo sguardo vagò sulla scena davanti a lei.
Fabian ed Antoinette stavano provando la loro scena ed Eloise non poté fare a meno di pensare a quanto fossero magnifici nei loro abiti i due ballerini. I loro movimenti erano perfettamente coordinati e mutavano con l'andamento della musica.
Eloise si lasciò trasportare da quella visione e solo quando un'altra ragazza che si occupava delle pulizie la richiamò tornò ad occuparsi del suo lavoro.
Mordendosi il labbro abbassò la testa e si sforzò d'allontanare la dolce melodia dalla sua mente.
Fece per allontanarsi e cambiare l'acqua ormai sporca quando un cenno di saluto di Fabian la immobilizzò sul posto. Eloise si sentì improvvisamente la gola secca. Ricambiò goffamente il saluto e si diresse velocemente lontano dagli sguardi incuriositi dei presenti.
Si lasciò cadere su una sedia con il cuore che le batteva all'impazzata. Era ben conscia che quelle attenzioni agli occhi della gente dovevano apparire sbagliate, eppure non poteva fare a meno di sentirsi lusingata.
Poco dopo fu raggiunta da Antoinette che la osservò in silenzio mentre si sistemava i capelli. La ballerina prese posto in una sedia accanto alla sua e si coprì le spalle con un leggero scialle.
"Sento aria di novità!" esclamò tutta agitata. "Da quanto tempo è che tu e Fabian venite in teatro insieme?" domandò.
Eloise la guardò imbarazzata. "Ci siamo incontrati a Notre Dame questa mattina e si è offerto di accompagnarmi in carrozza." spiegò massaggiandosi le mani.
Antoinette spalancò la bocca sorpresa e sorrise. "Ma pochi minuti fa ti ha pure salutato!" esclamò saltando in piedi.
"S-Sì..." balbettò Eloise.
"Dimmi la verità..." Antoinette avvicinò la bocca all'orecchio di Eloise. "Avete una storia? Vi frequentate?" bisbigliò attenta a non farsi sentire da alcune ballerine che erano entrate nella stanza.
"Antoinette! No! No! Certo che no!" gridò Eloise spalancando gli occhi incredula.
La ballerina si lasciò sfuggire una risata dolce e cristallina e tornò a rivolgersi all'amica.
"Però ti piace!" disse. Eloise scosse la testa energicamente, improvvisamente confusa ed insicura.
"Forse." fu costretta ad ammettere alla fine. Ad Antoinette non riusciva a tenere nascosto nulla.
L'amica le rivolse un sorriso comprensivo e le sfiorò gentilmente il viso. I loro nasi erano un passo dal sfiorarsi quando Antoinette parlò nuovamente.
"Fai attenzione con lui. Ha infranto più cuori di quanto tu possa immaginare." spiegò. Poi si alzò voltando le spalle ad Eloise ed uscì elegantemente dalla stanza.
Per alcuni istanti la ragazza non poté fare a meno di fissare insistentemente la porta.

 
Un fulmine squarciò il cielo di Parigi ed Eloise osservò la fitta pioggia scivolare sui tetti delle case mentre infreddolita si stringeva nel suo vecchio mantello. Il teatro stava chiudendo e lei non sarebbe potuta rimanere lì a ripararsi ancora a lungo.
Quasi tutti gli artisti avevano già lasciato l'Opera National, la maggior parte al riparo in una lussuosa carrozza.
Eloise mosse un passo in avanti indecisa su cosa fare. Tornare a casa era impensabile con quel tempo, ma non poteva neanche permettersi di affittare una stanza in una locanda.
Si sedette sulla scalinata del teatro, stanca ed affamata. Non si rese conto di essersi addormentata fino a quando i suoi occhi si aprirono ed incontrarono due profondi smeraldi che la scrutavano con attenzione.
Impaurita si mise a sedere, rendendosi improvvisamente conto di trovarsi su una carrozza con un cappotto che le stava scivolando sulle gambe. Lo raccolse automaticamente e guardò il ragazzo davanti a lei.
"Ti sei svegliata." si limitò a dire il primo ballerino dell'Opera National.
"F-Fabian?" domandò intimorita ed improvvisamente spaventata. "Perché mi trovo qui?"
"Ti sei addormentata a teatro. Ho pensato che avrei potuto accompagnarti a casa." spiegò.
Eloise guardò il panorama fuori dalla carrozza e con sorpresa osservò che si stava dirigendo verso la "sua" baraccopoli.
"Come facevi a sapere dove abitavo?" chiese timorosa.
"Antoinette ha pensato di spiegarmelo."
"Capisco" commentò. In realtà non si fidava molto di quella spiegazione. Quella mattina aveva avuto la strana sensazione che Fabian conoscesse più cose di lei di quanto le desse a vedere.
Anche nei suoi occhi smeraldini poteva leggere un alone di mistero, eppure per qualche strana ragione sentiva che di lui poteva fidarsi.
Si ritrovò a pensare di come in sole due giornate i loro destini s'erano incrociati in maniera così assurda e curiosa. Prima d'allora Eloise non aveva neanche mai lontanamente ipotizzato che un giorno avrebbe potuto parlare con lui chiamandolo addirittura per nome.
Quel giorno, tuttavia, quando gli aveva parlato della sua famiglia aveva sentito una strana sensazione di benessere come se lui avesse potuto in qualche modo proteggerla, che su di lui poteva fare affidamento.
La logica di quel ragionamento era talmente assurda che Eloise sbuffò infastidita.
"Qualcosa non va?" le chiese Fabian.
"Pensavo che ancora una volta ti devo un favore." mormorò sconsolata. "E che non ho idea di come fare per ricambiarlo."
"Non ti ho chiesto di farlo." replicò Fabian. Aveva i capelli corvini leggermente bagnati sulle punte, ma lui non sembrava curarsene.
La carrozza si fermò all'improvviso ed Eloise si rese conto di essere arrivata davanti alla sua abitazione.
"Ti ringrazio per avermi accompagnata fino a qui. Mi dispiace per il disturbo che ti ho arrecato." disse porgendogli il cappotto.
"Nessun disturbo, dolce Eloise." sussurrò prima che lei scendesse.
La ragazza si voltò sorpresa ed imbarazzata non riuscendo a credere a quello che aveva appena sentito.
Si ritrovò a correre verso la sua abitazione senza un motivo apparente, con gli occhi lucidi ed il respiro affannato. Si voltò solo per osservare la carrozza sparire tra la nebbia della sera.

 

 

Innanzitutto mi scuso per il ritardo, ma dovendo pensare alla maturità non ho molto tempo per scrivere. Proprio per questo ci saranno ritardi anche con le altre mie due storie: Pirates-L'ombra del tradimento e Contratto di sangue-L'ombra del principio.
Questo capitolo è incentrato sulla figura di Fabian e probabilmente la sua presenza aumenterà anche nei prossimi. Secondo voi nasconde qualche segreto? Quali sono le sue vere intenzioni con Eloise?
Lo potrete scoprire solo continuando a leggere, mi spiace! XD
Ringrazio tutti coloro che hanno aggiunta la storia tra preferiti-seguite-ricordate e in maniera particolare chi mi ha lasciato una recensione! Vi ringrazio di cuore^.^
A presto e se vi va fatemi sapere cosa ne pensate, non potrete che rendermi felice! :)

 By Cleo^.^


Romantico
Pirates-L'ombra del tradimento
Opera National-Ricatto d'amore
 

Vampiri

Contratto di Sangue-L'ombra del principio 


 

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Capitolo 3
*** Aiuto inatteso ***




 

02

Aiuto inatteso

 

 


 

Quel giorno i ballerini presenti al teatro erano piuttosto pochi. Le prove erano incentrate sul canto e la musica ed Eloise ringraziò per quella piccola fortuna che le era capitata. Dopo quanto era avvenuto la sera precedente con Fabian non era certa di riuscire ad affrontarlo nuovamente. Lo sguardo con cui l'aveva lasciata, così dolce e carico d'aspettativa, l'aveva sconvolta. Le era quasi parso che lui la conoscesse da molto tempo.
Occupò la mattina sistemando le decorazioni all'ingresso dell'Opera National e riflettendo su quanto era accaduto in quei giorni. Non riusciva a comprendere lo strano atteggiamento del primo ballerino nei suoi confronti e ancor di meno il suo. In una situazione normale sarebbe stata certamente felice di avere le attenzioni di Fabian, ma per qualche ragione si sentiva inquieta.
Eloise scosse la testa e si disse che non esisteva alcuna ragione per cui potesse essere agitata.
Durante la breve pausa che le venne concessa per il pranzo, la ragazza si diresse di corsa nel piccolo negozio che vendeva pane all'angolo della strada principale che portava al teatro. La bottega era di dimensioni modeste ed era portata avanti dal fornaio e la sua giovane figlia.
L'odore del pane appena sfornato stuzzicò l'appetito di Eloise che dopo aver osservato per alcuni istanti la vetrina spinse la porta ed entrò. Si mise in fila dietro alcune persone di mezza età e guardò gli scaffali, stranamente pieni, del negozio.
Alle sue spalle sentì alcuni clienti lamentarsi dell'aumento del prezzo del pane in quei giorni.
Mentre estraeva dalla tasca qualche moneta per poter pagare il suo acquisto non poté impedirsi di trattenere il fiato quando vide un cliente uscire con un enorme sacco pieno di pane e dolci di ogni tipo e forma. Anche a lei sarebbe piaciuto poter tornare a casa con tutte quelle prelibatezze, ma sapeva bene che non sarebbe mai accaduto.
Pagò la sua parte ed uscì sbuffando dalla bottega. Il prezzo della pane era aumentato
ulteriormente quella settimana ed Eloise si chiese se fosse il caso di cercare un fornaio che avesse dei prezzi minori.

Con un sospiro passò per il retro del vicolo e si fermò quando vide un anziano seduto a terra che le pregava di dargli qualcosa da mangiare. Indossava abiti malandati e consumati di un spento color verdastro.
Eloise notò che lo sconosciuto stava tremando per il freddo e che era malnutrito. Con delicatezza lo aiutò ad alzarsi in piedi e divise con lui il piccolo tozzo di pane.
"Mi spiace di non avere altro." mormorò quasi scusandosi.
Il vecchio la fece tacere con un cenno della mano divorando in fretta e furia il misero pasto. "Che gli dei ti proteggano, bambina cara!" disse con esitazione.
"Anche voi." rispose educatamente Eloise. "Per quale motivo vi trovate qui? Non dovreste andare dalla vostra famiglia?" chiese.
Il vecchio scosse la testa ed i suoi occhi si riempirono di una profonda tristezza. "Mio figlio è morto alcuni anni addietro e così io mi sono ritrovato all'improvviso a vivere per la strada." commentò amaramente. "E pensare che io c'ero allo scoppio della Rivoluzione!" annunciò con fierezza, posando una mano, fragile e tremante, su quella della ragazza.
Eloise provò ad immaginarselo, quell'individuo anziano e solo, mentre reggeva una spada e combatteva per la libertà del popolo francese, ma proprio non ci riuscì.
Aveva sentito raccontare grandi cose su quei giorni bui che avevano sconvolto la Francia ed ogni volta fantasticava su come poteva essere stato vivere in quel periodo tormentato.
Eloise lasciò il senzatetto con qualche parola di consolazione, ma si ripromise che se l'avesse incontrato nuovamente gli avrebbe offerto qualcos'altro con cui sfamarsi.

 

L'Opera National era famosa per le sue ricche coreografie e i bellissimi, quanto raffinai, vestiti fatti delle stoffe più pregiate. Eloise aveva potuto avvertire sulle dita la morbidezza di quegli abiti e il loro delicato profumo di vaniglia più di una volta.
Per questo motivo non si sorprese quando le fu annunciato che si dovevano buttare gli abiti di scena più vecchi per fare spazio ad altri più nuovi ed alla moda.
Eloise si trascinò nell'enorme guardaroba del teatro e per ore rimase là dentro immersa tra costumi di ogni epoca e dalla bellezza straordinaria. Alcuni erano così attuali che si chiese per quale assurdo motivo lei avrebbe dovuto buttarli.
C'è n'era uno in particolare che aveva attirato fin da subito la sua attenzione. Era un abito da sera lungo di colore rosso con pizzi neri e sul petto v'era disegnata una sorta di farfalla con le ali spiegate.
Eloise passò distrattamente le mani sull'abito e si lasciò sfuggire un sospiro. Lei non avrebbe mai potuto indossare un abito del genere. Per qualche secondo la sua mente tornò a concentrarsi su Fabian, sul suo corpo da favola e gli intensi occhi verdi. Eloise s'impose di fare un bel respiro e concentrarsi sul suo lavoro.
Accatastò i vestiti al centro della sala pensando alla triste fine che avrebbero fatto venendo bruciati. Non riusciva a capire perché il teatro non potesse regalarli o rivenderli alla gente che ne aveva bisogno.
Non si rese conto di essere in piedi al centro della stanza con in mano l'abito rosso che l'aveva affascinata finché Fabian non le fu accanto e la salutò con un sorriso.
Eloise sobbalzò per lo spavento, facendo qualche passo di lato.
"Mi dispiace di averti spaventato." esordì il ballerino sfiorando il vestito che stringeva al petto.
Eloise notò che aveva lo sguardo teso e sofferente, come se qualcosa lo turbasse.
"F-Fabian!" esclamò impacciata la ragazza. "È colpa mia, stavo pensando ad altro."
"Come al vestito che tieni tra le mani?" domandò scherzosamente.
Eloise abbassò il volto imbarazzata ed annuì. "Anche." mormorò sulla difensiva.
"Sono i vecchi costumi, vero?"
La ragazza annuì nuovamente. "Saranno bruciati domani." spiegò con una punta di amarezza nella voce.
"Puoi prenderli!" disse Fabian con tranquillità.
"Come?" chiese Eloise sorpresa.
"Quello che ho detto, te li regalo." annunciò.
La ragazza si ritrovò a sbattere le palpebre confusa. Non riusciva a capire cosa volesse dire Fabian con quello. Gli abiti erano del teatro, non era certo lui che poteva decidere cosa farne.
Osservò i lineamenti delicati e affascinanti di Fabian, i capelli che gli scivolavano dolcemente sulle spalle e l'espressione distesa che ora sembrava essere comparsa sul suo viso.
"Sembri sorpresa." disse il ballerino. "Pensavo fossi a conoscenza del fatto che è mio padre a gestire l'Opera National."
Eloise chinò la testa di lato e si morse il labbro. Era vero e non riusciva a capire come avesse fatto a dimenticarselo.
Fabian era l'ottavo figlio di dieci avuti dal conte Manfield, un ricco aristocratico parigino la cui famiglia aveva fatto fortuna dopo la Rivoluzione.
All'improvviso Eloise si rese conto dell'enorme distanza sociale che effettivamente la separava dal ballerino. Lei era una figlia del popolo, lui dell'aristocrazia.
Per un istante sentì il suo cuore frantumarsi e rimettere dolorosamente insieme i pezzi.
"Non posso accettare." disse con rammarico. Fece per andarsene, ma Fabian l'afferrò per il braccio e la tirò a sé. Eloise trattenne il respiro quando le sue mani vagarono tra i suoi capelli e le sfiorarono il viso.
"Hai un buon profumo Eloise." mormorò prendendo una ciocca dei suoi capelli tra le dita.
La ragazza chiuse gli occhi e si lasciò cullare in quel dolce, quanto inaspettato, abbraccio. Si sentiva al sicuro tra le braccia di Fabian ed importante. S'illuse che anche per il ragazzo lei contasse qualcosa.
Eloise appoggiò la testa sulla spalla di Fabian, mentre lui continuava ad accarezzarle i capelli. Il suo cervello le intimava di andarsene, che era sbagliato rimanere in quel posto da sola con Fabian, ma un'altra parte della sua mente le sussurrava di rimanere. Ed era così convincente che Eloise non seppe far altro che arrendersi. L'unica cosa che desiderava, l'unica cosa che sognava era poter rimanere con il ballerino per sempre.
Fabian le sfiorò la fronte con la propria e per alcuni istanti rimasero a fissarsi incantati. Eloise gli sorrise timidamente, le labbra a pochi centimetri da quelle del ragazzo. Quando anche quella breve distanza si annullò, Eloise, avvertì una strana sensazione pervaderla in tutto il corpo.
Le sembrò che la sua mente si fosse persa in un mondo in cui Fabian era la cosa più importante e preziosa.
Mentre le loro bocche si toccarono ed esplorarono con esitazione, Eloise si strinse alle spalle di Fabian con maggior forza. Quando alla fine il ballerino s'allontanò con una strana espressione dipinta sul volto Eloise lo fissò sconvolta.
Si portò le mani tremanti alle labbra dove riusciva ancora a sentire il sapore di Fabian sulla sua pelle e rimase immobile. Era stato il suo primo vero bacio, ottenuto dalla persona che da giorni occupava i suoi pensieri.
Confusa e spaventata indietreggiò di un passo.
"Eloise." bisbigliò Fabian cercando di raggiungerla. La sua voce era un suono talmente dolce e carico di promesse che Eloise non poté fare a meno di ascoltare il suo nome pronunciato con tanta passione.
Il rumore di una vaso che cadeva a terra, frantumandosi in mille piccole schegge di ceramica, la ricondusse alla realtà. Fabian la fissava con una strana luce negli occhi che Eloise non riuscì ad identificare.
Scappare da lui e da quella situazione le sembrò l'unica cosa sensata da fare e cominciò a correre senza mai voltarsi indietro.

 

Quando tornò a casa aveva il petto che le sembrava stesse per scoppiare ed una strana sensazione di disagio che l'avvolgeva. Per l'ennesima volta si passò un dito sulle labbra ed entrò nella piccola cucina.
Trovò suo padre seduto con in mano una bottiglia di vino. Quando la vide la salutò con un cenno della mano e traballò incerto sulla sedia. Aveva la camicia aperta sul petto ed i primi ciuffi di capelli bianchi erano piuttosto visibili.
Eloise lo guardò sconsolata. Non aveva dubbi sul fatto che fosse ubriaco, il tremore e la faccia arrossata le dicevano già tutto sul suo stato di salute.
Era più di un mese che non lo vedeva in quelle condizioni e trovarlo così la mise stranamente a disagio.
"Cosa festeggiamo?" gli domandò per spezzare la tensione che si era creata.
"A t-tuo fra-fratello!" esclamò singhiozzando e bevendo un sorso di vino.
Eloise deglutì e la speranza si fece largo nel suo cuore.
"È tornato!" esclamò alzandosi in piedi.
Bernard Dupont scoppiò in una risata così accesa e violenta che per un attimo la figlia temette che potesse soffocarsi. La ragazza s'alzò e s'avvicinò al padre che l'allontanò malamente con un gesto furioso.
Eloise cadde a terra sbattendo la testa contro uno spigolo e rimase a fissare il padre sconvolta, premendo sulla parte ferita.
"P-Padre." balbettò.
"Vuoi sapere cosa sta facendo il tuo caro fratello?" Annunciò gridando. "È diventato una persona importante lui!" esclamò colmo di rabbia. "Lavora per qualche pidocchioso aristocratico di Parigi!" Bernard s'alzò anche lui dalla sedia, la mano ferita sul lavoro che sembrava aver ricominciato a sanguinare.
Eloise s'avvicinò, ora più preoccupata che impaurita, ma suo padre l'allontanò furioso.
"Non pensa minimamente di tornare a casa! Vuole diventare un Signore, lui!" continuò sbattendo i pugni sul tavolo.
"Vi farete male." disse Eloise cercando di aiutarlo. Tuttavia la sua mente stava già lavorando su quanto appreso di Armand. "Cosa stavate facendo in città?" domandò con una nota di preoccupazione. Suo padre andava di rado a Parigi e quando lo faceva non si tratteneva mai troppo a lungo.
"Cercavo lavoro!" rispose tossendo.
Eloise sospirò e si appoggiò alla porta. La testa cominciava a farle male e le parve di vedere le cose in modo sfuocato. Traballando, uscì di casa cercando sollievo all'aria aperta. Non si rese conto che suo padre l'aveva seguita finché non la spinse sulla strada.
La bocca le si riempì del sapore della terra e si costrinse a sputare. Quando alzò lo sguardo verso la sua abitazione vide suo padre che la stava raggiungendo ad una velocità sovrumana.
"Fermatevi!" gridò una voce fin troppo familiare che fece sussultare Eloise.
Fabian la sorpassò e si diresse furente verso Bernard. Gli bastò un solo colpo per rendere inoffensivo suo padre e farlo crollare a terra. Il ballerino gli tolse dalla mano la bottiglia di vino e la scaraventò a terra.
Poi in pochi secondi fu al suo fianco e la aiutò ad alzarsi.
"Cosa ci fai qui?" chiese Eloise, massaggiandosi un braccio.
Fabian ignorò la domanda e si concentrò sulla sua ferita. Il tocco della sua mano parve alleviare per un istante il dolore.
"Ti porto via da qui." annunciò aiutandola a sostenersi. Le passò una mano sul fianco e la fece salire sulla carrozza.
"Aspetta!" esclamò Eloise fermandolo, ma la sua voce parve troppo debole per replicare perfino a lei.
"Hai bisogno di un medico e non puoi restare qui!" dichiarò, tamponando il taglio con un fazzoletto. "Non preoccuparti." mormorò con più dolcezza.
La fece accomodare al suo fianco sfiorandole la schiena.
"Mio padre, lui..." lasciò la frase in sospeso vedendo come Fabian avesse chiuso i pugni.
"Non permetterò più a nessuno di farti del male." la interruppe il ballerino.
La carrozza fu scossa da alcune buche presenti nel terreno ed Eloise si lasciò sfuggire un lamento di dolore.
"Non capisco." mormorò Eloise confusa ad un passo dal chiudere gli occhi. "Perché, perché, sembri così preoccupato per me?" chiese mentre il sole tramontava all'orizzonte e la sera prendeva il suo posto nel cielo di Parigi.
"Dormi." sussurrò Fabian cullandola tra le sue braccia. "Dormi, dolce Eloise."
Eloise annuì, mentre ciò che avrebbe voluto dire le scivolò via dalla coscienza.
Il tempo perse ogni significato, il presente si fuse con il passato e tutto divenne confuso nella sua mente.
Solo una cosa in quel momento parve importante : Armand era vivo, da qualche parte a Parigi, e lei l'avrebbe trovato.
S'addormentò poco dopo, accompagnata dalla voce di Fabian che le sussurrava le parole di un antico canto popolare.

 

 


Grazie a chi ha aggiunto la storia tra preferiti-seguite-ricordate!Non ho molto da dire su questo capitolo, spero solo che vi sia piaciuto! Grazie mille a chi continua a seguire la storia e a farmi sapere cosa ne pensa! A presto!

 By Cleo^.^

 

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