Non ci posso credere…il lato umano di Wesker.
Lasciami dire, Astarte, che la macro-scena che compone questo intrigante ed inaspettato capitolo, ti coinvolge e ti cattura in modo sorprendente, portandoti con mano a sfiorare l’umanità perduta eppure viva e vegeta persino nel principe delle tenebre; il quale si illude di poter distruggere quel che di umano gli è inesorabilmente rimasto, ma che nel momento della paura, dell’istinto più viscerale, ecco che schiaccia in modo sovrano ogni sua pressione psicologica, ogni sua priorità, ogni suo concetto di bene e male, giusto e sbagliato, umano e divino.
Wesker non possiede più maschere, non possiede più principi.
Egli è un ES inarrestabile che agisce per impulso, guidato da qualcosa che non sapeva di possedere, e che invece lo anima come mai gli è accaduto: sto parlando del suo dispregiato e rinnegato cuore.
Questo capitolo porta con mano il lettore a vedere questo lato nascosto di Wesker, con l’eleganza e la maestria che ti rende una grande scrittrice, che si è cimentata in un’impresa mastodontica e della quale sei stata all’altezza.
Perché riuscire a far fuoriuscire non solo il suo lato umano, perché quello è un percorso già in atto nella tua fic, ma persino la manifestazione della sua fragilità umano…!! Il tormento di sentimenti di preoccupazione, di un amore inconfessabile ma di cui gli effetti lacerano e straziano il suo animo, fino a renderlo “uomo”.
Sono incantata dall’incalzare di questo capitolo, dalla bravura e coscienza di causa del personaggio che hai dimostrato di avere, e che ti ha consentito di descrivere questo Wesker fragile e umano in modo assurdamente credibile, eppure facendomelo figurare in modo perfetto e inequivocabile come il tenebroso uomo di casa Capcom, senza alcuna alterazione. Era lui, punto.
Nella sua potenza, diavoleria, grandiosità, crudeltà….ed era lui anche nonostante questo suo momento di debolezza, colpito dall’oscuro sentimento di un amore che sapeva di provare, ma non in modo così viscerale, non in modo così autentico e sentimentale.
Della serie: quando il cuore parla. Un concetto simile affrontato su Wesker…..ha dell’incredibile! Chiunque ti direbbe : “che cosa?! Wesker? Lui?”
E invece tu hai dimostrato quanto persino a lui possa appartenere tale fragilità, e non solo! L’hai fatto in modo così fluido e consapevole, che ha reso questo capitolo di un IC meraviglioso.
Una delizia per gli occhi e per la mente.
Ottimo lavoro…sei stata straordinaria! Hai realizzato un qualcosa che ha dell’incredibile!! Sul serio! *___*
Voglio adesso rivedere con te alcune delle scene e delle situazioni che compongono la lunga sequenza di questo capitolo.
Scene che vedono Wesker protagonista sotto ogni punto di vista, facendoci immergere interamente dentro di lui, nella sua psiche, nella sua giornata, nelle sue tacite emozioni che tuttavia si evincono fin dalle primissime battute.
Vediamo come passiamo dal semplice turbamento, al sospetto, all’agitazione, fino all’ammissione di un sentimento e alla fine…alla perdita di controllo: l’incalzare di Wesker dall’essere un uomo privo di sentimento, eppure provato…al divenire “umano” e “fragile”.
Parole che sembrano non poter nemmeno toccare un personaggio simile, cosa di cui invece sei stata capace in modo magistrale e impressionatamente verosimile, come già detto in precedenza.
La scena d’apertura, quotidiana e tutto sommato ordinaria, catapulta subito il lettore nell’ottica giornaliera tipica di un Wesker che brama di conseguire le sue ricerche.
Mentre un semplice tecnico aggiusta le apparecchiature dell’ufficio, descritto ad arte, egli si immerge nel suo lavoro, cercando di affogare quel senso di angoscia che ineluttabilmente ha fatto aprire una voragine nel suo animo.
Un foro al momento piccolo, ma abbastanza pungente da farsi notare, e che l’uomo vestito di nero ignora, o meglio, si sforza di ignorare, divagando con la mente nei suoi progetti, dedicandovi tutte le sue attenzioni e il suo tempo, fingendo di avere il controllo di se. Indossando quella famosa maschera da sciacallo che gli è più consona e nella quale si sente protetto.
' Preferiamo ignorarla, la verità. Per non soffrire. Per non guarire.
Perchè altrimenti diventeremmo quello che abbiamo paura di essere. Completamente vivi. '
La citazione a inizio capitolo incarna alla perfezione l’anello di congiunzione fra inizio e fine capitolo, catapultandoci fin da subito nel tema centrale di questo scritto, in cui vediamo l’abnegazione da parte di un super io, che impone all’es di reprimersi e serrare il suo cuore verso una realtà inammissibile, necessaria per non tediarsi e soffrire.
Scoprire la verità, ed avere paura di viverla….
Essere completamente “vivi”, la paura di esserlo davvero.
Un concetto alto e molto complesso, tuttavia esistente.
Cos’è in fondo la vita? La viviamo davvero, oppure semplicemente facciamo quel che è più consono per “non soffrire”?
Il fine ultimo dell’uomo è essere felice, appagare i suoi bisogni e rincorrere l’armonia e la realizzazione di se stesso. Per far questo spesso si deve andare incontro a qualche compromesso…perché la felicità ha un prezzo.
Alla luce di questa realtà….siamo davvero certi di vivere davvero? Oppure magari il nostro modo di vivere è solo la maschera che abbiamo deciso di indossare perché la via più semplice per non soffrire….per non vivere realmente una realtà più difficile, cha magari bramiamo, ma che preferiamo sopprimere per rincorrere quella felicità illusoria, ma più semplice da raggiungere?
Questa frase iniziale già mi ha trasmesso un mondo, e mi ha subito proiettato verso quel senso di devastazione opprimente che altera Wesker e lo fa cimentare nel lavoro sperando così di affogare i suoi problemi.
Una magra illusione che non tappa tuttavia il buco di quella voragine che si sta facendo invece sempre più grande…sempre di più….
Ma nella baraonda dei suoi sentimenti, che tutto sommato egli riesce ancora a tenere sotto controllo, egli non ha tenuto conto di un fattore forse ancora più importante: il libero arbitrio altrui…
Perché finchè si parla di se stessi, siamo noi i fautori del nostro destino…possiamo reprimerci e auto distruggerci quanto vogliamo, mettendo a tacere i nostri istinti e i nostri pensieri.
Ma lo stesso discorso non vale sugli altri, anch’essi posseditori della stessa facoltà, che può portar loro a compiere azioni che potrebbero andare in contrasto con le nostre decisioni fino a scavalcare le nostre barriere già fragilmente erette.
Il non tener conto delle possibili azioni di Jill decreta la fuoriuscita della fragilità umana di Wesker.
Egli ha pensato a se stesso, alla salvaguardia della sua psiche, non prevedendo, una volta tanto, che le azioni di Jill avrebbero mosso il suo animo in modo inesorabile.
Perché neppure noi siamo padroni delle nostre azioni, che in parte dipendono dalle decisioni degli altri. E Wesker ne farà presto l’amara scoperta.
Egli non vuole accettare quella realtà, non vuole credere di non aver previsto tutto ciò.
Ciò fa rinascere lo sciacallo cacciatore che scorre nelle sue vene, ma uno sciacallo diverso….uno sciacallo che vuole disparatamente vederci chiaro” e identificare cosa ha messo nel caos il suo reparto scientifico, quasi non potendo accettare quel che il suo istinto ha già compreso.
Non subito il lettore identifica Jill nel racconto.
Le frasi grigie scritte di lato non fanno cenno mai all’identità di colui che parla.
E’ invece dalle sue parole che ne comprendiamo l’identità, che configurano il punto di vista di colei che ha fatto andare in tilt il sistema con passaggi graduali e molto avvincenti.
Ho trovato veramente intrigante questo passaggio! *_*
Questo non sapere se sia Jill la colpevole oppure no, e di apprenderlo tramite quelle piccole riflessioni poste di lato, che lentamente comprendi….lentamente capisci a cosa fanno riferimento.
Stupendo!
Memorabile l’incontro di Wesker con il cinese. A metà fra il comico e il terribile.
Una comicità credibile e pungente, che pone a contrasto la figura possente e demoniaca di un dio come Wesker, accanto alla comune effige di un semplice uomo, per di più ridicolo e imbranato.
Quando descrivi l’imponente sciacallo vestito di nero, che ferma quel piccolo ometto impaurito e dalla “r” moscia, è stata una scena impagabile! X°D
Ma che tuttavia ti proietta nell’inquietante immagine che suscita un uomo come Wesker, al cospetto di un comune e mediocre mortale, che vicino a lui diventa infinitamente piccolo: come se si fosse veramente al cospetto di un sovrano diabolico e ultraterreno, irraggiungibile ed eterno.
Quando Wesker lo segue come uno sciacallo, l’ansia che assale e impaurisce il cinese, l’incontro con l’italiano, impacciato quanto e più di lui.
Un duetto comico che strappa un sorriso, ma che al contempo, paragonato alla imponenza di Wesker, incute un senso di debolezza e inferiorità spaventoso.
Non facendoci infine dimenticare l’ira spietata con cui lui condanna coloro che sono degli inutili esseri inferiori e perditempo.
Come li definisce: "Meglio estirpare la gramigna prima che attecchisca o trovi il modo di sfuggirti e ti crei danni irrimediabili."
Facendoci solo presagire che non rivedremo più quei due poveri, stupidi, eppure vivi esseri umani…..
Susseguono intanto i pensieri di Jill, che stavolta ha pianificato alla perfezione il tutto, prendendo di sprovvista persino il diabolico capitano traditore, ancora inconsapevole di tutto, o anzi…ancora incapace di accettarlo.
Una Jill risoluta, oramai stanca, pronta a dimostrare “l’insulsa umana” di cosa è capace…
La padronanza che ha sulla sua vita, sulla sua decisione di morte, la vendetta che brama e che colpirà Wesker nel suo prezioso orgoglio, che lei vuole lacerare.
Ella pianifica un piano a dir poco perfetto, non sapendo che invece sta per muovere un tasto diciamo…giusto.
Col quale otterrà una dimostrazione d’amore che mai avrebbe potuto aspettarsi da uno come Wesker….
Wesker intanto viene a capo di quell’inganno, scopre suo malgrado il coinvolgimento della Valentine, perdendo il controllo. Tuttavia non è il suo orgoglio ad essere ferito, come ella ipotizzava…
Stranamente non è l’essere stato preso in giro, l’essere ingannato e raggirato che lo sconvolge…
No…
È altro…
È quel piccolo buco che sta scavando sempre di più…fino a creare quella famosa voragine.
Quel senso di vuoto che lo ha ingabbiato e straziato, e che senza Jill decreterà la sua follia.
Ovvero la paura…
Il sospetto….verso ciò che lei stava per compiere.
Con un capolavoro psicologico, hai trasformato Wesker in un uomo mortale, umano e spaventato. Terrorizzato dall’idea che la ragazza si sarebbe uccisa.
Egli aggredisce le sue truppe, si confonde fra la folla, corre fra i corridoi, e scappa nella bufera di neve, nella disperata ricerca di colei che in modo inconscio ha scaldato il suo cuore.
Colei che lui non bramava solo quella notte; colei che internamente ama, ama davvero, ama visceralmente, seppur non lo ammette.
Le ragioni tacciono, è il solo cuore che parla: e lo logora fino a straziarlo, costringendolo a gettarsi nella folle impresa di prevedere quel piano. Ma non per “vincere” su di lei…
No…
Per evitare la sua morte.
La mera, semplice, umana, paura della morte. Pura per gli altri….
Una paura mai provata ne sperimentata…che lo fa letteralmente impazzire….
L’amore più puro e cieco, che non si banalizzava in quel carnale atto d’amore che egli credeva.
Non era solo la passione e quel senso di possessione che l’aveva incitato a violentare la sua “vittima”.
No…
In realtà era l’istinto, era il viscerale istinto, che la amava….la voleva nella sua vita…e non poteva accettare che ella non vi fosse.
Un eden che rinnega, ma che allo stesso tempo non può nemmeno immaginare lontano da lui per sempre.
Wesker non accetta quell’idea, non vuole, non può.
Così corre alla sua disperata ricerca, ignaro di cosa sarebbe consono alla maschera del principe nero.
Corre…giudato…dall’amore.
Wesker è innamorato.
E tu, mia cara Astarte, hai saputo descriverlo in modo….
Un applauso!!
Grandiosa!! *___*
Jill intanto sopraggiunge al suo patibolo, pronta a dare l’addio a quel mondo che non ha più niente da offrirle. Pronta a intraprendere il viaggio eterno e senza ritorno della morte….
Ma non sa che colui che è stato lo sciacallo…ha fiutato il suo percorso in tempo per poter assistere a quel momento…
Una nota sadica e sarcastica caratterizza la Jill morente di questa scena, in un tripudio di emozioni contrastanti fra il dolore e anche l’auto compiacimento.
Ella porta provocatoriamente il coltello sul segno indelebile con cui Wesker l’ha marchiata.
Un simbolo di morte, a cui si aggiunge un secondo segno della morte:
Il primo, come morte spirituale, quando il suo corpo è stato toccato in modo intimo e violento dal protagonista del suo tenebroso amore proibito, che ha cristallizzato col suo morso la possessione che lui ha avuto su di lei, devastandola non solo nell’orgoglio…ma anche in quell’inconfessabile amore perdurato dai tempi della stars e mai sfogato, e che lui ha deturpato.
Egli ha quindi decretato la sua sconfitta psicologica, marchiandola con quel segno….
Segno al quale lei affianca il secondo segno, quello della morte tangibile, incidendo quel marchio con quello del coltello da lui bruciato, ma ancora tagliente e simbolico.
Jill incide la morte sulla morte.
La morte tangibile del suo corpo sgozzato, nello stesso punto segnato dalla morte per quella “colpa” con cui lui l’ha marchiata.
Una scena di un pathos indescrivibile, in cui Jill gode di quel terribile male.
“Oppure... beh, probabilmente quando ti ho identificato ho voluto sapere come avresti reagito, gustare qualsiasi impercettibile incrinazione della tua maschera glaciale ed indifferente. Ecco perchè ho tergiversato. Ecco perchè sto pantendo più del previsto.
Spero tu ti stia godendo lo spettacolo.
E sempre dalle sue riflessioni che vediamo lo squarcio nell’animo di Wesker arrivare a opprimerlo e devastarlo.
Possiamo sentirlo morire dentro, urlare il nome di Jill, correre verso di lei…mentre assiste a quello strazio.
Geniale la scena di far avvenire tutto dal punto di vista di Jill, che dal suo canto non comprende, non vuole ascoltarlo, eppure lo vede…lo vede correre, disperarsi….
Ma lei non vuole essere salvata.
Eppure….non lo sa ancora, ma quel che sta vedendo con i suoi occhi è la disperazione negli occhi vermigli del principe nero. Una scena che ha dell’incredibile…dell’unico….
E’ questo il segno che capovolgerà l’universo di Jill?
Staremo a vedere….*_*
Wesker così combatte per la prima volta per proteggere qualcuno, per salvare la vita altrui. Qualcosa di cui è consapevole per metà, ma cui non da attenzione, in balia di sentimenti sconosciuti per lui, dei quali è consapevole e inconsapevole allo stesso tempo.
Si abbassa di livello, scende in campo e come “divinità” decide di affrontare egli stesso il Bicefalus, proteggendo e sperando di salvare colei che ineluttabilmente ha scavato nel suo cuore.
Ed è qui che possiamo dare un nome alla voragine apertasi nel suo cuore: una voragine chiamata Jill Valentine.
Accorrono i soldati.
Il manto bianco della neve tinto di rosso, e il principe nero che soccorre la sua vittima.
Vediamo svelato il perchè di questo splendido titolo: il bianco, il rosso e il nero.
Una morte non ancora scampata, un amore appena confessato nelle azioni…nei fatti.
Wesker va via, trascurando tutto.
Condannando a morte la creatura da lui stesso creata e che ha osato non sottomettersi al suo volere e quindi meritevole di morte. La creatura che ha osato ferire a morte la sua preziosa e odiata nemica….
Quel suo “ sopprimetelo” gela il sangue.
Hai saputo esprimere magnificamente la freddezza, l’odio, il risentimento, il disprezzo, l’ira di una divinità ferità….tutto in quella semplice parola.
Al contempo elimina così anche l’ultima traccia di Chris…
Wesker tiene Jill fra le sue braccia, fredda, immobile, priva di sensi….
Viva o morta, non ci è dato saperlo.
Egli non può accettare che ella muoia per mano di qualcuno che non sia lui.
Non può accettare la sua vita senza di lei.
Libera dunque i suoi poteri, trasformandosi di nuovo, davanti agli occhi dei suoi sottoposti, come l’uomo divino, e corre….corre nella speranza di salvarla. Corre mettendo per la prima volta al primo posto qualcosa che rinnegava e pensava di non possedere: il cuore.
I miei complimenti. I miei più sentiti complimenti.
Un capitolo veramente stupendo, che inquadra Wesker mai visto, eppure vero, così reale e palpabile da averlo di fronte ai propri occhi.
Un passaggio graduale e spettacolare del principe nero che viene sopraffatto dai sentimenti, realizzato con la maestria che solo chi ha piena coscienza di Wesker poteva realizzare!!!
Hai conseguito un lavoro stupendo, sul serio. Accompagnato poi dal tuo sempre splendido, curato, simbolico, stile di scrittura, che impreziosisce ogni momento, ogni singolo passaggio!
Continua così, come sempre!
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