Visto che brava che scrivo obbrobri pure il 31 dicembre? ù-ù
Scusa il ritardo qwq
Finalmente iniziamo a vedere un po' di più il nostro adoratissimo padre, l'esempio di genitore che tutti vorrebbero. L'equilibrio che si era creato, in cui due vivevano per conto loro e poi c'era l'eremita che poteva morire senza che nessuno se ne rendesse conto, è stato spezzato. Il rapporto tra lui e Riza è stato quindi obbligato a cambiare dopo la morte di Elizabeth che, se da una parte ha devastato la bambina, dall'altra ha privato la casa di qualcuno che si prendesse cura dei suoi componenti.
Ma Berthold, da padre saggio e affettuoso, ha preso molto bene la cosa.
Ignorando sua figlia, lasciandola morire e andare dietro a sua moglie, continuando a vivere come se niente fosse successo, per me già si merita di esser squartato da un falco bianco :D
Ammetto che in questo capitolo, per quanto possa essere detestato, da una parte può fare pietà. Non nel mio caso, io voglio solo vederlo morto uwu
Da una parte mi dico che dovrei compatirlo, che è solo un uomo perso, che un po' si sta impegnando per non far morire sua figlia sotto il suo tetto, ma poi mi arrabbio perché è inconcepibile che una bambina sia lasciata in mano a persone come lui che nemmeno hanno realizzato cosa significhi avere un figlio e trattarlo come tale. Berthold è uno dei pochi personaggi che non riesco a digerire, sorry.
La cosa più bella è che siamo solo all'inizio e che, come hai detto tu, il modo in cui si pone nei confronti della figlia è denotato da un grande imbarazzo.
Ma vediamo di partire dall'inizio e con la bambina estremamente fragile che quasi sembra strano rivederla nella donna che tutti siamo abituati a vedere. Ma ovviamente se “oggi” è così, è anche perché tante volte è stata costretta a cadere, esser lasciata a terra e rialzarsi da sola, crescendo con sé stessa e l'allievo venuto da lontano.
Abitudine che non ha perso è quella di rifugiarsi nel suo mondo quando le cose si fanno troppo grandi per lei nel mondo reale, costruendosi una realtà parallela certo molto più serena, una specie di ricovero autoimposto che però non fa altro che degradarle corpo e animo, a lungo andare. D'altronde lasciata a se stessa, in quella casa che risuonava ancora della voce di sua madre, ma che ne era di fatto priva, con l'arduo compito di fare a patti con il lutto, la sua reazione non è affatto inaspettata. Cresciuta con poesie, in mondi illusori, pieni di cose belle, che dipingevano tutto di colori pastello, non era abituata a affrontare un mondo decisamente meno colorato.
La signora Berth è la salvezza di Riza, in quel periodo, anche se magari a fare una capatina prima sarebbe stato meglio. Ma che non dia peso alle sottigliezze ce ne eravamo resi conto.
E a questo punto sentiamo la soave voce di Berthold, nella sua prima apparizione in questo capitolo. Quel che dice è di indubbia profondità: si lava le mani di aiutare sua figlia. Ma data la sua incapacità, fin qui lo posso capire. Non ha mai nemmeno interagito con Riza, figuriamoci se sarebbe in grado di accudirla nelle condizioni in cui è. Tenterebbe una trasmutazione umana, piuttosto.
In compenso, dal dialogo con il dottore e la signora, ha deciso di rendersi utile nei suoi limiti e provvedere all'istruzione di Riza, unica cosa buona uscita da quella testa.
La preparazione scolastica della bambina, di molto inferiore a quella dei bambini della sua età, dovrebbe già esser un segnale allarmante riguardo le condizioni in cui è cresciuta. La madre, per quanto buona e amorevole, certamente non era proprio la madre perfetta. Sì, aveva cercato alla meglio di fare da insegnante alla figlia, e non l'avrei biasimata se Riza fosse ancora piccola, ma a nove anni saper solo leggere è assurdo. Stava involontariamente precludendo la sua felicità, rendendo sempre più difficile l'interagire con il mondo al di fuori della casa e un ipotetico inserimento in un grado di istruzione un po' più alto. È semplicemente terribile.
Ma tornando indietro, Riza torna con i piedi per terra con le prime piogge di settembre, in grado a quanto pare di metter in chiaro i suoi pensieri e pulirli dalla polvere estiva, e subito si ha un primo confronto con Berthold, il quale riesce a rientrare nei parametri di “padre”.
Avrà tutto il tempo di degenerare, comunque, quindi non c'è da disperarsi. [si vede proprio che lo amo, vero?]
Riesce a portare avanti i rapporti con sua figlia, inoltre, arrivando a stringere un patto di reciproca sopportazione e sopravvivenza e infondendole un certo timore e forse odio per l'alchimia, da lei stessa definita sua sorellastra.
Non poteva trovare termine più azzeccato. Lui ama l'alchimia, la asseconda, la studia, se ne prende cura e cerca di aiutarla a splendere sempre di più, ci perde ogni sua giornata dietro, arrivando a trascurare persino sua figlia e il lutto per la perdita di sua moglie, tanto è assorbito, intrappolato, all'interno di tale materia.
Sia lui che sua moglie, come Riza ha genialmente realizzato, si erano persi. Si fossero persi tenendosi per mano sarebbe stato, in qualche misura, danno minore, ma niente, loro due hanno proprio deciso di tuffarsi e lasciarsi annegare nei loro interessi. L'una aspirando all'impossibile, l'altro aspirando a una soluzione per l'impossibile. Sognatori malati, traditi dalle loro stesse fantasie, di cui avevano fatto unica ragione di vivere e esistere, loro casa e dimora dei loro cuori.
Infine, finalmente, un personaggio che perso proprio non è, ma che, al limite, aiuta a recuperare i perduti e impedire a chiunque di perdersi.
Madga Elliot.
Nome che veste a perfezione il carattere. Mi ricorda tanta gente, sinceramente, sia proveniente dai libri sia dalla realtà :3
Signora adorabile, tra l'altro, che è riuscita a far recuperare quasi quattro anni di scuola a Riza, insegnandole anche a organizzarsi la giornata e maturare complessivamente, influenzando senz'altro quel che sarebbe diventata.
Questa signora mi piace, yay uwu
Stavolta non evaporo, ho un'altra recensione da fare c: (Recensione modificata il 31/12/2015 - 12:06 am)
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