Non me ne frega niente dell'orario o che prima dovrei commentarti il primo capitolo, ma questa storia mi ha colpito tantissimo quindi ti recensisco a caldo, vada a farsi fottere il mio nervosismo, perdonami solo perchè non sarà degna.
1) Sherlock Holmes e la verità. Donna, tu non ucciderai i personaggi nella storia ma in compenso cerchi di fare fuori quelli a casa. Perchè hai creato un binomio di quelli da baciamano. La verità per Sherlock Holmes ha tanti significati. Vuol dire vittoria, vuol dire soddisfazione, ma allo stesso tempo vuol dire noia e in questo caso dolore. Quante volte si è sentito e risentito dire che "la verità fa male" che, non me ne voglia il Cielo, è vero ma... che palle ripetere sempre la stessa cosa, bhe, tu l'hai fatto, ma con un tatto che... me l'hai susssurrata all'orecchio, me l'hai fatto capire con gli occhi, come se fosse uno dei tanti pensieri perso tra quella matassa di ricchi che è la testa di Sherlock.
Tutto in una sola frase "Vedeva nei riflessi dorati di quella chioma bionda tutto quel che non era, e con ciò, tutto quel che stava perdendo." E, sì, Sherlock, la verità è anche bastarda. Puoi nasconderla, puoi ignorarla, puoi camuffarla, ma quella è. Tra quei capelli biondi le parole che leggerai saranno sempre le stesse. Io, se devo esprimermi, subito ho pensato a quelli di Mary, ma riflettendo sono anche quelli di John. La tua interpretazione?
2) Ho amato tantissimo il tuo John, esattamente mi hai conquistata con "vuoi che ti trovi un altro coinquilino?". Mi pareva di vedere il sorriso amaro di Sherlock stendersi leggermente sulle sue labbra. E vedevo anche gli occhi di John, limpidi in una maniera che neanche la natura può eguagliare, e ci leggevo dentro preoccupazione e rimorso. O forse rimpianto. Sicuramente avrebbe voluto gridare "mi dispiace" e chissà che in uno dei suoi sogni non lo faccia.
3) Il tuo Sherlock... il tuo Sherlock non era il tuo. Era indipendente, libero, si faceva largo tra le parole. L'hai fatto vivere.
E io ancora non mi capacito come tu abbia fatto a radunare in due righe così tanto: "Ma certo John. Congratulazioni John. Adesso, se permetti, mi preparo per andare all'obitorio. "
Ottima idea far conservare appositamenti due cadaveri per festeggiare l' occasione.
Non hai detto niente, non hai descritto nessuna emozione, perchè Sherlock non le ha provate, sono inutili, non servono però ci sono, tutte. E sono così tante e girano a una velocità così assurda che non riesco neanche a staccarle per capire quali siano, ma sono perfette, tutte in quella lunga linea nera.
Questo si chiama usare il layout.
4) La terza parte sembrava quasi una poesia allo stato primordiale, con tutte quelle figure metaforiche, soprattuto la sinestesia di "odore marrone", che ti assicuro io trovo assolutamente sagomato per John.
5) Questa nota è inutile, ma la recensione è mia e a me piacciono le note inutili.
Manca John Watson. Dimmi, quante parole sono? Tre? Bene, tre parole fanno l'angst di un intera fic, perchè la parola manca è una di quelle che io più adoro nella lingua italiana. Perchè se manca qualcosa vuol dire che prima c'era, che ha lasciato un impronta, una traccia, che ha lasciato il segno, se no non avresti mai notato la mancanza. Non soffri la mancanza di cose che non hai posseduto, quindi devi aver posseduto, e se ti manca e non invece hai perso vuol dire che qualcosa lo conservi dentro di te. *se non hai capito ignorami, non so esprimermi*
6) Ci credi se alle parole di Baricco sono rabbrividita? E concordo di te su tutto ciò che lo riguarda. Ma, vogliamo parlare del colore delle parole? Quasi fosse stata l'essenza ancora nell'aria di John, l'essenza di John in Sherlock ha scriverla nella sua mente. E no, non mi soffermo sul significato di essa, non posso, rovinerei tutto.
Basta, basta, mi zittisco, ti rinnovo solo i miei complimenti e rifatti gli occhi anche per me a Venezia. |