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Autore: Clahp    29/03/2012    3 recensioni
Ma Shikamaru era davvero con il capo reclinato all'indietro, aveva davvero gli occhi chiusi, e stava davvero sorridendo.
«Be', oggi è Venerdì, no?»
Sì, oggi era Venerdì, e oggi si poteva.
[Black Week, giorno 2, capitolo 1]
[Black Week, giorno 6, capitolo 2]
[ShikaTema POWER]
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Temari, Un po' tutti | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto Shippuuden
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Una luce

 

 

 


 

 

Disclaimer.

0.E’ il secondo giorno della Black Week! Chiedo venia per non aver postato ieri, ma proprio non potevo.

1. Non ho minimamente tempo per stare appresso a una fanfic, non ho idea di come fare a postarla, non ho idea di quale sarà la trama.

2. E’ estremamente corta e fatta maluccio (per capire seriamente qual è il mio problema, ritorna al punto 1); l’ho riletta appena una volta.

3.Odio la socia (e il fatto che io sia amministratrice di un forum, ehm).

4.L’ho ideata ieri sera per puro caso e ci penso su fra un autobus e l’altro, andando e venendo dalla mia maledetta facoltà.

5.Perciò, se dopo questi quattro mirabolanti (e incoraggianti) punti siete ancora qui, grazie di cuore.

Mi astengo da qualsiasi responsabilità su questa fanfic. Posterò (o almeno è quella l’intenzione) un capitolo al giorno, ma, dato l’enorme mole di roba che devo studiare, con più probabilità uno ogni due.

 

Buon Black Week  a tutti. <3

 

***

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Una luce.

Una timida luce.

Una fottutissima luce gli stava perforando gli occhi…

Il ragazzo sbraitò, tentò di girarsi, ma inutilmente; qualcuno non aveva abbassato del tutto quella maledetta serranda (che naturalmente era davanti al suo letto) e aveva lasciato il solito sottilissimo spiraglio che lui tanto odiava vedere di prima mattina e che l’aveva dannatamente svegliato… Imprecò e si girò ancora; ma era inutile… dannazione, gli scoppiava la testa… oh, ma gliene avrebbe suonate a sua sorella, ah! Sicuramente l’aveva fatto apposta, sì, si divertiva sempre con quegli scherzi idioti… Gaara non era stato, no, lui era piuttosto scrupoloso e d’altra parte –

Guuaaaun.

Ecco, ora aveva anche fame. Era strano, per essere mattina così presto, che avesse tanta fame; ed era strano che avesse anche tanto mal di testa… se il buon giorno si vede dal mattino, beh, quella doveva essere una giornata terribile… ma a proposito, che giorno era?

Gaara si mosse, accanto a lui; batté una mano sul basso comodino, mugugnando una qualche strana forma di saluto. Ma lui ancora ragionava; gli scoppiava il cervello… Oh, sì, la guerra, sì. La guerra era finita, precisamente… sì, i suoi lividi e i tagli e i denti saltati e le ossa rotte poi riparate gli ricordavano decisamente qualcosa… e poi, dopo aver passato due buone settimane in ospedale, i Kage e gli accompagnatori erano stati invitati a Konoha per celebrare l’inizio della pace (o qualcosa del genere, eh)… ah, quindi erano a Konoha ora! Ecco perché non c’era quel caldo appiccicaticcio cui era tanto abituato…

«Kankuro.»

Quasi non sentì il fratello; era troppo impegnato a tenergli il broncio per non aver chiuso del tutto la serranda, ma che diamine, che cosa gli sarebbe costato accostarla quel tanto in più che gli consentisse di non svegliarsi con il cervello trapanato…

«Kankuro, ma hai idea di che ore siano?»

Naturalmente non ce l’aveva, ed era ben deciso a non dirglielo; si girò dalla parte opposta al letto del fratello (che naturalmente, essendo l’Onorevole Kazekage, dormiva su un suntuoso matrimoniale, altro che il suo povero tatami) per avere dalla sua parte la carta vincente, colei che come ogni volta avrebbe decretato il vincitore o il vinto nelle solite litigate fra fratelli; ma vide il terzo letto della camera vuoto. Kankuro sbuffò; dannazione, con lei dalla sua parte avrebbe costretto Gaara a fare penitenza per ciò –

«O meglio ancora, hai qualche ricordo di ieri sera? Perché io ce ne ho parecchi.»

Deglutì. Ieri sera…? Il giorno prima, beh, naturalmente era… era… beh, era un giorno della settimana, e loro erano andati a mangiare qualcosa fuori, sì, con mezza Konoha probabilmente, perché ricordava parecchia gente… Era però strano che Gaara fosse tanto loquace e gli facesse tante domande, e tutte di seguito; perciò mise da parte il broncio e rispose:

«Bo, abbiamo mangiato qualcosa?»

«Kankuro, ieri era Venerdì. Quel venerdì famoso della pace.»

Oh, merda. Il Venerdì… quel venerdì… ora capiva, capiva tutto; capiva il mal di testa, il sonno, il fatto che non ricordasse nulla (anche se pian piano, stuzzicati da quell’infimo particolare, i ricordi stavano facendo capolino nella sua mente confusa)… era naturale che Gaara fosse così puntiglioso; lui non aveva bevuto così tanto…

«Ok, quindi?» domandò Kankuro, (fintamente) noncurante.

«Quindi sono le cinque di pomeriggio, sto morendo di fame, ho un’emicrania terrificante» fu interrotto da un lungo sbadiglio, cui il fratello maggiore si accodò «…e dobbiamo partire per Suna entro stasera…»

Be’, era una brutta situazione, per carità, ma ne avevano passate di peggio, specialmente dopo quella lunga guerra, perciò egli non vedeva il problema; sbadigliò di nuovo e si stiracchiò, mentre piacevoli ricordi della serata passata affluivano nella sua mente.

«E allora, fratellino? Ti» ma qui si bloccò per l’ennesimo sbadiglio «…ti fai troppi problemi… ora mangiamo, ringraziamo chiunque per la bella serata e ce ne andiamo… non vedo il motivo di essere –»

«Il problema, Kankuro» sbottò il minore, scattando a sedere sul suo suntuoso letto, dopo aver retto fin troppo «è che c’è un letto dannatamente vuoto in questa stanza!»

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Last

Friday

Night

 

Last Friday night
Yeah I think we broke the law
Always say we're gonna stop
Oh-whoa-oh…

[Katy Perry, Last Friday night]

 

Alzata la (maledetta) serranda, rifatti i letti, sbarbatisi, lavatisi, e dopo aver dato fondo a tutte le risorse della cucina di quella lussuosa pensione che Tsunade aveva procurato loro, appurarono la tremenda verità: Temari nel suo letto non c’era.

Ma c’era un enorme, annoso, angosciante e ben più grave problema: non c’era perché si era stancata di vedere i fratelli dormire a quell’ora, o non c’era perché non c’era mai stata, quella notte, in quel letto? «Be’, naturalmente…» mormorò Gaara, non appena entrambi (ma soprattutto Kankuro) avevano riacquisito l’aspetto proprio di un ambasciatore e di un Kage « potrebbe anche darsi che sia uscita a farsi una passeggiata all’ora di pranzo, insomma…»

Ma Kankuro dubitava fortemente: il suo letto era intatto e giaceva come la ragazza l’aveva lasciato la sera prima, poco prima di andare a quella dannata festa.

Quella sera prima, in effetti, era stato il Venerdì tanto atteso da tutti, grandi e vecchi, Kage e Genin, di Konoha o di Suna o di Iwa; avevano deciso che avrebbero festeggiato in grande la fine della guerra e il ritorno a casa di tutti gli shinobi che avevano partecipato a quel lungo e sanguinolento conflitto. Dopo circa due settimane di cure per tutti, erano stati invitati a rifocillarsi e a riposarsi a Konoha (il villaggio più vicino), cosa che chiunque aveva appoggiato con grande entusiasmo; ma quei giorni erano finiti con l’enorme banchetto della sera precedente, e tutti erano pronti a ritornare a casa entro il giorno successivo; gli altri di Suna erano probabilmente già in viaggio…

Perciò, con questi sentimenti di malinconia e di addio, da varie settimane a quella parte erano iniziati i preparativi per la festa; la Foglia era un tripudio di fiori, di manifesti, di facce allegre, di barili e barili di sakè e di liquori; erano tutti ansiosi di sfogare la propria vitalità repressa con tanta abnegazione e per tanto tempo; ed era per questo motivo che entrambi i fratelli Sabaku No si erano svegliati così tardi, così storditi, e così tranquilli. I festeggiamenti erano incominciati circa alle sei del pomeriggio, per poi proseguire fino a mattina inoltrata, e senza che nessuno obiettasse nulla; avevano iniziato con uno splendido ed enorme banchetto, un’unica tavolata fatta ai piedi della montagna su cui erano scolpiti le facce degli Hokage, e avevano proseguito nelle viuzze del Villaggio con fiere, animazioni e musica. Kankuro stesso ricordava assai poco… solo una splendida biondina in kimono con cui aveva trascorso la maggior parte della serata… e tanto sakè, risate, musica; persino uno spensierato Gaara che rideva…

Ma di sua sorella aveva il più totale vuoto. Sapeva che a cena era seduta accanto a lui, ma ignorava totalmente dove avesse trascorso la serata (o, per meglio dire, notte) dopo il banchetto; poteva essere ovunque. Dovevano partire per Suna, e alla svelta, ma non potevano andare via senza di lei: non avevano mai viaggiato soli, e ognuno dei tre voleva tornare alla loro casa dopo tanto tempo con la presenza degli altri due; mancavano da così tanto tempo…

Fra i due fratelli, nel frattempo, era calato un lungo e pensieroso silenzio, interrotto da qualche sbadiglio; erano oramai le sei di sera.

«In ogni caso, direi di aspettare qui» mormorò Kankuro, mentre si stiracchiava «è grande e grossa, sa badare a se stessa… e comunque sapeva che dovevamo tornare a Suna… perciò tornerà…»

Gaara annuì; era naturalmente la cosa più saggia da fare.

I due attesero.

Ma di Temari nemmeno l’ombra.

«Ma lei ha parecchie amiche qui a Konoha, no?» tentò il Kazekage dopo un’ora. L’altro deglutì.

«Sì, ma non possiamo andarla a cercare, non è una ragazzina!»

«Kankuro, dobbiamo tornare a Suna entro dopodomani, io sono il Kazekage!» sibilò l’altro.

Era vero anche questo, si disse Kankuro, mordicchiando un labbro.

«Sarà uscita all’ora di pranzo.»

«Certo.»

«Avrà incontrato qualcuno e non si sarà resa conto dell’ora.»

«Probabile.»

«D’altra parte domani partiamo, dovrà dire addio ai suoi amici e… magari, a qualcuno che ha partecipato alla battaglia.»

Si fermarono entrambi, ed entrambi si scambiarono una speculare occhiata; evidentemente collegarono i puntini allo stesso tempo, poiché ad entrambi venne in mente, fra tutti, un nome.

«Ma… fa caldo qui dentro, no? Che ne dici di…» mormorò Kankuro, grattandosi la testa e sbuffando(perché quella era una situazione del tutto paradossale e completamente, completamente folle); ma neanche finì che Gaara, piuttosto entusiasta, esclamò:

«Certo! Usciamo un po’ per… dire addio a Konoha… e se poi la incontriamo, be’…»

Sicuramente Temari era uscita per pranzo, sicuramente ora stava amabilmente chiacchierando con qualcuno, sicuramente quella notte non aveva bevuto neanche un goccio di sakè; ma d’altra parte, era sempre meglio accertarsene…

Ed entrambi uscirono.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*****

Ogni riferimento a fatti, luoghi, personaggi (o Venerdì 8D) presenti in questa fan fiction è puramente non voluto.

E sì, noi del forum The Black Parade siamo totalmente pazze e masochiste.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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