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Autore: Heaven_Tonight    03/04/2012    19 recensioni
“Ikkunaprinsessa”. La Principessa alla Finestra.
C’era lei, Lou, in quel ritratto. C’era lei in ogni suo respiro, in ogni cellula o pensiero.
La sua anima, il suo cuore, le sue speranze mai esposte, il suo amore e la sua fiducia in esso in ogni piccola e accurata pennellata di colore vivido.
C’era lei come il suo caro Sig. Korhonen la vedeva.
Al di là della maschera inutile che si era costruita negli anni.
I capelli rossi e lunghi che diventavano un tutt’uno con il cielo stellato.
L’espressione del suo viso, mentre guardava la neve cadere attraverso la finestra, sognante, sorridente.
Lei fiduciosa e serena. Col vestito blu di Nur e la collana con il ciondolo che un tempo era stata di Maili.
Lui aveva mantenuto la sua promessa: le aveva fatto un ritratto, attingendo a ricordi lontani.
L’aveva ritratta anche senza di lei presente in carne e ossa. Meglio di quanto potesse immaginare.
Cogliendo la sua vera essenza.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Ville Valo
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo sei

"In a place that's warm and dark"


«Graaaaaaaaaceeeeeeeeeeeeeeeee!»

La voce di Simone sovrastò per un secondo anche il frastuono del terminal dell’aeroporto. Lou si fece largo tra la folla per correre incontro al suo amico.

Simone non appena fu abbastanza vicino mollò la borsa che aveva a tracolla e aprì le braccia per accoglierla.

Lou si lanciò addosso all’amico avvinghiandosi e coprendogli il viso di baci.

Ad un occhio esterno sarebbero potuti passare per una coppia di fidanzatini. Invece erano molto di più.

«Will, Will, Will…» - ripeteva Lou con una gran voglia di piangere.

«Ehi, mi stai soffocando!» – disse Simone cercando di respirare nonostante la stretta delle braccia di Lou che gli cingevano il collo. La prese per le braccia allontanandola da lui e posandola a terra.

Si squadrarono in mezzo alla marea di gente intorno a loro, immobili rispetto a tutti.

«Non starai per piangere, vero? – la prese in giro lui, con la sua voce dolce e musicale - fatti guardare. Non hai un bell’aspetto Grace. Sei troppo pallida e…- indicò le sopracciglia – cosa vuoi fare? Somigliare alla Kalo anche come look? Le tue sopracciglia hanno bisogno di una sfoltita...»

Lou sorrise. Il suo adorato amico che non la mandava a dire.

«Mi sei mancato, Will…» - disse Lou stringendosi a lui.

«Anche tu… - la fissò negli occhi dopo averla stretta ancora a sé, ma non disse nulla. Non gli era sfuggito il fatto che gli si era aggrappata come fa una che sta per affogare ad un salvagente - Vieni usciamo da qui, prima che la gente speri in una copulazione pubblica…»

«Porca vacca se fa freddo qui! Come fai a resistere e non aver voglia di scappare via?»- disse non appena uscirono all’esterno e si avviarono alla fermata del taxi, stando attenti a non cadere sul ghiaccio. La neve era quasi sciolta ma si era formato uno spesso strato di ghiaccio che rendeva la stabilità del suo amico alquanto improbabile.

Lou si strinse al braccio di Simone ridendo.

«Amo la neve lo sai, è un bel posto… se ci si abitua.»

«Grace, tu non sei normale. Questo lo sappiamo. Cazzo che freddo!»

«Non urlare! – scoppiò a ridere Lou, notando che Simone era l’unico essere vivente che parlava ad alta voce. Faceva più rumore lui che tutti gli altri presenti alla fermata messi insieme. – ci stanno guardando tutti!»

«Ci guardano perché io sono stupendo, tesoro…» – rispose lui.

E in effetti, Simone era più bello che mai.

I suoi capelli biondi erano più lunghi rispetto ad un anno e mezzo prima; si era fatto crescere la barbetta che ovviamente lui portava curata.

Era sempre magro e alto, ma più muscoloso rispetto ai tempi dell’Accademia.

«È vero: sei un gran figo… hai fatto palestra, per caso?»

«Piscina mia cara… lunghe vasche; ore ed ore con il pisello a mollo…»

«Uhm… fammi indovinare: c’è un istruttore bono!»

«Ovviamente! Per quale altro motivo mi sottoporrei a torture fisiche se non per rimorchiare?»

«Non cambi mai…» - disse Lou scuotendo la testa.

Salirono sul taxi e lei diede l’indirizzo al conducente, dopo che questi aveva messo nel bagagliaio le valigie di Simone.

«Com’è andato il viaggio?» – chiese Lou, prendendo la mano di lui, intrecciando le dita alle sue.

«Un vero inferno! Sono capitato nel sedile centrale tra un grassone che sudava e un moccioso che per tutto il viaggio non ha fatto altro che mangiare schifezze, spargendole ovunque! Lo avrei strozzato con le mie mani!»

Lou si beava della visione dello splendido viso del suo migliore amico: le veniva da piangere al sentir parlare la sua lingua e si rese conto di quanto le mancasse tutto.

Non smetteva di guardarlo adorante, seguendo ogni parola che diceva, d’ogni suo tono o inflessione.

Simone le passò un braccio intorno alle spalle mentre lei gli indicava passando questo o quel palazzo. Gli fece vedere il posto in cui lei lavorava e lui chiese di portarlo al più presto a visitare la galleria.

Era arrivata per un pelo, appena poco prima che Simone uscisse nell’atrio degli arrivals.

Si era svegliata tardi e non aveva sentito la sveglia suonare…

Da quando Ville era stato a casa sua cinque giorni prima, non aveva più dormito bene... non che prima lo facesse, ma non era più riuscita a concentrarsi neanche al lavoro; pensava e ripensava alle sue parole.

Quando si era calmata e aveva ripreso il controllo di sé, tra le braccia di Ville che non aveva smesso di tenerla stretta a sé, lì davanti alla porta finestra, aveva alzato il viso per guardarlo negli occhi.

Lui le aveva sorriso nel modo più dolce che avesse mai visto sul viso di un uomo.

Le aveva preso le mani, baciandole i polsi, non smettendo di guardarla fisso negli occhi.

Si era sentita morire. Le labbra morbide e sensuali di lui le avevano lasciato una scia di baci lievi su tutto il polso e l’interno del braccio.

Le aveva baciato i palmi delle mani, per poi posarle sul suo viso, chiudendo gli occhi.

Lou gli aveva sfiorato quel viso spigoloso e magro, toccandogli le palpebre, la linea del naso e la curva delle labbra.

Poi aveva fatto lo stesso gesto: aveva preso le sue mani e gli aveva baciato la punta delle dita, il palmo e se le era avvicinate al viso, che lui aveva preso delicatamente come per osservare un fiore.

Sembrava non avere nessuna fretta, era lento nei movimenti, attento, quasi avesse paura che lei svanisse da un momento all’altro.

Lou era senza fiato.

Nessuno era mai stato così dolce con lei…

Non sapeva cosa lui si aspettasse… le aveva detto ciò che provava e lei stentava a credere che uno come lui potesse essere attratto da una ragazza come lei.

Non aveva niente di speciale, era timida e insicura. E con un pessimo carattere.

Quasi avesse sentito i suoi pensieri, le disse sussurrando:

«Non ho nessuna fretta Lou… Potrei stare ore a guardarti e a toccarti in questo modo…»

Lei si era stretta di nuovo a lui.

Se solo fosse stata capace di fargli capire in che modo lui la sconvolgeva... non era solo perché era così bello... no.

Lui aveva un modo di parlarle e di stanarla che la mandava su tutte le furie; sembrava leggerle nella mente e sapere esattamente cosa le passasse per la testa.

Non si curava della sua freddezza e ignorava con ironia i suoi metodi, che avevano davvero uno scarso risultato, per prendere le distanze da lui.

La prendeva in giro con dolcezza, come se sapesse benissimo che sotto tutto quel ghiaccio c'era un fuoco che chiedeva solo di essere riportato in vita.

Nonostante tutto lei non aveva paura di lui, si fidava stranamente di quello che le diceva: i suoi occhi erano sinceri. Se è vero che gli occhi sono lo specchio dell' anima, quella di Ville oltre che bellissima doveva essere limpida come i suoi occhi.

Solo chi ha conosciuto l'inferno ed era tornato indietro poteva avere quella serenità e fermezza... solo chi sapeva cosa c'era in gioco e capiva il valore vero delle cose, non si curava più del superfluo.

Lei aveva l'impressione che lui fosse uno che viveva la sua interiorità con tutto se stesso, uno alla continua ricerca... di qualcosa di meglio.

O forse era quella l'idea che voleva avere di lui... ora stava a lei scoprirlo.

Lui non si era nascosto e le aveva detto quello che pensava, senza ulteriori giochi.

Era spaventata a morte... si strinse a lui, volendo quasi fondersi con quel corpo magro eppure forte.

Le dava stranamente conforto... era familiare...

A cosa serviva fare la difficile ora? Lui l'aveva messa a nudo anche ai suoi occhi...

Non aveva alcun senso ora metterlo alla porta del suo cuore: in qualche modo aveva aggirato i sistemi di sicurezza con poche mosse e parole ben ponderate.

Sperava solo di non sbagliarsi: non dopo tutta la fatica impiegata a ritrovare un minimo di equilibrio e stima in se stessa.

Sciogliendosi dal suo abbraccio lo aveva guidato fino in camera da letto.

Non aveva lasciato la sua mano mentre si sedeva sul letto e lui le si era seduto accanto.

«Ville… non sono in grado di parlare ora, perdonami. So che ti aspetti che dica qualcosa, ma ho paura che possa esplodere in modo incontrollato tutto quello che c’è dentro. Mi darai tempo anche per questo?»

«Ti darò tutto il tempo che vuoi, non ho fretta… te l’ho detto.»

Lei gli aveva accarezzato i capelli: aveva desiderato farlo da quando lo aveva visto la prima volta.

«Se continui a lisciarmi così, sarà difficile rimanere di parola però…» - le aveva detto lui con voce roca e un sorriso malizioso.

«Scusa…» - aveva detto lei, ritirando la mano che lui aveva subito bloccato per rimetterla dov’era prima.

«Ma poiché mi piace soffrire e struggermi, puoi continuare a mettere a dura prova i miei sensi, 'Prinsessa'»

«Non voglio farti star male…» - aveva ribattuto lei seria.

Lui ridacchiò con un sorriso da satiro.

«Se lo chiami soffrire. Non smettere… mi piace sentire le tue mani sul viso…»

Come mandarla a fuoco con due parole.

Non era di carta neanche lei e non era consigliabile stare lì a fargli i grattini, con lui che le faceva le fusa con quella voce da brivido.

Era la cosa più eccitante che le fosse mai successa.

Persino più bella del sesso… beh, quasi. Non che avesse grande esperienza nel campo.

Oltre ad Andrea era stata solo con un altro ragazzo e l’evento era stato alquanto disastroso.

Stava morendo tra i brividi che le davano la sua voce e le dita lunghe di lui che le accarezzavano il braccio libero.

«Hai freddo? – le chiese aprendo gli occhi - Stai tremando…»

«Non ho freddo, non è per quello che tremo…»

«Hai paura di me?» – ripeté di nuovo lui.

«No, non ho paura di te, Ville… - disse lei con una risatina nervosa – vuoi sapere perché tremo?»

Lui le baciò la mano che si era spostata ancora sulle labbra.

«Dimmelo…»

“Mi piace stare qui con te, così… mi piace come mi baci senza aver provato a baciarmi sul serio, mi piace che sembri non aver nessuna intenzione di farlo, mi piace tutto quello che sto provando in questo momento…»

Per la serie, ’ero una che non voleva scoprirsi e aveva poco da dire'…” – pensò tra sé.

Stavolta era lui che era rimasto senza parole…

«Non è propriamente così in realtà… – rispose lui dopo un po’, guardandola come se volesse saltarle addosso da un momento all’altro – a dirla tutta, sto morendo dalla voglia di baciarti le labbra dalla notte in cui abbiamo trovato la gattina…»

«Oh…»

Santo cielo… sarebbe morta per mancanza di respiro da effetto Valo.”

«Già.»

«»

«Ma, come ti ho già detto poco fa, mi piace struggermi… qualcuno ha affermato che l' attesa del piacere è meglio del piacere stesso… ma non credo d’avere tutta questa forza di volontà, sai? Soprattutto se rimango qui con te, su un letto che ho già avuto modo di provare e so che è molto comodo e accogliente, in una stanza buia illuminata solo dal chiarore della luna…» – le disse guardandole le labbra.

«Vuoi andare via?» – chiese in un soffio Lou.

«Tu vuoi che me ne vada?»

Gli fece cenno di no con la testa.

«Rimani… ma non voglio fare… non posso…» – provò a dire imbarazzata.

«Lo so, stai tranquilla…»

Gli sorrise toccandogli il viso ancora una volta, massaggiandogli la nuca.

Bravo il mio micione…”

«Mi aspetti qui mentre mi lavo il viso? Devo togliere le lenti a contatto…» – disse lei vagamente a disagio: stavano iniziando a lacrimarle gli occhi dopo una giornata che le indossava.

«Sono qui, Lou… vai pure e io nel frattempo mi metto comodo...»

«Ok…» – deglutì a vuoto Lou, lasciandogli le mani che lui tratteneva.

Si mette comodo?! Che vorrà dire? Mi sento male…” – pensò mentre spariva in bagno.

Guardandosi allo specchio vide che aveva gli occhi che mandavano lampi, il viso accaldato, le labbra gonfie…

Tolse le lenti a contatto, lavò veloce il viso dal trucco e vi passò del latte detergente prima di tornare in camera.

L’idea di comodo per Ville era… togliersi le scarpe.

Era seduto a gambe incrociate sul suo letto che coccolava la gatta.

Lou si fermò a guardare la scena dalla porta: Valo illuminato solo dalla luce della luna quasi piena, al centro del suo letto che accarezzava la loro gattina nera… sembrava irreale.

«Bellissimo… - le disse lei d’un fiato – Siete bellissimi entrambi.»

«Vieni qui… - rispose lui, tendendole la mano – sei già stata via troppo tempo.»

Lou si aggrappò alle sue dita, strisciando sul letto per mettersi accanto a lui.

La gatta aprì un occhio verde per tenerla sotto il tiro delle sue unghie nel caso si fosse avvicinata troppo a Ville.

«Credo proprio di non piacerle, sai? – disse Lou sorridendo, osservando la mano bianca di lui contro il pelo nero e lucido della felina – mi tiene d’occhio come una tigre possessiva!»

«È gelosa di me, te l’ho detto…»- disse compiaciuto Ville.

«Uhm… sei sicuro che non sia tua figlia?»

Ville rise piano con la sua risata adorabile.

«Come sarebbe a dire mia figlia?»

«Avete lo stesso colore d’occhi…» – disse Lou, guardandolo.

«Davvero? Beh, che io sappia sono stato attento con tutte, umane e non…» – scherzò lui.

Lou strofinò il viso sulla spalla magra di Ville, mentre guardava sorridendo la gatta che le soffiava contro.

«Credo di dovervi lasciare sole per qualche giorno, di modo che facciate amicizia… - disse ridendo Ville, osservando la micia furente – sempre che quando torno non ti abbia sbranata.»

«Tornare da dove? Vai via?» – chiese Lou, improvvisamente in allarme.

Che diamine… sei già dipendente da lui?”

«Solo per pochi giorni, Lou… - disse lui girando il viso nella sua direzione. Gli occhi vicini e anche le labbra… erano ad un soffio – devo assentarmi e non posso delegare nessuno al mio posto.»

«Va bene… torna presto o la tua tigre mi farà fuori.»

«Amerà anche te, vedrai… deve solo abituarsi alla tua acidità.» – disse Ville prendendola in giro.

«Io non sono acida. Sono diversamente dolce…» – ribatté offesa Lou.

«o so…» – disse lui, fissandola.

Bacialo.” – si diceva Lou, con un’improvvisa ansia.

“Bacialo ora.”

Senza fiato. Sarebbe potuta rimanere parte della vita a guardarlo negli occhi.

E ti salvi Lucia, perché non lo vedi bene grazie alla stanza buia…”.

Ville aspettava che lei facesse qualcosa.

Lui non avrebbe forzato oltre la mano, quella notte; non seppe dire come facesse a saperlo, ma sentiva che lui le lasciava le scelte future. Ciò la spaventava a morte e la faceva sentire, per la prima volta nella sua vita, importante e preziosa…

Con il cuore in gola, posò le labbra sulla spalla sperando che attraverso la stoffa della maglietta che lui aveva addosso, potesse sentirla.

Ville le strofinò il viso sui capelli, come un gatto.

Ah, che bel micione…” – pensò con dolcezza Lou.

«Lou…» – borbottò roco lui.

«Uhm?»

«Se non la pianti, ti scateno contro la tigre…»

Lou ridacchiò.

«Allora se deve incazzarsi, le do un buon motivo per farlo…» – disse lei, spostandosi fino a trovarsi di fronte a lui.

Lui attendeva curioso.

Aveva ragione Nur. Lui aveva ragione.

Per troppo tempo, era stata spaventata solo da se stessa.

Era pronta ad amare di nuovo?

Aveva pensato che Andrea le avesse tolto anche quello: la capacità di amare qualcun altro dopo di lui; le aveva tolto la voglia di darsi a qualcuno, di lasciarsi amare…

Chiuse gli occhi tremante, e avvicinandosi lentamente, gli prese il viso tra le mani, gli baciò la punta del naso a portata di labbra, le palpebre, custodie della giada che lei amava, una… e poi l’altra… lui stava trattenendo il respiro?

Sì... Bene.

Non era l’unica ad avere problemi respiratori, allora…

Lou non sapeva dire chi tremava di più su quel letto; lei che stava lanciandosi in folle verso l’ignoto, con un uomo che non conosceva, un uomo famoso, con la fama di oscuro e misterioso front man; lui che sembrava del tutto a suo agio eppure tratteneva il respiro come un ragazzo che sta per baciare per la prima volta, o… la gatta furiosa che sembrava volesse cavarle gli occhi, soffiandole contro ogni secondo di più.

L’aveva distratta…

Ville ridacchiò e lei lo seguì poco dopo, nel sentire il baccano che faceva la tigrotta nera.

«Ecco… – disse Ville con un sussurro – per la rabbia, ha piantato le unghie sulla mia mano!»

Naso contro naso, occhi negli occhi… respiri che si fondono.

Un leggero movimento in avanti del mento di Lou e le labbra che si toccano, troncando le ultime sillabe sulla sua bocca...


******


«Lou?»

La voce di Simone la riscosse dai sogni ad occhi aperti.

«Stai bene? Sei rossa in viso… - disse lui sospettoso ad occhi stretti – Tu, vacca, mi nascondi qualcosa e parlerai non appena arriviamo a casa.»

Lou avvampò ancora di più.

Accidenti! Ora l’avrebbe torchiata fino a che non avesse parlato, compresi i dettagli.

«Taci… non ti nascondo nulla.»

«Certo come no… e io non ti conosco per nulla e sono etero. Parlerai.»

«Siamo arrivati, comunque – disse lei sbellicandosi, indicando la casa a sinistra – porta quel deretano depilato e palestrato dentro, avanti!»

Mentre i bagagli venivano scaricati e Simone pagava la corsa, lei buttò un occhio alla torre mentre il cuore le rispondeva con un battito scomposto.

«Accidenti Grace: è carino qui… troppo bianco e freddo per i miei gusti, ma davvero bello!»

«Ah, bene, sono contenta che sia di suo gusto… vuole accomodarsi nella mia umile dimora?» – disse Lou facendosi da parte, inchinandosi leggermente mentre Simone, preso il bagaglio le passava avanti naso in aria, testa alta e atteggiandosi a diva.

Con una risata Lou chiuse la porta dietro di sé, pronta a lanciarsi nei dieci giorni più stancanti e divertenti degli ultimi mesi.


******


«Perché mi fissa il tuo animale?» – chiese Simone il giorno dopo, entrando in camera con una tazza di latte e caffè in una mano e dei biscotti in bilico su un piatto nell’altra.

«Umpfh… Will… non urlare… - Lou si portò la mano alla testa. La sera prima ci avevano dato dentro a bere e dare fondo alla bottiglia di vino rosso che Nur teneva a portata di mano nel caso una sua cena svolgeva ad incontro hot… quella che aveva preso per la serata con Ville non era stata toccata… - guarda così anche me, tranquillo.»

Sedendosi sul letto le diede la tazza di latte, mentre addentava un biscotto.

«Ti sei rammollita Grace: non reggi più l’alcool… hai detto di averla trovata da poco e non ancora le dai un nome, giusto? Bene bene… questa roba fa al caso mio allora… vediamo…»

Lou posò la tazza sul comodino mettendosi seduta contro la spalliera.

«Sì, abbiamo deciso di aspettare di trovarle un nome adatto alla sua personalità…» - disse Lou con una scrollata di spalle.

“Abbiamo? Tu e chi?» – chiese Simone stendendosi accanto a lei, guardandola curioso.

La sera prima aveva provato a farla ubriacare per estorcerle informazioni piccanti, ma lei non aveva ceduto.

«Ehm… - cincischiò in difficoltà, prendendo tempo – io e me stessa, plurale maiestatis…»

«Grace. Tu e chi avete deciso di aspettare? – insistette Simone afferrandole un piede attraverso il piumone e torcendolo – Se non parli ti faccio il solletico.»

Era l’unica cosa che non sopportava e che la faceva sempre capitolare: il solletico sotto i piedi. E Simone era ricorso spesso a quella tortura quando erano a Roma.

«Io e Nur!»

Disse subito, in fretta, infilandosi ancora di più sotto le coperte, tirando il piede, cercando di sfilarglielo dalle mani.

«Sei arrossita: e se tanto mi da tanto, a meno che tu non abbia cambiato gusti sessuali nel frattempo e ti scopi la tua coinquilina, c’è di mezzo qualche bel tenebroso, come quelli che piacciono tanto a te… ora parla.» – disse lui con finta noncuranza.

«No.»

«Parla o ti faccio morire… oddio! Non avrei mai pensato di dire questa cosa ad una donna!»

«Non è nessuno… - disse lei a bassa voce, avvampando solo al pensiero di Ville – È il mio vicino di casa.»

«Uhm… il tuo vicino di casa… - strisciò sul letto fino a trovarsi sopra di lei – Capisco…»

«Simone… togliti immediatamente di dosso o potrei approfittare di te e ti violento.»

Di solito quella minaccia funzionava.

Ma Simone non pareva intimorito e la guardava minaccioso: il fatto che lei lo chiamasse per nome indicava che stava mentendo spudoratamente.

«Dimmi chi è questo vicino di casa e perché stai per prendere fuoco al solo nominarlo.»

«Simone… ti prego, togliti… mi sto eccitando!» – disse lei mordendosi le labbra con fare che voleva essere sensuale.

«Non funziona, bionda… parla ora o t’infilzo come un pollo allo spiedo!»

«Ummhhh… sì, ti prego…» – ansimò lei.

Un miagolio indignato nelle vicinanze e loro si voltarono verso la porta.

La gatta li fissava con disappunto e palese disapprovazione.

Lou scoppiò a ridere.

«Santo cielo, quel gatto è inquietante!» - disse Simone.

Lou approfittò del diversivo per sfilarsi con agilità da sotto il corpo che la schiacciava, per scendere dal letto e andare verso la micia per rassicurarla.

«Che fai, mi tieni d’occhio come un cane da guardia ora?» – le disse Lou prendendola in braccio.

Qualche protesta, ma la diva non fece ulteriori obiezioni.

Si sedette sul letto, tenendola ferma e accarezzandola come faceva Ville.

Al pensiero di lui, il viso di Lou si addolcì e a Simone non sfuggì.

«Ok, adesso basta misteri Grace: chi è? Non ti ho mai visto in queste condizioni se non con… l' innominato'.»

«Te l’ho detto, Will… è il mio vicino di casa. Qualche notte fa abbiamo sentito piangere il gatto entrambi e ci siamo ritrovati a soccorrerla. Era nella neve e rischiava di morire congelata.

L’abbiamo portata qui e tenuta al caldo tutta la notte, cercando di curarla e nutrirla come potevamo… veramente è stato più lui che se n’è occupato.

Io ero fuori combattimento per la febbre e si è dovuto occupare anche di me, alla fine…»

«Uhm… un cavaliere dall’armatura scintillante o un vichingo biondo e muscoloso?»

«Né l’uno né l’altro, Will… direi più un principe solitario che vive in una torre gotica…»

Simone la fissò per qualche istante, capendo al volo. Anche se Lou non gli aveva mai detto di averlo visto o conosciuto, sapeva che lei viveva vicino al famoso cantante degli HIM e tante volte le aveva chiesto notizie e scoop.

«QUEL principe?!»

«Quel principe.» - confermò lei.

«Fermi tutti! Ti sei portata a letto Ville Valo e non mi dici nulla?!» – urlò Simone.

«Non me lo sono portato a letto, maiale!» – s’indignò Lou.

Beh, non tecnicamente…” – pensò con un tuffo al cuore al pensiero della notte precedente.

«E allora che cos’è quell’aria da sposina il giorno dopo la prima notte di nozze?!»

«Will, non è successo niente… beh… insomma… oh, cavolo! Ok, l’ho baciato.»

Simone sbiancò.

«…Tu… lo hai… baciato?»

Lou fece segno di sì con la testa con un sorrisetto.

«Non vedevo l’ora di farlo… - disse ridendo – e lui aveva già fatto troppo per una sera soltanto.»

«Ok, che ne hai fatto della mia amica?» – chiese Simone con gli occhi sgranati.

«È diventata un po’ più adulta spero…» – disse lei piano, con gli occhi sulla micia che si era acciambellata e sonnecchiava – Will… ho paura…”.

«Racconta. Ora. Tutto.» – le ordinò Simone.

E Lou iniziò a raccontargli ogni cosa, senza omettere nessun particolare.


******


Un bacio lungo.

Ville teneva gli occhi aperti mentre lei lo baciava.

Con una mano infilata tra i suoi capelli, la teneva delicatamente ferma, muovendo piano le labbra sulle sue.

Lou sperava che non finisse mai.

Immaginava che la bocca di Ville fosse morbida e sensuale, ma non aveva calcolato l’effetto che avrebbe avuto su di lei.

A momenti si sarebbe disciolta in una pozza di massa informe.

Sentiva il cuore battere contro la gabbia toracica con tonfi forti e dolorosi e le orecchie che fischiavano.

Gli passò le braccia intorno alla vita, stringendolo a sé e lui posò la micia ai piedi del letto, tornando subito ad abbracciarla, tirandola giù rotolando sulla schiena.

Lei si accorse del cambio posizione solo quando si ritrovò stesa sopra Ville e sentì le mani di lui stringerla.

Stavano correndo troppo in fretta ma Lou non riusciva a fermarsi… infilò le mani sotto la maglia per toccargli la pelle calda e liscia.

Staccò le labbra dalla sua bocca per baciargli la gola e il collo.

Le piaceva strofinarsi sulla sua pelle, le piaceva il suo odore. Ville sapeva di legni orientali e spezie, d’ambra e patchouli…

Calma Lou… non correre.” - si disse.

Con una mano sul cuore di Ville lei alzò il viso per guardarlo, mentre lui cercava di riprendere il bacio interrotto.

Lei lo baciò rapida. Borbottio di protesta.

«Ville?»sussurrò.

«Uhm?»

Che voce divina…”.

Anche quando mormorava e faceva versi era sexy.

«Niente… volevo solo dire il tuo nome…»

Lui aprì gli occhi. Anche al buio era bellissimi… e le labbra… erano un invito delizioso.

Le accarezzò il viso, con un sospiro.

«'Prinsessa'… credo proprio che ti sei fatta una nemica stavolta.» – disse ridendo piano.

Guardarono insieme verso la gatta, guancia a guancia, ma questa li fissava ad occhi socchiusi appoggiata sulle zampe anteriori. Con uno sbadiglio annoiato, girò la testa e chiuse gli occhi.

«Dicevi?» – chiese Ville tornando a guardare Lou.

«Dicevo che mi piace dire il tuo nome…» - sussurrò lei sulle sue labbra.

«Uhm… bene. Molto bene, perché credo che lo dirai spesso da stanotte in poi…»

Lou annaspò, quando sentì la mano calda di lui infilarsi sotto il golf per accarezzarle il fianco.

«Potresti stancarti di sentirlo…» – disse esitante.

E in quella frase c’era tutta la sua insicurezza.

«E tu potresti stancarti di pronunciarlo…»

Lou gli sorrise. Pari.

«Ville?»

«Uhm…»

«Baciami finché non ti imploro di smetterla…»

Un sorriso lento che le fece drizzare ogni pelo del corpo.

«Ai tuoi ordini, 'Prinsessa'… solo SE mi implorerai di farlo.»


******


«Fammi capire… - disse Simone alzando un dito e chiudendo gli occhi per concentrarsi – vi siete baciati e strofinati tutta la notte, senza fare altro?»

«Sì.» – sospirò Lou.

«Ok… la situazione mi è del tutto nuova. È romantico e fa molto mister Darcy… ma se alla prossima non ti salta addosso strappandoti i vestiti, ti devi preoccupare!»

«Oh, non fare il guastafeste!! Sono certa che lui volesse farlo, ma per qualche strana ragione ha deciso di immolarsi alla “causa Lou” e darmi il tempo necessario per… per qualunque cosa capiti.»

«Uhm… beh, diamogli il beneficio del dubbio. Ti ha detto tutte quelle cose carine che a voi donne piacciono e da come ne parli non sembra uno in cerca di avventure. Voglio dire, potrebbe averne quante ne vuole; a meno che non gli piacciano le sfide e vuole solo portare a letto una difficile… non fare quella faccia ora! – disse vedendo l’espressione afflitta di Lou – devi metterlo in conto! Lou! – continuò prendendole le mani – Ora non iniziare con le paranoie, ok? Continua a vederlo!

Porca vacca, hai idea da quanto tempo non ti senti così? Vuoi negarti tutto questo per paura di cosa? Sai bene che non è nostro potere prevedere come andranno le cose, quindi per favore, fallo per te… non farti prendere dal panico e dall’insicurezza! Lui è a posto, ti piace, gli piaci! Vivila…»

«Ma non abbiamo niente in comune Will… e poi non ti ho detto un’altra cosa: Nur lo ha conosciuto prima di me, sono stati a cena qui e lei si è messa in testa di conquistarlo.

Mi sento in colpa; come faccio a dirle quello che è successo senza che pensi che lo abbia fatto apposta?»

«Senti Grace, la “Regina di Saba” ha mille uomini tra i quali scegliere: la sua voglia di rivalsa su Valo non ti deve riguardare. A lei non importa un cavolo di lui, a te sì.

Se è una vera amica capirà e se non lo capirà allora saranno affari suoi: qui c’è in ballo qualcosa più grande dell’orgoglio ferito di una vamp che non accetta un no da un uomo.»

«Sarebbe?»

«Qui ci sono in ballo due cuori: il tuo e quello di lui. A cosa dai la precedenza? Ad uno stupido gioco di una ragazza annoiata o ai sentimenti?»

«E se lei fosse presa veramente da lui?»

«Ma figuriamoci… a questo punto affrontala subito non appena torna e smettila di farti prendere da sensi di colpa inesistenti. Cavolo, Grace: non c’è stato nulla tra loro, lui non era interessato e Nur ha fatto tutto da sola, con l’unica voglia di vendicarsi dopo essere stata rifiutata!»

Lou nascose la testa tra le braccia, stringendosi le ginocchia al petto.

«Sto facendo una cavolata…» – disse gemendo.

«Ah no, eh! Non iniziamo il festival del melodramma, lo sai che non lo sopporto, Grace! – sbottò Simone – Piantala immediatamente! Guardami.»

Lou lo sbirciò con un occhio.

«Basta così! Ora ti alzi, ti fai una doccia, ti trucchi e ti vesti e poi usciamo. Smettila di piangerti addosso. E quando Valo torna da te, tu, mia cara, ti godi la sua compagnia e tutto quello che lui vuole darti… e quando dico tutto, intendo proprio tutto!»

Lou continuava a guardarlo con un occhio umido, pericolosamente sul punto di tracimare.

«Avanti! – le disse imperioso Simone alzandosi e tirandola fuori dal letto – Vai a farti bella e poi portami in giro ad ammirare la fauna locale!»

Lou si fece spingere in bagno da un Simone energico che le esponeva i programmi della giornata.

Lei si servì della sua energia per tirarsi fuori dal momento di incertezza che l’attanagliava ogni qual volta si trovava ad analizzare le sue emozioni.

Ripensò a Ville e a quanto era stato bello svegliarsi stretta a lui.

Non avevano fatto l’amore ma non ricordava di essersi sentita così intimamente vicina a qualcuno prima. L’aveva svegliata con baci lievi sul viso e un sorriso abbagliante…

Era andato via molto presto: quando l’aveva accompagnato alla porta, lui le aveva baciato la punta del naso dolcemente dicendole solo, con voce vellutata:

«Torno presto, 'Prinsessa'»

Cercò di calmarsi sotto una bella doccia calda e fece come le aveva ordinato Simone: si fece bella per il suo amico e per sé, si preparò e insieme uscirono in giro per la città; non prima di aver coccolato e sistemato la micia, in modo che non combinasse guai o sentisse la loro mancanza mentre erano via.


******


«Sei una fogna, – gli disse Lou guardandolo mangiare a quattro palmenti – non so come fai ad essere così in forma, mangiando come fai tu…»

Per tutta risposta Simone addentò un involtino primavera, mentre aveva ancora la bocca piena di riso alla cantonese.

«Io consumo, bionda… in una maniera molto divertente tra l’altro. Quello che ti consiglio di provare alla prima occasione con il tuo frontman… sai che ancora non ci credo che la mia timida e insicura Lucia, è la ragazza che fa battere il cuore a Ville Valo?»

«Prima di tutto, non è “il mio frontman” e non è detto che gli faccia battere il cuore…»

«Qualcosa sicuramente gli batte, stanne sicura…»

«Sei disgustoso.» – gli disse ma rideva sotto i baffi.

Dopo una giornata a passeggiare per la città, a fare foto nei posti più significativi e belli di Helsinki, dopo aver saccheggiato negozi d’abbigliamento e aver litigato a sangue sul fatto che lui volesse andare a tutti i costi nel sexy shop del padre di Ville (notizia che lui non vedeva l’ora di condividere) e lei aveva urlato un no stridulo, erano tornati a casa gelati fino alle ossa e stanchissimi.

Solo al pensiero di entrare a forza nella vita di Ville la mandava in paranoia.

«Ma che barba che sei! - l’aveva rimproverata Simone – come se lui ti conoscesse!»

«Lo so io e tanto basta! Non iniziare come al solito ad essere ossessivo!»

«Hai fatto ricerche su di lui?»

«No! – rispose indignata Lou – E non ho alcuna intenzione di farlo! Voglio conoscerlo per quello che è quando sta con me, non per come lo conosce il resto del mondo!»

«Stronzate: internet è stato inventato anche per sbirciare nella vita degli altri, senza che questi se ne rendano conto!»

«Io non voglio sbirciare nella sua vita, Will!» – si alterò Lou.

«Voglio solo esserti d’aiuto, Grace… non sei curiosa di sapere chi era prima di trovare quel gatto?!»

«No. Me lo dirà lui se lo riterrà opportuno.» – disse ostinata Lou.

Simone la guardò a braccia conserte.

«Di cosa hai paura? Di scoprire cose scomode e la tua idea del principe romantico svanisca, è proprio il caso di dirlo qui, come neve al sole? Ci sono cose che lui non ti dirà mai, perché darà per scontato che tu le conosca.»

«Non m’importa, Will! Non voglio spiare nella sua vita: mi farebbe sentire scorretta!»

«Grace! Non spii! È di dominio pubblico quello che c’è in rete e potrai sempre parlarne con lui, se mai ci fosse qualcosa che non ti è chiara!»

«Ma perché insisti tanto, Will?!»

«Perché sei mia amica e mi preoccupo di te: e andiamo, cielo! La stai facendo più grave di quello che è!»

«Sei un bugiardo! Sei curioso come una scimmia e basta!»

Simone si alzò dal tavolo e corse verso la stanza da letto di Lou, accendendo il computer.

«Ho intenzione di scoprire ogni cosa su di lui. È per il tuo bene, stupida!»

«Will! Non farlo! - urlò Lou correndogli dietro – Sei odioso!»

«No, sto facendo solo quello che tu non hai avuto il coraggio di fare: ti conosco fin troppo bene e so benissimo che la prima cosa a cui hai pensato è stata quella di fare una ricerca accurata su di lui, non negarlo!»

Lou incrociò le braccia al petto rimanendo in silenzio.

«Lo sapevo… a me non la fai… avanti, una sbirciatina.» – le strizzò l’occhio con fare malizioso.

«No, Will… tu sbircia pure. Io non voglio.»

«Non sei curiosa di ascoltare neanche la sua musica? – le chiese alzando un sopracciglio – Almeno quello sforzo potresti farlo, che ne pensi?»

Lou ci pensò un attimo.

Quello era un altro discorso: lei amava la sua voce e conoscere il suo mondo in quel modo era tutt’altra cosa…

«Bene… vedo che stia iniziando a ragionare. Resta qui. – disse tornando in salotto e rientrando con un sacchetto blu che penzolava dal suo indice – Ecco: questi sono per te.»

«Che roba è? – chiese Lou, prendendo il sacchetto svuotandolo sul letto – Oh…»

Una manciata di cd musicali… ed era inutile chiedere: erano tutti cd degli HIM.

«Quando li hai presi? – gli chiese Lou – Hai il dono dell’ubiquità?»

«Li ho comprati quando tu sei andata al reparto cosmetici… ora ringraziami!»

Lou prese un cd tra le dita con sopra il viso a metà di Ville: un Ville così giovane e diverso da quello che aveva passato la notte a baciarla con lentezza struggente…

Un tuffo al cuore come sempre, ogni volta che vedeva i suoi occhi…

«Avanti mettilo su: muori dalla voglia di sentirlo…»

«Voglio ascoltarlo da sola… mentre fai l’investigatore privato, io torno di là e… ascolto…»

Raccolti i cd in una pila ordinata, Lou uscì e qualche minuto dopo la voce di Ville Valo, riscaldava la piccola casa.

Stesa ad occhi chiusi sul divano, con la gatta che la osservava curiosa accoccolata sulla sua pancia, Lou ascoltava la voce di Ville uscire dalle casse dello stereo.

Era così strano.

Lei conosceva quella voce, che ormai le era entrata in ogni singola cellula del corpo, presente in ogni suo pensiero; la conosceva mentre le sussurrava di non smettere di toccarlo o di baciarlo... ma così era diverso.

Sentiva la grinta di Ville, il tormento... la forza delle sue parole la investiva come un'ondata.

Ascoltava ogni canzone con attenzione, cercando di capire cosa potesse provare lui mentre cantava... prese il cd tra le mani togliendo la copertina del cd che stava ascoltando: voleva leggere i testi, ma vide che questo, altro non era che un poster quadrato.

Su un lato c'era Ville... i capelli lunghi e scuri, le labbra schiuse, gli occhi stranamente blu e non verdi (eresia: gli avevano cambiato il suo colore, l'unica cosa che la disturbò); braccia incrociate dietro la schiena, petto nudo sotto la giacca di pelle, una pelle bianca e liscia, senza peluria...

Un favoloso tatuaggio molto sotto l'ombelico...

Arrossì improvvisamente scacciando pensieri niente affatto angelici, come quelli che doveva ispirare la foto... Forse.

Ville aveva solo l'aspetto di un angelo... ma l'effetto che aveva su chi guardava la foto era tutt' altro che innocente!

Con fatica staccò gli occhi da quell’immagine per girare il poster: Ville seduto in primo piano a gambe aperte sul pavimento. Un altro tatuaggio sul braccio sinistro spuntava dalla manica della sua camicia nera... E un sorriso che lei conosceva bene... malizioso, tenero, misterioso...

Dietro di lui il resto della sua band. Lou guardò con attenzione i visi dei suoi compagni. Chi di loro era più vicino a Ville? Con chi andava meno d'accordo? Chi lo faceva ridere quando era triste?

Chi gli voleva più bene tra loro? Tutte domande che probabilmente potevano avere risposta accedendo ad uno dei tanti fan site della band... ma lei voleva che fosse lui a parlargliene.

Un giorno gliel' avrebbe chiesto... in basso c'erano solo i titoli dei testi; lesse sotto ogni titolo: “Lyrics and music by Valo”.

Lui scriveva sia i testi che la musica... e lei si sentì così inutile e banale al suo confronto.

Tornò a guardare la foto precedente. Era così strano guardarlo su un pezzo di carta... e si rese conto che lui non era affatto uno come tanti, come si ripeteva da quando avevano incrociato le loro strade. Lui era una star, amato e desiderato da milioni di donne in ogni angolo del pianeta; uno che aveva girato il mondo e vissuto cose che lei neanche immaginava e mai avrebbe potuto fare...

Un uomo che poteva avere tutto quello che voleva... e lei si chiese cosa mai avessero in comune oltre ad una gatta dal pessimo carattere.

Una crisi di panico la investì in pieno.

«Che è quella faccia? – chiese Simone che era accanto a lei, ora – Che succede, non ti piace la sua musica?»

«Will, ma che sto facendo? Come posso competere con il suo mondo? Come posso pensare di piacergli sul serio? Guardalo... cosa abbiamo in comune io e lui?» - disse concitata, sventolandogli il poster sotto il naso.

«Ti dai una calmata? Che ti prende ora? Non avevamo detto che dovevi prendere le cose così come venivano?»

«No Will, non hai capito! Io non posso pensare di frequentarlo! Lui è famoso, è bello, è ricco! Io chi sono!? Nessuno! Che se ne fa di me?!»

Iniziò a camminare su e giù per la stanza, torcendosi le mani.

Simone la guardava seduto sul bracciolo del divano, con aria annoiata.

«Quando hai finito la sceneggiata, fammelo sapere...»

Silenzio, mentre lei respirava a fatica...

«Scusa tanto, Grace... ma hai realizzato solo ora chi è? Cioè questo pensiero non ti ha sfiorato mentre gli arpionavi una chiappa!? A proposito, non mi hai detto com'è: ha un bel culo?»

Lou gli lanciò dietro un cuscino che prese al volo dal divano.

«Will! È una cosa seria! Non scherzare!»

«Anche il culo del Valo è una cosa seria - ribatté compunto.

Lou si sedette di nuovo sul divano per tre secondi, posò gli occhi sulla pila di cd accanto a lei e si alzò di nuovo schizzando via, lontano, come se allontanandosi dai cd prendesse le distanze anche dalla voce incisa sopra...

«Grace... piantala. Ti devo ricordare che nonostante tutte le donne che lui potrebbe avere, vuole te, per ora? E non mi spiego il perché visto che sei una totale rottura di balle! Se inizi a vivere la cosa in questo modo e con quest'ansia, dove speri di arrivare? Hai intenzione di avere queste crisi isteriche ogni volta che lo vedrai in tv o sentirai una sua canzone?»

Lou lo guardò spaurita.

«Ti calmi per cortesia? - disse pacato – Hai voglia di sentire quello che ho scoperto su di lui?»

«No! Nel modo più assoluto, ora non potrei leggere o vedere nulla che lo riguardi! Già realizzare chi è mi ha buttata nel panico... non ho bisogno di altre novità oggi.»

«Tu sei un caso clinico... non capisco questo tuo terrore! A meno che... Grace... ti sei già innamorata di lui?» - le chiese incredulo.

«No! No. No... ” - lo guardò con gli occhi sgranati – Non lo sono, non ancora...»

«Vorrei ben vedere! Santo cielo tu mi ammazzerai uno di questi giorni! E menomale che siamo lontani: non sopporterei le tue ansie ogni volta che qualcosa ti turba...»

«Ok, devo calmarmi... - Lou gesticolava con le mani, si riavviava i capelli che le svolazzavano intorno al viso mentre continuava a camminare su e giù, con la gatta e Simone che dal divano la guardavano con rassegnazione – sono calma. È stato solo un momento. Ok... - respirò a fondo – la prossima volta che sclero così, dammi una sberla, ok?»

«Basta chiedere.»

«Will, lui mi piace molto... troppo.»

«Lo so, lo avevo capito. Quindi siccome ti piace e hai paura di non essere all'altezza della situazione, te la stai facendo addosso? Se non ricordo male, anche con quel pezzo di merda di Andrea avevi lo stesso problema... e voglio dire... stiamo parlando di un enorme pezzo di cacca!

Per quanto Valo possa essere famoso o divo o viziato o egocentrico, dubito che possa eguagliare l'ego e la crudeltà del tuo ex... e tu devi finirla di avere paura.»

«Non avrò paura... mi fiderò di lui, lo prometto Will... e soprattutto devo fidarmi di quello che sto provando io...»

«Menomale... bene dopo questa performance memorabile che si fa? Facciamo sesso? Ah, no... scusa... dimenticavo, non mangio patate...»

Lou lo guardò con sufficienza.

«Guarda che io sesso con te lo farei, eh... sei un gran pezzo di figo. Fatti toccare il culo... - disse improvvisamente Lou, atterrandogli sopra con un balzo – Dai, fattelo toccare!»
«Graceeeeeeeee, smettilaaaaa – urlò lui dibattendosi come un'anguilla – No, ti prego! No, il pistolino nooooo, lasciamelooooo mi serveeeeeeeeeee!»

«Non te lo sto toccandooooooo! - urlò Lou ridendo, mentre lui scappava via stridendo come una gallina e lei prendeva la rincorsa per seguirlo – Vieni qui! Fammi vedere com'è il tuo di culo!»

La micia che sonnecchiava placida sul divano si svegliò di soprassalto alle loro urla, guardandoli con espressione palesemente allibita, mentre correvano verso la camera da letto dalla quale continuarono a provenire urla e risate stridule.


******


Beneeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee... eccoci qui!!
Avete visto chi vi ho portato?!?! SIMONE...( facciamo una fan page per lui... :P )
Avete portato l'acqua per il miele, visto il capitolo allapposo?!
Eh mi è partita la vena romantica ragazze... non ho saputo trattenermi...
(spero vi sia stato gradito... :)


Che ne pensate di Lou e Ville a letto senza fare nulla?!?! (Gà sento le urla delle ninfomani delle sister che gridano all'eresia!! XD);
Come sempre un grazie alle mie Beta fantasmine...
Mia Mugliera Cicci-Vivi (Deilantha) e Sara Pulci (almeno una mi commenta, l'altra è morta proprio: nuova regola. Se non mi commenta non le mando i capitoli! Tiè! U,u
Grazie a:
arwen85 Echelena Lady Angel 2002 dile91 selevalo apinacuriosaEchelon (ta-nha ta-nha ta-nha) Villina92 Ila_76 poisongirl76 marfa fnghera e angelica78vf

Grazie grazie grazie inifnite a tutte! alla prossima!
*H_T*


PS: Il titolo l'ho preso da una canzone che mi ha ispirato, una song che amo molto...
Tracy Chapman - "The Promise"

   
 
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