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Autore: Heaven_Tonight    09/04/2012    23 recensioni
“Ikkunaprinsessa”. La Principessa alla Finestra.
C’era lei, Lou, in quel ritratto. C’era lei in ogni suo respiro, in ogni cellula o pensiero.
La sua anima, il suo cuore, le sue speranze mai esposte, il suo amore e la sua fiducia in esso in ogni piccola e accurata pennellata di colore vivido.
C’era lei come il suo caro Sig. Korhonen la vedeva.
Al di là della maschera inutile che si era costruita negli anni.
I capelli rossi e lunghi che diventavano un tutt’uno con il cielo stellato.
L’espressione del suo viso, mentre guardava la neve cadere attraverso la finestra, sognante, sorridente.
Lei fiduciosa e serena. Col vestito blu di Nur e la collana con il ciondolo che un tempo era stata di Maili.
Lui aveva mantenuto la sua promessa: le aveva fatto un ritratto, attingendo a ricordi lontani.
L’aveva ritratta anche senza di lei presente in carne e ossa. Meglio di quanto potesse immaginare.
Cogliendo la sua vera essenza.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Ville Valo
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo sette
"Your arms around me"





Lou affettò il prezzemolo velocissimamente, poi passò ai pomodori che tagliò a cubetti, buttandoli nel recipiente dell'insalata.
Julian le passò accanto cantando a bassa voce, mentre assaggiava la paella che stava preparando.
Chiuse gli occhi inspirando forte e gettò un’occhiata al di là del muretto basso della cucina, verso il salotto, dove Ville e Nur seduti sul divano chiacchieravano a bassa voce.
Tutto questo è un incubo…” – pensò Lou.

Quella giornata era iniziata come tante altre e dopo otto ore, eccoli lì, tutti nel suo salotto ad aspettare una cena…

Otto ore prima…

Lou e Simone erano in bagno. Si preparavano insieme, si lavavano i denti insieme, mentre uno faceva la doccia e l’altra era in vasca chiacchieravano, come facevano a Roma; anche lì avevano ripreso in poche ore, i ritmi di quando convivevano.

Lei era immersa nella vasca piena di schiuma profumata mentre Simone faceva la doccia cantando a squarciagola e stonando non poco.

«Will, sembri il gabbiano della “Sirenetta”...» – disse Lou ridendo.

«Grace, tu non apprezzi il mio canto libero…» - rispose lui, con un acuto, mentre cantava “Di sole e d’azzurro” di Giorgia "versione Will".

Dopo qualche istante anche lei si unì al suo amico, con il risultato che ora sembravano un gabbiano moribondo e una cornacchia in preda ai crampi.

La micetta che Lou aveva iniziato a chiamare Katty in attesa che il "Sig. Valo" le trovasse un nome adatto e che li seguiva ovunque come un’ombra, si alzò piano uscendo dal bagno, rifugiandosi in salotto lontano dai loro gorgheggi.

Lou rise fino a soffocarsi.

«Che c’è? Perché ridi?» – chiese Simone uscendo dalla doccia come una statua scolpita nell’oro, ricoperta di goccioline d’acqua.

Lou sbirciò il corpo nudo, magro e scattante del suo migliore amico, con ammirazione.

Era proprio bello… accidenti!

Tante volte aveva pensato che se Simone non fosse stato gay, lei si sarebbe innamorata senza nessun problema ed istantaneamente di lui. Era perfetto e non solo fisicamente… sotto la patina di ragazzo alla moda e superficiale, Simone era una persona dolce e rassicurante, attento e sensibile… probabilmente tutte quelle qualità, se fosse stato etero non le avrebbe avute però, aggiunse mentalmente.

«Katty è fuggita via quando ci ha sentiti cantare!» – rantolò lei ridendo.

«Umpfh… viziata! Solo perché l’ha salvata Valo ora fa la snob…» – sbuffò lui.

Avvolgendosi un telo attorno ai fianchi, Simone si sedette sul bordo della vasca.

«Grace, devi farti la ceretta… non vorrai che Valo trovi Cita al posto di una fatina, vero?»

«Pensavo di portarti in un centro estetico oggi, mio caro: dove io mi farò scorticare come una gallina e tu ti godrai la famosa sauna finlandese… che ne dici? Ti piace come idea?»

«È una fantastica idea… - si bloccò a metà frase quando dal salotto sentirono un urlo di donna stridulo e subito dopo la gatta sfrecciò dentro il bagno come un proiettile – Che diavolo?…»

«Louuuuuu dove sei?! C’è un gatto nero in casa!» – la voce di Nur era alterata e spaventata.
«Nur! Sono in bagno!» – urlò lei gettando uno sguardo alla micina spaventata che si era rintanata dietro il cesto della biancheria sporca.

«Oh, oh, la “Regina di Saba” è qui…» – disse a bassa voce Simone, drizzandosi spingendo in fuori il petto.
«Che diavolo ci fa un gatto in casa nos… oh! Oddio scusatemi! Non volevo disturbare!»

Nur entrò in bagno con indosso ancora il piumino bianco e la borsa appesa al braccio, bloccandosi di colpo quando vide un uomo, un bellissimo uomo seminudo, seduto sul bordo della vasca.
Imbarazzata Nur fece per uscire, quando Simone si alzò tendendole la mano e presentandosi, in inglese.

«Ciao Nur, io sono Simone.»

«Simone! Ma certo! Oh cavolo, avrei dovuto riconoscerti subito... Cavolo se sei figo… oh scusa! – disse ridendo Nur, prendendo la mano di Simone – Non riesco a tenere la bocca chiusa quando vedo un bell’uomo davanti a me!»

«Eh, come ti capisco sorella… ho lo stesso identico problema! - disse lui ridendo divertito – Grazie per il figo: anche tu non sei malaccio!»

Lou osservò i due amici fare amicizia con un sorriso.

«Beh, benvenuto in Finlandia, Simone!» – disse Nur, sedendosi sul water dopo aver abbassato la tavoletta, togliendosi il piumino che ripiegò sulle ginocchia, posando la borsa sulla cesta dei panni sporchi, dove la micia acquattata la guardava sospettosa.

«Lou, tesoro vedo che stai meglio… ho avuto un’allucinazione o c’è un gatto nero in casa?»

«Hai visto bene! Spero non ti spiaccia… da oggi avremo un’inquilina in più!»

«Oh, no… figurati… ma da dove spunta fuori?» – chiese chinandosi per guardare la gatta che già le soffiava contro, con gli occhi verdi stretti a fessura.

«Era mezza morta nella neve… ed eccola qui…» – tagliò corto Lou, beccandosi un’occhiata divertita da Simone.

Al diavolo… avrebbe trovato un modo per dirle di Ville… prima o poi…”

«Bel caratterino! Bene… le sono già simpatica!»

«Ah, fa così con tutti! – disse Simone – Sono in pochi ad esserle simpatici…»

Infame…”.

«Non sapevo che saresti tornata! Perché non mi hai chiamato?» – chiese Lou, sviando il discorso da dove lo stava portando Simone.

«Volevo farti una sorpresa!»

«Ci sei riuscita, credo…» – disse Simone con una faccia da schiaffi.

Lou fulminò con gli occhi il suo amico chiacchierone che invece la guardava con un sorriso smagliante.

«Avete programmi per oggi, ragazzi miei? – chiese Nur già proiettata in altri progetti, entusiasta - Dai facciamo qualcosa insieme!»

«Volevamo andare in un centro estetico, per me e i miei peli superflui – aggiunse dopo un’occhiata del suo amico alle sue gambe immerse nell’acqua - e far provare la vera sauna finlandese a Simone: che ne dici? Vieni con noi?»

«Assolutamente sì! Ho proprio voglia di un bel massaggio…»

«Bene… allora andiamo! Mi faccio una doccia veloce e sono tutta vostra!»

«Allora io vado a vestirmi!» – disse Lou uscendo dalla vasca, avvolgendosi nel telo che Nur le tendeva.

«Lou il tuo cellulare... - le urlò Simone che era uscito prima di lei e che ora era in camera - sta vibrando da un po’… Matleena.»

Lou corse in camera cercando di non rimanere nuda, afferrò il cellulare dalle mani di Simone e rispose.

«Mat! Che succede?»

«Lou! Scusa se ti chiamo di mattina, ma ho bisogno di te per un consulto veloce oggi: potresti passare tra un’oretta? Prometto che ti darò una giornata libera quando ne avrai bisogno, ma mi servi tu. Non mi fido di nessun altro.»

«Ma certo Mat, vengo io, tranquilla. Ci vediamo più tardi!»

«Grazie cara, a dopo.»

Come sempre Mat non attese risposta e chiuse la comunicazione.

Simone e Nur la guardavano in silenzio in attesa.

«Devo passare in galleria ragazzi, ma voi andate pure senza di me.»

«Non fare la guastafeste… posso accompagnarti? – chiese Simone – Volevo vederla in ogni caso e mentre tu fai quello che devi, io visito la galleria e poi insieme andremo come deciso a farci belli.

Che ne dici Nur, ci accompagni anche tu?»

«Ma certo… ci sarà anche il tuo bell’artista spagnolo?» – chiese con aria maliziosa Nur.

«Artista spagnolo? Questa non la sapevo… - Simone incrociò le braccia al petto – Beh? Chi è ?»

«È l’artista che è in esposizione in questo periodo, Will… sono sicura che ti piaceranno le sue opere. - disse Lou infastidita dalle continue allusioni di quei due: era come trovarsi sotto un tiro incrociato – Vado a vestirmi…»

Lou buttò il cellulare sul letto, mentre Nur e Simone uscivano, per permetterle di vestirsi.

Doveva dire a Nur di Ville… si avvicinò alla finestra, sbirciando verso la torre.
Le mancava. Non lo vedeva da una settimana. Stranamente nessuno dei due aveva pensato di chiedere il numero di cellulare all’altro… magari Ville l’avrebbe chiamata in quei giorni, se solo lei gli avesse lasciato il numero.

Sospirò pensando che Nur probabilmente si sarebbe arrabbiata sapendo che durante la sua breve assenza, la sua sciatta coinquilina, aveva baciato l’uomo che lei aveva deciso di conquistare.

Alla prima occasione le avrebbe detto tutto, pensò mentre decideva cosa mettersi.

Due ore dopo…

«Eva, sei la salvezza della Draghessa lo sai?» – le sussurrò Julian mentre Matleena sottobraccio a Simone, passeggiava per la sala esposizioni.

Nur, guardava le opere di Julian con disappunto: l’idea d’arte della sua coinquilina era la pittura e basta. Si ripromise di farle una breve panoramica sul variegato mondo dell’arte in un prossimo futuro.

Lou sorrise a Julian, che come sempre la osservava intensamente.

«È solo metodica: è abituata al fatto che io so esattamente cosa vuole, senza che debba arrabbiarsi…»

«Oh dai, non fare la modesta: sei la migliore qua dentro! È per questo che Matleena vuole solo te.»

Lou scrollò le spalle come a dargliene atto, lusingata che lui pensasse quelle cose di lei.

«Hai programmi per la giornata, Eva? – chiese Julian cambiando discorso – Mi chiedevo se ti andava di portarmi un po’ in giro per la città…»

La guardò speranzoso.

«Ho promesso ai miei due angeli custodi di passare un pomeriggio in totale relax all’insegna della bellezza e della cura del corpo, in un centro estetico…» - gli sorrise Lou, scusandosi.

«E tu potresti unirti a noi, Julian. – aggiunse Nur, che aveva sentito le ultime parole – ho come l’impressione che anche a te serva un pomeriggio di relax! Ti va?»

«Con piacere… - disse Julian sbirciando la faccia di Lou che cercava di mantenere un’espressione neutra, quando invece avrebbe voluto staccare la testolina della sua amica – Sempre se a Lou non dispiace…»

«Ma certo che mi fa piacere, Julian…» – rispose lei, con una punta di fastidio nella voce.

«Ah, che bello! Allora aspettiamo che anche tu finisca qui e andremo tutti insieme!»

Nur la guardava soddisfatta come se le avesse fatto un gran piacere e non appena Julian si distrasse le strizzò anche l’occhio in maniera complice.

Di male in peggio! Devo dirle subito di Ville o non la finirà di cercare di buttarmi tra le braccia di Julian!”.



Finito che ebbero di soddisfare le richieste di Matleena, uscirono tutti e quattro, con Julian che parlava come sempre con entusiasmo della sua esperienza finlandese, mentre guidava la sua auto sportiva.
Lou guardava fuori dal finestrino, distratta: era passata un’altra ora e non era riuscita a parlare da sola con Nur.

Quest'ultima era sempre stata attaccata al cellulare o lei era stata impegnata con Matleena.
Si massaggiò le tempie: aveva un principio di mal di testa che prevedeva non sarebbe migliorato.

Cercò di rilassarsi e godersi il massaggio dopo l’esperienza sempre traumatica della ceretta inguinale.


Mentre i ragazzi erano in sauna lei si era sottoposta alla tortura ed ora, dopo un trattamento viso, che doveva servire a rendere la pelle luminosa, come le aveva assicurato Nur esperta di centri estetici, cercava di trovare le parole giuste per dirle di Ville.

Ma la sua amica era in fase silenziosa.

Aveva provato a portare l’argomento dove le era comodo, ma Nur o era troppo stanca per risponderle o stava pensando.

Quindi rimase in silenzio anche lei, mentre le mani esperte della massaggiatrice scioglievano i suoi muscoli rattrappiti.

Si concesse di pensare a Ville… si chiedeva quando lo avrebbe rivisto.

Dopo la crisi di panico del giorno precedente, aveva cercato di prendere la cosa con filosofia e di godersi, come le consigliava Simone, la compagnia di Ville e di tutto quello che ne sarebbe conseguito.

«Grace, hai la malsana idea che un rapporto debba per forza sfociare in qualcosa di scontato e romantico: non tutte le coppie si sposano, non tutte vanno a vivere insieme, non tutte le storie nascono nello stesso modo. Può benissimo accadere che una storia di sesso diventi la storia più bella della tua vita, o come può accedere che quella nata con tutti i parametri giusti, vada a finire nel disastro più totale… devi imparare ad apprezzare le sorprese e le incognite che la vita ti mette sul cammino. Smetti di pensare che non sei "abbastanza" per le persone: sono il tuo migliore amico e ti voglio bene. Conosco i tuoi difetti meglio di chiunque altro, ma conosco anche quella che sei al di sotto di quella corazza che hai. So che quando ami qualcuno, lo fai con tutta te stessa, donandoti senza remore… se ami un uomo una minima parte di quanto so che ami me, che sono solo tuo amico, allora credimi… è già abbastanza. E so che hai amato molto… e spero davvero tanto, con tutto me stesso che tu possa innamorarti ancora… e che qualcuno possa essere amatoda te… e che tu possa essere ricambiata come meriti…»

Quando la sera prima, a letto Simone le aveva detto quelle cose, le era stato difficile non mettersi a piangere. Tutti non facevano che dirle di sciogliersi, di lasciarsi andare… di vivere.

E lei voleva farlo. Con Ville.

Erano immersi beati nella vasca idromassaggio quando Simone sganciò la bomba.
«Ragazze, che ne dite di cenare insieme stasera? Una cenetta casalinga: Julian ha appena detto che la sua paella è al migliore che mai mangeremo nella nostra vita… io gli ho detto che se vuole competere con la pasta al pomodoro di Lou, deve darcene la prova!»

Nur accolse la proposta con entusiasmo, anche se questo le avrebbe impedito di buttarsi in una delle sue notti folli in giro per discoteche e pub della città.

Lou ne fu felice per lo stesso motivo: le avrebbe dato l'ottima scusa di non farsi trascinare in giro per la città.

Poco importava se doveva spadellare per tutta la serata mentre con tutta probabilità, sia Simone che Nur avrebbero trovato mille scuse per eclissarsi dalla cucina.

«Vedrete, non ve ne pentirete! Assaggerete la migliore paella del mondo!» – rise allegro Julian, mettendo in mostra i denti bianchissimi e perfetti.

«In ogni caso, io la famosa pasta di Lou, l’ho già mangiata… ricordi? – disse improvvisamente rivolgendosi a Lou che alzò di scatto la testa - è stato quel giorno che ho conosciuto Ville a casa tua!»


Ecco! Grazie Julian!” – pensò acida Lou.


Nur la guardò con curiosità, Simone con l’espressione “Ora-sei-fregata-“ e Julian attendeva la conferma.

«È vero… lo avevo dimenticato...» - disse piano Lou.

«Ville? – chiese Nur con una strana nota nella voce – Come mai Ville era a casa nostra?»

Prima che Lou potesse risponderle, Julian continuò: «Era venuto a vedere come stesse la gattina e poi l’ha portata via con sé!»

«La gatta? Che c’entra la gatta con Ville?»

«L’abbiamo trovata insieme e sentendola piangere, siamo accorsi entrambi, Nur.» – disse cauta Lou, guardando la sua amica negli occhi.

«Davvero? Che cosa carina…» - sembrava di nuovo rilassata.

Simone la guardava ad occhi socchiusi. Lou lo ignorò.

«Sì, molto carina… - disse Lou con un’occhiataccia a Simone e poi rivolgendosi a Julian gli disse: - Dovremmo fare la spesa però, a casa non abbiamo molto, men che meno ingredienti per la paella!»

«Andremo a farla insieme, se vuoi!»

«Bene, e mentre voi fate la spesa, io e Nur prepareremo una tavola magnifica, vero cara?» – chiese Simone raggiante a Nur che era di nuovo distratta e silenziosa.

«Assolutamente sì.»

Tre ore dopo…

Lou camminava tra le corsie del supermercato vicino casa, in cerca di verdure fresche.
Julian poco più lontano si aggirava veloce nel reparto surgelati.

Spingeva il carrello già pieno a metà di vino, pane e altra roba che Simone le aveva detto di volere.

Il mal di testa era aumentato invece che svanire.

La reazione di Nur era stata strana: si era aspettata che chiedesse ulteriori spiegazioni, come faceva sempre, invece aveva lasciato cadere l’argomento, ma era rimasta in silenzio per il resto del tempo.

Lou era preoccupata più per quella reazione che se non si fosse infuriata.

Sperava di trovare il tempo durante la cena di dirle tutto… non ce la faceva più a sopportare oltre quella tensione.

Aveva bisogno di liberarsi la coscienza, anche se come aveva detto Simone non aveva motivi di sentirsi in colpa verso la sua amica.

Totalmente sovrappensiero girò l’angolo, investendo in pieno la persona che in quel momento era proprio accanto allo scaffale nascosto.

«Oh, mi scusi… - disse in italiano imbarazzata, poi in inglese – non l’avevo vist…»

E si ritrovò ad annegare negli occhi verdi e sorpresi di Ville.

Un lento sorriso sfiorò le labbra di Ville e gli occhi da sorpresi, s’illuminarono maliziosi.

«'Prinsessa' ”… devi sempre colpirmi in qualche modo…” – disse piano.

Lou si aggrappò al carrello, per non cadere a terra.

Le era mancato da morire… oh, era possibile che il suo sorriso fosse ancora più bello e dolce di quanto ricordasse?

E gli occhi… erano sempre stati così verdi?

Oh, mio dio… mi sei mancato… mi sono mancati i tuoi occhi…” - pensò Lou, rimanendo in silenzio, con il cuore che le galoppava nel petto.

Ville la guardava scuotendo la testa.

«Ciao Ville, sono felice di vederti! … dai prova, ce la puoi fare…»

La prese in giro andandole vicino, affiancandola appoggiandosi con il bacino al carrello che lei stringeva tanto da far sbiancare le nocche delle maniLe sussurrò all’orecchio chinandosi su di lei, sfiorandole una mano, che si sentì ancora più piccola con lui che la sovrastava.

«Dici che se ti bacio qui, è sconveniente?»

Lou avvampò, guardandogli le labbra che erano stirate in un sorriso da satiro.


Lou! Fatti tornare la parola e digli qualcosa, che diamine!”.

«Ville…»

«Sì, sono io… e tu sei sempre "Lou-che-sogna-alla-finestra"? O sei la sorella cattiva della mia 'Prinsessa'…?»

La sua voce così vicino… la accarezzava come stavano facendo gli occhi.

«Quando sei tornato?… mi sei… ci sei mancato…» – disse Lou senza fiato.

«Vi sono mancato o ti sono mancato?» – le chiese sfiorandole la tempia con le labbra.

«Ci sei mancato… a me e Katty…»

«Katty?»– rise piano con gli occhi che le fissavano la bocca.

Lou pensò che avrebbe iniziato a perdere ogni controllo se continuava a guardarla in quel modo e a sussurrarle, sfiorandola con il fiato ogni volta.

«Sì, non potevo chiamarla “Gatta” ogni volta che mi rivolgevo a lei… è temporaneo!» – disse agitata.

«Sempre tesa, la mia 'Prinsessa'- le sussurrò appoggiandosi con il corpo snello a quello di Lou, passandole un braccio intorno alla vita, premendo le dita attraverso gli strati del suo giaccone – Hai un buon profumo... sai di vaniglia...» - le disse annusandole i capelli, strofinandole le labbra sui ricci.

Lou posò una mano sulla sua e lui girò il palmo intrecciando le dita a quelle di lei... aveva sempre delle mani così calde.

Si aggrappò a quella mano, mentre lui ne accarezzava lentamente con il pollice il dorso.

«Penso che sia meglio andare via: spesso i fan mi seguono quando vado in giro... non vorrei ritrovarmi su qualche blog mentre amoreggio con una bionda in un supermercato... - le strizzò l'occhio – E poi, sto davvero facendo uno sforzo enorme per non prenderti e baciarti fino a toglierti il respiro.»

Lou sentì lo stomaco contrarsi a quelle parole, un delizioso languore al basso ventre.

«Ville!» - la voce di Julian, dietro di loro, li fece sobbalzare mentre continuavano a fissarsi in silenzio.

Julian era stupito di vedere Ville, appoggiato in modo del tutto rilassato al carrello di Lou e vide che erano molto vicini.

«Julian... giusto?» - chiese Ville senza muoversi di un millimetro, alzando lo sguardo altrettanto stupito di vederlo lì.

Poi notò che l'altro aveva tra le braccia qualcosa che andò a depositare nel carrello di Lou, per affrettarsi a salutarlo, stringendogli la mano; contemporaneamente Lou sciolse le mani e si staccò leggermente da Ville.

Lui si raddrizzò lentamente, non senza aver prima buttato un’occhiata in tralice a Lou.

«Accidenti, anche Ville Valo fa la spesa come tutti i comuni mortali allora!» - disse ridendo Julian additando la sacca che pendeva dalle mani di Ville.

«Eh già, anche Ville Valo pare mangi ogni tanto. - rispose lui secco – Cenetta romantica?» - chiese poi, con aria indifferente e tono piatto, indicando il carrello dietro di sè, con gli occhi che fissi al pavimento.

«Ville...» - sussurrò Lou, cercandogli gli occhi.

«Oh, no no, assolutamente no... purtroppo!» - disse ridendo Julian.

Grazie Julian...”

«È una cena tra amici in realtà, organizzata all'ultimo momento, mentre eravamo a mollo nella vasca idromassaggio, oggi pomeriggio! Ma perché non ti unisci a noi?! Sempre se a Lou va bene, ovvio!»

Ville rimaneva in silenzio.

Lou chiuse gli occhi per un istante.

«Mi farebbe piacere se tu venissi, Ville...» - disse fissandolo dritto in viso.

Ti prego guardami...”.

Lui si girò piano, guardandola con uno sguardo totalmente diverso da quello di pochi minuti prima.

Come se non la conoscesse neanche.

Lou si sentì investita da una ventata gelida.

Si sforzò di sorridergli calma, ma le tremavano gli angoli della bocca.

«Ok.»

«Grandioso! - esclamò Julian, che non si era minimamente reso conto degli sguardi e dell'improvviso cambio d'umore di entrambi – A più tardi allora; Lou io devo prendere altre cose, arrivo subito... Ciao Ville, a dopo!»

Ville alzò la mano in segno di saluto, sorridendo.

«Non eri obbligata ad invitarmi se non volevi.»

«Ma che stai dicendo? Certo che voglio che tu venga... non fare l'antipatico! Non mi aspettavo di vederti...» - ribatté acida Lou.

«Sei sicura che non preferiresti stare con il tuo Banderas, invece che con un palloso e pallido finlandese?» - chiese a bassa voce, guardandola in tralice.

«Non vorrei essere con nessun altro che con te, stasera.» - rispose lei seria, guardandolo dritto negli occhi.

E al diavolo le reticenze.”.

Ed ecco di nuovo quelle fiamme verdi che la bruciavano.

Ville buttò uno sguardo al di là degli scaffali, corrugando la fronte; lei seguì i suoi occhi e vide, girandosi, che c'erano tre ragazze che si sgomitavano agitate, indicandolo.

«Ti hanno beccato. - disse lei, mentre le tre ragazze avanzavano verso di loro – O scappi o ti arrendi e fai il carino.»

«Oggi sono di buon umore: farò il carino. Grazie a te.»

«A me? Pensavo fossi irritato...» - sbatté le palpebre lei.

«Oh, no... non mi hai ancora mai visto davvero irritato, credimi...»

«Bene, avvertimi quando lo sei, perché non voglio essere presente... ora vado, ti lascio alle tue fan.»

«Fifona...» - le sussurrò lui, raddrizzando le spalle mentre la prima delle ragazze si avvicinava tremante con una macchinetta fotografica, chiedendogli in un inglese stentato se potesse farsi una foto con lui.

Lou prese il suo carrello e si allontanò da lui, che ora era attorniato da donne adoranti e rosse in viso.

«Ehi, biondina!» - la richiamò mentre firmava autografi.


Biondina?!”


Lei si girò rigida, con un sopracciglio alzato.

«Tu non lo vuoi l'autografo?» - le chiese con un sorriso da un orecchio all'altro.

Le tre ragazze si voltarono come un sol uomo a fissarla con gli occhi stretti.

«La prossima volta, Valo!» - rispose lei, dandogli le spalle.

Lui sghignazzò e le tre ragazze aprirono la bocca in un “O” indignato.

Era tentata di dirgli qualcosa, tipo “ci vediamo a cena, Valo”, ma era meglio non sfidare la sorte.

Si avvicinò a Julian che aveva le braccia piene di viveri, aiutandolo a liberarsi mettendole nel carrello.

Una volta alla cassa Lou si girò per dare un'occhiata a Ville che ancora s’intratteneva con le ragazze estasiate; sorrideva gentile rispondendo alle domande, facendosi fotografare.

Quasi l' avesse sentita lui alzò gli occhi, incrociando i suoi e le strizzò l'occhio con un ghigno.

Lei uscì a mento alto dal super, affiancata da un Julian ciarliero... una volta usciti pensò che aveva dimenticato di dire a Ville che Nur era tornata.

E che non sapeva nulla degli ultimi sviluppi.

******

Quando erano tornati a casa, Lou ammirò con piacere il lavoro che Simone, con l'aiuto di Nur, aveva realizzato: come sempre un miracolo, ogni volta che lui toccava qualcosa, questo diventava unico e speciale.

Non sapeva come aveva fatto, ma aveva reso il salottino più bello di quanto fosse mai stato prima: candele e foulard che probabilmente aveva rubato a Nur, coprivano ogni angolo libero.

Anche sulla lampada anonima del salotto c'era un foulard a colori caldi che rendeva l'atmosfera molto intima.

La musica che usciva dallo stereo era soft e sensuale.

«Ragazzi, non immaginerete mai chi abbiamo incontrato mentre facevamo la spesa!» - Julian non vedeva l'ora di svuotare il sacco.

«Fammi indovinare – disse Simone adocchiando il viso tetro di Lou – Ville Valo, per caso?»

«Esatto! Viene a cena qui! Ancora non posso crederci... anni fa avrei dato un braccio per conoscerlo e stasera sono a cena con lui!»

Nur che era in bagno fece capolino con il mascara in mano.

«Davvero? Forse ha saputo che ero tornata...» - disse sorridendo.

«Certo... - borbottò Simone, in italiano – Proprio così...»

Nur indossava un normale jeans attillato e un maglione rosso a collo alto, ma alla notizia che Ville sarebbe stato a cena, corse a cambiarsi per tornare con un abito anch'esso rosso, scollato e stretto in vita, per poi ricadere morbido fino al ginocchio.

Ovviamente accompagnato con un paio di scarpe dal tacco altissimo.

Simone le disse in tono accondiscendente e mellifluo che era strepitosa,Julian sbatté più volte gli occhi imbambolato.

Lou dal canto suo sospirò in preda ad un attacco di panico misto a gelosia.

«Tu rimani così? - le chiese Simone, indicando il suo abbigliamento, jeans chiaro e maglioncino bianco, con occhio schifato - perché non metti quel vestito verde che ho visto nel tuo armadio?»

«Perché devo spignattare e non ho voglia di rovinarmi un vestito: e poi rimaniamo in casa, voglio stare comoda.» - tagliò corto lei mentre tirava fuori la spesa dai sacchetti.

Simone incrociò le braccia sibilando in italiano: «Mettiti quel maledetto vestito verde o ti strozzo stasera!»

«Will, piantala.»

«A costo di spogliarti e infilarti quel vestito io stesso, stasera metterai quello...»

«Che cosa t’importa? Non ho voglia di agghindarmi, ok? Non mi sento a mio agio con quella roba addosso e ho già tensione in abbondanza. Non insistere!»

«Eccoli che parlano in italiano... avete segreti ragazzi?» - chiese Nur, avvolgendoli in una nuvola di profumo mentre passava accanto.Lou fulminò con gli occhi Simone.

«No Nur, nessun segreto: Simone si rifiuta di collaborare in cucina e lo stavo insultando in italiano...»

«Grace.»
«Will.»
«...»
«...!»
Nessuno dei due cedeva.

«Ti odio.»

«Me ne frego, non sono una delle tue modelle che le vesti e le giri come ti pare.»

«Come vuoi. La Regina di Saba allora avrà tutta l'attenzione del tuo principe.» - le disse sperando di smuoverla.

Lou alzò le spalle, per fargli capire che per lei era lo stesso.

«Ora sparisci di qui: ho da lavorare.» - disse chiudendo il discorso.

Se Simone sperava di farle cambiare idea sul suo abbigliamento e di metterla in ghingheri solo per competere con Nur, si sbagliava di grosso.

Non avrebbe cambiato il suo modo di fare e di essere, solo per mettersi in mostra.

La differenza tra lei e Nur era abissale.

Ville ce l'aveva sotto gli occhi anche senza che lei si mettesse a fargli le sfilate sotto il naso.

Se c'era una cosa che aveva imparato da quando non stava più con Andrea, era che per quanto potesse cercare di cambiare e rendersi più attraente agli occhi del suo ex, non raggiungeva il suo scopo.

Per cui aveva deciso di essere se stessa, sempre: se qualcuno la trovava sciatta e banale, pazienza.

Ora mentre osservava Ville e Nur che parlavano fitto sul divano, era quasi dispiaciuta di non aver seguito il consiglio di Simone.

Nur aveva accolto Ville con un sorriso da ammaliatrice.

Non aveva visto il viso di Ville cambiare espressione, ma era sicura che neanche a lui era passato inosservato quanto fosse bella la sua amica.

Katty, ormai Lou la chiamava così per comodità, era schizzata via dal suo rifugio sotto il letto di Lou per fiondarsi tra le braccia di Ville.

Non si era staccata un secondo da lui, e ogni tanto gli leccava le dita tra un sonnellino e l'altro.

Lui la teneva sulle gambe e la accarezzava di tanto in tanto, mentre parlava con Nur o Simone, che era totalmente affascinato da lui.

Il suo amico che di solito era disinvolto con tutti, davanti a Ville aveva avuto una reazione all'inizio timida.

Lou pensava che lo stesse valutando, ma era evidente che Ville piaceva anche a lui.

"E come poteva essere altrimenti?" - pensò sbirciando il finnico.

Quella sera le sembrava fosse più bello che mai.

Indossava dei jeans scuri, con sopra una maglia verde scuro a maniche lunghe e sopra un semplice pullover di lana, aperto con la zip, anch'esso nero.

Lou l'aveva guardato con gli occhi a cuore, come le aveva sussurrato Simone in italiano, passandole accanto.

«Attenta Grace: spari cuori e ormoni ovunque!»

Ville aveva legato i capelli in un cipollotto scomposto dietro la testa, che gli metteva ancora più in risalto gli zigomi alti.

Si era tolto il cappello e lei era rimasta a bocca aperta... diventava più bello di ora in ora per caso?!

«Ciao Lou...» - aveva sussurrato lui rivolgendosi a lei che era intenta ad affettare cipolle.

Lei aveva tirato su col naso, con gli occhi pieni di lacrime, abbagliata dal suo sorriso.

«Ville... ciao...»

Non doveva essere un bello spettacolo con i lunghi capelli ricci, raccolti in cima alla testa e la faccia accaldata dai fornelli.

Lui si era appoggiato al muretto osservandola divertito, fino a che Nur non aveva reclamato la sua attenzione, pilotandolo sul divano con la scusa di offrirgli qualcosa.

Lui aveva risposto di non volere nulla e ogni tanto la sbirciava, sorridendole.

Rinfrancata dal fatto che lui non la perdesse d'occhio, si rilassò.

Cercò anche di non guardare la sua amica fare la gatta morta, accavallando le gambe più volte del dovuto e lisciarsi i capelli, mentre gli parlava.

Con un colpo secco di coltello tagliò in due una zucchina.

«Ehi, Eva attenta... - disse ridendo Julian, rosso in viso a causa dei fornelli anche lui – per un attimo mi sono immedesimato in quella zucchina e... ahia!»

Lou rise suo malgrado.

«Non farmi mai arrabbiare, Pirata!» - lo minacciò lei con il coltello alzato.

«Mai!» - lui alzò le mani in segno di resa.

Julian si appoggiò al bancone mentre lei controllava che il sugo istantaneo di pomodoro con prendesse fuoco.

«Sei molto carina stasera... - le disse sorridendole malizioso – Cioè lo sei sempre, ma stasera hai una luce diversa negli occhi...» - con una mano le riavviò il ricciolo che le pendeva, sistemandolo dietro l'orecchio.

Gli occhi di Lou saettarono al divano.

Il finnico non si era perso un passaggio della scena e la guardava senza sorridere… che fosse geloso?


"Naaaa...”

Le venne voglia di metterlo alla prova, ma non voleva creare casini ulteriori quella sera... se lui si fosse incavolato era capace di prendersi Katty e andare via, come aveva fattola prima volta che l'aveva trovata con Julian.

«È solo la cipolla, Julian…»

«Uhm… no, non credo. Sono contento che tu mi abbia chiesto di esser qui stasera, avevo voglia di stare un po’ con te. Era da un po’ che non avevo modo di parlarti, al di fuori della galleria…»
Lou stava per ricordargli che era stata Nur ad invitarlo, ma preferì lasciar correre.

Non riusciva a concentrarsi: faceva fatica a non guardare cosa succedeva sul divano.

Ammise con se stessa di essere un po’ gelosa della sua amica che stava monopolizzando il Valo.

«Sono contenta che tu sia qui, con tutte le persone che amo di più.» - disse lei.

«Tutte? Compreso il Valo? Pensavo ti fosse antipatico…»

«Non è male se lo conosci meglio…» - disse arrossendo, guardando ancora verso Ville.

Che la stava guardando a sua volta.

Dio… com’è bello!”.

Ville si alzò di scatto dal divano, depositò Katty sul cuscino, scusandosi con Nur troncandole le parole sulla bocca, tanto che lei lo guardò sbigottita... Anche la micia lo guardò con disappunto.
Lou si raddrizzò ansiosa, vedendolo avanzare verso il muretto.

Non staccò gli occhi da lei un solo istante: fremeva.

Che gli prende ora?”.

«Vieni un attimo con me, Lou? – le parlò seccamente, porgendole la mano – ho bisogno di un tuo consiglio. Julian, non ti spiace se la prendo un attimo, vero?» – chiese rivolto a Julian, senza smettere di tenerla inchiodata con gli occhi. E senza aspettare risposta.

Julian, Simone, Nur e Katty assistevano alla scena, immobili.

Lei prese la mano e si lasciò guidare fuori dal salotto, verso il corridoio buio.

Che bello stringergli la mano…”.

Non appena si allontanarono, Katty saltò dal divano per seguirli.

«Ville, che succede – chiese lei curiosa – cosa devi dir…»

Lui non le lasciò finire la frase.

La afferrò e tirandola a sé, una mano dietro la testa, le prese le labbra in un bacio famelico.

Muoio…” – pensò lei con le ginocchia che le cedevano.

La bocca di Ville, la lingua prendeva e prendeva da lei, come se non ne avesse mai abbastanza.

La mano libera le premeva sulla schiena, schiacciandola contro di lui.

Lou gli si aggrappò alle spalle istintivamente, le braccia passarono sotto quelle di lui per stringerlo ancora di più.

Una mano curiosa s’insinuò sotto il maglione di Lou, accarezzandole la pelle sopra il bordo dei jeans.

Se non ci fermiamo immediatamente, lo stendo a terra e non rispondo di me…” – pensò Lou, con il sangue che correva veloce e il cuore galoppante.

Ville però non sembrava dello stesso parere.

Ogni volta che lei cercava di staccare le labbra dalle sue, lui rafforzava la stretta.

Dimenticò tutto: la cena che poteva bruciare, i suoi amici al di là del corridoio che potevano coglierli sul fatto da un momento all’altro…

Se Nur fosse comparsa all’improvviso…

Dimenticò ogni cosa.

Sentiva solo lui.

Lui che ora le mordicchiava il labbro inferiore, per passarci poi la lingua…

«Ville… - ansimò, trovando lo spazio per prendere respiro – Non riesco a respirare…»

Lui posò la fronte sulla sua, con gli occhi chiusi, senza lasciarla andare, anzi le sue braccia la strinsero ancora di più.

«Ora va molto meglio... – sussurrò lui con la voce bassa e sexy – Non resistevo più, scusa se ti ho rapita così…»

Non era per nulla dispiaciuto… ghignava.

Riusciva a vederlo anche al buio, con la sola debole luce che proveniva dal salotto.

Katty si strusciava ai loro piedi, passando da una all’altro, facendo le fusa.

«Mi farai morire uno di questi giorni, Valo…» - mormorò ansando come se avesse corso.

Le stava andando a fuoco il viso.

«Lo spero vivamente. Banderas ti stava troppo vicino per i miei gusti… sono corso a salvarti.»

Lei ridacchiò piano.

«Sei tutto matto, Valo… si staranno chiedendo che fine abbiamo fatto…»

«Lou, pensi che m’importi qualcosa? Se fosse per me, ti prenderei in questo preciso istante e ti porterei dritta a letto… così la tua idea di morte sarebbe diversa… ti darei una dolce morte…»

La voce, il tono basso e roco, le parole e la sua mano che dalla schiena ora era passata davanti, sostando appena sotto il bordo del reggiseno, le scoppiarono nella testa come un tuono.
Trattenne il respiro.

Per un instante era stata sul punto di trascinarlo lei stessa in camera.
«Qualcuno deve fare la persona ragionevole, Sig. Valo… e credo tocchi a me.» - disse con voce tremante.

Lui aprì gli occhi guardandola divertito.

«Non credo mi piaccia questa storia dell’essere ragionevoli. Molla tutto e tutti e andiamo via.» - la tentò.

«Fai il bravo… - rispose lei, massaggiandogli la nuca libera dai capelli mossi. – sei carino con il cipollotto, Sig. Valo…»

«Il Sig. Valo pensa di essere al limite della lascivia stasera e se continui a toccarmi così, mia cara, non c’è niente che ti possa salvare…»

Oh…”.

«Ehi, voi due! Lou! – urlò Simone dall’altra stanza – Qui c’è qualcosa che va a fuoco!»

«Anche qui…»- mormorò Ville.

Lou si allontanò a malincuore da lui, dandogli una leggera spinta.

Lui per tutta riposta la tirò di nuovo verso di sè, rubandole un altro bacio.

«Signorina Zarda, lei si salva sempre per un pelo.» - le sussurrò rimettendole a posto il maglione, guardandola con occhi di fuoco.

Ridacchiò nervosa con un brivido di eccitazione.

Non aveva nessuna voglia di tornare dagli altri. Le sarebbe piaciuto rimanere in quel corridoio buio, ad amoreggiare con Ville, che continuava a guardarla intensamente.

Con un sospiro si avviò verso il salotto lasciando la mano di Ville, cercando di dare al suo viso un’espressione neutra e indifferente.

Ovviamente tre paia d’occhi si voltarono all’unisono quando rientrarono.

Simone, le lanciò un’occhiata di chi la sapeva lunga. Nur e Julian intenti a cucinare.

Con un sorriso Lou osservò la sua amica che aveva occupato il suo posto ai fornelli.

«Tutto ok? – le chiese neutra Nur – Sei ancora rossa in viso…»

«Tutto ok, lascia faccio io… è quasi pronto. Potete mettervi a tavola…»

Tavola che consisteva nel basso tavolino e come sedie Simone aveva disposto dei cuscini intorno.
Si sedettero parlando allegramente. Julian li deliziò come sempre con i suoi racconti divertenti.
Simone, che era un vero e proprio pagliaccio, raccontò i tempi in cui lui e Lou frequentavano l’Accademia facendoli ridere con aneddoti che lei aveva rimosso.

«Ragazzi Lou era un vero spasso… diversa dalla donna pallosa che vedete qui ora» – le fece una linguaccia.

Ville rideva rilassato.

Era bello vederlo a suo agio e soprattutto, vedere i suoi amici a suo agio con lui.

Simone in particolare, notò Lou, era del tutto a suo agio e spesso si ritrovavano a parlottare tra loro con aria complice.

Nur continuava ad essere distratta e pensierosa e Lou pensò che probabilmente era a causa di Ville, che le parlava in tono gentile, ma senza mostrare nessun tipo d’interesse in più.

«Grace… - le sussurrò Simone in italiano, mentre Ville raccontava ad un Julian estasiato aneddoti sul suo gruppo – il finnico è un gran figo. Ed è pazzo di te: non ti ha perso di vista un secondo. E cavolo se si è accigliato quando Julian si è avvicinato troppo! Mia cara, penso proprio che sia cotto a puntino… ti ha agguantata quando ti ha portata di là, eh? Si vedeva chiaramente che vi eravate baciati… tu avevi una faccia sconvolta e lui… beh, riusciva a camminare a stento!»

«Will! Smettila! Sei un porco! – sibilò Lou di rimando arrossendo – Dici che era palese quello che era successo?»- chiese Lou sbirciando verso Nur.

«Palese?! Solo un cieco non avrebbe capito… penso che Julian soltanto non abbia capito una fava…»

Lou iniziò a rilassarsi… stretta tra Simone e Julian, con Ville di fronte che spesso la cercava con gli occhi, si godeva la cena che lei aveva temuto diventasse un inferno.

Il cibo buono e il vino fecero il resto.

Julian, Nur e Simone vuotarono quasi due bottiglie da soli, mentre lei ancora reduce della sbronza con Simone qualche sera prima e ancora disgustata, ne bevve davvero poco.

Ville non lo accettò quando lei gli chiese se ne voleva un po’.

Notò anche un momento di silenzio imbarazzato degli altri tre, ma Ville le sorrise scuotendo la testa.

Quando si alzò per prendere il gelato, Simone la seguì.

«Grace, quando ti ho detto che dovevi leggere e informarti sul tuo finnico era per evitarti di fare figuracce come quella del vino.»

Lou cadde dal pero.

«Che vuoi dire? Che figuraccia avrei fatto?» – chiese allarmata.

«Grace… lo sanno tutti che Ville non beve più…» - la guardò seriamente.

Lou continuava a non capire.

«Ok, te lo dirò in maniera cruda: Ville aveva problemi con l’alcool. E ora non beve più. Tu non potevi saperlo e lui ha capito.»

Lou avvampò d’imbarazzo, poi impallidì deglutendo a vuoto, non osando guardare verso Ville.

Simone sapeva anche cosa le stava passando per la testa: Lou aveva già avuto a che fare in passato con tipi che bevevano.

Come il suo ex.

Che non mancava di strapazzarla quando questo accadeva. Vale a dire spesso e volentieri, negli ultimi tempi del loro fidanzamento.

«Non lo sapevo… - mormorò lei – non avrei mai fatto una gaffe del genere se avessi dato ascolto a te, vero?»

«Lo so, lo so… e penso che anche Ville abbia capito che tu non sapevi. Grace, a fine serata ti dirò cosa penso di lui, ora però godiamoci la cena… e per favore, fa finta che io non ti abbia detto nulla. Levati quella faccia da cane bastonato.» – le disse sorridendole e abbracciandola affettuosamente.

Lou se lo strinse contro baciandogli la guancia.

«Grazie Will…»

Quando tornarono con le mani impegnate dalle coppe di gelato, queste furono accolte con entusiasmo.

Le dita di Ville trattennero per un istante di troppo le sue, mentre lei gli dava la sua.

Simone continuò imperterrito a prenderla in giro per le monellate che Lou combinava in Accademia.

«Non è vero – si difese ridendo Lou – stai dicendo un mare di baggianate buffone! Vogliamo parlare dei tuoi travestimenti?!»

«IO ERO una star, cara!»

Tutti risero.

«A tal proposito: ho un regalo per te, Grace… Mara ha realizzato un DVD con tutte le nostre vecchie videocassette. Se mi dai il permesso e ai nostri amici non dispiace lo metto su, così possono vedere con i loro occhi che quello che dico è la verità e che io, ovviamente, ero davvero una star!»

«Ma assolutamente no!» – esclamò lei.

«Ma assolutamente sì!» – dissero nello stesso istante in coro Nur e Julian, scoppiando a ridere.

«Ville? La maggioranza ha già vinto, ma te lo chiedo per correttezza.» – disse Simone alzando il viso con aria di finta superiorità.

«Per me va bene… Vediamo cosa combinava la Signorina Zarda quando era giovane…»

«Ehi! – lo apostrofò ridendo – Io sono ancora giovane!»

Ville le strizzò l’occhio mentre leccava il cucchiaio di gelato.


Oh mamma… Lou, smettila di fare pensieri sconci con lui e il gelato!”.


Lui le sorrise sornione come un gatto… accidenti se le leggeva nella mente!

Saprei io dove spalmarti quel gelato...”- pensò Lou con la pancia che le tremava e gli ormoni impazziti.

Visioni di Ville steso sul suo letto con il gelato che gli si si scioglieva addosso le attraversarono la mente... e allora anche lei gli sorrise maliziosa.

Simone che si era allontanato per prendere il famoso DVD, dopo averlo infilato nel lettore, si risedette accanto a Lou, dicendole: «Grace, lo stai spogliando con gli occhi... datti un contegno!” - le sibilò Simone in italiano, ghignando.

«E menomale che non ho bevuto nulla... altrimenti era fregato!»

«Ah, se è per questo io credo che lui non veda l'ora di farsi fregare, sorella!»

«Ecco a voi, il “Simone&Lucia Show”!» - annunciò Simone ridendo.

Mara era una bravissima videomaker: lavorando in tv aveva imparato a montare video, più o meno in maniera professionale.

Sullo schermo si succedevano immagini e spezzoni di video di loro tre nei vari anni.

Le prime sfilate disegnate da Simone, la prima mostra da solista di Lou... quella fotografica di Mara.

Loro tre, intenti a disegnare le tavole nel loro vecchio salotto... Simone vestito da Drag Queen per la Festa di Carnevale; Lou con i capelli corti e lisci e il viso da ragazzina, che rideva a crepapelle per qualcosa che aveva detto Simone, tanto da cadere dal divano.

Ville le lanciò uno sguardo dolce che le fermò il respiro... Lou e Mara, vestite a festa per la sfilata di Simone, imbronciate e con una pettinatura ad alveare.

Nur rotolava dalle risate.

Loro tre al mare, nella casa di proprietà dei genitori di Simone: Lou arrossì fino alla cima dei capelli a rivedere se stessa stesa al sole, con il minuscolo bikini bianco che il suo amico-stilista-pazzo le aveva imposto di comprare.

Con la coda dell'occhio vide Ville sorridere da un orecchio all'altro.

Mara che all'improvviso le buttava una secchiata d'acqua lasciandola senza fiato, impiastricciata di sabbia e crema solare.

Lou che prendeva la rincorsa per darle una lezione.

Simone che zummava sul suo sedere.

«Will!»- strillò Lou, nascondendo il viso nelle mani quando gli altri scoppiarono a ridere.

Che figura di merda!”.

Le scene ridicole e dolci si succedevano e Lou tornò indietro a quei tempi felici e spensierati.
Ogni tanto scambiava un sorriso con Simone, per cose che solo loro potevano capire.

La laurea e la seguente festa dove Lou si era buttata in mare vestita.

Mentre Simone raccontava la performance con tanto di spogliarello finale, sullo schermo apparve una scena che nessuno si aspettava, soprattutto Lou e Simone.

Un' altra festa, gente che ballava e luci soffuse... e sullo sfondo Lou e Andrea che si tenevano stretti, le braccia allacciate, occhi negli occhi.

Lou si immobilizzò impietrita: aveva dimenticato quella festa, aveva dimenticato anche che Simone aveva la telecamera, aveva rimosso quasi ogni cosa che lo riguardava..

Guardò se stessa abbronzata e ridente, il volto illuminato alzato verso lui, con il corto vestito estivo verde mela, a bretelle sottili e i capelli che le ondeggiavano sulla schiena ogni volta che lui si piegava su di lei per baciarla.

Andrea. Stupendo, scuro, alto nella maglietta attillata che metteva in mostra il fisico perfetto, che le parlava mormorando qualcosa sulle labbra.

A Lou mancò un battito del cuore a vederlo... soprattutto a vedere come si guardavano.

La videocamera si avvicinò alla coppia una voce fuori campo, Simone, che diceva in italiano: «Ehi smettetela voi, fate venire il diabete solo a guardarvi!” e la mano scura di Andrea che ridendo, copriva l'otturatore. Lei che si girava con un sorriso luminoso e gli occhi che brillavano, per poi appoggiare la testa al petto di lui.

All'improvviso lei ricordò chiaramente quella sera: avevano cercato una scusa per lasciare la festa in modo da starsene soli e si erano allontanati verso la spiaggia, dove avevano fatto l'amore. Ricordò anche la canzone che sentiva in sottofondo, perché Andrea gliela stava cantando e nel frattempo gliela traduceva in italiano...“The Promise” di Tracy Chapman.

Di nuovo assieme
mi sentirei cosi bene
nelle tue braccia
dove tutti I miei viaggi finiscono
se puoi fare una promessa
se è una promessa che puoi mantenere
ti prometto che tornerò da te
se tu mi aspetterai...”


Ora ricordando le parole della canzone, un sorriso amaro le si disegnò sul viso.
Non c'era nessuna promessa mantenuta. Di ritorni ce n'erano stati tanti ma nessuno era stato bello... non c'era più niente da custodire, niente e nessuno da attendere...

Simone si agitò sul telecomando, Nur la guardò preoccupata, Ville strinse gli occhi fissando lo schermo, Julian... abbassò gli occhi al tavolo basso.

«Non fa niente, Will. Sta' calmo... posso sopportare di vederlo sullo schermo... - mormorò Lou in italiano, poi aggiunse in inglese a beneficio degli altri – È tutto ok!»
Simone tolse il DVD, ormai l'atmosfera serena rovinata.
«Ehi! Va tutto bene... non fate quelle facce!» - disse con tono leggero soprattutto a Nur e Simone che conoscevano i risvolti della storia.

Ville le fissava il volto scandagliando ogni sua emozione, che lei mantenne neutra e ben nascosta.
«Qualcuno vuole dell'altro gelato?» - propose allegra Lou, cercando una scusa per allontanarsi e riprendere respiro.
«Io, grazie!»- disse gentile, Julian – capendo al volo la sua esigenza di allontanarsi.
Nascosta con il viso nel freezer, Lou cercò un modo per tornare a respirare normalmente prima che la morsa che sentiva nello stomaco la sopraffacesse.

Respira Lou, respira... ce la fai... respira...” - diceva a se stessa con un groppo in gola.

Quando rialzò la testa, gli occhi erano asciutti e si ritrovò Ville appoggiato al muretto che la guardava concentrato.
«Ehi...»
«Stai bene?» - chiese piano, gli occhi di giada che parevano bucarle la pelle.
«Sto bene.» - posò la mano sulla sua sorridendogli, desiderando sentirlo vicino.

Lui le prese le dita stringendole piano, abbassando lo sguardo sulle loro mani.
Ringraziò il cielo che lui fosse lì quella sera: la sua presenza aveva reso tutto più bello.
Voleva rifugiarsi tra le sue scarne braccia, in cerca del calore di cui lei aveva bisogno.

«Aiutami a portare il dolce di là, vuoi?» - gli chiese dando un tono sereno alla sua voce.

L'ultima cosa che voleva era rovinare agli altri la serata, per uno come Andrea.
«Certo... che roba è? - chiese Ville curioso, guardando scettico il dolce che Lou gli appioppava tra le mani - Non ho mai visto niente del genere...»
«Ehi, finnico: questo è una “Torta di Rose”... ti piacerà vedrai!»

Ville tornò a guardare il dolce tondo con tanti rotoli di pasta frolla arrotolati e ricoperti di zucchero, che davano davvero l'aspetto di tante rose impiattate.
Lou prese la coppa di gelato promessa a Julian e spinse il finnico perplesso verso il salotto, con una leggera pacca sul sedere.

Lui si voltò a fulminarla con gli occhi.
Lei ridacchiò a bassa voce e lui le sibilò roco all'orecchio:
«La pianti di palpeggiarmi il culo, ogni volta che sono distratto e ho le mani impegnate? Te ne approfitti perché pensi di essere al sicuro da me...»

«Penso? Io sono al sicuro da te, almeno per stasera...»
«Non ci giurerei se fossi in te, biondina...»
«Ville, se mi chiami ancora una volta biondina, te ne farò pentire.» - minacciò lei.
«Uhm... e dimmi, che tipo di punizione mi darai?»

Accidenti a lui... passava dall'essere dolce e delicato, nel suo essere premuroso a farla andare a fuoco solo con uno sguardo e una sola parola...

«Uhm... un giorno lo vedrai...»
«Perché non subito?»
«Fai il bravo, Valo.»
«Io lo sono sempre!» - le sorrise con aria diabolica lui.
Nel frattempo che Lou e Ville si era beccati amoreggiando, Simone aveva imbracciato la chitarra che Nur teneva per arredamento in camera sua e con la lingua di fuori, cercava di suonare.

«Per carità! Toglietegli di mano quell'affare se volete uscire di qui con i timpani sani e salvi! Quando canta sembra un cornacchia in agonia! - disse Lou ridendo – Katty è scappata via stamattina quando lo ha sentito gracchiare!»

«È scappata via solo quando ti sei unita a me!» - rispose stizzito lui, riprendendo a violentare le corde della chitarra.
Lou scoppiò a ridere divertita.

«Hai ragione!»
«Beh, ragazzi... - intervenne Julian – con tutto il rispetto per Simone e il suo innegabile impegno, ma qui abbiamo uno dei più bravi cantanti del mondo, a mio parere... se qualcuno deve cantare stasera, quello è Ville!»

Quattro paia di occhi di girarono speranzosi verso Ville.

«Oh cavolo, volete farmi lavorare anche stasera?» - rise lui, facendo segno a Simone di passargli la chitarra.
Simone la tenne stretta con il broncio, poi a malincuore gliela consegnò, buttandosi sul divano incrociando le braccia.
Lou tornò a ridere e gli fece una carezza sulla testa, prendendolo in giro.
«Povero Will, nessuno apprezza le tue qualità canore...»
«Umpfh!»

Ville sedette sul divano, imbracciando la chitarra.
«È un disastro... nessuno ha mai accordato come si deve questa ragazza.» - disse con un cipiglio severo.
Lou si acciambellò poco distante da lui, stringendosi la gambe al petto.
Era emozionata: lei adorava la sua voce e ora lui avrebbe cantato solo per loro.
Non capitava tutti i giorni avere un unplugged di Ville Valo nel salotto di casa!
Nur si giustificò dicendo che quando suo padre gliel'aveva regalata si era aspettato che imparasse sul serio a suonarla, ma era stato uno dei suoi tanti progetti mai portati a termine, per cui la chitarra dopo i primi mesi in cui era stata maltrattata dalle dita nervose di Nur che non riusciva ad imparare nessuna posizione, era diventata oggetto di arredamento.

Che aria professionale che hai Valo... e quanto sei bello...”.

«Avete richieste?» - chiese Ville, alzando gli occhi, guardando ognuno di loro per poi posarsi su di lei.
«Ehm... - disse imbarazzata Lou. Non conosceva ancora tutte le sue canzoni e stava per fare un'altra figuraccia!- Non saprei...»
Julian le venne in soccorso.

«Ville, mi piacerebbe che cantassi “Close to the Flame”: credo sia una delle tue canzoni più belle.»
Ville fece un cenno d'assenso con la testa, sorridendo.

«Bella scelta.» - sussurrò.
Le dita lunghe di Ville si mossero leggere sulle corde, accarezzandole come se toccasse il corpo di una donna.
I primi accordi e le note a danzare tra loro. Quando la voce di Ville iniziò a vibrare nella sua gola, Lou si sentì mancare. La voce calda e roca di Ville riempiva lo spazio.

The kiss sweetest
And touch so warm
The smile kindest
In this world so cold and strong...


Ad occhi chiusi, totalmente concentrato e intenso: sembrava dimentico di ogni altra cosa gli fosse intorno.

So close to the flame
Burning brightly
It won't fade away
And leave us lonely...

Lou sentì gli occhi riempirsi di lacrime... era una canzone dolcissima, anche se un po' triste e lui la stava dipingendo con la voce. Lou chiuse per un solo istante gli occhi: non voleva perdersi un solo secondo della visione del viso di Ville che cantava.

Lui aprì gli occhi, le pupille dilatate.

Cercò gli occhi di Lou fissandola con intensità, come se quelle parole fossero per lei.

Il cuore le tamburellava veloce nel petto, senza respiro...

The arms safest
And words, so good
The faith deepest
In this world so cold and cruel...”


Quando le ultime note risuonarono, per poi spegnarsi piano piano, un silenzio quasi religioso aleggiava tra loro.
Lou non riusciva a muoversi: stringeva convulsamente le braccia intorno alle gambe.
Non si era mossa di un millimetro.
Con il cuore in tumulto, non seppe far altro che fissare Ville con gli occhi sgranati... sicuramente lui le stava leggendo sul viso, ogni sua emozione.

«Fantastico... - sussurrò Julian, emozionato anche lui – Ville, grazie...»
Simone e Nur, guardavano Ville con gli occhi lucidi: dopo un momento di silenzio, Nur battè la mani.
«È stupenda! Che romantico che sei!»- commentò anche lei.
«Mio dio...» - disse Simone, che però fissava ttento il viso di Lou.

Ville le sorrise... e Lou pensò che sarebbe morta.

Lou era l'unica che non aveva detto nulla...e non ce n'era bisogno: quello che provava era scritto a chiare lettere sul suo viso.
Si sarebbe sciolta da un momento all'altro...
Poi fece una cosa che probabilmente nessuno dei presenti, specie Ville, si aspettava: si alzò lentamente e abbracciò Ville.
Lui rimase un attimo interdetto, poi ricambiò l'abbraccio in silenzio.

«Grazie...» - gli disse piano Lou, con il volto affondato nel petto di lui.
«Di nulla, Lou... ci stanno guardando tutti – le sussurrò divertito all'orecchio – Dimmi che non stai per toccarmi il sedere.»

Lei rise, ricacciando indietro le lacrime che rischiavano di tracimare.
«Promesso... per ora!»- gli sussurrò alzando solo un istante il viso per saziarsi di giada.

«Ehm... - si schiarì la voce Simone divertito – scusate, voi due? Ville, si può sapere che le hai fatto? Farla piangere è quasi impresa impossibile... ed ora eccola qui, come gelatina molle tra le tue braccia! Ridammi la mia arpia!»
Ville si schernì scrollando le spalle.
«È la mia tattica preferita per farle cadere ai miei piedi...»
Tutti risero. Anche Lou, che apprezzò il suo modo di sdrammatizzare la situazione alquanto strana agli occhi di chi, ovviamente, non si aspettava che Lou gli si avventasse addosso strizzandolo in un abbraccio.

Con uno movimento veloce Lou si alzò, girandosi poi verso il resto della compagnia, con le mani dietro la schiena come una bimba monella. Alzò le spalle e indicò Ville, annuendo:
«È colpa sua...»
Nur, Julian e Simone la guardavano tra il divertito e il perplesso.

«E ora mangiamo il dolce!» - propose Lou, forse con troppo entusiasmo.
Simone mise di nuovo la musica soft, in sottofondo, dopo aver chiesto inutilmente a Ville di suonare ancora.
Lei gli aveva detto di lasciarlo stare.

«Non è venuto qui per suonare per noi: lasciamolo in pace... o dovrete prendere dei secchi per le mie lacrime...»

E per le bave...” - aggiunse mentalmente.

Ville che cantava era una delle cose più belle e sexy che le fosse capitato di vedere e sentire in vita sua.

Una canzone era bastata a mandarla nel pallone... non avrebbe retto ad un'altra.
Non senza cadergli ai piedi sul serio.

Doveva pur mantenere un briciolo di dignità!
Nur e Julian seduti vicini parlottavano tra loro e lei aveva la faccia da “combattimento”...
«Oh no, ti prego! - pensò Lou – anche con Julian!»
Simone aveva deciso di dare il tormento a Katty, tirandole la coda.

Lei gli tirava zampate degne di una tigre.

«E se io avessi voglia di tutt'altro tipo di dolce?»

La voce di Ville vicinissima la fece sobbalzare.
«Questo è buonissimo! - disse lei masticando decisa, facendo finta di non aver capito – dovresti provarlo...»
«Lou... - le disse lui ghignando – stai scherzando pericolosamente stasera...»
«Uhm...»
La marmellata alle ciliege che era all'interno stava colando dai bordi e lei la raccolse con le dita come poteva: con un movimento veloce Ville, le afferrò la mano chiudendo la bocca sulle dita, ripulendole dalla marmellata, leccando piano.

... anf...”.

Con un sorriso soddisfatto, Valo si leccava le labbra davanti alla sua espressione inebetita.
Lou chiuse gli occhi.
«Hai ragione: è ottimo!»

Maledetto!”.

Maledizione a lui!

La stava provocando da quando lo aveva incontrata quella mattina.
Le toglieva il respiro per ogni cosa che faceva... la sua sensualità sfacciata la stordiva.

E quello che era peggio era che lei ne godeva ogni istante...
Ville le dava sempre brividi di aspettativa... si chiese, arrossendo, come sarebbe stato fare l'amore con lui.
Beh, se avessero continuato quel gioco pericoloso dello stuzzicarsi, non ci avrebbero messo ancora molto prima che uno dei due trascinasse l'altro verso il primo letto a portata di mano!

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Beneeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee... eccoci qui!!
Angolo di quella che pensa di essere autrice:

Eccoci di nuovo qui con un nuovo capitolo... sarà l'ultimo dopo aver pubblicato a raffica.
D'ora in poi penso che le pubblicazioni saranno a scadenza un pò più lunga. L'ispirazione mi sta snobbando e ormai non scrivo da un bel pò, quindi abbiate pazienza e godetevi questo...
orbene, che ne pensate della cenetta?
Io avrei accoppato il finnico in corridoio, non so voi ma io gli avrei fatto passare un brutto quarto d'ora! :D
Mentre scrivevo la scena col gelato avevo serie difficoltà a concentrarmi mie care... il connubio finnico con lingua e occhio verde non mi faceva bene, no no... :D
Basta chiacchiere ora... come sempre devo ringraziare tutte a partire dalle mie due Beta: Mia Mugliera Cicci-Vivi (Deilantha) e Sara Pulci;
le mie sister fedeli e pronte a recensire alla velocità della luce: selevalo arwen85 Echelena Lady Angel 2002 Ila_76 apinacuriosaEchelon (ta-nha ta-nha ta-nha) Villina92 poi quelle un pò più latitanti o tirchie di commenti:(ragazze dite anche la vostra...ci tengo a sapere che ne pensate oltre al fatto che leggete la storia, eh!) poisongirl76 marfa dile91 fnghera
e grazie anche ad angelica78vf e K Ciel, le nuove recensore!
Grazie grazie grazie infinite a tutte e a presto! ;)
*H_T*

PS: la canzone che ho usato per immaginare Ville che canta nel salotto di Lou... :) Ville Valo - Close to the Flame (Acoustic)

   
 
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