Capitolo
sette
"Your arms around me"
Lou
affettò il prezzemolo velocissimamente, poi passò
ai pomodori che tagliò a cubetti, buttandoli nel recipiente
dell'insalata.
Julian le passò accanto cantando a bassa voce, mentre
assaggiava la paella che stava preparando.
Chiuse gli occhi inspirando forte e gettò
un’occhiata al di là del muretto basso della
cucina, verso il salotto, dove Ville e Nur seduti sul divano
chiacchieravano a bassa voce.
“Tutto
questo è un incubo…”
– pensò Lou.
Quella
giornata era iniziata come tante altre e dopo otto ore, eccoli
lì, tutti nel suo salotto ad aspettare una cena…
Otto
ore prima…
Lou e Simone
erano in bagno. Si preparavano insieme, si lavavano i denti insieme,
mentre uno faceva la doccia e l’altra era in vasca
chiacchieravano, come facevano a Roma; anche lì avevano
ripreso in poche ore, i ritmi di quando convivevano.
Lei era
immersa nella vasca piena di schiuma profumata mentre Simone faceva la
doccia cantando a squarciagola e stonando non poco.
«Will,
sembri il gabbiano della “Sirenetta”...»
– disse Lou ridendo.
«Grace,
tu non apprezzi il mio canto libero…» - rispose
lui, con un acuto, mentre cantava “Di sole e
d’azzurro” di Giorgia "versione
Will".
Dopo qualche
istante anche lei si unì al suo amico, con il risultato che
ora sembravano un gabbiano moribondo e una cornacchia in preda ai
crampi.
La micetta
che Lou aveva iniziato a chiamare Katty in attesa che il "Sig. Valo" le
trovasse un nome adatto e che li seguiva ovunque come
un’ombra, si alzò piano uscendo dal bagno,
rifugiandosi in salotto lontano dai loro gorgheggi.
Lou rise
fino a soffocarsi.
«Che
c’è? Perché ridi?»
– chiese Simone uscendo dalla doccia come una statua scolpita
nell’oro, ricoperta di goccioline d’acqua.
Lou
sbirciò il corpo nudo, magro e scattante del suo migliore
amico, con ammirazione.
Era proprio
bello… accidenti!
Tante volte
aveva pensato che se Simone non fosse stato gay, lei si sarebbe
innamorata senza nessun problema ed istantaneamente di lui. Era
perfetto e non solo fisicamente… sotto la patina di ragazzo
alla moda e superficiale, Simone era una persona dolce e rassicurante,
attento e sensibile… probabilmente tutte quelle
qualità, se fosse stato etero non le avrebbe avute
però, aggiunse mentalmente.
«Katty
è fuggita via quando ci ha sentiti
cantare!» –
rantolò lei ridendo.
«Umpfh…
viziata! Solo perché l’ha salvata Valo ora fa la
snob…» –
sbuffò lui.
Avvolgendosi
un telo attorno ai fianchi, Simone si sedette sul bordo della vasca.
«Grace,
devi farti la ceretta… non vorrai che Valo trovi Cita al
posto di una fatina, vero?»
«Pensavo di
portarti in un centro estetico oggi, mio caro:
dove io mi farò scorticare come una gallina e tu ti godrai
la famosa sauna finlandese… che ne dici? Ti piace come
idea?»
«È una
fantastica idea… - si bloccò a
metà frase quando dal salotto sentirono un urlo di donna
stridulo e subito dopo la gatta sfrecciò dentro il bagno
come un proiettile – Che diavolo?…»
«Louuuuuu
dove sei?! C’è un gatto nero in casa!»
– la voce di Nur era alterata e spaventata.
«Nur! Sono in
bagno!» –
urlò
lei gettando uno sguardo alla micina spaventata che si era rintanata
dietro il cesto della biancheria sporca.
«Oh,
oh, la “Regina di Saba” è
qui…» –
disse a bassa voce Simone,
drizzandosi spingendo in fuori il petto.
«Che diavolo
ci fa un gatto in casa nos… oh! Oddio
scusatemi! Non volevo disturbare!»
Nur
entrò in bagno con indosso ancora il piumino bianco e la
borsa appesa al braccio, bloccandosi di colpo quando vide un uomo, un
bellissimo uomo seminudo, seduto sul bordo della vasca.
Imbarazzata Nur fece per uscire, quando Simone si alzò
tendendole la mano e presentandosi, in inglese.
«Ciao
Nur, io sono Simone.»
«Simone!
Ma certo! Oh cavolo, avrei dovuto riconoscerti subito... Cavolo se sei
figo… oh scusa! – disse ridendo Nur, prendendo la
mano di Simone – Non riesco a tenere la bocca chiusa quando
vedo un bell’uomo davanti a me!»
«Eh,
come ti capisco sorella… ho lo stesso identico problema! -
disse lui ridendo divertito – Grazie per il figo: anche tu
non sei malaccio!»
Lou
osservò i due amici fare amicizia con un sorriso.
«Beh,
benvenuto in Finlandia, Simone!» –
disse Nur,
sedendosi sul water dopo aver abbassato la tavoletta, togliendosi il
piumino che ripiegò sulle ginocchia, posando la borsa sulla
cesta dei panni sporchi, dove la micia acquattata la guardava
sospettosa.
«Lou,
tesoro vedo che stai meglio… ho avuto
un’allucinazione o c’è un gatto nero in
casa?»
«Hai
visto bene! Spero non ti spiaccia… da oggi avremo
un’inquilina in più!»
«Oh,
no… figurati… ma da dove spunta fuori?»
– chiese chinandosi per guardare la gatta che già
le soffiava contro, con gli occhi verdi stretti a fessura.
«Era
mezza morta nella neve… ed eccola qui…»
– tagliò corto Lou, beccandosi
un’occhiata divertita da Simone.
“Al
diavolo… avrebbe trovato un modo per dirle di
Ville… prima o poi…”
«Bel
caratterino! Bene… le sono già
simpatica!»
«Ah,
fa così con tutti! – disse Simone – Sono
in pochi ad esserle simpatici…»
“Infame…”.
«Non
sapevo che saresti tornata! Perché non mi hai
chiamato?» –
chiese Lou, sviando il discorso da
dove lo stava portando Simone.
«Volevo
farti una sorpresa!»
«Ci
sei riuscita, credo…» –
disse Simone con
una faccia da schiaffi.
Lou
fulminò con gli occhi il suo amico chiacchierone che invece
la guardava con un sorriso smagliante.
«Avete
programmi per oggi, ragazzi miei?
– chiese Nur già
proiettata in altri progetti, entusiasta - Dai facciamo qualcosa
insieme!»
«Volevamo
andare in un centro estetico, per me e i miei peli superflui
– aggiunse dopo un’occhiata del suo amico alle sue
gambe immerse nell’acqua - e far provare la vera sauna
finlandese a Simone: che ne dici? Vieni con noi?»
«Assolutamente
sì! Ho proprio voglia di un bel
massaggio…»
«Bene…
allora andiamo! Mi faccio una doccia veloce e sono tutta
vostra!»
«Allora
io vado a vestirmi!» –
disse Lou uscendo dalla
vasca, avvolgendosi nel telo che Nur le tendeva.
«Lou
il tuo cellulare... - le urlò Simone che era uscito prima di
lei e che ora era in camera - sta vibrando da un
po’… Matleena.»
Lou corse in
camera cercando di non rimanere nuda, afferrò il cellulare
dalle mani di Simone e rispose.
«Mat!
Che succede?»
«Lou!
Scusa se ti chiamo di mattina, ma ho bisogno di te per un consulto
veloce oggi: potresti passare tra un’oretta? Prometto che ti
darò una giornata libera quando ne avrai bisogno, ma mi
servi tu. Non mi fido di nessun altro.»
«Ma
certo Mat, vengo io, tranquilla. Ci vediamo più
tardi!»
«Grazie
cara, a dopo.»
Come sempre
Mat non attese risposta e chiuse la comunicazione.
Simone e Nur
la guardavano in silenzio in attesa.
«Devo
passare in galleria ragazzi, ma voi andate pure senza di me.»
«Non
fare la guastafeste… posso accompagnarti? – chiese
Simone – Volevo vederla in ogni caso e mentre tu fai quello
che devi, io visito la galleria e poi insieme andremo come deciso a
farci belli.
Che ne dici
Nur, ci accompagni anche tu?»
«Ma
certo… ci sarà anche il tuo
bell’artista spagnolo?» –
chiese con aria
maliziosa Nur.
«Artista
spagnolo? Questa non la sapevo… - Simone incrociò
le braccia al petto – Beh? Chi è ?»
«È
l’artista che è in esposizione in questo periodo,
Will… sono sicura che ti piaceranno le sue opere. - disse
Lou infastidita dalle continue allusioni di quei due: era come trovarsi
sotto un tiro incrociato – Vado a
vestirmi…»
Lou
buttò il cellulare sul letto, mentre Nur e Simone uscivano,
per permetterle di vestirsi.
Doveva dire
a Nur di Ville… si avvicinò alla finestra,
sbirciando verso la torre.
Le mancava. Non lo vedeva da una settimana. Stranamente nessuno dei due
aveva pensato di chiedere il numero di cellulare
all’altro… magari Ville l’avrebbe
chiamata in quei giorni, se solo lei gli avesse lasciato il numero.
Sospirò
pensando che Nur probabilmente si sarebbe arrabbiata sapendo che
durante la sua breve assenza, la sua sciatta coinquilina, aveva baciato
l’uomo che lei aveva deciso di conquistare.
Alla prima
occasione le avrebbe detto tutto, pensò mentre decideva cosa
mettersi.
Due
ore dopo…
«Eva,
sei la salvezza della Draghessa lo sai?» –
le
sussurrò Julian mentre Matleena sottobraccio a Simone,
passeggiava per la sala esposizioni.
Nur,
guardava le opere di Julian con disappunto: l’idea
d’arte della sua coinquilina era la pittura e basta. Si
ripromise di farle una breve panoramica sul variegato mondo
dell’arte in un prossimo futuro.
Lou sorrise
a Julian, che come sempre la osservava intensamente.
«È solo
metodica: è abituata al fatto che io so esattamente
cosa vuole, senza che debba arrabbiarsi…»
«Oh
dai, non fare la modesta: sei la migliore qua dentro! È per
questo che Matleena vuole solo te.»
Lou
scrollò le spalle come a dargliene atto, lusingata che lui
pensasse quelle cose di lei.
«Hai
programmi per la giornata, Eva? – chiese Julian cambiando
discorso – Mi chiedevo se ti andava di portarmi un
po’ in giro per la città…»
La
guardò speranzoso.
«Ho
promesso ai miei due angeli custodi di passare un pomeriggio in totale
relax all’insegna della bellezza e della cura del corpo, in
un centro estetico…» - gli
sorrise Lou,
scusandosi.
«E
tu potresti unirti a noi, Julian. – aggiunse Nur, che aveva
sentito le ultime parole – ho come l’impressione
che anche a te serva un pomeriggio di relax! Ti va?»
«Con
piacere… - disse Julian sbirciando la faccia di Lou che
cercava di mantenere un’espressione neutra, quando invece
avrebbe voluto staccare la testolina della sua amica – Sempre
se a Lou non dispiace…»
«Ma
certo che mi fa piacere, Julian…» –
rispose lei, con una punta di fastidio nella voce.
«Ah,
che bello! Allora aspettiamo che anche tu finisca qui e andremo tutti
insieme!»
Nur la
guardava soddisfatta come se le avesse fatto un gran piacere e non
appena Julian si distrasse le strizzò anche
l’occhio in maniera complice.
“Di
male in peggio! Devo dirle subito di Ville o non la finirà
di cercare di buttarmi tra le braccia di Julian!”.
Finito che
ebbero di soddisfare le richieste di Matleena, uscirono tutti e
quattro, con Julian che parlava come sempre con entusiasmo della sua
esperienza finlandese, mentre guidava la sua auto sportiva.
Lou guardava fuori dal finestrino, distratta: era passata
un’altra ora e non era riuscita a parlare da sola con Nur.
Quest'ultima
era sempre stata attaccata al cellulare o lei era stata impegnata con
Matleena.
Si massaggiò le tempie: aveva un principio di mal di testa
che prevedeva non sarebbe migliorato.
Cercò di rilassarsi e godersi il massaggio dopo
l’esperienza sempre traumatica della ceretta inguinale.
Mentre i
ragazzi erano in sauna lei si era sottoposta alla tortura ed ora, dopo
un trattamento viso, che doveva servire a rendere la pelle luminosa,
come le aveva assicurato Nur esperta di centri estetici, cercava di
trovare le parole giuste per dirle di Ville.
Ma la sua
amica era in fase silenziosa.
Aveva
provato a portare l’argomento dove le era comodo, ma Nur o
era troppo stanca per risponderle o stava pensando.
Quindi
rimase in silenzio anche lei, mentre le mani esperte della
massaggiatrice scioglievano i suoi muscoli rattrappiti.
Si concesse
di pensare a Ville… si chiedeva quando lo avrebbe rivisto.
Dopo la
crisi di panico del giorno precedente, aveva cercato di prendere la
cosa con filosofia e di godersi, come le consigliava Simone, la
compagnia di Ville e di tutto quello che ne sarebbe conseguito.
«Grace,
hai la malsana idea che un rapporto debba per forza sfociare in
qualcosa di scontato e romantico: non tutte le coppie si sposano, non
tutte vanno a vivere insieme, non tutte le storie nascono nello stesso
modo. Può benissimo accadere che una storia di sesso diventi
la storia più bella della tua vita, o come può
accedere che quella nata con tutti i parametri giusti, vada a finire
nel disastro più totale… devi imparare ad
apprezzare le sorprese e le incognite che la vita ti mette sul cammino.
Smetti di pensare che non sei "abbastanza" per le persone: sono il tuo
migliore amico e ti voglio bene. Conosco i tuoi difetti meglio di
chiunque altro, ma conosco anche quella che sei al di sotto di quella
corazza che hai. So che quando ami qualcuno, lo fai con tutta te
stessa, donandoti senza remore… se ami un uomo una minima
parte di quanto so che ami me, che sono solo tuo amico, allora
credimi… è già abbastanza. E so che
hai amato molto… e spero davvero tanto, con tutto me stesso
che tu possa innamorarti ancora… e che qualcuno possa essere
amatoda te… e che tu possa essere ricambiata come
meriti…»
Quando la
sera prima, a letto Simone le aveva detto quelle cose, le era stato
difficile non mettersi a piangere. Tutti non facevano che dirle di
sciogliersi, di lasciarsi andare… di vivere.
E lei voleva
farlo. Con Ville.
Erano
immersi beati nella vasca idromassaggio quando Simone
sganciò la bomba.
«Ragazze, che
ne dite di cenare insieme stasera? Una cenetta
casalinga: Julian ha appena detto che la sua paella è al
migliore che mai mangeremo nella nostra vita… io gli ho
detto che se vuole competere con la pasta al pomodoro di Lou, deve
darcene la prova!»
Nur accolse
la proposta con entusiasmo, anche se questo le avrebbe impedito di
buttarsi in una delle sue notti folli in giro per discoteche e pub
della città.
Lou ne fu
felice per lo stesso motivo: le avrebbe dato l'ottima scusa di non
farsi trascinare in giro per la città.
Poco
importava se doveva spadellare per tutta la serata mentre con tutta
probabilità, sia Simone che Nur avrebbero trovato mille
scuse per eclissarsi dalla cucina.
«Vedrete,
non ve ne pentirete! Assaggerete la migliore paella del
mondo!» –
rise allegro Julian, mettendo in mostra i
denti bianchissimi e perfetti.
«In
ogni caso, io la famosa pasta di Lou, l’ho già
mangiata… ricordi? – disse improvvisamente
rivolgendosi a Lou che alzò di scatto la testa -
è stato quel giorno che ho conosciuto Ville a casa
tua!»
“Ecco!
Grazie Julian!” – pensò acida
Lou.
Nur la
guardò con curiosità, Simone con
l’espressione “Ora-sei-fregata-“
e Julian attendeva la conferma.
«È
vero… lo avevo
dimenticato...» - disse
piano Lou.
«Ville?
– chiese Nur con una strana nota nella voce – Come
mai Ville era a casa nostra?»
Prima che
Lou potesse risponderle, Julian continuò: «Era
venuto a vedere come stesse la gattina e poi l’ha portata via
con sé!»
«La
gatta? Che c’entra la gatta con Ville?»
«L’abbiamo
trovata insieme e sentendola piangere, siamo accorsi entrambi,
Nur.» –
disse cauta Lou, guardando la sua amica
negli occhi.
«Davvero?
Che cosa carina…» - sembrava
di nuovo rilassata.
Simone la
guardava ad occhi socchiusi. Lou lo ignorò.
«Sì,
molto carina… - disse Lou con un’occhiataccia a
Simone e poi rivolgendosi a Julian gli disse: - Dovremmo fare la spesa
però, a casa non abbiamo molto, men che meno ingredienti per
la paella!»
«Andremo
a farla insieme, se vuoi!»
«Bene,
e mentre voi fate la spesa, io e Nur prepareremo una tavola magnifica,
vero cara?» –
chiese Simone raggiante a Nur che era
di nuovo distratta e silenziosa.
«Assolutamente
sì.»
Tre
ore dopo…
Lou
camminava tra le corsie del supermercato vicino casa, in cerca di
verdure fresche.
Julian poco più lontano si aggirava veloce nel reparto
surgelati.
Spingeva il
carrello già pieno a metà di vino, pane e altra
roba che Simone le aveva detto di volere.
Il mal di
testa era aumentato invece che svanire.
La reazione
di Nur era stata strana: si era aspettata che chiedesse ulteriori
spiegazioni, come faceva sempre, invece aveva lasciato cadere
l’argomento, ma era rimasta in silenzio per il resto del
tempo.
Lou era
preoccupata più per quella reazione che se non si fosse
infuriata.
Sperava di
trovare il tempo durante la cena di dirle tutto… non ce la
faceva più a sopportare oltre quella tensione.
Aveva
bisogno di liberarsi la coscienza, anche se come aveva detto Simone non
aveva motivi di sentirsi in colpa verso la sua amica.
Totalmente
sovrappensiero girò l’angolo, investendo in pieno
la persona che in quel momento era proprio accanto allo scaffale
nascosto.
«Oh,
mi scusi… - disse in italiano imbarazzata, poi in inglese
– non l’avevo vist…»
E si
ritrovò ad annegare negli occhi verdi e sorpresi di Ville.
Un lento
sorriso sfiorò le labbra di Ville e gli occhi da sorpresi,
s’illuminarono maliziosi.
«'Prinsessa'
”… devi sempre colpirmi in
qualche modo…” – disse piano.
Lou si
aggrappò al carrello, per non cadere a terra.
Le era
mancato da morire… oh, era possibile che il suo sorriso
fosse ancora più bello e dolce di quanto ricordasse?
E gli
occhi… erano sempre stati così verdi?
“Oh,
mio dio… mi sei mancato… mi sono mancati i tuoi
occhi…” - pensò Lou,
rimanendo in silenzio, con il cuore che le galoppava nel petto.
Ville la
guardava scuotendo la testa.
«Ciao
Ville, sono felice di vederti! … dai prova, ce la puoi
fare…»
La prese in
giro andandole vicino,
affiancandola appoggiandosi con il bacino al carrello che lei stringeva
tanto da far sbiancare le nocche delle maniLe sussurrò
all’orecchio chinandosi su di lei, sfiorandole una mano, che
si sentì ancora più piccola con lui che la
sovrastava.
«Dici
che se ti bacio qui, è sconveniente?»
Lou
avvampò, guardandogli le labbra che erano stirate in un
sorriso da satiro.
“Lou!
Fatti tornare la parola e digli qualcosa, che diamine!”.
«Ville…»
«Sì,
sono io… e tu sei sempre "Lou-che-sogna-alla-finestra"? O
sei la sorella cattiva della mia 'Prinsessa'…?»
La sua voce
così vicino… la accarezzava come stavano facendo
gli occhi.
«Quando
sei tornato?… mi sei… ci sei
mancato…» –
disse Lou senza fiato.
«Vi
sono mancato o ti sono mancato?» –
le chiese
sfiorandole la tempia con le labbra.
«Ci
sei mancato… a me e Katty…»
«Katty?»–
rise piano con gli occhi che le fissavano la bocca.
Lou
pensò che avrebbe iniziato a perdere ogni controllo se
continuava a guardarla in quel modo e a sussurrarle, sfiorandola con il
fiato ogni volta.
«Sì,
non potevo chiamarla “Gatta” ogni volta che mi
rivolgevo a lei… è temporaneo!»
– disse agitata.
«Sempre
tesa, la mia 'Prinsessa'- le sussurrò
appoggiandosi con il corpo snello a quello di Lou, passandole un
braccio intorno alla vita, premendo le dita attraverso gli strati del
suo giaccone – Hai un buon profumo... sai di
vaniglia...» - le disse
annusandole i capelli, strofinandole
le labbra sui ricci.
Lou
posò una mano sulla sua e lui girò il palmo
intrecciando le dita a quelle di lei... aveva sempre delle mani
così calde.
Si
aggrappò a quella mano, mentre lui ne accarezzava lentamente
con il pollice il dorso.
«Penso
che sia meglio andare via: spesso i fan mi seguono quando vado in
giro... non vorrei ritrovarmi su qualche blog mentre amoreggio con una
bionda in un supermercato... - le strizzò l'occhio
– E poi, sto davvero facendo uno sforzo enorme per non
prenderti e baciarti fino a toglierti il respiro.»
Lou
sentì lo stomaco contrarsi a quelle parole, un delizioso
languore al basso ventre.
«Ville!»
- la voce di Julian, dietro di loro, li fece sobbalzare mentre
continuavano a fissarsi in silenzio.
Julian era
stupito di vedere Ville, appoggiato in modo del tutto rilassato al
carrello di Lou e vide che erano molto vicini.
«Julian...
giusto?» - chiese
Ville senza muoversi di un millimetro, alzando lo
sguardo altrettanto stupito di vederlo lì.
Poi
notò che l'altro aveva tra le braccia qualcosa che
andò a depositare nel carrello di Lou, per affrettarsi a
salutarlo, stringendogli la mano; contemporaneamente Lou sciolse le
mani e si staccò leggermente da Ville.
Lui si
raddrizzò lentamente, non senza aver prima buttato
un’occhiata in tralice a Lou.
«Accidenti,
anche Ville Valo fa la spesa come tutti i comuni mortali
allora!» - disse
ridendo Julian additando la sacca che pendeva
dalle mani di Ville.
«Eh
già, anche Ville Valo pare mangi ogni tanto. - rispose lui
secco – Cenetta romantica?» - chiese
poi, con aria
indifferente e tono piatto, indicando il carrello dietro di
sè, con gli occhi che fissi al pavimento.
«Ville...»
- sussurrò Lou, cercandogli gli occhi.
«Oh,
no no, assolutamente no... purtroppo!» - disse
ridendo Julian.
“Grazie
Julian...”
«È
una cena tra amici in realtà, organizzata all'ultimo
momento, mentre eravamo a mollo nella vasca idromassaggio, oggi
pomeriggio! Ma perché non ti unisci a noi?! Sempre se a Lou
va bene, ovvio!»
Ville
rimaneva in silenzio.
Lou chiuse
gli occhi per un istante.
«Mi
farebbe piacere se tu venissi, Ville...» - disse
fissandolo dritto in viso.
“Ti
prego guardami...”.
Lui si
girò piano, guardandola con uno sguardo totalmente diverso
da quello di pochi minuti prima.
Come se non
la conoscesse neanche.
Lou si
sentì investita da una ventata gelida.
Si
sforzò di sorridergli calma, ma le tremavano gli angoli
della bocca.
«Ok.»
«Grandioso!
- esclamò Julian, che non si era minimamente reso conto
degli sguardi e dell'improvviso cambio d'umore di entrambi –
A più tardi allora; Lou io devo prendere altre cose, arrivo
subito... Ciao Ville, a dopo!»
Ville
alzò la mano in segno di saluto, sorridendo.
«Non
eri obbligata ad invitarmi se non volevi.»
«Ma
che stai dicendo? Certo che voglio che tu venga... non fare
l'antipatico! Non mi aspettavo di vederti...» -
ribatté acida Lou.
«Sei
sicura che non preferiresti stare con il tuo Banderas, invece che con
un palloso e pallido finlandese?» - chiese
a bassa voce,
guardandola in tralice.
«Non
vorrei essere con nessun altro che con te, stasera.» -
rispose lei seria, guardandolo dritto negli occhi.
“E
al diavolo le reticenze.”.
Ed ecco di
nuovo quelle fiamme verdi che la bruciavano.
Ville
buttò uno sguardo al di là degli scaffali,
corrugando la fronte; lei seguì i suoi occhi e vide,
girandosi, che c'erano tre ragazze che si sgomitavano agitate,
indicandolo.
«Ti
hanno beccato. - disse lei, mentre le tre ragazze avanzavano
verso di loro – O scappi o ti arrendi e fai il
carino.»
«Oggi
sono di buon umore: farò il carino. Grazie a te.»
«A
me? Pensavo fossi irritato...» -
sbatté le
palpebre lei.
«Oh,
no... non mi hai ancora mai visto davvero irritato,
credimi...»
«Bene,
avvertimi quando lo sei, perché non voglio essere
presente... ora vado, ti lascio alle tue fan.»
«Fifona...»
- le sussurrò lui, raddrizzando le spalle mentre la prima
delle ragazze si avvicinava tremante con una macchinetta fotografica,
chiedendogli in un inglese stentato se potesse farsi una foto con lui.
Lou prese il
suo carrello e si allontanò da lui, che ora era attorniato
da donne adoranti e rosse in viso.
«Ehi,
biondina!» - la
richiamò mentre firmava
autografi.
“Biondina?!”
Lei si
girò rigida, con un sopracciglio alzato.
«Tu
non lo vuoi l'autografo?» - le chiese
con un sorriso da un
orecchio all'altro.
Le tre
ragazze si voltarono come un sol uomo a fissarla con gli occhi stretti.
«La
prossima volta, Valo!» - rispose
lei, dandogli le spalle.
Lui
sghignazzò e le tre ragazze aprirono la bocca in un
“O” indignato.
Era tentata
di dirgli qualcosa, tipo “ci vediamo a cena, Valo”,
ma era meglio non sfidare la sorte.
Si
avvicinò a Julian che aveva le braccia piene di viveri,
aiutandolo a liberarsi mettendole nel carrello.
Una volta
alla cassa Lou si girò per dare un'occhiata a Ville che
ancora s’intratteneva con le ragazze estasiate; sorrideva
gentile rispondendo alle domande, facendosi fotografare.
Quasi l'
avesse sentita lui alzò gli occhi, incrociando i suoi e le
strizzò l'occhio con un ghigno.
Lei
uscì a mento alto dal super, affiancata da un Julian
ciarliero... una volta usciti pensò che aveva dimenticato di
dire a Ville che Nur era tornata.
E che non
sapeva nulla degli ultimi sviluppi.
******
Quando erano
tornati a casa, Lou ammirò con piacere il lavoro che Simone,
con l'aiuto di Nur, aveva realizzato: come sempre un miracolo, ogni
volta che lui toccava qualcosa, questo diventava unico e speciale.
Non sapeva
come aveva fatto, ma aveva reso il salottino più bello di
quanto fosse mai stato prima: candele e foulard che probabilmente aveva
rubato a Nur, coprivano ogni angolo libero.
Anche sulla
lampada anonima del salotto c'era un foulard a colori caldi che rendeva
l'atmosfera molto intima.
La musica
che usciva dallo stereo era soft e
sensuale.
«Ragazzi,
non immaginerete mai chi abbiamo incontrato mentre facevamo la
spesa!» - Julian
non vedeva l'ora di svuotare il sacco.
«Fammi
indovinare – disse Simone adocchiando il viso tetro di Lou
– Ville Valo, per caso?»
«Esatto!
Viene a cena qui! Ancora non posso crederci... anni fa avrei dato un
braccio per conoscerlo e stasera sono a cena con lui!»
Nur che era
in bagno fece capolino con il mascara in mano.
«Davvero?
Forse ha saputo che ero tornata...» - disse
sorridendo.
«Certo...
- borbottò Simone, in italiano – Proprio
così...»
Nur
indossava un normale jeans attillato e un maglione rosso a collo alto,
ma alla notizia che Ville sarebbe stato a cena, corse a cambiarsi per
tornare con un abito anch'esso rosso, scollato e stretto in vita, per
poi ricadere morbido fino al ginocchio.
Ovviamente
accompagnato con un paio di scarpe dal tacco altissimo.
Simone le
disse in tono accondiscendente e mellifluo che era strepitosa,Julian
sbatté più volte gli occhi imbambolato.
Lou dal
canto suo sospirò in preda ad un attacco di panico misto a
gelosia.
«Tu
rimani così? - le chiese Simone, indicando il suo
abbigliamento, jeans chiaro e maglioncino bianco, con occhio schifato -
perché non metti quel vestito verde che ho visto nel tuo
armadio?»
«Perché
devo spignattare e non ho voglia di rovinarmi un vestito: e poi
rimaniamo in casa, voglio stare comoda.» -
tagliò
corto lei mentre tirava fuori la spesa dai sacchetti.
Simone
incrociò le braccia sibilando in italiano: «Mettiti quel
maledetto vestito verde o ti strozzo
stasera!»
«Will,
piantala.»
«A
costo di spogliarti e infilarti quel vestito io stesso, stasera
metterai quello...»
«Che
cosa t’importa? Non ho voglia di agghindarmi, ok? Non mi
sento a mio agio con quella roba addosso e ho già tensione
in abbondanza. Non insistere!»
«Eccoli
che parlano in italiano... avete segreti ragazzi?» - chiese
Nur, avvolgendoli in una nuvola di profumo mentre passava accanto.Lou
fulminò con gli occhi Simone.
«No
Nur, nessun segreto: Simone si rifiuta di collaborare in cucina e lo
stavo insultando in italiano...»
«Grace.»
«Will.»
«...»
«...!»
Nessuno dei
due cedeva.
«Ti
odio.»
«Me
ne frego, non sono una delle tue modelle che le vesti e le giri come ti
pare.»
«Come
vuoi. La Regina di Saba allora avrà tutta l'attenzione del
tuo principe.» - le disse
sperando di smuoverla.
Lou
alzò le spalle, per fargli capire che per lei era lo stesso.
«Ora
sparisci di qui: ho da lavorare.» - disse
chiudendo il
discorso.
Se Simone
sperava di farle cambiare idea sul suo abbigliamento e di metterla in
ghingheri solo per competere con Nur, si sbagliava di grosso.
Non avrebbe
cambiato il suo modo di fare e di essere, solo per mettersi in mostra.
La
differenza tra lei e Nur era abissale.
Ville ce
l'aveva sotto gli occhi anche senza che lei si mettesse a fargli le
sfilate sotto il naso.
Se c'era una
cosa che aveva imparato da quando non stava più con Andrea,
era che per quanto potesse cercare di cambiare e rendersi
più attraente agli occhi del suo ex, non raggiungeva il suo
scopo.
Per cui
aveva deciso di essere se stessa, sempre: se qualcuno la trovava
sciatta e banale, pazienza.
Ora mentre
osservava Ville e Nur che parlavano fitto sul divano, era quasi
dispiaciuta di non aver seguito il consiglio di Simone.
Nur aveva
accolto Ville con un sorriso da ammaliatrice.
Non aveva
visto il viso di Ville cambiare espressione, ma era sicura che neanche
a lui era passato inosservato quanto fosse bella la sua amica.
Katty, ormai
Lou la chiamava così per comodità, era schizzata
via dal suo rifugio sotto il letto di Lou per fiondarsi tra le braccia
di Ville.
Non si era
staccata un secondo da lui, e ogni tanto gli leccava le dita tra un
sonnellino e l'altro.
Lui la
teneva sulle gambe e la accarezzava di tanto in tanto, mentre parlava
con Nur o Simone, che era totalmente affascinato da lui.
Il suo amico
che di solito era disinvolto con tutti, davanti a Ville aveva avuto una
reazione all'inizio timida.
Lou pensava
che lo stesse valutando, ma era evidente che Ville piaceva anche a lui.
"E
come poteva essere altrimenti?" - pensò
sbirciando il finnico.
Quella sera
le sembrava fosse più bello che mai.
Indossava
dei jeans scuri, con sopra una maglia verde scuro a maniche lunghe e
sopra un semplice pullover di lana, aperto con la zip, anch'esso
nero.
Lou l'aveva
guardato con gli occhi a cuore, come le aveva sussurrato Simone in
italiano, passandole accanto.
«Attenta
Grace: spari cuori e ormoni ovunque!»
Ville aveva
legato i capelli in un cipollotto scomposto dietro la testa, che gli
metteva ancora più in risalto gli zigomi alti.
Si era tolto
il cappello e lei era rimasta a bocca aperta... diventava
più bello di ora in ora per caso?!
«Ciao
Lou...» - aveva
sussurrato lui rivolgendosi a lei che era
intenta ad affettare cipolle.
Lei aveva
tirato su col naso, con gli occhi pieni di lacrime, abbagliata dal suo
sorriso.
«Ville...
ciao...»
Non doveva
essere un bello spettacolo con i lunghi capelli ricci, raccolti in cima
alla testa e la faccia accaldata dai fornelli.
Lui si era
appoggiato al muretto osservandola divertito, fino a che Nur non aveva
reclamato la sua attenzione, pilotandolo sul divano con la scusa di
offrirgli qualcosa.
Lui aveva
risposto di non volere nulla e ogni tanto la sbirciava, sorridendole.
Rinfrancata
dal fatto che lui non la perdesse d'occhio, si rilassò.
Cercò
anche di non guardare la sua amica fare la gatta morta, accavallando le
gambe più volte del dovuto e lisciarsi i capelli, mentre gli
parlava.
Con un colpo
secco di coltello tagliò in due una zucchina.
«Ehi,
Eva attenta... - disse ridendo Julian, rosso in viso a causa dei
fornelli anche lui – per un attimo mi sono immedesimato in
quella zucchina e... ahia!»
Lou rise suo
malgrado.
«Non
farmi mai arrabbiare, Pirata!» - lo
minacciò lei
con il coltello alzato.
«Mai!»
- lui alzò le mani in segno di resa.
Julian si
appoggiò al bancone mentre lei controllava che il sugo
istantaneo di pomodoro con prendesse fuoco.
«Sei
molto carina stasera... - le disse sorridendole malizioso –
Cioè lo sei sempre, ma stasera hai una luce diversa negli
occhi...» - con una
mano le riavviò il ricciolo
che le pendeva, sistemandolo dietro l'orecchio.
Gli occhi di
Lou saettarono al divano.
Il finnico
non si era perso un passaggio della scena e la guardava senza
sorridere… che fosse geloso?
"Naaaa...”
Le venne
voglia di metterlo alla prova, ma non voleva creare casini ulteriori
quella sera... se lui si fosse incavolato era capace di prendersi Katty
e andare via, come aveva fattola prima volta che l'aveva trovata con
Julian.
«È solo la
cipolla, Julian…»
«Uhm…
no, non credo. Sono contento che tu mi abbia chiesto di esser qui
stasera, avevo voglia di stare un po’ con te. Era da un
po’ che non avevo modo di parlarti, al di fuori della
galleria…»
Lou stava
per ricordargli che era stata Nur ad invitarlo, ma
preferì lasciar correre.
Non riusciva
a concentrarsi: faceva fatica a non guardare cosa succedeva sul divano.
Ammise con
se stessa di essere un po’ gelosa della sua amica che stava
monopolizzando il Valo.
«Sono
contenta che tu sia qui, con tutte le persone che amo di
più.» - disse lei.
«Tutte?
Compreso il Valo? Pensavo ti fosse antipatico…»
«Non
è male se lo conosci meglio…» - disse
arrossendo, guardando ancora verso Ville.
Che la stava
guardando a sua volta.
“Dio…
com’è bello!”.
Ville si
alzò di scatto dal divano, depositò Katty sul
cuscino, scusandosi con Nur troncandole le parole sulla bocca, tanto
che lei lo guardò sbigottita... Anche la micia lo
guardò con disappunto.
Lou si raddrizzò ansiosa, vedendolo avanzare verso il
muretto.
Non
staccò gli occhi da lei un solo istante: fremeva.
“Che
gli prende ora?”.
«Vieni
un attimo con me, Lou? – le parlò seccamente,
porgendole la mano – ho bisogno di un tuo consiglio. Julian,
non ti spiace se la prendo un attimo, vero?» –
chiese rivolto a Julian, senza smettere di tenerla inchiodata con gli
occhi. E senza aspettare risposta.
Julian,
Simone, Nur e Katty assistevano alla scena, immobili.
Lei prese la
mano e si lasciò guidare fuori dal salotto, verso il
corridoio buio.
“Che
bello stringergli la mano…”.
Non appena
si allontanarono, Katty saltò dal divano per seguirli.
«Ville,
che succede – chiese lei curiosa – cosa devi
dir…»
Lui non le
lasciò finire la frase.
La
afferrò e tirandola a sé, una mano dietro la
testa, le prese le labbra in un bacio famelico.
“Muoio…”
– pensò lei con le ginocchia che le cedevano.
La bocca di
Ville, la lingua prendeva e prendeva da lei, come se non ne avesse mai
abbastanza.
La mano
libera le premeva sulla schiena, schiacciandola contro di lui.
Lou gli si
aggrappò alle spalle istintivamente, le braccia passarono
sotto quelle di lui per stringerlo ancora di più.
Una mano
curiosa s’insinuò sotto il maglione di Lou,
accarezzandole la pelle sopra il bordo dei jeans.
“Se
non ci fermiamo immediatamente, lo stendo a terra e non rispondo di
me…” – pensò Lou,
con il sangue che correva veloce e il cuore galoppante.
Ville
però non sembrava dello stesso parere.
Ogni volta
che lei cercava di staccare le labbra dalle sue, lui rafforzava la
stretta.
Dimenticò
tutto: la cena che poteva bruciare, i suoi amici al di là
del corridoio che potevano coglierli sul fatto da un momento
all’altro…
Se Nur fosse
comparsa
all’improvviso…
Dimenticò
ogni cosa.
Sentiva solo
lui.
Lui che ora
le mordicchiava il labbro inferiore, per passarci poi la
lingua…
«Ville…
- ansimò, trovando lo spazio per prendere respiro
– Non riesco a respirare…»
Lui
posò la fronte sulla sua, con gli occhi chiusi, senza
lasciarla andare, anzi le sue braccia la strinsero ancora di
più.
«Ora
va molto meglio... – sussurrò lui con la voce
bassa e sexy – Non resistevo più, scusa se ti ho
rapita così…»
Non era per
nulla dispiaciuto… ghignava.
Riusciva a
vederlo anche al buio, con la sola debole luce che proveniva dal
salotto.
Katty si
strusciava ai loro piedi, passando da una all’altro, facendo
le fusa.
«Mi
farai morire uno di questi giorni, Valo…» -
mormorò ansando come se avesse corso.
Le stava
andando a fuoco il viso.
«Lo
spero vivamente. Banderas ti stava troppo vicino per i miei
gusti… sono corso a salvarti.»
Lei
ridacchiò piano.
«Sei
tutto matto, Valo… si staranno chiedendo che fine abbiamo
fatto…»
«Lou,
pensi che m’importi qualcosa? Se fosse per me, ti prenderei
in questo preciso istante e ti porterei dritta a letto…
così la tua idea di morte sarebbe diversa… ti
darei una dolce morte…»
La voce, il
tono basso e roco, le parole e la sua mano che dalla schiena ora era
passata davanti, sostando appena sotto il bordo del reggiseno, le
scoppiarono nella testa come un tuono.
Trattenne il respiro.
Per un
instante era stata sul punto di trascinarlo lei stessa in camera.
«Qualcuno
deve fare la persona ragionevole, Sig.
Valo… e credo tocchi a me.» - disse con
voce
tremante.
Lui
aprì gli occhi guardandola divertito.
«Non
credo mi piaccia questa storia dell’essere ragionevoli. Molla
tutto e tutti e andiamo via.» - la
tentò.
«Fai
il bravo… - rispose lei, massaggiandogli la nuca libera dai
capelli mossi. – sei carino con il cipollotto, Sig.
Valo…»
«Il
Sig. Valo pensa di essere al limite della lascivia stasera e se
continui a toccarmi così, mia cara, non
c’è niente che ti possa
salvare…»
“Oh…”.
«Ehi,
voi due! Lou! – urlò Simone dall’altra
stanza – Qui c’è qualcosa che va a
fuoco!»
«Anche
qui…»-
mormorò Ville.
Lou si
allontanò a malincuore da lui, dandogli una leggera spinta.
Lui per
tutta riposta la tirò di nuovo verso di sè,
rubandole un altro bacio.
«Signorina
Zarda, lei si salva sempre per un pelo.» - le
sussurrò rimettendole a posto il maglione, guardandola con
occhi di fuoco.
Ridacchiò
nervosa con un brivido di eccitazione.
Non aveva
nessuna voglia di tornare dagli altri. Le sarebbe piaciuto rimanere
in quel corridoio buio, ad amoreggiare con Ville, che continuava a
guardarla intensamente.
Con un
sospiro si avviò verso il salotto lasciando la mano di
Ville, cercando di dare al suo viso un’espressione neutra e
indifferente.
Ovviamente
tre paia d’occhi si voltarono all’unisono quando
rientrarono.
Simone, le
lanciò un’occhiata di chi la sapeva lunga. Nur e
Julian
intenti a cucinare.
Con un
sorriso Lou osservò la sua amica che aveva occupato il suo
posto ai fornelli.
«Tutto
ok? – le chiese neutra Nur – Sei ancora rossa in
viso…»
«Tutto
ok, lascia faccio io… è quasi pronto. Potete
mettervi a tavola…»
Tavola che
consisteva nel basso tavolino e come sedie Simone aveva disposto dei
cuscini intorno.
Si sedettero parlando allegramente. Julian li deliziò come
sempre con i suoi racconti divertenti.
Simone, che era un vero e proprio pagliaccio, raccontò i
tempi in cui lui e Lou frequentavano l’Accademia facendoli
ridere con aneddoti che lei aveva rimosso.
«Ragazzi
Lou era un vero spasso… diversa dalla donna pallosa che
vedete qui ora» –
le fece una linguaccia.
Ville rideva
rilassato.
Era bello
vederlo a suo agio e soprattutto, vedere i suoi amici a suo agio con
lui.
Simone in
particolare, notò Lou, era del tutto a suo agio e spesso si
ritrovavano a parlottare tra loro con aria complice.
Nur
continuava ad essere distratta e pensierosa e Lou pensò che
probabilmente era a causa di Ville, che le parlava in tono gentile, ma
senza mostrare nessun tipo d’interesse in più.
«Grace…
- le sussurrò Simone in italiano, mentre Ville raccontava ad
un Julian estasiato aneddoti sul suo gruppo – il finnico
è un gran figo. Ed è pazzo di te: non ti ha perso
di vista un secondo. E cavolo se si è accigliato quando
Julian si è avvicinato troppo! Mia cara, penso proprio che
sia cotto a puntino… ti ha agguantata quando ti ha portata
di là, eh? Si vedeva chiaramente che vi eravate
baciati… tu avevi una faccia sconvolta e lui…
beh, riusciva a camminare a stento!»
«Will!
Smettila! Sei un porco! – sibilò Lou di rimando
arrossendo – Dici che era palese quello che era
successo?»- chiese Lou
sbirciando verso Nur.
«Palese?!
Solo un cieco non avrebbe capito… penso che Julian soltanto
non abbia capito una fava…»
Lou
iniziò a rilassarsi… stretta tra Simone e Julian,
con Ville di fronte che spesso la cercava con gli occhi, si godeva la
cena che lei aveva temuto diventasse un inferno.
Il cibo
buono e il vino fecero il resto.
Julian, Nur
e Simone vuotarono quasi due bottiglie da soli, mentre lei ancora
reduce della sbronza con Simone qualche sera prima e ancora disgustata,
ne bevve davvero poco.
Ville non lo
accettò quando lei gli chiese se ne voleva un po’.
Notò
anche un momento di silenzio imbarazzato degli altri tre, ma Ville le
sorrise scuotendo la testa.
Quando si
alzò per prendere il gelato, Simone la seguì.
«Grace,
quando ti ho detto che dovevi leggere e informarti sul tuo finnico era
per evitarti di fare figuracce come quella del
vino.»
Lou cadde
dal pero.
«Che
vuoi dire? Che figuraccia avrei fatto?» –
chiese
allarmata.
«Grace…
lo sanno tutti che Ville non beve
più…» - la
guardò seriamente.
Lou
continuava a non capire.
«Ok,
te lo dirò in maniera cruda: Ville aveva problemi con
l’alcool. E ora non beve più. Tu non potevi
saperlo e lui ha capito.»
Lou
avvampò d’imbarazzo, poi impallidì
deglutendo a vuoto, non osando guardare verso Ville.
Simone
sapeva anche cosa le stava passando per la testa: Lou aveva
già avuto a che fare in passato con tipi che bevevano.
Come il suo
ex.
Che non
mancava di strapazzarla quando questo accadeva. Vale a dire spesso e
volentieri, negli ultimi tempi del loro fidanzamento.
«Non
lo sapevo… - mormorò lei – non avrei
mai fatto una gaffe del genere se avessi dato ascolto a te,
vero?»
«Lo
so, lo so… e penso che anche Ville abbia capito che tu non
sapevi. Grace, a fine serata ti dirò cosa penso di lui, ora
però godiamoci la cena… e per favore, fa finta
che io non ti abbia detto nulla. Levati quella faccia da cane
bastonato.» –
le disse sorridendole e
abbracciandola affettuosamente.
Lou se lo
strinse contro baciandogli la guancia.
«Grazie
Will…»
Quando
tornarono con le mani impegnate dalle coppe di gelato, queste furono
accolte con entusiasmo.
Le dita di
Ville trattennero per un istante di troppo le sue, mentre lei gli dava
la sua.
Simone
continuò imperterrito a prenderla in giro per le monellate
che Lou combinava in Accademia.
«Non
è vero – si difese ridendo Lou – stai
dicendo un mare di baggianate buffone! Vogliamo parlare dei tuoi
travestimenti?!»
«IO
ERO una star, cara!»
Tutti risero.
«A
tal proposito: ho un regalo per te, Grace… Mara ha
realizzato un DVD con tutte le nostre vecchie videocassette. Se mi dai
il permesso e ai nostri amici non dispiace lo metto su, così
possono vedere con i loro occhi che quello che dico è la
verità e che io, ovviamente, ero davvero una
star!»
«Ma
assolutamente no!» –
esclamò lei.
«Ma
assolutamente sì!» –
dissero nello stesso istante
in coro Nur e Julian, scoppiando a ridere.
«Ville?
La maggioranza ha già vinto, ma te lo chiedo per
correttezza.» –
disse Simone alzando il viso con
aria di finta superiorità.
«Per
me va bene… Vediamo cosa combinava la Signorina Zarda
quando era giovane…»
«Ehi!
– lo apostrofò ridendo – Io sono ancora
giovane!»
Ville le
strizzò l’occhio mentre leccava il cucchiaio di
gelato.
“Oh
mamma… Lou, smettila di fare pensieri sconci con lui e il
gelato!”.
Lui le
sorrise sornione come un gatto… accidenti se le leggeva
nella mente!
“Saprei
io dove spalmarti quel gelato...”-
pensò Lou con la pancia che le tremava e gli ormoni
impazziti.
Visioni di
Ville steso sul suo letto con il gelato che gli si si scioglieva
addosso le attraversarono la mente... e allora anche lei gli sorrise
maliziosa.
Simone che
si era allontanato per prendere il famoso DVD, dopo averlo infilato nel
lettore, si risedette accanto a Lou, dicendole: «Grace, lo
stai spogliando con gli occhi... datti un contegno!” - le
sibilò Simone in italiano, ghignando.
«E
menomale che non ho bevuto nulla... altrimenti era fregato!»
«Ah,
se è per questo io credo che lui non veda l'ora di farsi
fregare, sorella!»
«Ecco
a voi, il “Simone&Lucia Show”!» -
annunciò Simone ridendo.
Mara era una
bravissima videomaker: lavorando in tv aveva imparato a montare video,
più o meno in maniera professionale.
Sullo
schermo si succedevano immagini e spezzoni di video di loro tre nei
vari anni.
Le prime
sfilate disegnate da Simone, la prima mostra da solista di Lou...
quella fotografica di Mara.
Loro tre,
intenti a disegnare le tavole nel loro vecchio salotto... Simone
vestito da Drag Queen per la Festa di Carnevale; Lou con i capelli
corti e lisci e il viso da ragazzina, che rideva a crepapelle per
qualcosa che aveva detto Simone, tanto da cadere dal divano.
Ville le
lanciò uno sguardo dolce che le fermò il
respiro... Lou e Mara, vestite a festa per la sfilata di Simone,
imbronciate e con una pettinatura ad alveare.
Nur rotolava
dalle risate.
Loro tre al
mare, nella casa di proprietà dei genitori di Simone: Lou
arrossì fino alla cima dei capelli a rivedere se stessa
stesa al sole, con il minuscolo bikini bianco che il suo
amico-stilista-pazzo le aveva imposto di comprare.
Con la coda
dell'occhio vide Ville sorridere da un orecchio all'altro.
Mara che
all'improvviso le buttava una secchiata d'acqua lasciandola senza
fiato, impiastricciata di sabbia e crema solare.
Lou che
prendeva la
rincorsa per darle una lezione.
Simone che
zummava sul suo sedere.
«Will!»-
strillò Lou, nascondendo il viso nelle mani quando gli altri
scoppiarono a ridere.
“Che
figura di merda!”.
Le scene
ridicole e dolci si succedevano e Lou tornò indietro a quei
tempi felici e spensierati.
Ogni tanto scambiava un sorriso con Simone, per cose che solo loro
potevano capire.
La laurea e
la seguente festa dove Lou si era buttata in mare vestita.
Mentre
Simone raccontava la performance con tanto di spogliarello finale,
sullo schermo apparve una scena che nessuno si aspettava, soprattutto
Lou e Simone.
Un' altra
festa, gente che ballava e luci soffuse... e sullo sfondo Lou e Andrea
che si tenevano stretti, le braccia allacciate, occhi negli occhi.
Lou si
immobilizzò impietrita: aveva dimenticato quella festa,
aveva dimenticato anche che Simone aveva la telecamera, aveva rimosso
quasi ogni cosa che lo riguardava..
Guardò
se stessa
abbronzata e ridente, il volto illuminato alzato verso lui, con il
corto vestito estivo verde mela, a bretelle sottili e i capelli che le
ondeggiavano sulla schiena ogni volta che lui si piegava su di lei per
baciarla.
Andrea.
Stupendo, scuro, alto nella maglietta attillata che metteva in mostra
il fisico perfetto, che le parlava mormorando qualcosa sulle labbra.
A Lou
mancò un battito del cuore a vederlo... soprattutto a vedere
come si guardavano.
La
videocamera si avvicinò alla coppia una voce fuori campo,
Simone, che diceva in italiano:
«Ehi smettetela voi, fate
venire il diabete solo a guardarvi!” e la mano
scura di
Andrea che ridendo, copriva l'otturatore. Lei che si girava con un
sorriso luminoso e gli occhi che brillavano, per poi appoggiare la
testa al petto di lui.
All'improvviso
lei ricordò chiaramente quella sera: avevano cercato una
scusa per lasciare la festa in modo da starsene soli e si erano
allontanati verso la spiaggia, dove avevano fatto l'amore.
Ricordò anche la canzone che sentiva in sottofondo,
perché Andrea gliela stava cantando e nel frattempo gliela
traduceva in italiano...“The Promise”
di Tracy Chapman.
“Di
nuovo assieme
mi sentirei cosi bene
nelle tue braccia
dove tutti I miei viaggi finiscono
se puoi fare una promessa
se è una promessa che puoi mantenere
ti prometto che tornerò da te
se tu mi aspetterai...”
Ora
ricordando le parole della canzone, un sorriso amaro le si
disegnò sul viso.
Non c'era nessuna promessa mantenuta. Di ritorni ce n'erano stati tanti
ma nessuno era stato bello... non c'era più niente da
custodire, niente e nessuno da attendere...
Simone si agitò sul telecomando, Nur la guardò
preoccupata, Ville strinse gli occhi fissando lo schermo, Julian...
abbassò gli occhi al tavolo basso.
«Non fa
niente, Will. Sta' calmo... posso sopportare di
vederlo sullo schermo... - mormorò Lou in italiano, poi
aggiunse in inglese a beneficio degli altri – È
tutto ok!»
Simone tolse
il DVD, ormai l'atmosfera serena rovinata.
«Ehi! Va
tutto bene... non fate quelle facce!» -
disse con tono leggero soprattutto a Nur e Simone che conoscevano i
risvolti della storia.
Ville le fissava il volto scandagliando ogni sua emozione, che lei
mantenne neutra e ben nascosta.
«Qualcuno
vuole dell'altro gelato?» - propose
allegra Lou, cercando una scusa per allontanarsi e riprendere respiro.
«Io, grazie!»- disse
gentile, Julian –
capendo al volo la sua esigenza di allontanarsi.
Nascosta con il viso nel freezer, Lou cercò un modo per
tornare a respirare normalmente prima che la morsa che sentiva nello
stomaco la sopraffacesse.
“Respira Lou, respira... ce la fai...
respira...” - diceva a se stessa con un groppo in
gola.
Quando rialzò la testa, gli occhi erano asciutti e si
ritrovò Ville appoggiato al muretto che la guardava
concentrato.
«Ehi...»
«Stai bene?» - chiese
piano, gli occhi di giada che
parevano bucarle la pelle.
«Sto bene.» -
posò la mano sulla sua
sorridendogli, desiderando sentirlo vicino.
Lui le prese
le dita stringendole piano, abbassando lo sguardo sulle loro mani.
Ringraziò il cielo che lui fosse lì quella sera:
la sua presenza aveva reso tutto più bello.
Voleva rifugiarsi tra le sue scarne braccia, in cerca del calore di cui
lei aveva bisogno.
«Aiutami
a portare il dolce di là, vuoi?» - gli
chiese
dando un tono sereno alla sua voce.
L'ultima
cosa che voleva era rovinare agli altri la serata, per uno come Andrea.
«Certo... che
roba è? - chiese Ville curioso,
guardando scettico il dolce che Lou gli appioppava tra le mani - Non ho
mai visto niente del genere...»
«Ehi,
finnico: questo è una “Torta di
Rose”... ti piacerà vedrai!»
Ville
tornò a guardare il dolce tondo con tanti rotoli di pasta
frolla arrotolati e ricoperti di zucchero, che davano davvero l'aspetto
di tante rose impiattate.
Lou prese la coppa di gelato promessa a Julian e spinse il finnico
perplesso verso il salotto, con una leggera pacca sul sedere.
Lui si
voltò a fulminarla con gli occhi.
Lei ridacchiò a bassa voce e lui le sibilò roco
all'orecchio: «La pianti di
palpeggiarmi il culo, ogni volta
che sono distratto e ho le mani impegnate? Te ne approfitti
perché pensi di essere al sicuro da me...»
«Penso? Io
sono al sicuro da te, almeno per
stasera...»
«Non ci
giurerei se fossi in te, biondina...»
«Ville, se mi
chiami ancora una volta biondina, te ne
farò pentire.» -
minacciò lei.
«Uhm... e
dimmi, che tipo di punizione mi darai?»
Accidenti a
lui... passava dall'essere dolce e delicato, nel suo essere premuroso a
farla andare a fuoco solo con uno sguardo e una sola parola...
«Uhm...
un giorno lo vedrai...»
«Perché
non subito?»
«Fai il
bravo, Valo.»
«Io lo sono
sempre!» - le
sorrise con aria
diabolica lui.
Nel frattempo che Lou e Ville si era beccati amoreggiando, Simone aveva
imbracciato la chitarra che Nur teneva per arredamento in camera sua e
con la lingua di fuori, cercava di suonare.
«Per
carità! Toglietegli di mano quell'affare se
volete uscire di qui con i timpani sani e salvi! Quando canta sembra
un cornacchia in agonia! - disse Lou ridendo – Katty
è scappata via stamattina quando lo ha sentito
gracchiare!»
«È scappata
via solo quando ti sei unita a me!» -
rispose stizzito lui, riprendendo a violentare le corde della chitarra.
Lou scoppiò a ridere divertita.
«Hai
ragione!»
«Beh,
ragazzi... - intervenne Julian – con tutto il
rispetto per Simone e il suo innegabile impegno, ma qui abbiamo uno dei
più bravi cantanti del mondo, a mio parere... se qualcuno
deve cantare stasera, quello è Ville!»
Quattro paia di occhi di girarono speranzosi verso Ville.
«Oh cavolo,
volete farmi lavorare anche stasera?» -
rise lui, facendo segno a Simone di passargli la chitarra.
Simone la tenne stretta con il broncio, poi a malincuore gliela
consegnò, buttandosi sul divano incrociando le braccia.
Lou tornò a ridere e gli fece una carezza sulla testa,
prendendolo in giro.
«Povero Will,
nessuno apprezza le tue qualità
canore...»
«Umpfh!»
Ville sedette sul divano, imbracciando la chitarra.
«È un
disastro... nessuno ha mai accordato come si deve
questa ragazza.» - disse con
un cipiglio severo.
Lou si acciambellò poco distante da lui, stringendosi la
gambe al petto.
Era emozionata: lei adorava la sua voce e ora lui avrebbe cantato solo
per loro.
Non capitava tutti i giorni avere un unplugged di Ville Valo nel
salotto di casa!
Nur si giustificò dicendo che quando suo padre gliel'aveva
regalata si era aspettato che imparasse sul serio a suonarla, ma era
stato uno dei suoi tanti progetti mai portati a termine, per cui la
chitarra dopo i primi mesi in cui era stata maltrattata dalle dita
nervose di Nur che non riusciva ad imparare nessuna posizione, era
diventata oggetto di arredamento.
“Che aria professionale che hai Valo... e quanto
sei bello...”.
«Avete
richieste?» - chiese
Ville, alzando gli
occhi, guardando ognuno di loro per poi posarsi su di lei.
«Ehm... -
disse imbarazzata Lou. Non conosceva ancora tutte
le sue canzoni e stava per fare un'altra figuraccia!- Non
saprei...»
Julian le
venne in soccorso.
«Ville, mi
piacerebbe che cantassi “Close
to the Flame”: credo sia una delle tue canzoni
più belle.»
Ville fece
un cenno d'assenso con la testa, sorridendo.
«Bella
scelta.» -
sussurrò.
Le dita lunghe di Ville si mossero leggere sulle corde, accarezzandole
come se toccasse il corpo di una donna.
I primi accordi e le note a danzare tra loro. Quando la voce di Ville
iniziò a vibrare nella sua gola, Lou si sentì
mancare. La voce calda e roca di Ville riempiva lo spazio.
“The
kiss sweetest
And touch so warm
The smile kindest
In this world so cold and strong...
Ad occhi
chiusi, totalmente concentrato e intenso: sembrava dimentico di ogni
altra cosa gli fosse intorno.
So
close to the flame
Burning brightly
It won't fade away
And leave us lonely...
Lou
sentì gli occhi riempirsi di lacrime... era una canzone
dolcissima, anche se un po' triste e lui la stava dipingendo con la
voce. Lou chiuse per un solo istante gli occhi: non voleva perdersi un
solo secondo della visione del viso di Ville che cantava.
Lui
aprì gli occhi, le pupille dilatate.
Cercò
gli
occhi di Lou fissandola con intensità, come se quelle parole
fossero per lei.
Il cuore le
tamburellava veloce nel petto, senza respiro...
The arms safest
And words, so good
The faith deepest
In this world so cold and cruel...”
Quando le
ultime note risuonarono, per poi spegnarsi piano piano, un silenzio
quasi religioso aleggiava tra loro.
Lou non riusciva a muoversi: stringeva convulsamente le braccia intorno
alle gambe.
Non si era mossa di un millimetro.
Con il cuore in tumulto, non seppe far altro che fissare Ville con gli
occhi sgranati... sicuramente lui le stava leggendo sul viso, ogni sua
emozione.
«Fantastico...
- sussurrò Julian, emozionato anche
lui – Ville, grazie...»
Simone e
Nur, guardavano Ville con gli occhi lucidi: dopo un momento di
silenzio, Nur battè la mani.
«È
stupenda! Che romantico che sei!»-
commentò anche lei.
«Mio dio...» - disse
Simone, che però fissava ttento il viso di Lou.
Ville le sorrise... e Lou pensò che sarebbe morta.
Lou era l'unica che non aveva detto nulla...e non ce n'era bisogno:
quello che provava era scritto a chiare lettere sul suo viso.
Si sarebbe sciolta da un momento all'altro...
Poi fece una cosa che probabilmente nessuno dei presenti, specie Ville,
si aspettava: si alzò lentamente e abbracciò
Ville.
Lui rimase un attimo interdetto, poi ricambiò l'abbraccio in
silenzio.
«Grazie...» - gli disse
piano Lou, con il volto
affondato nel petto di lui.
«Di nulla,
Lou... ci stanno guardando tutti – le
sussurrò divertito all'orecchio – Dimmi
che
non stai per toccarmi il sedere.»
Lei rise, ricacciando indietro le lacrime che rischiavano di tracimare.
«Promesso...
per ora!»- gli
sussurrò alzando solo un istante il viso per saziarsi di
giada.
«Ehm... - si
schiarì la voce Simone divertito
– scusate, voi due? Ville, si può sapere che le
hai fatto? Farla piangere è quasi impresa impossibile... ed
ora eccola qui, come gelatina molle tra le tue braccia! Ridammi la mia
arpia!»
Ville si
schernì scrollando le spalle.
«È la mia
tattica preferita per farle cadere ai miei
piedi...»
Tutti
risero. Anche Lou, che apprezzò il suo modo di
sdrammatizzare la situazione alquanto strana agli occhi di chi,
ovviamente, non si aspettava che Lou gli si avventasse addosso
strizzandolo in un abbraccio.
Con uno movimento veloce Lou si alzò, girandosi poi verso il
resto della compagnia, con le mani dietro la schiena come una bimba
monella. Alzò le spalle e indicò Ville,
annuendo: «È colpa sua...»
Nur, Julian
e Simone la guardavano tra il divertito e il perplesso.
«E ora
mangiamo il dolce!» - propose
Lou, forse con troppo entusiasmo.
Simone mise di nuovo la musica soft, in sottofondo, dopo aver chiesto
inutilmente a Ville di suonare ancora.
Lei gli aveva detto di lasciarlo stare.
«Non
è
venuto qui per suonare per noi: lasciamolo in pace... o dovrete
prendere dei secchi per le mie lacrime...»
“E per le bave...” - aggiunse
mentalmente.
Ville che cantava era una delle cose più belle e sexy che le
fosse capitato di vedere e sentire in vita sua.
Una canzone
era bastata a mandarla nel pallone... non avrebbe retto ad un'altra.
Non senza cadergli ai piedi sul serio.
Doveva pur
mantenere un briciolo di dignità!
Nur e Julian seduti vicini parlottavano tra loro e lei aveva la faccia
da “combattimento”...
«Oh no, ti
prego! - pensò Lou – anche
con Julian!»
Simone aveva
deciso di dare il tormento a Katty, tirandole la coda.
Lei gli
tirava zampate degne di una tigre.
«E se io
avessi voglia di tutt'altro tipo di
dolce?»
La voce di
Ville vicinissima la fece sobbalzare.
«Questo
è buonissimo! - disse lei masticando
decisa, facendo finta di non aver capito – dovresti
provarlo...»
«Lou... - le
disse lui ghignando – stai scherzando
pericolosamente stasera...»
«Uhm...»
La
marmellata alle ciliege che era all'interno stava colando dai bordi
e lei la raccolse con le dita come poteva: con un movimento veloce
Ville, le afferrò la mano chiudendo la bocca sulle dita,
ripulendole dalla marmellata, leccando piano.
“... anf...”.
Con un sorriso soddisfatto, Valo si leccava le labbra davanti alla sua
espressione inebetita.
Lou chiuse gli occhi.
«Hai ragione:
è ottimo!»
“Maledetto!”.
Maledizione a lui!
La stava
provocando da quando lo aveva incontrata quella mattina.
Le toglieva il respiro per ogni cosa che faceva... la sua
sensualità sfacciata la stordiva.
E quello che
era peggio era che lei ne godeva ogni istante...
Ville le dava sempre brividi di aspettativa... si chiese, arrossendo,
come sarebbe stato fare l'amore con lui.
Beh, se avessero continuato quel gioco pericoloso dello stuzzicarsi,
non ci avrebbero messo ancora molto prima che uno dei due trascinasse
l'altro verso il primo letto a portata di mano!
******
Beneeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee...
eccoci qui!!
Angolo di quella che pensa
di essere autrice:
Eccoci di nuovo qui con un
nuovo capitolo... sarà l'ultimo dopo aver pubblicato a
raffica.
D'ora in poi penso che le
pubblicazioni saranno a scadenza un pò più lunga.
L'ispirazione mi sta snobbando e ormai non scrivo da un bel
pò, quindi abbiate pazienza e godetevi questo...
orbene, che ne pensate
della cenetta?
Io avrei accoppato il
finnico in corridoio, non so voi ma io gli avrei fatto passare un
brutto quarto d'ora! :D
Mentre scrivevo la scena
col gelato avevo serie difficoltà a concentrarmi mie care...
il connubio finnico con lingua e occhio verde non mi faceva bene, no
no... :D
Basta chiacchiere ora...
come sempre devo ringraziare tutte a partire dalle mie due Beta: Mia Mugliera Cicci-Vivi (Deilantha) e Sara Pulci;
le mie sister fedeli e
pronte a recensire alla velocità della luce: selevalo arwen85 Echelena Lady Angel 2002 Ila_76 apinacuriosaEchelon (ta-nha ta-nha ta-nha) Villina92 poi quelle un
pò più latitanti o tirchie di commenti:(ragazze
dite anche la vostra...ci tengo a sapere che ne pensate oltre al fatto
che leggete la storia, eh!) poisongirl76 marfa dile91 fnghera
e grazie anche ad angelica78vf e K Ciel, le nuove recensore!
Grazie
grazie grazie infinite a tutte e a presto! ;)
*H_T*
PS: la canzone che ho usato
per immaginare Ville che canta nel salotto di Lou... :) Ville
Valo - Close to the Flame (Acoustic)