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Autore: gattapelosa    09/04/2012    7 recensioni
Draco Malfoy è molto malato. Ha un problema al cuore e necessita di alcune trasfusioni, ma si è venuto a sapere che il suo è un gruppo sanguigno molto raro denominato HD Negativo.
Ecco che capita un colpo di fortuna: Hermione Granger è ricoverata in quello stesso ospedale, e, incredibile a dirsi, porta in corpo sangue HD Negativo.
Quindi Draco dovrà affrontare un dilemma amletico: morire o convivere per sempre con in corpo il sangue di una mezzosangue?
In più dovrà affrontare un nuovo problema: lei accetterebbe, ma in cambio ha bisogno di qualcosa, qualcosa che solo Draco può darle...
Allora, questa è la mia nuova fiction... ambientata non a Hogwarts, non al Manor, non da Voldemort, non nel settecento, non in un campo di battaglia, ma al San Mungo.
Che ne dite, è un po' originale come ambientazione? Mi ci sono scervellata!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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                                                        HD NEGATIVO



PROLOGO


Allora, nella pura consapevolezza che io di mio avevo giù un colorito cadaverico, c’è da dire che quel giorno sembravo proprio un morto. E mi sentivo da schifo.

Il mio specchio rifletteva il volto di uno che si è appena vomitato l’anima, nonostante fino a quel punto ancora non c’ero arrivato, anche perché erano due giorni che non mangiavo assolutamente niente.

Avrei voluto restarmene in camera e dormire tre giorni di fila. Al diavolo le lezioni. L’avrei anche fatto, se quello non fosse stato un pomeriggio memorabile.

— Draco, che ci fai davanti allo specchio? Indossa la divisa che fra poco inizia la partita!

Blaise era già bello che pronto: avremmo fatto neri i Corvonero. Ne andava della nostra reputazione, non potevo mancare. Che avrebbero detto poi? Draco Malfoy se la fa sotto davanti a una casa rivale? Mai. 

Mio padre mi avrebbe spellato vivo. 

— Arrivo.

— Ehi Draco, certo che hai proprio una brutta cera...sicuro che non mi sverrai sulla scopa?— io scrollai le spalle. Certo, il rischio era palpabile. Dio, come avrei voluto restarmene a letto!
— In tal caso, prendimi al volo. 

Blaise sorrise e, con una scrollata di spalle, tirò fuori dal mio mastodontico armadio quel che rimaneva della mia divisa.

Io presi a cambiarmi con lentezza, oggi muscolo teso equivaleva a dolori allucinanti. La testa cominciava a girarmi vorticosamente... pregai che Madama Chips fosse presente alla partita.

Quando finalmente fui pronto Blaise mi accompagnò agli spogliatoi, dove i miei compagni avevano appena finito di vestirsi. Erano carichi, necessitavano solo del discorso motivante. 

Io però avevo un blocco allo stomaco che rasentava la nausea. Blaise mi lanciò un’occhiata preoccupata e salì sullo sgabello. Si elevò al grado di capitano. 

— Oggi parlerò io per Draco perché il nostro capitano non sta bene.— iniziò— Lui però è qui lo stesso per combattere contro quei Corvonero con una volontà che spero abbiate anche voi nell’anima: dobbiamo vincere! Fatelo per Malfoy, che ora come ora faticherà a volare, fermate il cercatore avversario con ogni mezzo, rendete il lavoro più facile al nostro capitano, ci siamo intesi?— la mia squadra esultò in un “sì” generale— fatelo per i Serpeverde, che quest’anno si aspettano quella maledetta coppa della case, fatelo per le vostre ragazze, o i vostri ragazzi, che vi guarderanno dagli spalti, fatelo per tutti quelli che saranno là fuori ad acclamarvi, ma soprattutto fatelo per chi non tiferà per voi. Dimostrate quello che noi già sappiamo: che siamo i migliori. Perché noi-siamo-i-MIGLIORI!— e questo lo disse in un grido che sollevò gli animi selvaggi dei miei pericolosi giocatori. Lo acclamarono, gridarono, montarono sulle loro scope e si fiondarono nel campo.

— Come sono andato?— mi chiese.

— Non c’è male.— risposi, pur non ammettendo che era stato decisamente meglio rispetto a ciò che avrei potuto fare io nella migliore delle condizioni. 

Entrambi cavalcammo le nostre Nimbus là fino al campo, seppure mi sentissi incredibilmente malfermo. E quando mi ritrovai con metri e metri di aria tra me e la terraferma, sentii la testa girare prepotentemente.

— Ehi capitano, tutto bene?— Blaise mi svolazzava accanto.

— Mi gira la testa.— risposi, ma in quel momento sentimmo il fischio di inizio partita e il boccino d’oro mi svolazzò a un palmo dal naso. 

Blaise s’allontanò lasciandomi solo e pericolante sul mio mezzo all’avanguardia. Avevo una paura folle di precipitare. Cercavo di muovermi velocemente, ma ogni svolta equivaleva a una nuova fitta di dolore. Intanto il cronista parlava di me e delle mie orribili condizioni: lo sentivo, percepivo il clamore dagli spalti, ma lentamente la mia vista si fece più ovattata e i sensi venivano a meno. Il paesaggio s’annebbiò, qualcosa nel mio stomaco ribollì e scalciò per liberarsi in una poltiglia che, poco prima di precipitare, constati fosse sangue. 

 

Al mio risveglio stavo ancora agonizzando sul lettino dell’infermeria. 

Mi sentivo da schifo, tra nausea e muscoli indolenziti. Mi girava la testa, sentivo freddo e preannunciavo un pericoloso mal di gola in agguato.

Accanto a me c’era Madama Chips che sistemava le medicine su per una mensola bianca, per il resto l’infermeria era pressoché vuota, fatta eccezione per le voci ovattate al di là del portone.

Potevo percepire distintamente il tono pesante di mio padre, unito al vecchio e sicuro parlare di Albus Silente.

Stavano discutendo di me, anche se ancora non riuscivo a mettere ben a fuoco il discorso, ero certo d’aver sentito pronunciare il mio nome. Avrei voluto che alzassero la voce, così da poter sapere che cosa stava accadendo al mio corpo. Di mio non riuscivo ancora a muovermi, ben consapevole che un solo passo sbagliato e il precario equilibrio in cui aleggiava il mio metabolismo sarebbe crollato e avrei preso a gridare. 

Finalmente sentii la porta aprirsi e mio padre entrare nell’infermeria.

— Come sta?— chiese Silente, rivolto alla Chips.

— Non bene, secondo me dovremmo trasferirlo al San Mungo. 

— L’hai già detto— bofonchiò stizzito mio padre. Era evidente che tutta quella situazione non gli andava a genio, il che significava una sola cosa per me: guai.

— E voi non mi ascoltate. Il suo cuore batte in modo irregolare, ha un po’ di febbre, rimette sangue ogni due minuti, ha attacchi asmatici e non si sveglia. Non ho assolutamente idea di cosa li sia successo, meglio consultare medimaghi più esperti. 

Udii nuovamente mio padre sbuffare infastidito. Già il fatto che lui fosse stato richiamato urgentemente dal suo preziosissimo lavoro a causa mia era un motivo di noia che mi sarebbe costato caro. In più ci si metteva la pesante consapevolezza che presto avrebbe dovuto accompagnarmi al San Mungo perché ero un problema — badate bene, non perché “avevo” un problema, bensì perché lo “ero” di mio— e beh, presto mi sarei sorbito una gran bella lavata di capo. 

Se solo avessi potuto parlare! Avrei potuto dire che andava tutto bene e lasciar correre. Però non andava assolutamente bene un piffero, mi sentivo tanto da schifo che avrei preferito tornare incosciente!

— Non ci sono proprio altre possibilità?
— Mi dispiace Signor Malfoy, adesso con l’aiuto di un elfo domestico smaterializzeremo suo figlio al San Mungo, poi potrà parlarne a uno dei medimaghi lì presenti. 

Mio padre grugnì ancora una volta, poi sentii una piccola mano prendermi per il braccio e la famigliare sensazione della smaterializzazione trascinarmi via. 

Quel viaggio mi aveva destabilizzato ancora di più, tanto che una volta giunto nel reparto del San Mungo vomitai sul linoleum sangue puro. 

Accorsero attorno a me decine di uomini in camice bianco, mi trascinarono su per una barella e con foga mi spintonarono via. Ero solo: mio padre, la Signora Chips, ancora stazionavano alla reception, e io che venivo trascinato precipitosamente, abbandonato da chiunque mi volesse bene.  

Mi adagiarono su un lettino e presero ad esaminarmi, mi attaccarono una flebo al braccio, mi somministrarono una pozione e, lentamente, precipitai nei meandri di un sogno nero e buio. 

 

— Draco Lucius Malfoy, apri quegli occhi e vedi di non richiuderli fino a notte fonda, chiaro!?— fu così che mi svegliai, con la soave voce di una madre incazzata a rimbombarmi nei timpani. 

Narcissa Black in Malfoy era autoritaria. Nonostante facesse di tutto per nasconderlo, sapevo che perfino Lucius ne era intimorito. Io, poi, ero terrorizzato.

— Ciao mamma— sussurrai. Cercai di muovermi, ma lei mi pose un braccio sul petto.

— E sta fermo, che sei debole!

— Cosa è successo?— lei fece una faccia infastidita. Era così strano vedere l’algida regina del Manor in una camera bianca del San Mungo, così fuori luogo...come lo ero io. Non potevo credere di essere in condizioni tanto gravi da necessitare un simile trattamento.

— Se proprio vuoi saperlo, ti sei sentito male durante la partita di Quidditch e sei precipitato dalla tua scopa. Fortuna che Zabini ti ha preso al volo! Sei rimasto incosciente quattro giorni, tre dei quali al San Mungo. 

— E il verdetto dei medimaghi?— notai una leggera nota di tristezza aleggiare tra gli splendidi occhi di Narcissa.

— Non stai bene— sussurrò, in un tono tanto lieve da poter apparire quasi - e dico quasi!-preoccupato.

Del resto, era mia madre, nonostante tutto sapevo fosse preoccupata per le sorti del figlio, il che mi dava un certo piacere. 

— Hai un problema al cuore tanto che...necessiti di un’operazione. Prima ci sono da fare una serie di interventi, dovrai prendere pozioni, non lo so di preciso.

— Un intervento?— e tutta la paura di prima mi piombò addosso prepotente. Dio, un’operazione! Anche nel mondo dei maghi il rischio era grande, e il cuore, poi, era un punto delicato. 

— Non farti prendere dal panico, le cose si sistemeranno. 

I miei occhi stavano già diventando lucidi, ma al pensiero che presto ci avrebbero raggiunto dei medimaghi, l’idea di mettermi a frignare come un bambino mi fece un certo raccapriccio, soprattutto nella convinzione che poi mio padre si sarebbe leggermente incazzato. 

— Q...quando?

— Non lo so...in effetti abbiamo un problema. Vedi, a quanto pare il tuo sangue è un po’ particolare. Un gruppo sanguigno puramente magico, HD negativo, ed è quasi impossibile trovare qualcuno compatibile. 

— Quindi non ci...ci....non ci sono speranze?— ora sì che stavo per mettermi a piangere. Per Merlino, da lì a poco sarei morto! 

— Ho detto quasi impossibile! In realtà i medimaghi hanno detto che non necessiti di un trapianto completo, solo è necessario posizionare una sorta di apparecchio sul tuo cuore. Non chiedermi cosa sia, per carità, io non ci capisco niente di queste cose!
Subito mi chiesi allora quale fosse il problema. Insomma, tranne il dover sottostare a una pericolosissima operazione, s’intende.

— Il punto è che necessiti anche di qualche trasfusione, prima dell’intervento. Hai perso molto sangue, e più vai avanti più diventi debole, ovviamente non sappiamo cosa fare...— quindi il mio bellissimo e purissimo sangue era così puro da non poter essere contaminato da null’altro? Nonostante tutto, un po’ di fierezza ci stava anche dietro. 

Nonostante il suo ruolo di algida purosangue, Narcissa mi stette vicino. Tutto il giorno, non mi abbandonò un secondo. 

Me ne stavo disteso su quel letto d’ospedale, nella grandissima stanza a me assegnatami, con le mani di mia madre sulle braccia, quasi a volermi fare una carezza. Cercò di tranquillizzarmi, e quando alla fine piansi disperato lei non mi sgridò per la mancanza di sangue freddo, mi stette accanto senza dire niente. Il che era molto più di quel che potessi desiderare.

Quando arrivò mio padre fu un altro paio di maniche.

Si lamentò, stette in silenzi tesi e alla fine fece dietro-front per lasciare solo il San Mungo. 

Quando anche Narcissa se ne andò, non prima dell’ora di cena, e io rimasi solo... il buio tornò ad opprimere la camera del San Mungo. 



Bacheca dell'autrice

Allora....perdonate la possibile abbondanza di errori grammaticali: non l'ho ricontrollato...ops. Giuro che se trovo correggo. 
Spero che recensiate, come fiction mi piaceva tanto... comunque essendo questo un prologo è ovviamento più corto rispetto agli altri capitoli...e non è nemmeno entrata in scena Hermione! Mi rifaccio col prossimo...se qualcuno mi lascerà una recensione. 

 

 

  
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