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Autore: Najla    10/04/2012    2 recensioni
Jade non ricordava di aver mai sentito così tanto silenzio in vita sua: non in quel posto almeno, non a quell’ora, non dopo una partita di Quidditch.
Era un silenzio teso, pieno di singhiozzi e sospiri, di parole lasciate a fior di labbra per paura di essere dette.
Era un silenzio pesante, che schiacciava fastidiosamente il petto e rendeva difficile respirare, non impossibile, solo più faticoso.
Era un silenzio che li lasciava tutti sull’orlo del baratro, a un soffio dalla caduta, a guardare il vuoto sotto di loro con lo stomaco improvvisamente ridotto ad un bicchierino da caffè, ma che comunque li teneva piantati con i piedi a terra.
Jade odiava il silenzio.
(tratto dal capitolo 10 )
Una storia che non è così semplice come potrebbe sembrare.
Un settimo anno ad Hogwarts che non potrebbe essere più incasinato.
Le basi di una battaglia che lascerà in ginocchio la Londra magica che tutti conosciamo.
Ma infondo, se si parla della nuova generazione, come potrebbe essere altrimenti?
(introduzione modificata )
Genere: Avventura, Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Roxanne Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Prologo
Perchè non bisognerebbe essere Auror



5 Ottobre XX

Prigione magica di Azkaban, ore 01.27.
«Ti prego, Teddy, ricordami un piccolo dettaglio: perché cavolo abbiamo deciso di diventare Auror al posto di fare la bella vita e lavorare in uno dei tanti inutili uffici del Ministero?» sbuffò tra la noia e lo schifo un giovane uomo sui ventiquattro anni tenendo saldamente la bacchetta stretta tra le mani, a un ventina di centimetri dal viso per riuscire a vedere almeno a un palmo del suo naso in quel buio pesto e impenetrabile.
Dietro di lui, un coetaneo dalla figura più alta e gracile, ridacchiò sornione illuminando con la punta della bacchetta quella che aveva tutta l’aria di essere una cella vuota da anni e ispezionandola con una rapida ma vigile occhiata.
«Ma per il nostro spiccato e radicato senso di giustizia, ovviamente» rispose dopo alcuni secondi Teddy con ancora il sorriso sulle labbra, l’amico si bloccò e con fare teatrale si voltò nella sua direzione con un’espressione tragica e afflitta,«E perché diavolo nessuno c’ha detto che era una motivazione davvero stupida?».
Teddy sospirò condividendo per alcuni secondi la drammaticità del momento poi scoppiò di nuovo a ridere mentre i due riprendevano la loro ennesima ronda, «Sai, Edward, penso che dovremmo chiedere spiegazioni a qualcuno».
«Eh, penso anch’io…» borbottò il biondo controllando distrattamente l’ennesimo cubicolo deserto.
Quando gli avevano annunciato che sarebbero stati entrambi mandati ad Azkaban per iniziare le prime fasi del loro tirocinio, dopo aver superato una serie di lunghissimi ed estenuati esami di ogni tipo ed essere quasi ammattiti nel mentre; i due amici, Ted Lupin e Edward Harker, avevano accolto la notizia con il massimo dell’entusiasmo: finalmente un po’ d’azione!
Invece si erano trovati a dover fare una noiosissima e ininterrotta ronda per otto ore al giorno, sette giorni alla settimana, lungo i corridoi più bui della prigione, circondati dall’onnipresente odore di carne in putrefazione e dalle grida agonizzanti e deliranti dei prigionieri usciti totalmente di senno.
Quella sera il loro responsabile aveva deciso di mandarli nella zona più interna della prigione, dove venivano tenuti gli ultimi sostenitori di Voldemort ancora in vita e che avevano avuto abbastanza fegato da non rinnegarlo nemmeno dopo la sua eclatante sconfitta. Non era un’ala particolarmente pericolosa, visto che teneva per lo più maghi decrepiti dalle facce minacciose e una cinquantina di celle deserte ma il ricordo di chi vi aveva soggiornato tempo addietro metteva ancora i brividi alle guardie più anziane che la evitavano come la peste.
Ed ecco spiegato il vero motivo per cui quel giro nell’ultimo girone dell’inferno era toccato proprio ai due novellini.
Avevano quasi finito di ispezionare anche gli ultimi cubicoli quando Edward alzò la bacchetta verso una delle poche celle occupate, quella dell’ormai cinquantenne Barthy Crouch Junior, e vide nell’oscurità il profilo di una bacchetta puntata verso di loro con la punta lignea illuminata da un leggero bagliore verdastro: l’inizio di un incantesimo.
«Oh merda!» gracchiò afferrando l’amico per una manica e spedendolo sul pavimento di una delle celle vuote prima di seguirlo finendogli praticamente sopra mentre la sua schiena veniva sfiorata da un assassino lampo verde, che andò a sua volta a cozzare contro il muro in fondo al corridoio, estinguendosi.
«Eddy! Ma che cavolo…» esclamò Teddy scrollandoselo di dosso prima di essere zittito da un’occhiata seria e tesa dell’altro, che si limitò ad indicare con la testa l’entrata della cella.
I due scattarono in piedi all’unisono con le bacchette pronte e con un cenno d’intesa uscirono nel corridoio buio pronti a combattere.
«Stupeficium!» esclamò Edward puntando la bacchetta verso la figura che ancora si scorgeva tra le ombre vicino alla cella di Crouch, ma questa fu più agile e mentre lanciava un sortilegio scudo aveva sulla punta della lingua una maledizione che Ted evitò prontamente cercando a sua volta di schiantare l’intruso.
«Chiama qualcuno!» esclamò Edward mentre lanciava l’ennesimo incantesimo di protezione per evitare quelli che erano diventati una serie di attacchi senza sosta a cui non riuscivano a reagire: chiunque fosse quell’ombra venuta fuori dal nulla doveva avere un’esperienza da duellante davvero notevole.
Teddy, senza farselo ripetere due volte, evocò il suo Patronus, «Avvisa Jenkins e digli di mandare qualcuno: intruso nella zona nera» e il lupo argento si lanciò in una corsa sfrenata illuminando con la sua luce fiocca il corridoio.
E in quel momento di distrazione, Edward, che nonostante la bravura non riusciva a tenere testa a quell’avversario che sembrava lanciare più incantesimi di quanti non riuscisse a pensarne, non riuscì a formulare uno scudo e fu colpito in pieno da un sectumsempra, dritto al torace, finendo a terra ansimante.
«Edward!» esclamò spaventato Teddy chinandosi sull’amico per vedere in che stato fosse e in quel momento la figura scura sembrò perdere totalmente interesse per loro due e tornò a fissare il corpo rannicchiato di Crouch che, oltre le sbarre luride, aveva osservato la scena tremando.
«Ti prego…» cercò di implorare il prigioniero ma la sua preghiera si spense quando la figura mormorò con voce cupa, «Avada Kedavra» e il suo corpo si accasciò esanime a terra.
Teddy si alzò di scatto pronto ad affrontare con tutta la rabbia che aveva in corpo quell’intruso che si era dimostrato più temibile del previsto: non ricordava nessuno che fosse mai riuscito a mettere fuori uso Edward in così poco tempo.
«Stupeficium!» urlò, ma il suo incantesimo finì a cozzare contro una protezione invisibile e dovette abbassarsi per evitarne il rimbalzo, lasciando all’avversario il tempo di bombardare l’unica parete di quella zona che dava sul mare  e lanciarsi nel vuoto mormorando con un ghigno sinistro nella voce: «Questa è la nostra vendetta: Purosangue».
Teddy gli corse dietro con l’intenzione di colpirlo in volo, gli avevano insegnato che c’era solo un punto intorno alla prigione dove era possibile smaterializzarsi, ed era quello sprazzo d’aria che stava a un metro dall’acqua. Ma una volta affacciatosi oltre la crepa non vide niente, se non il buio cupo di una notte d’ottobre: l’intruso era sparito nel nulla lasciandosi alle spalle, come avrebbero scoperto di lì a poco, i cadaveri degli ultimi Mangiamorte rinchiusi ad Azkaban.

Ospedale magico San Mungo, ore 01.59
Se c’era una cosa che Nihila Kaur odiava era il bianco accecante e intonso che caratterizzava gli ospedali in genere, solitamente accompagnato da quel pungente odore di anestetico e disinfettante mescolato a una quantità indecente di detergenti per pulire vetri e pavimenti. Era certa che tutto quel miscuglio di sostanze con una lieve percentuale cancerogena, alla lunga potesse addirittura risultare tossico ed era incredibile che una simile minaccia si trovasse proprio in un ospedale.
Per ironia della sorte, la Nihila Kaur che odiava tutto ciò lavorava proprio in un ospedale ed era una delle nuove guaritrici all’ospedale magico di Londra.
Come a voler rispettare strenuamente il noto stereotipo secondo cui i tirocinanti nuovi di scuola debbano sgobbare dieci volte più delle persone normali, perdendo ore di sonno e spesso la piena sanità mentale, quel giorno il suo capo, una strega acida ma che purtroppo era dannatamente brava nel suo lavoro, le aveva gentilmente ordinato di fare anche il turno di notte, dopo ben otto ore che aveva passato a sgobbare nel Pronto Soccorso tra casi di fatture tagliuzzanti esagerate, arti rotti, gente spezzata durante smaterializzazioni non pienamente autorizzate e un bambino che c’aveva rimesso tutto l’apparato dentale giocando con un bolide più grintoso del previsto.
Però, quando era ormai pronta ad ingoiare altre estenuati ore di Pronto Soccorso, la porta principale si spalancò di colpo e la piccola saletta intonsa dell’astanteria venne letteralmente messa in subbuglio da quattro maghi dall’espressione truce.
Era già pronta a far valere la sua autorità di neo- medico quando uno di questi, un uomo giovane che faticò a riconoscere subito, a causa dell’improbabile colore blu cobalto dei capelli, la prese per un braccio guardandola implorante, «Ci serve un medico immediatamente, siamo Auror di Azkaban: uno di noi è stato ferito».
Al suono di quella voce familiare e tremendamente ansiosa, Nihila strabuzzò gli occhi per la sorpresa, ricollegando finalmente il viso magro e un po’ spigoloso che aveva davanti al nome del suo ex- compagno di scuola: Teddy Lupin.
«Ted? Cosa diavolo è successo?» chiese avvicinandosi agli altri Auror per vedere lo stato del ferito e facendo contemporaneamente cenno ad una delle infermiere di avvicinarsi con una barella.
«Nihila? Oddio, scusa, non ti avevo riconosciuta…» biascicò stupito, ma la ragazza aveva già smesso di ascoltarlo, chinandosi sul corpo inerme che reggeva tra le braccia il mago più massiccio della combriccola e trattenendo a stento un’esclamazione di orrore e sorpresa: avrebbe riconosciuto quella testa bionda e spettinata ovunque.
«Edward?» chiese rivolta al giovane Lupin che annuì cupo. La guaritrice scosse la testa riprendendo il controllo ed estrasse la bacchetta dalla tasca interna del camice bianco: «Trudy!» esclamò spazientita mentre l’infermiera si avvicinava titubante facendo volare davanti a se la barella per avvicinarla il più possibile al ferito, «Levicorpus!» e il corpo di Edward venne gentilmente tolto alle mani del mago che lo reggeva e adagiato delicatamente sul lettino, «Prima di aiutare la guarigione con la magia, devo disinfettare e controllare i danni ai tessuti. È stato usato un incantesimo di magia Oscura, e da quel che vedo il mago che l’ha scagliato doveva essere particolarmente arrabbiato» commentò ad alta voce dirigendo la barella lungo il corridoio illuminato a giorno da centinaia di candele, prima di trovare finalmente una stanza vuota e infilarsi dentro insieme al ferito, «Voi, aspettate di là» ordinò rivolta ai quattro maghi, poi si rivolse all’infermiera che l’aveva seguita spaventata, anche lei nuova a quel lavoro, «Trovami la signorina Tunner e dille che la sua apprendista vuole un consulto: è urgente».
La giovane infermiera annuì agitata prima di ripercorrere il corridoio correndo e portandosi dietro tre dei quattro Auror: Teddy Lupin le lanciò un ultimo sguardo implorante, «Salvalo».
Lei gli sorrise rassicurante poi si richiuse la porta alle spalle: era l’ora di mettersi al lavoro.

«Teddy- Ted Lupin» disse una voce gentile richiamandolo alla realtà, si voltò di soprassalto saltando letteralmente sulla sedia in plastica dov’era seduto, provocando le leggere risate della ragazza che aveva davanti, «Da quanto tempo non ci si vede?» continuò sedendosi al suo fianco.
Nonostante gli avessero comunicato alcuni minuti prima che Edward era fuori pericolo e che se la sarebbe cavata con qualche cicatrice e una buona dose di riposo, non era ancora riuscito a rilassarsi del tutto e l’avrebbe potuto affermare chiunque lo avesse visto fissare maniacalmente le piastrelle del pavimento: come aveva fatto lei rimanendo appoggiata alcuni minuti al muro alla sua destra, ad osservarlo in silenzio
Lui la squadrò per una manciata di secondi, prima che un leggero sorrisetto gli si dipingesse sulle labbra fine: erano passati cinque anni e ormai non riusciva più a riconoscere in quel viso maturo e gentile la ragazza che aveva accompagnato lui ed Edward nei loro sette anni ad Hogwarts, non riusciva più a vederci la piccola Grifondoro che aveva riso delle sue disgrazie e l’aveva consolato quando cretini come Michell St John lo avevano insultato a causa di quel padre di cui andava tanto orgoglioso.
Ora, davanti a lui, aveva una donna slanciata ed elegante, con i lunghi capelli neri raccolti in una coda alta e gli occhi ancora più scuri che lo scrutavano con una gentilezza fastidiosamente estranea.
No, dello scricciolo di Hogwarts non c’era più niente.
«Troppo, direi» sospirò sconfitto dal filo malinconico dei suoi pensieri, «Sei diventata una Guaritrice, alla fine…».
«E tu ed Edward Auror: non ero così sicura che ce l’aveste fatta» ridacchiò spensierata stiracchiandosi, «Vi immaginavo ad un angolo di Diagon Alley a vendere oggetti magici di contrabbando».
«Alla faccia della stima nei nostri confronti, Nihila» borbottò senza riuscire a non sorridere ancora. Lei scosse la testa sorridendogli orgogliosa, «Ero certa che ce l’avreste fatta, Teddy».
«Lo avresti saputo prima se non avessi tagliato i ponti, cinque anni fa» borbottò il ragazzo incapace di trattenersi e lei d’improvviso si oscurò alzandosi in piedi, «Ted…» stava per dire quando dal fondo del corridoio sentì dei passi di semicorsa, accompagnanti dal tono tutt’altro che amichevole di un uomo sulla quarantina inoltrata che avanzava deciso e nero di rabbia discutendo animatamente con il suo vicino, «E’ una cosa inconcepibile! Come diavolo è potuto succedere?! Azkaban dovrebbe essere impenetrabile eppure qualcuno ha avuto tutto il tempo di entrare e fare una strage sotto gli occhi di una ventina di maghi più che qualificati! Come me lo spiegate questo?! Come diamine è potuto accadere?! Esigo un rapporto entro un’ora sulla mia scrivania e voglio qualcuno che sappia darmi una spiegazione decente per tutto il casino che è successo!! Mi hai capito, Philips? Non accetterò nessun tipo di scusa!» sbraitò l’uomo a quello che gli camminava affianco, sempre più terrorizzato.
«Certo, signor Potter, vado immediatamente» squittì balbettando prima di invertire la marcia e tornare da dove erano venuti.
«Gli farai venire un infarto prima o poi, Harry» ghignò un secondo uomo, alto e affusolato, con dei fiammeggianti capelli rossi rivolto a quello che doveva essere il signor Potter, che a sua volta sbuffò con un mezzo sorriso rassegnato, «Credo che quel poveretto si meriti un aumento di stipendio» commentò a mezza voce passandosi una mano sulla fronte.
«Mi scusi, signore, ma questo resta un ospedale, la pregherei di abbassare la voce: è tardi e molti pazienti dormono» disse Nihila professionalmente intercettando lo sguardo verde dell’uomo che ormai le era arrivato davanti.
Aveva i capelli scuri e sul naso portava un paio di occhiali tondi, dalla montatura nera, teneva un leggero filo di barba sulle guancie e nonostante fosse evidentemente una persona con un certo potere, si limitò a guardare Nihila con un mezzo sorriso colpevole e umile, «Ha ragione dottoressa, ci dispiace».
«Zio Harry? Cosa ci fai qui?» chiese Teddy alzandosi a sua volta. L’uomo lo guardò per una frazione di secondo prima di scompigliargli affettuosamente i capelli, ora del loro solito castano chiaro.
«Teddy, per fortuna stai bene» mormorò sorridendo sollevato il signor Potter, «Comunque sono qui per quello che è successo stanotte…come capo degli Auror devo assolutamente fare luce sulla faccenda e speravo che tu ed Edward poteste aiutarmi.
«A proposito: Edward come sta?» chiese un po’ preoccupato rivolto verso Nihila.
«Se la caverà signor Potter, qualche giorno qui in ospedale e sarà come nuovo» sorrise cordiale la ragazza e l’uomo sembrò tirare un sospiro di sollievo prima di rivolgersi nuovamente a Teddy, «Ted, io e te dobbiamo scambiare due parole su quello che è successo…».
Lupin annuì serio pronto a rispondere a tutte le domande del capo degli Auror e del rosso, quando Nihila decise che era ora di prendere congedo, «Scusatemi, ma devo tornare al mio lavoro: vi informerò della situazione del signor Harker appena si sarà svegliato.
«Con permesso: signori, Teddy» e con un lieve cenno del capo si voltò prendendo la strada per il Pronto Soccorso, dove era certa avrebbe trovato un eccitato branco di infermiere pronte a chiederle cosa diamine fosse successo.
Harry guardò vagamente incuriosito la figura della donna allontanarsi prima di rivolgere uno sguardo indagatore verso il suo figlioccio, «Teddy, la conosci?».
«Quella è Nihila Kaur, zio, l’amica mia e di Edward ad Hogwarts» rispose con un sospiro passandosi una mano tra i capelli, pronto allo sguardo sbigottito del padrino e alle numerose domande che ne sarebbero inevitabilmente seguite.
«La piccola Nihila? Ma sei sicuro?» chiese esterrefatto continuando a guardare la donna che svoltava l’angolo in fondo al corridoio e spariva dalla loro vista.
«Eh, già…» sospirò sconsolato finendo per crollare nuovamente sulla sedia.
«Siete stati due idioti» commentò Harry scuotendo la testa con disapprovazione.
«Eh, già…» ripeté Teddy con una nota di depressione in più nella voce: due enormi idioti.



Nota ell'autrice che deve ancora capire, esattamente, come possa aver deciso di pubblicare:
Allora, innanzitutto grazie per essere arrivati fino alla fine del prologo, e se non avete capito quasi niente di quello che è successo, tranquilli, non è colpa vostra, è una cosa, teoricamente, voluta! Diciamo che questo è il primo tassello del puzzle e se vi ha incuriosito un pochino sono disposta a mettere anche gli altri :)
Ora come mi sia venuto in mente di cimentarmi con la nuova generazione è un mistero ancora irrisolto, ma se il prologo vi è piaciuto in una qualche maniera, o se volete consigliarmi di darmi all'ippica, fate pure, una recensione piccolina piccolina e io sono felice, anche perchè è la prima storia che pubblico in questa sezione e un parere sarebbe assai gradito!!

Grazie mille,
Najla
  
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