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Autore: Aya_Brea    24/04/2012    6 recensioni
"La figura alta ed imponente di Gin era ferma affianco al letto della piccola scienziata, teneva le mani infilate nelle tasche dell’impermeabile ed i suoi lunghi capelli d’oro seguivano la direzione del vento. Dal suo viso imperturbabile non trapelava alcuna emozione, ombreggiato com’era, dall’argentea luce lunare. I suoi occhi verdi brillavano come quelli di un felino."
Genere: Malinconico, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Altro Personaggio, Gin, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Un po' tutti | Coppie: Shiho Miyano/Ai Haibara
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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" Un giorno da qualche parte, in qualche posto....inevitabilmente ti incontrerai con te stesso e questa, solo questa, può essere la più felice o la più amara delle tue giornate."
 
( Pablo Neruda )





Shiho spinse la maniglia della porta e condusse nella propria abitazione l’uomo dai lunghi capelli biondi, l’uomo che per la prima volta arrancava sui suoi stessi passi, la pantera dagli occhi brillanti ferita a morte. La ragazza lo sostenne fin sulla soglia, le sue dita stringevano un lembo dell’impermeabile proprio nei pressi del bacino, e lì, ella si accorse che il tessuto era completamente impregnato di sangue.
Gin trasse un profondo sospiro, che d’un tratto fu rotto da un violento colpo di tosse. Sentiva le labbra riarse, percepiva il pallore che aveva assunto il suo viso: per qualche istante aveva creduto addirittura di morire, di inciampare e di scivolar via dalla sottile lama del rasoio su cui i suoi passi procedevano con sicurezza.
L’uomo si avvicinò al soffice materasso e vi si lasciò cadere a peso morto, sprofondando fra le lenzuola morbide. Fu una bella sensazione e finalmente egli poté richiudere le palpebre stanche. Ora che di fronte a lui tutto era completamente nero, innumerevoli immagini si ricreavano nella sua mente, accompagnate e guidate quasi automaticamente dai leggiadri movimenti della ragazza: gli sembrava che la sua figura longilinea ed agile si muovesse, volteggiasse piano contro le sue iridi verdastre. Stava aprendo i mobili della credenza, rovistava fra i ripiani. La vedeva. Riusciva a visualizzare le suole delle sue scarpette che si piegavano per via della statura che non le consentiva di raggiungere gli sportelli più in alto. Quel corpo così sinuoso, che si fletteva, si allungava dolcemente, quei capelli chiari dal profumo così inebriante che le ridiscendevano sulla schiena quando il collo era reclinato all’indietro. Sarebbe impazzito. Sarebbe impazzito, se quella carne così diafana non fosse stata sua.
Doveva averla.
“Potresti alzarti in piedi e sfilarti il giaccone?”
La voce della ragazza era ormai vicina, dunque il biondo riaprì nuovamente gli occhi, fece quanto richiesto e si ri-sedette. “Hai interrotto il flusso dei miei pensieri, Sherry.” Borbottò Gin, alquanto contrariato.
“Che tipo di pensieri?” Chiese. Fra le braccia aveva un paio di flaconi, dell’ovatta e una specie di pinza.
“Niente che ti riguarda.” Rispose, aridamente.
Shiho non faceva altro che osservarlo: il viso di quell’uomo era così profondamente sbattuto, ma quegli occhi vispi brillavano come la prima volta. Dentro al suo corpo segnato e malconcio, palpitava sempre un animo traboccante d’orgoglio, un animo spietato, l’animo freddo e cinico del killer. Guardava però, altrove. D’un tratto gli impercettibili movimenti del suo viso rivelarono che il biondo si stava spazientendo, forse per via dello sguardo insistente di Shiho. La fulminò.
“Si può sapere che diavolo vuoi?”
“Devo toglierti la maglietta.” Shiho cercò di sembrare il più naturale possibile, dunque strinse il bordo del tessuto e con la dovuta accortezza prese a sfilargliela dolcemente. L’uomo non proferì parola, pian piano il suo addome magro e asciutto si scopriva, lasciando intravedere un proiettile penetrato ormai nella carne, la zona locale della pelle era tumefatta, il sangue colava ancora.
“Ti hanno conciato per le feste.” Osservò la scienziata con del sottile sarcasmo: una volta che posò la maglietta al suo fianco, ella non poté far altro che ammirare il corpo dell’uomo; non poteva farci nulla, l’occhio vi cadeva inevitabilmente.
“Sembra che la situazione ti stia colpendo particolarmente, dico bene, Sherry?” Il tono sussurrato e cinico del biondo non fece altro che avvamparle ancor di più le guance, oramai divenute di un rosso vivo.
“Smettila.” Shiho prese dell’ovatta a la imbevette di alcol; Gin continuava a distrarla dal suo ‘lavoro’.
“Dovresti dare ascolto ai tuoi sensi, lo sai? Le parole ti difendono a spada tratta, ma la reazione del tuo corpicino ti tradisce. Guardati.” La sua voce digradava di intensità, divenendo sempre più cupa, sadica, divertita. “Stai tremando.”
La mano sottile della ragazza era percorsa da tremiti convulsi, le dita lunghe ed affusolate stringevano quel batuffolo intriso d’alcol. Fu istintivo. Glielo piantò con violenza contro la ferita, sperando di metterlo a tacere.
“Chiudi quella bocca, Gin. Maledizione.” Proferì a denti stretti.
Il biondo non reagì, anche perché era in grado di sopportare anche i dolori più lancinanti ed atroci.
“Parliamo di cose serie, ora.” Dovette inspirare a pieni polmoni, poiché si accorse che la ragazza stava estraendo la pallottola con estrema lentezza. Dopo alcuni estenuanti minuti di oculate operazioni, il bossolo insanguinato riluceva fra i bracci di una pinza.
“Che intendi per cose serie?”
Shiho lo ascoltava con attenzione, anche se era intenta ad avvolgergli delle bende intorno alla vita.
“Domani alle dieci si sposa un grande magnate dell’economia, uno dei pezzi grossi del commercio internazionale. Doveva svolgere un lavoretto per noi, ma è stato alquanto latitante in questo periodo. Così abbiamo deciso di farlo saltare all’aria.” Le sue parole fluivano via come se stesse parlando dell’argomento più banale e consueto del mondo. Shiho rimase allibita dalla freddezza di quell’uomo, anche se l’istante successivo si riprese.
“Saltare in aria?”
Lui si strinse nelle spalle. “Normale amministrazione di un dinamitardo. Non è lavoro per me, lo affido ad un altro. Ma dato che devo tenere d’occhio anche la scorta di quell’imbecille, dovrò fingermi una persona qualunque.”
La ragazza non riusciva ancora a sbrogliare tutti i fili della matassa, non riusciva a sfilare e a cogliere quello del suo ragionamento. “Si, ma continuo a non seguirti.”
“Domani sarai la mia ragazza.”
“Cosa?”
“Hai capito bene, Sherry. Vestirai i panni della fanciulla, della bella che sta con la bestia.” Gin ridacchiò. Dopotutto, quell’incarico non era affatto male. “Bestia, poi. Se si guardassero dentro, scoprirebbero chi è la vera belva.”
La scienziata sbuffò sonoramente: quei discorsi con fine moralistico, pronunciati dalle labbra di un assassino, le risuonavano nelle orecchie come dei suoni fastidiosi e ridondanti, strapieni di retorica. “Ma finiscila.”
“Ehi, Cherie.” Gin pronunciò l’ultimo appellativo con la malizia travestita di dolcezza, con un leggero soffio che mozzò il fiato della bionda che gli stava dinanzi. “Dormi qui, stanotte?” Le avvolse il polso, nonostante la sua riluttanza.
“Scordatelo.” Rispose Shiho con le palpitazioni.
Lui affievolì la presa, dopodiché si adagiò piano contro il materasso. “Guarda che se non fai quel che ti dico potrei insospettirmi. Non eri dalla nostra parte?”
“Si, lo sono ancora, dalla vostra parte.” Si voltò a guardarlo. “Ma non sono ammesse smancerie al di fuori dell’orario lavorativo. Buonanotte.”
La voce di Gin giunse alle sue spalle quando la ragazza aveva ormai raggiunto la porta d’uscita.
“Ci vediamo all’incrocio con Carlo’s Bake. Alle 10 in punto.”
Abbassò la maniglia: era quasi fuori dalla tana del lupo.
“E vestiti da donna.”
Fuori. Era libera. Tirò un sospiro di sollievo.
Quella storia stava prendendo una brutta piega.
 
 
 
 
Era una splendida giornata di sole, il cielo azzurro era limpido e terso, finalmente il freddo stava abbandonando la città, per far spazio invece ad un tepore piacevole e ad una sottile e lieve brezza primaverile.
Shinichi scese dall’auto di Kogoro, assieme alla sua amica Ran e al padre: sembravano un’elegante famigliola pronta ad assistere al coronamento nuziale di un nuovo amore. Quel giorno infatti, si sposava la loro insegnante di letteratura e gli alunni più stretti erano stati invitati alle celebrazioni del lieto evento.
Ran si ravvivò i capelli con un gesto femminile; si destreggiava abilmente nel suo abitino azzurro e di tanto in tanto osservava il ragazzo. Era insolito vederlo in giacca e cravatta, vestito di tutto punto. Per suo padre invece non si trattava di una novità, ma stava bene nel suo completo grigio perla.
“Ehi, tu, bamboccio di un liceale; ti affido Ran per la messa, io rimango qui fuori a fumarmi una sigaretta.”
“Ma papà, non è carino!” Kogoro era sempre il solito.
“Ran, si annoierebbe soltanto. Lascialo fare.” Le sussurrò il giovane, dopodiché lei trasse un sospiro di rassegnazione e varcarono l’entrata della chiesa. Era in perfetto stile gotico e l’ambiente si sviluppava sia verticalmente che orizzontalmente: lo spazio era tripartito in due navate laterali, mentre quella centrale, più ampia e spaziosa, era percorsa da un morbido tappeto rosso, che risaliva i gradini dell’abside.
“Wow, è bellissima!” La ragazza mora allungò il suo sguardo per esaminare ogni piccolo intarsio, ogni dettaglio in oro, ogni sottile colonna che si innalzava sfuggente verso il soffitto pieno di affreschi. Dai finestroni della cupola provenivano degli sprazzi di luce che le offuscarono la vista, tanto che fu costretta a ri-abbassare il capo.
“Ehi Ran, la professoressa!” Shinichi la esortò a voltarsi verso l’entrata: con incedere cadenzato, una donna alta e mora, calpestava il tappeto rosso, il vestito bianco riluceva ad ogni suo passo, il raso della stoffa si piegava dolcemente. “Hai capito! E’ uno schianto!” Borbottò il ragazzo, con un largo sorriso.
“Fa poco lo spiritoso. Che poi ti mette comunque cinque.” Ran non mancò di commentare l’uscita infelice del suo amico.
I due sposi si congiunsero al termine della marcia nuziale, lui era impettito, dal suo viso trapelava soltanto la contentezza e la speranza. Quello doveva essere un giorno perfetto, eppure Shinichi non faceva nient’altro che guardarsi intorno.
Si sentiva terribilmente irrequieto, non riusciva a comprenderne il motivo.
 
 
 
 
Gin e Shiho fecero il loro ingresso nella Chiesa, lui aveva il solito impermeabile nero, ma stavolta stringeva a sé il corpicino esile della ragazza, trattenendola al suo fianco come se fosse stata la sua compagna. Ella indossava un vestito bordeaux e al collo vi aveva avvolto un nastrino nero.  I due si posizionarono sul retro.  Shiho osservò i presenti, gli invitati, poi si soffermò a guardare i due sposi, che per il momento se ne stavano seduti ad ascoltare le parole del Prete che celebrava la loro unione. D’un tratto ebbe come un sussulto. Gin non mancò di percepirlo, standosene stretto contro di lei.
“Che hai?” Bisbigliò, seccato. “Chi hai visto?”
“No, nessuno. Era un singhiozzo.” Ma quale singhiozzo! L’aveva visto, a pochi metri da lei c’erano Shinichi e Ran. Cavolo. Così non poteva andare, la situazione si complicava.
“Guarda che l’ho visti appena sono entrato.”
“Chi?”
“Non fare la finta tonta. Aspettami qui, non azzardarti a fare un passo.” Santo Cielo, quel Detective era sempre fra i piedi; le sue mani tremavano convulsamente, si muoveva a passo spedito verso la navata opposta, pensando che aveva irrimediabilmente voglia di una sigaretta. Ma lì, non avrebbe potuto fumare. Una volta giunto nei pressi dell’ala opposta scorse il suo fidato compagno, che fino ad allora aveva agito in incognito.
“Abbiamo un contrattempo, predisponi il piano B.”
“Cosa? Che contrattempo?” Vodka parve cadere dalle nuvole, ma non perse il controllo, stavolta.
“Quel rimbambito del Detective. Ho come l’impressione che quell’idiota lì davanti si stia agitando eccessivamente, rischia di farci saltare all’aria prima del dovuto. Maledizione.” Gin strinse il pugno in un gesto di stizza e si morse violentemente il labbro inferiore. “Senti, vado a fumarmi una sigaretta, non fare niente, credo che sia saltato tutto. Avverti Chianti e Korn.” L’uomo si dileguò rapidamente ed abbandonò la chiesa, sotto lo sguardo interrogativo di Shiho.
 
 
 
 
La cerimonia proseguiva a rilento, Shinichi sonnecchiava, di tanto in tanto si ridestava schizzando col capo all’insù e guardandosi intorno, come risvegliatosi da un sonno profondo. Ran non mancò di ammonirlo più volte, fin quando vide che ormai il giovane Detective era vigile ed i suoi occhi azzurri erano fissi verso la panchina alla sua destra. Le sopracciglia di lui si aggrottarono, fu come colpito improvvisamente da qualcosa.
“Shinichi, che hai visto? Che c’è?”
“Quell’uomo.” Si inumidì le labbra, concentrato ad esaminare meticolosamente il comportamento di quel giovane che lì di fronte si stava a torcere le mani. “Sta sudando. Eppure qui dentro fa un freddo cane.”
Ran si strinse nelle spalle. “E’ vero. Che strano, magari non si sente bene.”
“Vado a dare un’occhiata, tu aspettami qui.”
“Aspetta! Non vorrai mica disturbare la cerimonia!” Ma il liceale si era ormai alzato in piedi ed era diretto verso di lui.
Shinichi si sedette al fianco di quell’uomo e attaccò bottone, con un semplice pretesto. “Ci conosciamo? Mi sembra di averla già vista.” L’interlocutore roteò gli occhi verso di lui, da vicino sembrava ancor più pallido, le iridi erano strette in due microscopici puntini, aveva le palpebre sgranate, spaurite: era terrorizzato.
“Non credo.” Balbettò costui, agitando le mani e brancolandole all’aria. “Si allontani, la prego.”
“Ma che le succede? Sta sudando, è sicuro di stare bene?”
A quel punto, lo strano personaggi si rizzò in piedi e quasi lo aggredì, sia con lo sguardo che con la bieca tonalità della sua voce. “Mi lasci in pace, sto benissimo!” E così, si avviò a passo svelto verso l’uscita.
Quella mattina, gli invitati non mancarono di notare quel gran via vai di persone.
 
 

 
Trascorsero altri minuti, la cerimonia era ormai giunta alla sua conclusione, così Shinichi decise di prendere una boccata d’aria. Quell’uomo non si era più visto, non era più rientrato in Chiesa, e a giudicare dalla desolazione presso i gradini d’entrata, si era pressoché volatilizzato. Era davvero strano.
Il sole ormai diffondeva con prepotenza i propri tenui raggi sul selciato umido e nella tranquillità solinga della cittadina risuonarono i rintocchi del campanile della Chiesa.
Marito e moglie uscirono fra la calca di gente che riversava su di loro una miriade di petali di rosa: in quel frangente di confusione e nel tripudio della felicità, il Detective scorse la figura di una donna bionda che svettava fra le altre, chiaramente distinguibile per il suo tailleur color prugna. Le si avvicinò.
“Vermouth, ma che diavolo ci fai qui?”
“Oh, Shinichi! Ma che fortuita coincidenza. O forse dovrei dire … sfortunata.”
Proprio mentre i due si ritrovarono casualmente a disquisire, Ran irruppe bruscamente nel bel mezzo della loro conversazione, con aria ostile nei confronti del ragazzo. Ma chi era quella?
“Shinichi, ma dove ti eri cacciato? Ti ho cercato per tutto il tempo, ti sei perso la fine, il momento più bello e romantico.”
“Tu devi essere Ran.” Praticamente la donna era irriconoscibile, tanto che quest’ultima non seppe riconoscerla. “Credo che dovrò rubare il tuo ragazzo per qualche minuto, posso?”
“Il mio ragazzo? Ma che dice? Assolutamente no. Certo, per quanto mi riguarda può anche sequestrarlo a vita.” Ran si allontanò, riservando al giovane una linguaccia più o meno eloquente.
Vermouth si morse dolcemente il labbro. “Ci sono i miei uomini in borghese qui, lo sai? Sono nascosti fra gli invitati.”
Shinichi reclinò il capo sulla spalla. “Perché mai?”
“Ti spiegherò tutto a tempo debito. Sappi soltanto che fra di loro si nascondono anche gli uomini in nero.”
Dopo quella frase pronunciata con serenità, gli si gelò il sangue lungo le vene, tanto che incespicò su alcune parole; un groppo alla gola si era impadronito della sua placida freddezza. “Ma quell’uomo … ?”
“E’ morto. Se ti riferisci all’uomo che sedeva ai primi posti, beh. L’hanno appena fatto fuori. E’ un bene che tu non abbia fatto passi falsi, anche perché aveva un ordigno nello stomaco, pronto ad esplodere.” Quella storiella aveva del surreale.
“Un ordigno?”
Vermouth si avvicinò a Shinichi, di modo che i loro corpi fossero vicini al punto che nessuno avrebbe potuto sentire le informazioni che si stavano celermente scambiando.
“E non possiamo interrompere tutto, immagino.”
“No. Ci sono uomini dappertutto, soldati e criminali che non aspettano altro che farsi fuori a vicenda. Il nostro obiettivo è tutelare la vita di queste persone. Non possiamo far si che scoppino ulteriori scandali sull’uomo che si è appena sposato la tua insegnante.”
Shinichi si morse il labbro e un lieve sorriso si delineò sul suo viso. “Cosa vuoi che faccia, Vermouth?”
La donna rise sommessamente e si mise a braccia conserte.
“Applicami un bel bollino rosso su tutti i tizi sospetti che vedi. Hai il fiuto giusto per poterlo fare. Ci si vede al rinfresco.”
“A più tardi.” I due si separarono, prendendo due direzioni differenti.
 
 

 
Il gran pranzo si svolse presso l’ampio giardino di un Hotel a cinque stelle. Era un luogo a dir poco paradisiaco, curato nei minimi dettagli: gli alberi svettavano alti verso il cielo, l’erba degli spiazzi verdi era stata tagliata da poco e lunghi e tortuosi vialetti vi si dispiegavano come dei grandi serpenti. C’erano fontane che zampillavano acqua limpida, gente elegante e distinta e nel complesso regnava un clima sereno e pacato. Gli invitati presero posto in un ampio edificio dai grandi finestroni e lo scorrere del tempo venne scandito dall’estenuante percorso del sole, che calando verso l’orizzonte, diffondeva una luce sempre più rossastra e tenue. Ormai tutto si perdeva pian piano, la magia sfumava lentamente, andando ad accompagnare il giorno che moriva lento.
Ran e gli altri uscirono nel grande giardino dove era stato allestito un grande buffet. I due sposi si fermarono a scattare le ultime foto in compagnia degli invitati. Il cielo era ormai scuro, le prime stelle comparivano timidamente sulla volta celeste.
“Shinichi, lo sai che lo sposo ha predisposto una grande sorpresa per la sua bella?” La ragazza era al suo fianco ed entrambi percorrevano tranquillamente uno dei viottoli che si inoltravano nel grande parco.
“Che tipo di sorpresa?”
“Non lo so, ma credo che presto lo scopriremo.” Gli occhioni limpidi di lei si sollevarono verso l’orizzonte, ridenti, sognanti, speranzosi. “Deve essere bello condividere un momento così bello con la persona che si ama.”
Shinichi spinse le mani nelle tasche dei pantaloni, i loro passi risuonavano fra la ghiaia. “Per ora non ci voglio neanche pensare al matrimonio!”
“Sei proprio un guastafeste, e io che volevo essere romantica.”
Il ragazzo rise lievemente. Alzò il capo ed in quell’istante preciso, scorse fra i rami degli alberi, nel buio della sera, un paio di ombre, di figure che pian piano si delinearono. Mise a fuoco. Non poteva credere a quel che vedeva. Eppure i contorni di quelle due anime erano troppo nitidi perché potesse sbagliarsi.
 
 
 
 
Shiho si ritrovò con la schiena contro un albero: una brezza le sferzò il viso, facendola rabbrividire. L’uomo biondo le stava dinanzi e la fissava profondamente con quegli occhi vispi, con uno ghigno perverso delinearsi sulle labbra. L’ombra che la tesa del cappello produceva sul suo volto lo rendeva ancor più inquietante.
“Sherry, mi raccomando, fa la brava.” Sussurrò. Era così maledettamente vicino a lei. Le sfiorò la guancia con la mano, poi le afferrò il mento e la costrinse a guardarlo. Si stava fumando la sua sigaretta come al solito, lei ne ispirò il fumo e tossì leggermente, fin quando il biondo non gettò la cicca fra l’erba.
“Non sono stupida.”
La teneva ancora, con l’indice sembrava farle delle carezze presso lo zigomo. “Non si tratta di essere stupidi o meno. Si tratta di scegliere fra la vita e la morte.”
“Certo che avreste potuto risparmiarvela questa pagliacciata, almeno quella poveraccia avrebbe potuto godersi il suo matrimonio.”
“Ma loro staranno insieme.” Gin sussurrò piano quelle parole, poi avanzò. Shiho sentì il corpo di lui premere contro il suo, quasi le si strozzò il fiato in gola, le mancava l’aria. Appena sollevò il capo, il biondo premette le labbra contro le sue e le prese il volto fra le mani, stringendola. Fu un bacio fugace, ma dannatamente intenso, tanto che lei avvertì subito il cuore pulsarle nel petto come in preda al più delirante dei deliri. Un gemito le si strozzò in gola, quando sentì nuovamente le sue labbra, stavolta sfiorarle l’orecchio, poi la sua voce gelida e tagliente.
“Staranno insieme, si. Finché morte non li separi.”  
 
 
 
 
Si sentì un rimbombo, uno scoppio, poi una lingua di colore balenò nel buio del cielo notturno, sprizzando mille altre scintille fra il nero. Tanti fuochi d’artificio colorarono l’aria, riempirono i cuori entusiasti della gente, fecero scendere le lacrime sulle guance accaldate della sposa.
Shinichi sollevò lo sguardo d’istinto, ancora col cuore in gola per quel che aveva appena visto. Il suo sguardo scese ancora fra la folla, scorse il volto contratto di Vermouth e capì. Capì che i fuochi d’artificio avrebbero presentato l’occasione adatta per quegli uomini.
Capì che al di sotto di quello spettacolo pirotecnico si sarebbe riversato un mare di pallottole, e se non avesse fatto qualcosa, il cielo avrebbe versato l’ennesima pioggia di sangue.










Oh yeah! Finalmente eccomi con l'ennesimo aggiornamento. Spero di non avervi annoiato anche se questo capitolo è un po' più lungo rispetto agli altri! 
Avete capito più o meno che succede si? XD è che è un po' incasinato! =) Speriamo che me la son cavata va! Non mi convince molto, a parte determinati pezzi.
Che dire, vi ringrazio sempre tutti quanti, mi state sostenendo un mondo, e spesso davvero, non ho proprio le parole adatte per potervi ringraziare. 
Ciccins, mi raccomando, non ti buttare dalla finestra dopo questo capitolo. Piccolo appunto indirizzato ad Iman: spero che dal punto di vista architettonico le informazioni siano tutte giuste, non potrei mai perdonarmi un simile errore!!! Ahahahahahaahah :D anche se qua l'architettA sei tu ;) <3 Grazie a tutti!!! 
Coloro che hanno la storia fra le preferite: 

A_M_B, chyo, Evelyn13, Imangaka, ismile, I_Am_She, Lady Night, Queenala, Silver spring, trunks94_cs, Violetta_, Yume98, _Flami_; Xx_PansyRomance_xX; suici007

E ancora coloro che la hanno fra le seguite!!! 

Anemone san, Bankotsu90, Caroline Granger, Chicc, Evelyn13, I_Am_She, Kuroshiro, Layla Serizawa, Nezu, Red Fox, Sherry Myano, sosia, tigre, trunks94_cs, Violetta_, _Flami_, Shinku Rozen Maiden

Alla prossima! :) Spero.. X_X ahahaha!



 
 
  
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