Albert continuava ad arrovellarsi
per trovare una
soluzione al problema, rendendosi conto che comunque non avrebbe
più potuto
usare troppe volte il suo potere: -Non posso tornare indietro quando la
bomba è
già scoppiata; ma nemmeno prima, perché non
saprò mai quando la piazzano. Se
tornassi indietro adesso, spiegassi la situazione…-
Batté un pugno sul tavolo.
–Bruce ha detto che saprebbero dove mi trovo, e progetterebbe
un altro
attentato, uccidendo ancora più persone.- Si sedette di
fianco a Lucinda, mise
la testa sul tavolo e iniziò a piangere: -Io volevo solo
salvare delle vite
innocenti.- disse –E ora mi trovo con la condanna a morte
appesa al collo.-
In quel preciso istante entrò anche Manuel. Il ragazzo
alzò la testa e si asciugò gli occhi ancora
umidi; appena il colonnello notò il
gesto, cadde a terra in ginocchio: -Siamo fottuti. Non
c’è più nulla da fare,
ha ragione, ha troppi uomini qui dentro per poter tentare qualcosa.-
Qualche
solitaria lacrima cominciava a bagnare il ruvido pavimento.
–Possibile che io
non mi sia accorto della corruzione dei miei uomini? Che razza di uomo
sono
diventato?-
Il silenzio era sovrano nella piccola stanza: tutti non
riuscivano a capacitarsi di ciò che li attendeva il giorno
successivo, e più
cercavano di sbrogliare la gigantesca matassa, più si
rendevano conto che era
impossibile.
Manuel si alzò da terra e diventò di nuovo serio:
-Penso
che sia la cosa più brutta al mondo da dire, specialmente a
un ragazzo giovane
come te. Quando hai deciso di arruolarti nell’esercito hai
accettato di servire
il tuo paese con la vita. Il giorno è giunto. Ora vado a
trasferire in un’altra
sede gli uomini più importanti, purtroppo non tutti: se i
Black Orango si
dovessero accorgere, Bruce ha detto che l’attentato sarebbe
rimandato. Non
posso tenere funzionante questa struttura solamente con una decina di
uomini…-
Non riuscì a trattenere le lacrime: -Con ciò ho
condannato a morte centinaia di
persone, compreso te Albert. Mi potrai mai perdonare?- -Sì,
signore!- rispose
deciso –Sono consapevole che questa è la scelta
migliore. Ma mi deve promettere
che da oggi in poi farà una caccia spietata a tutti i
traditori.- Il colonnello
annuì: -Puoi scommetterci. Lucinda, vieni con me,
l’elicottero ti sta
aspettando.- La ragazza guardò negli occhi
un’ultima vota Albert, e lui sentì
come un brivido pervadergli il corpo; poi lei, appena prima di uscire,
fece
scattare lo sguardo sul tavolo dietro al ragazzo.
Albert lesse il biglietto che Lucinda aveva lasciato
apposta per lui: -‘Vuoi salvare tutte quelle persone
innocenti? Basta che tu
rifletta un minuto. Chi è che ha ultimamente intralciato i
piani dei Black
Orango? Chi è il loro principale obiettivo? Chi è
la causa di questo problema?
Tu.’- Il ragazzo lasciò cadere il biglietto a
terra, come una foglia che si
stacca dall’albero ormai morto. –Sono io la causa
di tutto.- pensò –Se io scomparissi
dalla scena tutto si risolverebbe. Scappare?- Il briciolo di speranza
si spense
immediatamente: -Lo verrebbero a sapere, e dopo mi cercheranno
sicuramente. Poi
non è detto che non facciano ugualmente
l‘attentato per compensare la mia non-morte.
Allora devo suicidarmi?- Uno scarafaggio passò furtivo sul
pavimento. –No, è la
stessa storia: nessuno mi garantisce che dopo non muoia più
nessuno. Ma allora
Lucinda cosa voleva dire…- Improvvisamente, come la
scintilla che accende il
fuoco del naufrago in fin di vita, giunse alla soluzione. Trasse un
lunghissimo
respiro e chiuse gli occhi. Era la prima volta che tentava.
Inizialmente sentì il solito forte dolore
all’addome e al
petto, ma subito dopo si trasformò in un’agonia;
tossì forte, molto
probabilmente sangue, e sentì come se una mano invisibile
gli stesse
stritolando tutti gli organi del corpo, dal primo all’ultimo.
Poi freddo, le
membra non rispondevano più ai comandi del cervello;
sentì che il calore della
vita lo stava lentamente abbandonando.
Aprì gli occhi e sentì una dolce e flebile voce
in
lontananza che lo stava chiamando: -Albert! Albert! Cosa ti succede?
Alzati!-
Si trovava a scuola, sdraiato nel corridoio, con tutte le labbra e il
mento
sporchi di sangue. Accanto a lui, che gli teneva la mano,
c’era Mary in
lacrime, che muoveva le labbra senza emettere più alcun
suono. Albert fu
felice, felice di aver salvato centinaia di persone, felice per aver
districato
l’orribile matassa, ma soprattutto era felice di aver visto
per l’ultima volta
il viso della ragazza che aveva sempre amato.
-Scusami Manuel, ma prima devo andare un momento in
bagno. Ti raggiungo tra poco sull’elicottero.- -Come vuoi
Lucinda, ti aspetto
là.
-Master?- -Piacere di sentirti Lucy.- -Volevo informarvi
che tutto è andato secondo il mio piano.- -Davvero Lucy?
Ottimo. Quindi tutti
hanno creduto alle parole di Bruce?- -Dalla prima
all’ultima.- -La tua idea…
davvero fantastica. Sei sicura che il ragazzo seguirà il tuo
consiglio?-
-Certo, ne sono sicura. È troppo preso dal
‘salvare le persone’. Presto si
renderà conto, se non lo ha già fatto, che
l’unico modo per uscire dalla
situazione è quello di tornare indietro prima che si
arruolasse.- -E tu dici
che questo lo ucciderà?- -Sicuramente. Così noi
avremo il campo libero. Tutti i
colpi falliti saranno un successo senza di lui.- -Devo proprio
complimentarmi
con te, Lucy. Hai detto che il capo della nostra organizzazione era in
quella
fabbrica abbandonata, e infatti l’hanno catturato.- -Certo
Master, ho fatto un
ottimo lavoro, nessuno ha mai sospettato di me. Poi Bruce ha raccontato
che
abbiamo tantissimi infiltrati e che uno di questi avrebbe fatto saltare
in aria
l’intero edificio per eliminare Albert; dopodiché
gli ho scritto un biglietto,
dove proponevo la soluzione a tutto.- -Già che sono davvero
degli idioti a
pensare che avessimo sprecato così tanti uomini per
infiltrarci tra di loro.
Basti tu: continua a risolvere casi, tienili impegnati mentre noi
concludiamo i
nostri affari.- -Come sempre Master!-