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Autore: Heaven_Tonight    20/05/2012    21 recensioni
“Ikkunaprinsessa”. La Principessa alla Finestra.
C’era lei, Lou, in quel ritratto. C’era lei in ogni suo respiro, in ogni cellula o pensiero.
La sua anima, il suo cuore, le sue speranze mai esposte, il suo amore e la sua fiducia in esso in ogni piccola e accurata pennellata di colore vivido.
C’era lei come il suo caro Sig. Korhonen la vedeva.
Al di là della maschera inutile che si era costruita negli anni.
I capelli rossi e lunghi che diventavano un tutt’uno con il cielo stellato.
L’espressione del suo viso, mentre guardava la neve cadere attraverso la finestra, sognante, sorridente.
Lei fiduciosa e serena. Col vestito blu di Nur e la collana con il ciondolo che un tempo era stata di Maili.
Lui aveva mantenuto la sua promessa: le aveva fatto un ritratto, attingendo a ricordi lontani.
L’aveva ritratta anche senza di lei presente in carne e ossa. Meglio di quanto potesse immaginare.
Cogliendo la sua vera essenza.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Ville Valo
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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testo.

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Capitolo dieci

"Do you really want me?"







Pro:

1: È bellissimo...

2: Bacia da dio... e fa l'amore allo stesso modo.

3: Ha una risata adorabile.

4: È dolce e sexy: fuoco e ghiaccio allo stesso momento; stimola la tua fantasia, ti lascia senza parole, ha sempre una domanda e una risposta pronte.

5: Ti guarda sempre negli occhi.

6: È terribilmente romantico.

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Passò rapidamente ai contro.

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Contro:

1: È bellissimo. Troppo per una normale come te.

2: È famoso, ricco e corteggiato dalle donne di mezzo mondo.

3: È imperioso e imprevedibile.

4: Sviscera ogni argomento fino allo sfinimento.

5: Ti legge nella mente... fastidiosissima cosa.

6: È... Ville Valo.

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Ok... parità... Vediamo... cos'altro?”

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Lou era sotto la doccia, cercando di trovare pro e contro come faceva sempre quando qualcosa la turbava. Ville era ancora in casa sua... lo sentiva canticchiare e parlare con Katty, mentre si rotolavano sul letto.

La gatta sembrava fuori di dalla gioia: arzilla e felice come non l'aveva mai vista.

Ridacchiò.

Chiamala scema!”

Dopo aver aspettato paziente che lei vedesse il sorgere del sole lui l'aveva presa e riportata a letto, lanciando via la coperta che lei si teneva stretta attorno al corpo.

«Lasciati guardare...» -  aveva sussurrato inchiodandola con gli occhi.

Le si era seccata la bocca arrossendo fino alla cima dei capelli mentre con calma lui la osservava e le sfiorava il corpo, illuminato dai raggi del sole rosati che filtravano attraverso la portafinestra.

«Hai fame? Vuoi fare colazione?» - gli aveva sussurrato lei con la voce soffocata.

Lui le aveva sorriso stendendo la bocca morbida da un orecchio all'altro.

«È proprio quello che sto per fare...» - aveva bisbigliato baciandole le labbra.

Lou chiuse gli occhi annaspando ancora al pensiero, aggiungendo ai Pro anche il 7: insaziabile.


Oh, mamma...”

Il sole era sorto da un bel pò prima che lui la facesse alzare.

Le aveva concesso una doccia solo a patto che subito dopo tornasse a letto.

«Ma non hai da fare? - gli aveva chiesto ridacchiando, alzandosi dal giaciglio sfatto, instabile sulle gambe – che ne so? Accogliere una stangona in casa per fare le prove, stendere il bucato... andare a fare la pipì? Sei umano?»

Lui l'aveva afferrata per la vita tirandola di nuovo sul letto, con un balzo felino.

«Non fare la gelosa... non ho nulla da fare oggi. E anche se avessi avuto da fare avrei rimandato qualsiasi impegno: voglio stare con te... - l'aveva fissata interrogativo – a te va di passare del tempo con me?»


Certo, il fatto che lui le stesse steso nudo sopra, mentre le baciava il collo, non aiutava la sua concentrazione nel trovare una risposta arguta e spiazzante, come avrebbe voluto...

«Sì...» - aveva squittito a mezza voce Lou.

«Perfetto, ora puoi andare... - aveva detto ridendo sornione - Ma non metterci troppo.»

«Oh, grazie per la concessione, Sua Maestà...» - aveva risposto infilandosi la sua camicia azzurra. Lo aveva guardato pensando che potesse dargli fastidio che si prendesse tante libertà ma l'occhiata che lui le aveva riservato, dolce e sexy, l'aveva rassicurata.

«Sta meglio a te che a me quella camicia... specie se sotto non indossi altro.»

Aveva fatto il percorso dal letto al bagno con la schiena rigida, sentendosi gli occhi verdi puntati alle spalle come chiodi.

Una volta chiusa in bagno si era accasciata contro la porta e portandosi una mano alla bocca, cercava di soffocare una risata isterica.

Aveva voglia di saltellare, ma di sicuro non sarebbe sfuggito all'orecchio bionico di lui.

Si guardò allo specchio.

Guance rosee e occhi che brillavano, labbra gonfie. Scarmigliata. Luminosa. Felice.

Quello che vedeva allo specchio la stupiva e spaventava.

Se lui aveva fatto quel miracolo in una sola notte... cosa ne sarebbe stato di lei a fine giornata?

Le tornò alla mente la voce di Simone.


Goditelo, vivila... lasciati amare. Lasciati scoprire...”.

Tolse la camicia portandola al naso, aspirando l'odore di Ville intrappolato dentro la stoffa.

La lisciò con la mano sorridendo, prima di posarla sulla sedia ed entrare nel box doccia.

Era concentrata a elucubrare I pro e I contro del Valo con la testa piena di schiuma, quando la porta a vetro scorrevole del box si aprì improvvisamente facendola sobbalzare.

«Ci hai messo troppo... mi spiace; ora paghi penitenza.» - disse lui con la sua voce bassa e roca, entrando in doccia, addossandola alla parete scivolosa.

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8: Decisamente insaziabile.



******


«Lou?... Mi stai seguendo?» - la voce di Julian la riscosse dai suoi sogni ad occhi aperti.

Soffocò uno sbadiglio, girandosi verso di lui con un sorriso di scuse.

«Perdonami, ero sovrappensiero, Julian... che dicevi?»

Julian la fissò con gli occhi socchiusi, la testa inclinata e un mezzo sorriso.

«Già... vedo che sei distratta... e dal succhiotto che hai sul collo e la tua aria di principessa fra le nuvole, posso anche immaginarne il motivo.» - disse a voce bassa e contrita.

Lei si portò immediatamente una mano al collo, alzando il risvolto del maglione.

Lo sbirciò: nei giorni successivi alla cena in casa loro lei e Julian si erano evitati, interagendo lo stretto necessario.

Solo una settimana dopo circa lui era sbottato avvicinandosi, chiedendole di parlare.

«Lou, mi spiace per quello che è successo dopo la cena a casa vostra: ero brillo e... insomma!

Tu flirtavi chiaramente con Ville... e Nur... insomma era lì, voleva quello che volevo anche io. Mi sono comportato in modo scorretto, lo so.»

Lei lo aveva guardato imbarazzata non sapendo da dove iniziare.

«Julian aspetta, non ti devi giustificare con me! Insomma... non so come dirlo. Avrai capito che io e Ville ci... sì, insomma, ci vediamo da un pò... e non devi giustificarti per quello che fai con Nur o con altre...» - disse lei d'un fiato.

«Non mi sto giustificando: cercavo di dirti... che nonostante il fatto tu frequenta Ville e chiaramente sei pazza di lui, nonostante io sia andato a letto con la tua coinquilina... a me piaci. Non è cambiato nulla - disse lui a voce bassa – mi spiace ma è così, sono ancora attratto da te e non solo fisicamente. Mi piaci.»


«Julian... - lei lo guardava mordendosi le labbra agitata – io...»

«Lo so! Non vuoi storie. Con me. Questo l'ho capito. Lo accetto. Mi scoccia, ma lo accetto. Non posso competere con Ville Valo, è ovvio!»

«Non si tratta di questo... Julian, ti prego...» - annaspava lei in imbarazzo.

«Ascolta Eva, so mettermi da parte. Semmai però dovessi renderti conto che ti sei sbagliata... beh, io ci sono. Volevo che sapessi questo. Tutto qui, ok?»

«Ok... - mormorò lei – mi spiace...»

«Spiace molto più a me, credo... però ora non voglio rinunciare anche alla tua compagnia, quindi cercherò di essere solo un amico, se tu vuoi...» - la guardò sereno e sorridente.

«Ma certo che ti voglio come amico, Julian!» - sbottò lei.

«Perfetto, andiamo a pranzo insieme ora? Sono affamato!» - disse rilassato e con un sorriso sincero.

Lou si rilassò di colpo anche lei, sorridendogli.

«Andiamo Diabolik... sto morendo di fame anche io: non ricordo quand'è che ho mangiato l'ultima volta!»

«Ah beh, certo! Immagino che Valo ti abbia distratta anche dal cibo!» - disse con lo sguardo tra il malizioso e l'irritato.

«Piantala...» - gli diede un cazzotto sui fianchi.


Ora le restava solo di chiarire con Nur... non sapeva quando l'avrebbe rivista e il cellulare taceva.

Di solito le mandava sempre dei messaggini di buongiorno o della buonanotte, ma dalla sera della cena non si erano più parlate o sentite.

La cosa la faceva stare male e allo stesso tempo era infastidita: era la prima volta che aveva attriti con Nur.

Non le piaceva quella sensazione di gelo e lontananza tra loro, eppure non riusciva a trovare il coraggio di superare l'ostacolo del primo passo. Non per orgoglio: non sapeva come iniziare il discorso, tanto si erano ingarbugliate le cose e preferiva guardarla negli occhi quando le avrebbe parlato.

Ma non poteva neanche aspettare il suo ritorno, quindi decise di mandarle un sms.

Pensò a lungo a come esordire... poi ripensò improvvisamente al loro *“anime” preferito e scrisse d'impeto una delle frasi che più le aveva colpite:

*“Non importa che uomo io ami, il mio eroe rimarrai solo tu; perché non penso che troverò mai una persona fantastica quanto te. Così e stato e così sarà per sempre. Il mio eroe rimarrai solo tu...”

Torna presto... ti voglio bene. L.

Fissò per lunghi minuti il messaggio prima di spedirlo, mangiandosi nervosamente le unghie. Poi premette il tasto invio e chiuse il cellulare con uno scatto, sorridendo fiduciosa, avviandosi a pranzare con Julian.






******



Tornò a casa trafelata e con il cuore in gola.

Quando Ville era andato via da casa sua, ben 36 ore dopo, aveva detto che non sapeva quando si sarebbero visti; voleva provare la “sua” canzone.

«Con Amy?» - chiese acida prima di poterselo impedire.

Ville era scoppiato a ridere con la “lambretta” e lei non aveva potuto fare a meno di sorridere di rimando.

«'Prinsessa' la pianti di fare l'acida gelosona? - le aveva detto allacciandole le braccia intorno alla vita, baciandole il naso – se mi vuoi torno da te appena finisco...»

«Uhm... non so... - aveva scherzato lei, facendo la vaga – Forse ho da fare... vediamo...»


Lui aveva sorriso spostando le labbra dal naso sulle sue, baciandola fino a lasciarla senza fiato.

«Hai le idee più chiare ora?»

«...»

Chi sono? Dove sono? Aria...”.

«Non molto... non ho capito l'ultima cosa...» - provò a dire ma lui già tornava a “spiegarle” meglio.

Aveva un campo di falene morte nella pancia, ormai...

«Credo che dopotutto... posso liberarmi...»

«Che onore... - le aveva bisbigliato all'orecchio con la voce rauca, facendola rabbrividire – allora aspettami.»

Ed era andato via, sorridendole.

Perché il mio cuore batte così forte? Perché mi sento così sola quando te ne vai?”

Però la sera precedente non si era fatto vivo. Lei e Katty passeggiavano inquiete per la casa; lei mangiandosi le unghie cercando di distrarsi con un libro, Katty piantonava il corridoio, tornava alla porta finestra e poi di nuovo in corridoio.

«Mi sa che ci ha dato buca...» - disse rivolta alla gatta che la guardava come se fosse colpa sua il fatto che lui non ci fosse. Si erano consolate a vicenda sul divano: Katty si era lasciata coccolare in un eccesso di depressione da mancanza di Valo e lei fissava gli occhi della micia trovando le differenze con quelli di Ville.

«Ah beh, siamo messe male amica mia se dopo un solo giorno siamo a questo punto...» - ridacchiò lei grattando la testa della gattina.

E si erano addormentate sul divano fino a quando era stata svegliata dal ronzare del cellulare.

"*A quell'epoca cercavo disperata un legame inscindibile che mi unisse profondamente, inestricabilmente a un'altra persona. Ma i legami tra gli esseri umani non si possono stringere come nastri. Si può solo camminare mano nella mano. Non farti serrare in un nodo soffocante."

Torno presto... ti voglio bene anche io. N.

Bene! Ce ne aveva messo di tempo per risponderle... 5 giorni. Ma lo aveva fatto. Sorrise e con la gatta addormentata fra le braccia si infilò a letto, cercando l'odore di Ville tra le lenzuola.

Altro ronzìo. Aprì un occhio sbirciando il cellulare ma questi era spento. Le due di notte.

Era il citofono.

Cancello.

Ville.

I pensieri si accavallavano confusi nella sua testa.

La gatta schizzò verso il corridoio miagolando forsennatamente.

Lei la seguì inciampando nei suoi stessi piedi, ancora intontita dal sonnellino.

Adocchiò il proprio riflesso allo specchio togliendo il mascara che le era colato da sotto gli occhi alla velocità della luce, prima di pigiare il tasto dell'apertura cancello e aprire la porta.

Ed eccolo che veniva verso di loro con un sorriso delizioso sul viso e gli occhi ridenti.

«Stavi dormendo?» - chiese ridacchiando baciandole lentamente la fronte, gli occhi, la guancia e poi le labbra.

E a lei venne in mente “Ameliè”.

Lei era troppo timida per baciarlo... così lui con piccole mosse, realizzò il suo piccolo desiderio.”

«No! - mentì spudoratamente alzando il viso verso di lui in cerca di coccole, quasi quanto la gattina che richiamava l'attenzione di Ville con miagolìì alti e fusa rumorose, mentre si strusciava sulle gambe lunghe e magre – Stavo leggendo...»

«Sì certo, come no... - la prese in giro, sfiorandole il viso con le dita – Hai ancora il segno del cuscino sulla guancia, imbrogliona!»


Strinse le braccia intorno alla vita magra di lui.


«Ci siamo appisolate mentre ti aspettavamo...»

«Non volevo svegliarvi... . disse anche lui usando il plurale – Volevo... avevo voglia di vederti. Scusa se mi presento a quest'ora...» - disse fissandole le labbra concentrato.

Le domande premevano sulle lingua di Lou: voleva chiedergli che aveva fatto la sera prima, con chi era stato, com'erano andate le prove della “sua” canzone e così via... ma fu solo capace di fissarlo ad occhi sgranati e tenerlo stretto a sè.

«Sono contenta che tu sia qui... siamo contente – aggiunse facendo un segno con la testa verso la gatta che rumoreggiava inerpicandosi sui jeans di Ville – Prendila o non la finirà più di frignare e ti rovinerà I jeans...»
Rise divertito chinandosi a prendere Katty con un mano e con l'altra cingeva la vita sottile di Lou.

«Andiamo dentro.»

Varcarono la porta tutti e tre insieme, stretti l'uno all'altro.

******



«Qual'è il tuo colore preferito?» - chiese passando un dito sul naso di Ville.

«Un tempo il nero e il rosa... ora... sai che non ne ho idea?» - rispose, la mano sulla coscia di lei adagiata sulla sua.

«A quanti anni hai dato il primo bacio?» - continuò Lou.

«Ti stupirò: diciamo che non ero popolare e richiesto dalla ragazze... preferivano gli sportivi ed io non avevo propriamente il fisico di uno sportivo... molto tardi comunque... oddio non ricordo! E tu?» - le chiese di rimando fissandola con gli occhi verdi ridenti.

« 15 anni: è stato terribile. Quello che all'epoca è stato il mio primo ragazzo mi baciò a tradimento senza che io volessi... per giorni e giorni mi sono sentita come se mi avessero portato via una parte importante di me, senza il mio permesso...» - disse piano passandogli il dito sulle labbra.

Ville la ascoltava con l'espressione dolce e attenta, sfiorandole piano il fianco nudo.

«Come se qualcuno avesse spazzato via la tua infanzia in modo violento...» - aggiunse lui.

Lei annuì.

«Avevo sempre immaginato il mio primo bacio diverso... dolce e delicato. Invece mi sono ritrovata mezzo metro di lingua in bocca senza essere preparata... forse lui pensava che io fossi già esperta, non lo so, ma questo ha influito sulla storia...» - rispose piano lei continuando la lenta discesa con il dito sul collo.

«Avrei voluto essere il tuo primo bacio...» - disse lui serio.

Lou gli sorrise sporgendosi a baciarlo lieve sulle labbra.

«Sei stato l'ultimo ed è importante uguale.»


Un lampo negli occhi verdi.


«Quante volte sei stata innamorata?» 

Ville anticipò la domanda successiva che lei gli voleva fare.

Lou pensò alla domanda a lungo guardandolo.

«Una sola volta, credo... in realtà non ho avuto molte esperienze da poter dire se lo sono stata e quanto. Ho avuto una sola storia importante, lunga dieci anni... penso di esserlo stata perchè non potevo fare altrimenti, perchè ero piccola ed inesperta, perchè ero curiosa...»


Il dito sfiorava la clavicola, tracciando il tatuaggio di Maya Deren.


«E tu? - sussurrò lei – Quante volte sei stato innamorato?»

Lui ricambiò lo sguardo stringendo gli occhi, concentrandosi.

«Non ne ho idea... forse mai, forse ogni volta. Mi innamoro sempre: di un'idea, di un sorriso, di un gesto... e poi come è venuto passa. Ma ciò che resta di quell'emozione cerco di metterla in musica, per non dimenticarla... per poterla rivivere in seguito.»

Lou gli sorrise con il cuore che batteva forte, la mano prese il posto del dito posandosi sul capezzolo di lui, all'altezza del cuore.

Lou ripensò improvvisamente alla domanda che una volta aveva fatto ai suoi amici, in preda ad una delle sue rare sbronze sfociata in interrogativi esistenziali.

Erano sulla spiaggia, di notte sotto la luna e lei si era spogliata rimanendo in slip e reggiseno, stendendosi sul bagnasciuga a braccia aperte guardando l'astro sopra di loro.

Mara, Simone e altri di cui aveva dimenticato le facce e i nomi ridacchiavano schizzandosi l'acqua, rincorrendosi, cantando a squarciagola canzoni stonate.

«Grace, sei sbronza.» - le aveva annunciato Simone sedendosi accanto a lei, completamente vestito guardandola con gli occhi sfuocati, come se non fosse chiaro che lo fosse.

«Will... secondo te, perchè il nostro cuore batte?» - gli aveva chiesto lei con la voce impastata, fissando in alto.

«Oh, merda, Grace che cazzo di domande fai?!» - aveva sbottato lui ridacchiando isterico.

Lei si era girata con gli occhi lucidi a fissarlo seria.

«Dico sul serio... rispondimi. Non ci hai mai pensato?»

Lui l'aveva fissata ironico scuotendo la test, rassegnato, poi si era chinato improvvisamente a baciarle le labbra, lasciandola di stucco. Un lieve bacio a stampo, fugace e dolce.

«No, Grace... non ci ho mai pensato... - aveva risposto a bassa voce crollando su di lei, posando la testa sul suo stomaco, fissando anche lui il cielo con occhi vacui – Fammi pensare... nessuno sa perchè batte. Beh, però se non battesse non potremmo essere vivi. È meccanica. Semplice meccanica, Grace. Muscoli, sangue, arterie... una perfetta macchina che da forza a tutto.»

«Sì... ma perchè? Cosa da la forza al cuore di battere e mandare avanti tutto?» - aveva insistito lei mentre accarezzava i capelli bagnati di Simone.

Simone gemette forte.

«Grace quando ti ubriachi te ne esci sempre con queste robe complesse! Non puoi semplicemente vomitare come fanno tutti?»

Lei era tornata a fissare il cielo sorridendo.

Qualche tempo dopo aveva fatto la stessa domanda ad Andrea.

«Che domanda stupida!» - le aveva risposto freddandola con la sua risata ironica.

«A cosa pensi? - chiese Ville interrompendo I suoi ricordi, scrutandola con la giada – Hai un'aria assorta...»

«A niente... una cosa stupida che mi è tornata in mente...» - gli rispose,  il battito accellerato.

«Dimmelo: adoro le cose stupide!» - disse ridacchiando.

Lou fece un respiro profondo, guardandolo di sottecchi.

«Mi sono sempre chiesta perchè batte il cuore...»

Lui la fissò per lunghi minuti, il sorriso svanì lentamente dal viso.

Ahia... mi sa che ho zavorrato la serata...”.

«Non è affatto una cosa stupida Lou, anzi... - sussurrò con gli occhi che brillavano – per niente stupida... e hai trovato una risposta nel frattempo?»

Lou sorrise muovendo piano la mano sul petto di lui.

«Forse.»

«Lo dici anche a me?» - le chiese Ville premendo una mano sulla sua, bloccandone il vagabondare.

«Un giorno... magari un giorno te lo dirò.»

«Nientemeno! - rise – Ok, attenderò con ansia... Posso pensarci anche io nel frattempo?»

«Ovviamente... - ridacchiò lei – Però poi devi dirmelo!»

«Forse.» - rispose lui, ghignando.

«Gne gne gne...»

«Ora, 'Prinsessa'... - mormorò lui muovendole la mano sul proprio petto e poi spingendola sempre più giù – avremmo un'altra anomalia strana... Pensi di potermi aiutare a risolverla?»

Lou avvertì il solito crampo piacevole al ventre.

Avvampando guardò la propria mano guidata dal suo scorrere sul corpo di lui, fino a raggiungere “l'anomalia”...

«Vedremo come posso esserti d'aiuto...» – gli sussurrò prima di piegarsi sulle sue labbra tese in un sorriso malizioso.


******


Lou aprì un occhio lentamente mettendo a fuoco il profilo addormentato di Ville; aveva cercato inutilmente di dormire.

Con lui che però le respirava sul collo, un braccio stretto intorno alla vita, le era risultato molto più difficile di quanto pensasse.

Non riusciva a rilassarsi neanche quando lui non le puntava addosso quei laser verdi; ora dormiva supino, un braccio sotto la testa e una mano posata sul petto.

Era quasi l'alba.

Con movimenti lenti si sfilò dal suo fianco strisciando fino al bordo del letto per non svegliarlo.

Aveva appena posato un piede a terra quando una mano scattò a toccarle la schiena nuda.

«Dove vai?» - le chiese con la voce rauca.

«Accidenti, Ville! Mi è preso un'infarto! Stavo andando... in bagno...» - si girò di scattò, fissandolo.

Lui se ne stava ancora nella stessa posizione ad occhi chiusi e un sorriso sulle labbra morbide e rosse.

«Eri sveglio?»

«Sì... è divertente starti ad ascoltare mentre cerchi di non fare rumore, o mentre cerchi di non muoverti...»

«Umpfh! Smettila di ridacchiare sotto I baffi!»

Aprì gli occhi girandosi a guardarla divertito.


Oh, santo cielo... mi abituerò mai a questi occhi, a questo viso?” - pensò guardandolo rapita.


«Non hai chiuso occhio tutta la notte, 'Prinsessa'... sono io che ti rendo ansiosa?»

«No... beh sì, un pò...» - ammise, alzandosi dal letto infilando al volo una maglietta sul corpo nudo.

«Ti metto ansia e ti vergogni di farti vedere nuda da me...» - le disse ancora con un tono serio.

Lou si girò a guardarlo mordendosi le labbra agitata.

Ville si puntellò con un gomito sul letto, gli occhi che la scrutavano attenti.

«Perchè?»

«Perchè... perchè... Ville, insomma è da poco che ci vediamo, che ci conosciamo. Penso sia normale avere ancora un pò di timidezza...» - lei muoveva un piede avanti e dietro sul pavimento, arrotolando un dito nel ricciolo, guardandolo di tanto in tanto.

«Sei bellissima... - bisbigliò lui – Vorrei che tu potessi vedere come sei ora, come ti vedo io... la luce rosa dell'alba che ti illumina la pelle e I capelli, le labbra gonfie di baci... E gli occhi che sembrano caramello fuso. Non nasconderti a me, ti prego...»

«Io...» - la gola improvvisamente secca lo guardò battendo le palpebre rapidamente. Ogni cosa che le diceva le andava dritta al cuore: il modo di parlarle sempre diritto e sincero, dolce e leggero e allo stesso tempo profondo... le faceva rimescolare tutto anche con un solo sguardo intenso.

**“Arcangelo o Sirena, da Satana o da Dio, che importa, se tu, o fata dagli occhi di velluto, luce, profumo, musica, unico bene mio, rendi più dolce il mondo, meno triste il minuto?”.

La voce di Ville era come una carezza che la avviluppava a distanza, scaldandola.

Se ne stette a fissarlo lì dal lato del letto senza riuscire a dire una cosa, una sola cosa intelligente.

«Torni subito, vero?» - aggiunse lui qualche istante o qualche minuto dopo, non avrebbe saputo dirlo.

Lou fece segno di sì scappando in bagno con il cuore in tumulto.

Si guardò allo specchio non trovando nulla di nuovo in lei, tranne per la luce che le brillava negli occhi.

Lui la vedeva bella.

Si portò le mani alle guance rosse, rimirandosi a lungo.

Si riscosse sciacquandosi il viso con acqua fredda e tornò in camera da letto.

Ville era adagiato alla spalliera del letto e fissava con un sorriso mesto, sereno, al di là della finestra; si girò sentendola entrare nella stanza.

Si fermò a metà strada poi fece un profondo respiro e tolse la maglietta che la copriva andando nuda verso di lui, che la accarezzava con gli occhi.




******



Angolo di quella che pensa di essere autrice:

Bene donnine è passato quasi un mese dal mio ultimo aggiornamento e ringrazio tutte per la pazienza... ma come sapete... la Musa mi ignora e volevo tenermi questo capitolo come Jolly! Dire che amo il Valo è poco... così tenero, sexy, romantico, oscuro... ahhhhh *sospiro*...
Penso che passerà ancora un pò di tempo prima che pubblichi l'11, ma voi mi aspetterete vero?! :)


Come sempre devo ringraziare tutte a partire dalle mie due Beta: Mia Mugliera Cicci-Vivi (Deilantha) e Sara Pulci;
le mie sister fedeli e pronte a recensire alla velocità della luce:
, arwen85, Echelena, DarkYuna, Lady Angel 2002, Ila_76, apinacuriosaEchelon, Villina92, VioValo_Villina, poi quelle un pò più latitanti... poisongirl76, marfa, dile91, fnghera;
e grazie anche ad angelica78vf, infinity86dark2, K Ciel e VioValo ,LonelyJuliet,BlackMidnights, Blackie_
le nuove "recensore"!
Grazie ragazze: non sapete quanto mi faccia piacere sapere che la mia storia vi stia piacendo e amate i miei personaggi quanto me.

Spero, come sempre, che prima o poi commentino anche le "fantasmine" che leggono e non lasciano nessun segno del loro passaggio... accontentate questa povera donna...

A presto, con ammooore... *H_T*

NB: il titolo è un doveroso omaggio alle mie Echelon con una frase che loro conoscono bene... (vedi video Hurricane - Thirty Seconds To Mars )

*Cit: dall'anime "Nana".
**Cit: tratta da "Inno alla bellezza" - Charles Baudelaire

   
 
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