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Autore: margheritanikolaevna    22/05/2012    3 recensioni
Questa fic è stata scritta per il contest "Una fiaba anche per te" indetto da Alex J su efp. Quindi stavolta Neal, i suoi amici e i suoi nemici si muoveranno tra re, regine, principi, principesse da salvare, matrigne cattive, streghe, spiriti aiutanti, etc...Ma non temete, sono sempre loro e, anzi, sono certa che riconoscerete le somiglianze tra la favola e la "realtà" della serie tv.
La storia si è classificata al terzo posto e si è aggiudicata il premio speciale per la migliore fanfiction
Terza classificata al contest "Amore è..." indetto sa Yuma92 su efp.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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 Capitolo terzo
 

 
Vincent Adler si riteneva con ragione un uomo astuto e amava vantarsi con se stesso della propria abilità nello scoprire i talenti nascosti nelle persone che, per qualsiasi ragione, gli capitava d’incontrare. Perciò quando aveva iniziato a conoscere Neal si era subito reso conto che quel ragazzino dai grandi occhi blu pieni di paura e di meraviglia, giunto un pomeriggio alla soglia del suo palazzo per chiedere ospitalità e protezione, aveva un immenso potenziale.
Il giovane non aveva voluto raccontargli nulla delle sue origini, eppure il suo aspetto, i suoi modi e il suo carattere rivelavano nobili natali: era incredibilmente intelligente e riusciva ad affascinare subito chiunque dicendo sempre la cosa giusta al momento giusto. Qualunque cosa facesse, pareva a suo agio nel farla e allo stesso tempo era gentile e affabile con tutti.
E poi, come Adler aveva capito quasi subito, possedeva più di un talento: sapeva come conquistare la fiducia del prossimo, ingannandolo senza farsi scoprire, e se la cavava talmente bene con pennelli e colori che ben presto era diventato indispensabile per portare a termine alcuni dei “lavori” grazie ai quali il suo protettore si era arricchito.
Ormai erano passati quasi dieci anni e Neal era cresciuto, diventando un giovane uomo forte e coraggioso; quell’esistenza avventurosa in fondo era congeniale al suo carattere inquieto e gli piaceva, voleva bene a Vincent - che gli aveva insegnato tutto ciò che sapeva e lo aveva reso ciò che era diventato - e aveva quasi dimenticato la sua infanzia ovattata nel regno di Daffodil, nonché il suo destino di sovrano. Il solo pensiero di rivedere quel traditore di Matthew e la regina sua madre gli rivoltava lo stomaco: senza esitazioni preferiva rinunciare al trono anziché essere costretto a tornare lì e ad affrontare la loro malvagità.
Così era diventato un ladro e un truffatore; anzi il migliore sulla piazza.
Quanto a Moz, il giovane principe non lo aveva più rivisto dal giorno del loro incontro nella foresta, eppure più di una volta aveva sentito la sua rassicurante presenza accanto a lui nel vento sussurrante della sera e nell’ombra delle tende ondeggianti della sua stanza da letto.
 
***
Un giorno, Neal era stato mandato da Vincent nella cittadina di Rosehip a fare un sopralluogo in vista di un possibile futuro colpo; il ragazzo si aggirava con aria fintamente indifferente nei dintorni del palazzo del ricco messer Jordan, commerciante di cavalli che aveva di recente comprato una famosa gemma per farne dono alla figlia in occasione delle sue nozze, occhieggiandone le mura e le finestre senza farsene accorgere nel tentativo di individuare una possibile via di accesso.
Quel mattino nel villaggio si respirava un’eccitazione strana, quasi palpabile; agli angoli delle strade si erano formati capannelli di persone che chiacchieravano animatamente e persino i venditori del locale mercato parevano più interessati a discutere tra loro che non agli affari. Incuriosito, Neal si avvicinò a uno dei crocchi e, rimanendo in silenzio per non farsi notare, riuscì ad apprendere il motivo di tanto fermento: si era sparsa la voce che presto in paese si sarebbe fermato il corteo che accompagnava la principessa Kate, figlia del nobile Robert Moreau, sovrano del vicino regno di Green Ivy, nel suo ritorno a casa. Si diceva che fin da bambina la sua bellezza avesse destato meraviglia e che suo padre, ambizioso come pochi, sperasse di darla in sposa al re di uno stato più ricco e potente del suo, gravato da debiti e da sempre in difficoltà a proteggere i propri confini.
Per questo motivo la principessa Kate era stata affidata in tenerissima età alle religiose di un lontano monastero affinché la educassero come si confaceva a una futura regina, insegnandole la modestia e l’obbedienza che ogni buona moglie doveva al proprio marito, specie se ricco e nobile.
Nonostante l’isolamento in cui era vissuta (c’era chi sosteneva che suo padre avesse persino proibito l’accesso al monastero agli uomini per evitare che i loro sguardi potessero turbare l’educazione morale della ragazzina) e anzi forse proprio a causa di esso, la fama della sua bellezza si era sparsa in tutti i paesi circostanti e adesso non c’era uomo, donna o bambino del regno di Wallflower che non fosse divorato dalla curiosità di scoprire se la realtà fosse o meno pari alle aspettative.
C’è da dire che Neal negli anni non aveva mai fatto mistero del suo interesse nei riguardi del gentil sesso: non era abituato a soffrire di solitudine e il suo fascino brillante gli aveva conquistato i favori di più d’una tra nobildonne, ricche borghesi e anche semplici cameriere.
Tuttavia, non aveva mai sperimentato davvero l’amore. L’attrazione, l’affetto, la simpatia senza dubbio… ma l’amore vero, quello ancora non l’aveva incontrato; in fondo non era nemmeno certo che esistesse realmente e che non fosse altro che un’invenzione dei poeti, creata per alleviare la solitudine di annoiate nobildonne.
Anche lui, come tutti, aveva ascoltato più volte le leggende che erano sorte sulla principessa misteriosa, ma le aveva sempre giudicate sciocchezze e nulla più, non tali comunque da meritare la sua attenzione; nonostante ciò, però, la possibilità concreta - non solo fiabesca e ipotetica - di vedere con i propri occhi una creatura tanto immaginata, sognata e idealizzata lo fece fremere di curiosità allontanando dalla sua mente il pensiero del colpo che lui e Adler stavano progettando da tempo. Avrebbe scoperto di persona se la verità fosse all’altezza della leggenda.
Perciò, senza pensarci due volte risalì sul suo cavallo e si allontanò dal villaggio inoltrandosi verso il bosco nella direzione che riteneva avesse preso il corteo principesco. Era in viaggio da quasi un’ora quando la sua attenzione fu attirata dallo scalpiccio dei cavalli e da voci di donna, che il giovane attribuì al seguito della principessa; si nascose nel fitto della vegetazione e attese in silenzio il passaggio della carrozza.
Dopo qualche minuto scorse due cavalli montati da altrettante amazzoni armate di tutto punto (evidentemente - considerò con un sorrisetto - re Robert era ossessionato dalla protezione della virtù della figlia al punto tale da pretendere che anche la sua scorta fosse costituita solo da donne!) che precedevano una carrozza riccamente decorata; un’altra donna in armi la seguiva a piedi guardandosi intorno con aria circospetta.
Quello spettacolo era singolare e inusuale per il giovane, che pure ne aveva viste tante, ma la sua meraviglia si trasformò in panico non appena vide sbucare dal folto del bosco circostante una mezza dozzina di uomini incappucciati e armati fino ai denti, con tutta l’aria di predoni attirati dalla ricchezza del corteo e magari dalla prospettiva di estorcere al re un cospicuo riscatto per riavere indietro la sua preziosa bambina.
L’agguato fu rapidissimo e, prima che il ragazzo riuscisse a intervenire, le amazzoni vennero colte di sorpresa: si difesero strenuamente e, al termine del brevissimo e cruento scontro che ne seguì, riuscirono a sopraffare tutti gli aggressori tranne uno. Ma il prezzo che pagarono fu altissimo: il brigante superstite abbatté con un ultimo colpo di daga l’unica amazzone ancora rimasta in vita e si diresse, sporco di sangue e furibondo, verso la carrozza scavalcando i corpi delle altre guardie e delle due sfortunate cameriere della principessa, che non erano riuscite a fuggire.
Al truffatore si mozzò il respiro al pensiero di cosa quel bandito avrebbe mai potuto fare alla giovane, ormai del tutto indifesa: respirò profondamente cercando di calmare i palpiti del suo cuore e, sebbene detestasse con tutto se stesso la violenza e gli scontri fisici, scese da cavallo, raccolse la spada abbandonata al suolo accanto a uno dei cadaveri e si scagliò contro il predone.
Neal odiava le armi, eppure sapeva usarle alla perfezione grazie agli insegnamenti che gli avevano impartito prima suo padre e poi Vincent: in quell’occasione ciò che aveva imparato gli tornò estremamente utile e anzi può dirsi che salvò la vita sia a lui che all’infelice principessa Kate.
Va anche detto che il brigante era rimasto ferito durante il combattimento con le amazzoni, altrimenti forse il giovane, tanto meno esperto, non sarebbe riuscito a sopraffare la sua brutale ferocia; fatto sta che Neal in poche mosse riuscì a sconfiggerlo con un colpo di spada ben assestato, che gli penetrò il cuore spaccandolo in due. L’uomo crollò al suolo tingendo di sangue il terreno circostante e mentre Neal, ancora ansimante per lo sforzo tremendo, si raddrizzava vide una fanciulla fare capolino, spaurita, e poi lentamente uscire dalla carrozza.
Ora la principessa Kate Moreau era in piedi davanti a lui, tremante e col viso più bianco della veste immacolata che la fasciava, rivelandone il corpo giovane e flessuoso; sebbene i suoi soavi lineamenti tradissero ancora il terrore che li aveva attraversati il truffatore, rimasto senza fiato, non poté che constatare che per una volta era la realtà a superare la fantasia e non il contrario.   
Era senza dubbio la creatura più bella che mai avesse calpestato la terra e il giovane ladro al solo ammirarla fugacemente non riuscì a trattenere un’esclamazione di meraviglia. Visto che la fanciulla non si muoveva e non riusciva ad articolare nemmeno una parola, Neal fece qualche passo verso di lei e le tese una mano cercando contemporaneamente di rassicurarla con le parole; le disse il suo nome e le spiegò che non voleva farle alcun male ma che, anzi, se glielo avesse consentito l’avrebbe scortata fino al palazzo di suo padre proteggendola da eventuali pericoli.
 

  
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