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Autore: suni    12/12/2006    5 recensioni
Al 12 di Grimmauld Place, nel silenzio, soltanto un uomo ed una penna d'oca, per raccontare una storia d'amicizia che è una storia d'amore, un amore mai ammesso e mai nato...
(siate altruisti, lasciatemi un commento, anche se probabilmente negativo...)
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James Potter, Remus Lupin, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Remus, conversazione nel presente

 

L’ho fatto.

Questa mattina, dunque circa quattro ore fa, io e Remus stavamo facendo colazione, da soli: Molly doveva fare delle spese e passare alla Tana.

Stavo osservando il mio the, nella tazza, fumare lentamente e sinuosamente spingendo il calore verso l’alto.

Non mi piace il the, non mi è mai piaciuto, ma lo bevevo lo stesso, perché James ne preparava ogni dieci minuti.

Ho sollevato lo sguardo, lui leggeva la Gazzetta.

Remus –ho chiesto direttamente- Che cosa pensavi davvero di me e Jim?”

Ha sollevato gli occhi dorati verso di me –oro e argento, fratello mio, te ne ricorderai quando non ci sarò più, dei nostri occhi?- con stupore, guardandomi senza guardarmi, poi ha posato lo sguardo da un’altra parte.

Ha detto qualcosa come “cosa intendi?” o “in che senso?”, non so più.

Ho fatto spallucce, mi tremavano un po’ le mani.

“Non lo so, dimmelo tu”

Lui ha cominciato  stropicciarsi il mento, e questo per chi conosce Remus bene come me significa che è a disagio e non sa cosa dire. Ho aspettato in silenzio.

“E’ passato tanto tempo…” ha borbottato, e credo che volesse sottintendere che fosse meglio lasciar perdere.

Appunto, ho detto io, proprio per questo.

Non so, mi fa lui.

Fissando bellamente il lato opposto della stanza.

Remus…” ho iniziato io, cercando di dare una nota di bonario rimprovero alla mia voce, scrollando la testa appena appena, come ho visto fare qualche volta ad Albus.

Mi ha stupito, allora.

S’è alzato di scatto facendo cadere il giornale, si è passato le mani tra i capelli. Era arrabbiato.

Che cosa vuoi che ti dica, Sirius? –ha iniziato- A che cosa serve?”

E mi sono arrivate addosso all’improvviso talmente tante parole che non ce la facevo a sentirle tutte. Non serve a niente, diceva, e non serve a niente stare qui con i fantasmi, Sirius. E’ inutile stare a rimestare un  passato che tanto non ritorna –l’ha ripetuto sette o otto volte, guardandomi negli occhi con un’enfasi disperata, non ritorna, non ritorna, non ritorna, non ritorna- e che quello che bisogna fare è accettare che quel che è stato è stato.

E mentre mi ripeteva queste cose con tanta minuzia, mi sono chiesto da quanto tempo non aspettasse altro che dirmele. Mesi?

Quant’è che Remus si è stufato di guardarmi agonizzare, voltato indietro verso storie che non esistono più? Quant’è che voleva darmi un bello scrollane e cercare di farmi scivolare avanti?

Quando si è fermato, ed è rimasto lì fermo a guardarmi, non sapevo cosa dire. Mi guardavo le mani e mi mordevo un labbro, se non ricordo male. Pensavo.

Hai ragione, Remus, davvero, lo so anche io.

Non volermene, però, ma io non ne ho voglia. Mi viene da dire che non ho la forza di andare avanti; non so se sia così, ma di sicuro se anche c’è l’ho non ho voglia di fare la fatica di sfoderarla e utilizzarla.

Non hai risposto, ho mormorato.

Remus si è riseduto, palesemente rassegnato dalla mia cocciutaggine.

Mi ha detto, sottovoce, che una volta James gli aveva confidato una cosa.

Quando già sapevamo della caccia che Voldemort avrebbe dato ad Harry, quando già Jim aveva deciso di essere pronto “ad affrontare qualunque cosa” per salvare suo figlio.

Qualunque cosa, aveva aggiunto piano rivolto a Remus, eccetto una.

E il mio amico Licantropo, dopo aver raccolto il giornale che gli era caduto al momento della sua filippica, mi ha di nuovo guardato in faccia.

“Vuoi davvero sapere qual’era quella cosa, Sirius?” mi ha chiesto sommessamente.

Ho chiuso gli occhi, scuotendo piano la testa, non volevo più sentirlo, mi veniva da vomitare.

Remus mi è venuto vicino.

“Potrei sopportare qualunque tortura fisica, potrei sopportare ogni violenza, potrei arrivare a sopportare persino la morte di Lily, anche se mi distruggerebbe: così mi ha detto” ha continuato Remus mentre i miei occhi restavano serrati.

“Ma –ho sentito il suo fiato caldo contro il mio orecchio, e il suo sussurro che mi si incideva in ogni nervo- non potrei mai sopportare che succeda qualcosa a Sirius 

Ho stretto talmente tanto la mascella che il muscolo mi fa ancora male, a distanza di ore, e mi sono accartocciato. Non riuscivo a respirare, è stato orribile.

Quante volte ho pensato la stessa cosa di James, da ragazzo.

James non ti vorrebbe vedere così mai, Sirius, ha continuato Remus. Non James. Non te. Aveva la voce stanca, il mio amico Mannaro, ma io volevo solo che stesse zitto. Non lo volevo più ascoltare, mi sentivo l’esofago attorcigliato nella gola e le tempie che rimbombavano.

“Era innamorato di te, Sirius. Ma ormai è andata così”

Un tono calmo, riflessivo.

Mi è sembrato irreale. Invece no, è vero.

Ho chiesto quando gli avesse detto quella cosa su ciò che non avrebbe sopportato.

Una volta, mi ha spiegato Remus, in una di quelle serate in cui il vino bevuto è troppo per mantenersi sobri ma troppo poco per essere abbastanza ubriachi, e allora ci si mette a svelare cose che altrimenti ciascuno si terrebbe per sé.

Cos’hai pensato, gli ho chiesto ancora.

Che James era innamorato di te, e tu di lui, e che in fondo dentro di me lo sapevo già, mi ha risposto cheto Remus, o qualcosa di simile.

E?

E cosa, Sirius? James è morto.”

Eh già. E’ proprio morto, non è vero? Com’è allora che da quattordici anni aspetto che una porta si apra su di lui, che entri nella stanza in cui mi trovo e mi dica una cazzata della sue?

E allora mi sono alzato e sono salito in camera.

 

         Quante ne ho passate di quelle serate, con James; lo sguardo lucido e intontito e le guance chiazzate, una risata metallica e un po’ scema che partiva a macchinetta. A parlare, parlare, parlare.

Parlavamo moltissimo, sempre. Vivevamo giorno e notte insieme, non c’era niente che succedesse a uno dei due a cui non assistesse anche l’altro, eppure avevamo sempre qualche fottuta cosa da raccontarci. Non è perfezione, questa?

Come si può imparare a farne a meno, quando l’hai avuta, quella perfezione, come si può vivere sapendo di averla distrutta con le proprie mani? Merlino, che qualcuno me lo insegni, non ne posso più.

Basta.

Non dovevo neanche iniziare a scrivere questa cosa. Mi fa solo del male, e non ce n’è bisogno di ulteriore. Interrompo. Comunque, non è una storia interessante, è una storia che non c’è stata.

Le memorie finiscono qui.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

X Mixky: D’accordo,m d’accordol, accantoniamo l’argomento Remus, ho capito cosa intendevi e sono parzialmente d’accordo (soprattutto per quanto riguarda l’adorazione a Sirius, geee). Quanto al capitolo su Peter, beh… Grazie. E se non è colmo di rabbia qui, allora dove? ^__^ A presto

X sourcream: punto primo, non t’inquietare. Secondo, NON hai affatto ragione. Su Remus sono d’accordo quanto al fatto che sia un bel personaggio –sì, l’hai affermato tra le righe- e tralascerò la patetica sofferenza di cui parli (a vanvera come tuo solito). No, non seguo mai scadenze fisse, per chi mi hai presa? Lo sai, faccio le cose come e quando mi gira, non sono mica come voialtri. Dulcis in fundo, non lo so perché non mi leggono… In questo caso, forse perché il pairing è disturbante? Ma non darti pena, carissima.

Ciao

suni

   
 
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