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Autore: All my Darkness    26/05/2012    9 recensioni
...presa da un impeto improvviso poggiai la mia mano sulla sua, fermamente ancorata al volante. Si voltò di scatto, puntando i suoi occhi nei miei, e rabbrividii: una luce folle, pericolosa, furiosa li illuminava, mentre si sottraeva con rabbia al contatto, lasciandomi con la mano a mezz'aria dallo stupore.
- Hai avuto un bel viaggetto, recuperato tuo fratello sano e salvo e passato un po' di tempo con il vampiro cattivo, ora puoi andartene e lasciarmi in pace. Contenta, piccola Katherine?- sibilò, con il tono di voce più crudele che gli avessi mai sentito, perforandomi con lo sguardo.
Piccola Katherine. Quelle due parole mi trafissero l'anima, mentre sentivo già lacrime bollenti formarsi inesorabilmente tra le ciglia. Tremai.
- Sparisci.- ribadì, avviando già la macchina.
- Damon...- sussurrai, ingoiando le lacrime.
- Sparisci!- gridò, sporgendosi ed aprendomi seccamente la portiera con una spinta della mano.
Corsi fuori dalla macchina, mentre lo sentivo già ingranare la marcia e partire al massimo della velocità: le ruote stridettero sulla ghiaia mentre in meno di un secondo scomparve dalla mia vista appannata dalle lacrime.
Genere: Erotico, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Stefan Salvatore, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Cap 11 E siamo giunti alla fine! Ringrazio di cuore tutti coloro che hanno recensito, ricordato, seguito, preferito o semplicemente perso un po' del loro tempo leggendo questa storia. Spero di avervi lasciato qualche ricordo piacevole :)
Credo che tornerò abbastanza presto con qualche altra f-fic, purtroppo gli esami si avvicinano e mi tocca studiare, anche se vorrei scrivere tutto il tempo :/
Comunque, un bacio grande, e alla prossima! :)

Pov Elena

Vagai nel cortile della grande casa per un po', incurante del freddo e della notte. Le immagini di ciò che avevo visto non mi davano tregua, continuavano a comparire davanti ai miei occhi.

Mamma.

Quella parola, pronunciata con tanto amore da quella vocetta sottile, aveva lasciato un eco persistente, un grido nel silenzio che mi aveva scossa dall'interno. Era veramente un pezzo del mio futuro, quello?
Ero diventata una vampira, ma dal modo in cui mi aveva apostrofata Katherine -Novellina-, avevo intuito che non lo fossi da molto, sicuramente da dopo che avessi avuto dei figli, visto che il corpo di una creatura della notte non poteva mutare per una gravidanza.
I miei figli.
I nostri figli.

Sorrisi tra me e me, scalciando un sassolino dal viottolo alberato. A parte i farneticamenti di Matt ai tempi del liceo, non ci avevo mai pensato seriamente: diventare madre mi sembrava una cosa astratta, bella, ma fuori dalla mia vita, futura.
Avevo seppellito nel profondo del mio cuore quello strano quanto naturale desiderio dal momento in cui il sovrannaturale era entrato nella mia vita. Ogni tanto mi soffermavo a guardare le madri che portavano nel passeggino i loro bambini, chiedevo quanti mesi avessero e facevo loro i complimenti per quanto fossero belli, mentre i ricordi e il rimpianto prematuro mi divoravano.
Ma ora che quelle immagini così vivide, quei due bambini, quella casa, quella giornata così semplice ma dannatamente perfetta non mi abbandonavano, desideravo con tutto il cuore avere tra le braccia quei due visi d'angelo e confortarli, ascoltarli, insegnargli a crescere, perchè ero la loro madre.
Damon è un vampiro, non potremmo avere figli, in ogni caso. Tutto quello che ho visto era frutto della mia fantasia.
Continuai a ripetermi questo, affranta nel profondo, entrando nella grande casa vuota, salii piano le scale e aprii la porta della sua stanza: cercai la sua figura, ma trovai solo la notte.
- Oh, devo commuovermi? Sei venuto a salutare il povero vampiro che non ha niente da darti? Per favore, risparmiati, ho visto abbastanza.-

 - Dove sei?
- Accanto a te. Come sempre.

Mi voltai, trovandomi il suo viso a pochi centimetri dal mio.
- Allora?- continuò, sarcastico, trafiggendomi con lo sguardo.

Damon mi fissava, senza dire una parola.
- ... è stato un incubo vederti soffrire un'altra volta a causa mia, ma avrei fatto di tutto... di tutto pur di non perderti, anche morire io stessa, e fingere di non amarti era il minimo che potessi tentare...- trattenni il respiro - ... per salvarti. Dovevano essere sacrificate due persone innamorate l'una dell'altra... per questo ti ho detto che amavo Stefan...- abbassai lo sguardo, sentendo il suo perforarmi dentro -... perchè se avesse preso te... - esitai.

- ... se avesse preso me
cosa, Elena?- si avvicinò ancora di più a me, costringendomi a guardarlo.
- Se Kol avesse fatto in tempo a bere il mio sangue, dopo averti ucciso, a quest'ora avremmo un nuovo ibrido a piede libero! Kol era convinto che ti amassi, e se avesse preso te, la maledizione si sarebbe spezzata, avrebbe funzionato! Ho cercato di farti andare via ma tu sei rimasto...-

Il tempo sembrò fermarsi.
- Ti rendi conto che questa tua brillante idea mi ha fatto finire all'altro mondo?
- Ti rendi conto che sei stato un completo idiota a non bere quella pozione?
Tacque, sorpreso dalla mia prontezza.
- Che vuol dire questo? Non hai delle valigie da preparare, tu?-

Lo guardai negli occhi per quella che sembrò un'eternità. Non mi importava più di niente: delle conseguenze, del giudizio degli altri, niente. Volevo essere felice e basta, mi sentivo forte, più forte di tutto.
Più forte delle ingiustizie, dell'amore platonico, delle difficoltà, delle parole non dette, degli sguardi non compresi, di tutto.
Si dice che per capire una cosa si debba andare a sbatterci contro: su questo la vita non mi aveva mai fatto sconti. C'è chi beve per dimenticare, chi fuma, chi si butta da una finestra in nome della libertà.
Io volevo amare. Volevo amare Damon Salvatore e dimenticare tutto il dolore del mio passato.
E annullai le distanze.
Lo colsi di sorpresa, non se lo aspettava. Assaporai le sue labbra morbide, straordinariamente calde, sentendole modellarsi sulle mie, combaciando perfettamente, ci scambiammo i respiri. Lo percepii chiudere gli occhi, le sue ciglia mi sfiorarono, e in quel momento le sue mani mi cercarono avide, lasciando che le nostre lingue si incontrassero, all'inizio esitanti, poi sempre più sicure, mentre, ad ogni contatto, sentivo a pelle tutto l'amore e la passione che avevo represso, affiorare dalla prigione in cui li avevo rinchiusi.
- Dimmelo.- il suo sguardo era lucido di emozione, e di qualcosa di nuovo, che raramente avevo visto nei suoi occhi: un barlume di speranza, appena accennato, ma che conferiva al suo viso una luminosità diversa.
- Ti amo.
Fu poco più che un sussurro perso nel nascere della notte, due parole tremanti che sembrarono svanire nell'aria, nient'altro.
- Damon...
Lui mi premette un indice sulle labbra. - Non voglio mai più vederti piangere a causa mia. Mai più. Intesi?- la sua voce si ridusse ad un sussurro, mentre mi accarezzava via una lacrima dimenticata dalle guance. Ripresi a baciarlo e le sue mani scesero sulla mia schiena e sui fianchi, lasciandosi dietro una scia di brividi: gli circondai il collo con le braccia e gli accarezzai piano i capelli, con una naturalezza così palese da sembrare che stessimo insieme da sempre, mentre mi stringeva a sé e percepivo che stava sorridendo: non credevo ci fosse cosa più bella al mondo. Le sue labbra si fermarono prima delle mie, lasciandomi interdetta, ma in un attimo mi ritrovai sul letto, la sua figura imponente sopra di me.
- Lo sai che arrivato a questo punto mi sarà molto difficile fermarmi?

Lo spinsi di lato e capovolsi la situazione. - Vedi qualcuno intenzionato a fermarti in questa stanza?- sussurrai, percorrendogli il collo con le labbra e lasciando dei piccoli morsi – Io no di certo.- ripresi, trionfante, sentendolo cedere e chiudere gli occhi. Ma proprio quando pensavo avesse abbassato la guardia ritornò sopra di me, con un ghigno beffardo.
- Non ho ancora finito con te, piccola umana. Tra l'altro, non ho nemmeno iniziato.- disse, sensuale, e in un attimo mi ritrovai senza maglietta, sentendo le sue labbra torturarmi di lenti baci ogni centimetro di pelle, fino ad arrivare al limite con i jeans, che mi sfilò in neanche un secondo.

Ribaltai di nuovo la situazione, sbottonandogli lentamente la camicia per ammirare gli addominali scolpiti, impressi nella pelle diafana. Lo baciai di nuovo, possessivamente, affondando le dita nei capelli di seta nera, sentendolo ansimare di piacere, data la vicinanza ormai insostenibile dei nostri corpi, che reclamavano ormai da troppo tempo la loro unione. Non servirono parole: abbandonammo il resto dei vestiti e ci unimmo per quella che sembrò un'eternità, una meravigliosa eternità fatta di amore, passione, sentimento, felicità.
Perchè era ciò che avevo visto nei suoi occhi.
Damon era, per una volta, veramente felice. E sorrisi mentre lo baciavo, sorrisi mentre il piacere si faceva più forte per entrambi, sorrisi perchè mi sentivo completa ed orgogliosa di essere io la ragione di quella gioia, il motivo per cui, almeno per qualche momento, avrebbe dimenticato tutto il dolore che aveva ricevuto dalla sua esistenza.

Ero accoccolata tra le sue braccia. - Ti amo, non so se te l'ho già detto.
Lui fece una risatina, stringendomi un po' più forte. - Si, ma non mi stancherò mai di sentirtelo dire...- rispose, dolcemente.
- Posso chiederti una cosa?- disse, poi.

- Certo.

- Come ho fatto a tornare in vita? Prima mi ritrovo a vagare per Mystic Falls come fantasma e poi, ad un tratto, eccomi vivo e vegeto. Si fa per dire, ovviamente,

Ci pensai un po' su. - Ieri ho fatto un discorso abbastanza convincente alle streghe... magari è stato quello.
- Che tipo di discorsetto?

Arrossii di colpo.
- Ahi ahi ahi, sento del sangue affluire sotto la candida pelle delle sue guance! Cosa avrà mai detto la signorina Gilbert di così scandaloso?- declamò, teatralmente, fingendosi preoccupato.

- Solo che senza di te mi era stato tolto veramente tutto.- ammisi, sincera.

Rimase in silenzio. - Accidenti, mi sento così importante!- disse, dopo un po', e per tutta risposta gli diedi un leggero schiaffo sulla spalla.
- Non cominciare a montarti la testa!- lo ammonii, e lui imitò la mia voce, guadagnandosi un altro schiaffo e una cuscinata.

Combattemmo per un po' fin quando, stremata, sbadigliai e mi misi più comoda tra le sue braccia.
- Buonanotte, amore mio, e cerca di non sbavare troppo se mi sogni, sai com'è, dopo stasera...-

- Smettila.

Sentivo il suo tocco leggero tra i miei capelli, mentre il silenzio e la tranquillità della notte facevano ritornare regolare il battito ormai scomposto del mio cuore.
- Solo una cosa, e poi ti lascio dormire. Cosa ti ha mostrato Elijah, prima?

- Un ipotetico futuro con lui, fatto di viaggi ed alta moda francese.

Passarono alcuni secondi. - Ah. Bello. Ammettilo, per un po' ti è venuta la tentazione, eh?- il suo tono di voce scherzoso tradiva però una certa tensione.
Scossi la testa già da prima che finisse di parlare. - Neanche un po', e poi ho avuto più di una "visione".
- Sì? Domani mi racconti, così ci facciamo quattro risate, alla faccia del vampiro "Diventerai la mia regina!". Certo, come no, dopo essere passato sul mio cadavere!-

Trattenni una risata, affondando la testa nella sua spalla – E giusto per curiosità... ti piacciono i nomi Christian e Caroline?-
Ci pensò un po' su. - Suonano bene insieme. Perchè?
Sorrisi tra me e me. - Ti racconto domani.

Epilogo


- Caroline, vieni!

La bambina saltò giù dal letto, dove era presa a fantasticare, e in meno di un attimo si ritrovò in cucina: era la stanza che più le piaceva della casa, luminosa ed ampia, arredata semplicemente ma con gusto, ma soprattutto si sentiva protetta, con la figura della mamma ai fornelli, pronta a sfornare qualche delizia. Sapeva benissimo di non poterla spaventare, perchè con i suoi "sensi da supereroe" poteva sentirla camminare dal piano di sopra, ma ci provò lo stesso.
- Bu!- esclamò, comparendole alle spalle.

Elena fece finta di trasalire, teatralmente, portandosi una mano al cuore. - Che spavento che mi hai fatto prendere!- esclamò, prendendo un grembiule a fiori da un cassetto e annodandolo in meno di un attimo dietro la vita sottile della bambina, che rise di gusto.
Trascorsero l'ora seguente a pesare ingredienti, mescolare ed assaggiare, prima di infornare quella che sarebbe diventata una squisita torta al cioccolato, di quelle che riuscivano ad addolcire anche la zia Kath, nonostante la presenza di Stefan e l'essere diventata zia l'avessero resa già più paziente e disponibile, a volte dolce, con gli anni.
E proprio con dolcezza la vampira si accomodò in cucina e sorrise, scherzando con la sua doppelganger che ormai considerava una sorella, e con la bambina, che con i boccoli castani e i grandi occhi verdi le sembrava un po' figlia sua e di Stefan. Un moto di tristezza velò il suo sguardo, subito sostituito da un lampo di felicità nel vedere i tre uomini di casa, Stefan, Damon, e quell'altro piccolo Damon con cui le piaceva sfidarsi a carte, Christian, entrare in cucina e accomodarsi, adocchiando con desiderio l'enorme torta che troneggiava sulla tavola imbandita.
- Cos'ha preparato di buono la mia mogliettina, stasera?
- L'ha fatta Caroline, io ho solo assistito!

- Ma come si danno da fare le mie donne di casa! Scommetto che l'unica a non fare niente è stata zia Katherine!

- Non è vero, io sono l'assaggiatrice ufficiale!

Scherzarono e condivisero quel momento così semplice quanto unico, mentre l'amore e l'affetto famigliare sembravano irradiare la stanza per mezzo dei loro sguardi, carichi di felicità e spensieratezza.

- Ricordi quando mi raccontavi di quella visione sul nostro futuro?
- Certo che mi ricordo, sono un vampiro!

- Quel giorno che avevi visto era oggi. Sono passati quasi otto anni.

I due rimasero in silenzio, contemplandosi l'un l'altro.
- Già...- Elena fissò davanti a sé, pensierosa. - Sai... credevo che non sarei mai diventata madre... insomma, con tutto quello che succedeva, era già tanto se arrivavo viva alla fine della giornata... poi con il fatto che tu sei un vampiro...

- Mi chiedo anch'io come abbiamo fatto. Tutto merito mio!

Elena gli tirò uno schiaffetto sul braccio, fingendosi offesa, per poi rispondergli con un sorriso. - Seriamente, non hai qualche teoria?
Damon ci pensò su. - Forse perchè hai fatto emergere il lato umano di me.
- La penso anch'io così.- si sporse per dargli un bacio – Dove c'è amore si può fare tutto.

















  
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