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Autore: Berle    29/05/2012    2 recensioni
Come si sono conosciuti i nostri tre eroi, ma con qualche piccolo cambiamento rispetto alla realtà. Immaginate una vecchia periferia stile '70, tre ragazzi diversi, uniti da una sola catena, la musica, i problemi,e, ovviamente le circostanze.
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ero sdraiato sul mio letto. Nella "mia" camera dalle ridotte dimensioni.
Casa di mio padre.
Era un noiosissimo e inutile pomeriggio di un sabato invernale, doveva essere Febbraio,Dicembre, Novembre o Gennaio.
Non lo ricordo.
Ricordo soltanto il sapore pastoso della tristezza che stava schiaffeggiando, con una certa dolcezza il mio palato.

Fuori pioveva.

Dentro di me pioveva.
Osservavo il bianco niveo e latteo del tetto in cemento che si ergeva sopra la mia testa.

Non avevo mai visto un bianco così immacolato e incontaminato, sembrava quasi di stare in una sala di ospedale.

La stanza era piccola e sfoglia di qualsiasi decorazione, neutra.
Il pavimento di cotto era ricoperto da un velo di polvere così fitta da poterci scrivere con le dita.
Le pareti erano prive di ornamenti, vi erano solo il letto dal materasso vecchio e fradicio su cui ero sdraiato e una scrivania in legno noce nella parete destra.
Dal materasso  emanava un fastidioso odore di rancido e di zolfo, che stava irritando le mie narici a tal punto da crearmi un'allergia.
L'albastrino colore delle pareti mi stava dando alla testa, mi sentivo come sedato e a breve avrei vomitato le mie mebra per lo sdegno.

Avrei tanto voluto mascherare e imbrattare quelle pareti di vernice, inciderle con i mie colori preferiti.
Non avevo con me il mio amatissimo foglio di carta e la mia fedelissima matita di china, non sapevo come distrarmi, volevo disegnare e volevo suonare, strimpellare quella chitarra che tenevo nell'armadio a casa di mia madre, volevo sfogarmi.

Volevo urlare la rabbia, l'angoscia e il dolore che avevo dentro.
Volevo materializzare tutte le lacrime represse che non riuscivo a cacciare fuori, volevo renderle materiali, inciderle su carta attraverso delle note e poi riprodurle.

Il mio petto sarebbe esploso da lì a poco, dalla tristezza che mi premeva dentro come la lama del boia.
Le immacolate mura intangibili che mi circondavano, presto si sarebbero macchiate di rosso.

Abbassai lo sguardo. L'enorme finestra d'innanzi ai miei occhi stava piangendo tutta la pioggia che le era sbattuta contro. I vetri venivano solcati da innumerevoli stille d'acqua che venivano giù copiosamente come goccioline di sangue dalle labbra di una ferita, o, semplicemente, come lacrimoni che rigavano un volto piangente.

Mi ritrovavo a invidiare una finestra, in maniera esageratamente stupida.

Funziona così.

Le lacrime non cadono.
Mentre dentro ti senti un macigno farti peso sul petto.
Un vetro rotto si è scagliato dentro di te e adesso le sue schegge ti stanno tagliando e spezzettando l'anima in maniera minimale.
È come un veleno che ti torce le membra fino ai limiti della resistenza.
È peggio di una lama che penetra nella carne.
È un fuoco che arde e se non farai qualcosa per fermarlo, finirà per bruciarti fuori e dentro.

Non capivo la natura di tutto quel dolore o, forse, non riuscivo ad accettarla.

L'incessante silenzio che  era calato nella stanza, era per i miei timpani così fastidioso, da essere paragonato allo stridulo rumore delle unghia su un piano fatto di Ardesia.

Dovevo mettere fine a quella tortura.

Mi alzai dal letto e scorsi sopra la scrivania in legno, un vecchio quaderno usato.

Raggiunsi la scrivania e mi sedetti sullo sgabello che le stava sotto, dopo aver cercato una matita nel cassetto sottostante.

Mi misi in posizione comoda e afferrai la matita fra le dita, sfogliando il quaderno.

Operazioni algebriche.

Preferii andare avanti con le pagine.
Il quaderno era tutto scritto e non c'era nenache un angolino vuoto su cui abbozzare un disegno o almeno esprimere un pensiero.

Notai che l'ultima pagina era vuota, bianca, immutata, come la stanza in cui alloggiavo.

Le mani stranamente mi tremavano, come se scosse da misteriose forze soprannaturali. Strinsi ancora di più la matita che tenevo fra le lunghe dita, così da farmi quasi male ai polpastrelli. Premetti la punta affilatissima contro il foglio. La punta si ridusse in tanti piccoli frammenti di carbone, per la forza che esircitai sul foglio di carta. La mia mano cominciò a scivolare leggiadra sul foglio,proprio come accadeva quando disegnavo, solo che io stavo scrivendo.

Il rumore che produceva la matita,scorrendo fra le righe del foglio, era l'unico rumore percepibile in quel posto, dopo il mio respiro,ovviamente.
 Scrissi una frase e non mi accorsi nemmeno di quello che avevo appena scritto, come se la mia mano lavorasse indipendentemente dal resto del corpo.

Scorreva perfettamente su quella pagina, come una ballerina danza sulle punte.
La mia mano  stava praticando una danza mistica, sotto i miei occhi stupiti e increduli.
Bloccai il polso e in seguito la mano.
La sollevai lentamente e lessi quel che avevo appena scritto.


" I       FEEL      ALONE.  "

Non ebbi nemmeno il tempo di ragionare sul perchè di quel gesto, che alle mie orecchie giunse un rumore che squarciò l'immacolato silenzio.
Un rumore metallico, simile allo schiocco della serratura di una porta.
Doveva essere mio padre appena tornato da lavoro, lui lavorava anche il sabato.

Strappai l'ultima pagina del quaderno su cui avevo scritto pochi attimi prima.
L'accartocciai con tutta la mia forza, e con la stessa foga la gettai a terra.
Non volevo ammettere che in realtà, sentivo davvero un vuoto dentro di me.
Mi alzai dalla scrivania e raggiunsi mio padre, chiudendomi la porta della stanza dietro le mie spalle.

Era meglio se fossi rimasto solo almeno per altre cinque ore.

____






Okay, questo era il primo capitolo. Insomma...abbastanza breve e privo di azione. Avevo pensato fin dall'inizio a una struttura del genere per il primo capitolo, tanto per rendere un po' l'idea e l'atmosfera, spero di non essere stata abbastanza pesante, intanto aspetto le vostre recensioni!

A presto.

_Berle.



  
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