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Autore: msmerybolla21    06/06/2012    6 recensioni
Eccomi finalmente con una storia.
Il titolo è tratto dal libro della scrittrice Rosa Viola.
Non sarà molto lunga. Ha inizio dalla fine del Cell Game.
Dal prologo:Il piccolo Trunks, avvertita l'aura del suo papà, aveva smesso di piangere ed aveva iniziato a guardarlo, curioso e felice di rivedere quel viso familiare, ma molto spesso assente
Genere: Erotico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Nuovo personaggio, Trunks, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Okay, okay. Questo capitolo non è lunghissimo, ma ogni cosa ha suo tempo.
Scusate se ci sono degli errori, devo rileggerla ancora molto attentamente, ma la posto ugualmente.
Spero piaccia.



Cap. 1.

Piccole gocce di sangue mischiato a sudore, scendevano dalla pelle ambrata del principe. La gravità 500 era troppo pesante da sopportare per qualunque essere vivente, ma non per il saiyan dal sangue blu. Oramai riusciva perfettamente a sopportare gravità elevate, almeno quelle che la GR da me ideata riusciva a dargli.
Erano passate poco più di due settimane dalla fine del Cell Game. Le città, molto lentamente, stavano iniziando a ricrescere e quel pallone gonfiato di Mister Satan non faceva altro che comparire nei vari canali tv proclamandosi 'campione dei campioni'.
Vegeta non dava molti segni di vita in casa, si vedeva solo durante i pasti o nei brevi break che si concedeva.
Nei primi giorni consecutivi la fine del torneo era raro vederlo alla CC. Era scomparso dalla città rifugiandosi in qualche foresta, forse.
La sconfitta subita durante lo scontro l'aveva fatto cadere in un totale momento di depressione. La scomparsa di Goku aveva decretato la confusione nel suo animo. Gli si leggeva sul viso, non sapeva se essere felice o triste.
Era cambiato, non era più il temerario principe dei saiyan, sembrava un cucciolo troppo preoccupato a leccarsi le ferite che discutere con me o con qualunque altro essere.
Oramai sembrava avesse perso la speranza nel combattere e per quanto cercassi di convincerlo ad entrare in quella GR non ne' voleva sapere.
Solo una mattina sembrava aver perso completamente il controllo del suo corpo ed aveva deciso di fare il grande passo, come fa un bambino alle prime armi con i pastelli. Sembrava avesse paura di metter piede li dentro.

Quando guardai l'orologio era quasi l'ora di pranzo, quindi decisi di iniziare a preparare i primi abnormi antipasti per il caro principe e della pastina per il mio piccolo ometto.
Il nonno non lo lasciava in pace un secondo, lo portava qua e là per i laboratori della CC., facendo sbalordire il mio principino. Sapevo sarebbe diventato uno scienziato, degno erede del trono di Vegeta-sei e della grande impresa tecnologica di famiglia.
Il piccolo, più affamato che mai, attraversava a grandi falcate la porta della cucina con il suo coccodrillo tra le mani, sorridendo.
Ripensai alla mia gravidanza; era stato un dolore estenuante far crescere un saiyan nel mio grembo senza l'aiuto del padre. Vegeta non aveva voluto saperne di crescere un figlio mezzosangue, non poteva essere all'altezza del suo ruolo da nuovo principe.
Con il passare del tempo, dopo il torneo, si era però reso conto di quanto suo figlio potesse essere forte già in età così delicata. Aveva riconosciuto un potenziale combattivo superiore a quello di qualsiasi essere, persino al suo alla sua età.
'Donna, ho fame!' sentii dire. Non era un'esclamazione. Il principe esigeva, pretendeva, ma sapeva benissimo che da me non avrebbe avuto quel che si aspettava, se non grida e ceffoni all'aria.

'La notte porta cosiglio' uno dei più grandi detti mondiali, ed il primo ad usarlo era proprio quell'oca insopportabile di mia madre. Era convinta che le stelle ci potessero parlare e consigliare, che avessero un ruolo fondamentale, che in fondo Vegeta era arrivato proprio da una di quelle stelle là.
La chiusura della porta mi destò dai miei pensieri e le stelle iniziarono a brillare più di prima, come se qualcosa, o qualcuno, le avesse imposto di emanare luce ancora più forte per quella notte. Gettai allora la sigaretta al di fuori del davanzale della finestra, quella sigaretta che mi accompagnava ogni sera prima di andare a dormire, poi riposi il bicchiere di whisky sul comodino.
'Non dovresti bere a quest'ora, quante volte te lo devo ripetere?! Non mi piace quell'odore, figuriamoci insieme al fumo di sigaretta. Sembri un'alcolizzata.' senza accorgersene, aveva detto che gli importava il mio profumo, la mia salute, che tenesse a me.
Non gli risposi, sorrisi ingenuamente, uno di quei sorrisi da cucciolo indifeso, pronto a fare le coccole al suo padrone. Era da tanto che Vegeta non mi veniva a trovare in camera, che non passavamo una notte insieme, ma sapevo bene che quella notte sarebbe stata diversa. Il principe non entrava nella mia camera per fare una semplice chiacchierata amichevole, a lui non piaceva nemmeno parlare.

A piedi nudi si avvicinò al letto, con l'aria corrucciata, malinconica, rovinata. Non era stata una giornata come le altre: non aveva mangiato, ne' si era fatto vedere in giro per la casa. Era rimasto dentro la GR per forse 15 ore senza dare segno di vita, senza che suo figlio lo rivedesse anche per porgergli un sorriso.
Con fare arrogante, prese fra le mani la bottiglia di whisky nascosta dietro al letto e ne vuotò il contenuto nella sua bocca. Con un gesto rozzo, si ripulì degli escrementi rimasti ai lati.
Dei brividi mi percorsero la schiena. Era raro vederlo in quelle condizioni. Abbattuto, deluso, amareggiato.
Mi avvicinai e lo abbracciai da dietro, porgendogli uno di quegli abbracci dolci, da cui era impossibile destarsi. Iniziai a baciargli le scapole, fino a ruotarmi completamente e a rendermi visibile ai suoi occhi neri come due pozze di petrolio.
Con un gesto improvviso, iniziò a baciarmi ardentemente, aderendo il suo corpo al mio, per far capire che lui desiderava di più di un semplice scambio di sguardi o di un bacio. Scivolammo entrambi sul letto.
Con fare suadente e malizioso, iniziò a sbottonarmi la camicia di notte, e senza accorgermene si era già disfatto dei suoi boxer.
Le sue mani rudi percorrevano ogni centimetro del mio corpo, come la sua bocca. Era impossibile resistere al suo tocco, dolce e violento allo stesso tempo. Con un solo movimento le nostre bocche si riunirono un'altra volta. Il sapore del whisky e del fumo mischiato mi facevano andare in estasi, il suo corpo era il mio desiderio più proibito.
Senza pensarci, mi disfai del completino intimo, prima che il saiyan lo strappasse del tutto, e i nostri corpi tornarono a combaciare perfettamente, formando una sola ombra, un solo gemito, una solo anima.
  
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