Chapter
12
Il Flauto d’Argento
Rowena aveva un vecchio telo gettato sulle spalle. Aveva
da poco cessato di rifocillarsi, anche se tutto ciò che le era stato dato non
era ancora sufficiente a lenire la fame e la sete di giorni e giorni di deriva.
Guardò con sospetto i pirati che l’avevano presa a bordo, e scoprì che il suo
sguardo diffidente era pienamente ricambiato. Gli occhi della ciurma sembravano
sputare fuoco e lapilli come bocche di un vulcano. Del resto non potevano
dimenticare tutti i danni a loro inferti dalla Coleridge, né tanto meno la
scena cui avevano assistito nella desolazione di Greenfield Bay dopo il suo
passaggio.
Le parole scritte sulla trave di legno vibravano ancora
nel vento. “I loro bambini non torneranno indietro”… Rowena rivedeva di fronte
a sé la sagoma scura dei civili impiccati profilata contro il sole arancione di
quell’ora tarda. Non ne provava rimorso.
- Di’, ci hai preso per una corriera? - protestò un uomo
dalla folla, avvicinandosi al suo capitano. - E’ la seconda tipa che raccattiamo
dal mare! -
- Se non altro la prima non era una pazza furiosa, - fece
notare qualcun altro.
Il Capitano tuttavia non ascoltava. Nessuno poteva negare
di essere rimasto attonito quando avevano trovato la “zattera” di Rowena. Il
volto un po’ infantile era spellato dal sole. Su di esso ricadevano dei corti
capelli biondo cenere, che ora incorniciavano degli occhi grigi e spenti,
fissati nel medesimo punto da circa mezz’ora.
Rowena aveva perduto la sua maschera.
Nessuno capiva che cosa ci fosse da disperarsi tanto. Ma
Rowena lo sapeva. E sapeva che ora era tutto irrimediabilmente rovinato. Stava
tentando disperatamente di formulare un piano, ma sembrava che non ci fossero
speranze di ricostruire quello che giorni prima era andato in pezzi. Ad
animarla c’era un unico proposito: la stiva e il suo prezioso carico, e la
morte che desiderava infliggere a Gabriel. Si accorse che, più che altro, stava
progettando quale fosse il modo migliore di ucciderlo, e non si stava curando
minimamente di come avrebbe fatto a tornare alla Coleridge senza essere
condannata dell’ammutinamento di qualche anno prima. E quindi uccisa. Ma non
poteva ancora morire, o meglio, non sarebbe mai morta, non per mano di quegli
sciocchi sciacalli.
D’un tratto si accorse che il Capitano della Perla Nera la
fissava come se fosse stato partecipe dei suoi pensieri, come se avesse potuto
leggerli. Impossibile, ovviamente. Tuttavia non si era mai sentita così
scrutata fin dentro all’anima da quando la sua maschera era stata spezzata in
due.
Pensò a Gabriel che in quel momento si stava godendo la
sua cabina di capitano. Non aveva mai avuto così voglia di farlo a pezzi. O
forse era meglio soffocarlo. Vederlo annaspare. Precipitarlo nelle profondità
dell’oceano.
- Lasceremo in mare anche lei, Jack, o preferisci
ucciderla subito? - domandò un pirata. Poi si rese conto, dall’espressione di
Jack, di essersi dimenticato di chiamarlo “capitano”, e rimediò all’istante,
facendo un passo indietro. Rowena lo trovò patetico.
- Dipende, - rispose Jack, facendo qualche passo elastico
in direzione di Rowena, che non si curò di alzar troppo lo sguardo per
fissarlo. Era stanca, sfibrata, da quegli occhi penetranti. Non ricordava di
essersi mai sentita così spoglia, così priva di protezione da qualsiasi cosa provenisse
dall’esterno, - … Se mai avesse qualcosa di interessante con cui contrattare. -
- Perché non mi uccidi adesso, invece? O lasciami in mare,
come è stato proposto. - rispose Rowena, - Come si infrangerà la Perla Nera
contro gli scogli della Gola del Drago, così io e la mia zattera non avremo
speranze quando avremo raggiunto quelle onde e quei gorghi infernali. -
Jack comprese le implicazioni nascoste fra quelle frasi.
Volse a occidente uno sguardo storto, pensieroso; la Gola del Diavolo risparmiava
poche navi, specie se erano mal ridotte come lo era in quel frangente la Perla
Nera. Era anche vero che avevano bisogno di oltrepassare quello stretto se
volevano raggiungere l’unico porto che avrebbe ospitato la loro nave e le
avrebbe offerto riparazioni: Tortuga.
- Questo
è vero, - disse Jack, - Ma non sembra che la tua presenza possa determinare le
sorti della Perla Nera quando avrà raggiunto lo stretto, ne convieni? -
- Non ne
convengo, - rispose Rowena. Si alzò in piedi, e il telo le cadde dalle spalle
tremanti, che ora cercavano di mantenersi salde per non far trasparire alcuna
ombra di debolezza. I suoi occhi grigi avevano un bagliore d’argento che
riluceva nel crepuscolo, come una squama di pesce o l’occhio senza palpebre di
uno squalo. Rowena raccolse, nell’alzarsi, il flauto d’argento posto sul ponte
accanto ai suoi piedi, e lo mostrò alla ciurma. Nessuno parve capire, non fin
quando Rowena parlò, squadrandoli tutti nella speranza di intimidirli - ma non
aveva più sul volto la maschera che l’aveva resa, un tempo, ancora più
minacciosa: - La Coleridge ha superato qualsiasi tempesta e ne ha generate di
nuove per scacciare ogni nave che le si avvicinasse, - disse a voce abbastanza
alta perché tutti la sentissero. Scattò un brusio sommesso tra la ciurma. -
Questo strumento è nato dalla lava dell’inferno, - aggiunse a voce più bassa,
girandosi ora verso Jack Sparrow, - E può placare le correnti della Gola del
Drago per me e per la mia zattera, mentre le ingigantirà quando sarà il momento
della Perla Nera di passarvi. Io posso sopravvivere da sola, ma la Perla no,
non ridotta a un tale colabrodo. - I suoi occhi si strinsero in due fessure e
la sua voce divenne tanto malvagia da far accapponare la pelle, - Ne convenite?
-
Silenzio.
Nessuno parlò per almeno un quarto d’ora.
Il patto
che Rowena stava proponendo era fin troppo chiaro, perfino agli occhi di un
imbecille. Jack assunse un’espressione pensierosa volutamente un po’ ridicola.
Infine sollevò l’indice e aprì la bocca per parlare. Soltanto un attimo dopo si
decise ad accettare la condizione.
- E che
cosa vorrebbe Vossignoria in cambio? - domandò.
-
Oltrepasserete incolumi la Gola del Drago e tornerete a Tortuga senza
incontrare ostacoli. Ma quando avrete riparato la nave a dovere… - si avvicinò
di un passo, tanto che Jack poté sentire sulla pelle il suo respiro. Il sorriso
contorto di Sonia esalava parole sibilate come se la sua voce fosse stata il
verso d’una serpe, - … Mi riporterete alla Coleridge. So dove si trova. Il
Diavolo lo sa. Indosserò di nuovo la maschera… Ucciderò il traditore Gabriel e
sarò di nuovo Capitano. Chiedo soltanto che prendiate tempo… intrattenendo la ciurma fino ad allora. -
- Non è
poi tanto vantaggioso per noi, - ribatté Jack con un largo gesto del braccio
destro, - Perché durante questo… intrattenimento potremmo subire delle perdite.
-
- Il
dieci per cento del nostro tesoro, in gemme e monete d’oro, - rispose Rowena
sollevando le sopracciglia, - Per ogni uomo caduto dei vostri. -
Si
allontanò di un passo e tese la mano perfettamente liscia, nonostante non fosse
più fasciata da guanti di morbida seta. Jack era incerto se accettare o no.
Rowena era una persona falsa ed infida. Avrebbe potuto distruggere la ciurma
della Perla Nera una volta ridiventata Capitano, così da sottrarre loro il
tesoro. Ma tutto sommato la ciurma della Coleridge non era più abile nei
combattimenti come un tempo.
Jack
dette un rapido sguardo alla sua nave. Per quanto fosse duro ammetterlo, aveva
bisogno di un restauro. Così come Rowena aveva bisogno di riottenere il comando
della Coleridge: nient’altro le interessava.
- Venti
per cento, - la contrastò Jack del tutto inaspettatamente, - Per ognuno dei
miei che sia morto o non più in grado di lavorare. -
- E
allora il quindici per cento, - propose ancora Rowena inarcando le braccia sui
fianchi, - Per morti o mutilati a braccia e gambe. -
- Venti! -
-
Quindici! -
Si
scrutarono per lunghissimi istanti con espressioni furiose, determinati a non
cedere completamente alle proposte dell’altro. Rowena riflettè: Jack Sparrow
non avrebbe ceduto senz’altro, o avrebbe proposto qualcosa di ancora più
vantaggioso per lui e meno per lei. Conosceva quelle tattiche sottili.
-
Facciamo dieci per cento, - disse Rowena, ormai irremovibile, e aggiunse, prima
che l’espressione di Jack divenisse contrariata, - E il risarcimento completo
di qualsiasi danno passato, presente e futuro alla Perla Nera che sia causato
dalla mia Coleridge! -
- Questo
è aver le tasche bucate, - convenne divertito Jack, ovviamente ben lieto di
accettare.
- I
tesori posso rubarli di nuovo, Capitano Sparrow… - disse Rowena con un sorriso
ancor più contorto e maligno, - Ma il resto del carico… Oh, non puoi neppure
immaginartelo. -
Si
strinsero la mano: il patto era sancito.