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Autore: Marghe    11/05/2004    1 recensioni
[ "Credetti veramente in quello che mi disse. Credetti davvero che Dio mi avesse punita. E allora io… io abbandonai Dio. E vendetti la mia anima..." ]
Genere: Avventura, Dark, Drammatico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Chapter 12

Chapter 12

Il Flauto d’Argento

 

 

Rowena aveva un vecchio telo gettato sulle spalle. Aveva da poco cessato di rifocillarsi, anche se tutto ciò che le era stato dato non era ancora sufficiente a lenire la fame e la sete di giorni e giorni di deriva. Guardò con sospetto i pirati che l’avevano presa a bordo, e scoprì che il suo sguardo diffidente era pienamente ricambiato. Gli occhi della ciurma sembravano sputare fuoco e lapilli come bocche di un vulcano. Del resto non potevano dimenticare tutti i danni a loro inferti dalla Coleridge, né tanto meno la scena cui avevano assistito nella desolazione di Greenfield Bay dopo il suo passaggio.

Le parole scritte sulla trave di legno vibravano ancora nel vento. “I loro bambini non torneranno indietro”… Rowena rivedeva di fronte a sé la sagoma scura dei civili impiccati profilata contro il sole arancione di quell’ora tarda. Non ne provava rimorso.

- Di’, ci hai preso per una corriera? - protestò un uomo dalla folla, avvicinandosi al suo capitano. - E’ la seconda tipa che raccattiamo dal mare! -

- Se non altro la prima non era una pazza furiosa, - fece notare qualcun altro.

Il Capitano tuttavia non ascoltava. Nessuno poteva negare di essere rimasto attonito quando avevano trovato la “zattera” di Rowena. Il volto un po’ infantile era spellato dal sole. Su di esso ricadevano dei corti capelli biondo cenere, che ora incorniciavano degli occhi grigi e spenti, fissati nel medesimo punto da circa mezz’ora.

Rowena aveva perduto la sua maschera.

Nessuno capiva che cosa ci fosse da disperarsi tanto. Ma Rowena lo sapeva. E sapeva che ora era tutto irrimediabilmente rovinato. Stava tentando disperatamente di formulare un piano, ma sembrava che non ci fossero speranze di ricostruire quello che giorni prima era andato in pezzi. Ad animarla c’era un unico proposito: la stiva e il suo prezioso carico, e la morte che desiderava infliggere a Gabriel. Si accorse che, più che altro, stava progettando quale fosse il modo migliore di ucciderlo, e non si stava curando minimamente di come avrebbe fatto a tornare alla Coleridge senza essere condannata dell’ammutinamento di qualche anno prima. E quindi uccisa. Ma non poteva ancora morire, o meglio, non sarebbe mai morta, non per mano di quegli sciocchi sciacalli.

D’un tratto si accorse che il Capitano della Perla Nera la fissava come se fosse stato partecipe dei suoi pensieri, come se avesse potuto leggerli. Impossibile, ovviamente. Tuttavia non si era mai sentita così scrutata fin dentro all’anima da quando la sua maschera era stata spezzata in due.

Pensò a Gabriel che in quel momento si stava godendo la sua cabina di capitano. Non aveva mai avuto così voglia di farlo a pezzi. O forse era meglio soffocarlo. Vederlo annaspare. Precipitarlo nelle profondità dell’oceano.

- Lasceremo in mare anche lei, Jack, o preferisci ucciderla subito? - domandò un pirata. Poi si rese conto, dall’espressione di Jack, di essersi dimenticato di chiamarlo “capitano”, e rimediò all’istante, facendo un passo indietro. Rowena lo trovò patetico.

- Dipende, - rispose Jack, facendo qualche passo elastico in direzione di Rowena, che non si curò di alzar troppo lo sguardo per fissarlo. Era stanca, sfibrata, da quegli occhi penetranti. Non ricordava di essersi mai sentita così spoglia, così priva di protezione da qualsiasi cosa provenisse dall’esterno, - … Se mai avesse qualcosa di interessante con cui contrattare. -

- Perché non mi uccidi adesso, invece? O lasciami in mare, come è stato proposto. - rispose Rowena, - Come si infrangerà la Perla Nera contro gli scogli della Gola del Drago, così io e la mia zattera non avremo speranze quando avremo raggiunto quelle onde e quei gorghi infernali. -

Jack comprese le implicazioni nascoste fra quelle frasi. Volse a occidente uno sguardo storto, pensieroso; la Gola del Diavolo risparmiava poche navi, specie se erano mal ridotte come lo era in quel frangente la Perla Nera. Era anche vero che avevano bisogno di oltrepassare quello stretto se volevano raggiungere l’unico porto che avrebbe ospitato la loro nave e le avrebbe offerto riparazioni: Tortuga.

- Questo è vero, - disse Jack, - Ma non sembra che la tua presenza possa determinare le sorti della Perla Nera quando avrà raggiunto lo stretto, ne convieni? -

- Non ne convengo, - rispose Rowena. Si alzò in piedi, e il telo le cadde dalle spalle tremanti, che ora cercavano di mantenersi salde per non far trasparire alcuna ombra di debolezza. I suoi occhi grigi avevano un bagliore d’argento che riluceva nel crepuscolo, come una squama di pesce o l’occhio senza palpebre di uno squalo. Rowena raccolse, nell’alzarsi, il flauto d’argento posto sul ponte accanto ai suoi piedi, e lo mostrò alla ciurma. Nessuno parve capire, non fin quando Rowena parlò, squadrandoli tutti nella speranza di intimidirli - ma non aveva più sul volto la maschera che l’aveva resa, un tempo, ancora più minacciosa: - La Coleridge ha superato qualsiasi tempesta e ne ha generate di nuove per scacciare ogni nave che le si avvicinasse, - disse a voce abbastanza alta perché tutti la sentissero. Scattò un brusio sommesso tra la ciurma. - Questo strumento è nato dalla lava dell’inferno, - aggiunse a voce più bassa, girandosi ora verso Jack Sparrow, - E può placare le correnti della Gola del Drago per me e per la mia zattera, mentre le ingigantirà quando sarà il momento della Perla Nera di passarvi. Io posso sopravvivere da sola, ma la Perla no, non ridotta a un tale colabrodo. - I suoi occhi si strinsero in due fessure e la sua voce divenne tanto malvagia da far accapponare la pelle, - Ne convenite? -

Silenzio. Nessuno parlò per almeno un quarto d’ora.

Il patto che Rowena stava proponendo era fin troppo chiaro, perfino agli occhi di un imbecille. Jack assunse un’espressione pensierosa volutamente un po’ ridicola. Infine sollevò l’indice e aprì la bocca per parlare. Soltanto un attimo dopo si decise ad accettare la condizione.

- E che cosa vorrebbe Vossignoria in cambio? - domandò.

- Oltrepasserete incolumi la Gola del Drago e tornerete a Tortuga senza incontrare ostacoli. Ma quando avrete riparato la nave a dovere… - si avvicinò di un passo, tanto che Jack poté sentire sulla pelle il suo respiro. Il sorriso contorto di Sonia esalava parole sibilate come se la sua voce fosse stata il verso d’una serpe, - … Mi riporterete alla Coleridge. So dove si trova. Il Diavolo lo sa. Indosserò di nuovo la maschera… Ucciderò il traditore Gabriel e sarò di nuovo Capitano. Chiedo soltanto che prendiate tempo… intrattenendo la ciurma fino ad allora. -

- Non è poi tanto vantaggioso per noi, - ribatté Jack con un largo gesto del braccio destro, - Perché durante questo… intrattenimento potremmo subire delle perdite. -

- Il dieci per cento del nostro tesoro, in gemme e monete d’oro, - rispose Rowena sollevando le sopracciglia, - Per ogni uomo caduto dei vostri. -

Si allontanò di un passo e tese la mano perfettamente liscia, nonostante non fosse più fasciata da guanti di morbida seta. Jack era incerto se accettare o no. Rowena era una persona falsa ed infida. Avrebbe potuto distruggere la ciurma della Perla Nera una volta ridiventata Capitano, così da sottrarre loro il tesoro. Ma tutto sommato la ciurma della Coleridge non era più abile nei combattimenti come un tempo.

Jack dette un rapido sguardo alla sua nave. Per quanto fosse duro ammetterlo, aveva bisogno di un restauro. Così come Rowena aveva bisogno di riottenere il comando della Coleridge: nient’altro le interessava.

- Venti per cento, - la contrastò Jack del tutto inaspettatamente, - Per ognuno dei miei che sia morto o non più in grado di lavorare. -

- E allora il quindici per cento, - propose ancora Rowena inarcando le braccia sui fianchi, - Per morti o mutilati a braccia e gambe. -

- Venti! -

- Quindici! -

Si scrutarono per lunghissimi istanti con espressioni furiose, determinati a non cedere completamente alle proposte dell’altro. Rowena riflettè: Jack Sparrow non avrebbe ceduto senz’altro, o avrebbe proposto qualcosa di ancora più vantaggioso per lui e meno per lei. Conosceva quelle tattiche sottili.

- Facciamo dieci per cento, - disse Rowena, ormai irremovibile, e aggiunse, prima che l’espressione di Jack divenisse contrariata, - E il risarcimento completo di qualsiasi danno passato, presente e futuro alla Perla Nera che sia causato dalla mia Coleridge! -

- Questo è aver le tasche bucate, - convenne divertito Jack, ovviamente ben lieto di accettare.

- I tesori posso rubarli di nuovo, Capitano Sparrow… - disse Rowena con un sorriso ancor più contorto e maligno, - Ma il resto del carico… Oh, non puoi neppure immaginartelo. -

Si strinsero la mano: il patto era sancito.

 

 

 

 

  
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