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Autore: Aelin_    12/06/2012    4 recensioni
L'ho finita! Con un giorno di ritardo, l'ho finita! Ma l'ho conclusa solo per MARS88, che spero mi concederà l'onore di leggerla, visto che, se non fosse stato per lei, questa povera storiella sarebbe rimasta a marcire in qualche anfratto del mio pc.
Essendo un tantino lunghetta, l'ho divisa in due parti, e la seconda la pubblicherò domani, o dopodomani, devo decidere.
Detto questo... nient'altro xD
Dalla parte prima:
Rose non sapeva più che pesci pigliare.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Doctor - 10, Rose Tyler
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Lo portarono dentro una specie di magazzino, annesso alla discoteca. Era buio, c’erano scatoloni dappertutto e, accanto ad uno di essi, vide… Lei.

Era riversa su una specie di vecchio divano, senza sensi. Sembrava star bene, non aveva ferite visibili, o sangue, che potesse segnalargli qualche trauma.

-          Cosa le avete fatto? –

Il Dottore si avvicinò velocemente, si inginocchiò davanti a lei e le controllò il battito cardiaco, che, fortunatamente, era forte e regolare. Le sollevò una palpebra e controllò con una piccola torcia la pupilla. Ma era tutto a posto.

-          Non sapevo che fossi un vero dottore. – constatò il ragazzo, che si era fermato dietro di lui.
-          Non lo sono, infatti. So solo alcune cose di base. Perché lei è qui? – chiese, alzandosi.
-          L’abbiamo presa come… incentivo. – poi, cogliendo il suo sguardo, precisò – ma non abbiamo intenzione di farle del male. L’ho stordita con del semplice cloroformio. –
-          Cosa volete da me? – il Dottore si passò una mano tra i capelli, continuando a guardarlo.
-          Vogliamo tornare a casa. E abbiamo bisogno del tuo aiuto. –
-          Cos’è successo? –
-          La nostra nave è precipitata sulla terra circa… cento anni fa. Durante tutto questo tempo abbiamo cercato dei corpi da usare, e per il resto abbiamo aspettato una mente superiore  che potesse aiutarci a tornare sul nostro pianeta. –
-          Dei corpi? Che cosa siete? –
-          Siamo Taleriani. –
-          Taleriani… - il Signore del Tempo camminò per il magazzino, aggrottando la fronte. – Intendi quella specie di alieni, provenienti dal pianeta Diana, famosi per il loro altissimo tasso di mortalità? –
-          Siamo noi. –
-          Mi sono sempre chiesto… perché tutti quei morti? Non fate altro che morire.
 


Il ragazzo guardò uno degli uomini presenti nella stanza. – Mostrati. – gli disse.

Quello fece un piccolo cenno di assenso, e poi parve perdere i sensi, accasciandosi sul pavimento. Dalla sua bocca, un sottile filo di fumo verde cominciò a sollevarsi, sempre di più, fino a formare, accanto al corpo, il contorno di una forma grottesca, tutta curve e protuberanze, simile ad un’enorme blob. Pian piano cominciò a prendere consistenza, per poi rivelarsi. Era un ammasso di gelatina verde, con una forma vagamente umana, come si vedeva dagli arti abbozzati. Due enormi occhi si aprivano su quella che doveva essere la testa, e uno squarcio rappresentava la bocca.

-          Meraviglioso. – il Dottore si avvicinò, girando attorno all’alieno e studiandolo.

Curioso, immerse un dito nel blob, percependolo leggermente umido e gelatinoso.

-          Ma non ho ancora capito perché continuate a morire. – disse ad alta voce.
-          Il nostro corpo è fragile, Sir. Anche un minuscolo cambio di pressione, o un suono troppo forte, è letale. –
-          Non ho ancora affermato il tuo nome. –
-          Chiamami Garth. – disse il ragazzo.
-          Ok. Allora, Garth… praticamente vi serve un corpo per vivere, giusto? –
-          Dice bene. In forma umana siamo più resistenti. –
-          Come fate ad entrare? –
-          Ci insinuiamo nella mente, tra le varie sinapsi e i circuiti, fino a prendere il controllo. –
-          Quindi… il ragazzo di cui hai preso possesso è vivo. –
-          No, Signore. Siamo una razza estremamente pacifica, e, quando siamo atterrati qui, per evitare di fare del male abbiamo preso dei corpi incoscienti dall’ospedale. –
-          Avete preso delle persone in coma? –
-          Si, ma la loro mente era già andata. Erano corpi vuoti, abbiamo controllato. –

Il Dottore si sedette sul divano, prendendo poi il capo di Rose sul proprio grembo. Era ancora svenuta, e i capelli biondi le ricoprivano il volto. Li scostò, passandoci poi le dita in mezzo.

-          Cos’è successo alla vostra nave? –
-          Non lo so con certezza, il nostro comandante, che era anche il capo tecnico, è morto quando la navicella è entrata nell’atmosfera. La troppa pressione l’ha ucciso. Però credo sia solo un problema con i circuiti. –
-          Mostratemeli. –
 
 
 




Rose aprì piano le palpebre, percependo qualcosa che ondeggiava, sotto di sé. Leggermente stordita, alzò la testa, guardando in avanti. Era in una strada, il TARDIS poco distante, e si stava avvicinando. Ma non era lei a camminare.

-          Ben tornata, Rose Tyler. – mormorò una voce poco sopra il suo orecchio sinistro.

Un respiro caldo la fece rabbrividire. Girando la testa, vide il Dottore che le sorrideva, mentre la portava dentro la cabina. L’aveva tenuta in braccio per tutto il tragitto.

-          Cos’è successo? – chiese la ragazza, mentre lui le faceva poggiare i piedi per terra e l’aiutava a rimanere in equilibrio.

Un capogiro la sorprese e il Signore del Tempo la sorresse, stringendola contro il proprio petto. Rose sentì le proprie guance avvampare.

-          Solo un paio di alieni che avevano bisogno di un tecnico. –
-          Che vuoi dire? –
-          Niente di preoccupante. Gli ho solo sistemato un paio di circuiti e loro sono tornati a casa. –
-          Ah. Ok. – Rose si scostò improvvisamente a disagio. – Non mi sono persa niente, allora.

Un silenzio imbarazzante calò dentro la sala. La ragazza si appoggiò con il bacino contro la console, incrociò le braccia sullo stomaco e alzò lo sguardo verso il Dottore, che, dopo esser tornato serio, le rivolse uno sguardo di scuse.

-          Rose, mi dispiace per come ti ho trattato stamattina. –
-          Non importa. –
-          Invece si. Mi dispiace. – si avvicinò, fino ad essere di fronte a lei.
-          Tranquillo, Doc. Va tutto bene. –
-          Non chiamarmi Doc! –
-          Perché, se no che mi fai? – chiese, sorridendo.

Un secondo dopo, le labbra del Dottore erano sulle sue, leggere, quasi titubanti. La ragazza rimase immobile, stordita e incredula, indecisa sul da farsi. Solo quando percepì l’altro allontanarsi riuscì a muoversi, poggiandogli una mano sul collo e l’altra nei capelli, trattenendolo, e approfondendo il bacio. Non riusciva a pensare lucidamente, l’unica cosa che sentiva era il corpo premuto contro il suo, e il principio di un’erezione che le premeva contro la coscia. Lo strinse più forte, mettendosi a sedere sulla console e posizionando le proprie gambe attorno ai suoi fianchi. Lo sentì gemere nella sua bocca, e percepì distintamente il limite che, inconsapevolmente, si erano posti, venire infranto.

La sua maglietta venne sfilata via, e Rose rabbrividì, venendo a contatto con l’aria un po’ fredda presente nel TARDIS. Aiutò il Dottore a liberarsi del soprabito, della giacca. Quasi gli
strappò via la cravatta, e un paio dei bottoni della camicia saltarono, tintinnando contro le grate ai loro piedi. Si prese un minuto per contemplare il petto davanti a lei. Era magro, e glabro, con un lievissimo accenno di addominali, quasi inesistente, ma a lei piaceva, come le piacevano quelle labbra che le stavano vezzeggiando il collo e la clavicola, e che le fecero alzare il viso in alto, e chiudere gli occhi.

Si sbilanciò leggermente all’indietro, per permettergli di raggiungere il seno, trattenuto da un semplice reggiseno bianco, e così facendo fece scattare per sbaglio una leva e tutta la macchina ebbe uno scossone. Ma a quanto pare il Dottore non voleva, e forse non poteva, fermarsi, perché, senza smettere di baciarle il seno, premette un bottone, che fece fermare il meccanismo che lei aveva erroneamente innescato.

-          Forse dovremmo spostarci… - propose lei, facendogli alzare la testa e guardandolo negli occhi.
-          Forse è meglio. Finisce se no che ci ritroviamo a Timbuctu. – concesse lui, prima di strapparle l’ennesimo bacio.
 
 
 



Il Dottore sfiorò con la punta delle dita la schiena nuda di Rose che, distesa parzialmente su di lui, dormiva. Erano sul letto, avvolti in uno stropicciato lenzuolo bianco che li copriva fin sopra la vita. Non sapeva cosa pensare. Non era pentito di quello che aveva, anzi, avevano fatto, ma non riusciva a fare a meno di pensare a quali sarebbero state le conseguenze.
Non voleva lasciarla, fosse stato per lui avrebbe rinunciato alla sua vita immortale per stare per sempre al suo fianco, ma era impossibile, e sapeva che la separazione, inevitabile, ora sarebbe stata più dolorosa. Per entrambi.
Rose si mosse un poco, e si strinse un po’ di più a lui, affondando il viso nel suo petto e continuando a dormire. Il Signore del Tempo si chiese se per caso non fosse ora di svegliarla, ma rimase incantato a guardarla. Era così bella…
 
 




-          Buongiorno… - mormorò una voce al suo orecchio.

La ragazza aprì piano un occhio, leggermente stordita dal sonno. La prima cosa che vide fu la curva di un collo bianco davanti a lei. Svegliandosi del tutto, sollevò la testa, si stropicciò gli occhi e sorrise al Dottore, che la guardava divertito.

-          Che c’è? – chiese con voce impastata.
-          Niente, sei tenera quando dormi. –
-          Io non sono tenera. –
-          No, certo…  - il sarcasmo nella sua voce era evidente, quindi lasciò perdere.

Scostandosi un poco, cominciò a stiracchiarsi, facendo una smorfia quando i muscoli, indolenziti dall’ “attività fisica” della sera prima, si fecero sentire, doloranti. E questo le fece venire in mente che non sapeva esattamente come comportarsi. Insomma, aveva fatto sesso con il Dottore! Chissà che cosa avrebbe comportato.

-          Quanto ho dormito? – chiese, scostando leggermente il lenzuolo e sollevandosi.
-          Dieci ore, a occhi e croce, direi… -
-          Tu non hai dormito? – notò che lui era perfettamente sveglio.

E anche a proprio agio, come se finire a letto con una sua compagna gli succedesse tutti i giorni, constatò una vocina nella sua mente, e Rose sentì subito una morsa di gelosia che gli stringeva lo stomaco. Si agitò un pochino, cercando di non fargli vedere il fastidio che provava.

-          Giusto un paio d’ore. Non mi serve realmente il sonno. –
-          Cosa sei, Edward? –

Il Signore del Tempo aggrottò la fronte. – Ehm… non credo di capire il paragone. –

-          Lascia perdere. – mai paragone fu meno azzeccato, concluse tra sé, guardando rapita il suo corpo.
-          Ok. –
 




Calò un maledetto silenzio imbarazzante. Rose si agitò un altro po’, si schiarì la voce, ma non sapeva cosa dire. Il Dottore era anche lui imbarazzato, cercava di non guardarla. La cosa poteva apparire giusta.

-          E ora cosa accadrà? – sbottò infine la ragazza, mentre la gelosia e soprattutto il terrore le occludevano quasi del tutto la gola.
-          Che vuoi dire? –
-          Intendo… ora che… beh, abbiamo fatto sesso, mi manderai via, no? –

Lui si alzò a sedere, guardandola accigliato.

-          Ma cosa stai dicendo? – le chiese,  confuso.

Lei evitò il suo sguardo, abbassando il volto.

-          È quello che fai, no? Giri con delle compagne, e, quando si sfocia in… questo, le mandi via e te ne cerchi un’altra. –

Rimase con la testa abbassata, stringendo un lembo del lenzuolo al proprio petto, senza avere il coraggio di alzare lo sguardo e trovare la conferma nei suoi occhi che si, quella per lui
era stata solo una scopata, magari neanche una delle migliori, e che, come con tutte le altre, ora l’avrebbe mandata via. Sentì già le lacrime salirle agli occhi, ma le scacciò via sbattendo velocemente le palpebre, non voleva mostrarsi debole.
Quindi rimase piuttosto sorpresa quando il Dottore le alzò la testa e la guardò severo.

-          Rose Tyler, sento le rotelle del tuo cervello che corrono all’impazzata, e sono sicuro che quello che stai pensando è ciò di più sbagliato che esiste al mondo. Io non ti manderò via. –
-          Ma… -
-          Sh. – le mise un dito sulle labbra. – Solo perché abbiamo fatto l’amore, perché è questo che abbiamo fatto, non vuol dire che tutto debba cambiare. Io so cosa provo per te, so che ti amo, e sappiamo entrambi che non è una cosa che può durare. Mi dispiace, vorrei tanto che tutto fosse diverso, ma è così. E non mi pentirò mai di essere qui, in questo letto, con te. –

Lei rimase in silenzio, a guardarlo.

-          E poi... non è mai successo niente con le altre. -

Rose non riuscì a dire niente. Lo stritolò soltanto.
 
 
 
 

Come aveva previsto il Signore del Tempo, non durò.

Quattro mesi dopo, Rose era in lacrime, in ginocchio sulla sabbia della Bad Wolf Bay. Sentiva una voragine che le si apriva nel petto, mentre tutto il dolore le si riversava addosso. Il Dottore se ne era andato, e lei non l’avrebbe visto mai più.

Si strinse le braccia attorno alla pancia, rannicchiandosi, incurante della sottile polvere che le si infilava nel vestiti, dentro le scarpe, e non percepì ciò che c’era di diverso.
Rimase solo a piangere, addolorata, fino a quando non ebbe più lacrime da versare. E allora, sfinita, e vuota, si alzò, con gli occhi rossi e incavati. Doveva andare avanti. Ma senza di lui niente aveva più senso.
 



Ciò che Rose Tyler non sapeva, era che dentro di lei, quasi all’unisono, battevano tre cuori. 
 
 
 
 
 
 
 
 




Angolo autrice:
Buonasera a tutto il mondo, a tutti gli esseri viventi e non, terrestri o meno!
Ok, sto sclerando!
Niente, che devo dire?
Spero che, a chi abbia letto, questa storiella sia piaciuta, e proprio per questo mi sento in dovere di ringraziare MARS88, che mi ha dato un motivo valido per concluderla! Se non l’avesse fatto, probabilmente l’avrei riscoperta tra un anno o due e l’avrei cancellata.
Quindi… GRAZIE!!!
 

Bacioni,
Aelin.
   
 
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