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Autore: Virgi Chris Salvatore    13/06/2012    4 recensioni
Christelle Hollister è una ragazza coraggiosa e testarda, con un passato da dimenticare e un futuro da scrivere. Si trasferisce a Mystic Falls cercando di ricominciare, tuttavia pezzi del suo passato torneranno a galla. Ma il suo principe dagli occhi di ghiaccio starà al suo fianco pronto ad aiutarla e difenderla.
[Dal capitolo nove:
"“Christelle, piantala di cantare!” mi urlò mamma, dopo l'ottava volta che ripetevo la ninna nanna che mi cantava sempre prima di andare a dormire.
“Io ti regalerò ogni singolo risveglio la mattina...” continuai senza darle ascolto.
“Christelle Jane Hollister, se non la smetti vengo io lì, papà sta guidando e non devi deconcentrarlo!” mi sgridò mamma, per l'ennesima volta.
“Non ti preoccupare cara, è solo una bambina.” disse, girandosi per sorridermi.
Una luce.
Un urlo. “Oddio, Paul!”
Fuoco, rumore, silenzio, lacrime, rabbia, ghiaccio. Un vortice di cose e emozioni che vedevo e provavo in quel momento.
“Papà!” un urlo strozzato di una bimba di quattro anni.
Sangue. Papà respirava piano, sfinito.
Mamma. Non la vedevo. Le lacrime scendevano copiose sul mio viso.
Un dolore alla gamba.
Un uomo. In piedi, davanti a papà. Mi guardava, e sorrideva.
“Papà.”sussurrai, mentre quell'uomo si avvicinava a lui, ormai morente.
“Addio, Paul.” disse l'uomo.
Buio.
Dolore.
Sangue.
Lacrime.
Fuoco.
Ghiaccio.
Rabbia.
Rancore.
Morte.
Mi sveglia di colpo.
Ero sola nel mio letto. Avevo la fronte bagnata di sudore freddo, e le guance bagnate dalle lacrime.
Mi alzai, scesi le scale e andai in cucina, dove presi un bicchiere d'acqua che bevvi tutto d'un sorso.
Mi appoggiai al muro della cucina, ripensando a quel sogno.
Era tutto così reale, così vero. Non era sfocato come i soliti sogni che facevo, sembrava di più... un ricordo.
Provai a rivedere quelle scene, così chiare e limpide, così dure e così follemente vere.
Non era possibile, non poteva essere. Non poteva essere vero, chi era quell'uomo?
Cos'era successo quel giorno di giugno di tredici anni fa?
Che cos'era successo ai miei genitori?
Che cosa voleva quell'uomo dai miei genitori?
Che cosa aveva fatto loro?
Perché io ero viva?
Qual era la verità?"]
[Dal capitolo 12:
“Non ci riesco...” balbettai, con le lacrime agli occhi.
“No Christelle. Tu ce la fai, ce l'hai sempre fatta e ce la farai anche adesso.”
Mi prese il viso tra le mani e incatenò i suoi lapislazzuli ai miei smeraldi. “Ci sono io con te, non sei sola.”
Presi un respiro profondo.
Lui era con me.
Ce l'avrei fatta.
Chiusi gli occhi e lasciai le dita scivolare sui tasti.
Era così semplice, sorrisi.
Mi ricordavo ancora le note della ninna che mi cantava mamma.
Non ricordo per quanto suonai.
Secondi, minuti, ore.
Mi ricordo solo quando smisi di suonare.
Ero felice.
Stavo bene.
Damon mi guardava e sorrideva.
Si avvicinò al mio viso e mi baciò lentamente, con dolcezza e passione.
Era mio, solo mio.
Lo sapevo.
E sapevo anche di appartenergli.
La parte più profonda di me era incatenata a lui.
Il mio cuore gli apparteneva.
Oggi, domani e per sempre.]
Spero vi piaccia, io ci ho messo corpo, anima e sangue.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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You Ever Love Me?

 
 

You are my sunshine,

my only sunshine, 
You make me happy when skies are gray 
You'll never know dear,

how much I love you 
Please don't take my sunshine away.”


 

 

11. My only Sunshine.

Dawson- mi rispose- Christelle Dawson.”

Ci misi un attimo ad elaborare le parole appena pronunciate dal bel vampiro.

Dawson...

Christelle.

Sua madre si chiamava come me?

L'unica donna che il centenario vampiro dal cuore e gli occhi di ghiaccio abbia mai amato, si chiamava come la sottoscritta?

Come dovevo sentirmi?

Lusingata, forse?

Magari per lui ciò non significa e non ha mai significato niente.

Che sciocca, erano soltanto coincidenze!

Come potevo farmi certi film mentali solo per una stupida e insensata coincidenza?

Ah” un sussurro impercettibile, se non per un vampiro, uscì dalle mie labbra.

Non doveva accorgersene. Non volevo fare la figura della bambina che si esalta per un nonnulla.

Il Salvatore mi guardava attentamente, cercando di riconoscere qualche emozione sul mio viso.

Sapere che la madre di una persona così... importante per me si chiamava con il mio stesso nome mi aveva scombussolata non poco, ma ciò che in quel momento provavo non era ricambiato.

Scrollai la testa, accennando un lieve e dolcissimo sorriso.

Bene, adesso sai la mia storia. Tocca a te raccontarmi la tua.”

Il corvino si stiracchiò e mi guardò, attendendo che parlassi.

Dovevo davvero raccontargli tutta la mia storia?

Lui lo aveva fatto, si era fidato di me.

Si, lo avrei fatto.

Gliela avrei raccontata, ovviamente tralasciando i dettagli scoperti dal nonno pochi giorni fa.

Non ero neanche pronta a raccontarli a me stessa, come potevo raccontarli a lui.. il perfetto Damon Salvatore?

Sospirai.

Sono nata a Dreep, un paesino del North Caroline. Vivevo in campagna, in mezzo alla natura.

Adoravo gli animali, passavo interi pomeriggi a giocare assieme a loro. Poco distante da Dreep, c'era un lago.

Il mio lago.

I miei genitori mi portavano spesso lì, ero molto affezionata a quel luogo. Un giorno di Giugno insistetti per andare al lago e mia madre, ovviamente persuasa da mio padre, accettò. E quel giorno, proprio quel giorno dove avevo tanto insistito per andarci, ci fu l'incidente.

Di quel giorno non mi ricordo niente, neanche le ore che precedettero l'incidente. Solo dei flashback in cui vedo i miei genitori morire. Da quel giorno venni affidata a mio nonno, anche se non avevo mai avuto nessun tipo di rapporto con lui. Il giorno dopo l'incidente, dopo aver saputo della morte dei miei genitori e aver scoperto di essere stata adottata, non parlai più per circa un anno. Mio nonno mi portò da molti psicologi, molti dei quali gli dissero che ero un caso perso. Così mi definirono. Stando con mio nonno non sono mai riuscita a relazionarmi con nessuno. Mi trasferivo ogni mese in posto del tutto nuovo per me. E oggi sono qui, a Mystic Falls, in mezzo a licantropi , streghe e vampiri.

Buffo, no?” conclusi, ironica.

Il vampiro mi guardava perso, mi ascoltava quasi ipnotizzato.

Scrollò la testa .

Eri molto legata ai tuoi genitori?” mi chiese.

Beh, a quelli adottivi sicuramente. Li amavo da morire. Soprattutto mio padre, era il mio migliore amico. Fu lui ad insegnarmi a suonare il pianoforte. Mi diceva sempre che ero bravissima, ma probabilmente lo diceva solo per compiacermi. Non ero altro che una bambina. Mi aveva promesso che un giorno mi avrebbe portato alla Scala, in Italia. Promesse che non potrà mai mantenere.” Sospirai, guardandomi le mani con fare impacciato.

Un velo di malinconia si celava sul mio viso.

Non suoni più?” il vampiro mi spiazzo con quella domanda.

No, non suono più dal giorno dell'incidente. Non credo di esserne più capace. Ogni volta che ci provo qualcosa mi blocca.” scrollai la testa nervosa.

E come mai hai il pianoforte in camera tua se non suoni più?” mi chiese perplesso, indicando il pianoforte a coda davanti al letto. “Era di mio padre. Lo tengo sempre nella mia camera. E' assurdo ma.. mi sembra di sentirlo in qualche modo … con me.” Okay, quella conversazione era diventata davvero imbarazzante.

Eppure con lui mi sentivo bene, protetta. Come se potessi dirgli tutto.

Ad un tratto si alzò dal letto, io lo guardai sorpresa e titubante.

Vai già via?” chiesi con aria troppo dispiaciuta.

Cavolo, se n'era accorto.

Si, mi dispiace, Riccioli Rossi.” mi sorrise, dirigendosi verso la finestra.

No, per favore, resta.” lo guardai con occhi imploranti.

Oramai la mia copertura era saltata.

Ma questo non importava. L'unica cosa che importava era che lui rimanesse con me.

Ora.

Il mio vampiro dai magnifici occhi azzurri si avvicinò a me, sorridendo dolce.

Mi prese il volto tra le mani fredde ma che in quel momento sembravano braci ardenti.

Mi dispiace, ma dobbiamo entrambi riposare. Oggi è stata una giornata impegnativa.”

Posò le sue morbide labbra sulle mie, un bacio leggero e dolce a fior di labbra.

Sogni d'oro, Riccioli Rossi.” sentii sussurrare.

Aprii gli occhi ma ormai in quella stanza non c'era più nessuno.

Solo io e il sapore di quel bacio che ancora aleggiava nell'aria.

 

***

 

Quella sera non avevo dormito.

Continuavo a pensare a quel bacio e a quelle parole così spontanee e genuine.

Non c'era tensione come le altre volte.

Era naturale e semplice.

 

Continuavo a guardare il display del mio cellulare ogni secondo, aspettando una sua chiamata o semplicemente un messaggio, ma niente di niente.

Erano ormai quattro ore che, sdraiata sul letto con il cellulare in mano, guardavo il soffitto.

Dovevo fare qualcosa per far passare quel tempo che sembrava irremovibilmente fermo.

Mi alzai dal letto e andai alla mia scrivania.

Fra qualche giorno avrei avuto un test importante di biologia e non avevo ancora iniziato a studiare.

Presi il libro rilegato e iniziai a sfogliarlo, ma niente.

Proprio non riuscivo a concentrarmi! Presi il libro e lo poggia sgarbatamente sul letto.

Ad un tratto il telefono iniziò a squillare.

Mi lanciai sul letto cercando di raggiungere con la mano il cellulare che continuava a vibrare sul comodino.

Guardai lo schermo e, delusa, lessi: Stefan.

Sospirai.

Perché doveva essere tutto così deludente?

Pronto?” risposi, schiacciando il tastino raffigurante la cornetta verde.

Ehi Chris, sono io, Stefan!” la sua voce del vampiro era raggiante e calda. Mi piaceva Stefan, era davvero un ottimo amico. Lui meritava Elena e lei meritava Stefan. Erano entrambi due persone belle e dall'animo buono.

Ciao Stefan! Sono felice di sentirti. Come stai?”

Bene e tu? Come te la passi?”

Ero seduta sul letto e arricciavo nervosamente gli angoli del mio libro di biologia.

Non molto bene... tra poco ho un test di biologia e io non ci capisco niente!” sbuffai demoralizzata.

Sentii dall'altro capo del telefono il vampiro ridacchiare.

Ehi, stai tranquilla! Io ho una A in biologia. Puoi venire da me se vuoi, ti posso dare delle ripetizioni.”

Oh Stefan, sei la mia salvezza!

Davvero? Non ti disturbo?” la mia voce era entusiasta e molto alta.

Si, stai tranquilla. Gli amici servono a questo, no?” lo sentii sorridere dall'altra parte del telefono.

Non so come ringraziarti! Arrivo tra poco, okay?” lui era la dimostrazione che i vampiri erano più umani di quanto si pensa.

Certo, a dopo.” Stefan chiuse la chiamata.

Come avrei fatto senza di lui?

 

Mi vestii, presi le mie cose ed uscii di casa.

Il sole emanava una luce brillante e un tiepido calore.

Era piacevole, anche perché poche volte si vedeva un sole così, nella piovosa cittadina di Mystic Falls.

 

Parcheggiai la macchina davanti alla possente pensione Salvatore.

Ad un tratto una ipotesi si fece largo nei miei pensieri.

Mi fermai a metà del giardino dei Salvatore.

E se Damon fosse stato in casa?

Come mi sarei comportata?

 

Proprio in quell'istante la porta si aprii ed Stefan mi sorrise.

Ehi Chris! Entra ti stavo aspettando.” mi fece cenno con la mano di seguirlo, mentre mi girava le spalle e entrava nell'abitazione.

E così lo seguii.

Senza sapere che cosa mi aspettasse in quella tana che racchiudeva misteri e segreti.

Misteri e segreti che non avrei mai scoperto e mai svelato.

Misteri e segreti che neanche i proprietari sapevano.

Misteri e segreti che neanche Mystic Falls conosceva.

Misteri e segreti che nessuno conosceva e che mai avrebbe conosciuto.

E io, che ci facevo lì?

Cosa c'entravo io con tutto ciò?

Era davvero questo il mio destino?

In bilico tra la vita e la morte.

Solo un leggero e precario filo a dividerci.

Ma se davvero lo era, era davvero il mio destino, come avrei fatto a saperlo?

E se non lo era, come avrei fatto a evitarlo?

Io ero solo una ragazza di diciassette anni.

Una ragazza sola.

Un'intera vita da scrivere.

Eppure qualcosa mi spingeva dentro quella casa, in mezzo a quelle persone che conoscevo poco o niente.

Ero ancora in tempo: un passo indietro e sarei potuta scappare, scappare lontano da quell'anonimata Mystic Falls e da tutti i suoi succubi misteri.

La scelta più facile, quella più ovvia e sicura.

Invece avanzai ed entrai dentro a quello che sarebbe stato il mio baratro.

Mi sedetti sul divano e tamburellai le mani sulle ginocchia, guardandomi intorno.

Allora, sei pronta per studiare un po' di biologia?” mi chiese Stefan, entusiasta.

Quell'entusiasmo che io non avevo.

Non almeno per biologia.

 

Studiammo per alcune ore, erano le cinque passate.

Mi stiracchiai e mi alzai dal divano di pelle.

Per oggi abbiamo fatto abbastanza, non credi?” mi sorrise comprensivo il bel vampiro moro.

Direi di si- sorrisi a mia volta- sarà meglio che vada.” accennai, iniziando ad infilare i libri dentro la borsa.

Si, ma... Chris?” aggiunse impacciato il ragazzo. “Stai bene? Cioè, intendevo.. Ieri, sai, la discussione con Damon..”

Si, tranquillo, abbiamo risolto. E' stato solo un fraintendimento.” lo interruppi, cercando di sviare l'argomento.

Probabilmente sapeva, o per lo meno sospettava quello che c'era tra me e Damon.

Ma cosa c'era tra me e lui?

C'era davvero qualcosa, qualcosa di forte e travolgente, oppure era solo una mia impressione, come i filmini mentali che si fa un'adolescente sul ragazzo che l'ha guardata, sogni di una ragazza che deve ancora crescere.

Uscii dalla pensione Salvatore sovrappensiero.

Non mi ero neanche preoccupata se Damon fosse in casa mentre studiavo con suo fratello.

Avevo la testa da un'altra parte, assolta nei miei pensieri.

 

Tornai a casa e, come al solito, mio nonno non c'era.

Di Damon neanche l'ombra.

Non si era fatto sentire tutto il giorno.

Ero stata davvero stupida.

Andai in cucina, volevo prepararmi una camomilla.

Ero stressata, era proprio quello che mi ci voleva. In più aggiunsi un po' di verbena, tanto per tener lontano qualche demone della notte che brama il mio sangue vergine.

Mentre sorseggiavo il liquido caldo dalla tazza bollente, qualcuno suonò il campanello di casa.

Senza nemmeno badare al fatto di essere in pantofole e di tenere in mano una tazza di camomilla, andai alla porta ad aprire.

Dannazione.

Damon Salvatore era davanti a casa mia e mi guardava, il solito sorriso strafottente stampato sulle labbra.

Indossava uno smoking nero, da qui si intravedeva la camicia bianca.

Era bellissimo.

Buongiorno Riccioli Rossi. Oggi sei un raggio di sole.” mi canzonò il bel corvino, indicando le mie pantofole fucsia.

Damon, se sei venuto qui a prendermi in giro, puoi anche..”

Damon entrò in casa.

Arricciò il naso in segno di disgusto.
“Quella roba fa ogni giorno più schifo!” mi interruppe, guardando la mia camomilla alla verbena.

Comunque, meglio che ti prepari, abbiamo poco tempo, e tu non sei nei migliori degli stati, Raggio di Sole.

Aspetta, un secondo... dove andiamo? Prepararci per cosa?” ero confusa.

Si piombava così senza preavviso?

E' una sorpresa. Vestiti elegante, possibilmente. Ti aspetto qui, corri vai a prepararti.”

Ancora intontita e disorientata dalla situazione, salii in camera e feci come mi era stato detto.

Salii in camera e infilai un vestito che avevo comprato qualche anno prima.

Il corpetto era stretto, impreziosito da piccoli brillanti, mentre dalla vita in giù scendeva morbido, con delle sfumature di azzurro che si abbinavano perfettamente al bianco puro e casto del resto del vestito.

Mi raccolsi i capelli con un diadema di brillanti, e misi un filo di trucco per dare luminosità al viso stanco e segnato dalle ore insonni.

Presi una pochette bianca dove infilai le cose essenziali e calzai delle scarpe alte del medesimo colore.

Ero pronta.

Presi un respiro e scesi le scesi le scale lentamente.

Notai la figura di Damon voltarsi e qualcosa nella sua espressione mutò.

Era forse.. Stupore?

I suoi occhi erano bellissimi, di un blu puro e cristallino, con tante venature di un azzurro molto chiaro, agghiacciante.

Possiamo andare.” dissi, cercando di rompere l'imbarazzo.

Lui non proferì parola, si limitò ad aprirmi la porta.

Salimmo nell'auto di Damon.

Dove siamo diretti?” chiesi, rompendo il silenzio che ormai era calato.

Lo scoprirai.” mi rispose sorridendomi, lasciandomi da sola con le mie mille domande.

 

Erano passate ormai due ore da quando eravamo partiti.

Ci fermammo davanti ad un grande, grandissimo palazzo.

Sembrava quello di una fiaba.

Il palazzo dove la Principessa e il Principe ballano per tutta la notte, scambiandosi note d'amore.

Uao!” esordì entusiasta. “E' bellissimo.”

Lo so. Entriamo, lo spettacolo sta per iniziare.”

Il palazzo era antico, maestoso.

Il cornicione era decorato da precisi intrecci e il soffitto era affrescato da chissà quale importante artista.

Appeso ad esso, in tutta la sua bellezza, un enorme lampadario ottocentesco, la luce filtrava attraverso i pezzi di vetro attaccati ad esso.

Il pavimento era di un marmo pregiato, lucido e bianco.

Damon mi diresse lungo un grande corridoio, ed entrammo in una sala, da qui spiccava un grande palco, coperto da delle grandi tende di velluto rosso.

Uno spettacolo?” guardai perplessa il bel corvino.

No, un'opera. Non è la Scala, ma credo che ti piacerà comunque.

Lo guardai nei suoi grandi occhi blu.

E mi persi.

Così, in un momento che sembrò essere infinito.

Mi sciolsi.

Erano questi i nostri momenti.

Senza parlare, capirsi e basta.

Le luci si spensero e un'orchestra venne accolta da un sonoro applauso che ruppe la nostra trance.

Il direttore iniziò a scuotere la bacchetta, dirigendo l'intera orchestra che iniziava a suonare un'incantevole melodia.

Grazie Damon, davvero.” lo guardai e gli sorrisi dolce.

Per te questo e altro.” sussurrò lui.

La melodia accompagnò le sue parole e la sua soffice voce, rendendole ancora più dolci.

 

http://youtu.be/9qvglWAHDak – Ludovico Enaudi, Divenire.

 

Dopo due ore, uscimmo dal teatro.

Era tardi e tutti gli altri spettatori, ormai, erano usciti dalla sala.

Damon mi prese per il braccio e mi trascinò di nuovo dentro il grande Palazzo Ottocentesco.

La serata non è ancora finita.” disse malizioso, soggiogando il guardiano con lo scopo di poter entrare senza impicci.

Mi riportò su quel palco dove poco prima si erano esibiti i musicisti.

Con grande agilità, sollevò il grande pianoforte a coda e lo posizionò al centro del palco.

Mi guardò soddisfatto.

Su forza, fammi vedere cosa sai fare.”

Cavolo, che cosa si aspettava?

No, Damon, sai bene che non ci riesco.”

Sollevò un sopracciglio.

Oh, andiamo Christelle! Sai benissimo di potercela fare!”

Mi trascinò lungo il palco e mi fece sedere sullo sgabello del pianoforte.

Non ci riesco...” balbettai, con le lacrime agli occhi.

No Christelle. Tu ce la fai, ce l'hai sempre fatta e ce la farai anche adesso.”

Mi prese il viso tra le mani e incatenò i suoi lapislazzuli ai miei smeraldi. “Ci sono io con te, non sei sola.”

Presi un respiro profondo.

Lui era con me.

Ce l'avrei fatta.

Chiusi gli occhi e lasciai le dita scivolare sui tasti.

Era così semplice, sorrisi.

Mi ricordavo ancora le note della ninna che mi cantava mamma.

Non ricordo per quanto suonai.

Secondi, minuti, ore.

Mi ricordo solo quando smisi di suonare.

Ero felice.

Stavo bene.

Damon mi guardava e sorrideva.

Si avvicinò al mio viso e mi baciò lentamente, con dolcezza e passione.

Era mio, solo mio.

Lo sapevo.

E sapevo anche di appartenergli.

La parte più profonda di me era incatenata a lui.

Il mio cuore gli apparteneva.

Oggi, domani e per sempre.

 

*****

 

 

Damon Pov.

Si era aperta a me come non aveva fatto con nessuno da ormai tanto tempo.

Era coraggiosa, lo era sempre stata.

Quando suonava mi perdevo.

Uscivo dal mondo e ne entravo in un altro, completamente diverso.

Io ero vivo.

Avevo un cuore che batteva ed ero in grado di amare.

E lei mi apparteneva.

Mi vedeva e sorrideva.

Era mia, la mia Chris.

Dolce e corraggiosa.

Testarda e romantica.

Semplicemente lei, in tutta la sua naturale bellezza.

Lei infatti era bellissima.

Sia dentro che fuori.

Bella come poche.

 

Pensavo, mentre guidavo verso casa.

In quel tragitto non parlammo.

Solo sguardi dolci e complici.

Parcheggiai davanti casa Hollister.

Qualcosa non andava.

La porta era spalancata e c'era un forte odore di sangue.

Non mi avrebbe dato fastidio, ormai sapevo controllarmi molto bene.

Mi misi davanti a Christelle, dicendole di aspettare in macchina.

Non era sicuro per lei.

Non avrei sopportato che qualcuno le facesse del male.

Non a lei.

Avanzai lungo il vicolo e solcai la porta d'ingresso.

C'era sangue dappertutto.

Entrai e lo vidi.

Cazzo.

Il nonno di Christelle era ai piedi sul divano, il collo dilaniato.

Non sentivo nessun battito.

Sentii un corpo cadere.

Christelle, sulla soglia della porta, era inginocchiata e immobile.

Il suo viso era cupo, nessun emozione era presente.

Ma poi mutò.

Delle lacrime silenziose varcarono il suo viso.

Ai piedi del cadavere solo un biglietto.

 

* Sono venuto a prenderti.

Klaus.

 

Era tornato.

E voleva lei.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*Buon salve.

Le cose diventano più movimentateeeee, yep :D

Che cos'accadrà?

Bene, recensite e io pubblico. <3

Ho gli esami e non potrò essere molto presente questa settimana D:

Grazie ai lettori silenziosi e a quelli che recensiscono.

Siete magnifici.

Un bacio,

Virgi. :)

Ps. Scusate per gli errori di battitutra, non ho avuto tempo di rilleggere il capitolo! :)

 

  
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