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Autore: dreamsexplorer    14/06/2012    4 recensioni
Questa è la prima fanfiction che scrivo, completamente incentrata sulla storia di Bulma e Vegeta.
Ho lasciato che la mia immaginazione vagasse liberamente su come siano potute andare le cose fra i due durante la permanenza di Vegeta alla Capsule Corporation e senza rendermene conto, mi sono ritrovata a scrivere questa storia...
Quali sono state le "strade nascoste" che hanno portato questi personaggi così diversi tra loro ad unirsi perfettamente come fossero pezzi di un puzzle? Io l'ho immaginata così.
Proprio perchè è la prima storia di questo genere che scrivo, ci tengo ad avere vostri commenti, giudizi e consigli. Spero vi piaccia.
"[..] e fu in quel momento che, con un bagliore improvviso, due occhi neri come la notte si accesero proprio di fronte a Bulma."
-dreamsexplorer.
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Anche se vi confesso che non ho ancora le idee ben chiare su certe cose, credo che a questo punto iniziamo ad entrare nel vivo della storia. Non vi anticipo niente, ma vi auguro una buona lettura e ringrazio tutte le persone che stanno leggendo questa storia capitolo dopo capitolo. Un grazie particolare va a quelle che sento di poter definire quasi come “lettrici abituali”, spero davvero di poter riuscire a condurre in porto la barca che mi state aiutando ad attrezzare per un lungo viaggio per mari del tutto inesplorati per me.
Un bacio
.


“Hidden Roads”, capitolo 5 : “Inaspettato”

Così, in un clima stranamente tranquillo, trascorse un’altra settimana alla Capsule Corporation.
Bulma aveva finito in poco tempo il suo libro, eppure non era ancora riuscita ad indossare almeno una volta ognuno dei nuovi vestiti che aveva comprati quel giorno iniziato così male.
Era pomeriggio e lei era nel suo laboratorio, intenta a lavorare su qualcosa. Quel giorno una massa compatta di pensieri invadevano la sua mente, rendendola un po’ assente.
Da un po’ di tempo a questa parte, rifletteva soprattutto su Goku, chiedendosi dove fosse. Certo, lo sparire così per un po’ di tempo si addiceva perfettamente all’amico, ma Bulma non poteva fare a meno di domandarsi dove fosse andato.
Dal momento in cui i sayan erano arrivati sulla terra, la ragazza si era posta mille interrogativi su quelle che ora sembravano essere le reali origini di Goku, e si era finalmente potuta spiegare un sacco di cose che in passato non era riuscita a capire.
Ora, proprio come era successo un tempo con lui, iniziarono a farsi strada nella testa di Bulma una quantità impensabile di domande sul passato di Vegeta, e non riusciva a darsi nemmeno una sola risposta.
Fu così che, vittima della sua stessa curiosità, la scienziata si azzardò a chiedere al Principe in quali altri posti fosse stato prima del suo arrivo sulla terra. Era una cosa stupida, ma la domanda le si era affacciata ingenuamente fra i pensieri ed era uscita fuori a razzo.
Era sera e pioveva, Bulma si era attardata sul lavoro e Vegeta aveva come sempre concluso tardi i suoi allenamenti, per cui si erano trovati a cenare nello stesso momento, da soli.
La domanda di quella curiosona dai capelli azzurri, fu lasciata cadere così, quasi per caso, fra un boccone e l’altro, nel silenzio che aveva regnato supremo fra lei e il sayan fino a quel momento.
Dopo aver ascoltato quella cosa così inaspettata, il Principe, preso un po’ alla sprovvista, stette zitto per qualche secondo, fissandola con un’espressione enigmatica sul volto, a metà fra lo stupito e l’irritato. Non si aspettava che quell’ingenua ed impicciona di una donna si sarebbe spinta a tanto.
Certo, non era in grado di tenere la lingua fra i denti per più di cinque secondi, questo il sayan lo aveva imparato e, sebbene fosse una cosa che non sopportava affatto, le occasioni di contatto fra loro due erano state talmente poche, soprattutto in quegli ultimi giorni, che Vegeta non era stato particolarmente infastidito dalla terrestre.
Però, quella domanda così inaspettata, che per qualunque altra persona sarebbe risultata innocua, gli provocò un turbine di sensazioni.
“Insomma, come osa questa donna di così basso livello, azzardarsi a farmi queste domande così fuori inutili e fuori luogo? Cosa le importa?! Non è proprio in grado di capire che io sono il Principe dei sayan e che lei è solo una creatura inferiore creata apposta per servirmi?! Mai nessuno si è spinto a tanto e di certo non può farlo lei!” pensò Vegeta.
Continuò a fissarla, e il suo sguardo si fece a poco a poco sempre più duro e irreprensibile.
Bulma, dall’altra parte, non distoglieva gli occhi da quelli neri che le erano di fronte e che la guardavano così male. Capì subito di aver fatto un passo falso, ma, in un certo senso, non le importò, perché sapeva che, se non fosse stata quella sera, la domanda sarebbe arrivata spontanea sulle sue labbra e, anche se in un altro momento, gliel’avrebbe fatta comunque.
Prima o poi avrebbe lanciato quel sassolino nello stagno e di conseguenza si sarebbe dovuta aspettare l’eco di piccole ondine concentriche di sottile acqua increspata che vi si sarebbero formate attorno. Il sasso lo aveva lanciato e le ondine si erano trasformate forse in cavalloni che stavano per travolgerla.
Tenne i denti stretti e aspettò che l’ira che leggeva negli occhi di Vegeta la assalisse.
Ma non successe niente.
Il sayan finì in fretta di consumare il suo pasto e poi si alzò così di scatto che la sedia su cui era seduto cadde a terra. Poi si avviò verso la sua stanza velocemente e senza far rumore, lasciando Bulma da sola, con gli occhi ancora fissati dove fino a poco prima era seduto lui.
La ragazza interruppe la cena e accavallò le gambe, iniziando a riflettere.
Sapeva bene che la domanda che aveva rivolto al sayan gli avrebbe suscitato rabbia e fastidio e che, soprattutto, lo avrebbe colto alla sprovvista.
D’altronde, si rendeva conto che probabilmente mai nessuno gli aveva chiesto una cosa del genere, talmente innocua da risultare assurda alle sue orecchie di crudele e violento guerriero, cresciuto fra sangue e battaglie e che probabilmente non aveva mai avuto un dialogo con qualcuno. Poteva benissimo riuscire a capire che la sua domanda lo avesse spiazzato e che quel senso di “inaspettato”, lo avesse fatto arrabbiare ancora di più della domanda in sé.
Nonostante Bulma avesse già mentalmente anticipato tutte le possibili mosse con cui Vegeta avrebbe potuto reagire alla sua domanda inaspettata, non aveva messo in conto che potesse comportarsi così.
Si era aspettata che le avrebbe urlato in faccia come osasse fargli una domanda del genere e cosa importasse a lei di sapere dove lui, il Principe dei sayan, era stato prima di giungere sulla terra. Si era aspettata che dopo un’infinita tirata sull’inferiorità della razza umana avrebbe minacciato di uccidere lei e tutti quanti gli altri. Si era spettata che ribadisse per l’ennesima volta che a suo piacimento avrebbe potuto distruggere la terra in qualunque momento. Ma niente. Niente di tutto ciò che Bulma si era aspettata era avvenuto.
Vegeta l’aveva guardata in un modo terribile che, anche se non lo aveva dimostrato, le aveva fatto gelare il sangue nelle vene, poi si era alzato e se n’era andato, lasciandola senza una parola.
La scienziata rimase delusa: prima cosa, si era comportato in un modo che davvero non si sarebbe mai aspettata e poi, non aveva risposto alla sua domanda!
Si alzò da tavola ed uscì in fretta dalla cucina, salì le scale ed intercettò Vegeta, che, stranamente, ancora non era nella sua stanza. Si fermò. “Non mi hai dato una risposta.”, disse.
Ora, oltre a tutte le altre cose che sapeva già in precedenza, era consapevole anche del fatto che se Vegeta l’avesse disintegrata o l’avesse mangiata a morsi, se l’era proprio cercata.
Il sayan si girò e ripercorse in poche falcate la distanza che lo separava dalla ragazza, trovandosela letteralmente in faccia. “Ma cosa vuole?!” Non riusciva a capirlo, non riusciva a spiegarsi il motivo di quella domanda fattagli così all’improvviso e ancora di meno capiva la tenacia con cui quella donna priva di istinto di sopravvivenza continuava ad assediarlo pretendendo una risposta.
“Dove sono stato prima di giungere sulla terra?”, interloquì con tono gelido e fissando Bulma con uno sguardo anche peggiore di quello che le aveva rivolto poco prima. “Su tanti altri pianeti distanti, che voi, stupidi terrestri, non potreste mai raggiungere con i vostri arretrati mezzi.”, le sputava in faccia ogni parola con disgusto. “Pianeti che ho distrutto in poco più di una giornata, con un solo dito perfino.”
Ora Bulma riconosceva il sadico Principe dei sayan che le si stagliava davanti, più minaccioso e crudele che mai.
L’aria era elettrica, lo si poteva quasi sentire.
Il tono di voce di Vegeta era terrificante, duro e allo stesso tempo suadente.
“Mondi che ho disintegrato cancellandoli dalla memoria di qualunque essere vivente e di cui ho sterminato le intere popolazioni, fra fuoco e sangue, urla e pianti a cui neppure davo ascolto. Schiacciavo come insetti i corpi gracili da cui provenivano, provando un piacere che presto proverò ancora distruggendo la Terra, e schiacciando te per prima.” Dalle sue parole sembrava trasparire molto chiaramente quanto fosse facile e, in un certo qual senso, anche naturale per uno come lui fare tutto ciò che stava descrivendo.
Lo sguardo cattivo e nero di Vegeta emanava una preoccupante magneticità, che tirò a sé quello d Bulma, che vi affondò come una zattera in alto mare.
Il buio che era intorno a loro, sembrava illuminarsi della luce più candida e accecante in confronto a quello che scaturivano gli occhi che stava fissando.
La sua normale sicurezza era del tutto sparita, era immobile, raggelata, non riusciva a muoversi, o forse non voleva, come in un sogno.
Alla ragazza sembrava di stare guardando in un pozzo scuro e di esserci improvvisamente caduta dentro. Continuava a cadere, cadere, cadere…il fondo non arrivava mai. A quel punto si rese conto, come mai prima di allora, di essere del tutto vulnerabile e fragile davanti alla persona che aveva davanti, che davvero avrebbe potuto schiacciarla come un moscerino, eppure…
All’improvviso il sayan, si voltò e questa volta sparì in fretta dietro la porta della sua camera, e, più che una fuga, sembrava piuttosto il passo deciso e spedito di un combattente che ha appena vinto una battaglia sudata, la cui vittoria è stata conquistata col sangue e coi denti.
  
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