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Autore: nowtellmeastory    16/06/2012    5 recensioni
“Perché una canzone vale più di mille parole. Perché una canzone, resta per sempre.”
Possono due fratelli innamorarsi della stessa ragazza?
Lei, scontrosa ma fragile. Loro, due rockstar sconosciute nella sua vita. E' tutto un caso, una strana coincidenza. Un intreccio, un amore particolare, un dolcissimo odio. Segreti che fanno male.
..perchè non tutti hanno la capacità di salvarsi la vita, ma lei ci riuscì. Ci riuscì grazie a loro.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccoci giunti all'epilogo. Finita, questa storia è ufficialmente finita.
Che dire.. grazie a TUTTI, chi ha letto, chi ha letto e recensito, chi ha aggiunto alle seguite\preferite e a chi mi ha sostenuto dall'inizio alla fine.
Un grazie speciale alla mia ROS, perchè senza di lei, questa storia non avrebbe nemmeno avuto seguito, arrivata ad un certo punto.
Vi ringrazio dal più profondo del cuore. Aspetto le vostre ultime recensioni <3
Bacioni enormi.
SweetEchelon.




Capitolo 41 \ Epilogo.



-
“Stanotte piove. Una delle cose che non mi piacciono, proprio no. Sarei andata in Italia solo per godere delle belle giornate calde del sud quando sarebbe stato periodo di vacanza, per poi tornare al nord e studiare in qualche prestigiosa Università. 
Vorrei uscire di qui, prendere Jared e Nastja, fare i bagagli e prendere il primo aereo per l’Italia senza nemmeno pensarci su. Una vita lì, una famiglia lì, uno dei miei tanti sogni, ormai irrealizzabili.
Ma dopo tutto.. non importa. Sono stata talmente fortunata a trovare lui, ad avere lei, e lavorare con persone così umane e fantastiche come Shannon, Emma, Tomo.. e tutti gli altri. 
Quanto vorrei che sorridessero.. io li vedo, quando vengono qui da me, con quei visi tristi e le lacrime pronte ad uscire. Sbagliano, dannazione! Devono sorridere, perché non capiscono che mi farebbero star meglio se sorridessero anche loro? L’unica che vedo sorridere serenamente è sempre Nastja, quella bambina sa darmi gioia anche solo con uno sguardo, qui, in questa fottuta stanza d’ospedale.
Diventerà la donna di casa, aiuterà Jared con il lavoro, e sarà gelosa di qualsiasi donna poserà il suo sguardo su di lui, oddio, già immagino! Magari fosse tutto così facile.. ma loro ce la faranno. Devono farlo per me.
Jared mi ha detto giorni fa che sono solo due le date di cui è sicuro, sicuro perché me le ha promesse: Roma e Milano, ovviamente in Italia. Anche se fra anni, mi ha detto che porterà la bambina con sé e farà scoprire lei tutte le meraviglie di quel paese così dolce e tradizionalista. Vuole farle in estate, quando la gente è in vacanza e riesce ad andare ai concerti senza troppe difficoltà per gli impegni. Mi sarebbe piaciuto dire: “Verrò anche io con voi e visiterò il Paese più bello del mondo!” Ma mi sono limitata a sorridere ed essere teneramente felice per loro. I loro occhi saranno i miei, e vedrò tutto, anche quando non sarò più qui.
Saranno felici insieme, e magari Jared si rifarà una vita, con una donna più forte, magari incontrandola in un modo più tranquillo di quello con cui ha incontrato me! ..Sto sorridendo a scrivere queste righe e non so nemmeno perché, ma va bene così.
Però ora.. mi sento stanca, penso riposerò un po’. Stanotte non ho chiuso occhio e domani mi aspettano altri esami e robaccia varia. Anche se ormai si intravedono le luci dell’alba..
P.s. Wow, questa lettera potrebbe chiamarsi ‘La nascita del Sole, la morte del Sogno’ perché infondo il mio sogno morirà con me. Che poi, sempre meglio che muoia con me invece che per mano di gente che di sogni non ne ha mai sentito parlare.” 
Jared, dopo aver letto con la sua bambina questa lettera, la sua preferita fra quelle che aveva scritto Audrey, guardò negli occhi Nastja, che era seduta con lui sul palco montato all’Ippodromo delle Capannelle, a Roma, per il concerto che i Thirty seconds to Mars avrebbero dovuto svolgere quella sera. Era mattina, e il sole brillava più caldo che mai, giustamente, visto che era il 18 Giugno 2011.
Entrambi, seduti vicini, facevano penzolare le gambe giù dal palco, mentre guardavano il grande spazio di fronte a loro, e i tecnici dietro controllavano che tutti gli strumenti e tutte le apparecchiature funzionassero senza problemi.
“Papà, tu hai mai pensato ad un’altra donna da quando la mamma se n’è andata?” Chiese Nastja, che a soli otto anni, aveva ormai capito che non esisteva nessun mostro, che la mamma se n’era andata per una bruttissima malattia. Gli rivolse lo sguardo e attese una sua risposta.
Jared prese un profondo e sereno sospiro, ricambiando il suo sguardo, per poi dire: “A parte te? –Rise- No, mai. La tua mamma è stata l’unica che ha saputo fare breccia nel gelido cuore di Jared Leto, e tutt’ora, lei è lì insieme a te. Entrambe nel mio cuore.” Le prese una manina e se l’adagiò sul lato sinistro del petto, sorridendo.
“Alla mamma piaceva l’Italia allora.. –sorrise Nastja riprendendo a far penzolare le gambe- e aveva ragione, anche se a me piace più qui che a Mal.. Mil..”
“Milano!” Rise Jared guardandola.
“Si, quella.” Annuì la bambina con sguardo attento.
“Roma piace molto anche a me. Dovremmo tornarci più spesso, che ne dici?”
“Si, bellissimo papà! Perché non ci veniamo tutte le estati?? Come voleva fare la mamma!!”
“E’ una buona idea, ci penserò su, promesso.” Sorrise e le porse il mignolo che strinse col suo in segno di promessa.
“Fra quanto arrivano gli Echelon?” Chiese Nastja mettendosi in piedi sul palco e portando una mano alla fronte, come se volesse riuscire a vedere più lontano, oltre i cancelli.
“Arriveranno stasera, e saranno tantissimi, vedrai. Vedrai le loro lacrime di gioia, sentirai le loro voci, e tutto sembrerà familiare. Anche la Luna!”
“La Luna.. somiglierà a Marte!”
“Si.. in un certo senso!” Scoppiò a ridere Jared mentre si metteva anche lui in piedi.
“Papà, io vado da zia Emma, mi ha detto che avrei dovuto aiutarla con delle cose importanti!”
“Ah davvero? –Jared mise le mani sui fianchi- Chissà, un giorno magari potrei assumere anche te come assistente!”
“Dici davvero papà??” Alla bambina brillavano gli occhi.
“Certo! Ora però vai.. Emma sicuramente starà aspettando il tuo aiuto. Io resto qui e faccio qualche prova con zio Tomo e zio Shannon. Ci vediamo fra un po’.. non perderti eh!” La bambina annuì e filò via saltellando, mentre il padre la salutava con un gesto della mano ed un sorriso.

-Jared
E’ bella. Roma è immensamente bella. Sembrava che quel palco aspettasse me.. me e la mia bambina. Era così caldo quel posto.. così familiare. Audrey aveva ragione, lì era tutto più bello, più caldo, più familiare, più tutto. C’eravamo io e la mia bambina, c’erano Tomo, Shannon, Emma, tutti coloro a cui voglio bene, e c’era anche Audrey, lei era nel vento.
“Jared, iniziamo a provare?” Shannon arrivò dietro di me e mi parlò dolcemente dandomi una fraterna pacca sulla spalla.
“Si, proviamo. Tomo?” Chiesi guardandomi in giro.
“Arriva, è andato a prendere la chitarra. Come stai? Visto che bella questa città?”
“Si, è veramente bellissima..” calai gli occhiali da sole sugli occhi e misi ancora le mani sui fianchi, guardandomi intorno. In quel momento eravamo all’Ippodromo quindi eravamo circondati da polvere e terreno, ma sapevamo tutti che usciti di lì ci aspettava una città splendida.
“Ehy! Ci sono, possiamo iniziare!” Tomo arrivò saltellando con in mano la sua fedele chitarra, e si posizionò al suo posto, mentre Shannon ci sorrideva e andava verso la batteria, messa alla mia sinistra, contrapposta a Tomo che era sulla destra.
Io poggiai le mani sul microfono fissato all’asta e iniziai a battere il tempo con i piedi, piano e in silenzio.
“Con cosa iniziamo?” chiese Shannon sciogliendo il collo.
“Proviamo il gran finale!” Esordii io girandomi verso di lui.
Così i miei musicisti iniziarono a suonare l’intro di Kings and Queens, una delle canzoni che scrissi per l’album, e iniziai a cantare, soffermando la concentrazione su un pezzo in particolare:
“Into your eyes
hopeless and taken..
we stole our new lives
through blood and pain.
In defense of our dreams,
in defense of our dreams.
We were the Kings and Queens of promise!
We were the victims of ourselves,
maybe the Children of a lesser God
between Heaven and Hell!
Heaven and Hell!”
In effetti, la nostra vita, la nostra relazione, era stata tutta un’esperienza vissuta tra Inferno e Paradiso, ma entrambi eravamo convinti che fino a che saremmo rimasti una al fianco dell’altro, sarebbe stato facile sopravvivere, in entrambi i casi.
  
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