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Autore: BlueCinnamon15    21/06/2012    7 recensioni
E’ tempo di vacanza per gli Hummel-Hudson, ed indovinate un po’ dove il povero Kurt sarà costretto a passare le vacanze?
Esatto! In un agriturismo nel Tennessee, perché poi nel Tennessee ancora se lo chiede, dove ci saranno anche le stalle!
Già, ma non ricordiamoglielo perché sennò inizierà ad urlare che i suoi vestiti non sono fatti per un posto del genere.
Comunque, dicevamo, non è detto che delle vacanze diverse siano per forza destinate ad andare male, no?
E se per caso trovasse un bel contadino sexy che iniziasse a tormentarlo ed ad introdurlo nel misterioso mondo della natura?
Farmer!Blaine
***
Burt parcheggiò velocemente la macchina e subito scese.
“Ah, aria di vita!” esclamò aprendo le braccia al cielo e respirando rumorosamente.
Wow, pensò Kurt, l’aria di vita sa di merda di mucca, fantastico.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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capitolo primo

Old McDonald had a farm

Capitolo primo

“Ma non ci penso nemmeno!”

“Kurt-“

“Neanche per sogno, nossignore!”

Kurt-“

“Puoi scommetterci la mia collezione di sciarpe Prada che io lì non ci vengo!”

“Kurt insomma ma-“

“No”

“Ma-“

“Ho detto no!”

Dio ma qual’ è il problema?” Sbottò Burt esasperato dal comportamento di suo figlio.

Ancora non riusciva a capirlo fino in fondo, Kurt. Delle volte sapeva essere la persona più matura del mondo, sempre pronta a prendersi cura degli altri ed ad aiutare chi ne avesse bisogno, delle altre il solo pensiero di sporcare i suoi preziosi vestiti o di provare qualcosa di nuovo lo faceva chiudere a riccio.

“Qual’ è il problema? Papà santo cielo, e me lo chiedi?” Kurt alzò gli occhi al cielo “Andremo in una fattoria! In una stupida fattoria! In vacanza!”

“Innanzitutto, Kurt, non è una fattoria ma è un agriturismo-“

“C’è fango comunque”

“Kurt è estate! Se non piove non c’è fango!”

“Ci saranno le mucche”

“Kurt quante volte ti ho detto che è un agriturismo?” Burt sbuffò, già stanco di quella conversazione, appoggiò entrambe le mani al tavolo e cercò di rivolgere al figlio l’occhiata più severa che avesse “Te lo dico per l’ultima volta. Un agriturismo è una specie di Hotel in mezzo alla natura. Le stalle saranno lontane, Kurt-“

“AH! L’ho detto che ci sarebbero state le stalle!”

“Ma se non ti ci avvicini non le vedrai neanche, Kurt! Suvvia, lasciaci fare una vacanza insieme, di famiglia, non credi che mi meriti un po’ di riposo?” Burt lo guardò con occhi imploranti “Al mio povero cuore non può che fare bene.”

“Questo è sleale, papà” commento Kurt frustrato “Non puoi usare il tuo cuore come mezzo di convincimento, è ingiusto!”

“Ma il dottore ha detto che la natura mi farebbe bene. Lo sai che al tuo papà serve un po’ di tranquillità, o vuoi che succeda di nuovo-“

“Va bene, va bene, va bene! Ma non finisce qui, papà!” Sbottò Kurt esasperato. “Ma, non ci saranno i maiali nelle stalle, vero? Dio, sono così sporchi!”

“Ehm” iniziò Burt cercando immediatamente di cambiare discorso. Fortunatamente fu salvato da Finn che entrò in cucina di corsa.

“Maiali?” urlò quasi “Io amo i maiali! Possiamo prenderne uno? Da piccolo ho sempre desiderato un maialino! Dovrei però trovargli un nome. Cavolo! Come si chiama un maiale? Uhm-“

E così come era entrato se ne uscì dalla stanza, tormentandosi con in suoi profondi dubbi amletici.

Kurt si passò una mano tra i suoi capelli perfettamente acconciati.

Sarebbero stati due lunghi mesi.

 

Alla fine Burt e Carole avevano optato per un agriturismo disperso nel bel mezzo dell’ Tennessee.

Perché poi nel Tennessee, Kurt continuava a chiederselo; della serie: aggiungiamo sfigataggine alla sfigataggine.

Nel Tennessee? Insomma dai! Probabilmente lì non sapevano neanche che Vogue esistesse ed ancora pensavano che i giacconi di pelle di foca andassero di moda.

Non si soffermò a pensare che forse i giacconi di foca erano qualcosa che aveva a che fare più con l’Alaska che con il Tennessee: era troppo arrabbiato e gli serviva qualcosa contro cui inveire. Poco importava che inveisse nel modo sbagliato.

Poggiò la testa sul finestrino e cercò di isolare dalla sua testa il russare persistente di Finn, stravaccato sul sedile vicino al suo, e la pessima musica commerciale che Burt e Carole stavano ascoltando sul davanti.

Chi me l’ha fatto fare?

Probabilmente le mucche avranno più senso estetico di tutti i cittadini messi assieme: almeno loro non si vestono!

Poi si ricordò che forse suo padre non aveva tutti i torti, e che un po’ di relax gli avrebbe fatto davvero bene, quindi chiuse gli occhi e pensò che almeno avrebbe avuto molto tempo da dedicare a sé stesso per prepararsi psicologicamente alla NYADA.

Ancora non ci credeva che entro due mesi avrebbe finalmente camminato per i corridoi della New York Academy of the Dramatic Arts. Era così emozionato!

Quando aveva ricevuto la lettera che gli confermava l’ammissione era corso a casa di Rachel ed entrambi si erano messi a piangere come due bambini.

Ovviamente anche lei era stata accettata. E Kurt doveva ammettere che quello rendeva il futuro ancora più emozionante.

Col passare del tempo l’amicizia tra la ragazza e Kurt si era rafforzata sempre di più, ed ora non riusciva neanche più ad immaginarsi di andare a New York senza l’amica con la quale aveva condiviso il suo sogno più grande.

Perso nei suoi pensieri neanche si accorse che la macchina aveva rallentato ed aveva imboccato un sentierino di montagna, circondato da enormi alberi.

Aprì gli occhi solo quando la voce allegra di suo padre gi annunciò che erano giunti a destinazione.

“Forza su, ragazzi! Non è bellissimo? Siamo arrivati!”

Kurt si stropicciò gli occhi e quasi sobbalzò quando il suo fratellastro si svegliò di soprassalto urlando “Maiali!”

Era indeciso se ridere dell’ ingenuità di quel ragazzo o se sbattere la testa contro il finestrino fino a scordarsi pure il suo nome.

Sebbene la seconda offerta sembrasse decisamente più interessante optò per la prima, e ne fu felice quando vide l’espressione piena di gioia del padre nel vedere che il figlio non era così triste come aveva minacciato di essere se fossero andati in vacanza in un posto del genere.

“Ed eccoci qui!” esclamò poi soddisfatto Burt, indicando l’edificio che si stagliava davanti a loro, immerso nella natura.

Nonostante Kurt si fosse posto come principio quello di odiarlo, non potè fare a meno di ammirarne la semplicità e la bellezza delle forme.

Era una cascina con i muri fatti di pietre grigie, interrotte da delle piccole finestrelle decorate con delle deliziose tendine a quadretti rossi e bianchi.

Un clichè vivente, pensò Kurt divertito.

Le tegole rosse del tetto erano coperte da uno strato di edera che rendeva l’atmosfera in qualche modo più famigliare ed il tutto era circondato da enormi giardini pieni di panchine sparse qua e là.

Poi Kurt le vide.

E l’idillio si spense.

Le stalle.

Rabbrividì solo al pensiero. Dio, in quel posto c’erano di sicuro tutte le specie di animali più sporche e puzzolenti di tutto il mondo.

E la gente ci lavorava pure! Che schifo.

Distolse i suoi pensieri da quelle e decise di concentrarsi solo sulle cose belle.

Burt parcheggiò velocemente la macchina e subito scese.

“Ah, aria di vita!” esclamò aprendo le braccia al cielo e respirando rumorosamente.

Wow, pensò Kurt, l’aria di vita sa di merda di mucca, fantastico.

Storse le narici all’odore e si affrettò a seguire la famiglia all’ interno della cascina.

La reception era situata in una saletta piccola ed il bancone era fatto di legno intagliato a mano.

“Buon giorno!” la voce energica di una donna sulla cinquantina li salutò non appena varcarono la soglia “voi siete gli Hummel-Hudson, vero?”

Burt rispose affermativamente e si avvicinò al bancone per sbrigare le faccende burocratiche.

Nel frattempo Kurt guardava con le sopracciglia alzate la salopette di jeans che la donna aveva indosso.

Come non detto.

“Bene!” trillò la donna dopo poco “le vostre stanze sono nell’ edificio est, chiamo mia nipote che vi accompagnerà lì. Queste sono le chiavi, la cena è alle otto, e questo è quanto ragazzi, se volete fare un giro potete anche vedere le stall-“

“NO” esclamò Kurt senza rendersene conto. Arrossì di colpo subito dopo ed iniziò a balbettare qualche scusa per rimediare alla figuraccia.

“Nel senso- sì- ehm- la stanchezza- magari domani- e-“

Fortunatamente fu salvato dall’ arrivo di una ragazzina della sua età circa, con lunghi capelli neri ed un sorriso smagliante.

“Buongiorno, io sono Kathleen, ma potete chiamarmi Kathy! Sono qui per farvi da guida nel nostro fantastico agriturismo, prendete le vostre valigie e seguitemi!”

La ragazza saltellò fino a loro e, prima di lasciarli uscire, strinse la mano a tutti.

Kurt le sorrise quando si presentò, almeno sembrava simpatica.

“Il piacere è tutto mio Kurt, sento che diventeremo molto amici, e se vuoi potrei anche portarti a visitare le stalle, sono il posto più affascinante qui!”

Maledizione.

 

Le loro stanze alla fine si erano rivelate essere una piccola casetta con tanto di cucina.

Ovviamente non l’avrebbero usata, ma visto che erano in tanti Grace, così si chiamava la signora che stava alla reception, aveva pensato che sarebbero stati più comodi lì.

Kurt ringraziò mentalmente quella donna: almeno così aveva una stanza divisa da quella di Finn e sarebbe riuscito a dormire decentemente senza essere disturbato da quel trattore di suo fratello.

Disfò lentamente la sua valigia constatando felicemente che nessuno dei suoi amati capi si era stropicciato e li ripose con cura nell’ armadio.

Kathy aveva detto che sarebbe passata di lì in mezz’ora, così gli avrebbe mostrato il posto.

Sembrava averlo preso in simpatia, e Kurt ne era immensamente felice. Capitava raramente che qualcuno provasse simpatia per lui istantaneamente. In genere erano tutti troppo spaventati dalla sua voce, dal suo modo di vestire o dal semplice fatto che fosse gay.

Beh, effettivamente quello Kathy non lo sapeva, ma a Kurt non sembrava davvero una ragazza a cui potesse seriamente importare.

Optò per una doccia veloce e poi si piazzò davanti all’ armadio per scegliere l’outfit che avrebbe indossato.

Aveva optato per un paio di stretti pantaloni neri ed una camicia a quadri arrotolata fino ai gomiti.

Sì, poteva andare, faceva molto contadino sexy pensò soddisfatto.

In quel momento Kathy bussò alla porta e Kurt corse ad aprire, dicendo velocemente al resto della famiglia che avrebbe fatto un giro per il posto.

“Ehi!” Kurt salutò allegramente la ragazza.

“Ehi a te, bel contadino sexy!” ghignò di rimando.

“Kathy!” la ammonì un Kurt imbarazzato e lusingato allo stesso tempo.

“Che c’è Kurt? non posso dire quello che è ovvio? So riconoscere un bel ragazzo quando lo vedo.” Gli sorrise furba lei, incamminandosi poi verso  i campi.

“Beh- ehm-“ Kurt non sapeva come comportarsi, doveva forse dirglielo subito che era gay? “Grazie del complimento ma- ehm- sì ecco- io- eh- sono gay, sì.”

Ecco, l’aveva detto, ora non gli restava che aspettare la reazione della ragazza.

Fa che sia buona fa che sia buona fa che sia buona.

E fortunatamente lo fu perché la ragazza scoppiò in una risata cristallina e quando lo guardò aveva le lacrime agli occhi.

“Kurt, ma era così ovvio!” disse soffocandosi dalle risate “Non ci stavo provando, era solo un complimento!”

“Quindi non è che adesso ti allontanerai ed inizierai ad insultarmi perché sono diverso?” sputò fuori Kurt senza neanche pesare.

“Ma come potresti farmi schifo Kurt? Ma in che posto farebbero una cosa del genere?” chiese la ragazza come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

Kurt borbottò con tono sconsolato qualcosa come “in Ohio”, e poi si affrettò a seguire la ragazza che nel frattempo aveva continuato a camminare.

“Non vedo l’ora di presentarti il mio fratellino! Sono sicura che andrete estremamente d’accordo!” gli disse poi con un sorrisino che Kurt non riuscì bene a decifrare.

“Hai un fratello più piccolo?” chiese curioso.

“No, in verità ha la tua età. In effetti non dirgli che l’ho chiamato ancora fratellino oppure è la volta buona che mi uccide.”

Kurt sorrise, e poi la conversazione si spostò su altri argomenti, ed il  pomeriggio passò tranquillo tra risate e racconti di esperienze passate.

 

Quando Kurt tornò nella casetta erano ormai le sette passate, e la cena sarebbe stata servita in poco tempo.

Burt e Carole dovevano essere fuori da qualche parte a prendere una boccata di quella che suo padre definiva “aria di vita” e Finn era disteso in camera sua a guardare Winnie The Pooh  alla televisione.

Optò per un’ altra doccia veloce, ma non appena il getto dell’ acqua lo colpì si mi se ad urlare.

Santo cielo ma era gelida!

Smanettò per un quarto d’ora con la manopola dell’ acqua calda ma non c’era niente da fare, così, con i capelli fradici e grondanti si rivestì di fretta e corse fuori per dirigersi alla reception a chiedere spiegazioni.

Aprì la porta di fretta e si fiondò fuori velocemente, talmente velocemente che neanche si accorse del ragazzo che in quel momento stava passando proprio davanti alla casetta, fino a quando non gli si catapultò addosso e fece crollare entrambi per terra.

“Oh Dio scusa scusa scusa!” diventò subito rosso in faccia per l’enorme figura che aveva appena fatto.

“io non- non volevo non era mia intenzione!”

Kurt non riusciva neanche ad alzare gli occhi dalla vergogna.

“Ehi bellezza, tranquillo” rispose il ragazzo che ancora non accennava a volersi alzare “non capita tutti i giorni di trovarsi stesi sotto un elfo in pantaloni super stretti che sembra volerti assaltare sessualmente. E devo dire che come idea mi eccita parecchio.”

Kurt arrossì ancora di più a quelle parole e alzò gli occhi di scatto sulla figura sotto di lui.

Gli occhi.

Che diavolo di colore erano?

Erano un misto tra il marrone ed il verde, erano così profondi.

Kurt si perse ad analizzare le leggere sfumature di quel colore, a volte coperte dai riccioli ribelli del ragazzo che cadevano scomposti sulla sua fronte, che quasi non si accorse che non si era ancora alzato.

“Oh scusa, che stupido- io non-!” tentò di rimettersi in piedi ma barcollò ancora e cadde di nuovo addosso al ragazzo.

“Non riusciamo a fare a meno di me, eh?” sogghignò l’altro, e Kurt sentì le guance bruciare.

Borbottò qualcosa sulla sua maldestria e poi riuscì finalmente a rialzarsi.

Il ricciolo si alzò subito dopo di lui con un movimento fulmineo e Kurt non riuscì a non notare i muscoli delle braccia e delle spalle contrarsi per lo sforzo.

In quel breve lasso di tempo lo analizzò attentamente.

Era basso. Decisamente basso.

Ma il suo fisico compensava molto quella sua particolarità.

Dio, Kurt non riusciva a togliere lo sguardo da quei muscoli del torace delineati dalla sottile stoffa della maglietta.

Quando si accorse che era piuttosto ovvio che stesse fissando gli addominali del ragazzi si schiarì la voce velocemente sussurrando un imbarazzato “è meglio che vada”

Ma il ragazzo fu più veloce di lui e lo afferrò per un polso.

“Ehi, elfo, non ci siamo ancora presentati!”

Kurt si girò stupito. Davvero dopo che se l’era praticamente mangiato con gli occhi il ragazzo voleva ancora parlargli? Ma che strano posto era quello?

“Blaine Anderson” continuò il ricciolo, Blaine, porgendogli una mano e sorridendo amorevolmente.

Kurt stava giusto per porgergli la sua e presentarsi quando notò le enormi macchie marroni sui polpastrelli del ragazzo e le incrostazioni di sporco tra le unghie.

“Dio che schifo!” urlò tirando indietro la mano “Ma ti lavi ogni tanto?”

Blaine in tutta risposta rise.

E, Dio, se Kurt non avesse avuto le mani sporche a cui pensare sicuramente sarebbe rimasto imbambolato per ore ad ascoltare la sua risata, da quanto era bella e musicale.

“Non ci credo!” esclamò il ricciolo massaggiandosi lo stomaco per il troppo ridere “Un provincialotto schizzinoso!”

Kurt lo guardò offeso.

“Non sono un provincialotto schizzinoso!” ribattè Kurt stizzito.

“Sì che lo sei!” esclamò Blaine con un ghigno divertito sulla faccia “Ci scommetto che se mai ti viene un incubo è quello di rovinarti i tuoi preziosi vestito con un po’ di terra!”

“Non è vero”

“Dimostramelo” sogghignò Blaine “vieni alle stalle con me domani.”

No, non poteva avergli davvero chiesto quello.

Non le stalle! Ma chi era che gli voleva così male?

“L-le st-stalle?” chiese incerto “Non andrebbe bene fare, non so, giardinaggio?” aggiunse speranzoso.

Blaine sorrise soddisfatto, aveva trovato il suo punto debole.

“No” disse beffardo “le stalle. E magari mi potresti aiutare a pulire i maiali.”

Ma cos’era? Un legilimens? Come faceva ad azzeccare tutte le sue paure più grandi?

“I ma-maiali? Non potremmo fare i conigli?” tentò disperato.

“No” rispose Blaine compiaciuto “I maiali andranno benissimo, allora, ci stai elfetto di provincia?”

“Non chiamarmi così!” esclamò Kurt stizzito.

“Beh, non mi hai detto come ti chiami!”

“E mai te lo dirò” sbuffò Kurt risoluto “E comunque, sì, ci vengo domani!”  ulrò quasi, con una punta di isteria nella voce.

Mai minacciare l’orgoglio di un Hummel

“Perfetto” rispose compiaciuto Blaine “E non dimenticare i pantaloni attillati, mi manca già lo stretto contatto di prima con il tuo sedere, elfo.” E con un ghigno beffardo si voltò e si diresse verso le stalle.

E, oh, Kurt era fottuto.

Perché mentre Blaine si allontanava non potè fare altro che fissare insistentemente il suo fondoschiena che ondeggiava ad ogni passo.

 

 

Il giorno dopo svegliarsi per Kurt fu traumatico.

Primo perché aveva scoperto a sue spese che le mura in quel posto erano decisamente troppo sottili e quindi il tagliaerba che dormiva nella stanza accanto alla sua lo aveva allietato tutta la nottata con le dolci melodie che uscivano dal suo naso.

Secondo perchè a quanto pare non era abbastanza che non avesse chiuso occhio tutta la notte, infatti alle cinque di mattina ci si mise anche il gallo a tenergli compagnia, e, scoprì anche, i cuscini dell’ agriturismo non riuscivano per niente ad attutire i rumori esterni.

Terzo perché, non appena il gallo cantò, fece il collegamento con gli animali, e pensando ad animali pensò alle stalle, e pensando alle stalle penso a quel disgraziato del ragazzo che aveva incontrato il giorno prima e che quel giorno avrebbe dovuto accompagnare nelle stalle, appunto, ad inzozzarsi tutto.

Fantastico.

Davvero.

Come iniziare una giornata nel migliore dei modi!

Stropicciandosi gli occhi si alzò in piedi, erano le sei e mezzo ma non c’era assolutamente verso di riuscire a dormire, quindi si diresse in bagno dove applicò il suo solito numero esorbitante di creme per la pelle, si lavò velocemente e poi si diresse in cucina cercando qualcosa con cui fare colazione.

Stava giusto versandosi del latte nella tazza quando una voce allegra fece irruzione da fuori dalla porta, e quest’ultima si spalancò ed emise un boato quando collise con il muro.

“Ehi Elfo, sei pronto per la nostra fantastica gita alle stalle?”

Kurt rimase con gli occhi sbarrati per qualche secondo, poi realizzò di essere ancora in pigiama e di non aver ancora acconciato i suoi bellissimi capelli.

E lì fu la fine.

“Blaine, ma sei cretino?”  sbottò esasperato “Dormono tutti qui! E non si entra nelle case degli altri così di botto senza neanche chiedere il permesso!”

“Ehi bellezza, di cosa hai paura?” sogghignò il ricciolo gettandosi sul divano di fronte a Kurt “Se è il ridicolo pigiamino di seta che stai indossando a darti questi problemi non preoccuparti, siamo dello stesso avviso “ e qui gli fece l’occhiolino leccandosi le labbra in modo famelico “per me dovresti toglierlo”

“Oh taci!” sbottò Kurt “ Ti raggiungo io alle st- sta- in quel posto ora vai che devo dedicarmi ai miei capelli.”

E quando si girò per andare in bagno potè chiaramente udire una risata cristallina accompagnata da un “provincialotto” e dalla porta che, di nuovo, sbattè forte contro il muro.

 

 

Kurt ce la poteva fare.

Certo, indossava un paio di stivali vintage firmati Prada, e la sua camicia non l’aveva di certo comprata in un grande magazzino, ed effettivamente neanche i pantaloni.

In effetti, ora che ci pensava, forse non aveva fatto bene a vestirsi in quel modo. Ma la verità era che non aveva la più pallida idea di come ci si vestisse per fare quel genere di lavori.

Se doveva proprio confessare un cosa aveva cercato di portare alla mente tutti i vecchi film che aveva visto sull’ argomento ed aveva ripescato dall’ armadio i vestiti che più sembravano fare al caso suo.

In effetti l’unico film che gli era venuto in mente era stato “I segreti di Brokeback Mountain”.

E non di certo per i vestiti, pensò maliziosamente il ragazzo.

Fatto sta che ora era lì, davanti a quelle, una mano sulla bocca per evitare di soffocare per l’odore di sterco, i suoi preziosi stivali già sporchi di non voleva sapere cosa, e gli occhi sbarrati per quello che effettivamente era in procinto di fare.

Ma gli Hummel hanno un orgoglio.

E nessuno lo scalfisce.

Quindi, dopo aver preso dei respiri profondi, si mosse verso l’interno delle stalle.

“Ehi Elfo!” la prima cosa che lo salutò, no forse seconda perché la puzza era arrivata prima, fu ovviamente il  disgraziato che, non potè fare a meno di notare, era vestito di nuovo in una maglietta bianca che gli fasciava i pettorali, ed in un paio di pantaloni che stringevano i punti giusti.

Dio che fondoschiena.

Kurt desiderò ardentemente fargli una foto e metterla nel suo portafoglio, e poi magari denunciarlo perché non si poteva avere un fondoschiena così bello, rotondo, sodo..

Si accorse di star fissando quando un sorriso malizioso gli si parò davanti alla faccia. “Vedo che sotto sotto anche l’elfo ha qualche suo punto debole, eh?”

“Smettila” sibilò Kurt sentendo le guance andargli a fuoco.

“Beh, di sicuro quello che non smetterò di fare sarà prenderti in giro per come sei conciato. Sul serio, elfo? Cosa credi di essere qui in gita scolastica? Oggi si lavora, e quei pantaloni costeranno mille dollari a gamba! Cos’è, ti sei vestito guardando I segreti di Brokeback Mountain?”

Kurt si sentì morire.

“Cos-? Io- NO. Pensavo solo che” e qui sorrise furbescamente perché, se c’era qualcuno che sapeva rigirare la situazione a suo favore, quello era Kurt Hummel “non essendo io l’unico a gradire la vista, avrei potuto, non so, valorizzare i punti importanti?”

E si leccò le labbra con fare malizioso.

Kurt Hummel.

Si leccò le labbra.

Con fare malizioso.

Kurt ma che cavolo stai facendo? Pensò sconvolto da sé stesso.

“Oh elfo, secondo me sei valorizzato anche senza, i vestiti” aggiunse l’altro con un ghigno.

Kurt arrossì di botto.

Perché, si chiese sconsolato, non aveva mai incontrato in tutta la sua vita nessun gay, ed ora che ne incontrava uno, perché ormai era chiaro come il sole che Blaine fosse gay, era quello più perverso e maleducato su tutta la faccia dell’ universo?

Quando si dice la fortuna.

“Allora” continuò il ricciolo vedendo che l’altro non accennava a parlare “me lo dici il tuo nome o no, Elfo?”

“No” rispose Kurt risoluto.

“Oh beh, poco male” sorrise maliziosamente “CI sono tanti di quei giochetti di parole che si possono fare con la parola elfetto. Come per esempio- Elfetto bravo a letto! Non ti sembra una coincidenza che faccia rima proprio con letto?” chiese in tono lascivo.

Kurt non sapeva più cosa fare.

Nessuno ci aveva mai provato così spudoratamente con lui, senza contare che sentiva di dover provare disgusto per i comportamenti troppo espliciti dell’ altro, ma proprio non riusciva a non sentirsi, in fondo, lusingato.

“Oppure” continuò l’altro “posso usare i dispregiativi. Sai cosa sono i dispregiativi, Elfo?” senza aspettare una risposta continuò “Elfaccio, a cui piace succhiare il-“

“Kurt!” urlò il ragazzo esasperato “Dio basta! Smettila! Mi chiamo Kurt, va bene?”

Il moro sorrise compiaciuto.

“Piacere Kurt” ed il modo in cui lo disse, i muscoli della spalla che si contrassero sotto la maglietta quando, per la seconda volta, allungò la mano per presentarsi, gli mandarono una serie di brividi lungo la schiena.

Tuttavia Kurt, un’ altra volta, non sembrava dar segno di volergli stringere la mano.

“Guarda” lo ammonì Blaine “che se non mi stringi la mano neanche oggi Kurt-”

Dio, il modo in cui pronunciava il suo nome.

“-ricomincio a trovare nomignoli che fanno rima con-“

“No, no! Va bene!” e Kurt si affrettò ad allungare la mano per unirla a quella dell’ altro.

Le sensazioni che si impossessarono di lui in quel momento furono indescrivibili.

Kurt non aveva mai sentito delle mani così calde, e forti.

Poteva sentire benissimo i calli duri, che però non erano qualcosa di indelicato e rozzo, quanto più un incentivo che sembrava dire sono qui per te, puoi fidarti. Fece scorrere senza pensarci il pollice sul dorso dell’altra mano, e sentì che la pelle lì era morbida, quasi come quella di un bambino.

“Anita”

“Scusa?” Kurt lasciò subito la mano e guardò stralunato il ricciolo.

“Ti davo un nome più delicato, elfo” scrollò le spalle “Come Anita”

“Sei uno stronzo” disse Kurt irritato. Ci mancava altro che anche in vacanza iniziassero a prenderlo in giro per la troppa femminilità.

“E tu sei bellissimo quando ti irriti.” Disse semplicemente l’altro “Forza” aggiunse poi “Oggi si puliscono i maiali, all’ opera!”

E detto questo si girò e raccolse da terra un paio di guanti ed altri materiali.

Fu mentre Kurt osservava con attenzione il sedere in bella mostra dell’ altro che si ritrovò a pensare “mmh, forse non sono proprio da buttar via queste vacanze.”

 

 

 

 

BluCannella

Ok, avete ufficialmente il diritto di spararmi.

Ma insomma, non so come, ma mentre ero felicemente stravaccata sul divano mi è saltata in mente un immagine di Blaine in magliette attillate, tutto sudato mentre faceva qualche lavoro in mezzo alla natura e non potevo lasciare che un’ occasione così mi scappasse.

Lo so che ho altre storie da continuare, ma fortunatamente ho davanti tutta l’estate e quindi, no problem, mi dedicherò alla scrittura completamente!

Vi devo confessare che questa è quella che mi riesce più facile da scrivere, e che mi diverte anche un sacco.

Non vedo l’ora di scrivere di quando puliranno i maiali, oh yeah!

Un Kurt tutto impacciato ed un Blaine tutto sudato che lo aiuta?

---> Ci piace!

Ok, ora la smetto ;)
Ci terrei molto a sapere cosa ne pensate, sono molto euforica in questo momento e credo di tenerci molto a questo lavoro quindi, se non vi dispiace, mi lasciate una piccola recensioncina?

Bacioni a tutte

A presto care!

P.s. Il titolo mi fa schifo, ma davvero non ho mai idee per i titoli, non è che avreste qualche ideuccia?

   
 
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