Anime & Manga > City Hunter/Angel Heart
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Autore: Heresiae    06/01/2007    5 recensioni
Saeko affibbia un incarico a Ryo e fin qui nulla di strano, normale amministrazione. Qualcuno ha commissionato a un killer l'uccisione di Ryo Saeba. E qui si va sullo scontato. Ma le cose non sono mai semplici come appaiono e i segreti possono essere pericolosi, soprattutto se sono di Ryo Saeba.
E bisogna sempre ricordare che zio Murphy imperversa!
Genere: Drammatico, Azione, Avventura, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kaori/Greta, Ryo Saeba/Hunter, Umibozu/Falco
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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EPILOGO

Svizzera, 22.34 Briga

La sera era calma e limpida sopra la cittadina di Briga. La luna splendeva serafica nel cielo nero pece, appena trapuntato da qualche stella. Il bar era di un albergo in vecchio stile, costruito in pietra e legno scuro lucidato dal tempo. Posto sul fianco della montagna e dotato di una vetrata panoramica, i suoi ospiti potevano godere della splendida vista sulla vallata e sul vecchio borgo. Uno degli ospiti stava seduto da solo, in disparte, su uno dei divanetti del locale e sorseggiava un whisky con ghiaccio in tutta tranquillità, godendosi il panorama e la quiete.
Al bancone un cameriere prese una telefonata trasferita dalla reception, mise in attesa e si diresse verso i divanetti. Quando fu accanto all’uomo da solo, si chinò e con discrezione sussurrò qualcosa all’orecchio del cliente. L’uomo annuì appena, posò il bicchiere e si diresse verso il bancone, i cameriere discretamente all’opera in altri angoli del locale. Ascoltò brevemente quello che il suo interlocutore aveva da dirgli, pronunciò un breve “Ho capito”, riagganciò e tornò al suo divano. Sorseggiò il resto del suo whisky in silenzio ammirando la montagna buia che si accendeva di qualche falò e di fari isolati della macchine.
“City Hunter… pare che con te si dovrà faticare più del previsto”

Tokyo, 11.24 Shinjuku

Un’altra bella mattinata di sole splendeva nel cielo di una delle città più famose, alcuni dicono anche bella, del mondo. Questa però è una città del tutto particolare perché vanta un fenomeno aereo molto curioso: nelle belle giornate come queste, oltre al volo di aerei, uccellini, farfalle e insetti vari, si può osservare il volo dei martelli.
Uno - stonk – particolarmente sonoro riempì la strada tranquilla, facendo volare solo qualche foglia giù dagli alberi.
- Ryyyo! Accidenti a te. Non puoi proprio fare a meno di molestare tutte le ragazze che incontri. E si che sei in convalescenza. -
- Ah! E lasciami stare Kaori! Ho passato dei brutti momenti e ora voglio godermi la vita e… Ehi! Ehi!! Quella è una minigonna con un paio di gambe da schianto. Signorina? Ehi signorina! Si fermi!! –
- Ryo!! -
È un fenomeno non molto insolito in realtà, gli abitanti del quartiere hanno il privilegio di poterlo osservare da qualche anno e lo trovano interessante a ogni sua manifestazione. In particolare sono di questo avviso gli abitanti della zona est di Shinjuku, quelli che vivono vicino al Cat’s Eye, un bar non troppo frequentato a dir la verità, ma molto carino e conosciuto, soprattutto perché i proprietari sono molto amici dei responsabili di questo fenomeno.
- E così, Bruckmeyer è ora un ricercato a livello internazionale. –
Miki era dietro al bancone e parlava con le due donne davanti a lei.
- Esatto. Tutte le forze dell’ordine di tutte le nazioni sono in stato di allerta. Voglio dire, tutte quelle che hanno accettato di collaborare con l’Interpol. Ci sono nazioni che ritengono di non aver subito danni e si rifiutano di emanare ordini di cattura in caso di avvistamento. –
- Che cosa?! Ma è un criminale! –
- Ma è così che vanno le cose sorellina. Ci sono paesi a cui non interessa come un uomo faccia i suoi affari, basta che ne porti di vantaggiosi a loro. –
- Già, un bello spreco di tempo per noi tutti però. –
Miki sorrise e salutò la sua amica che entrava in quel momento nel bar accompagnata da un allegro scampanellio. Kaori andò al bancone e appoggiò stancamente il suo martello al banco, sedendosi e appoggiando la testa sul ripiano.
- Ciao Kaori. Che aria cupa, che succede? –
- Ah niente, - Kaori si tirò su e regalò un sorriso all’amica - è colpa di Ryo come al solito. Fammi un favore, appena lo vedi dagli una martellata da parte mia. – e diede un buffetto affettuoso al manico del martello.
- Ah… d’accordo. Ma scusa, tu dove vai? –
Kaori si alzò e fece un cenno di saluto alle due sorelle.
- All’ospedale, pare che mi tolgano il gesso finalmente. Cominciavo a non poterne più. –
- Bene. Così potrai tornare a maneggiare il martello come prima! –
- Che fortuna… -
Saeko lanciò un’occhiataccia alla sorellina che andò del tutto sprecata. Kaori dal canto suo era troppo abituata alle frecciate di Reika per dar peso a quella battuta, quindi si diresse verso la porta e salutò
- Ci vediamo dopo, ciao. –
- Ciao. –
Saeko e Miki rimasero in silenzio per un po’ dopo che Kaori se ne fu andata, l’occhiata che si scambiarono era più che eloquente.
- Che avete voi due da fare quella faccia da funerale? –
- Siamo solo preoccupate per Kaori, tutto qui. –
- E perché? –
Reika stava finendo il suo frappè alla vaniglia, producendo un risucchio che stava dando molto sui nervi a sua sorella, tanto quanto l’atteggiamento che aveva verso la sweeper.
- Perché, - le prese la coppetta e glie la levò di mano, - Kaori ha appena passato un periodo molto difficile in cui non ci ha mai permesso di starle vicino. Non sappiamo come la sta prendendo o cosa pensa e questo potrebbe essere pericoloso, lo sai. –
- Si vede che sta bene. Smettila di preoccuparti. –
Saeko si trattenne dall’imprecare. Sapeva che Reika non pensava veramente quello che aveva appena detto, ma sapeva anche che una volta deciso l’atteggiamento che doveva avere con una persona difficilmente l’avrebbe cambiato. Senza contare che Kaori faceva ancora parte della sua lista nera.
Un altro scampanellio annunciò l’entrata di nuove persone, anche se non clienti. Umibozu e Kasumi con le borse della spesa erano seguiti da un gioviale Mick, che doveva aver fatto la corte a Kasumi per tutta la strada a giudicare dalla sua faccia.
- Bentornati. –
- Ciao Miki, tutto bene qui? –
- Si, tutto tranquillo. –
Umibozu andò dietro al bancone a posare la spesa; Kasumi fece lo stesso, dopo aver pestato in maniera poco casuale il piede a Mick. Passando vide il martello di Kaori.
- Kaori è qui? Dov’è? –
- All’ospedale le tolgono il gesso. –
- Sarà contenta allora. –
- Io pure. –
- Reika! –
- Uh… -
I due cominciarono a mettere a posto la spesa mentre le sorelle cominciavano una battaglia di sguardi che Mick osservava lievemente sconcertato.
- Si può sapere che succede qui? Non che mi dispiaccia vedere una bella zuffa tra gatte, ma… - Mick venne fulminato all’instate – Ih! Va bene, va bene. – e andò a sedersi sullo sgabello con il broncio. – Però non è da voi, ecco. –
Le sorelle Nogami si guardarono di nuovo male, poi Reika decise di adottare la stessa tecnica di Mick e mise il broncio. Saeko sospirò.
- Non è successo niente Mick. Siamo solo tutti un po’ preoccupati per Kaori. –
Reika stava per aprire bocca ma una gomitata della sorella le fece cambiare idea.
- Uh? E per cosa? –
- Beh… per quando… -
- Per quando ha ucciso Melanie. –
Ryo era apparso nel locale senza far suonare lo scampanellio. Capacità che a Miki dava un po’ sui nervi a dire il vero.
- Ah… Ryo! Ciao, benvenuto. –
- Ehilà compare! Caccia infruttuosa? –
Ryo andò a sedersi regalando uno scappellotto all’amico. Umibozu cominciò a preparare il caffè. Il silenzio calò sul locale, tutti sembravano molto assorti nelle proprie consumazioni o ad ammirare il soffitto. Quando Umibozu mise la tazzina davanti a Ryo il silenzio si ruppe.
- Chi le ha insegnato a sparare? –
Tutti si irrigidirono ed evitarono di guardarsi. Sapevano bene la risposta a quella domanda, ma non l’avrebbero mai detta, non con Ryo in quello stato d’animo.
- Io, non ricordi? – tutti di voltarono verso Mick, chiedendosi se per caso non fosse impazzito. – Quando venni qui la prima volta per ucciderti insegnai a Kaori a sparare. Da quel giorno ha fatto progressi. – si dondolava sullo sgabello tenendo le braccia incaricate dietro alla testa, era il ritratto della noncuranza. Ryo dal canto suo lo guardava gelido.
- Ne ha fatti un po’ troppi di progressi. –
- Già… -
L’ultima parola di Mick era quasi un sussurro, ma si udì benissimo. Ryo riportò la sua attenzione al caffè con gran sollievo di Miki. Aveva dato libero accesso al poligono di tiro a Kaori, l’aveva fatto perché glie lo aveva chiesto l’amica ma non aveva mai seguito fedelmente i suoi progressi, aveva troppo da fare con il bar. Non sapeva con quale metodo si era allenata e nemmeno a quali bersagli sparava, Kaori levava sempre i cartoni con cui si era allenata, non li trovava mai. Solo in quel momento le venne il sospetto che Kaori avesse imparato anche a mirare per uccidere. Ma non capiva perché.
- Ad ogni modo, - la loro attenzione tornò immediatamente su Mick, che aveva perso completamente la sua aria noncurante – dovevi aspettartelo. Credevi davvero che standoti sempre accanto non avrebbe imparato niente? –
- Se così non fosse stato Kaori quella notte sarebbe morta. – Era stata Saeko a parlare, era appoggiata al bancone del bar e teneva un tono fermo e tranquillo. Erano tutti tesi nello sforzo di tranquillizzare Ryo. O di farlo ragionare. – E tu lo sai. –
Ryo la guardò brevemente negli occhi e poi annuì, finendo il suo caffè.
- Beh! – Mick si rimise dritto e diede una gran pacca a Ryo, che per poco non inghiottì la tazzina – Ora cambieranno un sacco di cose tra voi, non è vero? –
Sei smorfie di vario tipo gli fecero capire che si era espresso davvero male.
- Sul lavoro!! Sul lavoro intendo. Insomma, ora è una vera sweeper, puoi fare più affidamento su di lei, no? – Ryo non cambiava smorfia. Indicò il martello accanto a lui e disse: - Da una che usa ancora simili mezzi trogloditi non affiderei nemmeno la custodia dei proiettili della mia Magnum. –
- Ehehe… Ma come sei pignolo! –
Ryo si alzò e si diresse verso l’uscita deviando leggermente verso le sorelle Nogami.
- Io vado, ci vediamo più tardi. –
- Tsk! Spero proprio di no. –
- Falco! –
Un urlo stridulo li fece sobbalzare.
- Ryo! Maledetto maniaco non cambi mai! –
Lo schiocco sonoro di uno schiaffo ben piazzato risuonò per il locale, lasciando la sua visibile traccia a cinque dita sulla guancia di Ryo.
- Eddai Saeko-chan! Ti sei già dimenticata tutti i tuoi debiti? E poi nessuna ragazza sembra interessata a me oggi, quindi possiamo approfittarne e andare subito in al…-
A Ryo non fu permesso di finire la parola. Con un movimento da manuale, Miki aveva afferrato il martello lasciato da Kaori e lo aveva lanciato con precisione millimetrica sulla testa di Ryo.
- Scusami Ryo. È che avevo promesso a Kaori di darti una martellata appena ti avessi visto. –
- Argh… dannata… Kaori… -
Ryo era sul pavimento con la faccia impressa sulle mattonelle. Si sollevò a fatica ricordando i movimenti di un insetto in agonia e si trascinò verso lo sgabello di Reika.
- Reika, tesoro… -
- Scordatelo Ryo. Sono molto arrabbiata con te e non pensò che mi passerà velocemente. – e gli diede una pestata.
- Femmine spietate, siete tutte contro di me. -
- Ben ti sta Ryo, così impari comportarti da pervertito. –
Ryo si sentì sollevare per la collottola e trascinare fuori.
- Argh! Lasciami bestione! Mettimi giù! Guarda che miagolo eh? Uargh! –
Ryo fu scaraventato di mala grazia sul marciapiede e la porta richiusa.
- E ve bene! dato che qui nessuno mi apprezza tornerò a donare i miei servigi alle belle fanciulle di passaggio. Ragazze! Dove siete? Arriva Ryuccio, lo stallone del Shinjuku!! Yahoo! –
- Ma tu senti… -

Quando calò la sera Kaori rientrò a casa, trovandola vuota. Per nulla stupita si diresse in camera sua e cominciò a spogliarsi. Si tolse la fondina da dietro la schiena e rimase a fissarla per qualche istante, poi estrasse la pistola. Non sapeva come, non sapeva quando, ma le cose erano cambiate. Erano cambiate per lei, erano cambiate per lui e ora sarebbero cambiate anche tra di loro; non sapeva quanto esserne felice. Sospirò e la rinfoderò. Qualsiasi cosa sarebbe successa l’avrebbero superata insieme.
“Che lui lo voglia o no…”
Sentì la porta di ingresso aprirsi e richiudersi e una voce familiare seguire il passo deciso che ormai conosceva alla perfezione.
- Kaori! Dove sei? È pronta la cena? –
- Tra un minuto, arrivo. –
Fece per uscire dalla stanza ma sulla porta ci ripensò. Afferrò la fondina e la rimise al suo posto dietro la schiena, poi scese. Giù di sotto trovò Ryo seduto sul divano che leggeva il giornale.
- A sei qui. Ho una fame da lupo. –
- Ci metto poco. –
Lui la osservò andare in cucina, irrigidendosi appena quando intuì la presenza dalla pistola.
Non poteva farci niente, si disse, così era lo stato delle cose e non si poteva più cambiare. Trattenne un sospiro e cercò di concentrarsi sul giornale. Le cose sarebbero cambiate, cambiate irreversibilmente. Ma era logico, doveva essere ubriaco quando aveva pensato di poter fare in modo che le cose non cambiassero mai. Davvero, ubriaco perso.
I rumori della cucina e i suoi odori cominciarono a spargersi per la casa, rilassandolo.
Non aveva mai sul serio pensato che le cose potessero cambiare, ma era successo. Ci si sarebbe adattato. Ci si adatta sempre. Non era neanche detto che non gli sarebbe dispiaciuto.
- È pronto. –
- Aaaarrivo. –
Kaori portò in tavolo e si sedettero a mangiare parlando del più e del meno.
Fuori, Shinjuku cominciava la sua solita e vivace attività: accendeva le insegne, lanciava inviti, stappava bottiglie, iniziava balletti. La vita riprendeva tranquilla, perché era così che andava, si riprendeva sempre.



Finita! L'avreste mai detto?
Spero che vi sia piaciuta tanto quanto a me è piaciuto riscriverla. Alla fine si sono aggiunte una trentina di pagine a quelle che avevo scritto in precedenza e sono anche cambiate un po' di cose, non solo i nomi. Spero, un giorno, di riuscire a finire anche il seguito (in quello mi sono cacciata nella classica situazione: e adesso come ne esco?) ma si vedrà.
E' stato un piacere ragazzi. Alla prossima! (Forse ^^')
Heresiae

  
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