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Autore: Free_    09/07/2012    0 recensioni
-Mi dia un caso, Watson. Un caso che non si è mai visto, così straordinario che la gente, leggendo il suo racconto, non crederà nemmeno a una parola. E così fu: il caso più strano e sensazionale della mia vita.
Genere: Romantico, Avventura, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scrivere questo episodio è stato un trauma: a un certo punto la mia tastiera ha deciso che la S non era di suo gradimento e me la scriveva una volta sì e trenta no. Che cosa tremenda.



Memorie del dottor John H. Watson – Chapter Thirteen





Arrivammo alcuni minuti più tardi; ci trovavamo nella zona di Pall Mall, e davanti a noi si ergeva una casa dall’aspetto ricco e ben curato. Holmes suonò senza indugio alla porta d’ingresso.
-Eccoci qua, Watson.-
-Qua?- stavo ancora prendendo fiato dopo la corsa che avevamo fatto, e la gamba mi doleva più del solito. –Ma Holmes, questo posto- -
Non riuscii a finire la frase: in quel momento un maggiordomo aprì la porta e si fece da parte con un inchino.
-Signor Holmes, dottor Watson, prego: il signore vi sta aspettando nel salotto.
Ci accompagnò fino alla stanza, entrò per annunciare il nostro arrivo ed uscì subito dopo, congedandosi con un secondo inchino. Sherlock Holmes entrò per primo, e fu così grande il mio stupore quando mi feci avanti che per poco non mi cadde il bastone: davanti a me sedevano su un divano le due ragazze, che appena ci videro si alzarono entrambe di scatto.
-Dottor Watson, signor Holmes!-
-Signorine!- mi avvicinai a loro –Ma cosa- -
-Buonasera signori.-
Distratto dalle due, non mi ero accorto della presenza di un altro uomo nella stanza, seduto su una poltrona davanti al divano; un uomo che Holmes conosceva molto bene, e che io avevo visto solo poche volte, ma che conoscevo di fama.
-Oh andiamo- disse il mio amico con un gesto d’impazienza –non c’è bisogno di essere così formali, fratello.-
-Fratello?!-esclamarono all’unisono Korinne ed Evangelina.
-Quest’uomo è Mycroft Holmes, il fratello maggiore del signor Holmes- spiegai loro. Non sapevo molto di lui, se non quello che avevo imparato nelle occasioni in cui le nostre strade si erano incrociate a causa delle indagini del mio amico; sapevo comunque che le sue capacità deduttive erano perfino superiori a quelle di Holmes, ma non si occupava di investigazioni: era occasionalmente al servizio del governo britannico, per il quale egli era “l’uomo più indispensabile del Paese”, come Holmes usava definirlo.
-Sarebbe possibile sapere cosa ti è passato per la testa, Mycroft?-
-Oh, non sei l’unico ad essere interessato alla questione, Sherly.-
-Lo sai che non devi intrometterti nelle mie indagini se non sotto esplicita richiesta. –
Mycroft si sistemò nella poltrona –Ho solo dimostrato quanta poca cautela tu ponga nella faccenda. Le signorine sono troppo esposte: puoi camuffarle come vuoi, ma si nota lontano un miglio che sono diverse. Se non altro, attirerebbero l’attenzione su di loro; sarebbe meglio farle uscire di casa il meno possibile.-
Il mio amico stava per ribattere quando intervenne miss Korinne.
-Ma che state dicendo? Non siamo degli oggetti di vostra proprietà, e nemmeno delle bambine; sappiamo badare benissimo a noi stesse.
-Signorina- Mycroft sospirò, rivolgendo il suo sguardo su Korinne –non ho idea di come siate abituate, ma voi non siete nella vostra lontana epoca, e sono sicuro che non durereste nemmeno due giorni qui da sole. La prossima volta potrebbe non essere mia la lettera che riceverete; dunque cosa farete?- si sistemò sulla poltrona –Abboccherete senza esitazioni, com’è appena successo; e allora nemmeno il grande Sherlock Holmes potrà fare qualcosa per voi.
Korinne si agitò sulla sua parte di divano e fu l’altra ragazza a prendere la parola –Il signor Holmes ha ragione, Korinne. Il fatto è che siamo terribilmente spaesate e vogliamo soltanto tornare a casa..- detto questo si strinse nelle spalle, e non riuscii a non notare lo strano sguardo che Korinne lanciò all’amica.
-E’ assolutamente comprensibile che siate sconvolte dagli avvenimenti, ma adesso è quanto mai necessario mantenere la calma. Dopotutto, siete in ottime mani.-Mycroft sorrise.-Forse sarebbe meglio che per un po’ di tempo non usciate di casa: non dobbiamo dimenticare che siete state scoperte a spiare due criminali. A questo proposito Sherly- Rivolse lo sguardo verso il fratello-So che ti sei interessato al caso. Hai già scoperto qualcosa a riguardo? Ma vi prego, accomodatevi e perdonate la mia scortesia.-
–Non fare come se non lo sapessi già, Mycroft. – il mio amico sorrise leggermente con sarcasmo. Ci sistemammo rispettivamente sul posto libero del divano e su una seconda poltrona.
-Comunque- continuò –Non ho intenzione di trattenermi più del dovuto: dobbiamo accompagnare a casa le signorine, poi Watson dovrà tornare al suo lavoro, ed io al mio.
Il tè venne portato e noi ascoltammo in silenzio le parole di Sherlock Holmes.
-Sappiamo con certezza che il furto è stato solo un pretesto per uccidere il giudice Crane; Buster e Davies devono lavorare per qualcuno, non avendo alcun collegamento con la vittima, e sapevano esattamente ciò che dovevano fare: sono penetrati nella casa ed hanno addormentato la servitù, poi hanno ucciso il giudice; dopodiché si sono preoccupati di sottrarre qualche oggetto di valore.- sollevò le spalle. –Un banale tentativo di nascondere la verità. Scotland Yard è già sulle loro tracce.
-Non vuole partecipare alle ricerche?- intervenne Evangelina
-Oh, no no, almeno per questa volta nutro una modesta fiducia nell’operato delle forze dell’ordine.- Holmes unì i polpastrelli –Ciò che piuttosto mi interessa sono le ricerche più in profondità: se riesco a scoprire chi si cela dietro al delitto, il gioco è fatto. Per adesso però è tutto quel che sappiamo.
-Non proprio tutto.- Mycroft sollevò pigramente una mano e prese dalla scrivania di fronte a lui un giornale, che porse al fratello. Si trattava del Times e recava in prima pagina il titolo “Tragedia in tribunale”. Holmes cominciò a leggere ad alta voce:
E’ deceduto alle ore sette e trentacinque di questa mattina John Lohan, ucciso da un attacco cardiaco in un’aula dell’Old Bailey. Lohan, proprietario di un negozio di oreficeria nei pressi di Regent’s Square, stava presiedendo come giurato al processo di Dave Crowell, arrestato due giorni fa con l’accusa di furto con scasso: era la seconda volta come giurato, e si è rivelata fatale per la vittima. Si ritiene si sia trattato di cause naturali, dovute soprattutto all’età dell’orefice, ma non è esclusa la premeditazione; il processo è stato quindi rinviato in attesa del verdetto di Scotland Yard.
Il mio amico si fermò e restituì il giornale al fratello, unendo poi i polpastrelli, immerso nella meditazione. –Interessante..prima un giudice e adesso un giurato. Ritieni che le morti siano collegate?-
-Senza dubbio.- Mycroft annuì –Ciò che i giornalisti ancora non sanno è che è stata analizzata l’acqua del bicchiere usato da Lohan durante il processo; i risultati sono piuttosto chiari.
-Veleno?- intervenne Korinne.
-Digitale, più precisamente.
La digitale è una pianta originaria dell'Europa, utilizzata in medicina per la sua azione cardiotonica e diuretica. Assunta in quantità superiori può causare un arresto cardiaco, e non v’era dubbio che potesse trattarsi del veleno impiegato per la morte del giurato. Mi chiesi cosa intendesse fare Holmes: la situazione stava diventando sempre più complicata, e quasi cominciai a dubitare che le signorine sarebbero riuscite a tornare alla loro epoca; comunque fino a quel momento, Mycroft aveva ragione, avrebbero avuto bisogno di protezione.
Il mio amico decise intanto di riportare le ragazze da zia Annabelle; saremmo tornati dopo cena a Pall Mall per continuare le indagini, ma Korinne ed Evangelina non erano d’accordo.
-Ormai ci siamo dentro anche noi- disse Eva –Se per adesso non possiamo contribuire alle indagini, fateci almeno partecipare alla conversazione.


---


Nei giorni che seguirono l’ispettore Lestrade ci fece di nuovo visita, e venimmo quindi a sapere che John Lohan, come dicevano i giornali, aveva partecipato in veste di giurato già ad un primo processo, quello di Henry Duncan, ritenuto colpevole dell’omicidio di due prostitute. Secondo quanto scaturito dalle indagini, le due erano state più volte ricattate da alcuni uomini, fra i quali Henry Duncan, conosciuti in quell’ambiente con il nome di “Banda di Osborn Street”, che chiedevano una sterlina alla settimana in cambio di protezione. Un giorno le due donne avevano espresso l’intenzione di denunciarli alla polizia e la Banda aveva pensato bene di evitarlo, ma una terza donna, Kelly Lynn, aveva trovato il coraggio di testimoniare contro di loro. Gli uomini erano ormai in prigione da quasi un anno, mentre Henry Duncan e un complice, ritenuti i veri colpevoli dell’omicidio, vennero giustiziati poco tempo dopo il processo.
-Kelly Lynn..- il grigiastro filo di fumo della sigaretta accompagnava le riflessioni del mio amico, mentre fuori voci e rumori andavano via via affievolendosi nelle tranquille ore che seguivano il pranzo.
-Non v’è dubbio che ci sia un legame fra le morti e il processo di questo Henry Duncan. Faremmo meglio a farci raccontare i dettagli dalla signorina Lynn, la prostituta che ha testimoniato contro la Banda di Osborn Street.
-Se vuole posso andarle a parlare io.- mi offrii
-Apprezzo la sua disponibilità, Watson, ma, con tutto il rispetto, non ne caverebbe un ragno dal buco: è probabile che non si fidi di lei, dopo tutto ciò che è successo.
-Teme che possa sembrare un malvivente? – ero sconcertato –Io, Holmes?
-Non ha importanza chi lei sia, Watson: la strada ha insegnato a donne come Kelly a non fidarsi della gente, che siano vecchi ubriaconi o giovani in marsina. L’abito non fa il monaco, e queste donne lo sanno molto bene.
Purtroppo il discorso di Holmes non faceva una piega.
-Cosa consiglia di fare, dunque?
-Credo che Kelly si aprirebbe di più con una donna giovane come lei, del suo stesso ceto.
Lo guardai con aria interrogativa, non capendo dove volesse arrivare, e il mio amico rispose al mio sguardo con un sorriso puntato di malizia.
-Watson, abbiamo trovato un impegno utile per le signorine.





***





DataLore1001001: (impazzirò a scrivere il tuo nick tutte le volte..) Eccola qui lei, sempre pronta a dire cavolate ogni qualvolta si presenta l’occasione! :D hehe, quella frase dello corso capitolo ti era proprio piaciuta, me la ripetevi in continuazione..e i due mestieri? Un tocco di classe. “Oh Holmes, costaggiù, eh!” <-- questa cosa mi doveva significare? XD Che dire, ti rendo il DOyle! con tanto affetto e ti aspetto al prossimo capitolo! :D

FrancYeah: Orsacchiotto John-John *^* Che bello :’D Ma sei così sicura che alla fine torneranno a casa? Hehe, chi lo sa..;) ti ringrazio tanto per i complimenti, e pero che a lungo andare questa storia non ti stia annoiando. Un bacione! <3

Un grazie grande grande anche a tutti i miei lettori silenziosi! :D
   
 
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