Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Kisuke94    10/07/2012    5 recensioni
Ecco a voi un'altra storia originale, scritta dal sottoscritto. Alcuni argomenti trattati in essa sono un pochetto maturi, ma non mancheranno le risate, tranquilli. La storia vuole essere più reale possibile, nonostante sia fantasy, come, per esempio, in location, dialoghi e personaggi. Ora vi chiederete qual'è l'elemento fantasy, leggete e scopritelo ;)
Cosa succederebbe se a quattro ragazzi come tanti venissero dati dei poteri "Apocalittici"? Leggete e vedrete ;)
Genere: Dark, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

I CAPITOLO

Le prime gocce di rugiada cominciavano a staccarsi dalle foglie mentre nelle case s'intrufolava il sole del mattino. Stava per cominciare una nuova frenetica giornata e il fruscio delle radio si assestava sulle frequenze preferite per dare la carica.
«Buongiorno amici ascoltatori e benvenuti a un nuovo appuntamento su FujiNews, come ogni mattina il vostro amato Akihito è qui per voi insieme al suo collega Seguro...»
«Buongiorno Giappone, sembra che le previsioni avevano visto giusto, il caldo non si fa ancora sentire ma si prevede all’orizzonte un'estate bollente!»
«Fate attenzione ai colpi di sole, altrimenti rischiate di diventare come il nostro caro Seguro!>
«Intendi terribilmente intelligente e affascinante?»
«E soprattutto modesto! Spero che non farai strage di cuori questa sera alla festa, perché mi servi lucido per intrattenere i nostri fan!»
«Esatto amici, ricordiamo, infatti, la Festa che si terrà stasera, lungo il viale Yotsubashisuji, nel distretto di Osaka. Tanti i volti noti, numerosi anche gli esordienti. Non mancheranno le giostre e le bancarelle a ornare il tutto, e specialmente i fuochi finali che chiuderanno la parata, fuochi accompagnati dalla nuova idol di molte ragazze, e anche ragazzi, Mayumi!»
«Bene, restando in “tema” Mayumi, ecco in nuovo singolo estratto dal suo nuovo album. A tra poco con nuove news»
 
-Allora io vado!- Disse Shin'ichi, uscendo dall'aula del club di aikido, della scuola superiore che frequentava. Era un ragazzo alto e magro, con i capelli castani mossi, e viveva con la sorella nel distretto di Osaka.
-Ci vedremo domani ok?- domandò una sua amica di corso.
-Si! Sayonara, Tsuna-san.- rispose, agitando il braccio più in alto che poteva, sorridendo come era solito fare quando parlava con i compagni. Quel sorriso gli creava sempre molti problemi, tante erano le ragazze che a scuola gli facevano il filo, ma lui di fidanzarsi non ne voleva sapere.
-Oh, anche questa giornata è terminata!- fece, buttandosi sul letto, dopo aver salutato la sorella e lanciato la borsa sulla sedia girevole vicino alla scrivania. 
-Quante mail, cavolo ma non mi lasciano respirare!-
Il cellulare era pieno di messaggi lasciati dalle sue fan, quasi tutte del suo istituto. Lo prese, senza rispondere a nessuna di quelle, e lo poggiò nel cassetto del comodino. Si vestì e uscì di nuovo per un giro in centro. 
-Oggi il cielo è bellissimo- disse tenendo il capo alzato a fissare la volta celeste, che aveva l'insolito colore rossastro.
-Ahi!- esclamò una ragazza, investita da Shin'ichi. Lei si girò, e vedendolo il soggetto arrossì in viso. 
-Scusa non ti ho proprio vista- 
-Ma no figurati, sono io che ero imbambolata a vedere il cielo- rispose la ragazza, abbassando la testa e incrociando le dita in modo nervoso. Lui sorrise porgendo in avanti la mano.
-Piacere di conoscerti, mi chiamo Shin'ichi Kobayashi, per gli amici Shin- le disse cercando un contatto. Il cuore della ragazza palpitava a più non posso, il vento le spostava i capelli, mettendo in risalto il suo dolce viso, candido come una rosa.
-Pi-piacere, io sono Emi- rispose porgendo lo sguardo verso il fiume che si trovava li vicino. Portandosi con la mano i capelli dietro all’orecchio destro. Gli occhi le brillavano al riflesso del sole che stava tramontando.
-Ti intimidisco per caso? Tranquilla non mangio- aggiunse Shin, stringendole la mano. Chinando poi il capo leggermente verso destra, tirando il labbro, accennando un sorriso. -Ti ho visto in giro per il nostro istituto, frequenti la terza classe giusto?-
-Ehm si!- continuava a rispondere sempre più agitata, non era abituata a rivolgere parola ad un ragazzo bello come lui.
-Scusa, ora devo andare o mi perdo la parata, mi ha fatto piacere conoscerti, ci becchiamo!- disse Shin, correndo verso il centro, lungo il fiume, lanciando un occhiolino voltandosi. Nell'udire quelle parole il cuore di Emi sembrò fermarsi, la gentilezza e il sorriso di quel ragazzo l'avevano fatta innamorare.
Giunto alla parata, ormai sera, si iniziò a girare intorno cercando volti noti, non trovandoli. La gente occupava tutto il viale, le luci di ogni bancarella sembravano tante stelle bianche, c’era perfino chi indossava i tipici kimoni Giapponesi. Le ragazze non mancavano, così come non mancava la curiosità di Shin di osservare i loro “lati b”,e tra questi riconobbe quello della sua compagna di classe. Si avvicinò stringendo i fianchi della ragazza, si avvicinò a questa la quale sussultò essendosi spaventata a morte. Si voltò di scatto, pronta a lanciare una pizza in direzione di Shin, che, tuttavia, uscendo dalla sua visuale, riuscì a scansare il colpo, stringendole il polso.
-Ehi, ehi! Reagisci così male con tutti?- domandò, lasciando il braccio della ragazza.
-E tu spaventi sempre così le ragazze?- rispose lei, muovendo il polso con l’altra mano. Era bastato una piccola stretta ad arrossirlo.
-Chiedo scusa!- continuò Shin, chinandosi col corpo e alzando il capo sorridente, strizzando l’occhio destro.
-Sei qui con qualcuno?- domandò ancora. Muovendo frettolosamente la mano tra i capelli.
-No, vuoi strapparmi un appuntamento, per caso?- rispose di nuovo, a braccia conserte. Il suo nome era Izumi, frequentava la stessa classe di Shin, col quale andava molto d’accordo. Anche lei indossava un kimono, capelli avvolti a chiocciola e mantenuti da un bacchetta di legno, molto sottile. Era alta quasi quanto Shin, e non invidiava nessuno in quanto a bellezza, tanto che era una delle più agogniate dell’istituto.
-Tranquilla non sarà nulla di ufficiale- disse lui, facendo la linguaccia mentre poggiava una mano sulla spalla della ragazza.
Si fermarono ad ogni bancarella che proponeva giochi simpatici, tutti rigorosamente vinti da Shin, il quale si destreggiava tra il colpire lattine e il pescare pesciolini dalle vasche. Ogni pupazzo ottenuto lo donava alle tante bambine che si fermavano a guardarlo, anche se i più belli li teneva per la nuova fiamma. Presero poi un gelato, cercando di non rovesciarlo a causa del poco spazio disponibile per muoversi. Arrivarono al palco dove di li a poco si sarebbe esibita l’idol giovanile Mayumi, trovarono fortunatamente due posti liberi sulla gradinata della fontana che si trovava poco distante dal punto in cui sarebbe uscita la star. Si abbassarono le luci, e dal palco spuntò una piattaforma che si alzò un paio di metri, piattaforma che presentava alla base tanti piccoli led multicolore, che aprirono il concerto. Al primo suono di chitarra i riflettori furono puntati su Mayumi che si apprestò a cominciare il concerto, durante il quale Shin non esitò a provarci con Izumi.
Aspetto però i fuochi per strapparle un bacio. Non erano gli unici, sotto i mille colori dei fuochi d’artificio le loro labbra erano incollate, così come aveva sapientemente programmato il giovane. Terminati, lasciò Izumi alla fermata del bus, mentre lui avrebbe seguito la strada diametralmente opposta alla sua.  Poco distante da casa, un gruppo di teppisti stava pestando un povero rivenditore per aver chiesto il pagamento della loro consumazione. Accortosi di quanto stava accadendo Shin si lanciò in sua difesa, non curante del loro numero, intenzionato a salvare quel negoziante.
-Ehi voi, vi sembra modo di fare giusto questo?- disse loro con tono sicuro e duro.
-E tu chi cazzo sei?- domandò il capo banda, che portava una cresta molto alta di colore verde scuro, con una banda al collo e cicatrici su tutto il corpo.
-Il mio nome è Shin'ichi, e vi consiglio di lasciar in pace quel signore se non volete avere guai!- rispose il ragazzo, portando la mano destra dietro la schiena e la sinistra a palmo rivolto verso il volto.
-E questi guai chi li porterebbe, tu per caso?- chiese in modo spavaldo il tipo ridendosela con gusto volteggiando una mazza di ferro, facendo segno agli altri di prepararsi a menare anche il ragazzo.
-Mi dispiace, scelta sbagliata!- rispose Shin, lanciandosi verso il loro capo a busto basso, dimostrando un'ottima agilità. Questi, vedendolo arrivare, cercò di mettere a segno un colpo di spranga, andando però a vuoto e ricevendo la carica del ragazzo che con due colpi ben assestati lo mandò a tappeto privo di sensi.
-Oh no capo!- esclamarono in coro i restanti teppisti. 
-Vi conviene sloggiare o farete la stessa fine- gli consigliò il ragazzo prendendo il corpo del capo per la camicia e lanciandolo ai compagni.
-Ce la pagherai! È una promessa- aggiunsero prima di scappare nel buio.
-Signore tutto ok? Nulla di rotto spero?- iniziò a chiedere Shin al negoziante ancora tramortito. 
-Oh ma che ragazzo gentile, ti ringrazio dell'aiuto- rispose lui, socchiudendo gli occhi mentre con l'aiuto di Shin si rialzava.
-Si figuri, è un mio dovere civile aiutare un cittadino in difficoltà- rispose lui sorridendo.
-Oh figliolo, peccato che di persone come te ne siano rimaste poche.- aggiunse lui, pulendosi i vestiti impolverati.
-Si, lo noto sempre più anch'io- aggiunse Shin, volgendo lo sguardo a vuoto.
Aiutato il negoziante, prosegui verso casa, ma proprio quando stava fuori la sua villa venne investito da una strana luce, di un giallo fioco, somigliante ad una cometa, che lo fece cadere battendo la testa.
 
 
Nel frattempo, nel distretto di Ishikawa, Aaron continuava la sua vita ordinaria. Era un ragazzo molto alto, capelli biondi, che arrivavano al collo, occhi azzurri, tendente al ghiaccio ed un carattere molto introverso.
-Non capisco cos'hanno da ridere, dopotutto la loro vita è così monotona- disse guardando un gruppo di amici che si divertivano, mente mangiavano un gelato, sulla fontana della piazza principale. La piazza era molto grande, c’era un rivenditore di gelati con la sua carretta poco distante dall’entrata, il sole illuminava il tutto, componendo giochi di luce con i cristalli d’acqua che schizzavano via dalla fontana. Questa aveva una forma circolare, composta da 3 ripiani che andavano via via stringendosi, con tre gradini alla base. Aaron era fermo su una panchina in ferro, che si trovava ai limiti della piazza, anch’essa circolare. Tutt’intorno c’erano alberi pieni di foglie, e nei giardinetti triangolari c’erano tantissime margherite.
-Detesto le persone che trascorrono la vita in questo modo- continuò chiudendo violentemente il libro che stava leggendo, innervosito dal comportamento di quei ragazzi, che non condivideva. 
-Che esistenza inutile la loro. Come del resto quella di molte persone che vivono qui- disse, alzandosi. Aveva ancora la divisa scolastica addosso, tutta scura, con un colletto rialzato e un simbolo d’oro, che doveva rappresentare l’effige dell’istituto che frequentava.
-Ehi Aaron- disse una voce femminile in lontananza, di cui s’intravedeva il braccio, agitato frettolosamente in aria.
-Oh no, mi ha trovato anche qui- disse tra sé e sé il ragazzo, battendo, col palmo della mano, la fronte.
-Sei sempre tutto solo, mi dispiace- affermò la ragazza, apparendo realmente preoccupata per il compagno. Si chiamava Yuchi, era una bellissima fanciulla, coi capelli lunghi rossi, con degli occhi castani, dolcissimi.
-Tranquilla, sai che preferisco stare solo piuttosto che con quelli della nostra classe- rispose lui, voltandosi verso il tramonto, anche qui rossastro, con poche nuvole a donargli sfumature particolari.
-Da quando è successo, sembra che tu non stia per niente vivendo la tua vita- disse Yuchi, poggiando una mano sulla sua spalla.
-Quante volte devo ripeterlo che non voglio sentire più parlare dei fatti accaduti tre anni fa?- fece lui, rivolgendosi in malo modo alla ragazza, spostando violentemente la mano dal braccio. Lei che cercava solo di alleviare i continui pesi che egli stesso si attribuiva.
-Forse ho esagerato, scusa!- continuò, mentre la ragazza, con le lacrime agli occhi, corse via lasciandolo solo a fissare il tramonto. Scese la piccola collinetta che lo divideva dal fiume che passava li sotto, stringendo il libro al petto. Raggiunse il piccolo molo che dava sul fiume, molto grande.
-Sembra proprio che il signore abbia deciso un'esistenza solitaria per me- disse sedendosi sul bordo del molo, tenendo un piede fuori e l’altro vicino al corpo.
-Perché la vita è stata così dura, perché mi sembra che tutto accada solo a me- continuò a dire, prendendo un sasso e scagliandolo sullo specchio d'acqua. A ogni rimbalzo si formavano onde che si scontravano tra loro, e il suono, dato dal contatto con l’acqua, lo rasserenò.
-Sarebbe molto meglio se a morire, fossi stato io!- concluse stendendosi sulla banchina fissando il movimento delle nuvole.
Tornato a casa, vuota, salutò e andò in camera controllando le mail sul PC portatile che aveva sulla scrivania vicino la finestra, ma la sua casella era sempre vuota. Il tempo sembrava non passare mai, in meno di dieci minuti fece due volte il giro della casa, si stese sul letto e finalmente trovò la sua pace ascoltando la musica dal suo mp3.
-Devo dire che anche la mia di vita è triste!- fece mentre ascoltava una delle sue canzoni preferite.
Stanco per la lunga giornata trascorsa, si addormentò come un bambino, con la musica ancora in play, con la mano, che manteneva il lettore musicale, poggiata sul petto. In quel preciso istante, proprio come successo a Shin’ichi, una cometa si staccò dal malto stellato e attraversò la finestra della sua camera, diventando tutt’uno col corpo del ragazzo.
 
Nel distretto di Kōchi‎, invece, il giorno successivo il sole si presentò nuovamente rossastro, e illuminava la casa molto curata e in ordine di Oliver. Si trovava su una collinetta quasi a cercare una sorta di superiorità rispetto al vicinato, superiorità che traspariva senza problemi dai proprietari di quella villa.
Solo lui, Oliver, faceva eccezione, stava sempre tra le sue, a scuola sembrava quasi non ci fosse. Di corporatura molto fragile, come di carattere, aveva i capelli grigi, tendenti al bianco. Non era molto alto, rientrava nella norma, non era socievole, non era ordinato, in generale non c’era.
-Oliver, quante volte ti ho detto che il cane deve stare fuori in giardino?- gridò forte la madre, una signora magra e alta, al contrario del figlio, molto rigida negli insegnamenti, e un po’ troppo tirata negli atteggiamenti. Era maniaca dell’ordine e della disciplina, non amava inoltre che il figlio non avesse amici.
-Guarda che ha combinato. E poi che stai facendo, degnati di rispondere a tua madre quanto meno- continuò a gridare lei, facendo cenno alla cameriera di pulire il pavimento permeato dalle zampate dell’animale.
-Scusa, mi ero appisolato. Non volevo mancarti di rispetto- fece il ragazzo scendendo le scale a piccoli passi, strofinandosi gli occhi, infastiditi dall’eccessiva luce che entrava delle vetrate della sala da pranzo. La casa non era per niente in linea con lo standard Giapponese, questo era un altro aspetto che la distingueva dalle altre.
-Portalo immediatamente fuori, e poi vatti a fare una doccia, e trovati dei compagni, stai sempre chiuso in casa a giocare col computer o col cane. Da quando ci siamo trasferiti mi sembri uno zombie, dopotutto la carnagione è chiara quindi stai lì per diventarlo!- esclamò con tono offensivo la madre, era solita fare certi discorsi. La loro famiglia era molto rispettata in America, dove abitavano in precedenza, spostatasi per motivi lavorativi del padre.
-Vieni qua bello, solo con te posso stare in tranquillità, non so che farei se tu venissi a mancare- disse Oliver al proprio amico a quattro zampe, con gli occhi socchiusi sfoggiando un candido sorriso, che nascose per un attimo la tristezza che poco prima lo colmava. Il cane abbaiò due volte prima di leccare in viso il ragazzo, che nel frattempo lo stringeva forte, mentre nella finestra alle sue spalle la sorella si vestiva, probabilmente per uscire, ballando a tempo di musica, che disturbava non poco i vicini. Anche lei era molto tirata, a scuola era quella più egocentrica, e proprio per questo attirava a se molti ragazzotti, che facevano i carini col fratello per entrare nelle sue grazie; era proprio questo forse il suo unico pregio, l’esser molto legata al fratello minore, non era ancora chiaro però se lo faceva per compassione o perché realmente ci teneva.
Calata la notte, rientrato nella sua stanza dopo aver fatto la doccia, come la madre gli aveva ordinato, mentre finiva di passarsi l’asciugamano tra i capelli, ancora una volta, la cometa colpì anche lui, che cadde sulle ginocchia in un tonfo risonante in tutto il piano inferiore, per poi accasciarsi a terra privo di sensi.
L’indomani un sole nuovo sorse su tutto il Giappone. I ragazzi ignari di quanto stava accadendo aprirono gli occhi al nuovo giorno, a quel nuovo inizio che mai si sarebbero aspettati, l’inizio di un cammino che incrocerà le loro vite e li cambierà per sempre. 

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Kisuke94