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Autore: pinkchampagne    12/07/2012    2 recensioni
mentre tu continui a parlare di te stesso,non immagini neanche quante creature stiano perdendo la vita.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Oggi è il quattro giugno,è un mercoledì e di solito in questo giorno zia Annie va a trovare una delle sue più grandi amiche che abita dall'altra parte della città. Si chiama Danielle,ha la sua stessa età ed è anche lei,come noi,una sirena che vive sulla terraferma.
Danielle,pero',è come se fosse una sirena in 'pensione',ha abbondonato il suo ruolo per condurre una vita normale,infatti è sposata con un comune uomo da ben 25 anni e ha due figli: Andrew e Caterina. Ormai sono grandi,hanno un lavoro fisso,una famiglia e viaggiano per l'Europa. 
Suo marito,Andy,è un ex poliziotto e vivono in una casa molto grande,forse troppo grande per due persone,ma non è questo l'importante. Si amano come dal primo giorno che si sono incontrati. 
Lui era un amante delle acque e viaggiava spesso per il mare,lei era una sirena giovane e si sono incontrati in una grotta,dove entrambi adoravano passarci il tempo. Si sono incontrati così. Danielle dice che è grazie al destino,io penso sia solo un caso. 
Sono una coppia perfetta,si amano alla follia e sono davvero belli insieme. 
Zia Annie so che li invidia,ma è molto contenta della loro storia d'amore.
Odia ammettere il fatto di essere stata innamorata solo una volta di un giovane ragazzo che,purtroppo,annegò durante una tremenda tempesta. E infatti mi raccomanda sempre di non innamorarmi seriamente come ha fatto lei,perché il dolore che si prova è insopportabile e porta al peggio.
Ma per me non c'è problema,in tanti anni che mi trovo qui,non mi sono mai innamorata di un ragazzo. Lo so,lo so,sono troppo giovane per innamorarmi,ma spero che prima o poi questo accada e che soprattutto mi innamori del ragazzo giusto a cui potrò confidare questo piccolo grande segreto.
Come ogni mattina la sveglia suona,mi alzo più assonnata che mai,sbadiglio e mi tiro su da letto. Mi dirigo verso il bagno,dove apro lentamente l'acqua e inizio a lavarmi.
Sono solo le 7 del mattino,ma il traffico è già assordante,corro in camera mia a farmi il letto e subito dopo scendo le scale,per salutare la zia e per fare colazione.
'Buongiorno piccola mia' grida la zia con in mano una tazza di caffè fumante,conla vestaglia e le pantofole ai piedi 'dormito bene? Ah,Ariel,ti ricordo che quando tornerai da scuola io non ci sarò,oggi vado a trovare Danielle e ci starò tutto il pomeriggio,tu...' la interrompo,prendendomi il latte e un biscotto dalla credenza 'io mi preparerò il pranzo,farò i compiti,cenerò e poi mi butterò in vasca' ripeto come ogni santo mercoledì,guardando la zia che sbuffa sorridendo. E' da anni che ogni mercoledì mi raccomanda cosa devo fare,ma oggi l'ho battuta sul tempo.
Mi dirigo verso la camera,dove occupo una buona parte del tempo a scegliere i vestiti da indossare la mattina stessa.
Sono le 7 e 45 e come ogni mattina sono in ritardo. Mi precipito giù dalle scale,prendo la cartella,le chiavi,saluto la zia e mi avvio velocemente verso la mia scuola,che non è molto lontata da dove abito.
Sfioro appena la scalinata che precede la scuola con il piede destro,che la campanella inizia a suonare per invitare gli alunni a recarsi immediatamente nelle proprie aule.
Arrivo in aula,mi siedo nel primo banco vuoto che trovo e aspetto che la professoressa Martinez inizi la sua lezione. 
Le ore passano e oggi,stranamente,anche veloci. Il tempo sembra velocizzarsi,la ricreazione inizia e finisce subito e le sei ore scolastiche passano come un ruscello tra le rocce.
Saluto David,Melissa e Sarah,i miei migliori amici a cui confido tutto,bè quasi tutto,ci diamo appuntamento per il pomeriggio e inizio a camminare verso casa,dove non mi avrebbe aspettato nessuno se non una marea di compiti per il giorno dopo.
La giornata era perfetta,neanche una nuvola in cielo,il vento soffiava limpido e non dava fastidio,mentre il sole era bello elevato in cielo.
Arrivo a casa,mi precipito dal frigorifero dove mi aspettava il riso freddo che zia aveva preparato la mattina stessa,prendo posate e tovagliolo e mi butto svogliatamente su quel soffice divano che rimpiva la sala. 
Dopo aver finito di mangiare,lavo il piatto nel lavandino,perché la lavastoviglie era gusta, e le posate e continuo a guardare un programma televisivo che mi aveva affascinata.
L'appuntamento era alle 16 ed erano solo le 14.30 quando il cielo tutto ad un tratto si è riempito di nuvole,il sole scomparve e la pioggia iniziò a dominare questo incubo.
I lampi e i tuoni erano gli unici sovrani del cielo,le linee telefoniche erano tutte occupate,la televisione si spense da sola e tutte le luci della città si esaurirono.
Cosa stava succedendo? Ero terrorizzata,ambulanze su ambulanze passavano ogni cinque minuti in questa cittadina. Presa dal panico salgo le scale e raggiungo il letto,dove avrei letto un buon libro per calmarmi,ma nulla da fare.
Questo tempo non cessò. Continuò fino alle 16 e 30,non sapevo più che fare.
Mi sdraiai sul letto,ma mi addormentai.
Lo stesso sogno mi tormentava ormai da settimane. Le voci di mamma e papà erano continue nella mia testa. E la mano del nonno era sempre più tesa verso di me,come per acchiapparmi durante il sogno e portarmi con lui negli abissi più profondi.
Ma ad un certo punto,qualcuno bussò alla porta. Bussò talmente forte da sentirlo anche fino al piano di sopra.
Mi misi a correre. Come se qualcuno mi inseguisse. Mi avvicino alla porta. La apro di scatto e...'ciao,scusa,sono rimasto chiuso fuori casa,non è che potresti ospitarmi?sono tutto bagnato' una voce maschile e una sagoma buia parsero ai miei occhi.
Era un ragazzo,avrà avuto si o no la mia età,alto e tutto bagnato.
'Certo,entra pure' gli faccio cenno di entrare 'piacere,io sono Ariel' lo guardo. 
'Philip' mi guarda,togliendosi la giacca, 'dove la metto?' mi domanda tenendo in mano quella specie di straccio bagnato.
'Dammi pure,la porto in bagno ad asciugare' gli prendo la giacca portandola a destinazione 'non ti ho mai visto qui' chiedo incuriosita 'sei nuovo?' lo raggiungo dopo pochi minuti,portandolo in cucina.
'Sì,mi sono trasferito stamattina qui nella casa affianco e mi sono dimenticato le chiavi attaccate alla porta..' ride sedendosi sulla sedia intorno al tavolo.
'Ah,sei un ragazzo furbo,allora' lo guardo,ridendo e scuotendo la testa 'bè' indago un po' sul suo conto 'non ci sono i tuoi genitori a casa?' mi siedo di fronte a lui,mettendo le braccia incrociate.
'Vuoi puntarmi una luce addosso e magari farmi l'interrogatorio,Ariel?' abbassa lo sguardo ridendo 'no,sono fuori città a recuperare gli ultimi scatoloni...hai qualcosa di caldo da bere?' mi guarda,voltandosi come per cercare qualcosa.
'Si,certo' mi alzo dalla sedia 'preferisci una tazza di cioccolata calda o un bicchierone di latte?' gli domando raggiungendo la cucina.
'Mi va bene un bicchiere di latte,grazie' grida dal tavolo per farsi sentire.
Arrivo in cucina,apro il frigo e prendo il cartone di latte e tolgo dalla lavastoviglie guasta una tazza nuova appena comprata.
Metto il latte sul fuoco e attendo,mentre Philip mi raggiunge chiedendomi 'i tuoi capelli...sono naturali?' è una domanda che nessuno mi ha mai fatto 'sì,certo' lo guardo con aria perplessa 'come mai?' gli domando incuriosita.
'Bè,non se ne trovano tante di ragazze con capelli di un colore rosso così...così corallo' mi osserva i capelli,toccandoli 'complimenti,sono molto belli' mi sorride.
Rimango incantata per il suo complimento e per il sorriso splendente,mentre non mi accorgo che la luce,da quando è arrivato Philip,era tornata.
Prendo il latte ormai caldo e lo verso nella tazza 'tieni,Philip' lo guardo arrossendo e abbassando lo sguardo.
'Grazie,piccola' mi dice,dirigendosi verso il tavola,prendendo in mano la tazza quasi bollente.
Mi aveva chiamata piccola. Nessuno lo aveva fatto finora,se non zia Annie. E mi suonava strano.
Sembra un ragazzo simpatico ed è pure molto bello,ma non devo farmi illusioni. 
Chiaccheriamo per molto tempo e mi racconta un po' di lui. Dice di venire da un luogo molto lontanto e di essere stato adottato da una famiglia che non poteva avere figli.
Mi sembra abbastanza credibile come storia,ma una cosa non mi convince: dice di provenire da una famiglia ricca e nobile,ma perché a questi punti abbandonarlo?
Forse rischiava la vita,oppure non volevano figli. Questo fatto mi stupisce. Ma non posso farci niente. 
'E' stato un piacere parlare con te,Ariel' mi guarda fisso negli occhi 'sei stata gentilissima' mi sorride sfiorandomi i capelli.
'Vieni quando vuoi,Philip,sei il benvenuto' lo guardo,arrossendo un poco.
Sorride e con aria svogliata mi chiede 'la giacca,posso prenderla domani? Se non ti crea problemi eh' mi guarda,accennando un sorriso.
'Certo,passa pure quando vuoi. Se non ci sono io in casa,c'è zia Annie.' sorrido,aggiustandomi la maglia.
'Allora perfetto,a domani piccola' si avvicina lentamente a me e mi schiocca un bacio sulla guancia.
Rimango come incantata davanti a quel meraviglioso ragazzo e davanti a quella porta chiusa che Philip si sbattè alle spalle.
Ero felice e confusa nello stesso istante. Non avevo aperto libro quel giorno e non ero preoccupata. Erano le 19. Dovevo cenare velocemente per poi andarmi a rilassare nella vasca da bagno.
Mi ero anche dimenticata dell'appuntamento,ma non importava,immagino che nessuno di noi abbia avuto il coraggio di fare un passo fuori casa con quel brutto tempo.
Ora il cielo è sereno e la luce è tornata. 
Mi era passata la fame e così,senza nemmeno aprire il frigorifero,mi avvio verso il bagno e come ogni sera riempio la vasca di acqua,prendo i sali e mi immergo.
Senza rendermene conto,mi addormento,mentre zia Annie rientra a casa.

  
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