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Autore: Alys93    15/07/2012    1 recensioni
Mentre mi esaurivo nel cercare un sequel per "Al di là del Pozzo" mi è sorta spontanea una domanda. Come sarà stata la vita di Masaru e Fumiyo, prima della nascita dell'esuberante Kaori e di tutte le avventure che sono seguite? Automaticamente, ho preso il portatile ed ho iniziato a scrivere e... beh, questo è risultato. Spero che possa piacervi e che questa FanFiction possa aiutarvi a conoscere meglio questi due personaggi che sono rimasti un po' in ombra nella precedente storia, attraverso la loro infanzia ed adolescenza.
P.S. Oltre i due protagonisti, compariranno altri personaggi a loro legati, che, in qualche caso, si re-incontrano anche in "Al di là del pozzo". Inoltre, una volta tanto, nelle mie storie, i personaggi parlano in prima persona. Spero che vi piacerà
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Oltre il pozzo'
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Ed eccomi di nuovo qui, a rompervi le scatole con questa FF. XD  spero davvero che vi piacerà, anche perché, a partire dai prossimi capitoli, le situazioni saranno un po' più accese. ^.^ voglio ringraziare di cuore Dannata93 per aver recensito il primo capitolo, spronandomi a continuare clon la sua allegria contagiosa. spero di non dleuderti, tesoro. ^.^
augurandomi che questo secondo capitolo possa interessarvi, vi auguro buona lettura.


Capitolo 2: La tribù

Pov Fumiyo
Stringo tra le mani la piccola urna rossiccia che contiene i resti mortali della mia nonnina, chiedendomi cosa mi aspetta adesso.
Sul villaggio sta scendendo la prima neve e la nonna ha sorriso commossa nel vederla, prima che la vita le scivolasse via dalle mani come un fil di fumo.
Prima di andarsene, però, mi ha promesso che, in un modo o nell'altro, mi sarà sempre vicina e mi ha fatto promettere che custodirò il bracciale con molta cura.
"Lo passerai a tua figlia quando sarà abbastanza grande da poter controllare i suoi poteri" mi ha detto, abbracciandomi "Sono sicura che avrai una vita felice, un giorno. Ma non devi mai smettere di sperare".
Sperare... mi sembra così difficile, in questo momento.
Sono sola, in un mondo che non mi accetta per quello che sono e che, probabilmente, non lo farà mai.
Come posso sperare di avere una famiglia, un giorno?
Alcune lacrime mi scendono lungo le guance, andando a bagnare il coperchio dell'urna funeraria.
Ora devo dirigermi a Sud-Est, per esaudire l'ultimo desiderio della nonna: seppellire le sue ceneri nei pressi di un pozzo magico.
In quel modo, avrebbe potuto continuare a guidarmi per sempre.
Fisso per l'ultima volta il villaggio dove sono nata e cresciuta, pensando che non tornerò mai più tra queste case.
Non ho nessun rimpianto; qui non mancherò a nessuno, questo è poco ma sicuro.
Rivolgo uno sguardo addolorato alla capanna in cui ho vissuto con la nonna e la mamma e, aggrappandomi a quei pochi ricordi felici, raccatto il mio fagotto per mettermi in cammino.
Per ora, la neve cade leggera come fiocchi morbidi, ma so che presto si scatenerà una tormenta; ne sento l'odore nell'aria.
Stringendomi nel leggero mantello, continuo ad avanzare tra gli alberi candidi, cercando il luogo che la nonna mi ha descritto.
Voglio rispettare il suo ultimo desiderio.

Impiego due giorni ad arrivare al luogo di cui mi parlava la nonna e, trovato un antico albero nei pressi del famoso pozzo mangia - ossa, scavo una buca nel terreno ghiacciato.
Una volta ottenuta una fossa abbastanza profonda, prendo tra le mani l'urna con le ceneri della nonna e lascio che le mie lacrime vi scorrano sopra.
Non riesco ancora ad accettare che lei non ci sia più, che non la sentirò più la sua voce insegnarmi tutte quelle cose sulle erbe o le sue mani accarezzarmi i capelli.
Quel pensiero mi fa ancora troppo male.
"Mi mancherai, nonnina" sussurro tra i singhiozzi, mentre ripongo con cautela la piccola urna nella terra.
La ricopro con la neve che avevo smosso e, dopo essermi asciugata gli occhi, mi rialzo in piedi.
Mio padre mi aspetta alcuni kilometri più a Sud, per portarmi alla tribù.
Chiedendomi che vita potrò condurre in mezzo a dei demoni, a cui non sarò sicuramente simpatica, mi rimetto in cammino nella foresta silenziosa.
Molti animali sono andati a dormire nelle loro tane e questo vuol dire anche che c'è poco cibo in giro.
Come a confermarmelo, il mio stomaco inizia a brontolare ed io mi metto alla ricerca di qualche ultima bacca o frutto che il gelo non ha ancora distrutto.
Sono fortunata e, dopo pochi minuti, posso mettere a tacere la fame con un pugno di mirtilli ed un lampone particolarmente succoso.
Sorridendo appena, continuo a camminare tra i cespugli pieni di neve fino a che non incontro una serie di orme che mi fanno ridere.
A quanto vedo, il mio papà mi è venuto incontro, ma sta girando in tondo per il nervosismo.
Forse l'idea di portarmi alla tribù non gli piace molto...
Ma non so dove altro andare, né da chi rifugiarmi; qualunque cosa mi aspetti, dovrò fare buon viso a cattivo gioco.
Cercando di farmi forza, ripenso al coraggio della mia mamma, che mi ha allevato nonostante sapesse che avrebbe rischiato la vita.
Era una donna forte e coraggiosa ed io voglio essere come lei.
Non appena mi scorge oltre la neve, mio padre mi viene incontro e mi abbraccia, prima di indicarmi una valle non molto distante.
"Dopo quella valle, ce n'è un'altra più nascosta" mi dice serio "Ed è lì che siamo diretti. La tribù si trova tutta in quella zona".
Sento un brivido di paura attraversarmi la schiena quando mi accorgo che è più serio del solito ed ho il timore che gli altri demoni lupo non saranno troppo contenti di avermi tra loro.
Coraggio, Fumiyo mi dico con forza Vedrai che andrà tutto bene. Devi solo farti forza.
Improvvisamente, ricordo le parole che mi ha detto la nonna, alcuni giorni dopo l'ultima visita di papà.
"La vita non può darti solo dolore, tesoro" mi aveva detto sorridendo "Ci sarà un po' di felicità anche per te, vedrai".
Con quelle parole che mi rimbombano nella mente, mi aggrappo alla gamba del mio papà e prendo a seguirlo nella neve che va candendo sempre più fitta.
Anche se cammino a fatica per via dello spessore di quella coperta candida, non voglio farglielo capire; non voglio che si vergogni di me.
Ma, soprattutto, non voglio mostrarmi debole.
Stringendo i denti, continuo ad avanzare, tenendomi ben stretta a lui per evitare di cadere.
I nostri passi vengono totalmente assorbiti dalla neve, a tal punto che alzo continuamente lo sguardo per assicurarmi di non essere sola.
Mio padre continua a fissare l'orizzonte con uno sguardo che non riesco a capire; sembra preoccupato, eppure fiducioso...
Chissà come sarà la tribù.
A quel punto, la curiosità ha la meglio sulla paura e gli chiedo "Sono in tanti, nella tribù? Quanti demoni ci sono?".
"Una trentina, per lo meno" mi dice lui "Ma è difficile che ci troviamo tutti nella stessa zona. Sarebbe difficile trovare cibo per tutti".
"Ed io potrò aiutarti a fare qualcosa?" gli domando, decisa a non essere un peso per la tribù.
La sua mano mi accarezza sulla testa "Sei ancora piccola per questo. Ma non preoccuparti, nessuno ti caccerà via".
La sua voce è diventata più decisa nel pronunciare l'ultima frase ed io capisco che non sarà facile farmi accettare.
In fondo, un po' me l'aspettavo...
Sono comunque un essere a metà, né demone, né umana.
"Io voglio fare quello che posso" ribatto determinata "Con la nonna andavo a raccogliere la legna... oppure l'acqua. Voglio aiutare come posso".
"Il tuo è un bel pensiero" mi sorride papà, rivolgendomi uno sguardo orgoglioso "Ma ora pensiamo ad arrivare alla valle, d'accordo?".
Di colpo, sembra rendersi conto che faccio fatica a tenere il passo per via della neve e scuote appena la testa, mormorando "Piccola testona".
Senza darmi il tempo di aprire bocca, mi prende in braccio e continua a camminare sotto la neve che sembra non voler smettere di cadere.  

 
Pov Masaru
Pare che qui si voglia scatenare una bella tormenta commento tra me, mentre mi dirigo verso la grotta dove si riunisce la tribù.
Mi auguro che quegli stupidi che erano di turno a raccogliere un minimo di legna non se lo siano dimenticato ancora, perché stavolta un bel calcio nel sottocoda non glielo toglie nessuno.
Ognuno di noi ha dei compiti ben precisi e bisogna rispettarli, se non vogliamo che le cose vadano a rotoli.
Lascio scivolare il cervo che ho catturato in un angolo e distendo i muscoli, augurandomi di trovare un fuoco caldo davanti al quale sciogliere la neve che mi si è infilata nell'armatura.
Odio questa stagione...
Costretti come siamo a passare quasi tutto il tempo nella grotta, le zuffe sono praticamente all'ordine del giorno.
E se c'è una cosa che mi irrita, è proprio una baruffa priva di senso!
Cavoli, posso aspettarmelo dai cuccioli, ma non da un branco di lupi con più trecento anni alle spalle!
Con un leggero sbuffo, trascino la preda fino alla conca che usiamo come magazzino per le provviste e sorrido nel vedere diverse yashe sorridere soddisfatte.
Con la pancia piena è più facile mantenere la calma nel clan; il che, non mi dispiace affatto.
Con disappunto, mi rendo conto che quei cretini non hanno ancora raccolto la legna per il fuoco e che la neve sta penetrando anche all'interno del nostro rifugio.
"Dove sono Aiko ed Hitoshi?" chiedo seccato "Non erano loro a dover raccogliere la legna, oggi?".
Akemi si alza dal suo giaciglio e mi viene incontro, dicendo "Sono usciti già da un po', ma non sono ancora tornati. Vuoi che vada a cercarli?".
Scuoto la testa e le faccio cenno di risedersi "Pensa a rimetterti in forza, Akemi. A quei due ci penso io".
"C'è aria di novità, nell'aria" mi avverte il vecchio Ryo, fissandomi di sottecchi "Novità che, personalmente, mi piacciono poco".
"Nuovi attacchi da parte dei lupi dell'Ovest?" chiedo immediatamente, imprecando al pensiero di quelle teste rosse che non ci danno pace.
"No, qualcosa che riguarda noi" mi suggerisce Akemi, che però sembra molto più serena di suo zio.
"Odio quando parlate per enigmi" replico seccato, alzando gli occhi al cielo "Cos'è successo, mentre ero fuori?".
La ragazza fa per rispondermi, quando uno strillo acuto mi coglie di sorpresa "Mettimi giù, subito! Ti ho detto di lasciarmi andare!".
Vedo Ryo scuotere la testa, ma non me ne curo più di tanto, incuriosito come sono da odori e suoni nuovi per me.
Di chi è questa vocetta acuta che rimbomba nella grotta?
Seguendo la fonte del suono, arrivo in uno dei tanti cunicoli laterali e la scena che mi si presenta davanti mi lascia un tantino spiazzato.
Sosuke tiene sollevata una bambina di all'incirca quattro anni per la veste e la piccola si dimena come una furia per liberarsi dalla sua presa, tra le risate di altri tre lupi.
A terra, noto una grossa fascina di legna pronta per ardere e, dall'odore che vi sento sopra, capisco per certo che non sono stati Aiko o Hitoshi a raccoglierla.
Ma chi è quella mocciosa così agguerrita, che si dimena peggio di un'anguilla?
Sono sicuro di non averla mai vista nella tribù, eppure il suo sguardo verde smeraldo ha qualcosa di familiare...
"Ehi, che succede qui?" chiedo, avanzando verso lo strano gruppo "Sosuke, chi è questa piccoletta?".
"Masaru" mi salutano tutti, smettendo immediatamente di ridere; la loro deferenza mi è così automatica che quasi non vi do' più peso.
Essendo il figlio del capo tribù, mi trattano tutti con grande rispetto, dato che, molto probabilmente, succederò a mio nonno quando quest'ultimo passerà a miglior vita.
Il che, in tutta sincerità, mi auguro avvenga il più tardi possibile; in fondo, ho solo centosettantasette anni!
Troppo giovane per guidare un'intera tribù...
Mio padre è morto che io non avevo ancora settant'anni, in un terribile scontro che non voglio neanche ricordare.
Quei momenti mi tormentano ancora ed il dolore che provo è troppo forte perché io riesca a sopportarlo, nonostante sia già passato un secolo pieno.
"Chi è la mocciosa?" chiedo nuovamente, irritato dal fatto che non rispondano alla mia domanda.
Perdono sempre troppo tempo in deferenze e scemenze varie; possibile che non abbiano ancora capito che io sono il tipo che passa subito al nocciolo della questione?
"Non ci crederai mai" ridacchiò Sosuke, sollevando ancora di più la bambina, che è rimasta a fissarmi incuriosita.
"Questa pulce dice di essere la figlia di Noriaki" esclama ridendo, quasi sull'orlo delle lacrime "Ma ci credi? Una mezzo-demone, la figlia di Noriaki!".
I suoi amici si piegano in due dal ridere, increduli davanti all'idea che un loro compagno si sia abbassato ad avere una figlia da una donna umana.
"Effettivamente, si nota una certa somiglianza" commento io, avvicinandomi alla piccola.
"Non dirmi che tu credi a questa mocciosa!" esclama Izo, fissandomi con quei suoi occhi azzurri da eterno cucciolo.
"Perché non dovrei?" chiedo tranquillo "Guardatela bene in faccia. Ha lo stesso viso di Noriaki, anche se i tratti sono più delicati".
"E inoltre..." continuo pacato "Che importa che è una mezzo-demone? Non sarebbe certo la prima creatura nata da un demone ed un'umana...".
"Mettetela giù" concludo, voltando loro le spalle "E, per favore, andate a rintracciare Aiko ed Hitoshi. Toccava a loro andare a prendere la legna".
Mi lancio una fugace occhiata alle spalle ed aggiungo "Anche se vedo che la mocciosa ne ha già raccolta un bel po'...".
"Ehi!" esclama lei, mostrando le piccole zanne con aria irritata "Guarda che non mi chiamo mocciosa! Io ce l'ho un nome!".
Nel sentire quel tono così agguerrito da quella piccoletta che, ad occhio e croce, non ha più di cinque anni, mi viene da ridere.
"E sentiamo" le dico, avvicinandomi per guardarla in volto "Come ti chiami, piccola guerriera?".
"Fumiyo!" sibila la pulce, fissandomi dritto negli occhi; però, un coraggio niente male la ragazzina.
Mi sono sempre piaciuti i caratteri decisi.
"E com'è che tuo padre ti avrebbe portato qui, piccola Fumiyo?" la prendo in giro, divertito dalla sua aria battagliera "Non sarebbe stato meglio che ti avesse lasciato con la tua mamma?".
Vedo i suoi occhi riempirsi di lacrime ed intuisco che sua madre, chiunque sia, ora non è più in questo mondo.
Eppure, noto con una punta di ammirazione che fa di tutto per non piangere; non vuole mostrarsi debole.
"La mia mamma è morta per proteggermi" dice flebile "Gli abitanti del villaggio l'hanno uccisa che ero ancora piccola".
"Puah! Umani" sibila Izo "Così stupidi e deboli...", "Ma anche coraggiosi" sussurro io, pensando alla forza che deve aver avuto quella donna per difendere la sua creatura.
Che, in questo momento, ha ripreso ad agitarsi per rimettere i piedi a terra "Vuoi mettermi giù, brutto bestione?".
"Bestione a chi?" ringhia Sosuke, fissandola con aria truce "Come osi rivolgerti a me con quel tono, lurida mezzo-sangue?".
Fumiyo sembra sul punto di ribattere a tono ed io inizio seriamente a preoccuparmi per la sua sorte.
Sosuke non è certo famoso per la sua grande pazienza...
Prima che io possa dire qualcosa, la voce di Noriaki si fa largo tra noi "Lascia andare mia figlia, Sosuke. Ora!".
Lui si gira con un ghigno di sfida in volto "Noriaki. Allora la mocciosa è davvero tua figlia...".
"Di' un po'. Come ti è venuto in mente di portare una tale feccia alla tribù?" chiede cinico "Sai bene che i mezzi-demoni non sono ben accetti qui".
"Ho già parlato con Keizo su questo argomento" replica Noriaki, rivolgendomi una leggera occhiata "Mia figlia ora fa parte della tribù".
"È una mezzo-demone!" esclama Sosuke, scrollando la piccola "Già è assurdo che tu abbia avuto una figlia con un'umana! Ora pretendi anche che viva con noi?".
"Sua madre è morta anni fa e la nonna, che si è occupata di lei fin'ora, ha lasciato questo mondo al cadere della prima neve" ribatte Noriaki "Non intendo lasciarla al suo destino. Morirebbe, là fuori".
"E forse sarebbe meglio" commenta Izo "Quelli come lei non sono ben accetti, dovresti saperlo".
Fumiyo si agita con più forza, decisa a liberarsi dalla presa di Sosuke, ed il padre non tarda ad accorgersene.
"Mi pare di averti già detto di lasciar andare mia figlia" sibila furioso "Cos'è, sei duro d'orecchi?".
"Oh oh!" lo canzona Sosuke "Ecco che Noriaki tira fuori gli artigli! Cos'è? Sei preoccupato per la tua piccina? Hai paura che le faccia male?".
"Lasciala andare. Subito!" ringhia Noriaki, "Altrimenti?" chiese l'altro, facendo oscillare la bambina così forte che mi stupisco che non abbia ancora vomitato.
"Basta, Sosuke" intervengo io "Lascia stare la ragazzina e vedi di piantarla di attaccar briga. Abbiamo de lavoro da fare".
Vedendo che Sosuke non ha la minima intenzione di darmi ascolto, Noriaki si avvicina con passo minaccioso "Non te lo ripeterò di nuovo, imbecille. Lascia subito mia figlia!".
"Cos'è, Noriaki? Adesso ti metti pure a dare ordini?" lo canzona lui, mostrando i denti in un'espressione di sfida.
A quel punto, la piccola sembra essersi stancata di restare appesa come un salame e, aggrappandosi al braccio di Sosuke, gli rifila un bel morso alla mano.
Lui si lascia sfuggire un grido di dolore ed allenta la presa, permettendole di tornare con i piedi per terra.
Con mia grande sorpresa, Fumiyo non corre a rifugiarsi tra le braccia del padre in cerca di protezione, ma si limita a camminare nella sua direzione.
Quella piccolina sta lentamente guadagnando qualche punto della mia stima; ha fegato, non c'è che dire!
Sosuke le rivolge uno sguardo fiammeggiante e fa per colpirla, ma la mano di Noriaki gli si stringe intorno al polso, fermandolo.
"Non osare toccarla" ringhia minaccioso "O ti assicuro che non avrai il tempo per pentirtene!".
"Vuoi scommettere?" sibila Sosuke, ricambiando lo stesso sguardo di sfida "Credi di potermi battere, Noriaki?".
"Ora basta" ordina una voce profonda, dal fondo della grotta "La piccola fa parte della tribù tanto quanto voi. E, per quanto le scorra dentro anche sangue umano, merita il rispetto che è dovuto ad un membro della tribù".
"Capo" mormorano tutti, chinando appena la testa in segno di rispetto.
Mio nonno ci fissa tutti, uno per uno, per poi focalizzare il suo sguardo su Fumiyo, che si è immobilizzata.
I suoi occhi verdi si sono spalancati alla vista del capo tribù e vedo soggezione nel suo sguardo.
Ha capito che è lui che comanda, qui.
"Rispetto? Una mezzo-demone?" chiede Sosuke "Cos'è, uno scherzo? Da quando fecce del suo calibro meritano rispetto?".
"Da adesso" replica mio nonno, fissandolo con severità "Ed è mia precisa volontà che alla piccola non sia fatto alcun male".
"Poiché non ha più nessuno che possa accudirla, resterà con suo padre nella tribù" aggiunse serio "Non intendo condannare una bambina a morte certa solo perché non ha sangue puro nelle vene".
Poi il suo sguardo si ferma su Noriaki, mentre mormora "Ma sai bene che questo avrà delle conseguenze. Le leggi sono chiare".
Lui abbassa appena il capo, ma la voce è sicura "So a cosa vado incontro, ma ciò che mi preme davvero è che mia figlia sia al sicuro".
"E sia" conclude mio nonno, voltandosi per tornare nella grotta "Sono lieto che tu comprenda, Noriaki".
Un lieve sospiro mi sfugge dalle labbra; per Noriaki si preparano brutti momenti.
Perderà buona parte del rispetto della tribù e gli verranno affidati incarichi di poca importanza; il suo onore è irrimediabilmente macchiato.
Sosuke e gli altri si allontanano ridacchiando, mentre io resto accanto all'entrata, godendomi l'aria fresca che arriva da Nord.
"Ehi, mocciosa" dico, fissando di sottecchi la piccola "Per il tuo bene, ti consiglio di stare sempre attaccata a tuo padre. Sosuke non è un tipo paziente".
"Ti ho detto che non mi chiamo mocciosa!" ribatte lei, fissandomi con occhi decisi "Smettila di parlarmi come se avessi due anni!".
"Fumiyo" la riprende Noriaki "Dovresti imparare a portare più rispetto a Masaru. Non puoi parlargli con questo tono di sfida". 
"Io rispetto chi mi rispetta" sussurra Fumiyo, continuando a fissarmi negli occhi "Solo perché sono una mezzo-demone, non vuol dire che possono farmi quello che vogliono". 
Vedo Noriaki sgranare gli occhi davanti a quella risposta ed un sorriso mi incurva le labbra "Ha le idee chiare, la piccoletta", "Fumiyo! Mi chiamo Fumiyo!". 
Le faccio un lieve cenno, decisamente divertito dalla sua determinazione "D'accordo, Fumiyo. Vedi solo di attaccar briga con nessuno, d'accordo?". 
Senza attendere la risposta, mi dirigo verso l'esterno della grotta; devo trovare quei due imbecilli di Aiko ed Hitoshi e fare in modo che portino un po' di legna per il fuoco. 
Il mio udito sensibile coglie però degli sprazzi di conversazione ed una fastidiosa fitta mi pungola il petto quando vedo Noriaki abbracciare la figlia con fare protettivo.
"D'ora in poi, restami sempre vicino" le sta dicendo, attento che nessuno lo senta "Sarà più sicuro per entrambi". 
Fumiyo lo guarda con un'espressione a metà tra il mortificato e l'ansioso "Non mi vogliono qui, vero? Ma perché se la prendono con te, padre?". 
Lui la stringe a sé con dolcezza "Non temere per me. Va tutto bene. Tu pensa solo a non metterti nei guai, siamo intesi?", "Sì, te lo prometto" gli assicura la piccola. 
A quel punto, decido che un giro sotto la neve è d'obbligo per mettere a tacere il dolore che sento dentro. 

Fatto, anche il secondo capitolo è andato ed i due protagonisti si sono più o meno presentati. che ne dirte di questo primo incontro? Xd spero vi sia piaciuto. da adesso in poi, vedremo dei bei battibecchi tra quei due! spero di aver reso bene i personaggi, ma questo potete dirmelo solo voi. Non intendo scocciarvi oltre, ci vediamo al prossimo capitolo1 bacioni a tutti!
vostra Alys-chan

   
 
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