Serie TV > Glee
Segui la storia  |       
Autore: kyelenia    16/07/2012    6 recensioni
Se sei in equilibrio su un filo non basta che una piccola spinta per farti cadere da un lato o dall'altro.
Mentre gli occhi di coloro che erano stati la sua famiglia al liceo squadravano lui e il suo improbabile accompagnatore, Sebastian Smythe il criceto malefico, le ragioni per cui si trovava lì, con lui, sei anni dopo gli passarono davanti agli occhi, come un film che stava andando in onda nel suo cervello.
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Rachel Berry, Sebastian Smythe
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta, Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 4. Apples and spout

 

Kurt chiuse la porta della camera degli ospiti e prese un respiro profondo, tentando di non pensare al ragazzo dall'altra parte.

Si maledisse mentalmente - per la centesima volta nell'arco di un paio di ore - per la brillante idea di invitare a casa propria una tentazione in forma umana. Tutto, di Sebastian, sembrava chiamarlo. E non era il momento di provare quelle cose.

Salì le scale ed entrò nella propria stanza, cominciando a dedicarsi con attenzione e cura maniacale al rituale serale di pulizia della pelle, sperando di pulire un po' anche i propri pensieri.
Sentiva un disperato bisogno di sgombrare la mente - fiondarsi sul corpo meraviglioso del ragazzo al piano di sotto, ma quello era fuori questione - e dimenticare la sensazione dei capelli di Sebastian contro la sua pelle, i pantaloncini del pigiama che cadevano morbidamente sui fianchi snelli, le sue mani che sulla propria pelle sembravano fuoco.

Doveva fare i conti con tutto quello, e in fretta, perché Sebastian sarebbe rimasto in giro per parecchi giorni e non gli sarebbe servito a nulla provare il desiderio costante di baciare le sue labbra. O fissarlo mentre se le mordeva - ed era così sexy. Vederlo in quel modo, poi, così indifeso ed esposto, aveva ribaltato tutte le sue convinzioni. La certezza che fosse uno stronzo, egoista e privo di cuore era stata  l'unica cosa  ad aiutarlo a mantenere il senno dalla nefasta sera a casa di Rachel.

E non si sentiva ancora pronto ad accettare il proprio errore di giudizio su di lui. Aveva ancora bisogno di tutti i neuroni, preferibilmente al loro posto.

Chiuse la porta del bagno e si apprestò ad indossare il pigiama e stendersi sul letto - rigorosamente sotto le lenzuola perché odiava la sensazione del proprio corpo esposto - senza avere le idee più chiare ma, almeno, con una rinnovata decisione.

La storia con Blaine era appena finita e quello ero il momento di prepararsi al futuro che lo attendeva, non di aggrapparsi a qualcun altro, l'unico - bellissimo, sexy - ragazzo che stava mostrando interesse nei suoi confronti.

Tentò, infruttuosamente, di prendere sonno, ritrovandosi piuttosto a rigirarsi senza pace, guardando ad intermittenza l'orologio appeso sopra la porta.

Le lancette scorrevano, inclementi, mentre la sua mentre troppo affollata lo teneva ben sveglio, presente e fin troppo lucido.

Contò le pecore e finì con l'immaginarsi Sebastian vestito da cowboy.

Contò i pesci rossi - che davvero, non potevano costituire nessuna minaccia - e si ritrovò a raffigurarsi l'immagine di Sebastian in costume, il torace ben definito, le goccioline d'acqua che scendevano sensualmente lungo il suo corpo.

Quando la sua mente viaggiò deliberatamente fino a proporgli l'immagine, non richiesta, di varie specie uccelli si mise a sedere di scatto sul letto, deciso a non permettere più ai propri pensieri di vagare.

Si alzò e si infilò una maglietta - sì, d'estate anche lui dormiva con poco addosso - per andare giù in cucina e tentare in ultima istanza con una tisana rilassante.

Aveva appena messo il primo piede sul parquet del soggiorno, deciso a procedere speditamente verso la sua meta senza soffermarsi inutilmente di fronte alla camera di Sebastian. Ma, e ne era profondamente convinto ormai, una congiura di ordine superiore sembrava volergli impedire di stare lontano dal ragazzo; la luce della sua camera era accesa e filtrava attraverso il vetro opacizzato della porta.

Si fermò a guardare, imbambolato, indeciso sul da farsi. Poi i suoi piedi si animarono e decisero di condurlo autonomamente verso la stanza. Il suo braccio, dotato di vita propria, si alzò e lui vide le proprie nocche  battere contro il legno, senza poter far nulla per impedirlo.

«Mh?» rispose un'altra voce dall'altra parte, a malapena udibile.

A quel punto persistere nel proprio intento di stare lontano da Sebastian, con la mente e col corpo, non sembrava più possibile, quindi si decise a far scorrere la porta ed entrare.

Vide il ragazzo seduto sul letto, con la schiena poggiata contro il muro e la gamba sana piegata  ad offrire l'appoggio per un libro.

Sebastian aveva indosso un paio di occhiali da vista - probabilmente da lettura.

 E oddioeracosìsexy.

«Disturbo?» chiese Kurt, sorridendogli.

L'altro sembrò illuminarsi, ma probabilmente era solo a causa di strani effetti della luce.

«No, non riuscivo a dormire.»

«Posso fare qualcosa per te? Stavo per fare una tisana perché non riesco a dormire neanche io.»

«Puoi amputarmi la gamba? Non credo. Però la tisana la accetto volentieri.»

Sebastian si sollevò un po', alla ricerca del modo meno doloroso per alzarsi, e Kurt poté leggere sul suo viso il fastidio nell'essere così limitato nei movimenti in quel momento.

«Nono, non preoccuparti. Porto le tazze su un vassoio e la beviamo qua insieme» lo bloccò, evitando di rischiare che potesse fare qualcosa di estremamente stupido solo a causa dell'orgoglio.

«Forse è meglio. Il mio corpo sembra aver sviluppato un'insana dipendenza dal letto e di colpo non gli importa più che non stia per succedere nulla di eccitante o piacevole.»

«Per due minuti ti avevo quasi considerato una persona normale. Grazie di ricordarmi costantemente che sei un ninfomane.»

«Perché, principessa, tu rifiuteresti per caso un po' di sano e naturale divertimento? Io non credo. Te l'ho già detto, con me non serve nasconderti, posso leggertelo in viso che sei pazzo di me e quanto ti costa trattenerti. Forse è per questo che hai sempre stampata quell'espressione sconcertata. E' la frustrazione.»

Sebastian gli fece l'occhiolino e Kurt scosse la testa, incredulo.

«Pensala come vuoi. Stai attento però, potresti scoppiare da un momento all'altro: non credo che ci sia abbastanza posto per il tuo ego dentro il tuo corpo.»

«Fa parte del mio fascino.»

All'ennesimo sorriso sexy di Sebastian - e presto lui non sarebbe più riuscito a mostrarsi indifferente - Kurt decise che era decisamente il momento di pensare alla tisana.

'Tisana... insonnia... Sì, è per questo che mi sono alzato, non per ritrovarmi di nuovo davanti la faccia da ses-... nono, da schiaffi di Sebastian e il suo sorriso eccit-...snob'.

Kurt guardò Sebastian, assicurandosi di non aver ripetuto i propri pensieri ad alta voce; il ragazzo lo guardava ancora come se avesse voluto mangiarlo; si era risparmiato una situazione imbarazzante ed era il momento di andare in cucina, prima di fare qualcosa di stupido e di cui si sarebbe pentito amaramente.

Tornò poco dopo con un vassoio tra le mani, le tazze, un piattino con i suoi biscotti ipercalorici preferiti e la zuccheriera poggiate sopra, elegantemente. Non importava che fosse piena notte e loro fossero soltanto due ragazzi che non riuscivano a prendere sonno, non avrebbe dimenticato le buone maniere.

Sebastian sorrise intenerito, per poi cambiare repentinamente la propria espressione in una di derisione; Kurt stava cominciando a perdersi in quel caleidoscopio di emozioni, che gli faceva soltanto venir voglia di imparare a leggere ogni singolo sguardo di Sebastian.

«Sei uno stereotipo vivente, dovevo immaginarlo che fossi anche una perfetta donnina di casa.» Sebastian rise apertamente.

«Questa si chiama educazione. Io, invece, pensavo che la tua omosessualità ti avesse allontanato dallo stereotipo del macho disinteressato ed ossessionato dal sesso. A quanto pare, con i casi disperati come te, neanche un po' di polvere di fata riesce ad avere alcun effetto.»

«Polvere di fata? - Kurt seguì il sopracciglio di Sebastian che si stava alzando e trovò quell'espressione cosìsexy - Sei serio fatina?»

«Io credo nelle fate! Non è colpa mia se non riesci ad apprezzare un pizzico di magia.»

«Per me l'unica magia realizzabile è quella sotto le lenzuola, o contro un muro, o su un tavolo della cucina, dipende.»

«Dio Sebastian, sei disgustoso. Ti prego, evita almeno per un paio di minuti questi riferimenti, sono diventati davvero ripetitivi.»

Sebastian lo guardò negli occhi, improvvisamente più serio.

«Ok, forse hai ragione. E' soltanto che tu sei così distante e sulle tue... sembri un ghiacciolo! Sarei curioso di vederti un po' più disinibito, ogni tanto. Un po' più aperto.»

Kurt sgranò gli occhi perché si sarebbe aspettato tutto, ma non quello. Sebastian pensava a come comportarsi con lui, non seminava battute volgari a caso, e la cosa lo fece sentire lusingato e, sì, forse leggero, fluttuante ad un paio di metri sopra il pavimento.

«Fino ad ora non hai fatto altro che ricordare la sera da Rachel, di colpo l'hai rimossa? Da quello che ho capito ero piuttosto disinibito.»

Sebastian sospirò, di colpo un po' più scoperto, un po' meno playboy e un po' più... beh, Sebastian.

«Se dovesse succedere un'altra volta mi piacerebbe che fosse una scelta volontaria e consapevole.»

«Insomma, stai cercando il modo per portarmi a letto da consenziente?»

Kurt si sentì in colpa non appena ebbe finito di pronunciare quelle parole.

E questa volta l'espressione di Sebastian era aperta e facilmente leggibile: esprimeva frustrazione pura e, forse - ma era in fondo ai suoi occhi e Kurt non era sicuro di aver letto bene - anche una vena di malinconia.

Si sentì meschino.

«Vedi? E' di questo che parlo. Mi sembra che sia tu a volerti rifugiare dietro la convinzione che il mio mondo ruota tutto intorno al sesso.»

Kurt improvvisamente si rese conto di essere ancora fermo, un paio di passi oltre la soglia, e che non aveva alcun senso. Si avvicinò all'altro e invitò Sebastian a scostarsi un po' di lato, per lasciargli un po' di posto sul letto; incrociando le gambe, e reggendo il vassoio in equilibrio precario sulle proprie ginocchia, tornò a posare lo sguardo sull'altro.

«Adesso però sei ingiusto. Non fingerti una persona che non sei, perché ti ho sempre visto ben disposto verso l'argomento' sesso'. Anzi, più o meno pensi sempre e solo a quello.»

«Di cos'altro dovremmo parlare? Siamo passati dal detestarci, e non cordialmente, al baciarci appassionatamente su una sedia a casa della tua migliore amica. E se tu sei sempre così sulla difensiva. Come potrei mai pensare di mostrare altro?»

«Sebastian, nei rapporti con le persone non si può giocare in modo sicuro, o prudente. Se tu vuoi mostrare altro fallo, non ha senso che tu stia lì ad aspettare un qualche gesto da parte mia.»

«Suppongo di non essere ferrato sui rapporti con le persone. Sono abituato ad altro.»

Kurt avrebbe voluto dirgli 'ci sono io, posso aiutarti' ma Sebastian era , era un po' più aperto, era bello, e lui sarebbe sembrato soltanto uno stupido.

«Dio... Questi discorsi sono così stancanti, mi servirebbe davvero un pom... - lo sguardo di Kurt sembrò dissuaderlo dal continuare la frase - Ok, ok! Sei stato chiaro. Niente più riferimenti da maniaco sessuale almeno per stasera» gli promise, con una smorfia di disappunto.

«Così mi piaci! Il primo passo per risolvere un problema è accettarlo!»

«Non è mai stato un problema, lo è soltanto quando i ragazzi che ho attorno sono come te.»

Kurt non ebbe neanche bisogno di porgli una domanda, probabilmente gli si leggeva in faccia la voglia di capire cosa diavolo significassero quelle parole.

«Che... Non lo so, Kurt. Lasciamo perdere. Per stasera mi sembra di aver parlato anche troppo.»

«D'accordo...» lasciò cadere il discorso perché le gote di Sebastian erano colorite e lo rendevano sexy in modo adorabile.

E sexy, adorabile e Sebastian in un'unica frase potevano costituire un'arma di distruzione di massa.

Kurt si alzò, deciso a sconfiggere l'insonnia, ma, prima che avesse il tempo di dargli la buonanotte, Sebastian lo sorprese con una richiesta inaspettata, imprevedibile e beh... non voleva pensarci troppo.

«Che dici se rimani qua? Accendiamo la tv, vediamo cosa danno a quest'ora su Gay Tv , su Disney Channel o su qualsiasi altro canale fatato ti piaccia e aspettiamo che il sonno arrivi da solo.»

Kurt si trovò a riflettere su quella proposta, su tutte le implicazioni di una notte con Sebastian e della sua vicinanza e del suo sorriso e dei suoi occhi verdi. Poi la sua voce uscì autonomamente.

Sembrava che avesse perso il controllo sul proprio corpo.

«Mi piacerebbe.» E le sue labbra si distesero in un sorriso ampio, non necessario e assolutamente non programmato.

Sebastian si avvicinò maggiormente al muro, lasciando metà letto libero.

Kurt guardò quella metà tentatrice, poi guardò Sebastian, poi spostò gli occhi sul cuscino, che si sarebbero trovati a dividere a meno che lui non ne avesse preso uno dal divano, poi tornò a squadrare Sebastian, che lo stava fissando con un sopracciglio inarcato.

Scosse la testa per liberarsi di ogni pensiero e si sedette nuovamente accanto a lui, stavolta cautamente, come a tastare il terreno. Quasi a rallentatore lasciò cadere la testa sul cuscino, mentre, accanto a sé, poteva sentire il corpo di Sebastian anche se non si stavano neanche sfiorando. Era come se ci fosse elettricità, tutto intorno al corpo del ragazzo, oppure era lui ad avere le visioni. E ultimamente stava diventando un'ipotesi sempre più probabile.

«Ti ricordi cosa abbiamo detto oggi? Il lupo cattivo è del tutto innocuo.»

"Innocuo" andava d'accordo con "Sebastian" ancor meno di adorabile. Kurt aveva sempre visto in lui una minaccia; prima, era il ragazzo che tentava di soffiargli Blaine da sotto il naso e poi... beh poi era diventato il ragazzo che tentava di soffiar via lui, piuttosto.

«Per fortuna. Se fossi stato in possesso di tutte le tue potenzialità fisiche avrei richiesto un ordine di restrizione, di certo non ti avrei permesso di dividere il letto con me.»

Si morse la lingua, maledicendosi; aveva detto un paio di frasi assolutamente sconvenienti in meno di trenta secondi.

Il tempo sufficiente a mandare all'aria la propria copertura.

Sebastian infatti gli rivolse un sorriso furbetto e stava così bene sul suo viso.

«Durerà meno di quello che credi questo periodo di inattività, te lo posso assicurare. Come volevasi dimostrare... Non puoi resistermi.»

E come dargli torto?

Sebastian si avvicinò un po' a Kurt, poi accese la tv.

Cominciarono a guardare "Ma come ti vesti?" - tra le battutine sarcastiche dell'uno e i commenti indignati dell'altro - poi Sebastian si avvicinò ancora, giusto di un paio di millimetri.

Fu necessaria tutta la durata del programma  affinché Kurt decidesse che quei movimenti, assolutamente casuali ovviamente, non fossero così sgradevoli. Si avvicinò un po' anche lui.

Non si accorse bene come, ma ad un certo punto si ritrovò con la testa poggiata sul petto di Sebastian e il suo braccio avvolto intorno alle spalle. Ormai l'orologio segnava le cinque, i suoi sensi erano felicemente offuscati dalla stanchezza e l'unica cosa che sentiva era il profumo del collo di Sebastian - contro cui avrebbe potuto tranquillamente sfregare il naso, dato quanto erano vicini - e i battiti ritmici del suo cuore.

In un ultimo lampo di lucidità si sollevò leggermente, posando gli occhi sul volto del ragazzo.

Sebastian sorrideva. Un sorriso diverso da qualsiasi altro.

Si addormentò pensando che non aveva mai notato che Sebastian non fosse solo bello, bensì meraviglioso.

*°*°*°*°*

Dopo quella prima sera, passare insieme la notte divenne un'abitudine. Sempre con una scusa diversa, benché entrambi sapessero che il motivo era esattamente voler dividere quel letto, Kurt scendeva al pianterreno verso mezzanotte, o l'una, e si ritrovava accoccolato sul petto di Sebastian, o disteso accanto a lui.

Attestò personalmente che quando Sebastian gli aveva detto di saper essere delicato non era stato solo un pessimo tentativo di seduzione, era stata una fedele descrizione della realtà.

Gli era bastato sentirsi accettato, accolto, o forse gradito, quella prima sera per decidere che tenere le mani perennemente sul corpo di Kurt non sembrava poi una cattiva idea.

Quando Kurt gli passava qualcosa Sebastian ne approfittava sempre per sfiorargli la mano, ogni volta un secondo più a lungo.

E Kurt si accorse che lo guardava, lo guardava sempre, ed ogni giorno aveva un'espressione diversa negli occhi. Ogni giorno più aperta, onesta, fiduciosa.

Se un paio di mesi prima qualcuno gli avesse detto che avrebbe finito con l'affezionarsi a Sebastian Smythe avrebbe picchiato quella persona senza alcuna esitazione.

Però vedeva Sebastian ogni giorno, vedeva come stesse cominciando a contare su di lui, a cercarlo in mille modi diversi, col corpo e con lo sguardo, e non sapeva ancora bene come spiegarsi quella cosa.

Poi arrivò l'ennesima notte trascorsa insieme, e Kurt si svegliò di soprassalto.

Scattò su a sedere, destando anche Sebastian con i propri movimenti bruschi e il respiro affannoso.

«Che succede?» gli chiese questi, con la voce impastata dal sonno.

«Niente, mi dispiace averti svegliato.»

«Quello che esprime la tua faccia mi sembra molto diverso da un 'niente'».

Non seppe spiegarsi il perché, però Kurt trovò qualcosa nel suo sguardo che lo fece crollare. In testa aveva solo le immagini dell'ultimo sogno e si ricordava solo le proprie mani insanguinate e il corpo di Blaine, e non aveva senso perché lui aveva sempre odiato gli splatter.

Gli occhi gli si riempirono di lacrime e lui era pronto a scappare e rifugiarsi in bagno, per mantenere un po' della propria dignità.

Sebastian, quasi prevedendolo, gli afferrò il polso e se lo tirò addosso, affrettandosi a circondarlo con le braccia.

Kurt cominciò a piangere più forte, a raccontargli di quell'incubo con frasi spezzate.

Alla parola "Blaine" il corpo di Sebastian si fece più teso e la mano che stava accarezzando la schiena di Kurt si fermò di botto.

«Non sono la tua migliore amica da cui andare a piangere perché ti manca il tuo ex e ti disperi.»

Kurt si sollevò a guardarlo stupido, e l'espressione che colse sul viso di Sebastian gli fece capire  chiaramente che non stava scherzando.

«Che ti prende?» gli chiese.

E di colpo quel sogno orribile non faceva più così paura, gli metteva molta più ansia quella smorfia distaccata che Sebastian aveva adottato e che gli ricordava il ragazzo odioso che aveva incontrato al Lima Bean quasi sei mesi prima.

«Non... - la voce di Sebastian si spezzò e Kurt si sentiva sempre più confuso - non voglio essere il tuo confidente per le questioni amorose. Vai da Rachel, sono sicuro che non le darebbe fastidio, anche se ciò dovesse significare lasciarti piangere sulla sua spalla, bagnando una delle sue orribili magliette con animaletti ridicoli.»

«Me ne stavo andando, infatti, sei stato tu a trattenermi.»

«E allora chiuditi in bagno a piangere, se pensi che questo possa farti sentire meglio.»

Kurt si alzò senza pensarci su due volte, uscì dalla stanza sbattendo la porta alle proprie spalle e fece le scale quasi di corsa.

Quando affondò la testa nel cuscino le lacrime ricominciarono ad uscire, ancora più copiosamente, ed era orribile.

Si sentiva umiliato.

Il sonno lo colse tra la quarta e la quinta crisi di pianto.

 

Kurt si svegliò aspettandosi di sentire il corpo di Sebastian vicino al suo. Si girò su un fianco, deciso a godersi per un paio di minuti - solo un paio, non uno di più - l'immagine del viso di Sebastian, disteso grazie al sonno.

«Oh». Non fu che un sussurro.

Si guardò attorno, accorgendosi di non essere nella stanza degli ospiti, bensì nella propria.

Poi il ricordo degli eventi della sera prima lo travolse, facendogli tornare l'irresistibile desiderio di piangere.

Si decise ad alzarsi per tentare di tenere la mente occupata.

In cucina trovò Sebastian intento a guardare in cagnesco Finn.

«Oh, ciao Kurt!» lo salutò il fratellastro vedendolo entrare nella stanza.

Sebastian si irrigidì sulla sedia e gli rivolse un cenno svogliato.

«Buongiorno anche a te mangusta» rispose lui, cercando di stamparsi sul viso il più convincente dei sorrisi.

Non aveva alcuna voglia di ignorare Sebastian o litigare con lui, potevano benissimo far finta che non fosse successo nulla.

Il ragazzo non sembrava del suo stesso avviso: non lo degnò di uno sguardo, preferendo, invece, fissare ostinatamente la propria tazza di latte e cereali.

Finn spostò lo sguardo dall'uno all'altro per un po', confuso. Alla fine decise che probabilmente la cosa non gli interessava e tornò a mangiare la propria colazione.

 *°*°*°*°*

«Kurt! Ma sei scemo o cosa?»

La voce di Rachel era un'ottava più alta del solito - e il che era tutto dire - e Kurt si fece piccolo piccolo sotto il suo sguardo impietoso.

«Ma è stato lui! Io me ne stavo andando! Non posso controllare mica i miei sogni!» si sentì in diritto di giustificarsi.

«Sì ma non cadere dalle nuvole. Hai pianto sulla spalla del ragazzo che tenta palesemente di conquistarti parlando del tuo ex. Tu come ti saresti sentito al suo posto?»

Kurt si sentì in colpa. Era la seconda volta che ferire i sentimenti di Sebastian lo faceva sentire in un modo orribile e non aveva alcun senso.

«Ma lui è Sebastian Smythe! Lui non si affeziona, non prova sentimenti e vuole solo entrare nelle mutande di qualsiasi ragazzo carino gli finisca a portata di caz... ehm, di mano!»

Rachel lo guardò sconvolta.

«Da quando hai adottato un linguaggio così... colorito?»

Kurt si morse un labbro, meditando sulla risposta. Dire alla sua migliore amica che certe volte lui e Blaine amavano parlare 'sporco' era fuori ogni discussione.

«Scusa, avere Sebastian intorno rende la pudicizia piuttosto inutile. Lui è così sexy quando dice parolacce...»

Rachel lo guardò con un sopracciglio sollevato e Kurt pensò che il virus di Sebastian stava infettando il mondo intero.

«Kurt... Io non ti dico di buttarti tra le braccia di Sebastian senza pensarci. Vuoi aspettare perché è troppo presto, è perfettamente comprensibile. Però penso che dovresti cominciare a dargli qualche segnale per fargli capire che ti piacerebbe andare oltre, che non sei in lutto per la rottura col tuo ex.»

Quelle parole ferirono Kurt con un'intensità che non avrebbe creduto possibile; gli occhi gli diventarono lucidi e lui poté leggere chiaramente un'espressione colpevole negli occhi di Rachel.

«Stai parlando di Blaine, non di un ex. Non lo lascerò andare così, non è giusto. Blaine mi ha salvato Rachel, non ne hai idea. Quando l'ho conosciuto ero solo, per lui non ero nessuno ma da quel momento ha deciso di esserci.»

Rachel prese un respiro profondo prima di afferrargli le mani e stringerle tra le proprie.

«Kurt... - cominciò guardandolo fisso negli occhi, e quella serietà non prometteva mai nulla di buono - hai già lasciato andare Blaine. Avete fatto la cosa giusta. Non... non era più come un tempo e non c'è nulla di male. Vi siete comportati in modo maturo e avete onorato il vostro amore. Dannarti l'anima e obbligarti a scontare una penitenza forzata non cambierà le cose. Non ti farà innamorare di nuovo di Blaine e non ti farà smettere di guardare Sebastian con occhi diversi. Ti renderà solo miserabile ed infelice.»

«Ti voglio bene, Rachel Berry.»

Kurt le buttò le braccia al collo e grazie a lei, quando uscì dalla porta di casa Berry, si sentiva più sereno.

Fece una deviazione, quasi obbligata, verso il Lima Bean prima di tornare a casa, deciso a prendere qualcosa per Sebastian.

Entrò dalla porta del bar e rimase fermo sul posto, paralizzato.
In fila alla cassa due figure familiare avevano attirato la sua attenzione e non aveva mai desiderato così tanto sparire nel nulla.

Poi Blaine si girò verso di lui, forse sentendosi osservato, e Kurt poté specchiarsi in un paio di occhi che riflettevano il suo stesso spaesamento e disagio.

Avvicinarsi a Blaine, e Nick Duvall, gli richiese tutto il coraggio di cui era in possesso.

«Ciao ragazzi!» li salutò, tentando di rivolgergli un sorriso convincente.

Nick gli diede una pacca sulla spalla, Blaine gli sorrise di rimando.

Poteva cogliere chiaramente la tensione nel corpo dell'altro, dalla sua posizione rigida e dagli occhi imperscrutabili.

Blaine era sempre stato così, quando aveva paura di esser ferito si chiudeva dentro una cassaforte, come se nascondere i propri sentimenti agli occhi degli altri potesse rendere il dolore meno reale.

Avrebbe voluto abbracciarlo.

«Che mi racconti, Kurt?» chiese Nick, cercando di alleggerire l'atmosfera.

«Niente di che. Sto cercando di prepararmi mentalmente all'idea di trasferirmi a New York, e non è facile come pensavo. Sarò un invisibile ragazzo dell'Ohio nel cuore della città più trendy e affascinante d'America.»

«Non preoccuparti amico, sono sicuro che se c'è qualcuno che può conquistare una città come New York quello sei tu. Vedrai!»

Gli fece l'occhiolino e Kurt gli rivolse un sorriso grato.

Quando arrivò il suo turno di ordinare i ragazzi lo aspettarono di fianco al bancone.

«Un cappuccino con latte intero e cacao e due tortini con mele e cannella» chiese alla cameriera.

Poté cogliere di sfuggita l'espressione interrogativa di Blaine e si diede mentalmente una manata sulla fronte.

Non avrebbe potuto rendere la cosa più ovvia.

Poteva sentire le proprie guance andare a fuoco e non voleva incrociare in alcun modo lo sguardo di Blaine.

« Ragazzi - disse raggiungendoli - mi ha fatto un sacco di piacere incontrarvi. Scappo a casa dove Finn starò sicuramente aspettando la sua adorata merenda.»

«Credevo che a Finn piacessero i dolci al cioccolato» gli ricordò Blaine, guardandolo con scetticismo.

«Quelli infatti sono per me! Ciao ragazzi, ci sentiamo presto.»

Nick gli diede il cinque, Blaine gli rivolse un cenno rigido del capo e Kurt perse tutto il coraggio che gli aveva donato il discorso di Rachel.

***************************************************************************

NdAHi everybody! A questo giro il tempo, gli impegni e l'ispirazione hanno collaborato :) Siccome ho già  cominciato a scrivere il capitolo successivo ho pensato di poter pubblicare, in fin dei conti ^-^ Devo ammettere che mi sto davvero divertendo a scrivere questa storia e che, forse per la prima volta con una long, quando rileggo il capitolo non mi viene voglia di defenestrarmi e seppellirmi dall'imbarazzo :)

Ho notato che c'è chi legge, almeno pare, ma praticamente nessuno commenta. Se per caso avete qualche critica/consiglio/nota in mente ma avete "paura" ad esprimerla vi assicuro che non mangio nessuno :) mi piacerebbe potermi confrontare con ci legge per sapere, appunto, se qualcosa non funziona nella storia ^^

Se invece siete timidi o non vi viene nulla da scrivere bon, punterò sul numero di letture per non cader preda dello sconforto XD

A presto :)

 

 

 

   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: kyelenia